PARTE SECONDA.

PARTE SECONDA.

In qual maniera un conduttore accostandosi a un altro sotto certe condizioni acquisti una straordinaria capacità di ricevere e contenere l'elettricità.

XXX. Le sperienze riportate nella prima parte, di questa Memoria ci hanno abbastanza mostrato come una lamina metallica, o qualsivoglia piano conduttore, cui soglio appellarescudo, applicato ad un altro piano, il quale opponga, o per la qualità sua di cattivo conduttore, o per l'interposizione di un sottile strato coibente, una certa non grande resistenza alla trasfusione dell'elettricità, come dissi, tale scudo in siffatta posizione atto sia a tirare sopra di se, e raccorre nel suo seno maggiore copia di elettricità, che se si trovasse in qualsivoglia modo perfettamente isolato. Abbiam veduto come facendolo toccare all'uncino di una boccia di Leyden, al conduttore di una macchina elettrica, o a quello dell'elettricità atmosferica, infine a qualunque potenza o sorgente elettrica, anche quando l'elettricità è debolissima, e affatto impercettibile, pur gli se ne comunica tanto da poter manifestarsi quindi con segnimolto vivaci, tosto che si leva esso scudo in alto. Or quì intraprendiamo di spiegare un tal fenomeno: e la spiegazione medesima servirà più ch'altra cosa a facilitare la pratica delle sperienze di questo genere.

XXXI. Adunque il tutto si riduce a questo: che la lamina, o scudo ha molto, e molto maggiore capacità nel 1.º caso, quando cioè posa sul piano avente le condizioni indicate (prec. e 11, 12, 22), che nel 2.º, in cui tiensi ex. gr. in alto sospeso per i suoi cordoncini di seta, o per un manico isolante, oppur che posa sopra un grosso strato coibente, o sopra un piatto isolato.

Per dilucidare questo punto essenziale, prendiam le cose da più lontano.

XXXII. Non vi vuol molto a comprendere, che ivi è maggiore capacità, dove una data quantità di elettricità sorge a minor intensità, o che è lo stesso, quanto maggior dose di elettricità è richiesta a portare l'azione a un dato grado d'intensità; eviceversa: a dir breve, lacapacità, e l'azione, otensioneelettrica sono inragione inversa.

Farò quì osservare sul principio ch'io dinoto col termine ditensione(che volentieri sostituisco a quello d'intensità) lo sforzo che fa ciascun punto del corpo elettrizzato per dissiparsi della sua elettricità, e communicarla ad altri corpi: al quale sforzo corrispondono generalmente in energia i segni di attrazione, ripulsione ec., e particolarmente il grado a cui vien teso l'elettrometro.

XXXIII. Ciò che abbiam detto comprendersi facilmenteche latensionedebb'esserein ragione inversa delle capacità, ci viene poi mostrato nella maniera più chiara dall'esperienza. Siano due verghe metalliche, di egual diametro, una lunga 1 piede, e l'altra 5. S'infonda alla prima tanto di elettricità, che giunga a vibrare un elettrometro annesso a 60 gradi: se in questo stato si farà toccare quella all'altra verga, l'elettricità compartendosi equabilmente ad ambedue, diminuirà di tensione tanto appunto, quanto la capacità si trova ora accresciuta, cioè 6 volte: lo chè ci farà vedere l'elettrometro, discendendo dai 60 ai 10 gradi[55]. Così se l'istessa quantità di elettricità venisse a diffondersi in un conduttore 60 volte più capace, non rimarrebbe che1⁄60della primiera tensione, cioè un grado solo; comeviceversala tensione di 1 sol grado di cotesto gran conduttore, o d'altro qualunque, salirebbe a 60 gr., ove la di lui elettricità venisse a raccorsi, e condensarsi in una capacità 60 volte minore.

XXXIV. Or non solo conduttori di mole, e massa diversi hanno diversa capacità; ma anche l'istesso conduttore può averne una maggiore, o minore, secondo varie circostanze; alcune delle quali non sono per anco state considerate, come si conviene. È stato osservato che l'istesso conduttore acquista, o perde in capacità, a misura che si aggrandisce, o si ristringe di superficie; secondo che una catena metallica ex. gr. si dispiega in lungo, o si ammucchia; secondo che vari cilindri contenuti un nell'altro, (come quelli d'un canocchiale) si traggono fuori, o si fanno rientrare ec. Quindi si è concluso generalmente che la capacità non èin ragion della massa, ma benein ragion della superficiedel conduttore, come Franklin ha dimostrato appunto coll'indicato sperimento della catena.

