243.“Mentre che regnava Thomaso Aniello, dice il Pollio colla sua rozza ed ingenua maniera, li furono portati molti soldati Spagnuoli presi da quelli del popolo..... et..... (Masaniello) li mandava via dicendo: questi sono soldati di S. E. mio compare, il quale l'intende parlare et è buono dargli castigo, et li facea portar salvi.... et questo più volte succedè ante di me; benchè per mercè la sua moglie di poi la morte di esso fu cercata et spogliata di quanto havea, et non avendo come campare si pose al vortello (bordello); et quello che più importa molte volte venevano da lei molti Spagnuoli a darli la burla; da poi averla goduta li faceano molti mancamenti... Una moglie di Capitan generale, che mai contradisse la Corona, commare di S. E. il quale più volte l'havea honorata in palaggio con la signora Viceregina non ponerla dentro un monastero, o darla qualche cosa da accasarla. Così passò il negotio, fatta meretrice pubblica al comando di tutti, vista da me albordello, con molta meraviglia e scandolo dei contemplativi.„Pollio, Ms. f. 48.244.Capecelatro,Diario, III, 360.245.Della Porta,Causa di stravaganze ovvero compendio istorico delli rumori e sollevazione dei popoli successi nella città e nel regno di Napoli. In parecchi esemplari di questa opera verso la fine della P. I, trovasi la descrizione di Tommaso Aniello di Amalfi; che di quivi tratta fu ripetuta ed aggiunta in alcune copie del Ms. intitolato:Racconto della sollevazione di Napoli accaduta nel 1647che senza alcun nome di autore va per le mani di molti, ma che è opera di Marino Verde, come altrove ha dimostrato. (Strenna Gianninidel 1893). Manca nell'esemplare da me posseduto, che è forse l'originale ed ha le annotazioni e le aggiunte di Camillo Tutini.246.Della Monica,Istoria della rivoluzione di Napoli dell'anno 1647. Ms. autografo presso di me. Leggesi al f. 21.247.Campanile Giuseppe,Diario circa la sollevazione della plebe di Napoli degli anni 1647-48, con addizioni di Innocenzo Fuidoro, f. 5. Ms. autografo del Fuidoro (pseudonimo di Vincenzo d'Onofrio), da me posseduto.248.GiraffioLiponari,Relazione delle rivoluzioni popolari successe nel distretto del regno di Napoli nel presente anno 1647. Padova 1648, p. 43.249.De Turre,Dissidentis desciscentis receptaeqe Neapolis Libri tres, p. 43, ediz. Gravier.250.Biraco,Delle historie memorabili che contiene le sollevationi di stato dei nostri tempi. Venezia 1653, p. 224.251.Bubagna,Battalla peregrina intra amor y fidelidad, p. 14. — Il Donzelli, il Capecelatro, il de Santis, il Nicolai, il Tontoli ed il Piacente, nelle opere stampate sull'argomento non riportano il ritratto del Capo-popolo, o appena vi accennano. E così pure il Ricca, il Fiore, il Carusi, il Simonetti ed altri Mss. nelle biblioteche della Storia Patria e Municipale, nella Nazionale, e presso di me.252.Copia di lettera del Maestro di campo Ottaviano Sauli all'Ecc.mo Signor Marchese Spinolatratta dalla biblioteca Barberiniana di Roma dal prof. Luigi Correra e stampata nel 1890 nell'Arch. Stor. per le prov. Nap.p. 360.253.Giraffi, BiracoeBuragna,ll. cc.; de poca staturaDella Monica,l. c.; statura pusillusDe Turrel. c.; di bassa staturaSimonetta,Istoria della rivoluzione del 1647c. 16 nella bibl. Nazionale;di statura quasi bassa.Pollio,Historia del r. di Nap.c. 228 ivi. — Solo al Campanile, al della Porta ed al Sauli parve di proporzionata, giusta ed ordinata statura.254.Gracilis,De Turre;più tosto magro che grasso,Giraffi;di corpo asciutto,Sauli.255.Aveva una faccia competente, nè lunga nè rotonda ma arsiccia dal sole siccome tutto il suo petto,Della Porta;facie subfusca et sole torrida,De Torrel. c.256.GiraffieBiraco,l, c., di fisionomia vivace ma non stabile,Sarli. IlMolini, di cui dirò appresso, parlando di Masaniello dice: “Uscii fuori la Gabella e trovai questa bella figura che mi aveva portato molte volte del pesce„.257.Di pochi capelli e quelli di color castagnaccio, tagliati nella fronte alla marinaresca con pochissima zazzera dietro,Della Porta;il crine non molto negro,Della Moneca;capelli neri, corti alla marinaresca,Sauli. Secondo il Birago era biondo.258.Occhi negri,Della Porta, Giraffi, Biraco;cervoni,Della Moneca. Al Campanile ed al Sauli parvero invece azzurri o bianchi.259.Viso lunghetto e magro,Della Moneca;faccia magra,Sauli;piccolo di volto,Pollio.260.Della Moneca,l. c.261.Senza peli nel mento,Della Porta.262.Con poca lanuggine nel mustaccio,Della Porta;spuntati nel mustaccio di peli biondeggianti e rari,Della Moneca;poco pelo,Campanile.263.Carusi Francesco,Narrazione del Tumulto seguito nella Città di Napoli, nella quale si raccontano gli varj avvenimenti di Masaniello, suoi seguaci. Dalli 8 di Luglio 1647, per insino alli 21 d'Agosto del detto anno.P. I, p. 34 v. Nella bibl. della Società Storica Napolitana.264.Della Porta, Della Moneca, De Turra, Buragnaed altri.265.Capecelatro,Diario, I, p. 66.Giraffie tutti gli altri. Secondo il Verde (Raccontoecc.) esso fu fatto a cura dei Governatori dello Spedale della SS. Nunziata.266.Per contrario noi sappiamo dagli scrittori contemporanei che gli Alemanni e gli Spagnuoli, che si resero a discrezione alle armi del popolo a S. Giovanni a Teduccio, a Pozzuoli, ed a S. Lorenzo non solo ebbero salva la vita ma anche in buona parte da mangiare e da bere (Capecelatro,O. c.I, 45;De Santis,O. c.p. 51 ed altri). Che anzi, narra il Pollio che “mentre regnava Thommaso Aniello li furono portati molti soldati Spagnuoli presi da quelli del popolo... et... (egli) li mandava via dicendo Questi sono soldati di S. E. mio compare, il quale l'intende parlare, et è buono a darli castigo, et li faceva portar salvi„ f. 48. Tanto è lungi dal vero che Masaniello potesse autorizzare la carneficina dei medesimi.267.Vedi critica storica del de Dominici! Donde egli ricavò questo suo calcolo?268.Questa testimonianza per me è sospetta. Il de Dominici dalla biblioteca de' Signori Valletta traeva le false scritture del notar Criscuolo e di Marco da Siena, fonti delle sue favolose invenzioni. Cf.Faraglia,Le memorie degli artisti Napoletani del de DominiciA. S. N. 1882 p. 329.269.De Dominici,Vita dei pittori, scultori ed architetti napoletani, t. III, p. 226. Lo stesso dice nella vita di Aniello Falcone a p. 75.270.La leggenda, per quanto riguarda specialmente Salvator Rosa, è stata non ha guari, con lo stesso epistolario di costui smentita dal ch. Cesareo nella Vita premessa allePoesie e Lettere edite ed inedite di Salvator Rosat. I. p. 47 e ss.271.Il Rosa non con i pennelli, ma con la penna volle descrivere il pescivendolo suo conterraneo, nei noti versi della sua satiraLa Guerra, che ho messo in testa a questa scrittura.272.Questo quadro alcuni anni fa, per mia esortazione, disegnato con rara diligenza, e con vero intelletto d'amore, fu inciso all'acqua forte dal bravo artista Antonio Piccinni; ma con grande rincrescimento degli amatori delle cose Napoletane il lavoro bellissimo non fu in commercio.273.De DominiciO. c., t. III, p. 197. — Il quadro era conservato allora nella galleria del Cav. d. Antonio Piscicelli, ed ora ammirasi nel museo Nazionale di Napoli. È notevole che il de Dominici neppure fu esatto nel descrivere questo quadro dicendo che Masaniello era circondato dai suoi consultori e colleghi, e dai capi del popolo, ritratti così al naturale per antica testimonianza di vecchi, ch'erano stati spettatori di quella lunga tragedia, che altro non mancava se non il moto; mentre invece da ognuno si vede che Masaniello non ha intorno se non lazzari e gente del popolo.274.Cf.Lanzi,Storia pittorica, p. 209 ed. Bettoni, Milano 1841; ove è ricordato il quadro di cui parlo, dicendovisi però con poca precisione rappresentare un esercito di lazzaroni che applaudono Masaniello.275.Gli storici narrano, che, in mezzo alla piazza del mercato nel giorno festivo della Madonna del Carmine, solevasi figurare un castello, difeso e assalito da ragazzi armati di canne divisi in due schiere dette degliAlarbie deiPacchiarotti. (Sollevazione dell'anno 1647.Ms. della Società Stor. Nap., f. 160). E dicono pure che, nei giorni precedenti alla sommossa, un tal fra Savino, converso del convento dei Carmelitani, aveva dati venti carlini a Masaniello pr comprarle.276.Dice ilCapecelatro,Diario, III, p. 316 che, finiti i tumulti, la moglie di Gennaro Annese presentossi al Conte d'Ognatte “con abito conveniente alla presente e non alla passata fortuna, con una semplice guarnuccia senza collare, e con la cuffia in testa all'uso del mercato„.277.Cf.La casa di Masaniello. Qualche cosa di nuovo sul proposito aggiunge il Molini (c. 39): era, dice egli, “una Casuccia che a mano manca fuori dall'uscio attaccato al muro era una Vite alta tanto, che copriva quelle due fenestruccie, che guardavano nel Mercato, non essendoci altro di buono nella facciata che l'Arma dell'Imperatore Carlo Quinto„. Il Molini dice che era di marmo, ma pare non se ne ricordasse bene.278.Così viene indicato, attribuendosi a Micco Spadaro, nelle Guide del R. Museo Borbonico. (V. Quaranta,Le Mystagogue1844 p. 234;Finati,Description du Musée royal Bourbon Galeries1844 p. 9 ecc.) L'Aloe nellaGuide pour la galerie des tableaux.P. II, 1843, p. 3 più correttamente crede il quadro di scuola Fiamminga. Negli inventarii dello stesso Museo si nota come ritratto di contadino o popolano, creduto di Masaniello. Esso è riprodotto con le stesse indicazioni di Masaniello e di Micco Spadaro nelMagasin pittoresquedell'a. 1819. Parigi p. 212.279.Campanile,DiarioMs. f. 19;De Santis,Istoria del tumulto di Napoli, p. 116, ediz. Gravier.280.L'Occhialetto, Anno XV, n. 31.281.Monsignor Emilio Altieri nel 1644 da Papa Innocenzo X fu destinato Nunzio a Napoli ove stette otto anni fino al 1658. V. MonsignorNicolò Capece Galeota,Cenni storici dei Nunzii apostolici del Regno di Napoli, p. 55. Tra i bandi del tempo, nella biblioteca della Società Napoletana di Storia patria, si conserva una lettera a stampa di quel Nunzio, diretta “al fedelissimo popolo della fedelissima città di Napoli„. V'è scritto in capo “Signori miei„ e porta la data del 6 decembre 1647. Il Nunzio riferisce un breve del Papa “espressivo dei suoi cordiali sentimenti rivolti alla quiete e alla tranquillità„ ricorda d'aver esso collazionato “con ampia plenipotenza l'indulto generale„ e chiede di comunicare a voce “quel di più„ che da Sua Beatitudine aveva avuto commissione d'esporre. Finisce con le parole “et alle Signorie vostre bacio affettuosamente (sic) le mani„.282.Archivio Storico Italiano, t. IX, p. 352.283.Carteggio degli ambasciatori Estensi a Napoli Cancellerianell'Archivio di Stato in Modena.284.Il libro porta questo titolo:An exact history of the late revolutions in Naples.Londra, 1660 in 12.º Porta per epigrafe un passaggio di Livio, che dimostra la grande impressione prodotta dagli avvenimenti di Napoli in Inghilterra. Essi, come si dice nello stesso frontespizio, non trovano riscontro in alcuna antica o moderna istoria.285.La prima di queste due edizioni, che io conosco, ma che, come dicesi nel frontespizio, è la seconda fatta colà, migliorata ed accresciuta, porta il seguente titolo:Wonderlijcke Op, ende Ondergang van Tomaso Aniello, met de beroerten tot Neapolis. (Meravigliosa salita e caduta di Tommaso Aniello con la sollevazione di Napoli)Haerlem 1552, in 12º. Il libro ha il frontispizio istoriato ed e diviso in due parti; la prima di pp. 400 contiene la traduzione in fiammingo delle 10 giornate di Alessandro Giraffi con una vignetta o figura per ogni giornata, ove sono rappresentati in modo e costume affatto arbitrarii gli avvenimenti del luglio 1647, con tre annotazioni, sull'assedio e presa di Napoli per Belisario, sui tumulti per l'inquisizione e sul primo Masaniello del 1547, e sulla sollevazione della plebe del 1585. La seconda parte di pp. 256 porta il titolo:Tweede deel vande Napelsche Beroerten, (Seconda parte della sollevazione Napolitana)e contiene il seguito di questa fino alla resa di Napoli agli spagnoli. Il ritratto di Masaniello sta a pag. 3 della Parte II. Il libro, non comune, trovasi nella biblioteca della Società Napolitana di storia Patria. — L'altra edizione, che è la sesta Olandese, porta il titolo:Het eerste deel der Napelsche beroerte met de Wonderlijcke Op, en Ondergang van Masaniello, Uyt het Italiaensch vertaelt door Luon B. (?) den sesten Druck (La prima parte della sollevazione con la maravigliosa salita e caduta di Masaniello dall'italiano tradotta da Luon B. (?), sesta edizione)Amsterdam, 1664 in 12.