868.Che la opinione del maestro traspaia dal Dialogo, sebbene non la manifesti, lo dice chiaramente il discepolo nel Prologo:tuam conclusionem minime praetermittas, quae tamen tua sit nullatenus manifestes.869.Dialog., Parte 1ª, lib.II, cap.V, pag. 415-16. Quinque sunt genera veritatum, quibus non licet Christianis aliter dissentire. Primum est earum, quae in scriptura sacra dicuntur .... Secundus est quae ab Apostolis ad nos per succedentem relationem vel scripturas fidelium pervenerunt. Tertium est earum, quas in fide dignis cronicis et historicis relationibus fidelium invenimus. Quartum est earum, quae ex veritatibus primi generis et secundi tantummodo, vel quae ex eis vel alterius eorum una cum veritatibus tertii generis possunt concludi. Quintum est earum, quas Deus praeter veritates revelatas Apostolis aliis revelavit vel etiam inspiravit. Si vede che l'Occam è molto largo e non accetta l'opinione esposta a pag. 410: quod illae solae veritates sunt catholicae, quae implicite vel esplicite in canone Bibliae asseruntur. Ma ciò non pertanto ei combatte aspramente l'opinione di alcuni canonisti del suo tempo, i quali sostenevano (pag. 418) quod Papa potest facere novum articulum fidei; opinione della quale nonnulli theologi scandalizantur (pag. 421).870.Lib.III, cap.III, pag. 437. Hereticus est vere baptizatus, vel pro baptizato se gerens, pertinaciter dubitans vel errans contra catholicam fidem. Eretico non è nè l'ebreo, nè il pagano, perchè non sono battezzati, ma è bene eretico il cataro, il quale, sebbene non sia, pure si dice e si crede cristiano. Che la pertinacia poi sia un carattere essenziale nella definizione dell'eretico non pure lo prova con argomenti di autorità e di ragioni (cap.VI-VIII), ma combatte ampiamente le obbiezioni (cap.V,IX,X,XI). Tutto il libro quarto è vôlto a definire la pertinacia ed enumerarne le specie, che ammontano a 17. La decimasesta è la seguente (pag. 466): Potest Papa specialiter convinci de pertinacia et haeretica pravitate si errorem, quem contra fidem diffinit, solemniter a Christianis asserit tanquam catholicum esse censendum.871.Tutto il libro primo della prima parte del Dialogo discute codesta quistione. E non è dubbia l'opinione dell'Occam, che viene riassunta nell'ultimo capitolo del libro (pag. 409-10) per rationes autem universales ad ipsos (theologos) pertinet judicare, ubi deficeret canonistarum prudentia ecc.872.Nel capitolo 2º del 5º libro, pag. 469-70 adduce alcuni esempii di papi eretici, a cominciare da S. Pietro, al quale S. Paolo resistè in faccia quia reprehensibilis erat. E cita le parole di S. Tommaso che nella Somma, II, 2 qu. 33, art. 4: Paulus qui erat subditus Petro, propter imminens periculum scandali circa fidem Petrum pubblice arguit. Nel capitolo susseguente prova con 15 ragioni quod Papa canonice electus potest manens Papa errare a fide et haereticari. Nel capitoloIVmuove alcune obbiezioni che vengono risolute nel quinto.873.Lib.VI, cap. 57, pag. 561. Praedicta inquisitio primo et principaliter spectaret ad universalem ecclesiam, si essent ita pauci, quod omnes convenirent in unum, vel possent leviter convenire. Secundo pertineret ad Concilium generale, quod vicem tenet universalis ecclesiae. Ivi, cap. 84, pag. 602. La convocazione del Concilio nel caso di un Papa eretico spectat principalius ad praelatos et in Divina lege peritos, secundo spectat ad reges et principes et alias publicas potestates; tertio autem spectat ad omnes catholicos.874.Lib.VI, cap. 86, pag. 605. Concilium generale debet Papam haereticum expellere de sede .... ab omni ecclesiastico ordine degradare .... et potest ipsum curiae tradere seculari. Intorno ai laici non accetta che all'autorità secolare spetti la condanna dell'eretico, come dicono alcuni (Cap. 91, pag. 608-10), e tiene invece questo altro modum