XXXV. Questa conclusione è giusta, ma non comprende ancor tutto; perocchè anche con superficie egualmente grandi si ha maggiore, o minore capacità, se siano i conduttori diversamente conformati. Essa si troverà maggiore di molto in quel conduttore che avrà più lunghezza comunque sia d'altrettanto men grosso, cosicchè la quantità della superficie rimanga eguale: come Watson, ed altri aveano già osservato, e come io mi lusingo d'aver posto in miglior lume nella mia memoria sulla capacità de' conduttori semplici, nella quale dimostro il grandevantaggio di un conduttore costrutto di molte verghe di legno coperte di foglia metallica, e collocate in lungo punta a punta sopra gli ordinarj conduttori assai più grossi, e meno lunghi. Se l'istesso conduttore colla grossezza, e lunghezza medesima non sia diritto, ma assai curvo, e molto più se essendo ex. gr. un fil di ferro, abbia molti torcimenti, o si ripieghi indietro, avrà minore capacità; così pure l'avranno minore le indicate verghette, se invece d'esser collocate punta a punta in linea retta, lo siano ad angolo, e peggio se s'accostino parallele.

Le sperienze, ed osservazioni da me rapportate in quello scritto, ed infinite altre, massimamente quelle intorno al così dettopozzo elettrico, concorrono tutte a provare, che la capacità è in ragione non delle superficie qualunque esse sieno, ma dellesuperficie libere dall'azione delle atmosfere omologhe: nella quale rettificata proposizione converranno tutti quelli, che si faranno a considerare i principali fenomeni delle atmosfere elettriche.

XXXVI. Ma v'è di più ancora, e questo è propriamente che fa al nostro caso. L'istesso conduttore ritenendo la stessa superficie, e la forma sua non mutata acquista maggiore capacità allorachè in luogo di rimanere isolato solitariamente si affaccia a un'altro conduttore non isolato; e l'acquista tanto sempre maggiore, quanto vi si affaccia più davvicino, e quanto le superficie che si presentano un l'altro sono più larghe. Io chiamo quel conduttore isolato che ne ha un'altro di fronte (sia questo non isolato, come nel caso nostro, sia anche isolato, elettrizzato,o nò), lo chiamoconduttore conjugato; e già io aveva promesso nella mentovata dissertazione, trattato avendo della capacità de'conduttori semplici, osolitarj, di trattare in seguito di quella deiconduttori conjugati.

XXXVII. Tale circostanza, che accresce prodigiosamente la naturale capacità di un conduttore, quella è sopra tutto, a cui non trovo che si sia fatta ancor la debita attenzione; molto meno che alcuno ne abbia tratto quei vantaggi, che dall'applicazione facilmente ne derivano. Ma veniamo a quelle sperienze più semplici, che ci mettono sott'occhio questa accresciuta capacità.

Prendo un disco di metallo, (il solito scudo d'elettroforo per esempio), e tenendolo in alzo isolato lo elettrizzo a una data forza, quanto basta; supponiamo, a fare un'elettrometro annesso si tenda a 60 gradi; calando indi esso disco gradatamente verso una tavola od altro piano deferente, ecco che decade l'elettrometro dai 60 a 50, 40, 30 gr. Non crediate perciò che sia scemata a questo punto la quantità d'elettricità che il disco possiede, la quale anzi, purchè quello non sia giunto a tale vicinanza dell'altro piano deferente da dar luogo alla trasfusione collo scoccare di qualche scintilla, si sarà mantenuta nell'interezza sua, quanto almeno la lunghezza del tempo, lo stato dell'aria e dell'isolamento lo permettono. Onde dunque tale, e tanto abbassamento di tensione? Non altronde che dall'accresciutacapacitàdel disco, or non più solitario, maconjugato. In prova di che se si sollevi di nuovo gradatamente,risalirà il suo elettrometro a 40, 50, e fin presso ai 60 gradi di prima (risalirebbe ai 60 giusto, se si potesse impedire affatto il dissipamento nell'aria, e lungo gl'isolatori non mai perfetti abbastanza); a misura cioè che allontanandosi dall'altro piano deferente ritorna il disco a quella più angusta capacità, che gli compete quand'è solitario.