º dalla p. 1 a 240. Segue:Het tweede deel der Napelsche beroerte, of verhael van t'rustige opset des selven volcks, om sich en het puntscae? Rijch t'ontlasten van t'onverdragelijcke juch der Spanjarden etc. etc. (La seconda parte della Napoletana sollevazione, o Racconto dell'ardita rivolta dello stesso popolo per liberar se e il regno dall'insopportabile giogo degli Spagnuoliecc.) Amsterdam, 1664, in 12º p. 1 a 312. — Segue:Vervolgh en eynde vande Napelsche beroerte; of beknopt verhael hoe' tselve volck, na veel tegeniveers, weder onder de gehoorsamheydt vau Spenje geruccht Milsgaders het Oproer en den jaare 1547 opgeresen onder Mas'Aniello di Costa Sorrentino. (Seguito e fine della Napolitana sollevazione, ossia breve narrazione del come lo stesso popolo dopo molta lotta di nuovo fu messo sotto l'ubbidienza di Spagna. Insieme col tumulto sorto nell'anno 1547 sotto Masaniello di costa Sorrentina)Amsterdam p. 1-49-72. — Debbo al ch. collega ed amico Benedetto Croce la correzione e la interpretazione dei titoli di questo libro; dei quali parecchi anni fa ebbi trascritta la notizia dal noto bibliografo nostro cav. Gennaro Vico. Il Croce per tradurli dall'Olandese in Italiano ha dovuto prima con non comune perspicacia emendare gli errori, in cui per poca cognizione del carattere teutonico cadde chi faceva quella copia.286.Palazzo,Aquilae austricae. Pars secunda, Venetiis, in fol. Il ritratto con quelli di altri personaggi del tempo vedesi a p. 258 del t. VIII.287.Brachelio,Historia sui temporis rerum bello et pace per Europam et imperium romanum gestarum Colonias. a. in 12.º — A pag. 277 trovasi il ritratto di Masaniello con questa epigrafe:Thomaso Aniello d'Amalfi populi neapolitani rebellici dux.288.Questa edizione fu da me descritta nellaCasa e famiglia di Masaniello. Il ritratto di Masaniello è ripetuto con diversa posizione in un'altra posteriore ediz. di Londra con la seguente leggenda sotto:qui pecunia non movetur, hunc dignum spectatu arbitramur. Cicero.— L'edizione del secolo seguente porta questo titolo:The remarkable History of the rise and fall of Masaniello the Fisherman of Naples.London 1756.289.Zani,Enciclopedia metodica, critico-ragionata delle Belle Arti. P. I, vol. III. Parma tipografia Ducale 1820 p. 9.290.Molini Sebastiano,La vera solevatione di Masaniello, Cod. cart. del secolo XVII (21 x 29 cm.) di carte 176 numerate della biblioteca universitaria di Bologna segnato col n. 2466. Appartenne in prima alla biblioteca di San Salvatore del Reno dei canonici regolari lateranensi, dove era segnato col n. 271. Passò per qualche tempo nella biblioteca nazionale di Parigi, come si rileva dal bollo in inchiostro rosso di forma rotonda che si vede segnato in alcune carte (cc. 176 v., e nella carta bianca in ultimo) colle parole:Bibliothèque Nationale, ed il monogramma:R(république)F(française). Dovette essere restituito all'Italia dopo il 1815. È legato in pergamena molle e non è in buono stato. — Il Diario in 253 giornate comincia col 7 luglio 1647 e finisce ai 15 aprile 1648. Da c. 143 v. sino a 176 seguono 386 ottave scritte a due colonne, che sono, come dice il Molini “Originale tradotto dalla prosa predetta in 8.ª rima da un copista di essa per mia mera sattisfactione da cui intenderai tutto il successo con maggior brevità ma non tanto distintamente quanto dalla prosa; essendochè l'autore parla di sole quelle cose quali a lui medemo sono successe ed alla poesia vi si aggiunge qualche altra invenzione per abbellirla e vivi felice„. Tutte le pagine sono inquadrate da fregi fatti a penna.291.Molini, Ms. f. 4.292.Molini, postilla in ultimo del Ms.293.Nell'esemplare del Ms. conservato nel Museo dell'Archivio di Stato di Napoli che porta il titolo:Successi historici raccolti dalla sollevatione di Napoli dalli 7 di luglio 1647 ino a 6 aprile 1648 perInnocenzo Fuidoro (Vincenzo D'Onofrio), si trovano 23 incisioni che rappresentano i principali personaggi dell'epoca. Così pure nella Parte 2.ª dei dettiSuccessi Historiciposseduta dall'egregio Principe di Gesualdo, che io ebbi occasione di vedere parecchi anni fa, da me fu osservato lo stesso.294.Anche ilConfortoarricchisce i suoiAnnali del RegnoMs. con figure.295.Nell'altro esemplare della Parte 1.ª del Fuidoro, che si conserva nella biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria a cc. 2 si vede una figura di Masaniello fatta a penna, ed a fianco si legge:Tomas' Aniello d'Amalfi copiato da quello, che fu stampato in Parigi e con cautela fu fatto vedere a' curiosi in Napoli, et delle quattro parti ne sono tre al naturale per quello che testifica chi se lo ricorda nel 1647, che ne furono portati li ritratti à pennello in più Paesi in quel tempo.Un altro ritratto e penna si trova in un Ms. dei principii del secolo XVIII della stessa Società Napoletana di Storia Patria intitolato:Sollevatione dell'anno 1647, a p. 155.296.I banditi portavano “le chiome legate e nel collo unmoccaturo„. (Pollio,Hist.cit. f. 233). Una tale acconciatura del capo dal Valentino (La mezacanna, parmo IV, p. 177 ediz. Porcelli) è chiamata lachiomeraocapellera de sbannite.297.Così chiamavansi gli abati dimezza sottana. Cf.Campanile,DiarioMs. f. 13 mihi.298.Pollio,Historiacit f. 233.299.Non voglio però trasandare la notizia di una figura autentica e curiosa che riguarda la contesa tra i francesi e gli spagnuoli. Vedesi a c. 75 v. 76 col titolo:La Déroute des Espaignols dans la ville de Naples e l'arrivée de M. Le Duc de Guise.(0,45 x 0,36). Questa incisione in rame, di un bel gusto francese, è una satira finissima: vi sono rappresentati le Français, le Napolitain, l'Espaignole e le Valet. Sotto ognuno di essi è scritta una quartina, il 1.º dice:Considerant de loin ce Senor aux aboisJe puis dire au malheur lui toujours l'accompaigne.Naples ton mal a tort de ce dire françaisPuis que cest tout abon quil affligge l'Espaigne.Il 2.º:Il y fait un peu chaud, mai il le faut souffrirCest la le moidre effet de ta concupiscenzeEt te feray suer (sans vouloir te guérir)Et jusques a la mort durer ta penitence.Lo Spagnuolo, che è messo in una botte dalla quale esce solo la testa, e che è circondata di fuoco, dice:Reduit au triste Estat, ou le malheur m'a mis.Attaint d'un malefice honteux et miserable,J'Escume de depit, je bave, je fremisEt j'ay peur que mon mal ne se treuve incurable.Il servo dice:Je fais se que je puis sans en venir a boutJe chauffe des frotoirs, mais que sert ce remede?On la deja frotté dos et ventre et par toutEt l'on le fait suer sans que rien luy succede.300.Nella pagina del Molini, ov'è attaccato il ritratto, si legge: “Questa mattina 6 luglio 1647 giorno di sabbato. Io me ne andai conforme in solito mio di giorni tali alla pietra del Pesce, ed uscii fuori alla cabbella, e trovai questa bella figura che mi haveva portato molte volte del pesce, quando stava all'altro convento, e vedendolo tutto sossopra feci buon animo e gli addimandai se haveva niente di buono, egli mi si voltò dicendo haggio lo malanno che vi colga, avevo pigliati alcuni pesci con l'hamo, e questi ufficiali della gabella, per non l'haver pagata me l'hanno levato, ma se campo, che non sii ucciso, me la pagheranno ben loro a me. Dicendo, si haggia patienza io, habbila anchora tu monacho mio, e così dietro la marina se ne sparì, ed io me ne tornai dentro, fra me dicendo oh che gran pazzo.301.Ecco le parole del Molini: “Giovedì 11 luglio 1647. Giornata quinta. Questa notte Masaniello non fidandosi per qualche tradimento, come gli era successo la mattina col Perrone, salì a cavallo, come quì si vede con una moltitudine delli più vili, circondando dentro e fuori la città i posti s'erano ben custoditi, come anco osservando se tutti avevano fatte le illuminazioni, come al suo comando, e questo lo vedessimo noi quando passò, perchè osservai molto bene, avanti che andassimo a dormire, sebbene tutta la notte altro non si faceva che suonare le due campane già dette, cioè il Carmine e S. Lorenzo„. Ma è poi vero tutto quello che dice? In quel giorno. Masaniello s'era recato a presentare al Vicerè i capitoli dell'accordo, stabiliti dopo molta discussione. E uscito di palazzo, quando già “sopravveniva la notte„, (Capecelatro I, p. 68) tornò al Mercato ricondotto in carrozza dal Cardinale. Niun altro narra che dopo andasse vagando per la città a cavallo. Invece attesta il Campanile,Mss. cit.che “Masaniello ritiratosi si spogliò degli abiti di tela d'argento, e si rivestì de' suoi soliti cenci, e consumò tutta quella notte ed il giorno seguente in dare varji provvedimenti intorno le cose concernenti la grascia„. E il Capecelatrop. 69aggiunge “che comandò ancorchè di notte che si troncassero le teste a quattordici persone imputate d'essere banditi„. La verità quindi può ridursi a quello che sta scritto nelDiarioAnonimo conservato nella biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria. “Per questo suspetto di banditi succedè altra rivolutione, et le voci serra serra per la città, standone tutta la notte con le guardie et lumi per le finestre a tutte le strade, suonando la campana di S. Lorenzo ad orme„. Delle luminarie, del popolo che vigilava in armi, e del suono delle campane di S. Giovanni a Carbonara a sera, e del Mercato e s. Agostino la notte, parla anche Giraffio. c. p. 131.302.Trascrivo quello che il Molini dice a proposito diMasaniello fuori di sea cavallo. “Lunedì 15 luglio. Giornata nona. Nell'uscire come al solito intesi come Masaniello era andato avanti giorno a cavallo alla Cavallerizza del Re, et che aveva messo sossopra tutti, in particolare il Mastro di Stalla. E lo fece cavalcare molti cavalli, e smontato lui voleva far da bravo e comandare come prattico, ma non sapeva quello che si facesse, e se non erano quelli che li governano sarebbe stato ucciso dalli cavalli. E vedutosi in pericolo si risolse di salire e di tornare a Napoli. Il primo ch'ei fece, andò a ritrovare il sig. D. Carlo Caraccioli Cavallerizzo maggiore di sua Maestà, e trovato che l'ebbe, li principiò a dire, che non era sua arte di tenere un grado simile, et che era stato a visitare i cavalli et che il Re era molto mal servito, e che se lui non prevedeva, saria stato pensiero il suo rimediare. Il detto Signore disse: Per servire V. S. se così comanda, voglio andare mò mò a fare la mia parte. Lui rispose farete bene, che infrattanto io rimedierò ad altri inconvenienti. E volto il cavallo seguitato da quelli ch'erano con lui, e come pazzo girando per Napoli facea serrar botteghe, tagliar teste a quelli che gli parevano in fragranti crimine, come anco a cavaglieri che trovava in carrozza, li faceva smontare di carrozza, come anco a quelli che trovava a cavallo, facendoli bravate e spropositatamente comandandoli che stessero vigilanti ad ogni suo cenno quando volesse comporre le leggi. T'assicuro lettore che se gli avessi veduti et udito parlare come ho veduto io, che pure lo vidi a Toledo ad una carrozza alla lontana, però mi fu detto che quelli signori piangevano a sentirsi oltraggiati e minacciati fin nella propria vita, saresti fuori di te„.303.Il fratello di Masaniello, che ebbe parte nella rivoluzione chiamavasi senza alcun dubbio Giovanni, come attestano l'atto di nascita, e quasi tutti gli scrittori del tempo; soli, questo Diarista ed il Giraffi gli danno il nome di Matteo. Or come spiegare questa discrepanza in persone contemporanee e in testimoni oculari dei fatti che narrano? Io per me credo che Matteo fosse un soprannome, aggiunto volgarmente al nome di Giovanni, secondo il costume della nostra plebe; e che quindi costoro, come forestieri, lo adoprarono non sapendo il vero nome di battesimo.E qui cade opportuno rettificare uno sbaglio, in cui caddi, quando nel