A Leonardo guardandolo negli occhi:
A Leonardo guardandolo negli occhi:
Dunque, intesi,parto io.
Accostandosi al D’Albis piano:
Accostandosi al D’Albis piano:
Me ne scappo a rotta di collo, per riportarmi salva in questa valigetta
Si batte la fronte:
Si batte la fronte:
la mia piccola provvista di raziocinio. La riverisco, caro signore.
Via per l’uscio a sinistra.
Via per l’uscio a sinistra.
D’Albis
a Leonardo:
a Leonardo:
Per carità, non me lo far partire! Almeno per oggi! Bisogna che vada dal Ruvo, assolutamente!
Leonardo
scrollando il capo e ridendo amaramente:
scrollando il capo e ridendo amaramente:
Tu capiti proprio al momento opportuno....
D’Albis.
Ma non c’è un momento da perdere! Perchè? Che cos’è? Ti sei bisticciato?
Leonardo.
E tu.... liquidazione, è vero? Il Ruvo, arrivato, ti volta le spalle. Tu mi metti alla porta. Di bene in meglio!
D’Albis.
Ma non ti metto nient’affatto alla porta! Il momento è grave, certo! Siamo nella tempesta, e siamo come in una scialuppa. Bisogna ora dalla scialuppa arrampicarsi alla nave arrivata in soccorso miracolosamente. Bisogna che la fune ce la faccia gettare tuo suocero!
Leonardo.
Bella immagine, caro. Ma se fosse per impiccarmi, la fune.... Parte, lo vedi. Parte lui, dice. Dovevo andar via io. Questa non è più casa mia.
D’Albis.
Ma va là! Che tragedie! Al solito! Non mifar ridere!... Queste sono stupidaggini! Con un suocero come quello? Con una moglie così.... prudente...?
Leonardo.
Lascia.... Ti prego!
D’Albis.
Ma no, scusa! Sai a quanti parrebbe facilissima la vita, al tuo posto! Tu non sai vivere, caro!
Leonardo.
Eh, sì, forse hai ragione.
D’Albis.
Non sai vivere! Che diavolo! Con un po’ di.... sì, dico.... disavoir faire.... C’è bisogno di guastarsi così? Ragazzate, via! E, quel che è peggio, guasti, anche a me, le uova nel paniere! Credi pure che in questo momento l’unica cosa seria è....
Leonardo.
Eh, lo so, il tuo giornale!
D’Albis.
Molto più seria, certo, da qualunque parte la consideri!
Leonardo.
Eh, sì, da una parte, almeno, per me....
D’Albis.
Su, dunque! Va’ subito a far pace con tuo suocero.Quello è capace d’impartirti anche la santa benedizione. Lèvagli di mano la valigia e spediscimelo dal Ruvo!
Leonardo.
Tu scherzi, caro.
D’Albis.
E tu mi fai rabbia! Io ho contato su te!
Leonardo.
Se non hai altro santo, amico mio....
D’Albis.
Ma perdio, pensa che ho pure fatto sacrifizii per te!
Leonardo.
Credi, D’Albis, non posso. Le cose sono arrivate a tal punto, che non posso, ti dico.
D’Albis.
Vuoi che t’ajuti io? Che mi metta io di mezzo per la pace?
Leonardo.
No, che! Impossibile.
D’Albis.
Oh va’ là! Non ho tempo da perdere coi matti! T’avverto intanto che.... mi dispiace....
Leonardo.
E va bene. Ho capito.
D’Albis.
Se hai il gusto di rovinarti! Ti porgo la mano, per tirarti su: la respingi!
Leonardo.
Come devo dirti che non posso?
D’Albis.
E dunque, basta. Addio. Non ne parliamo più. Resta.... resta pure. So la via. Addio.
Leonardo, esausto, sfinito, accompagna automaticamente il D’Albis fino all’uscio in fondo; poi ritorna; s’avvicina alla scrivania, apre il cassetto, ne trae alcune carte. Entra Livia dall’uscio di sinistra.
Leonardo, esausto, sfinito, accompagna automaticamente il D’Albis fino all’uscio in fondo; poi ritorna; s’avvicina alla scrivania, apre il cassetto, ne trae alcune carte. Entra Livia dall’uscio di sinistra.
