e là da TagliacozzoDove senz'arme vinse il vecchio Alardo;
e là da TagliacozzoDove senz'arme vinse il vecchio Alardo;
Questo prova soltanto che Tagliacozzo al tempo di Dante era il luogo più importante dei dintorni, mentre Scurcola era un piccolo castello dipendente da Alba, e del quale appena si conosceva il nome. Indubbiamente la battaglia dovrebbe prender nome dalla Scurcola, perchè il Campo Palentino, che Carlo in alcuni documenti indica come luogo dello scontro, si trova esattamente sopra Scurcola. Il feroce vincitore a ricordo della battaglia costruì lì stesso il convento di S. Maria della Vittoria, immediatamente presso il ponte sul Salto e presso laVillaoCastrum Pontium, dove Corradino tenne il suo ultimo quartier generale.
Ecco il fiume ed il ponte! Dei pioppi fiancheggiano il fiume, dove stanno a lavoro alcune donne con dei bambini. Due passi ancora, e siamo di fronte a neri avanzi di mura e di pilastri, ultimi resti dell'abbazia di S. Maria della Vittoria. Carlo d'Angiò più volte visitò questo convento, per inebriarsi al ricordo della battaglia. Un paio dei documenti che lo riguardano son datati di là . Non si sa in qual tempo l'abbazia decadde e andò a rovina.
Ci affrettammo a salire alla Scurcola. Questo villaggio copre col suo labirinto di strettissime strade il dorso roccioso del monte, la cui pietra serve in parte diselciato alle vie. Sul punto più alto si trova la cattedrale, S. Maria, che sembra appoggiarsi alla torre rotonda dell'antica rocca, oggi in rovina. Gli Orsini la costruirono, secondo mi fu detto; poi appartenne ai Colonna che anche oggi portano il titolo di baroni della Scurcola. L'edera avvolge strettamente mura e portale, e nasconde lo stemma.
Tutto il paese è come il monumento dell'antica battaglia. Si leggono con strano stupore i nomi storici di queste sporche e strette viuzze:Via Carlo d'Angiò, Via Corradino, Via Ghibellina. Gli abitanti stessi sembrano viventi tradizioni di quell'avvenimento, che è la gloria e il vanto del luogo, e l'unica ragione di visitarlo. Come a Benevento non è spento il ricordo della battaglia di Manfredi, così qui il ricordo di quella di Corradino. Ogni scurcolano colto sembra conoscere fin nei più minuti particolari la storia della caduta di quel principe, e potrebbe servire di guida ad ogni straniero. Un cortese canonico ci condusse nella chiesa. Essa ha ancora un portale gotico del tempo degli Angiò, ma nell'interno è del tutto rinnovata; il sacerdote ci mostrò il tesoro più prezioso del suo luogo natio: un'immagine della Madonna che Carlo stesso fece eseguire per S. Maria della Vittoria; e ci fornì alcuneindicazioni relative ad essa. L'immagine è di legno dorato, e rappresenta la Madonna seduta; essa ha fra le braccia il Bambino, che tiene in mano il globo del mondo. E' un lavoro che non ha nessun carattere barbarico, di un genere sorto prima in Italia che in Francia, come conferma la tradizione della Scurcola. Si trovò quell'immagine sotto le rovine di quel chiostro nel 1757, e fu trasportata nella chiesa del villaggio. In questa occasione si ebbe il barbaro gusto di coronare con due laminette d'oro le due teste delle immagini. Nella sacrestia se ne conserva anche la custodia in legno, fregiata dei gigli degli Angiò e ornata d'immagini ben conservate e di ottima esecuzione, rappresentanti la crocifissione di Cristo ed altre scene bibliche.
Scendendo dalla rocca e dalla chiesa girammo nella parte inferiore della cittadina, cercando se vi fosse nulla di notevole da scoprirsi. Una piccola piazza, dettaPiazza del Municipio, attrasse la nostra attenzione, avendo veduto sullo stemma del municipio questa scritta:Domus Universitatis Scurculae. Nello stemma si distingueva un ponte con cinque gigli. Il sindaco del luogo, un distinto e solenne vecchio dalla lunga barba grigia, mi disse che quello stemma aveva origine dalCastrumS. Mariae in Pontibus, che una volta i Templari avevano posseduto presso il Ponte del Salto; questo dev'essere quelCastrum pontiumdove risiedette Corradino.