ponendi, qui minus veritati repugnare videtur (Cap. 93, pag. 611-12): si clerici crederent eidem, ac circa correctionem at cohibitionem ipsius essent damnabiliter negligentes, principes saeculares, in quorum dominio moratur, et etiam populus, qui sciret ipsum haereticum, coercere debent.875.Dicemmo più sopra che il secondo libro del primo trattato della terza parte discute la quistione: an expediat toti communitati fidelium uni capiti principi et prelato fideli sub Christo subjici et subesse. Resta senza risposta il capitolo 25 (pag. 812-814), nel quale è provato che absque unitate Summi Pontificis potest unitas ecclesiae perdurare, vacante enim apostolica sede manet unitas ecclesiae. Così pure rimane senza risposta il capitolo 28, nel quale sono enumerati i casi, in quibus liceret plures tales constituere Patriarchas seu primates. E finalmente nell'ultimo capitolo del libro sono ribattute ad una ad una le ragioni addotte nel capitolo primo in sostegno del governo monarchico della Chiesa. Noto tra le altre questa, che è il segreto motivo dell'avversione dell'Occam al monarcato (pag. 818): si Papa efficeretur haereticus, praesertim habens potestam temporalem .... formidandum esset ne fere omnes Christianos inficeret haeretica pravitate. Quale fosse l'opinione dell'Occam lo dice il discepolo nel principio del libro seguente: Quamvis regulariter minime expediret totam universitatem fidelium uni capiti fideli sub Christo subesse, tamen videtur quod nullus catholicus debeat dubitare quin pro necessitate temporis, vel propter excellentiam beati Petri vel ex alia causa speciali nobis fortassis ignota, aut de potentia absoluta Christus potuit constituere beatum Petrum caput, principem et praelatum aliorum apostolorum. Questo passo prova due cose: 1º che la discussione del libro precedente la dà vinta contro il monarcato; 2º che la quistione teoretica sull'utilità di questo o quel governo è indipendente nella mente dell'Occam dalla questione storica intorno a S. Pietro.876.La quistione sul primato di Pietro è trattata, come dicemmo, nella 3ª parte, 2º trattato, libro 4º. Che l'Occam vi risponda in modo affermativo lo dimostra tutta l'orditura del libro, come ha ben rilevato il Riezler. Ma al Riezler è sfuggito che in questo libro l'Occam risponde a Marsilio, del quale riproduce a parola l'argomentazione. Il capitolo primo dell'Occam (pag. 846-48) non è altro se non il capitolo sedicesimo della seconda parte delDefensor pacisdalle parole:nam tribuens Christus Apostolissino avos autem omnes fratres estis(Goldast, II, 241-44). Un solo brano è saltato dall'Occam, quello che comincia:dic igitur mihie finisceprobavimus supra(pag. 243), il quale salto rende inintelligibile la citazione di S. Agostino, che l'Occam riproduce. Alle ragioni di Marsilio l'Occam risponde in tutto il libro, ma principalmente nel penultimo capitolo, contro il quale non s'adducono ulteriori obbiezioni.877.Cap. 22, pag. 865. Tenendum est quod eadem assertio universali ecclesiae debet adscribi, universalis autem ecclesia nullo tempore etiam parvo errore potest contra fidem. Il Riezler (op. cit., pag. 259-267) crede che questo libro della terza parte contraddica al libro quarto della prima parte, ove par che l'Occam abbracci un'opinione affatto opposta. Ma io non credo che nel capitolo della prima parte (p. 483), ove si adducono le ragioni contro il primato di S. Pietro, l'Occam esprima la sua opinione, perchè nel capitolo susseguente viene sostenuta l'opinione contraria, ed il discepolo dichiara che non occorre andare più avanti (pag. 486): cum auctoritas debeat ad eam tenendam sufficere. Canit enim ecclesia universalis de beato Petro:Tu es pastor ovium princeps Apostolorum. Codesta, come si vede, è la stessa ragione addotta nella terza parte, e in essa si acquetano i disputanti e si passa alle