Leonardo
quasi tra sè, stupito:
quasi tra sè, stupito:
Livia!
Livia.
Mio padre t’ha detto di rimanere?
Leonardo.
Mi ha detto che partiva.
Livia.
Io vengo invece a dirti che, se a te non accomoda, puoi pure andare. Nessuno ti trattiene.
Leonardo.
Sono venuto soltanto per raccogliere le mie carte.
Livia.
Non intendi quello che voglio dirti. La risoluzione di mio padre non deve parerti un invito a rimanere qua.
Leonardo.
Tu non trattieni. Ho inteso. So che hai cercato anche d’impedire ch’egli s’intromettesse. E ho fatto anch’io di tutto, credi, per sfuggire alla discussione, alle sue domande che mi stringevano, mi torturavano; senza voler capire, per quanto io gli dicessi, che la sua discussione non poteva condurre che a questo. Ma non capisco più perchè egli parta, se tu sei venuta a dirmi che non mi trattieni.
Livia.
Parte appunto per questo, semplicemente, perchè gli ho fatto intendere ch’era inutile s’adoperasse a trattenerti qua in modo diverso di prima.
Leonardo.
Ma dunque, se a te dispiace, per gli occhi del mondo, che io abbandoni la casa....
Livia.
No, no, ormai! L’hai già abbandonata....
Leonardo.
Ma non sono stato, sai? dove tu credi.
Livia.
Non m’importa di sapere dove sii stato. So che la tua casa è ormai altrove.
Leonardo.
La mia casa?... Ma di’ soltanto che non può più esser questa, se credi ch’io faccia un sacrifizio o una concessione a rimanere.... Io invece te lo dicevo anche per me.
Livia.
Ah, se è per te....
Leonardo.
Perchè.... Io ti son tanto grato, Livia, del modo con cui hai guardato e seguiti a guardare il mio errore, del silenzio che hai saputo imporre al tuo sdegno, se non al tuo cordoglio.
Livia.
Ma non rimani, certo, col pensiero che io accetti la tua gratitudine?
Leonardo.
Oh, no! Deve sembrar così poco a te, lo so, la mia gratitudine; ma è pur grande, credi, è la cosa più viva e più forte che io senta in questo momento.
Livia.
E non temi neppure che possa offendermi?
Leonardo.
No, no. Perchè so che tu comprendi. Puoidisprezzarmi. Ma comprendi perchè sono così. È vero? Non puoi non comprenderlo, perchè tu stessa mi vuoi così. È vero?
Livia.
Sì.
Leonardo.
E ti par poco? Vorrei che tutti così mi disprezzassero, ma comprendessero come te e mi lasciassero stare.... così, come posso, come debbo, purtroppo.... Di questo appunto ti son grato. Ho inteso, sai? ho inteso il tuo grido....
Livia.
Che grido?
Leonardo.
A tuo padre.... là. Mi ha provato la commiserazione che sentì per il mio castigo che dura, quando la colpa è finita. Io non ho casa, Livia! Là ho soltanto.... tu lo sai....
Livia.
E come? Non ti basta?
Leonardo.
Che dici? Vuoi che mi basti? E come può bastarmi?... Se tu sapessi....
Livia.
Credevo che non dovesse più importarti di nulla.
Leonardo.
Ah, non è vero; non lo credi: tu lo sai cheè il mio supplizio, e che non può essere altrimenti.
Livia.
Tua figlia, il tuo supplizio? Ah, no, questo non lo comprendo davvero! E non comprendo anzi più niente, adesso, se puoi dire così.
Leonardo.
Oh, Livia! Ma come? Se non ho più altro, io! Tutta la mia esistenza s’è ristretta là, in quella bambina. Dovrebbe compensarmi di tutto, è vero? Ma come? Se io stesso non posso esser lieto per lei.... Lo capisci?... d’averla messa al mondo.... là.... dove non posso abbandonarla, è vero?
Livia.
Va bene! Ma questo, se qualcuno ti dicesse d’abbandonarla!
Leonardo.