mio lavoro:La famiglia di Masaniellopubblicai la fede di nascita di questo Giovanni, ed anche aggiungere un nuovo particolare intorno al medesimo, che allora pare mi sfuggì. Ho rilevato l'uno e l'altro dalla p. 21 del recente opuscolo del Guiscardi che appresso citerò. Giovanni d'Amalfi nacque ai 3 giugno 1624, non ai 26 maggio 1625 come io stampai. L'errore per metà fu mio, per metà del tipografo; poichè quando trent'anni fa trassi quella notizia dai Registri Parrocchiali di S. Caterina al Mercato, notai la data del giorno e del mese che sta sull'atto della pagina, senza badare che quella mutava nel mezzo, e così segnai il 26 maggio. Il tipografo fece il resto, che stampò 1625 invece di 1624 come io teneva nella mia scheda che ora ho riveduta. D'altronde contento di aver trovato l'atto della nascita di Giovanni più non lessi innante, e così non vidi che nello stesso giorno era notato un altro figliuolo di Francesco d'Amalfi, gemello di Giovanni e chiamato nel battesimo Giuseppe Carmine, il quale probabilmente dovette morire in giovane età, ed in modo certamente prima del 1647.304.Nel sabato 13 luglio, come narra il Capecelatro, Masaniello inviò suo fratello a riverire il Vicerè, ed egli v'andò vestito di lama d'oro turchina (Capecelatro,Diario, t. I, p. 73); secondo altri di lama turchina (Donzelli,Parten. Liberata, p. 53).305.La moglie e la sorella di Masaniello, a giudizio del Capecelatro (O c.I, 105) erano, secondo il basso stato, di gentile aspetto. E il Molini, che dice d'essersi trovato presente a tutto, narra così una baruffa tra esse e Masaniello: “Arrivò (Masaniello) al Mercato tutto bagnato correndo in casa, onde arrivato anche io solo a mezzo, il cominciai a udire gridare con quelle sue donne. I' feci buon animo e mi accostai più avanti, et eccolo farsi alla finestra manca borbottando non so che si dicessero, vidi che prese sua sorella, e correndo la moglie, volendosi forse sciffare (sic), le percosse, Lui diede a tutte due mano di buffettoni che si udiva ben bene. Queste tornavano alla finestra fortemente gridando, venite, venite a legarlo ch'è impazzito, così dicendo egli salì le due scalette, ma non potè uscire, perchè fu incontrato da suo cognato, che cominciando a gridar seco per le donne, gli disse, che udii, tu pure vuoi le tue? il cugnato vedendoli così propositato gli porse una lettera... ed egli pigliandola gli diè due calci di dietro„.306.Chi fosse questo cognato di Masaniello non è facile con tutta precisione accertare. Parecchi storici e diaristi del tempo narrano di un cognato di Masaniello, uomo molto seguito nella plebe, ma senza indicarne il nome. Secondo alcuni egli era pizzicagnolo (Giraffi, p. 242, ediz. 1648); secondo altri potecaro di frutti (Pollio,Istoria) e secondo altri farmacista d'infima condizione (De Turre,O. c.p. 99). Pochi lo chiamano Girolamo Donnarumma (Donzelli,O. c.p. 138;De Santis,O. c.p. 212;Capecelatro, II, 40;Della Monica,O. c.p. 158 v, il quale altrove aggiunge che fu impiccato nel decembre 1648, f. 625).D'altra parte nella fede di matrimonio di Grazia, sorella di Masaniello, sposata ai 27 gennaio 1641, che io pubblicai nel citato mio opuscolo, lo sposo porta il nome di Cesare di Roma di Gragnano. Però avendo io esaminato i fuochi di quel Comune nell'Archivio di Stato non rinvenni affatto tra essi il casato diRoma, e invece vi trovai frequente quello diDonnarumma. Per chiarire la contraddizione ho voluto pure riscontrare il decreto della Curia Arcivescovile rilasciato per questo matrimonio, ma per gli anni 1640 e 1641 non si trova ivi alcun decreto, che riguardi Grazia d'Amalfi e Cesare di Roma. Aspettiamo dunque dal tempo qualche altro documento che ci illumini sul proposito.307.Roberto Guiscardi,Di Tommaso Aniello d'Amalfi, forse in origine de Fusco. Napoli, Tip. Giannini (a. 1896) p. 19.308.Nel primo ventennio del secolo XVII il P. fra Maurizio di Gregorio siciliano, dell'ordine dei PP. Predicatori, della congregazione lombarda, fondò nella farmacopea del suo convento di S.ª Caterina a Formello un Museo, nel quale unì, come dice il Parrino (Nuova guida per Napoli, 1724, p. 257) “quanto di maraviglioso e di raro potè raccogliere così di antichità come di pellegrino, facendone un Museo ove si vedevano molte cose curiose di semplici, pietre minerali, camei, idoletti e cose così per beneficio della salute come per pascolo degli ingegni molto degni„. Di esso il Beltrano fece una minuta descrizione nel 1625 in un libro intitolato:L'idea per le gallerie universali cavate dalle istorie di Napoliecc. in 8º di p. 56, nel quale inserì un sonetto del cav. Marino composto allorchè andò ad osservarlo. Il libro, comunque ristampato nel 1642 (Sarnelli,Guida del forastiero, p. 79); è di una grande rarità e fu descritto, con la solita diligenza, dal Minieri Riccio che lo possedeva nel:Catalogo di libri rari della sua biblioteca, t. I, p. 45. Inoltre Io stesso fondatore del Museo nel 1653 riuscì in una sua opera intitolata:Enciclopediala detta descrizione a p. 887 col titolo:Endelechie delle gallerie dette nella 1º e 2º. Impressione: idea per fare le gallerie universali.Nel 1692, allorchè scriveva il canonico Celano, il Museo “era stato in gran parte sfiorato e non ancora totalmente posto in ordine in quello che vi era rimasto„ (Celano, Notizie, t. I, p. 143). Senonchè nel secolo successivo sebbene in gran parte mancante fu ordinato dal signor Pietro Cecere, architetto e matematico nel modo che si vedeva allorchè nel 1788 il Sigismondo scriveva. (Descrizione della città di Napoli, t. I, p. 93).Nel 1791 però il P. d. Pietro d'Onofrii, girolamino, che faceva la sua dimora in quel convento non solo accrebbe notabilmente il Museo col suo, che si avea con tanta cura unito ma anche lo pose in buonissimo ordine e ne stampò una Guida per coloro che lo visitavano, come sopra abbiamo detto, col seguente titolo:Istruzione al Forastiere e al Dilettante, intorno a quanto di antico, e di raro si contiene, nel Museo del Real Convento di S. Caterina a Formello de' PP. Domenicani Lombardi in questa Città di Napoli, 1791 in 8º, e ne fece due edizioni nello stesso anno. Indi di nuovo nel 1796 in 4º piccolo.309.Istruz.cit. p. 15.310.Spinoza, come dice il suo amico e biografo, “après s'êntre perfectioné dans cet Art, il s'attacha au Dessin, qu'il apprit de lui-même, et il réussit bien a tracer un portrait avec de l'encre ou du charbon. J'ai entre les mains un livre entier de semblabes portraits où l'on en trouve de plusieurs Personnes distinguées qui lui étoient connues, ou qui avoient eu occasion de lui faire visite. Parmi ces portraits je trouve à la 4 feuille un Pecheur dessinè en chemise, avec un filet sur l'épaule droite, tout-à-fait semblable pour l'attitude au fameux Chef des rebelles de Naples Massaniello comme il est représenté dans l'Histoire et en taille-douce. et l'occasion de ce dessin je ne dois pas omettre, que la Sr. Van der Spyck chez qui Spinoza logeoit lorsqu' il est mort, m'a assuré que ce crayon, ou portrait, ressemblait parfaitement bien à Spinoza, et que s'étoit assurément d'après lui-même qu'il l'avoit tiré„Benedicte De Spinoza,Opera philosophica omnia, ed. Gfrörer, Stuttgardie, 1830,Vita Spinozae a Colero scripta, p. XXXIII. Il Fischer, che riferisce questa notizia dal Colero nella suaGeschichte der nevern Philosophie, 3ª ed., vol. I, p. II. pag. 132, suppone che il disegno fosse fatto dallo Spinoza per esercizio negli anni giovanili, quando il nome di Masaniello era in bocca a tutti.311.Debbo anche l'interpretazione di questa leggenda all'amico Croce.
243.“Mentre che regnava Thomaso Aniello, dice il Pollio colla sua rozza ed ingenua maniera, li furono portati molti soldati Spagnuoli presi da quelli del popolo..... et..... (Masaniello) li mandava via dicendo: questi sono soldati di S. E. mio compare, il quale l'intende parlare et è buono dargli castigo, et li facea portar salvi.... et questo più volte succedè ante di me; benchè per mercè la sua moglie di poi la morte di esso fu cercata et spogliata di quanto havea, et non avendo come campare si pose al vortello (bordello); et quello che più importa molte volte venevano da lei molti Spagnuoli a darli la burla; da poi averla goduta li faceano molti mancamenti... Una moglie di Capitan generale, che mai contradisse la Corona, commare di S. E. il quale più volte l'havea honorata in palaggio con la signora Viceregina non ponerla dentro un monastero, o darla qualche cosa da accasarla. Così passò il negotio, fatta meretrice pubblica al comando di tutti, vista da me albordello, con molta meraviglia e scandolo dei contemplativi.„Pollio, Ms. f. 48.
243.“Mentre che regnava Thomaso Aniello, dice il Pollio colla sua rozza ed ingenua maniera, li furono portati molti soldati Spagnuoli presi da quelli del popolo..... et..... (Masaniello) li mandava via dicendo: questi sono soldati di S. E. mio compare, il quale l'intende parlare et è buono dargli castigo, et li facea portar salvi.... et questo più volte succedè ante di me; benchè per mercè la sua moglie di poi la morte di esso fu cercata et spogliata di quanto havea, et non avendo come campare si pose al vortello (bordello); et quello che più importa molte volte venevano da lei molti Spagnuoli a darli la burla; da poi averla goduta li faceano molti mancamenti... Una moglie di Capitan generale, che mai contradisse la Corona, commare di S. E. il quale più volte l'havea honorata in palaggio con la signora Viceregina non ponerla dentro un monastero, o darla qualche cosa da accasarla. Così passò il negotio, fatta meretrice pubblica al comando di tutti, vista da me albordello, con molta meraviglia e scandolo dei contemplativi.„Pollio, Ms. f. 48.
244.Capecelatro,Diario, III, 360.
244.Capecelatro,Diario, III, 360.
245.Della Porta,Causa di stravaganze ovvero compendio istorico delli rumori e sollevazione dei popoli successi nella città e nel regno di Napoli. In parecchi esemplari di questa opera verso la fine della P. I, trovasi la descrizione di Tommaso Aniello di Amalfi; che di quivi tratta fu ripetuta ed aggiunta in alcune copie del Ms. intitolato:Racconto della sollevazione di Napoli accaduta nel 1647che senza alcun nome di autore va per le mani di molti, ma che è opera di Marino Verde, come altrove ha dimostrato. (Strenna Gianninidel 1893). Manca nell'esemplare da me posseduto, che è forse l'originale ed ha le annotazioni e le aggiunte di Camillo Tutini.
245.Della Porta,Causa di stravaganze ovvero compendio istorico delli rumori e sollevazione dei popoli successi nella città e nel regno di Napoli. In parecchi esemplari di questa opera verso la fine della P. I, trovasi la descrizione di Tommaso Aniello di Amalfi; che di quivi tratta fu ripetuta ed aggiunta in alcune copie del Ms. intitolato:Racconto della sollevazione di Napoli accaduta nel 1647che senza alcun nome di autore va per le mani di molti, ma che è opera di Marino Verde, come altrove ha dimostrato. (Strenna Gianninidel 1893). Manca nell'esemplare da me posseduto, che è forse l'originale ed ha le annotazioni e le aggiunte di Camillo Tutini.
246.Della Monica,Istoria della rivoluzione di Napoli dell'anno 1647. Ms. autografo presso di me. Leggesi al f. 21.
246.Della Monica,Istoria della rivoluzione di Napoli dell'anno 1647. Ms. autografo presso di me. Leggesi al f. 21.
247.Campanile Giuseppe,Diario circa la sollevazione della plebe di Napoli degli anni 1647-48, con addizioni di Innocenzo Fuidoro, f. 5. Ms. autografo del Fuidoro (pseudonimo di Vincenzo d'Onofrio), da me posseduto.
247.Campanile Giuseppe,Diario circa la sollevazione della plebe di Napoli degli anni 1647-48, con addizioni di Innocenzo Fuidoro, f. 5. Ms. autografo del Fuidoro (pseudonimo di Vincenzo d'Onofrio), da me posseduto.
248.GiraffioLiponari,Relazione delle rivoluzioni popolari successe nel distretto del regno di Napoli nel presente anno 1647. Padova 1648, p. 43.
248.GiraffioLiponari,Relazione delle rivoluzioni popolari successe nel distretto del regno di Napoli nel presente anno 1647. Padova 1648, p. 43.
249.De Turre,Dissidentis desciscentis receptaeqe Neapolis Libri tres, p. 43, ediz. Gravier.