altre proposizioni sostenute dagli antipapisti, come a dire: 1º che la Scrittura non parla mai della venuta di S. Pietro a Roma, nè S. Luca dice mai che abbia retta la Chiesa di Roma (Defensor pacis, pag. 245;Dialogus, pag. 486); 2º Che giusta l'ordinamento di Gesù Cristo, nessun sacerdote ha potere sull'altro, e la distinzione tra vescovi, arcivescovi, sacerdoti è solummodo ex ordinatione humana et non ex ordinatione Christi (Defensor, pag. 238-41;Dialogus, pag. 486-87); 3º Che solo da Costantino in poi la Chiesa di Roma ebbe un primato sulle altre (Defensor, pag. 293;Dialogus, pag. 487). Contro codeste asserzioni viene opposto nel cap.XIXquod Romana Ecclesia ante tempora Constantini super omnes alias habuit principatum.... auctoritate Conciliorum generalium. Nel capitoloXXsi adducono i testi per provare quod Romana Ecclesia ab ipso Christo ante ascensionem recepii principatum. Ma nel capitoloXXI, che chiude la digressione, si espone l'opinione intermedia: quod Romana Ecclesia non habuit immediate a Christo super alias ecclesias principatum .... sed primo immediate habuit principatum a B. Petro transferente sedem suam in Romanam Ecclesiam. Codesta terza opinione, contro la quale non s'oppone più nulla, dovrebbe essere anche secondo il Riezler quella abbracciata dall'Occam. Per tal guisa non v'ha contraddizione tra la 1ª e la 3ª parte del Dialogo.878.Che il Concilio possa errare lo dimostra con cinque ragioni nel capitolo 25 dello stesso libro quinto (pag. 494-95), e con esempi nel capitolo 26. Adduce nel successivo capitolo gli argomenti in favore dell'opinione contraria, ma nel 29 vi risponde diffusamente. E nel successivo capitolo 30 passa all'altro argomento, se cioè possa errare tutta la Cristianità. Che possa errare tutto il Clero lo dimostra nel capitoloXXIXe lo riafferma nelXXXIribattendo le ragioni in contrario. Ma il Clero, anche preso nel suo complesso, non è la Chiesa, perchè (pag. 500) ad congregationem autem fidelium ita pertinent laici fideles, sicut clerici. Igitur de multitudine clericorum non debet intelligi, quod errare non possit. Anche la Chiesa tutta può fallire in qualche congiuntura, come alla venuta dell'anticristo, ma anche a quel tempo aliqui erunt sancti viri electi qui in errorem minime inducentur (pag. 594). E bastano queste eccezioni perchè la vera fede non perisca.
868.Che la opinione del maestro traspaia dal Dialogo, sebbene non la manifesti, lo dice chiaramente il discepolo nel Prologo:tuam conclusionem minime praetermittas, quae tamen tua sit nullatenus manifestes.
868.Che la opinione del maestro traspaia dal Dialogo, sebbene non la manifesti, lo dice chiaramente il discepolo nel Prologo:tuam conclusionem minime praetermittas, quae tamen tua sit nullatenus manifestes.
869.Dialog., Parte 1ª, lib.II, cap.V, pag. 415-16. Quinque sunt genera veritatum, quibus non licet Christianis aliter dissentire. Primum est earum, quae in scriptura sacra dicuntur .... Secundus est quae ab Apostolis ad nos per succedentem relationem vel scripturas fidelium pervenerunt. Tertium est earum, quas in fide dignis cronicis et historicis relationibus fidelium invenimus. Quartum est earum, quae ex veritatibus primi generis et secundi tantummodo, vel quae ex eis vel alterius eorum una cum veritatibus tertii generis possunt concludi. Quintum est earum, quas Deus praeter veritates revelatas Apostolis aliis revelavit vel etiam inspiravit. Si vede che l'Occam è molto largo e non accetta l'opinione esposta a pag. 410: quod illae solae veritates sunt catholicae, quae implicite vel esplicite in canone Bibliae asseruntur. Ma ciò non pertanto ei combatte aspramente l'opinione di alcuni canonisti del suo tempo, i quali sostenevano (pag. 418) quod Papa potest facere novum articulum fidei; opinione della quale nonnulli theologi scandalizantur (pag. 421).