Il sindaco ed altri signori si riempirono di ammirazione per le battaglie tedesche, che han fiaccato perfino la grande Francia, e riandammo insieme la storia del nostro grande Impero, la sua grandezza e la sua caduta al tempo degli Hohenstaufen, le sventure e le lotte della nostra patria che susseguirono: l'apparizione ai dì nostri di un Barbarossa, tarda ma feconda di un Messia; il rinnovamento dell'Impero degli Hohenstaufen negli Hohenzollern. Ciò che Arrigo IV aveva invano tentato, l'unificazione della Germania sotto una dinastia ereditaria, è stato raggiunto solo ora, dopo 600 anni. Gli Hohenstaufen caddero, perchè si allontanarono dal suolo nazionale e spostarono il centro di gravità dell'Impero nella straniera Italia, ancora chiusa all'ideale di una monarchia universale romana. Anche il nobile Arrigo VII scontò quel sogno cesareo con una morte subitanea in Italia. Quante rivoluzioni e quante lotte di pensiero politico e religioso, prima di veder vinto questo principio imperiale romano, prima che in vista di Parigi assediata, nel castello di Luigi XIV a Versailles,fosse alfine proclamato l'Impero nazionale tedesco! «Bisogna che il sangue sparso da Corradino sia presto o tardi vendicato», diceva, già ai tempi di Carlo V, Reissner il biografo di Frundsberg. Il sangue di Corradino è ora per sempre vendicato, ed anche i delitti degli Hohenstaufen in Italia (seppure, con le idee di quel tempo relative al diritto si può parlare di delitti) son tutti espiati. I grandi imperatori svevi stanno solennemente al culmine della nostra storia, e ne rimarranno le più eroiche figure, finchè duri la memoria tedesca.
Credo che a nessun tedesco prima che a noi due, in quel giorno, sia stato mai concesso di guardare il campo di battaglia di Corradino con occhio così orgoglioso e sereno. Con quali sentimenti il nobile Raumer considererebbe oggi queste pianure palentine, egli che le visitò e le studiò nel 1817, due anni dopo la caduta definitiva del primo Napoleone? Come lungi era allora da lui, che ci ha dato una storia nazionale degli Hohenstaufen, il pensiero che egli avrebbe assistito, in una tarda età da patriarca, alla caduta di un altro Napoleone e alla ricostituzione della Germania in Impero nazionale e prima potenza del mondo! Tanto scherno, tante oltraggiose ingiurie e tanto danno ebbe a patire la nostra patria dalla Francia fin dai tempi degli Angiò,per tanto tempo fummo deboli, esautorati, perchè divisi, che ora ci sarà alfine permesso di alzare orgogliosamente la testa. Dai campi palentini della Scurcola vada dunque un saluto di giubilo alla patria, al grande nuovo imperatore del ceppo degli Hohenzollern, al ristabilitore dell'Impero, e a tutti gli uomini che con la spada e con lo spirito han contribuito a renderci il nostro Impero tedesco. I loro nomi e le loro imprese passeranno di generazione in generazione divenendo forse mito, e come oggi dei tardi nepoti sui campi della Scurcola ripensano ai tempi eroici di quella battaglia, un giorno sui campi di Wörth, di Metz, Sedan e Parigi, altri riandranno con la mente ai tempi gloriosi in cui su quei campi si formò la libera ed una Germania.
Ecco Tagliacozzo! Ha un aspetto cupo, visto così in distanza, con la rocca dei Colonna in rovina, tutto raccolto sul dorso accidentato del monte rupestre! Ci aspettavamo una massiccia mole di pietra, quando passammo attraverso la grandePorta Marsicana, e invece trovammo con meraviglia una piazza gradevole, con una bella fonte, circondata da pittoreschi edifici con balconi e finestre gotiche, e palazzi del Rinascimento. Entrammo in un albergo le cui dimensioni di palazzo, comela grande e bella strada nella quale si trova, ci riempirono di stupore. Nei secolixvexvidebbono aver fiorito qui delle ricche famiglie all'ombra della signoria colonnese. Io avevo in questa città un amico che più volte a Roma mi aveva invitato a visitarlo, ma disgraziatamente non si trovava in città ; trovai però sulla porta della farmacia suo nipote, un giovane che fece volentieri le parti dello zio. Dovemmo alla sua gentilezza, se visitammo tutto ciò che vi è di notevole in questo luogo. Nei documenti è chiamatoTaliacotium, antica città degli Equi o Cicolani. Ma essendo stato tradottoTagliacozzoin volgare, così vediamo nello stemma cittadino due cavalieri che tagliano una clamide. Vidi questo stemma al municipio, che si è annidato in un antico convento abbandonato.