XXXVIII. La ragione di un tale fenomeno si deduce facilmente dall'azione delleatmosfere elettriche. Quella del disco, che or suppongo elettricoper eccessosi fa sentire alla tavola, od altro qualsivoglia conduttore, a cui si affaccia in guisa che il fuoco di questo, giusta le note leggi, ritirandosi si dirada nelle parti che restano più vicine al disco sovrastante, e tanto più si dirada, quanto esso disco elettrico si va più accostando. Se l'elettricità di questo èper difetto, il fuoco della tavola, o piano inferiore qualunque sia, accorre e si addensa verso la superficie medesima, che guarda il disco, e che ne sente più davvicino l'azione. In somma le parti immerse nella sfera di attività del disco contraggono un'elettricitàcontraria, elettricità che può dirsiaccidentale; e che portando in certo modo uncompensoa quellarealedel disco medesimo, ne diminuisce latensione, come appunto ci dimostra l'abbassamento dell'elettrometro.

XXXIX. Due altre sperienze porranno in maggior lume questa azione reciproca delle atmosfere elettriche, mercè di cui ora s'infievoliscono, ora si rinforzano mutuamente letensioniossia azioni elettriche di due corpi pel solo avvicinarsi l'uno all'altro,ritenendo ciascuno nè più nè meno la sua dose di elettricità.

Cominciam da quelle che si rinforzano. Queste sono leatmosfere omologhe. Siano pertanto due piani conduttori, elettrizzati o per eccesso amendue, o amendue per difetto. Si affaccino questi, e si vadano gradatamente avvicinando: vedrassi che influiscono l'uno sull'altro in modo, che latensioneelettrica s'accresce in amendue a proporzione del più grande avvicinamento, e della quantità di superficie che si presentano: ciò, dico, vedrassi dal maggiore innalzamento de' respettivi elettrometri, e dalla scintilla, che esplorando l'uno o l'altro di quei piani scoccherà a maggiore distanza, che se ciascuno fosse rimasto con tutta la sua elettricitàsolitario. In quello stato adunque di avvicinamento egli è chiaro, che ciascuno de' due conduttori conjugati ha una minore capacità; giacchè a proporzione che sono giàattuatia un più alto grado di elettricità, lor resta meno per giungere al sommo, o a parlar più giusto, maggiore è la resistenza che oppongono ad un ulteriore carica, conformemente a quanto osservato già abbiamo che la tensione esprime lo sforzo, onde un corpo tende a disfarsi dell'elettricità, e a comunicarla altrui. Così una boccia di Leyden carica a un grado un poco maggiore di quello dei dischisolitari, la quale per conseguenzadarebbeloro, in tale stato,riceveràall'incontro da essi quando essendoconjugativi prevale latensione: ritornando questisolitari, cederanno un'altra volta alla boccia ec.

Or anche si comprende quello che abbiamo fatto più sopra osservare, onde sia cioè che un filo metallico ripiegato, e molte verghe poste allato, e vicine l'une all'altre, abbiano minore capacità che disposti quello, e queste in una linea retta; perchè con superficie eguali un Conduttore corto, e grosso abbia meno capacità d'un lungo, e sottile; perchè infine la capacità siain ragione delle superficie libereo menoattuatedall'influsso delleatmosfere omologhe.

XL. Siano ora i medesimi dischi della sperienza precedente ambi elettrizzati, ma unoper eccessol'altroper difetto; ben si vede che ne seguiranno effetti contrarj, cioè l'influenza vicendevole delle atmosfere, per cui l'uno èattuatodall'altro, produrrà uncompensoodequilibrio accidentale, onde diminuirassi latensionein amendue, cadrà l'elettrometro, ec. Allora io dico che trovasi accresciuta in ciascuno de' due dischi la capacità, inquantochè opporrà ciascuno minor resistenza ad un'ulteriore carica dell'elettricità che già possiede, e gliene rimanda di più a prendere per giugnere a un dato grado ditensione. Così una boccetta di Leyden carica dell'istessa specie d'elettricità d'uno di questi dischi, e all'istesso grado, ed anche al disotto, potrebbe tuttavia aggiugnere all'elettricità di quello, quando, trovandosiconjugato, la suatensioneè indebolita dall'atmosfera elettrica contraria del disco compagno; ma rimosso quello da questo, e divenuta in lui latensione prevalente, darebbe egli della sua elettricità alla boccetta ec.