869.Dialog., Parte 1ª, lib.II, cap.V, pag. 415-16. Quinque sunt genera veritatum, quibus non licet Christianis aliter dissentire. Primum est earum, quae in scriptura sacra dicuntur .... Secundus est quae ab Apostolis ad nos per succedentem relationem vel scripturas fidelium pervenerunt. Tertium est earum, quas in fide dignis cronicis et historicis relationibus fidelium invenimus. Quartum est earum, quae ex veritatibus primi generis et secundi tantummodo, vel quae ex eis vel alterius eorum una cum veritatibus tertii generis possunt concludi. Quintum est earum, quas Deus praeter veritates revelatas Apostolis aliis revelavit vel etiam inspiravit. Si vede che l'Occam è molto largo e non accetta l'opinione esposta a pag. 410: quod illae solae veritates sunt catholicae, quae implicite vel esplicite in canone Bibliae asseruntur. Ma ciò non pertanto ei combatte aspramente l'opinione di alcuni canonisti del suo tempo, i quali sostenevano (pag. 418) quod Papa potest facere novum articulum fidei; opinione della quale nonnulli theologi scandalizantur (pag. 421).
870.Lib.III, cap.III, pag. 437. Hereticus est vere baptizatus, vel pro baptizato se gerens, pertinaciter dubitans vel errans contra catholicam fidem. Eretico non è nè l'ebreo, nè il pagano, perchè non sono battezzati, ma è bene eretico il cataro, il quale, sebbene non sia, pure si dice e si crede cristiano. Che la pertinacia poi sia un carattere essenziale nella definizione dell'eretico non pure lo prova con argomenti di autorità e di ragioni (cap.VI-VIII), ma combatte ampiamente le obbiezioni (cap.V,IX,X,XI). Tutto il libro quarto è vôlto a definire la pertinacia ed enumerarne le specie, che ammontano a 17. La decimasesta è la seguente (pag. 466): Potest Papa specialiter convinci de pertinacia et haeretica pravitate si errorem, quem contra fidem diffinit, solemniter a Christianis asserit tanquam catholicum esse censendum.
870.Lib.III, cap.III, pag. 437. Hereticus est vere baptizatus, vel pro baptizato se gerens, pertinaciter dubitans vel errans contra catholicam fidem. Eretico non è nè l'ebreo, nè il pagano, perchè non sono battezzati, ma è bene eretico il cataro, il quale, sebbene non sia, pure si dice e si crede cristiano. Che la pertinacia poi sia un carattere essenziale nella definizione dell'eretico non pure lo prova con argomenti di autorità e di ragioni (cap.VI-VIII), ma combatte ampiamente le obbiezioni (cap.V,IX,X,XI). Tutto il libro quarto è vôlto a definire la pertinacia ed enumerarne le specie, che ammontano a 17. La decimasesta è la seguente (pag. 466): Potest Papa specialiter convinci de pertinacia et haeretica pravitate si errorem, quem contra fidem diffinit, solemniter a Christianis asserit tanquam catholicum esse censendum.
871.Tutto il libro primo della prima parte del Dialogo discute codesta quistione. E non è dubbia l'opinione dell'Occam, che viene riassunta nell'ultimo capitolo del libro (pag. 409-10) per rationes autem universales ad ipsos (theologos) pertinet judicare, ubi deficeret canonistarum prudentia ecc.
871.Tutto il libro primo della prima parte del Dialogo discute codesta quistione. E non è dubbia l'opinione dell'Occam, che viene riassunta nell'ultimo capitolo del libro (pag. 409-10) per rationes autem universales ad ipsos (theologos) pertinet judicare, ubi deficeret canonistarum prudentia ecc.