Il signor B. ci condusse in molte vetuste chiese e finalmente al palazzo Colonna, un palazzo che ha apparenza di fortezza, la cui parte superiore è, per le finestre, di stile gotico del secoloxiv, e il portale invece appartiene al puro Rinascimento. Lo stemma d'Aragona dimostra che la costruzione del palazzo va attribuita ad un Orsini; infatti molti Orsini entrarono nella famiglia degli Aragona di Napoli. Questo castello fu forse costruito da Giordano Orsini; il nemico di Cesare Borgia, si chiamavade Aragonia, conte di Tagliacozzo. Fu nell'anno 1499 che il re Federigo di Napoli decretò che Tagliacozzo ed Alba dovessero appartenere ai Colonna, come anche la baronia di Carsòli.
Nell'interno di questo palazzo trovammo grandiose sale adorne di antichi ritratti di famiglia, i cui nomi nessuno più potrebbe dire. Alcune pie suore vi tengono ora una scuola per bambine. Noi ammirammo stupiti la giovinezza, la grazia e la bellezza di forme di due fra queste monache, che eran venute dal Piemonte. Esse ci fecero visitare compiacentemente tutto il palazzo, e anche la cappella notevole per antiche pitture. Questi dipinti, del secoloxv, sono però molto ritoccati; fra gli altri vi è una bella adorazione della Vergine e del Bambino. Anche la loggia del palazzo è degna di nota; queste logge, così belle e pittoresche, non mancano quasi mai nei palazzi baronali. Quella di Tagliacozzo mi ricordò esattamente l'altra del palazzo colonnese a Genazzano, nella quale son dipinte le città che i Colonna possedevano. La loggia di questo castello si apre sul monte Velino; poggia su colonne corinzie; ha sulle pareti affreschi della scuola toscana; immagini di imperatori romani e di generali; vi è anche il poeta Ovidio, in toga rossa come un cardinale.
Visitammo finalmente, per espresso desiderio delle suore, la loro scuola femminile che occupa una delle più grandi sale del castello. Là dovemmo, con cipiglio da ispettori, osservare dei quaderni che quelle bambine non si stancavano mai di presentarci ed anche assistere ad un esperimento di geografia.
Un antico castello baronale non potrebbe trovare oggi migliore uso che quello di albergare una scuola. In Italia mancano le scuole popolari ed esse sole potranno diradare la profonda ignoranza ed anche l'immoralità , nella quale giace ancora una parte di questo popolo.
Il partito reazionario era molto forte in Tagliacozzo, secondo ci fu detto, ed il passato governo napoletano conta ancora in questa città i suoi partigiani. Dopo il sessanta vi furono scontri sanguinosi con le schiere dei volontari e rappresaglie e vendette da ambo le parti. Questo stato di cose fu favorito dalla vicinanza del confine dello stato pontificio, dal quale la reazione potè ancora sentirsi appoggiata, ma anche qui è cominciato un periodo di calma ed i briganti tanto ufficiali che privati sono scomparsi.[90]
A Tagliacozzo la via Valeria finisce acul di sacco. Nessuna strada carrozzabile conduce in Sabina, dove noi volevamo andare; vi sono solo strade mulattiere sul ripido dorso dei monti. Noleggiammo dei cavalli da montagna, grosse bestie dall'ossatura poderosa, che sono abituate ad arrampicarsi per questi sentieri dirupati. Ognuno di essi avevauna guidache lo tirava con una fune, guida abituata come lui ad arrampicarsi. Così andammo cavalcando, da Tagliacozzo attraverso la gigantesca solitudine montuosa, e per otto ore passammo attraverso rupi scoscese, boschi di quercie e di faggi dalla densa ombra, traversammo torrenti e fiumicelli, sui quali non erano ponti.
Vedemmo durante il cammino la rocca di Tagliacozzo in rovina, poi l'altissima Roccacerro; appena giungemmo qui, cambiammo direzione, dando l'ultimo addio al paesaggio della Marsica. Presenta esso un panorama meraviglioso di catene montuose dalle nude sfumatore che salgono al cielo per giganteschi scalini. Maestosamente s'innalza su di esse il monte Velino, in lontananza i monti di Sulmona e di Sora; nel centro s'innalza monumentale, sulla cupa massa delle rupi, la rocca di Tagliacozzo che sembra liberamente librarsi nell'aria a guisa di un'aquila. Il mio amico Lindemann, maestro del paesaggio italiano,rimaneva rapito della sublimità di questa incomparabile scena. Essa potrebbe ispirare un quadro del più alto stile eroico, ed io mi auguro che egli voglia farne un'opera d'arte degna del suoEtna; mi piacerebbe anche vedere dipinto dalla sua mano il campo di battaglia di Corradino col monte Velino per isfondo.
