22. Scena Seconda.

22. Scena Seconda.Si doveva fare nella detta città un'opera sagra[39], ed avevano avvisato le vicine terre e città se volesserointervenirvi, e furono loro prefissi i giorni ne' quali dovesse rappresentarsi. In quei medesimi giorni capitò in Randazzo un delegato, non saprei se dalla Gran Corte, o del Tribunale del Patrimonio; e comechè alcuni dei recitanti si trovavano imbarazzati in quei conti reggij, giudicarono altri fugirsene da Randazzo, altri mettersi in salvo sù la chiesa[40], uno ancor de' personaggi gravemente ammalossi. Alla vista di tanti sinistri accidenti, si videro in debito i sig.riRandazzesi di riavvisare i convicini paesi a farsi quell'opera sagra, e per render più sonoro un cotal avviso mandarono un tamburo, il quale doppo aver battuto la cassa in ogni capo di strada gridasse in questa forma:Oh chi a Randazzu l'opera non si fà! Lu Diavulu si cumunicau, l'Angilu si ni fuiu, lu Cristu pighiau la cresia[41]; batteva di nuovo la cassa, ed andava a cantare in un'altra strada la medesima canzona, che meritò d'esser cantata per tutti i secoli.

Si doveva fare nella detta città un'opera sagra[39], ed avevano avvisato le vicine terre e città se volesserointervenirvi, e furono loro prefissi i giorni ne' quali dovesse rappresentarsi. In quei medesimi giorni capitò in Randazzo un delegato, non saprei se dalla Gran Corte, o del Tribunale del Patrimonio; e comechè alcuni dei recitanti si trovavano imbarazzati in quei conti reggij, giudicarono altri fugirsene da Randazzo, altri mettersi in salvo sù la chiesa[40], uno ancor de' personaggi gravemente ammalossi. Alla vista di tanti sinistri accidenti, si videro in debito i sig.riRandazzesi di riavvisare i convicini paesi a farsi quell'opera sagra, e per render più sonoro un cotal avviso mandarono un tamburo, il quale doppo aver battuto la cassa in ogni capo di strada gridasse in questa forma:Oh chi a Randazzu l'opera non si fà! Lu Diavulu si cumunicau, l'Angilu si ni fuiu, lu Cristu pighiau la cresia[41]; batteva di nuovo la cassa, ed andava a cantare in un'altra strada la medesima canzona, che meritò d'esser cantata per tutti i secoli.


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