872.Nel capitolo 2º del 5º libro, pag. 469-70 adduce alcuni esempii di papi eretici, a cominciare da S. Pietro, al quale S. Paolo resistè in faccia quia reprehensibilis erat. E cita le parole di S. Tommaso che nella Somma, II, 2 qu. 33, art. 4: Paulus qui erat subditus Petro, propter imminens periculum scandali circa fidem Petrum pubblice arguit. Nel capitolo susseguente prova con 15 ragioni quod Papa canonice electus potest manens Papa errare a fide et haereticari. Nel capitoloIVmuove alcune obbiezioni che vengono risolute nel quinto.
872.Nel capitolo 2º del 5º libro, pag. 469-70 adduce alcuni esempii di papi eretici, a cominciare da S. Pietro, al quale S. Paolo resistè in faccia quia reprehensibilis erat. E cita le parole di S. Tommaso che nella Somma, II, 2 qu. 33, art. 4: Paulus qui erat subditus Petro, propter imminens periculum scandali circa fidem Petrum pubblice arguit. Nel capitolo susseguente prova con 15 ragioni quod Papa canonice electus potest manens Papa errare a fide et haereticari. Nel capitoloIVmuove alcune obbiezioni che vengono risolute nel quinto.
873.Lib.VI, cap. 57, pag. 561. Praedicta inquisitio primo et principaliter spectaret ad universalem ecclesiam, si essent ita pauci, quod omnes convenirent in unum, vel possent leviter convenire. Secundo pertineret ad Concilium generale, quod vicem tenet universalis ecclesiae. Ivi, cap. 84, pag. 602. La convocazione del Concilio nel caso di un Papa eretico spectat principalius ad praelatos et in Divina lege peritos, secundo spectat ad reges et principes et alias publicas potestates; tertio autem spectat ad omnes catholicos.
873.Lib.VI, cap. 57, pag. 561. Praedicta inquisitio primo et principaliter spectaret ad universalem ecclesiam, si essent ita pauci, quod omnes convenirent in unum, vel possent leviter convenire. Secundo pertineret ad Concilium generale, quod vicem tenet universalis ecclesiae. Ivi, cap. 84, pag. 602. La convocazione del Concilio nel caso di un Papa eretico spectat principalius ad praelatos et in Divina lege peritos, secundo spectat ad reges et principes et alias publicas potestates; tertio autem spectat ad omnes catholicos.
874.Lib.VI, cap. 86, pag. 605. Concilium generale debet Papam haereticum expellere de sede .... ab omni ecclesiastico ordine degradare .... et potest ipsum curiae tradere seculari. Intorno ai laici non accetta che all'autorità secolare spetti la condanna dell'eretico, come dicono alcuni (Cap. 91, pag. 608-10), e tiene invece questo altro modum ponendi, qui minus veritati repugnare videtur (Cap. 93, pag. 611-12): si clerici crederent eidem, ac circa correctionem at cohibitionem ipsius essent damnabiliter negligentes, principes saeculares, in quorum dominio moratur, et etiam populus, qui sciret ipsum haereticum, coercere debent.
874.Lib.VI, cap. 86, pag. 605. Concilium generale debet Papam haereticum expellere de sede .... ab omni ecclesiastico ordine degradare .... et potest ipsum curiae tradere seculari. Intorno ai laici non accetta che all'autorità secolare spetti la condanna dell'eretico, come dicono alcuni (Cap. 91, pag. 608-10), e tiene invece questo altro modum ponendi, qui minus veritati repugnare videtur (Cap. 93, pag. 611-12): si clerici crederent eidem, ac circa correctionem at cohibitionem ipsius essent damnabiliter negligentes, principes saeculares, in quorum dominio moratur, et etiam populus, qui sciret ipsum haereticum, coercere debent.