249.De Turre,Dissidentis desciscentis receptaeqe Neapolis Libri tres, p. 43, ediz. Gravier.
250.Biraco,Delle historie memorabili che contiene le sollevationi di stato dei nostri tempi. Venezia 1653, p. 224.
250.Biraco,Delle historie memorabili che contiene le sollevationi di stato dei nostri tempi. Venezia 1653, p. 224.
251.Bubagna,Battalla peregrina intra amor y fidelidad, p. 14. — Il Donzelli, il Capecelatro, il de Santis, il Nicolai, il Tontoli ed il Piacente, nelle opere stampate sull'argomento non riportano il ritratto del Capo-popolo, o appena vi accennano. E così pure il Ricca, il Fiore, il Carusi, il Simonetti ed altri Mss. nelle biblioteche della Storia Patria e Municipale, nella Nazionale, e presso di me.
251.Bubagna,Battalla peregrina intra amor y fidelidad, p. 14. — Il Donzelli, il Capecelatro, il de Santis, il Nicolai, il Tontoli ed il Piacente, nelle opere stampate sull'argomento non riportano il ritratto del Capo-popolo, o appena vi accennano. E così pure il Ricca, il Fiore, il Carusi, il Simonetti ed altri Mss. nelle biblioteche della Storia Patria e Municipale, nella Nazionale, e presso di me.
252.Copia di lettera del Maestro di campo Ottaviano Sauli all'Ecc.mo Signor Marchese Spinolatratta dalla biblioteca Barberiniana di Roma dal prof. Luigi Correra e stampata nel 1890 nell'Arch. Stor. per le prov. Nap.p. 360.
252.Copia di lettera del Maestro di campo Ottaviano Sauli all'Ecc.mo Signor Marchese Spinolatratta dalla biblioteca Barberiniana di Roma dal prof. Luigi Correra e stampata nel 1890 nell'Arch. Stor. per le prov. Nap.p. 360.
253.Giraffi, BiracoeBuragna,ll. cc.; de poca staturaDella Monica,l. c.; statura pusillusDe Turrel. c.; di bassa staturaSimonetta,Istoria della rivoluzione del 1647c. 16 nella bibl. Nazionale;di statura quasi bassa.Pollio,Historia del r. di Nap.c. 228 ivi. — Solo al Campanile, al della Porta ed al Sauli parve di proporzionata, giusta ed ordinata statura.
253.Giraffi, BiracoeBuragna,ll. cc.; de poca staturaDella Monica,l. c.; statura pusillusDe Turrel. c.; di bassa staturaSimonetta,Istoria della rivoluzione del 1647c. 16 nella bibl. Nazionale;di statura quasi bassa.Pollio,Historia del r. di Nap.c. 228 ivi. — Solo al Campanile, al della Porta ed al Sauli parve di proporzionata, giusta ed ordinata statura.
254.Gracilis,De Turre;più tosto magro che grasso,Giraffi;di corpo asciutto,Sauli.
254.Gracilis,De Turre;più tosto magro che grasso,Giraffi;di corpo asciutto,Sauli.
255.Aveva una faccia competente, nè lunga nè rotonda ma arsiccia dal sole siccome tutto il suo petto,Della Porta;facie subfusca et sole torrida,De Torrel. c.
255.Aveva una faccia competente, nè lunga nè rotonda ma arsiccia dal sole siccome tutto il suo petto,Della Porta;facie subfusca et sole torrida,De Torrel. c.
256.GiraffieBiraco,l, c., di fisionomia vivace ma non stabile,Sarli. IlMolini, di cui dirò appresso, parlando di Masaniello dice: “Uscii fuori la Gabella e trovai questa bella figura che mi aveva portato molte volte del pesce„.
256.GiraffieBiraco,l, c., di fisionomia vivace ma non stabile,Sarli. IlMolini, di cui dirò appresso, parlando di Masaniello dice: “Uscii fuori la Gabella e trovai questa bella figura che mi aveva portato molte volte del pesce„.
257.Di pochi capelli e quelli di color castagnaccio, tagliati nella fronte alla marinaresca con pochissima zazzera dietro,Della Porta;il crine non molto negro,Della Moneca;capelli neri, corti alla marinaresca,Sauli. Secondo il Birago era biondo.
257.Di pochi capelli e quelli di color castagnaccio, tagliati nella fronte alla marinaresca con pochissima zazzera dietro,Della Porta;il crine non molto negro,Della Moneca;capelli neri, corti alla marinaresca,Sauli. Secondo il Birago era biondo.
258.Occhi negri,Della Porta, Giraffi, Biraco;cervoni,Della Moneca. Al Campanile ed al Sauli parvero invece azzurri o bianchi.
258.Occhi negri,Della Porta, Giraffi, Biraco;cervoni,Della Moneca. Al Campanile ed al Sauli parvero invece azzurri o bianchi.
259.Viso lunghetto e magro,Della Moneca;faccia magra,Sauli;piccolo di volto,Pollio.
259.Viso lunghetto e magro,Della Moneca;faccia magra,Sauli;piccolo di volto,Pollio.
260.Della Moneca,l. c.
260.Della Moneca,l. c.
261.Senza peli nel mento,Della Porta.
261.Senza peli nel mento,Della Porta.
262.Con poca lanuggine nel mustaccio,Della Porta;spuntati nel mustaccio di peli biondeggianti e rari,Della Moneca;poco pelo,Campanile.
262.Con poca lanuggine nel mustaccio,Della Porta;spuntati nel mustaccio di peli biondeggianti e rari,Della Moneca;poco pelo,Campanile.
263.Carusi Francesco,Narrazione del Tumulto seguito nella Città di Napoli, nella quale si raccontano gli varj avvenimenti di Masaniello, suoi seguaci. Dalli 8 di Luglio 1647, per insino alli 21 d'Agosto del detto anno.P. I, p. 34 v. Nella bibl. della Società Storica Napolitana.
263.Carusi Francesco,Narrazione del Tumulto seguito nella Città di Napoli, nella quale si raccontano gli varj avvenimenti di Masaniello, suoi seguaci. Dalli 8 di Luglio 1647, per insino alli 21 d'Agosto del detto anno.P. I, p. 34 v. Nella bibl. della Società Storica Napolitana.
264.Della Porta, Della Moneca, De Turra, Buragnaed altri.
264.Della Porta, Della Moneca, De Turra, Buragnaed altri.
265.Capecelatro,Diario, I, p. 66.Giraffie tutti gli altri. Secondo il Verde (Raccontoecc.) esso fu fatto a cura dei Governatori dello Spedale della SS. Nunziata.
265.Capecelatro,Diario, I, p. 66.Giraffie tutti gli altri. Secondo il Verde (Raccontoecc.) esso fu fatto a cura dei Governatori dello Spedale della SS. Nunziata.
266.Per contrario noi sappiamo dagli scrittori contemporanei che gli Alemanni e gli Spagnuoli, che si resero a discrezione alle armi del popolo a S. Giovanni a Teduccio, a Pozzuoli, ed a S. Lorenzo non solo ebbero salva la vita ma anche in buona parte da mangiare e da bere (Capecelatro,O. c.I, 45;De Santis,O. c.p. 51 ed altri). Che anzi, narra il Pollio che “mentre regnava Thommaso Aniello li furono portati molti soldati Spagnuoli presi da quelli del popolo... et... (egli) li mandava via dicendo Questi sono soldati di S. E. mio compare, il quale l'intende parlare, et è buono a darli castigo, et li faceva portar salvi„ f. 48. Tanto è lungi dal vero che Masaniello potesse autorizzare la carneficina dei medesimi.
266.Per contrario noi sappiamo dagli scrittori contemporanei che gli Alemanni e gli Spagnuoli, che si resero a discrezione alle armi del popolo a S. Giovanni a Teduccio, a Pozzuoli, ed a S. Lorenzo non solo ebbero salva la vita ma anche in buona parte da mangiare e da bere (Capecelatro,O. c.I, 45;De Santis,O. c.p. 51 ed altri). Che anzi, narra il Pollio che “mentre regnava Thommaso Aniello li furono portati molti soldati Spagnuoli presi da quelli del popolo... et... (egli) li mandava via dicendo Questi sono soldati di S. E. mio compare, il quale l'intende parlare, et è buono a darli castigo, et li faceva portar salvi„ f. 48. Tanto è lungi dal vero che Masaniello potesse autorizzare la carneficina dei medesimi.
267.Vedi critica storica del de Dominici! Donde egli ricavò questo suo calcolo?
267.Vedi critica storica del de Dominici! Donde egli ricavò questo suo calcolo?
268.Questa testimonianza per me è sospetta. Il de Dominici dalla biblioteca de' Signori Valletta traeva le false scritture del notar Criscuolo e di Marco da Siena, fonti delle sue favolose invenzioni. Cf.Faraglia,Le memorie degli artisti Napoletani del de DominiciA. S. N. 1882 p. 329.
268.Questa testimonianza per me è sospetta. Il de Dominici dalla biblioteca de' Signori Valletta traeva le false scritture del notar Criscuolo e di Marco da Siena, fonti delle sue favolose invenzioni. Cf.Faraglia,Le memorie degli artisti Napoletani del de DominiciA. S. N. 1882 p. 329.
269.De Dominici,Vita dei pittori, scultori ed architetti napoletani, t. III, p. 226. Lo stesso dice nella vita di Aniello Falcone a p. 75.
269.De Dominici,Vita dei pittori, scultori ed architetti napoletani, t. III, p. 226. Lo stesso dice nella vita di Aniello Falcone a p. 75.
270.La leggenda, per quanto riguarda specialmente Salvator Rosa, è stata non ha guari, con lo stesso epistolario di costui smentita dal ch. Cesareo nella Vita premessa allePoesie e Lettere edite ed inedite di Salvator Rosat. I. p. 47 e ss.
270.La leggenda, per quanto riguarda specialmente Salvator Rosa, è stata non ha guari, con lo stesso epistolario di costui smentita dal ch. Cesareo nella Vita premessa allePoesie e Lettere edite ed inedite di Salvator Rosat. I. p. 47 e ss.
271.Il Rosa non con i pennelli, ma con la penna volle descrivere il pescivendolo suo conterraneo, nei noti versi della sua satiraLa Guerra, che ho messo in testa a questa scrittura.
271.Il Rosa non con i pennelli, ma con la penna volle descrivere il pescivendolo suo conterraneo, nei noti versi della sua satiraLa Guerra, che ho messo in testa a questa scrittura.
272.Questo quadro alcuni anni fa, per mia esortazione, disegnato con rara diligenza, e con vero intelletto d'amore, fu inciso all'acqua forte dal bravo artista Antonio Piccinni; ma con grande rincrescimento degli amatori delle cose Napoletane il lavoro bellissimo non fu in commercio.
272.Questo quadro alcuni anni fa, per mia esortazione, disegnato con rara diligenza, e con vero intelletto d'amore, fu inciso all'acqua forte dal bravo artista Antonio Piccinni; ma con grande rincrescimento degli amatori delle cose Napoletane il lavoro bellissimo non fu in commercio.
273.De DominiciO. c., t. III, p. 197. — Il quadro era conservato allora nella galleria del Cav. d. Antonio Piscicelli, ed ora ammirasi nel museo Nazionale di Napoli. È notevole che il de Dominici neppure fu esatto nel descrivere questo quadro dicendo che Masaniello era circondato dai suoi consultori e colleghi, e dai capi del popolo, ritratti così al naturale per antica testimonianza di vecchi, ch'erano stati spettatori di quella lunga tragedia, che altro non mancava se non il moto; mentre invece da ognuno si vede che Masaniello non ha intorno se non lazzari e gente del popolo.
273.De DominiciO. c., t. III, p. 197. — Il quadro era conservato allora nella galleria del Cav. d. Antonio Piscicelli, ed ora ammirasi nel museo Nazionale di Napoli. È notevole che il de Dominici neppure fu esatto nel descrivere questo quadro dicendo che Masaniello era circondato dai suoi consultori e colleghi, e dai capi del popolo, ritratti così al naturale per antica testimonianza di vecchi, ch'erano stati spettatori di quella lunga tragedia, che altro non mancava se non il moto; mentre invece da ognuno si vede che Masaniello non ha intorno se non lazzari e gente del popolo.
274.Cf.Lanzi,Storia pittorica, p. 209 ed. Bettoni, Milano 1841; ove è ricordato il quadro di cui parlo, dicendovisi però con poca precisione rappresentare un esercito di lazzaroni che applaudono Masaniello.
274.Cf.Lanzi,Storia pittorica, p. 209 ed. Bettoni, Milano 1841; ove è ricordato il quadro di cui parlo, dicendovisi però con poca precisione rappresentare un esercito di lazzaroni che applaudono Masaniello.
275.Gli storici narrano, che, in mezzo alla piazza del mercato nel giorno festivo della Madonna del Carmine, solevasi figurare un castello, difeso e assalito da ragazzi armati di canne divisi in due schiere dette degliAlarbie deiPacchiarotti. (Sollevazione dell'anno 1647.Ms. della Società Stor. Nap., f. 160). E dicono pure che, nei giorni precedenti alla sommossa, un tal fra Savino, converso del convento dei Carmelitani, aveva dati venti carlini a Masaniello pr comprarle.