XLI. Non resta più ora che fare un'applicazione di quest'ultima esperienza a quelle riportate di sopra, in cui il disco elettrizzato si affaccia a un piano conduttore non isolato. S'egli è vero, come supposto abbiamo che questo nella parte più vicina a detto disco elettrico, per l'azione della di lui atmosfera, si compone ad un'elettricità contraria, vale a dire che il fuoco ivi si dirada qualor l'incombente elettricità siain più, o vi si condensa qualor siain meno, dovrà dunque nascere l'istessoequilibrio accidentale, l'istessocompenso, e alleviamento allatensioneelettrica del disco, lo stesso abbattimento dell'elettrometro, come appunto si osserva: quindi l'accresciuta capacità di esso disco; quindi la maggior dose di elettricità che potrà ricevere.

XLII. La cosa è già bastantemente chiara, ma si renderà ancora più manifesta, e toccherassi con mano, se si venga ad isolare il piano conduttore (supponiam che questo sia parimenti un disco metallico, che chiameremo disco inferiore) affacciato già al disco elettrico, e dopo si allontanino un dall'altro; giacchè allora compariranno realmente in esso piano, o disco inferiore i segni dell'elettricità contraria da esso lui acquistata allorchè non era isolato, e trovavasi immerso nell'atmosfera del disco superiore. Cotesto disco superiore poi, il quale intantochè si allontana, ricupera latensione, che l'avvicinamento gli avea fatto perdere, la perderà di nuovo a misura che si accosterà un'altra volta al disco inferiore, e la farà perdere a lui medesimo,in virtù dell'azione reciproca delle contrarie elettricità a indicare le quali vicende è opportuno che trovisi un'elettrometro annesso a ciascuno de' dischi; poichè il linguaggio dell'elettrometro è il più significante di tutti, e ardisco dire ch'esso solo vi dà la spiegazione di tutti i fenomeni riportati in questo scritto, e d'infiniti altri analoghi.

XLIII. Che se il disco inferiore si trovi isolato al primo affacciarvi il disco superiore elettrizzato, e isolato pure rimanga tutto il tempo che questo vi sta sopra; in tal caso venendoattuatodalla di lui atmosfera, acquisterà quella che chiamo elettricità omologa accidentale, cioè unatensioneod azione elettrica, con cui fa sforzo di conseguire l'elettricitàcontraria; il che non venendogli dato di effettuare, per l'isolamento in cui si trova, non potrà neppurcompensarenel dovuto modo l'elettricità del disco incombente, nè quindi diminuire in lui latensionenotabilmente, dimodochè l'elettrometro di questo, appena farà cenno di abbassarsi (il quale picciolo abbassamento si deve a quel poco di fuoco, che per l'azione dell'atmosfera elettrica può muoversi nella spessezza del disco inferiore, o lungo i suoi sostegni isolanti non mai perfetti abbastanza), e per conseguenza non acquisterà il disco superiore maggiorecapacità, onde poter prendere maggior dose di elettricità. Ma bene l'acquisterà, se un momento si venga a toccare il disco inferiore, onde distruggere in esso l'elettricitàaccidentale omologa, che vuol dire fargli prendere lareale contraria.

XLIV. Se il disco inferiore non che trovarsi isolato,sia egli medesimo isolante, succederà lo stesso, cioè non potrà diminuire latensioneelettrica, nè quindi aumentare lacapacitàdel disco superiore accostatogli comunque. Non così però se cotal disco isolante sarà semplicemente un sottile strato che copra un conduttore comunicante col suolo; mercecchè questo piano conduttore che trovasi poco sotto, e in cui può moversi liberamente il fuoco, farà esso il giuoco dicompensarel'elettricità del disco superiore, e lo strato isolante interposto diminuirà soltanto l'azion mutua delle atmosfere elettriche, in ragione della maggior distanza che pone tra l'uno, e l'altro conduttore.