875.Dicemmo più sopra che il secondo libro del primo trattato della terza parte discute la quistione: an expediat toti communitati fidelium uni capiti principi et prelato fideli sub Christo subjici et subesse. Resta senza risposta il capitolo 25 (pag. 812-814), nel quale è provato che absque unitate Summi Pontificis potest unitas ecclesiae perdurare, vacante enim apostolica sede manet unitas ecclesiae. Così pure rimane senza risposta il capitolo 28, nel quale sono enumerati i casi, in quibus liceret plures tales constituere Patriarchas seu primates. E finalmente nell'ultimo capitolo del libro sono ribattute ad una ad una le ragioni addotte nel capitolo primo in sostegno del governo monarchico della Chiesa. Noto tra le altre questa, che è il segreto motivo dell'avversione dell'Occam al monarcato (pag. 818): si Papa efficeretur haereticus, praesertim habens potestam temporalem .... formidandum esset ne fere omnes Christianos inficeret haeretica pravitate. Quale fosse l'opinione dell'Occam lo dice il discepolo nel principio del libro seguente: Quamvis regulariter minime expediret totam universitatem fidelium uni capiti fideli sub Christo subesse, tamen videtur quod nullus catholicus debeat dubitare quin pro necessitate temporis, vel propter excellentiam beati Petri vel ex alia causa speciali nobis fortassis ignota, aut de potentia absoluta Christus potuit constituere beatum Petrum caput, principem et praelatum aliorum apostolorum. Questo passo prova due cose: 1º che la discussione del libro precedente la dà vinta contro il monarcato; 2º che la quistione teoretica sull'utilità di questo o quel governo è indipendente nella mente dell'Occam dalla questione storica intorno a S. Pietro.
875.Dicemmo più sopra che il secondo libro del primo trattato della terza parte discute la quistione: an expediat toti communitati fidelium uni capiti principi et prelato fideli sub Christo subjici et subesse. Resta senza risposta il capitolo 25 (pag. 812-814), nel quale è provato che absque unitate Summi Pontificis potest unitas ecclesiae perdurare, vacante enim apostolica sede manet unitas ecclesiae. Così pure rimane senza risposta il capitolo 28, nel quale sono enumerati i casi, in quibus liceret plures tales constituere Patriarchas seu primates. E finalmente nell'ultimo capitolo del libro sono ribattute ad una ad una le ragioni addotte nel capitolo primo in sostegno del governo monarchico della Chiesa. Noto tra le altre questa, che è il segreto motivo dell'avversione dell'Occam al monarcato (pag. 818): si Papa efficeretur haereticus, praesertim habens potestam temporalem .... formidandum esset ne fere omnes Christianos inficeret haeretica pravitate. Quale fosse l'opinione dell'Occam lo dice il discepolo nel principio del libro seguente: Quamvis regulariter minime expediret totam universitatem fidelium uni capiti fideli sub Christo subesse, tamen videtur quod nullus catholicus debeat dubitare quin pro necessitate temporis, vel propter excellentiam beati Petri vel ex alia causa speciali nobis fortassis ignota, aut de potentia absoluta Christus potuit constituere beatum Petrum caput, principem et praelatum aliorum apostolorum. Questo passo prova due cose: 1º che la discussione del libro precedente la dà vinta contro il monarcato; 2º che la quistione teoretica sull'utilità di questo o quel governo è indipendente nella mente dell'Occam dalla questione storica intorno a S. Pietro.
876.La quistione sul primato di Pietro è trattata, come dicemmo, nella 3ª parte, 2º trattato, libro 4º. Che l'Occam vi risponda in modo affermativo lo dimostra tutta l'orditura del libro, come ha ben rilevato il Riezler. Ma al Riezler è sfuggito che in questo libro l'Occam risponde a Marsilio, del quale riproduce a parola l'argomentazione. Il capitolo primo dell'Occam (pag. 846-48) non è altro se non il capitolo sedicesimo della seconda parte delDefensor pacisdalle parole:nam tribuens Christus Apostolissino avos autem omnes fratres estis(Goldast, II, 241-44). Un solo brano è saltato dall'Occam, quello che comincia:dic igitur mihie finisceprobavimus supra(pag. 243), il quale salto rende inintelligibile la citazione di S. Agostino, che l'Occam riproduce. Alle ragioni di Marsilio l'Occam risponde in tutto il libro, ma principalmente nel penultimo capitolo, contro il quale non s'adducono ulteriori obbiezioni.