Tu, no! Lo so, non me lo dici tu! Ma mia figlia non è qua, con te!
Livia.
E chi può volere, là dov’è tua figlia, che tu l’abbandoni?
Leonardo.
Là? Che lo si voglia espressamente, no; ma che si creda che io finga, per stancar la pazienza, aggravando apposta le difficoltà che mi opprimono, con lo scopo d’uscirmene, questo sì. Ebbene: “Padrone! Perchè no? Finiamola pure!Ecco la porta!„ Capisci? Senza comprendere, come te, che io non posso. Magari potessi!
Livia.
Ti hanno dunque proposto d’abbandonare la bambina?
Leonardo.
Ma sì! Tutto.... Perchè io ormai.... che sono più io?
Livia.
Ma come potrebbe lei provvedere?...
Leonardo.
Oh! Il suo lavoro frutterebbe meglio del mio, dice. E può darsi, sai? può darsi che sia vero! Perchè il mio non merita compenso.... altro che di parole....
Livia.
Sarà forse perchè vede mancare alla bambina...?
Leonardo.
No. Sa, sa che io non invidio più neppure chi può attendere al proprio lavoro, al lavoro per cui è nato, di cui solo è capace, e ne abbia compenso, tanto che basti a farlo vivere, anche male.... M’arrabatto, fo di tutto, cerco di fare anche quello che non posso e non so fare.... quello che mi ripugna.... Ma, hai veduto? Oggi stesso, or ora, è venuto il D’Albis! “Addio, caro! Non c’è più posto per te!„ Anche lui:“Alla porta!„ Perchè pretendeva che io mi servissi di tuo padre, ora!
Livia.
Dimiopadre.
Leonardo
smarrito nell’eccitazione:
smarrito nell’eccitazione:
Oh, oh.... io parlo con te.... di queste cose.... Perdonami! perdonami! Ho smarrito il cervello!
Livia.
E vuoi seguitare così?
Leonardo.
Perdonami, perdonami.... Come, altrimenti? Appunto perciò t’ho detto che è il mio supplizio.
Livia.
Ma se lei ha potuto proporti di abbandonare la figlia....
Leonardo.
Sì. Ma come l’abbandono?
Livia.
Aspetta. Non ti dico d’abbandonarla. Lo sai. Voglio sapere se....
Leonardo.
Livia! Tu mi perdoni?
Livia.
Aspetta, aspetta. Dimmi questo: Ti vuole.... ti vuole bene, molto la.... bambina?
Leonardo.
Perchè?
Livia.
Rispondi. Vuole più bene a te o alla madre?
Leonardo.
Non so....
Livia.
Di più alla madre?
Leonardo.
Sì, forse....
Livia.
Perchè tu non le sei tanto vicino!
Leonardo.
Certo, sì.... per questo....
Livia.
Ma se potessi invece averla sempre con te....
Leonardo.
Dove?
Livia.
Ma dico con te!
Leonardo.
Se fosse nostra, dici? Ah, non me lo dire! Qua, alla luce.... Come sarei felice! E lei, anche lei la bambina....
Livia.
Ah, sì? Senza la madre?
Leonardo.
No, dico, se fosse tua! Se fosse tua, Livia!
Livia
oscurandosi e irrigidendosi come per un brivido spasimoso:
oscurandosi e irrigidendosi come per un brivido spasimoso:
Potrei.... sì, potrei anch’io volerle bene....
Leonardo.
Perchè tu sei buona, lo so! tanto.... tanto.... Oh, Livia.... Tu mi hai perdonato, è vero? Mi perdoni?
Livia.
Sì.... zitto.... dimmi.... dimmi....
Leonardo.
Quanto t’ho fatto soffrire! E ancora.... Ma non ho potuto esaurire la tua bontà....
Livia.
Basta, basta.... ti prego... dimmi....
Leonardo
seguitando, con foga:
seguitando, con foga:
Mi raccogli dall’abisso in cui sono caduto, per ricondurmi qua, presso te, buona, come a un rifugio di pace. Oh, Livia, e qua, anch’io, come te, l’ho desiderata, sai, l’ho immaginata.... l’ho sognata tante volte qua, nella nostra casa.... e che strazio!