Un pericoloso sentiero dirupato ci condusse a Colli, annidato nell'alta solitudine delle rupi. Anche qui facemmo l'osservazione che lo stile del Rinascimento, della fine delxve del principio delxvisecolo, è la forma architettonica corrente in tutte le località anche le più piccole della regione. In questi Castelli durano inalterati degli edifici per trecento e quattrocento anni, costruiti come sono con le pietre di questi monti. Trovammo infatti delle bellissime finestre e porte del Rinascimento nei villaggi più piccoli e più miserabili; mentre negli Abruzzi, già ad Antrodoco ed a Città ducale, trovammo predominanti le forme gotiche. Sembra che queste si siano mantenute più a lungo in quella regione che nel Romano dove cominciarono a venir meno dopo la metà delxvsecolo. Questi due stili compendiano i caratteri architettonici di tutte le contrade che visitammo.
Da Colli scendemmo in un bellissimo bosco di quercie, attraverso il quale scorreun affluente del Salto, il Torano. Passammo quindi per Carsòli e dopo una cavalcata di parecchie ore attraverso i deserti ed umidi monti di Riofreddo e di Oricola giungemmo finalmente ad Arsoli sulla via Valeria, feudo dei romani Massimo, con uno splendido lume di luna. A questo punto risalutammo con profondo sentimento patriottico, la vetusta terra romana, la campagna di Roma, come già a quel punto si chiama. La strada conduce da Arsoli attraverso la bella valle dell'Aniene a Tivoli, e da Tivoli a Roma.[91]
NOTA
Segnaliamo al lettore l'opera d'imminente pubblicazioneRoma e lo Stato del Papa dal ritorno di Pio IX al XX SettembrediR. De Cesare, nella quale si trovano importanti notizie sugli ebrei di Roma (vol. 1o, cap. XV); sulla scuola di nudo di Gigi (vol. 1o, cap. XII); sui teatri (vol. 1o, cap. XVI); sulle processioni (vol. 2o, cap. XX); notizie che chiariscono e completano quanto descrive il Gregorovius nelGhetto e gli ebrei di Romae nelleMacchiette romane; in proposito è anche da consultare l'opera diWilliam Wetmore Story,Roba di Roma.
NOTE:[1]Oggi Norcia nell'Umbria.(N. d. T.).[2]Secondo Jannuccelli,Dissertazione sull'origine di Subiaco, gli schiavi cristiani, impiegati da Nerone per la costruzione della sua magnifica villasublacense, dettero origine alla città .(N. d. T.).[3]Questo prete è anche conosciuto sotto il nome di Fiorenzo o Fiorentino.(N. d. T.).[4]Non esiste alcun documento del VII secolo intorno a Subiaco.[5]Fu papa Leone VII che posteriormente al VII secolo donò il convento di S. Erasmo ai Benedettini.(N. d. T.).[6]Per molto tempo si è creduto, stando ad una bolla attribuita a Giovanni VII, che il ripopolamento dell'abbazia fosse dovuto a questo papa; oggi si è potuto stabilire che quella bolla è invece del papa Giovanni XVII (VediRegestum Sublacense).(N. d. T.).[7]La rocca abbaziale, costruita nel secolo xi dall'abate Giovanni V, nel punto culminante del paese, farebbe ritenere Subiaco feudo del monastero.(N. d. T.).[8]Intorno alla prima stamperia in Italia ed ai primi tipografi a Subiaco, vedi prefazione delChronicon Sublacensedel Padre Cherubino Mirzio pubblicata a Roma nel 1884 a cura della Società Romana di Storia Patria.(N. d. T.).[9]Questo Regestum è stato pubblicato nel 1882 a cura della Società Romana di Storia patria.(N. d. T.).[10]Anche ilChronicon Sublacensedel Mirzio fu pubblicato nel 1884 a cura della stessa Società .(N. d. T.).[11]Come ai viaggiatori è dolce rivedere la patria, così ai copisti la fine del libro.(N. d. T.).[12]Probo o Euprobo della famiglia Anicia ed Abbondanza di quella dei Reguardati furono i genitori di Benedetto e di Scolastica, nati da un sol parto.(N. d. T.).[13]È opera del Raggi, detto ilLombardo, allievo del Bernini.