XLV. Latensioneossia azione elettrica del disco, la quale, come abbiam veduto va diminuendosi a misura ch'egli si affaccia più davvicino ad un piano deferente non isolato è portata a un tale decadimento quando si arriva quasi al contatto, ilcompensoodequilibrio accidentaleessendo allora quasi perfetto, che dove l'elettrometro era teso a 60, 80, 100 gradi, si vedrà or disceso a un grado solo, ed anche meno. Quindi se il piano o disco inferiore opponga solo una piccola resistenza al trapasso dell'elettricità, o per l'interposizione d'un sottile strato coibente, o per la natura sua propria d'imperfetto conduttore, qual è il marmo asciutto, il legno secco ec. tale picciola resistenza congiunta a quella della distanza comunque piccolissima non potrà essere superata da tale debolissimatensionedel disco elettrico; il quale perciò non iscaglierà scintilla al piano (salvo che forse dagli orli non ben ritondati,e nel caso che possieda una gran copia di elettricità); anzi conserverà tutta, o quasi tutta la sua elettricità, dimodochè rialzandolo, il suo elettrometro ascenderà quasi al grado di prima. Più: potrà il disco senza gran detrimento della sua elettricità giugnere fino al contatto del piano imperfetto conduttore, e restarvi qualche tempo applicato: nel quale contatto la tensione elettrica trovandosi pressochè ridotta a nulla non ha forza di passare dal disco al piano che combacia se non lentissimamente.

XLVI. Non andrà però così la bisogna, se ripetendo l'esperienza s'inclini il disco, e si porti a toccare il medesimo piano in costa: allora sussistendo in quello maggiortensionedi elettricità (come ci mostrerà il fedele elettrometro), giacchè non vien bilanciata che corrispondentemente ai punti di superficie dell'uno che guardano davvicino la superficie dell'altro, cotal azione elettrica meno indebolita vincerà la picciola resistenza del marmo, o di qualsivoglia altro imperfetto conduttore, e fino di un sottile strato coibente che trovisi interposto, cosicchè l'elettricità trasfonderassi realmente, e s'affiggerà a cotesto strato coibente che copre il conduttore, o passerà entro a questo, se ne è nudo, fino a perdersi nel suolo[56], e ciò in brevissimo tempo:laddove vedemmo, che non ne passa nulla o quasi nulla in tempo assai più lungo, quando, il contatto col medesimo piano è il più ampio possibile. Il che ha l'aria di paradosso; ma pur si spiega così ben coi principj delle atmosfere elettriche.

XLVII. Quello che sembra anche più paradosso, o almeno che sorprende di più, si è che neppure il contatto di un dito, o di un pezzo di metallo comunicanti col suolo, replicato più volte, e continuato per alcuni secondi, valga a spogliare intieramente dell'elettricità il disco posato sull'amico piano; ma ve ne lasci sovente tanto da poter dare ancora una scintilla quando in seguito si leva esso disco in alto. Invero tal fenomeno sarebbe inesplicabile anche nei nostri principj, se il dito, o il metallo fossero perfetti conduttori, a segno di non opporre la minima resistenza al passaggio del fluido elettrico, come si crede comunemente; ma la cosa non è così; e ce lo dimostrano queste stesse sperienze. I metalli dunque non sono che conduttori meno imperfetti degl'altri corpi. Ma, dirassi, noi vediamo che si trasfonde da un capo all'altro di un metallo, e da un metallo all'altro l'elettricità in un'istante. Sia pure così di quell'elettricità che dispiega una forza sensibile a segno di tendere un'elettrometro, o di attrarre un filo leggierissimo. Ma convien riflettere che al disotto di questo vi hanno da essere ancora altri gradi di elettricità impercettibili, i quali, dico, non son valevoli a superare sì tosto quella qualunque piccola resistenza che pure oppor denno i migliori Conduttori. Quando dunque un metallo tocca il disco elettrizzato che riposa sul suo piano, lo spoglia immantinente dell'elettricità fino al segno che la tensione diviene affatto insensibile, non però nulla, essendo ridotta supponiamo a1⁄50di grado. Ma se sollevando il disco in alto la sua capacità siristringa a segno che dispieghi una tensione elettrica cento e più volte maggiore, questa salirà dunque a due gradi, ed oltre; con che sarà divenuta sensibile, finanche al punto di dare una scintilla.