Livia
con un che di felino involontario, quasi per accendere di più lo strazio di lui e illuminare il suo:
con un che di felino involontario, quasi per accendere di più lo strazio di lui e illuminare il suo:
È bella?
Leonardo.
Sì, tanto....
Livia.
Come si chiama?
Leonardo.
Dina.
Livia.
Parla?
Leonardo.
Parla, sì....
Livia.
È bionda, è vero? Me la immagino bionda....
Leonardo.
Sì, si, bionda.... una testolina d’oro....
Livia
si torce all’improvviso, quasi spremendosi, dentro, il cuore:
si torce all’improvviso, quasi spremendosi, dentro, il cuore:
Ah, nostra!
E si copre il volto con le mani.
E si copre il volto con le mani.
Leonardo
con impeto:
con impeto:
No, no.... Povera Livia! È troppo, è troppo crudele.... Perdonami.... perdonami.
La abbraccia, le carezza i capelli, appassionatamente.
La abbraccia, le carezza i capelli, appassionatamente.
Livia
sentendosi mancare sotto la carezza, ma dominandosi a un tratto e quasi irrigidendosi imperiosa:
sentendosi mancare sotto la carezza, ma dominandosi a un tratto e quasi irrigidendosi imperiosa:
Qua tu non puoi più rimanere, ora.
Seguita la concitazione d’entrambi per tutta la scena, rapidissima fino alla fine.
Seguita la concitazione d’entrambi per tutta la scena, rapidissima fino alla fine.
Leonardo
vinto, ebbro dalla passione:
vinto, ebbro dalla passione:
No? Perchè?
Livia.
Non voglio, non voglio.
Leonardo.
Ma non mi hai perdonato?
Livia.
Sì, sì, ma ora devi andare.... via! via!
Leonardo.
Non mi vuoi? non mi vuoi? Perchè?
Livia.
No, no.... Leonardo, va’! Qua tu non puoi più rimanere come prima.
Leonardo.
Se tu mi hai veramente perdonato....
Livia.
Proprio per questo.... Va’....
Leonardo.
Ma io ti giuro, Livia....
Livia
forte, staccatamente:
forte, staccatamente:
No! Due case, no! Io qua e tua figlia là, no!
Leonardo.
E allora?
Livia.
Allora.... chi sa! Lasciami.
Leonardo.
Ma che pensi? Che vuoi dirmi?
Livia.
Lasciami per ora.... Vattene!
Leonardo.
Ma io non posso, se tu non mi dici....
Livia.
Non posso dirti nulla. Ti dico soltanto: Vattene, per ora.... Lasciami pensare. So quello che tu desideri....
Leonardo.
Te! te! Non desidero che te, Livia! Non desidero più altro che te!
Livia.
Come? E tua figlia?
Leonardo.
No, te! te, soltanto!
Livia.
Lasciami.... basta.... no.... te ne scongiuro, Leonardo! Basta....
Svincolandosi.
Svincolandosi.
Leonardo.
Neanche il segno del tuo perdono?
Livia.
No. Addio!
Gli porge la mano.
Gli porge la mano.
Leonardo.
Così?
Livia.
Sì. Basta. Te ne prego.... te ne prego....
Leonardo.
Io non t’intendo....
Livia.
Devi intenderlo. Così, nè tu nè io possiamo ora rimanere, è vero?
Leonardo.
E come, allora? Dimmelo!
Livia.
Chi sa! Lasciami riflettere.... Addio!
Leonardo le bacia forte, a lungo, la mano; poi le chiede con gli occhi un altro bacio. Livia risolutamente:
Leonardo le bacia forte, a lungo, la mano; poi le chiede con gli occhi un altro bacio. Livia risolutamente:
No. Va’, va’....
Leonardo esce. Livia, appena sola, alza il volto raggiante; ma subito dopo, vinta dall’intensa commozione, si nasconde il volto con le mani, cade a sedere, scoppia in pianto.
Leonardo esce. Livia, appena sola, alza il volto raggiante; ma subito dopo, vinta dall’intensa commozione, si nasconde il volto con le mani, cade a sedere, scoppia in pianto.
TELA.