Chapter 11

Se la pubblica opinione è il movente di questa riforma, lodiamo altamente il suo tatto politico dei tempi: se è il sentimento di giustizia, lo lodiamo ancora più. Si ricordi tuttavia il Parlamento italiano, che queste anticaglie barbariche, ed altre ancora, disparvero già da tempo dai codici delle nazioni, che dall'Italia ricevettero la civiltà; e faccia però, che più d'una provincia nel bel paese ripensando alle teutoniche istituzioni non le rimpianga!

Ma procediamo innanzi nell'esame delle condizioni della donna maggiore.

Riguardo alla tutela vi sono titoli di dispensa, titoli di rimozione, titoli d'esclusione.

Va senza dire, che i titoli di dispensa, per l'uomo sono gloriosi. Essi sono, od un privilegio annesso alle regie onorificenze, od un'impossibilità prodotta dalle grandi cariche dello Stato. Per la donna non è questione di tutto ciò, dappoichè l'uomo nel suo ingenuo egoismo, e nella beata convinzione della sua esclusiva eccellenza, non decreta che a sè stesso titoli e cariche; per cui la cosa è a riguardo di lei assai più semplificata.

Il titolo di dispensa per la donna è il suo semplice rifiuto. Notate, che in questo caso non può essere che la madre od una ascendente.

Il titolo di rimozione è un nuovo matrimonio, come quello che è sempre destinato a colpir di paralisi la sua vita morale.

Il titolo d'esclusione in regola generale è per la donna, l'essere donna.

La donna adunque, anche maggiore, è appena riputata capace d'amministrarsi; benché nel caso di certi atti legali, che la riguardano tutta sola, come a mo' d'esempio l'atto di donazione fra ivivi, sia più inceppata assai che l'uomo. Oltre all'esplorazione della sua libera volontà, per parte del prefetto o del giudice di mandamento, debbono essere sentiti in proposito due parenti della donante; od in difetto di quelli, due amici della sua medesima famiglia. Più, delle donazioni, che non importano l'obbligo d'omologazione, è più ristretto il numero dei casi per la donna, che non per gli altri cittadini. Le sue donazioni debbono tutte corredarsi della ratifica legale, non eccettuate che quelle fatte nella cerchia della famiglia e discendenti, a titolo di dote od aumento di dote.

Esclusa, in regola generale, la donna dalla tutela ed anzi tutelata eternamente ella stessa, non deve meravigliare il vederla esclusa dal consiglio di famiglia, per cui, anche davanti a questo tribunale intimo, davanti al quale si agitano gl'interessi più cari al suo cuore, e dove la voce di una madre, di un'ava, di una sposa e di una sorella sembra reclamata dalla natura, trovasi la donna annullata dalla legge.

Non dite più, che la donna è fatta per la famiglia; che nella famiglia è il suo regno ed il suo impero! Le son queste poetiche iperboli e vacue declamazioni, come mille altre di simil genere. Ella esiste nella famiglia, nella città e dovunque in faccia ai pesi ed ai doveri; da questi all'infuori ella non esiste in nessun luogo.

*

Partendo dal principio della assoluta nullità femminile, che la legge afferma nella prima sua pagina, snaturalizzando la donna, che sposa uno straniero, lieta si direbbe di trovar plausibile pretesto a sbarazzarsene, e che sancisce ad ogni articolo che la riguardi, dovrebbe, ad essere conseguente, non riconoscerle la responsabilità.

Farà egli bisogno di ricordare al legislatore, che quell'essere è responsabile che porta nell'azione sua piena intelligenza, perfetta avvertenza e libera volontà; e che però, quella creatura, alla quale voi negate la pochissima intelligenza che basta a saper reggersi dietro la norma de' suoi stessi materiali interessi, tanto più dev'essere ottusa nelle nozioni tutte astratte e speculative del bene e del male, del giusto e dell'iniquo?

In base a questo sillogismo, la cui logica soluzione si presenta spontanea all'occhio di chiunque, noi saremmo in diritto di credere, che la donna è riconosciuta incapace di contravvenzione, epperò altresì di castigo.

Ma no; la legge che si ispira agli interessi e non ai principii è condannata per l'ordine fatale delle idee a contraddirsi.

Leggo nel codice penale, che la donna è dichiarata a 18 anni perfettamente responsabile di sè stessa, epperò egli più non si crede in dovere di rivendicarne l'onore.