275.Gli storici narrano, che, in mezzo alla piazza del mercato nel giorno festivo della Madonna del Carmine, solevasi figurare un castello, difeso e assalito da ragazzi armati di canne divisi in due schiere dette degliAlarbie deiPacchiarotti. (Sollevazione dell'anno 1647.Ms. della Società Stor. Nap., f. 160). E dicono pure che, nei giorni precedenti alla sommossa, un tal fra Savino, converso del convento dei Carmelitani, aveva dati venti carlini a Masaniello pr comprarle.
276.Dice ilCapecelatro,Diario, III, p. 316 che, finiti i tumulti, la moglie di Gennaro Annese presentossi al Conte d'Ognatte “con abito conveniente alla presente e non alla passata fortuna, con una semplice guarnuccia senza collare, e con la cuffia in testa all'uso del mercato„.
276.Dice ilCapecelatro,Diario, III, p. 316 che, finiti i tumulti, la moglie di Gennaro Annese presentossi al Conte d'Ognatte “con abito conveniente alla presente e non alla passata fortuna, con una semplice guarnuccia senza collare, e con la cuffia in testa all'uso del mercato„.
277.Cf.La casa di Masaniello. Qualche cosa di nuovo sul proposito aggiunge il Molini (c. 39): era, dice egli, “una Casuccia che a mano manca fuori dall'uscio attaccato al muro era una Vite alta tanto, che copriva quelle due fenestruccie, che guardavano nel Mercato, non essendoci altro di buono nella facciata che l'Arma dell'Imperatore Carlo Quinto„. Il Molini dice che era di marmo, ma pare non se ne ricordasse bene.
277.Cf.La casa di Masaniello. Qualche cosa di nuovo sul proposito aggiunge il Molini (c. 39): era, dice egli, “una Casuccia che a mano manca fuori dall'uscio attaccato al muro era una Vite alta tanto, che copriva quelle due fenestruccie, che guardavano nel Mercato, non essendoci altro di buono nella facciata che l'Arma dell'Imperatore Carlo Quinto„. Il Molini dice che era di marmo, ma pare non se ne ricordasse bene.
278.Così viene indicato, attribuendosi a Micco Spadaro, nelle Guide del R. Museo Borbonico. (V. Quaranta,Le Mystagogue1844 p. 234;Finati,Description du Musée royal Bourbon Galeries1844 p. 9 ecc.) L'Aloe nellaGuide pour la galerie des tableaux.P. II, 1843, p. 3 più correttamente crede il quadro di scuola Fiamminga. Negli inventarii dello stesso Museo si nota come ritratto di contadino o popolano, creduto di Masaniello. Esso è riprodotto con le stesse indicazioni di Masaniello e di Micco Spadaro nelMagasin pittoresquedell'a. 1819. Parigi p. 212.
278.Così viene indicato, attribuendosi a Micco Spadaro, nelle Guide del R. Museo Borbonico. (V. Quaranta,Le Mystagogue1844 p. 234;Finati,Description du Musée royal Bourbon Galeries1844 p. 9 ecc.) L'Aloe nellaGuide pour la galerie des tableaux.P. II, 1843, p. 3 più correttamente crede il quadro di scuola Fiamminga. Negli inventarii dello stesso Museo si nota come ritratto di contadino o popolano, creduto di Masaniello. Esso è riprodotto con le stesse indicazioni di Masaniello e di Micco Spadaro nelMagasin pittoresquedell'a. 1819. Parigi p. 212.
279.Campanile,DiarioMs. f. 19;De Santis,Istoria del tumulto di Napoli, p. 116, ediz. Gravier.
279.Campanile,DiarioMs. f. 19;De Santis,Istoria del tumulto di Napoli, p. 116, ediz. Gravier.
280.L'Occhialetto, Anno XV, n. 31.
280.L'Occhialetto, Anno XV, n. 31.
281.Monsignor Emilio Altieri nel 1644 da Papa Innocenzo X fu destinato Nunzio a Napoli ove stette otto anni fino al 1658. V. MonsignorNicolò Capece Galeota,Cenni storici dei Nunzii apostolici del Regno di Napoli, p. 55. Tra i bandi del tempo, nella biblioteca della Società Napoletana di Storia patria, si conserva una lettera a stampa di quel Nunzio, diretta “al fedelissimo popolo della fedelissima città di Napoli„. V'è scritto in capo “Signori miei„ e porta la data del 6 decembre 1647. Il Nunzio riferisce un breve del Papa “espressivo dei suoi cordiali sentimenti rivolti alla quiete e alla tranquillità„ ricorda d'aver esso collazionato “con ampia plenipotenza l'indulto generale„ e chiede di comunicare a voce “quel di più„ che da Sua Beatitudine aveva avuto commissione d'esporre. Finisce con le parole “et alle Signorie vostre bacio affettuosamente (sic) le mani„.
281.Monsignor Emilio Altieri nel 1644 da Papa Innocenzo X fu destinato Nunzio a Napoli ove stette otto anni fino al 1658. V. MonsignorNicolò Capece Galeota,Cenni storici dei Nunzii apostolici del Regno di Napoli, p. 55. Tra i bandi del tempo, nella biblioteca della Società Napoletana di Storia patria, si conserva una lettera a stampa di quel Nunzio, diretta “al fedelissimo popolo della fedelissima città di Napoli„. V'è scritto in capo “Signori miei„ e porta la data del 6 decembre 1647. Il Nunzio riferisce un breve del Papa “espressivo dei suoi cordiali sentimenti rivolti alla quiete e alla tranquillità„ ricorda d'aver esso collazionato “con ampia plenipotenza l'indulto generale„ e chiede di comunicare a voce “quel di più„ che da Sua Beatitudine aveva avuto commissione d'esporre. Finisce con le parole “et alle Signorie vostre bacio affettuosamente (sic) le mani„.
282.Archivio Storico Italiano, t. IX, p. 352.
282.Archivio Storico Italiano, t. IX, p. 352.
283.Carteggio degli ambasciatori Estensi a Napoli Cancellerianell'Archivio di Stato in Modena.
283.Carteggio degli ambasciatori Estensi a Napoli Cancellerianell'Archivio di Stato in Modena.
284.Il libro porta questo titolo:An exact history of the late revolutions in Naples.Londra, 1660 in 12.º Porta per epigrafe un passaggio di Livio, che dimostra la grande impressione prodotta dagli avvenimenti di Napoli in Inghilterra. Essi, come si dice nello stesso frontespizio, non trovano riscontro in alcuna antica o moderna istoria.
284.Il libro porta questo titolo:An exact history of the late revolutions in Naples.Londra, 1660 in 12.º Porta per epigrafe un passaggio di Livio, che dimostra la grande impressione prodotta dagli avvenimenti di Napoli in Inghilterra. Essi, come si dice nello stesso frontespizio, non trovano riscontro in alcuna antica o moderna istoria.
285.La prima di queste due edizioni, che io conosco, ma che, come dicesi nel frontespizio, è la seconda fatta colà, migliorata ed accresciuta, porta il seguente titolo:Wonderlijcke Op, ende Ondergang van Tomaso Aniello, met de beroerten tot Neapolis. (Meravigliosa salita e caduta di Tommaso Aniello con la sollevazione di Napoli)Haerlem 1552, in 12º. Il libro ha il frontispizio istoriato ed e diviso in due parti; la prima di pp. 400 contiene la traduzione in fiammingo delle 10 giornate di Alessandro Giraffi con una vignetta o figura per ogni giornata, ove sono rappresentati in modo e costume affatto arbitrarii gli avvenimenti del luglio 1647, con tre annotazioni, sull'assedio e presa di Napoli per Belisario, sui tumulti per l'inquisizione e sul primo Masaniello del 1547, e sulla sollevazione della plebe del 1585. La seconda parte di pp. 256 porta il titolo:Tweede deel vande Napelsche Beroerten, (Seconda parte della sollevazione Napolitana)e contiene il seguito di questa fino alla resa di Napoli agli spagnoli. Il ritratto di Masaniello sta a pag. 3 della Parte II. Il libro, non comune, trovasi nella biblioteca della Società Napolitana di storia Patria. — L'altra edizione, che è la sesta Olandese, porta il titolo:Het eerste deel der Napelsche beroerte met de Wonderlijcke Op, en Ondergang van Masaniello, Uyt het Italiaensch vertaelt door Luon B. (?) den sesten Druck (La prima parte della sollevazione con la maravigliosa salita e caduta di Masaniello dall'italiano tradotta da Luon B. (?), sesta edizione)Amsterdam, 1664 in 12.º dalla p. 1 a 240. Segue:Het tweede deel der Napelsche beroerte, of verhael van t'rustige opset des selven volcks, om sich en het puntscae? Rijch t'ontlasten van t'onverdragelijcke juch der Spanjarden etc. etc. (La seconda parte della Napoletana sollevazione, o Racconto dell'ardita rivolta dello stesso popolo per liberar se e il regno dall'insopportabile giogo degli Spagnuoliecc.) Amsterdam, 1664, in 12º p. 1 a 312. — Segue:Vervolgh en eynde vande Napelsche beroerte; of beknopt verhael hoe' tselve volck, na veel tegeniveers, weder onder de gehoorsamheydt vau Spenje geruccht Milsgaders het Oproer en den jaare 1547 opgeresen onder Mas'Aniello di Costa Sorrentino. (Seguito e fine della Napolitana sollevazione, ossia breve narrazione del come lo stesso popolo dopo molta lotta di nuovo fu messo sotto l'ubbidienza di Spagna. Insieme col tumulto sorto nell'anno 1547 sotto Masaniello di costa Sorrentina)Amsterdam p. 1-49-72. — Debbo al ch. collega ed amico Benedetto Croce la correzione e la interpretazione dei titoli di questo libro; dei quali parecchi anni fa ebbi trascritta la notizia dal noto bibliografo nostro cav. Gennaro Vico. Il Croce per tradurli dall'Olandese in Italiano ha dovuto prima con non comune perspicacia emendare gli errori, in cui per poca cognizione del carattere teutonico cadde chi faceva quella copia.
285.La prima di queste due edizioni, che io conosco, ma che, come dicesi nel frontespizio, è la seconda fatta colà, migliorata ed accresciuta, porta il seguente titolo:Wonderlijcke Op, ende Ondergang van Tomaso Aniello, met de beroerten tot Neapolis. (Meravigliosa salita e caduta di Tommaso Aniello con la sollevazione di Napoli)Haerlem 1552, in 12º. Il libro ha il frontispizio istoriato ed e diviso in due parti; la prima di pp. 400 contiene la traduzione in fiammingo delle 10 giornate di Alessandro Giraffi con una vignetta o figura per ogni giornata, ove sono rappresentati in modo e costume affatto arbitrarii gli avvenimenti del luglio 1647, con tre annotazioni, sull'assedio e presa di Napoli per Belisario, sui tumulti per l'inquisizione e sul primo Masaniello del 1547, e sulla sollevazione della plebe del 1585. La seconda parte di pp. 256 porta il titolo:Tweede deel vande Napelsche Beroerten, (Seconda parte della sollevazione Napolitana)e contiene il seguito di questa fino alla resa di Napoli agli spagnoli. Il ritratto di Masaniello sta a pag. 3 della Parte II. Il libro, non comune, trovasi nella biblioteca della Società Napolitana di storia Patria. — L'altra edizione, che è la sesta Olandese, porta il titolo:Het eerste deel der Napelsche beroerte met de Wonderlijcke Op, en Ondergang van Masaniello, Uyt het Italiaensch vertaelt door Luon B. (?) den sesten Druck (La prima parte della sollevazione con la maravigliosa salita e caduta di Masaniello dall'italiano tradotta da Luon B. (?), sesta edizione)Amsterdam, 1664 in 12.º dalla p. 1 a 240. Segue:Het tweede deel der Napelsche beroerte, of verhael van t'rustige opset des selven volcks, om sich en het puntscae? Rijch t'ontlasten van t'onverdragelijcke juch der Spanjarden etc. etc. (La seconda parte della Napoletana sollevazione, o Racconto dell'ardita rivolta dello stesso popolo per liberar se e il regno dall'insopportabile giogo degli Spagnuoliecc.) Amsterdam, 1664, in 12º p. 1 a 312. — Segue:Vervolgh en eynde vande Napelsche beroerte; of beknopt verhael hoe' tselve volck, na veel tegeniveers, weder onder de gehoorsamheydt vau Spenje geruccht Milsgaders het Oproer en den jaare 1547 opgeresen onder Mas'Aniello di Costa Sorrentino. (Seguito e fine della Napolitana sollevazione, ossia breve narrazione del come lo stesso popolo dopo molta lotta di nuovo fu messo sotto l'ubbidienza di Spagna. Insieme col tumulto sorto nell'anno 1547 sotto Masaniello di costa Sorrentina)Amsterdam p. 1-49-72. — Debbo al ch. collega ed amico Benedetto Croce la correzione e la interpretazione dei titoli di questo libro; dei quali parecchi anni fa ebbi trascritta la notizia dal noto bibliografo nostro cav. Gennaro Vico. Il Croce per tradurli dall'Olandese in Italiano ha dovuto prima con non comune perspicacia emendare gli errori, in cui per poca cognizione del carattere teutonico cadde chi faceva quella copia.