876.La quistione sul primato di Pietro è trattata, come dicemmo, nella 3ª parte, 2º trattato, libro 4º. Che l'Occam vi risponda in modo affermativo lo dimostra tutta l'orditura del libro, come ha ben rilevato il Riezler. Ma al Riezler è sfuggito che in questo libro l'Occam risponde a Marsilio, del quale riproduce a parola l'argomentazione. Il capitolo primo dell'Occam (pag. 846-48) non è altro se non il capitolo sedicesimo della seconda parte delDefensor pacisdalle parole:nam tribuens Christus Apostolissino avos autem omnes fratres estis(Goldast, II, 241-44). Un solo brano è saltato dall'Occam, quello che comincia:dic igitur mihie finisceprobavimus supra(pag. 243), il quale salto rende inintelligibile la citazione di S. Agostino, che l'Occam riproduce. Alle ragioni di Marsilio l'Occam risponde in tutto il libro, ma principalmente nel penultimo capitolo, contro il quale non s'adducono ulteriori obbiezioni.
877.Cap. 22, pag. 865. Tenendum est quod eadem assertio universali ecclesiae debet adscribi, universalis autem ecclesia nullo tempore etiam parvo errore potest contra fidem. Il Riezler (op. cit., pag. 259-267) crede che questo libro della terza parte contraddica al libro quarto della prima parte, ove par che l'Occam abbracci un'opinione affatto opposta. Ma io non credo che nel capitolo della prima parte (p. 483), ove si adducono le ragioni contro il primato di S. Pietro, l'Occam esprima la sua opinione, perchè nel capitolo susseguente viene sostenuta l'opinione contraria, ed il discepolo dichiara che non occorre andare più avanti (pag. 486): cum auctoritas debeat ad eam tenendam sufficere. Canit enim ecclesia universalis de beato Petro:Tu es pastor ovium princeps Apostolorum. Codesta, come si vede, è la stessa ragione addotta nella terza parte, e in essa si acquetano i disputanti e si passa alle altre proposizioni sostenute dagli antipapisti, come a dire: 1º che la Scrittura non parla mai della venuta di S. Pietro a Roma, nè S. Luca dice mai che abbia retta la Chiesa di Roma (Defensor pacis, pag. 245;Dialogus, pag. 486); 2º Che giusta l'ordinamento di Gesù Cristo, nessun sacerdote ha potere sull'altro, e la distinzione tra vescovi, arcivescovi, sacerdoti è solummodo ex ordinatione humana et non ex ordinatione Christi (Defensor, pag. 238-41;Dialogus, pag. 486-87); 3º Che solo da Costantino in poi la Chiesa di Roma ebbe un primato sulle altre (Defensor, pag. 293;Dialogus, pag. 487). Contro codeste asserzioni viene opposto nel cap.XIXquod Romana Ecclesia ante tempora Constantini super omnes alias habuit principatum.... auctoritate Conciliorum generalium. Nel capitoloXXsi adducono i testi per provare quod Romana Ecclesia ab ipso Christo ante ascensionem recepii principatum. Ma nel capitoloXXI, che chiude la digressione, si espone l'opinione intermedia: quod Romana Ecclesia non habuit immediate a Christo super alias ecclesias principatum .... sed primo immediate habuit principatum a B. Petro transferente sedem suam in Romanam Ecclesiam. Codesta terza opinione, contro la quale non s'oppone più nulla, dovrebbe essere anche secondo il Riezler quella abbracciata dall'Occam. Per tal guisa non v'ha contraddizione tra la 1ª e la 3ª parte del Dialogo.