(N. d. T.).[14]Gasparone fu liberato nel 1871 e spesso fu veduto in Roma, dove gli erano resi omaggi come ad una vittima dell'epoca papale.[15]Ponte Felice fu costruito da Augusto e restaurato da Sisto V.(N. d. T.).[16]Questo quadro, attribuito anche al Ghirlandaio, dalla chiesa di S. Gerolamo degli Zoccolanti fu trasportato nel Palazzo pubblico.(N. d. T.).[17]Sulla porta è incisa la seguente iscrizioneANNIBALCAESIS AD TRASIMENVM ROMANISVRBEM ROMAM INFENSO AGMINE PETENSSPOLETOMAGNA SVORUM CLADE REPULSVSINSIGNI FVGA PORTAE NOMEN FECIT(N. d. T.).[18]Questo acquedotto-viadotto è chiamatoPonte delle Torrida due torri erette alle estremità .(N. d. T.).[19]Il breve è nell'Archivio di Stato di Spoleto. Vedi F. GREGOROVIUS,Lucrezia Borgia, Firenze, Le Monnier, 1874, pag. 113.(N. d. T.).[20]La Chiesa di S. Maria degli Angeli detta anchePortiunculaperchè innalzata sul poco terreno concesso a S. Francesco dai benedettini per fondarvi il suo ordine, fu cominciata nel 1569 su disegni del Vignola da Galeazzo Alessi e Giulio Ponti. Al Poletti si dava l'attuale facciata.(N. d. T.).[21]«Ad coërcendam Perusinorum audaciam»così diceva il decreto di Paolo III che ordinava la costruzione della fortezza.[22]Oggi nel centro della spianata già occupata dalla fortezza sorge il palazzo provinciale.(N. d. T.).[23]Membri dell'aristocrazia e del clero.[24]Oggi il dipinto si trova nella pinacoteca del palazzo comunale.(N. d. T.).[25]La tradizione popolare voleva che gli Ebrei provassero spavento e ripugnanza a passare sotto questo monumento.(N. d. T.).[26]Della guerra giudaica, VII, 5(N. d. T.).[27]La restaurazione si deve al Valadier e fu fatto per consolidare l'arco in seguito al suo isolamento, la parte ricostruita, affinchè si distinguesse, fu eseguita in travertino e senza sculture.(N. d. T.).[28]Gli ebrei dovevano portare in testa in segno di riconoscimento un cenciolino di color giallo dettosciamannodall'ebraicoSiman(segno). Pio VIII abolì ufficialmente quest'obbligo che dopo la restaurazione del 1814 era rimasto lettera morta.(N. d. T.).[29]L'jus di gazagà che in ebraico valepossesso continuatocominciò ad essere regolato col breve «Dudum» del 27 febbraio 1562 da Pio IV, Medici (1559-1565), e venne in seguito perfezionato da Clemente VIII, Aldobrandini (1569-1605), col breve «Viam veritatis» del 5 giugno 1604.Intorno all'jus di gazagà vedi lo scritto di A. Baccelli inStudi giuridici e questioni forensi, Roma, 1904.(N. d. T.).[30]Fu don Michelangelo Caetani Duca di Sermoneta, che nel 1848 ottenne da Pio IX che gli ebrei non fossero forzati ad assistere alle prediche.(N. d. T.).[31]Editto del Cardinale Rivarola, 12 aprile 1814.(N. d. T.)[32]Da quando il Gregorovius scrisse queste pagine sono scorsi più di cinquanta anni; da quell'epoca gli ebrei hanno acquistato tutti i diritti degli altri cittadini ed il Ghetto è scomparso. La sua completa demolizione, eseguita dal 1885 al 1888, venne compresa nel piano regolatore della città ed in quello dei lavori del Tevere e l'area su cui sorgevano i poveri ed infetti abituri degli ebrei e che va dal portico d'Ottavia al palazzo Cenci, costeggiando il Tevere, lungo i muraglioni tra il ponte Quattro Capi e quello Garibaldi, è destinata alla fabbricazione e vi sorge maestoso il nuovo monumentale tempio israelitico costruito nel 1903 su disegni del Costa e dell'Armanni.La popolazione del Ghetto si è sparsa un po' per tutta la città : un forte nucleo ha passato il ponte Garibaldi per andare ad abitare il nuovo quartiere dei Prati di San Cosimato alle falde del Gianicolo; però nelle vecchie strade circostanti al Ghetto si vedono tuttora molte botteghe di ebrei.(N. d. T.).