286.Palazzo,Aquilae austricae. Pars secunda, Venetiis, in fol. Il ritratto con quelli di altri personaggi del tempo vedesi a p. 258 del t. VIII.
286.Palazzo,Aquilae austricae. Pars secunda, Venetiis, in fol. Il ritratto con quelli di altri personaggi del tempo vedesi a p. 258 del t. VIII.
287.Brachelio,Historia sui temporis rerum bello et pace per Europam et imperium romanum gestarum Colonias. a. in 12.º — A pag. 277 trovasi il ritratto di Masaniello con questa epigrafe:Thomaso Aniello d'Amalfi populi neapolitani rebellici dux.
287.Brachelio,Historia sui temporis rerum bello et pace per Europam et imperium romanum gestarum Colonias. a. in 12.º — A pag. 277 trovasi il ritratto di Masaniello con questa epigrafe:Thomaso Aniello d'Amalfi populi neapolitani rebellici dux.
288.Questa edizione fu da me descritta nellaCasa e famiglia di Masaniello. Il ritratto di Masaniello è ripetuto con diversa posizione in un'altra posteriore ediz. di Londra con la seguente leggenda sotto:qui pecunia non movetur, hunc dignum spectatu arbitramur. Cicero.— L'edizione del secolo seguente porta questo titolo:The remarkable History of the rise and fall of Masaniello the Fisherman of Naples.London 1756.
288.Questa edizione fu da me descritta nellaCasa e famiglia di Masaniello. Il ritratto di Masaniello è ripetuto con diversa posizione in un'altra posteriore ediz. di Londra con la seguente leggenda sotto:qui pecunia non movetur, hunc dignum spectatu arbitramur. Cicero.— L'edizione del secolo seguente porta questo titolo:The remarkable History of the rise and fall of Masaniello the Fisherman of Naples.London 1756.
289.Zani,Enciclopedia metodica, critico-ragionata delle Belle Arti. P. I, vol. III. Parma tipografia Ducale 1820 p. 9.
289.Zani,Enciclopedia metodica, critico-ragionata delle Belle Arti. P. I, vol. III. Parma tipografia Ducale 1820 p. 9.
290.Molini Sebastiano,La vera solevatione di Masaniello, Cod. cart. del secolo XVII (21 x 29 cm.) di carte 176 numerate della biblioteca universitaria di Bologna segnato col n. 2466. Appartenne in prima alla biblioteca di San Salvatore del Reno dei canonici regolari lateranensi, dove era segnato col n. 271. Passò per qualche tempo nella biblioteca nazionale di Parigi, come si rileva dal bollo in inchiostro rosso di forma rotonda che si vede segnato in alcune carte (cc. 176 v., e nella carta bianca in ultimo) colle parole:Bibliothèque Nationale, ed il monogramma:R(république)F(française). Dovette essere restituito all'Italia dopo il 1815. È legato in pergamena molle e non è in buono stato. — Il Diario in 253 giornate comincia col 7 luglio 1647 e finisce ai 15 aprile 1648. Da c. 143 v. sino a 176 seguono 386 ottave scritte a due colonne, che sono, come dice il Molini “Originale tradotto dalla prosa predetta in 8.ª rima da un copista di essa per mia mera sattisfactione da cui intenderai tutto il successo con maggior brevità ma non tanto distintamente quanto dalla prosa; essendochè l'autore parla di sole quelle cose quali a lui medemo sono successe ed alla poesia vi si aggiunge qualche altra invenzione per abbellirla e vivi felice„. Tutte le pagine sono inquadrate da fregi fatti a penna.
290.Molini Sebastiano,La vera solevatione di Masaniello, Cod. cart. del secolo XVII (21 x 29 cm.) di carte 176 numerate della biblioteca universitaria di Bologna segnato col n. 2466. Appartenne in prima alla biblioteca di San Salvatore del Reno dei canonici regolari lateranensi, dove era segnato col n. 271. Passò per qualche tempo nella biblioteca nazionale di Parigi, come si rileva dal bollo in inchiostro rosso di forma rotonda che si vede segnato in alcune carte (cc. 176 v., e nella carta bianca in ultimo) colle parole:Bibliothèque Nationale, ed il monogramma:R(république)F(française). Dovette essere restituito all'Italia dopo il 1815. È legato in pergamena molle e non è in buono stato. — Il Diario in 253 giornate comincia col 7 luglio 1647 e finisce ai 15 aprile 1648. Da c. 143 v. sino a 176 seguono 386 ottave scritte a due colonne, che sono, come dice il Molini “Originale tradotto dalla prosa predetta in 8.ª rima da un copista di essa per mia mera sattisfactione da cui intenderai tutto il successo con maggior brevità ma non tanto distintamente quanto dalla prosa; essendochè l'autore parla di sole quelle cose quali a lui medemo sono successe ed alla poesia vi si aggiunge qualche altra invenzione per abbellirla e vivi felice„. Tutte le pagine sono inquadrate da fregi fatti a penna.
291.Molini, Ms. f. 4.
291.Molini, Ms. f. 4.
292.Molini, postilla in ultimo del Ms.
292.Molini, postilla in ultimo del Ms.
293.Nell'esemplare del Ms. conservato nel Museo dell'Archivio di Stato di Napoli che porta il titolo:Successi historici raccolti dalla sollevatione di Napoli dalli 7 di luglio 1647 ino a 6 aprile 1648 perInnocenzo Fuidoro (Vincenzo D'Onofrio), si trovano 23 incisioni che rappresentano i principali personaggi dell'epoca. Così pure nella Parte 2.ª dei dettiSuccessi Historiciposseduta dall'egregio Principe di Gesualdo, che io ebbi occasione di vedere parecchi anni fa, da me fu osservato lo stesso.
293.Nell'esemplare del Ms. conservato nel Museo dell'Archivio di Stato di Napoli che porta il titolo:Successi historici raccolti dalla sollevatione di Napoli dalli 7 di luglio 1647 ino a 6 aprile 1648 perInnocenzo Fuidoro (Vincenzo D'Onofrio), si trovano 23 incisioni che rappresentano i principali personaggi dell'epoca. Così pure nella Parte 2.ª dei dettiSuccessi Historiciposseduta dall'egregio Principe di Gesualdo, che io ebbi occasione di vedere parecchi anni fa, da me fu osservato lo stesso.
294.Anche ilConfortoarricchisce i suoiAnnali del RegnoMs. con figure.
294.Anche ilConfortoarricchisce i suoiAnnali del RegnoMs. con figure.
295.Nell'altro esemplare della Parte 1.ª del Fuidoro, che si conserva nella biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria a cc. 2 si vede una figura di Masaniello fatta a penna, ed a fianco si legge:Tomas' Aniello d'Amalfi copiato da quello, che fu stampato in Parigi e con cautela fu fatto vedere a' curiosi in Napoli, et delle quattro parti ne sono tre al naturale per quello che testifica chi se lo ricorda nel 1647, che ne furono portati li ritratti à pennello in più Paesi in quel tempo.Un altro ritratto e penna si trova in un Ms. dei principii del secolo XVIII della stessa Società Napoletana di Storia Patria intitolato:Sollevatione dell'anno 1647, a p. 155.
295.Nell'altro esemplare della Parte 1.ª del Fuidoro, che si conserva nella biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria a cc. 2 si vede una figura di Masaniello fatta a penna, ed a fianco si legge:Tomas' Aniello d'Amalfi copiato da quello, che fu stampato in Parigi e con cautela fu fatto vedere a' curiosi in Napoli, et delle quattro parti ne sono tre al naturale per quello che testifica chi se lo ricorda nel 1647, che ne furono portati li ritratti à pennello in più Paesi in quel tempo.Un altro ritratto e penna si trova in un Ms. dei principii del secolo XVIII della stessa Società Napoletana di Storia Patria intitolato:Sollevatione dell'anno 1647, a p. 155.
296.I banditi portavano “le chiome legate e nel collo unmoccaturo„. (Pollio,Hist.cit. f. 233). Una tale acconciatura del capo dal Valentino (La mezacanna, parmo IV, p. 177 ediz. Porcelli) è chiamata lachiomeraocapellera de sbannite.
296.I banditi portavano “le chiome legate e nel collo unmoccaturo„. (Pollio,Hist.cit. f. 233). Una tale acconciatura del capo dal Valentino (La mezacanna, parmo IV, p. 177 ediz. Porcelli) è chiamata lachiomeraocapellera de sbannite.
297.Così chiamavansi gli abati dimezza sottana. Cf.Campanile,DiarioMs. f. 13 mihi.
297.Così chiamavansi gli abati dimezza sottana. Cf.Campanile,DiarioMs. f. 13 mihi.
298.Pollio,Historiacit f. 233.
298.Pollio,Historiacit f. 233.
299.Non voglio però trasandare la notizia di una figura autentica e curiosa che riguarda la contesa tra i francesi e gli spagnuoli. Vedesi a c. 75 v. 76 col titolo:La Déroute des Espaignols dans la ville de Naples e l'arrivée de M. Le Duc de Guise.(0,45 x 0,36). Questa incisione in rame, di un bel gusto francese, è una satira finissima: vi sono rappresentati le Français, le Napolitain, l'Espaignole e le Valet. Sotto ognuno di essi è scritta una quartina, il 1.º dice:Considerant de loin ce Senor aux aboisJe puis dire au malheur lui toujours l'accompaigne.Naples ton mal a tort de ce dire françaisPuis que cest tout abon quil affligge l'Espaigne.Il 2.º:Il y fait un peu chaud, mai il le faut souffrirCest la le moidre effet de ta concupiscenzeEt te feray suer (sans vouloir te guérir)Et jusques a la mort durer ta penitence.Lo Spagnuolo, che è messo in una botte dalla quale esce solo la testa, e che è circondata di fuoco, dice:Reduit au triste Estat, ou le malheur m'a mis.Attaint d'un malefice honteux et miserable,J'Escume de depit, je bave, je fremisEt j'ay peur que mon mal ne se treuve incurable.Il servo dice:Je fais se que je puis sans en venir a boutJe chauffe des frotoirs, mais que sert ce remede?On la deja frotté dos et ventre et par toutEt l'on le fait suer sans que rien luy succede.
299.Non voglio però trasandare la notizia di una figura autentica e curiosa che riguarda la contesa tra i francesi e gli spagnuoli. Vedesi a c. 75 v. 76 col titolo:La Déroute des Espaignols dans la ville de Naples e l'arrivée de M. Le Duc de Guise.(0,45 x 0,36). Questa incisione in rame, di un bel gusto francese, è una satira finissima: vi sono rappresentati le Français, le Napolitain, l'Espaignole e le Valet. Sotto ognuno di essi è scritta una quartina, il 1.º dice:
Considerant de loin ce Senor aux aboisJe puis dire au malheur lui toujours l'accompaigne.Naples ton mal a tort de ce dire françaisPuis que cest tout abon quil affligge l'Espaigne.
Considerant de loin ce Senor aux abois
Je puis dire au malheur lui toujours l'accompaigne.
Naples ton mal a tort de ce dire français
Puis que cest tout abon quil affligge l'Espaigne.
Il 2.º:
Il y fait un peu chaud, mai il le faut souffrirCest la le moidre effet de ta concupiscenzeEt te feray suer (sans vouloir te guérir)Et jusques a la mort durer ta penitence.
Il y fait un peu chaud, mai il le faut souffrir
Cest la le moidre effet de ta concupiscenze
Et te feray suer (sans vouloir te guérir)
Et jusques a la mort durer ta penitence.
Lo Spagnuolo, che è messo in una botte dalla quale esce solo la testa, e che è circondata di fuoco, dice:
Reduit au triste Estat, ou le malheur m'a mis.Attaint d'un malefice honteux et miserable,J'Escume de depit, je bave, je fremisEt j'ay peur que mon mal ne se treuve incurable.
Reduit au triste Estat, ou le malheur m'a mis.
Attaint d'un malefice honteux et miserable,
J'Escume de depit, je bave, je fremis
Et j'ay peur que mon mal ne se treuve incurable.
Il servo dice:
Je fais se que je puis sans en venir a boutJe chauffe des frotoirs, mais que sert ce remede?On la deja frotté dos et ventre et par toutEt l'on le fait suer sans que rien luy succede.
Je fais se que je puis sans en venir a bout
Je chauffe des frotoirs, mais que sert ce remede?
On la deja frotté dos et ventre et par tout
Et l'on le fait suer sans que rien luy succede.
300.Nella pagina del Molini, ov'è attaccato il ritratto, si legge: “Questa mattina 6 luglio 1647 giorno di sabbato. Io me ne andai conforme in solito mio di giorni tali alla pietra del Pesce, ed uscii fuori alla cabbella, e trovai questa bella figura che mi haveva portato molte volte del pesce, quando stava all'altro convento, e vedendolo tutto sossopra feci buon animo e gli addimandai se haveva niente di buono, egli mi si voltò dicendo haggio lo malanno che vi colga, avevo pigliati alcuni pesci con l'hamo, e questi ufficiali della gabella, per non l'haver pagata me l'hanno levato, ma se campo, che non sii ucciso, me la pagheranno ben loro a me. Dicendo, si haggia patienza io, habbila anchora tu monacho mio, e così dietro la marina se ne sparì, ed io me ne tornai dentro, fra me dicendo oh che gran pazzo.