877.Cap. 22, pag. 865. Tenendum est quod eadem assertio universali ecclesiae debet adscribi, universalis autem ecclesia nullo tempore etiam parvo errore potest contra fidem. Il Riezler (op. cit., pag. 259-267) crede che questo libro della terza parte contraddica al libro quarto della prima parte, ove par che l'Occam abbracci un'opinione affatto opposta. Ma io non credo che nel capitolo della prima parte (p. 483), ove si adducono le ragioni contro il primato di S. Pietro, l'Occam esprima la sua opinione, perchè nel capitolo susseguente viene sostenuta l'opinione contraria, ed il discepolo dichiara che non occorre andare più avanti (pag. 486): cum auctoritas debeat ad eam tenendam sufficere. Canit enim ecclesia universalis de beato Petro:Tu es pastor ovium princeps Apostolorum. Codesta, come si vede, è la stessa ragione addotta nella terza parte, e in essa si acquetano i disputanti e si passa alle altre proposizioni sostenute dagli antipapisti, come a dire: 1º che la Scrittura non parla mai della venuta di S. Pietro a Roma, nè S. Luca dice mai che abbia retta la Chiesa di Roma (Defensor pacis, pag. 245;Dialogus, pag. 486); 2º Che giusta l'ordinamento di Gesù Cristo, nessun sacerdote ha potere sull'altro, e la distinzione tra vescovi, arcivescovi, sacerdoti è solummodo ex ordinatione humana et non ex ordinatione Christi (Defensor, pag. 238-41;Dialogus, pag. 486-87); 3º Che solo da Costantino in poi la Chiesa di Roma ebbe un primato sulle altre (Defensor, pag. 293;Dialogus, pag. 487). Contro codeste asserzioni viene opposto nel cap.XIXquod Romana Ecclesia ante tempora Constantini super omnes alias habuit principatum.... auctoritate Conciliorum generalium. Nel capitoloXXsi adducono i testi per provare quod Romana Ecclesia ab ipso Christo ante ascensionem recepii principatum. Ma nel capitoloXXI, che chiude la digressione, si espone l'opinione intermedia: quod Romana Ecclesia non habuit immediate a Christo super alias ecclesias principatum .... sed primo immediate habuit principatum a B. Petro transferente sedem suam in Romanam Ecclesiam. Codesta terza opinione, contro la quale non s'oppone più nulla, dovrebbe essere anche secondo il Riezler quella abbracciata dall'Occam. Per tal guisa non v'ha contraddizione tra la 1ª e la 3ª parte del Dialogo.
878.Che il Concilio possa errare lo dimostra con cinque ragioni nel capitolo 25 dello stesso libro quinto (pag. 494-95), e con esempi nel capitolo 26. Adduce nel successivo capitolo gli argomenti in favore dell'opinione contraria, ma nel 29 vi risponde diffusamente. E nel successivo capitolo 30 passa all'altro argomento, se cioè possa errare tutta la Cristianità. Che possa errare tutto il Clero lo dimostra nel capitoloXXIXe lo riafferma nelXXXIribattendo le ragioni in contrario. Ma il Clero, anche preso nel suo complesso, non è la Chiesa, perchè (pag. 500) ad congregationem autem fidelium ita pertinent laici fideles, sicut clerici. Igitur de multitudine clericorum non debet intelligi, quod errare non possit. Anche la Chiesa tutta può fallire in qualche congiuntura, come alla venuta dell'anticristo, ma anche a quel tempo aliqui erunt sancti viri electi qui in errorem minime inducentur (pag. 594). E bastano queste eccezioni perchè la vera fede non perisca.
878.Che il Concilio possa errare lo dimostra con cinque ragioni nel capitolo 25 dello stesso libro quinto (pag. 494-95), e con esempi nel capitolo 26. Adduce nel successivo capitolo gli argomenti in favore dell'opinione contraria, ma nel 29 vi risponde diffusamente. E nel successivo capitolo 30 passa all'altro argomento, se cioè possa errare tutta la Cristianità. Che possa errare tutto il Clero lo dimostra nel capitoloXXIXe lo riafferma nelXXXIribattendo le ragioni in contrario. Ma il Clero, anche preso nel suo complesso, non è la Chiesa, perchè (pag. 500) ad congregationem autem fidelium ita pertinent laici fideles, sicut clerici. Igitur de multitudine clericorum non debet intelligi, quod errare non possit. Anche la Chiesa tutta può fallire in qualche congiuntura, come alla venuta dell'anticristo, ma anche a quel tempo aliqui erunt sancti viri electi qui in errorem minime inducentur (pag. 594). E bastano queste eccezioni perchè la vera fede non perisca.