XLVIII. Fin quì considerato abbiamo come l'azione delle atmosfere elettriche debba modificare l'elettricità del disco nelle sue varie situazioni, allorchè gli è stata infusa prima di accostarlo al piano deferente. Ora vediamo che avvenir debba allorchè gli s'infonde stando già egli vicino, o meglio applicato al detto piano. Quando ho detto dal bel principio che in tale stato egli ha molto maggiorecapacità, e son venuto provandolo fin quì, ho detto, e provato tutto: le applicazioni sono facili a farsi. Gioverà non pertanto esemplificare con un'esperienza. Mi si dia una boccia di Leyden, o un ampio conduttore elettrizzati a un sol grado ditensione, od anche meno. Se io farò toccare l'una, o l'altro al mio disco posato, è chiaro che gli comunicheranno della loro elettricità a misura della suacapacità, tanto cioè quant'egli può riceverne per comporsi con essi ad unatensioneossia forza elettricaeguale, supponiamo di1⁄2grado. Ma la sua capacità or ch'il disco è non solamenteconjugatoma combaciante il conduttore compagno, è cento, e più volte maggiore di quando si trova isolato solitariamente, ossia vi vuole per produrvi la data tensione cento volte maggior dose di elettricità, quindi appunto ne avrà preso cento volte più, che non avrebbe potuto prenderne stando isolato in aria. Quando dunque si leverà in alto a misura che allontanandosidal caro piano si ridurrà alla naturale sua angustacapacità, latensioneelettrica dispiegherassi maggiore, e maggiore sempre fino al termine di 50 gradi (nel supposto caso che la tensione fosse di1⁄2grado stando il disco posato e la sua capacità in tale stato cento volte maggiore), quando cioè la sua atmosfera non facendosi più sentire al detto piano sarà cessata ogni maniera dicompenso, e tolto quell'equilibrio accidentale, che teneva la tensione così bassa. È inutile il dire, che calando di nuovo il disco verso il piano, si abbatterà di nuovo l'elettrometro, a misura che l'equilibrio accidentalesi andrà ristabilendo; giacchè questo è il primo fenomeno che contemplato abbiamo, e che ne ha condotti alla spiegazione di tutto il resto.

XLIX. Soggiugnerò questo per ultimo schiarimento. Succede al disco che passa dallo stato d'isolamento solitario a quello di affacciarsi finanche a combaciare un piano convenientemente preparato, o da questo all'altro stato, lo stesso che succede ad un conduttore compreso sotto angusta superficie, che si dispieghi in una assai più ampia, evice versa(richiamiamo l'esempio della catena ammucchiata, e poi distesa, o dei cilindri ch'entrano un nell'altro). Elettrizzato a un alto grado il conduttore quand'è avvolto e impicciolito, se dopo viene a distendersi od allungarsi, decade in lui latensionea misura che l'elettricità, compartendosi a una più grandecapacità, vien diradata. All'incontro elettrizzato debolmente quando è disteso e gode della sua maggiore capacità, se doposi avvolge, e rappicciolisce, va egli acquistando vie maggiortensionea misura che l'elettricità si raccoglie, e viene condensata in una capacità minore. Così appunto il nostro disco se venga elettrizzato quand'èsolitarioa una fortetensione, questa anderà scemando a misura ch'egli si affaccia ad un altro piano non isolato; all'incontro elettrizzato debolissimamente quando è prossimo a questo piano, o lo combacia, vedrassi crescere in lui insignemente latensionea misura che si allontana da quel piano. Si può dunque dire che l'elettricità viene quì pure in certo modocondensata, non altrimenti che nell'addotto esempio del conduttore che s'impicciolisce: e quindi il nome dicondensatoreche ho dato al mio apparecchio. Certo se non può dirsi nel nostro casocondensatal'elettricità in minore spazio, giacchè e massa e volume rimangono i medesimi nel disco che adoperiamo, ella è però confinata in tal corpo di cui lacapacitàdi grandissima che era è divenuta come che sia picciolissima.