300.Nella pagina del Molini, ov'è attaccato il ritratto, si legge: “Questa mattina 6 luglio 1647 giorno di sabbato. Io me ne andai conforme in solito mio di giorni tali alla pietra del Pesce, ed uscii fuori alla cabbella, e trovai questa bella figura che mi haveva portato molte volte del pesce, quando stava all'altro convento, e vedendolo tutto sossopra feci buon animo e gli addimandai se haveva niente di buono, egli mi si voltò dicendo haggio lo malanno che vi colga, avevo pigliati alcuni pesci con l'hamo, e questi ufficiali della gabella, per non l'haver pagata me l'hanno levato, ma se campo, che non sii ucciso, me la pagheranno ben loro a me. Dicendo, si haggia patienza io, habbila anchora tu monacho mio, e così dietro la marina se ne sparì, ed io me ne tornai dentro, fra me dicendo oh che gran pazzo.
301.Ecco le parole del Molini: “Giovedì 11 luglio 1647. Giornata quinta. Questa notte Masaniello non fidandosi per qualche tradimento, come gli era successo la mattina col Perrone, salì a cavallo, come quì si vede con una moltitudine delli più vili, circondando dentro e fuori la città i posti s'erano ben custoditi, come anco osservando se tutti avevano fatte le illuminazioni, come al suo comando, e questo lo vedessimo noi quando passò, perchè osservai molto bene, avanti che andassimo a dormire, sebbene tutta la notte altro non si faceva che suonare le due campane già dette, cioè il Carmine e S. Lorenzo„. Ma è poi vero tutto quello che dice? In quel giorno. Masaniello s'era recato a presentare al Vicerè i capitoli dell'accordo, stabiliti dopo molta discussione. E uscito di palazzo, quando già “sopravveniva la notte„, (Capecelatro I, p. 68) tornò al Mercato ricondotto in carrozza dal Cardinale. Niun altro narra che dopo andasse vagando per la città a cavallo. Invece attesta il Campanile,Mss. cit.che “Masaniello ritiratosi si spogliò degli abiti di tela d'argento, e si rivestì de' suoi soliti cenci, e consumò tutta quella notte ed il giorno seguente in dare varji provvedimenti intorno le cose concernenti la grascia„. E il Capecelatrop. 69aggiunge “che comandò ancorchè di notte che si troncassero le teste a quattordici persone imputate d'essere banditi„. La verità quindi può ridursi a quello che sta scritto nelDiarioAnonimo conservato nella biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria. “Per questo suspetto di banditi succedè altra rivolutione, et le voci serra serra per la città, standone tutta la notte con le guardie et lumi per le finestre a tutte le strade, suonando la campana di S. Lorenzo ad orme„. Delle luminarie, del popolo che vigilava in armi, e del suono delle campane di S. Giovanni a Carbonara a sera, e del Mercato e s. Agostino la notte, parla anche Giraffio. c. p. 131.
301.Ecco le parole del Molini: “Giovedì 11 luglio 1647. Giornata quinta. Questa notte Masaniello non fidandosi per qualche tradimento, come gli era successo la mattina col Perrone, salì a cavallo, come quì si vede con una moltitudine delli più vili, circondando dentro e fuori la città i posti s'erano ben custoditi, come anco osservando se tutti avevano fatte le illuminazioni, come al suo comando, e questo lo vedessimo noi quando passò, perchè osservai molto bene, avanti che andassimo a dormire, sebbene tutta la notte altro non si faceva che suonare le due campane già dette, cioè il Carmine e S. Lorenzo„. Ma è poi vero tutto quello che dice? In quel giorno. Masaniello s'era recato a presentare al Vicerè i capitoli dell'accordo, stabiliti dopo molta discussione. E uscito di palazzo, quando già “sopravveniva la notte„, (Capecelatro I, p. 68) tornò al Mercato ricondotto in carrozza dal Cardinale. Niun altro narra che dopo andasse vagando per la città a cavallo. Invece attesta il Campanile,Mss. cit.che “Masaniello ritiratosi si spogliò degli abiti di tela d'argento, e si rivestì de' suoi soliti cenci, e consumò tutta quella notte ed il giorno seguente in dare varji provvedimenti intorno le cose concernenti la grascia„. E il Capecelatrop. 69aggiunge “che comandò ancorchè di notte che si troncassero le teste a quattordici persone imputate d'essere banditi„. La verità quindi può ridursi a quello che sta scritto nelDiarioAnonimo conservato nella biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria. “Per questo suspetto di banditi succedè altra rivolutione, et le voci serra serra per la città, standone tutta la notte con le guardie et lumi per le finestre a tutte le strade, suonando la campana di S. Lorenzo ad orme„. Delle luminarie, del popolo che vigilava in armi, e del suono delle campane di S. Giovanni a Carbonara a sera, e del Mercato e s. Agostino la notte, parla anche Giraffio. c. p. 131.
302.Trascrivo quello che il Molini dice a proposito diMasaniello fuori di sea cavallo. “Lunedì 15 luglio. Giornata nona. Nell'uscire come al solito intesi come Masaniello era andato avanti giorno a cavallo alla Cavallerizza del Re, et che aveva messo sossopra tutti, in particolare il Mastro di Stalla. E lo fece cavalcare molti cavalli, e smontato lui voleva far da bravo e comandare come prattico, ma non sapeva quello che si facesse, e se non erano quelli che li governano sarebbe stato ucciso dalli cavalli. E vedutosi in pericolo si risolse di salire e di tornare a Napoli. Il primo ch'ei fece, andò a ritrovare il sig. D. Carlo Caraccioli Cavallerizzo maggiore di sua Maestà, e trovato che l'ebbe, li principiò a dire, che non era sua arte di tenere un grado simile, et che era stato a visitare i cavalli et che il Re era molto mal servito, e che se lui non prevedeva, saria stato pensiero il suo rimediare. Il detto Signore disse: Per servire V. S. se così comanda, voglio andare mò mò a fare la mia parte. Lui rispose farete bene, che infrattanto io rimedierò ad altri inconvenienti. E volto il cavallo seguitato da quelli ch'erano con lui, e come pazzo girando per Napoli facea serrar botteghe, tagliar teste a quelli che gli parevano in fragranti crimine, come anco a cavaglieri che trovava in carrozza, li faceva smontare di carrozza, come anco a quelli che trovava a cavallo, facendoli bravate e spropositatamente comandandoli che stessero vigilanti ad ogni suo cenno quando volesse comporre le leggi. T'assicuro lettore che se gli avessi veduti et udito parlare come ho veduto io, che pure lo vidi a Toledo ad una carrozza alla lontana, però mi fu detto che quelli signori piangevano a sentirsi oltraggiati e minacciati fin nella propria vita, saresti fuori di te„.
302.Trascrivo quello che il Molini dice a proposito diMasaniello fuori di sea cavallo. “Lunedì 15 luglio. Giornata nona. Nell'uscire come al solito intesi come Masaniello era andato avanti giorno a cavallo alla Cavallerizza del Re, et che aveva messo sossopra tutti, in particolare il Mastro di Stalla. E lo fece cavalcare molti cavalli, e smontato lui voleva far da bravo e comandare come prattico, ma non sapeva quello che si facesse, e se non erano quelli che li governano sarebbe stato ucciso dalli cavalli. E vedutosi in pericolo si risolse di salire e di tornare a Napoli. Il primo ch'ei fece, andò a ritrovare il sig. D. Carlo Caraccioli Cavallerizzo maggiore di sua Maestà, e trovato che l'ebbe, li principiò a dire, che non era sua arte di tenere un grado simile, et che era stato a visitare i cavalli et che il Re era molto mal servito, e che se lui non prevedeva, saria stato pensiero il suo rimediare. Il detto Signore disse: Per servire V. S. se così comanda, voglio andare mò mò a fare la mia parte. Lui rispose farete bene, che infrattanto io rimedierò ad altri inconvenienti. E volto il cavallo seguitato da quelli ch'erano con lui, e come pazzo girando per Napoli facea serrar botteghe, tagliar teste a quelli che gli parevano in fragranti crimine, come anco a cavaglieri che trovava in carrozza, li faceva smontare di carrozza, come anco a quelli che trovava a cavallo, facendoli bravate e spropositatamente comandandoli che stessero vigilanti ad ogni suo cenno quando volesse comporre le leggi. T'assicuro lettore che se gli avessi veduti et udito parlare come ho veduto io, che pure lo vidi a Toledo ad una carrozza alla lontana, però mi fu detto che quelli signori piangevano a sentirsi oltraggiati e minacciati fin nella propria vita, saresti fuori di te„.
303.Il fratello di Masaniello, che ebbe parte nella rivoluzione chiamavasi senza alcun dubbio Giovanni, come attestano l'atto di nascita, e quasi tutti gli scrittori del tempo; soli, questo Diarista ed il Giraffi gli danno il nome di Matteo. Or come spiegare questa discrepanza in persone contemporanee e in testimoni oculari dei fatti che narrano? Io per me credo che Matteo fosse un soprannome, aggiunto volgarmente al nome di Giovanni, secondo il costume della nostra plebe; e che quindi costoro, come forestieri, lo adoprarono non sapendo il vero nome di battesimo.E qui cade opportuno rettificare uno sbaglio, in cui caddi, quando nel mio lavoro:La famiglia di Masaniellopubblicai la fede di nascita di questo Giovanni, ed anche aggiungere un nuovo particolare intorno al medesimo, che allora pare mi sfuggì. Ho rilevato l'uno e l'altro dalla p. 21 del recente opuscolo del Guiscardi che appresso citerò. Giovanni d'Amalfi nacque ai 3 giugno 1624, non ai 26 maggio 1625 come io stampai. L'errore per metà fu mio, per metà del tipografo; poichè quando trent'anni fa trassi quella notizia dai Registri Parrocchiali di S. Caterina al Mercato, notai la data del giorno e del mese che sta sull'atto della pagina, senza badare che quella mutava nel mezzo, e così segnai il 26 maggio. Il tipografo fece il resto, che stampò 1625 invece di 1624 come io teneva nella mia scheda che ora ho riveduta. D'altronde contento di aver trovato l'atto della nascita di Giovanni più non lessi innante, e così non vidi che nello stesso giorno era notato un altro figliuolo di Francesco d'Amalfi, gemello di Giovanni e chiamato nel battesimo Giuseppe Carmine, il quale probabilmente dovette morire in giovane età, ed in modo certamente prima del 1647.
303.Il fratello di Masaniello, che ebbe parte nella rivoluzione chiamavasi senza alcun dubbio Giovanni, come attestano l'atto di nascita, e quasi tutti gli scrittori del tempo; soli, questo Diarista ed il Giraffi gli danno il nome di Matteo. Or come spiegare questa discrepanza in persone contemporanee e in testimoni oculari dei fatti che narrano? Io per me credo che Matteo fosse un soprannome, aggiunto volgarmente al nome di Giovanni, secondo il costume della nostra plebe; e che quindi costoro, come forestieri, lo adoprarono non sapendo il vero nome di battesimo.
E qui cade opportuno rettificare uno sbaglio, in cui caddi, quando nel mio lavoro:La famiglia di Masaniellopubblicai la fede di nascita di questo Giovanni, ed anche aggiungere un nuovo particolare intorno al medesimo, che allora pare mi sfuggì. Ho rilevato l'uno e l'altro dalla p. 21 del recente opuscolo del Guiscardi che appresso citerò. Giovanni d'Amalfi nacque ai 3 giugno 1624, non ai 26 maggio 1625 come io stampai. L'errore per metà fu mio, per metà del tipografo; poichè quando trent'anni fa trassi quella notizia dai Registri Parrocchiali di S. Caterina al Mercato, notai la data del giorno e del mese che sta sull'atto della pagina, senza badare che quella mutava nel mezzo, e così segnai il 26 maggio. Il tipografo fece il resto, che stampò 1625 invece di 1624 come io teneva nella mia scheda che ora ho riveduta. D'altronde contento di aver trovato l'atto della nascita di Giovanni più non lessi innante, e così non vidi che nello stesso giorno era notato un altro figliuolo di Francesco d'Amalfi, gemello di Giovanni e chiamato nel battesimo Giuseppe Carmine, il quale probabilmente dovette morire in giovane età, ed in modo certamente prima del 1647.
304.Nel sabato 13 luglio, come narra il Capecelatro, Masaniello inviò suo fratello a riverire il Vicerè, ed egli v'andò vestito di lama d'oro turchina (Capecelatro,Diario, t. I, p. 73); secondo altri di lama turchina (Donzelli,Parten. Liberata, p. 53).
304.Nel sabato 13 luglio, come narra il Capecelatro, Masaniello inviò suo fratello a riverire il Vicerè, ed egli v'andò vestito di lama d'oro turchina (Capecelatro,Diario, t. I, p. 73); secondo altri di lama turchina (Donzelli,Parten. Liberata, p. 53).
