NOTE:1.Scritti editi e ineditidi G. Mazzini, Vol. XIV, pag. 215-218.2.Chi voglia conoscere quanto questa illusione sia stata tenace in quello che si suol chiamare il «mondo ufficiale», legga lo scritto pubblicato nelCorriere della Sera, il 29 luglio 1914, da uno statista che, per le cariche occupate, era in grado di conoscere meglio di tutti uomini e cose: Luigi Luzzatti. In quello scritto il Luzzatti confortava il pubblico a sperare che la pace non sarebbe turbata, perchè sulla pace del mondo vegliava, più ferma che mai, la Germania! Poche ore dopo che il giornale era pubblicato, il conte di Pourtalès faceva a Pietroburgo il passo fatale che ha provocata la guerra; e la sera di quel giorno stesso, mentre migliaia di fedeli lettori si rassicuravano meditando dopo cena la prosa del ministro, alla luce della lampada familiare, il gran Consiglio dei capi dell’esercito deliberava a Potsdam la guerra europea!3.«Certamente, tu colpiresti assai più giusto, se parlassi, quanto alla Germania odierna, della mia profonda ammirazione per la sua virtù politica ed etica. Ma non perciò mi coglieresti in fallo; perchè, chi non ammira questa Germania? L’ammirano persino coloro che l’aborrono o dicono di aborrirla; perchè in quell’aborrimento c’è invidia, gelosia, soggezione, e insomma rispetto e ammirazione; in quell’antipatia c’è il tentativo di reagire violentemente contro una spontanea simpatia, che sarebbe troppo piena di rimproveri per noi. Vedi: io ho palpitato un tempo pel socialismo parlamentare alla Marx, e poi pel socialismo sindacalistico alla Sorel: ho sperato dall’uno e dall’altro una rigenerazione della presente vita sociale. E tutte le due volte ho visto corrompersi e dileguare il mio ideale di lavoro e di giustizia. Ma ora mi si è accesa la speranza di un movimento proletario inquadrato e risoluto nella tradizione storica, di un socialismo di Stato e nazione; e penso che ciò che non faranno, o faranno assai male e con finale insuccesso, i demagoghi di Francia, d’Inghilterra e d’Italia (che aprono la via non al proletariato e ai lavoratori, ma, come dice il mio venerato amico Sorel, ainoceurs), lo farà forse la Germania, dandone l’esempio e il modello agli altri popoli. Perciò giudico assai diversamente dai socialisti italiani l’atto compiuto da quelli dì Germania; e credo che quei socialisti tedeschi, che si sono sentiti tutt’uno con lo Stato germanico e con la sua ferrea disciplina, saranno i veri promotori dell’avvenire della loro classe.«Eppure, neanche questo mio giudizio sulla Germania odierna è il motivo che determina il mio presente atteggiamento politico e la mia adesione al gruppoPro Italia nostra. Perchè, per alta, per sublime che sia la virtù della Germania, l’intreccio degli avvenimenti, come ci ha indotti dapprima alla neutralità, potrebbe, per gl’interessi italiani, costringerci a schierarci contro la Germania....»(Da una lettera ad un amico, scritta da Benedetto Croce il 22 dicembre 1914, cinque mesi dopo l’inizio della guerra europea, e pubblicata come articolo nell’Italia nostradel 27 dicembre 1914, sotto il titolo: «Cultura tedesca e Politica italiana»).
1.Scritti editi e ineditidi G. Mazzini, Vol. XIV, pag. 215-218.
1.Scritti editi e ineditidi G. Mazzini, Vol. XIV, pag. 215-218.
2.Chi voglia conoscere quanto questa illusione sia stata tenace in quello che si suol chiamare il «mondo ufficiale», legga lo scritto pubblicato nelCorriere della Sera, il 29 luglio 1914, da uno statista che, per le cariche occupate, era in grado di conoscere meglio di tutti uomini e cose: Luigi Luzzatti. In quello scritto il Luzzatti confortava il pubblico a sperare che la pace non sarebbe turbata, perchè sulla pace del mondo vegliava, più ferma che mai, la Germania! Poche ore dopo che il giornale era pubblicato, il conte di Pourtalès faceva a Pietroburgo il passo fatale che ha provocata la guerra; e la sera di quel giorno stesso, mentre migliaia di fedeli lettori si rassicuravano meditando dopo cena la prosa del ministro, alla luce della lampada familiare, il gran Consiglio dei capi dell’esercito deliberava a Potsdam la guerra europea!
2.Chi voglia conoscere quanto questa illusione sia stata tenace in quello che si suol chiamare il «mondo ufficiale», legga lo scritto pubblicato nelCorriere della Sera, il 29 luglio 1914, da uno statista che, per le cariche occupate, era in grado di conoscere meglio di tutti uomini e cose: Luigi Luzzatti. In quello scritto il Luzzatti confortava il pubblico a sperare che la pace non sarebbe turbata, perchè sulla pace del mondo vegliava, più ferma che mai, la Germania! Poche ore dopo che il giornale era pubblicato, il conte di Pourtalès faceva a Pietroburgo il passo fatale che ha provocata la guerra; e la sera di quel giorno stesso, mentre migliaia di fedeli lettori si rassicuravano meditando dopo cena la prosa del ministro, alla luce della lampada familiare, il gran Consiglio dei capi dell’esercito deliberava a Potsdam la guerra europea!