L. Ora se una debole insensibile forza elettrica di una boccetta di Leyden o di un conduttore appena un poco carichi, applicata al disco giacente può accumularvi tanto di elettricità, onde poi levato in alto dispieghi una forte tensione, vibri vivace scintilla ec. che farà una carica forte della boccia, o del conduttore applicatavi egualmente? Non farà gran cosa di più, per la ragione che tutta quell'elettricità ch'è superiore in forza alla piccola resistenza che oppone la superficie del piano, fiapersa, trapassando in esso. Ad ogni modo se questo piano essendo convenientemente preparato, tale resistenza sia discreta, il disco non se ne staccherà senza vibrare d'attorno dagli orli, comunque ritondati, fiocchi di luce per la strabocchevole copia di elettricità, di cui si troverà carico: e a far tanto non sarà neppur necessario che la boccetta che s'impiega abbia assai forte carica, bastando una mediocre, e meno che mediocre, tale che appena giunga a dar scintilla.

LI. Da tutto il fin quì detto s'intende facilmente, che se il disco posato può prendere buona dose di elettricità da una boccia di Leyden[57], o daun'ampio conduttore, comechè debolissimamente animati, non lo può in alcun modo da un conduttore poco capace (e come darebbe questi ciò che non ha?) a meno che non si continui d'altra parte ad infondere a lui medesimo quella qualunque debole elettricità, a meno che la sorgente non continui per qualche tempo: il che ha luogo per esempio nel conduttore atmosferico che bee l'elettricità insensibile dell'aria, e in quello malissimo isolato d'una macchina ordinaria, il di cui giuoco vi mantiene una sì debole tensione di elettricità, che in niun modo appaja. In ambi questi casi abbiamo osservato infatti che vi vuol del tempo prima che il disco possa raccorre una dose sufficiente di elettricità.

LII. Come un ampio conduttore trasmette la massima parte della sua elettricità al nostro disco, il quale quantunque assai più picciolo, gode però in grazia della sua vantaggiosa posizione, in grazia di quell'equilibrio accidentalea cui si compone col piano, d'unacapacitàmolto più grande di quella che gli compete in istato solitario; e come levando in seguito esso disco in alto, con che tolto ogniequilibrioocompenso, vien ristretto alla naturale sua angusta capacità, quella stessa dose di elettricitàpresa al gran conduttore e che appunto per esser egli sì grande vi producea sì deboletensione, or ne produce una tanto più grande in cotesto disco; nell'istessa maniera, e per l'egual ragione l'elettricità aumenterà una seconda volta di tensione facendola passare dal disco già sollevato ad un altro giacente molto più piccolo, da innalzarsi quindi similmente.

Il Sig. Cavallo, a cui dietro le altre mie sperienze, suggerì quest'artificio, ha fatto tal picciolo disco d'una laminetta non più grande d'uno scellino. E certo questo secondocondensatoredell'elettricità è utile in molti casi in cui l'elettricità non è sensibile ancora o dubbia col primo: come ce ne hanno assicurato varie prove che facemmo insieme. Talora l'ordinario disco toccato dal corpo, di cui si dubitava se avesse o no un principio di elettricità, non movea ancora l'elettrometro sensibilissimo dell'istesso Sig. Cavallo; ma toccato con quel disco l'altro picciolino, questo facea divergere sensibilmente le pallottoline dell'elettrometro. Eppure qualche volta anche con questo non si otteneva nulla, o un'ombra solamente di elettricità. Or se noi supponiamo latensioneelettrica accresciuta a 1000 volte per l'intervento dei due condensatori, il che non è troppo, quanto mai debole esser dovea originariamente nel corpo esaminato? Quanto debole p. e. quella che si eccita in un metallo strofinandolo colla mano nuda, giacchè communicata al primo grande, e da questo al secondo picciolo disco, e finalmente all'elettrometro, le palle appena fan cenno di scostarsi? Ma basta che facciano tanto per esser noi convinti, chel'elettricità non è nulla, e che il metallo l'ha originariamente contratta per lo stropicciamento della mano. Quanto mai eravam lontani da una simile scoperta pochi anni addietro prima del nostroCondensatore, e dell'elettrometro così sensibile del Sig. Cavallo! Quanti gradi di elettricità noi scopriamo adesso al disotto del più picciolo d'allora?


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