Che se nuova, semplice, ignara, come pressoché tutte le giovinette, delle consacrate immoralità del codice, crede tuttavia alla santità della parola ed alla inviolabilità del giuramento e si lascia sedurre, allora la legge, come la plebe romana in faccia ad un cadavere sanguinoso, che rivela un assassino, domanda tenera e sollecitas'è salvato lo poveretto?Senza pur sognare della vittima, la legge così si affretta d'informarsi se la vittima è diciottenne, e trovatala tale tira un gran fiato, ed accocolandosi ripete soddisfatta,non è ammessa la ricerca della paternità.

Ma e se la misera giovinetta non trova più pane neppure a prezzo di penoso lavoro?

Se pesa sopra di lei una farisaica opinione, che dai codici educata conosce due morali, una rigida pel debole e pel sedotto, un'altra dolce elarghissima pel forte e pel provocatore, chi toglierà dalla sua giovine fronte quell'angoscioso rossore?

Come potrà, se povera, prender cura del frutto delle sue viscere che se è dalla legge ripudiato, ê però accolto e benedetto dalla natura?

Chi? Come? Forse che la legge s'intende a tutto ciò? L'onore? Ma la legge ha ella mai riconosciuto un onore? Se ne è ella mai preoccupata?

Mi ricordo ch'ella si è preoccupata delle diffamazioni; ma avreste voi per avventura la semplicità di credere che i fatti, che tolgono l'onore, siano tanto gravi e decisivi quanto le parole che l'insidiano?

La legge si sollecita della proprietà più che della persona, delle parole più che dei fatti, quando degna occuparsi della donna.

Ella si trova l'obbligo di tutelare la sua proprietà perchè si tratta di limitarla, e fa con lei della galanteria perchè voglia rinunciare a' suoi diritti sulla prole; ma non si trova in obbligo di tutelare la sua persona oltre i 18 anni, e non crede, per esempio, dovere spingere la galanteria fino a sottrarla al patibolo.

Il giudice od il prefetto non le troveranno tanta intelligenza e piena coscienza di sè, da apporre ad un suo atto la legale sanzione; ma il rappresentante del pubblico ministero saprà mettere alla luce del sole così bene il suo ingegno, la sua finezza, la sua perfetta coscienza nell'azione, la sua piena responsabilità, che si dovrà riconoscere il suo pieno diritto a vent'anni di reclusione.

Che importa alla legge di smentire a sè stessa ad ogni pagina, ad ogni riga? Ella vi si rassegna, perchè già sa filosoficamente, che ella è questa la sorte fatale d'ogni dispotismo, che, mentre spregia lo schiavo come nullità, fa ogni sforzo per mantenerlo tale, come partisse da un criterio diametralmente opposto.

Ognun sa che la testimonianza dello schiavo negro non pregiudica il bianco, nè vantaggia sè stesso; ma quella stessa testimonianza, riputata fallace od imbecille se diretta a danno dell'oppressore ed a proprio vantaggio, è però creduta veridica ed autorevole se rivolta a proprio danno o de' suoi compagni di sventura.

Quando l'ingiustizia mai non venisse con sè stessa in contraddizione, quando il diritto offeso nel suo principio e nella sua ragione non manifestasse in ogni sua parte profonda lesione alla logica ed alla giustizia, noi saressimo tentati di credere che il diritto e la giustizia non sono verità, che la mente umana delira sulle loro traccie dietro larve e fantasmi, e che la filosofia non ha per anco escogitato neppure l'alfa della base necessaria all'organismo sociale.

Passiamo ora a disaminare le condizioni della donna in faccia ad altre istituzioni e ad altri diritti.

Dovunque la troveremo martire, dappertutto la vedremo annichilata od inferiorizzata; pure, noi lo dichiariamo altamente, a dispetto dei mille ostacoli e delle cento ingenerose barriere che si elevano fra lei e la libertà, non disperiamo della sua sorte e portiamo profonda la fede de' suoi futuri destini.

Come al popolo, che ha scosso il giogo di secolare oppressione, guardano ansiose le ancora oppresse nazioni; così i dolori tuttora spasmodici della misera umanità, le viete sue piaghe incancrenite, cercano la donna, che veggono lentamente svilupparsi dal funebre sudario e scostarsene ad una ad una le pieghe, che tali sono per lei appunto le pagine dei nostri codici.


Back to IndexNext