3.«Certamente, tu colpiresti assai più giusto, se parlassi, quanto alla Germania odierna, della mia profonda ammirazione per la sua virtù politica ed etica. Ma non perciò mi coglieresti in fallo; perchè, chi non ammira questa Germania? L’ammirano persino coloro che l’aborrono o dicono di aborrirla; perchè in quell’aborrimento c’è invidia, gelosia, soggezione, e insomma rispetto e ammirazione; in quell’antipatia c’è il tentativo di reagire violentemente contro una spontanea simpatia, che sarebbe troppo piena di rimproveri per noi. Vedi: io ho palpitato un tempo pel socialismo parlamentare alla Marx, e poi pel socialismo sindacalistico alla Sorel: ho sperato dall’uno e dall’altro una rigenerazione della presente vita sociale. E tutte le due volte ho visto corrompersi e dileguare il mio ideale di lavoro e di giustizia. Ma ora mi si è accesa la speranza di un movimento proletario inquadrato e risoluto nella tradizione storica, di un socialismo di Stato e nazione; e penso che ciò che non faranno, o faranno assai male e con finale insuccesso, i demagoghi di Francia, d’Inghilterra e d’Italia (che aprono la via non al proletariato e ai lavoratori, ma, come dice il mio venerato amico Sorel, ainoceurs), lo farà forse la Germania, dandone l’esempio e il modello agli altri popoli. Perciò giudico assai diversamente dai socialisti italiani l’atto compiuto da quelli dì Germania; e credo che quei socialisti tedeschi, che si sono sentiti tutt’uno con lo Stato germanico e con la sua ferrea disciplina, saranno i veri promotori dell’avvenire della loro classe.«Eppure, neanche questo mio giudizio sulla Germania odierna è il motivo che determina il mio presente atteggiamento politico e la mia adesione al gruppoPro Italia nostra. Perchè, per alta, per sublime che sia la virtù della Germania, l’intreccio degli avvenimenti, come ci ha indotti dapprima alla neutralità, potrebbe, per gl’interessi italiani, costringerci a schierarci contro la Germania....»(Da una lettera ad un amico, scritta da Benedetto Croce il 22 dicembre 1914, cinque mesi dopo l’inizio della guerra europea, e pubblicata come articolo nell’Italia nostradel 27 dicembre 1914, sotto il titolo: «Cultura tedesca e Politica italiana»).
3.«Certamente, tu colpiresti assai più giusto, se parlassi, quanto alla Germania odierna, della mia profonda ammirazione per la sua virtù politica ed etica. Ma non perciò mi coglieresti in fallo; perchè, chi non ammira questa Germania? L’ammirano persino coloro che l’aborrono o dicono di aborrirla; perchè in quell’aborrimento c’è invidia, gelosia, soggezione, e insomma rispetto e ammirazione; in quell’antipatia c’è il tentativo di reagire violentemente contro una spontanea simpatia, che sarebbe troppo piena di rimproveri per noi. Vedi: io ho palpitato un tempo pel socialismo parlamentare alla Marx, e poi pel socialismo sindacalistico alla Sorel: ho sperato dall’uno e dall’altro una rigenerazione della presente vita sociale. E tutte le due volte ho visto corrompersi e dileguare il mio ideale di lavoro e di giustizia. Ma ora mi si è accesa la speranza di un movimento proletario inquadrato e risoluto nella tradizione storica, di un socialismo di Stato e nazione; e penso che ciò che non faranno, o faranno assai male e con finale insuccesso, i demagoghi di Francia, d’Inghilterra e d’Italia (che aprono la via non al proletariato e ai lavoratori, ma, come dice il mio venerato amico Sorel, ainoceurs), lo farà forse la Germania, dandone l’esempio e il modello agli altri popoli. Perciò giudico assai diversamente dai socialisti italiani l’atto compiuto da quelli dì Germania; e credo che quei socialisti tedeschi, che si sono sentiti tutt’uno con lo Stato germanico e con la sua ferrea disciplina, saranno i veri promotori dell’avvenire della loro classe.
«Eppure, neanche questo mio giudizio sulla Germania odierna è il motivo che determina il mio presente atteggiamento politico e la mia adesione al gruppoPro Italia nostra. Perchè, per alta, per sublime che sia la virtù della Germania, l’intreccio degli avvenimenti, come ci ha indotti dapprima alla neutralità, potrebbe, per gl’interessi italiani, costringerci a schierarci contro la Germania....»
(Da una lettera ad un amico, scritta da Benedetto Croce il 22 dicembre 1914, cinque mesi dopo l’inizio della guerra europea, e pubblicata come articolo nell’Italia nostradel 27 dicembre 1914, sotto il titolo: «Cultura tedesca e Politica italiana»).
Nota del TrascrittoreOrtografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione minimi errori tipografici.Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.
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