305.La moglie e la sorella di Masaniello, a giudizio del Capecelatro (O c.I, 105) erano, secondo il basso stato, di gentile aspetto. E il Molini, che dice d'essersi trovato presente a tutto, narra così una baruffa tra esse e Masaniello: “Arrivò (Masaniello) al Mercato tutto bagnato correndo in casa, onde arrivato anche io solo a mezzo, il cominciai a udire gridare con quelle sue donne. I' feci buon animo e mi accostai più avanti, et eccolo farsi alla finestra manca borbottando non so che si dicessero, vidi che prese sua sorella, e correndo la moglie, volendosi forse sciffare (sic), le percosse, Lui diede a tutte due mano di buffettoni che si udiva ben bene. Queste tornavano alla finestra fortemente gridando, venite, venite a legarlo ch'è impazzito, così dicendo egli salì le due scalette, ma non potè uscire, perchè fu incontrato da suo cognato, che cominciando a gridar seco per le donne, gli disse, che udii, tu pure vuoi le tue? il cugnato vedendoli così propositato gli porse una lettera... ed egli pigliandola gli diè due calci di dietro„.
305.La moglie e la sorella di Masaniello, a giudizio del Capecelatro (O c.I, 105) erano, secondo il basso stato, di gentile aspetto. E il Molini, che dice d'essersi trovato presente a tutto, narra così una baruffa tra esse e Masaniello: “Arrivò (Masaniello) al Mercato tutto bagnato correndo in casa, onde arrivato anche io solo a mezzo, il cominciai a udire gridare con quelle sue donne. I' feci buon animo e mi accostai più avanti, et eccolo farsi alla finestra manca borbottando non so che si dicessero, vidi che prese sua sorella, e correndo la moglie, volendosi forse sciffare (sic), le percosse, Lui diede a tutte due mano di buffettoni che si udiva ben bene. Queste tornavano alla finestra fortemente gridando, venite, venite a legarlo ch'è impazzito, così dicendo egli salì le due scalette, ma non potè uscire, perchè fu incontrato da suo cognato, che cominciando a gridar seco per le donne, gli disse, che udii, tu pure vuoi le tue? il cugnato vedendoli così propositato gli porse una lettera... ed egli pigliandola gli diè due calci di dietro„.
306.Chi fosse questo cognato di Masaniello non è facile con tutta precisione accertare. Parecchi storici e diaristi del tempo narrano di un cognato di Masaniello, uomo molto seguito nella plebe, ma senza indicarne il nome. Secondo alcuni egli era pizzicagnolo (Giraffi, p. 242, ediz. 1648); secondo altri potecaro di frutti (Pollio,Istoria) e secondo altri farmacista d'infima condizione (De Turre,O. c.p. 99). Pochi lo chiamano Girolamo Donnarumma (Donzelli,O. c.p. 138;De Santis,O. c.p. 212;Capecelatro, II, 40;Della Monica,O. c.p. 158 v, il quale altrove aggiunge che fu impiccato nel decembre 1648, f. 625).D'altra parte nella fede di matrimonio di Grazia, sorella di Masaniello, sposata ai 27 gennaio 1641, che io pubblicai nel citato mio opuscolo, lo sposo porta il nome di Cesare di Roma di Gragnano. Però avendo io esaminato i fuochi di quel Comune nell'Archivio di Stato non rinvenni affatto tra essi il casato diRoma, e invece vi trovai frequente quello diDonnarumma. Per chiarire la contraddizione ho voluto pure riscontrare il decreto della Curia Arcivescovile rilasciato per questo matrimonio, ma per gli anni 1640 e 1641 non si trova ivi alcun decreto, che riguardi Grazia d'Amalfi e Cesare di Roma. Aspettiamo dunque dal tempo qualche altro documento che ci illumini sul proposito.
306.Chi fosse questo cognato di Masaniello non è facile con tutta precisione accertare. Parecchi storici e diaristi del tempo narrano di un cognato di Masaniello, uomo molto seguito nella plebe, ma senza indicarne il nome. Secondo alcuni egli era pizzicagnolo (Giraffi, p. 242, ediz. 1648); secondo altri potecaro di frutti (Pollio,Istoria) e secondo altri farmacista d'infima condizione (De Turre,O. c.p. 99). Pochi lo chiamano Girolamo Donnarumma (Donzelli,O. c.p. 138;De Santis,O. c.p. 212;Capecelatro, II, 40;Della Monica,O. c.p. 158 v, il quale altrove aggiunge che fu impiccato nel decembre 1648, f. 625).
D'altra parte nella fede di matrimonio di Grazia, sorella di Masaniello, sposata ai 27 gennaio 1641, che io pubblicai nel citato mio opuscolo, lo sposo porta il nome di Cesare di Roma di Gragnano. Però avendo io esaminato i fuochi di quel Comune nell'Archivio di Stato non rinvenni affatto tra essi il casato diRoma, e invece vi trovai frequente quello diDonnarumma. Per chiarire la contraddizione ho voluto pure riscontrare il decreto della Curia Arcivescovile rilasciato per questo matrimonio, ma per gli anni 1640 e 1641 non si trova ivi alcun decreto, che riguardi Grazia d'Amalfi e Cesare di Roma. Aspettiamo dunque dal tempo qualche altro documento che ci illumini sul proposito.
307.Roberto Guiscardi,Di Tommaso Aniello d'Amalfi, forse in origine de Fusco. Napoli, Tip. Giannini (a. 1896) p. 19.
307.Roberto Guiscardi,Di Tommaso Aniello d'Amalfi, forse in origine de Fusco. Napoli, Tip. Giannini (a. 1896) p. 19.
308.Nel primo ventennio del secolo XVII il P. fra Maurizio di Gregorio siciliano, dell'ordine dei PP. Predicatori, della congregazione lombarda, fondò nella farmacopea del suo convento di S.ª Caterina a Formello un Museo, nel quale unì, come dice il Parrino (Nuova guida per Napoli, 1724, p. 257) “quanto di maraviglioso e di raro potè raccogliere così di antichità come di pellegrino, facendone un Museo ove si vedevano molte cose curiose di semplici, pietre minerali, camei, idoletti e cose così per beneficio della salute come per pascolo degli ingegni molto degni„. Di esso il Beltrano fece una minuta descrizione nel 1625 in un libro intitolato:L'idea per le gallerie universali cavate dalle istorie di Napoliecc. in 8º di p. 56, nel quale inserì un sonetto del cav. Marino composto allorchè andò ad osservarlo. Il libro, comunque ristampato nel 1642 (Sarnelli,Guida del forastiero, p. 79); è di una grande rarità e fu descritto, con la solita diligenza, dal Minieri Riccio che lo possedeva nel:Catalogo di libri rari della sua biblioteca, t. I, p. 45. Inoltre Io stesso fondatore del Museo nel 1653 riuscì in una sua opera intitolata:Enciclopediala detta descrizione a p. 887 col titolo:Endelechie delle gallerie dette nella 1º e 2º. Impressione: idea per fare le gallerie universali.Nel 1692, allorchè scriveva il canonico Celano, il Museo “era stato in gran parte sfiorato e non ancora totalmente posto in ordine in quello che vi era rimasto„ (Celano, Notizie, t. I, p. 143). Senonchè nel secolo successivo sebbene in gran parte mancante fu ordinato dal signor Pietro Cecere, architetto e matematico nel modo che si vedeva allorchè nel 1788 il Sigismondo scriveva. (Descrizione della città di Napoli, t. I, p. 93).Nel 1791 però il P. d. Pietro d'Onofrii, girolamino, che faceva la sua dimora in quel convento non solo accrebbe notabilmente il Museo col suo, che si avea con tanta cura unito ma anche lo pose in buonissimo ordine e ne stampò una Guida per coloro che lo visitavano, come sopra abbiamo detto, col seguente titolo:Istruzione al Forastiere e al Dilettante, intorno a quanto di antico, e di raro si contiene, nel Museo del Real Convento di S. Caterina a Formello de' PP. Domenicani Lombardi in questa Città di Napoli, 1791 in 8º, e ne fece due edizioni nello stesso anno. Indi di nuovo nel 1796 in 4º piccolo.
308.Nel primo ventennio del secolo XVII il P. fra Maurizio di Gregorio siciliano, dell'ordine dei PP. Predicatori, della congregazione lombarda, fondò nella farmacopea del suo convento di S.ª Caterina a Formello un Museo, nel quale unì, come dice il Parrino (Nuova guida per Napoli, 1724, p. 257) “quanto di maraviglioso e di raro potè raccogliere così di antichità come di pellegrino, facendone un Museo ove si vedevano molte cose curiose di semplici, pietre minerali, camei, idoletti e cose così per beneficio della salute come per pascolo degli ingegni molto degni„. Di esso il Beltrano fece una minuta descrizione nel 1625 in un libro intitolato:L'idea per le gallerie universali cavate dalle istorie di Napoliecc. in 8º di p. 56, nel quale inserì un sonetto del cav. Marino composto allorchè andò ad osservarlo. Il libro, comunque ristampato nel 1642 (Sarnelli,Guida del forastiero, p. 79); è di una grande rarità e fu descritto, con la solita diligenza, dal Minieri Riccio che lo possedeva nel:Catalogo di libri rari della sua biblioteca, t. I, p. 45. Inoltre Io stesso fondatore del Museo nel 1653 riuscì in una sua opera intitolata:Enciclopediala detta descrizione a p. 887 col titolo:Endelechie delle gallerie dette nella 1º e 2º. Impressione: idea per fare le gallerie universali.
Nel 1692, allorchè scriveva il canonico Celano, il Museo “era stato in gran parte sfiorato e non ancora totalmente posto in ordine in quello che vi era rimasto„ (Celano, Notizie, t. I, p. 143). Senonchè nel secolo successivo sebbene in gran parte mancante fu ordinato dal signor Pietro Cecere, architetto e matematico nel modo che si vedeva allorchè nel 1788 il Sigismondo scriveva. (Descrizione della città di Napoli, t. I, p. 93).
Nel 1791 però il P. d. Pietro d'Onofrii, girolamino, che faceva la sua dimora in quel convento non solo accrebbe notabilmente il Museo col suo, che si avea con tanta cura unito ma anche lo pose in buonissimo ordine e ne stampò una Guida per coloro che lo visitavano, come sopra abbiamo detto, col seguente titolo:Istruzione al Forastiere e al Dilettante, intorno a quanto di antico, e di raro si contiene, nel Museo del Real Convento di S. Caterina a Formello de' PP. Domenicani Lombardi in questa Città di Napoli, 1791 in 8º, e ne fece due edizioni nello stesso anno. Indi di nuovo nel 1796 in 4º piccolo.
309.Istruz.cit. p. 15.
309.Istruz.cit. p. 15.
310.Spinoza, come dice il suo amico e biografo, “après s'êntre perfectioné dans cet Art, il s'attacha au Dessin, qu'il apprit de lui-même, et il réussit bien a tracer un portrait avec de l'encre ou du charbon. J'ai entre les mains un livre entier de semblabes portraits où l'on en trouve de plusieurs Personnes distinguées qui lui étoient connues, ou qui avoient eu occasion de lui faire visite. Parmi ces portraits je trouve à la 4 feuille un Pecheur dessinè en chemise, avec un filet sur l'épaule droite, tout-à-fait semblable pour l'attitude au fameux Chef des rebelles de Naples Massaniello comme il est représenté dans l'Histoire et en taille-douce. et l'occasion de ce dessin je ne dois pas omettre, que la Sr. Van der Spyck chez qui Spinoza logeoit lorsqu' il est mort, m'a assuré que ce crayon, ou portrait, ressemblait parfaitement bien à Spinoza, et que s'étoit assurément d'après lui-même qu'il l'avoit tiré„Benedicte De Spinoza,Opera philosophica omnia, ed. Gfrörer, Stuttgardie, 1830,Vita Spinozae a Colero scripta, p. XXXIII. Il Fischer, che riferisce questa notizia dal Colero nella suaGeschichte der nevern Philosophie, 3ª ed., vol. I, p. II. pag. 132, suppone che il disegno fosse fatto dallo Spinoza per esercizio negli anni giovanili, quando il nome di Masaniello era in bocca a tutti.
310.Spinoza, come dice il suo amico e biografo, “après s'êntre perfectioné dans cet Art, il s'attacha au Dessin, qu'il apprit de lui-même, et il réussit bien a tracer un portrait avec de l'encre ou du charbon. J'ai entre les mains un livre entier de semblabes portraits où l'on en trouve de plusieurs Personnes distinguées qui lui étoient connues, ou qui avoient eu occasion de lui faire visite. Parmi ces portraits je trouve à la 4 feuille un Pecheur dessinè en chemise, avec un filet sur l'épaule droite, tout-à-fait semblable pour l'attitude au fameux Chef des rebelles de Naples Massaniello comme il est représenté dans l'Histoire et en taille-douce. et l'occasion de ce dessin je ne dois pas omettre, que la Sr. Van der Spyck chez qui Spinoza logeoit lorsqu' il est mort, m'a assuré que ce crayon, ou portrait, ressemblait parfaitement bien à Spinoza, et que s'étoit assurément d'après lui-même qu'il l'avoit tiré„Benedicte De Spinoza,Opera philosophica omnia, ed. Gfrörer, Stuttgardie, 1830,Vita Spinozae a Colero scripta, p. XXXIII. Il Fischer, che riferisce questa notizia dal Colero nella suaGeschichte der nevern Philosophie, 3ª ed., vol. I, p. II. pag. 132, suppone che il disegno fosse fatto dallo Spinoza per esercizio negli anni giovanili, quando il nome di Masaniello era in bocca a tutti.
311.Debbo anche l'interpretazione di questa leggenda all'amico Croce.
311.Debbo anche l'interpretazione di questa leggenda all'amico Croce.