[33]Il popolo lo chiama l'Ortaccio; la strada che vi conduce è ancor oggi chiamata: Via dell'Orto degli Ebrei, ora non vi si seppellisce più, è stato invece aperto al Camposanto del Verano un reparto israelitico.(N. d. T.).[34]Le ebree erano e sono tuttora abilissime nelricucire all'ago d'oro, cioè nel riconnettere due o più parti di panno in guisa che non se ne scorga la commessione.(N. d. T.).[35]Specialmente a Livorno che l'About nella suaRome contemporainechiama il paradiso degli Ebrei, mentre Roma ne era l'inferno.(N. d. T.).[36]Il romanesco del Ghetto differiva da quello comune sia per alcune voci e modi speciali, come le esclamazioni:mordivoi!(accorciamento diper amor di voiusato nel parlare altrui e come voce prenominale di apostrofe);badonai!(perdio!);per la vita mia!;per la vita di mio padre!; sia per altre particolarità -come l'allargamento della vocale e accentata infonnamènto, testamènto, tètto,e simili; sia per cambiar sempre in maschili i plurali femminili, così:li lèggi, li scòli, li raggioni, ròbbi vècchi(grido quest'ultimo dei rigattieri ebrei).Così un ebreo era riconosciuto tra mille e dileggiato pel suo modo di parlare e per la pronuncia speciale di un dialetto molto simile al romanesco, di cui non era che una variante caratterizzata dalla cantilena nasale e strisciata. Questo dialetto conservava alcune parole e frasi ebraiche, alcune delle quali, principalmente a causa di scherno, passarono storpiate nel romanesco, come ad esempio:BadanaidaBadonai, adoperato a significare gli stessi ebrei.TatanaidaAdonai, indica grida confuse di più persone; derivato probabilmente dalle replicate invocazioni adAdonai(Dio) nelle preghiere dette in comune nella sinagoga.Baruccabbà dalle prime due parole del saluto ritualeBaruh abba bescem Adonai(Benedictus qui venit in nomine Domini) di cui gl'israeliti si servivano e che divenne nel romanesco nomignolo di scherno per gli ebrei.Tareffe, denota magagnato, puzzolente, tolto dall'ebraicotaref, derivato dal verbotaraf, sbranare, dilaniare, che si applica alle carni illecite, sia perchè non macellate secondo il rito, sia perchè appartenenti ad animali vietati.Cascerro, dacascer, vale retto, congruo, conveniente, è l'opposto ditaref.Aèo, era uno dei gridi dei cenciaiuoli girovaghi ebrei, oggi scomparso, si usa in senso metaforico a denotare malandato, guasto.Quantunque il Ghetto sia sparito ed i suoi abitanti si siano dispersi per i diversi rioni della città , tuttavia persiste la differenza nel modo di parlare degli ebrei, sebbene accenni e sia destinata a scomparire.(VedipassimiSonetti romaneschidi G. G. Belli, editi a cura di Luigi Morandi. Lapi, Città di Castello, 1886-1889).(N. d. T.).[37]Intorno al Ghetto ed agli ebrei in Roma vedi:Natali,Il Ghetto di Roma, Roma 1887;Baracconi,I Rioni di Roma, Torino, 1905;Ampère,L'Empire Romain à Rome, Paris, 1867;About,Rome contemporaine, Paris, 1861;Valadier,Rome vraie, Paris, 1867;Berliner,Ein beitrag zur geschichte der Juden in Rom, Berlin, 1890;Augustus J. C. Hare,Walks in Rome, London, 1905; Dott.Philiph,The Jews in Rome.(N. d. T.).[38]È questa la chiesa di S. Maria dell'Orazione e Morte in via Giulia, detta semplicementeLa Morte, dove ha sede l'Arciconfraternita dello stesso nome, detto ancheLa buona Morte, che ha lo scopo di andare a raccogliere i cadaveri abbandonati per la campagna e quelli dei poveri morti in città , ai quali anticamente dava sepoltura nel suo oratorio.(N. d. T.).[39]Hans Holbein il giovane (1499-1554) dipinse laDanza dei mortiche si trova nel palazzo di città di Basilea.(N. d. T.).[40]Sulle rappresentazioni sacre in occasione della commemorazione dei defunti, vediCracas, III serie, anno I, n. 9.(N. d. T.).[41]I semi di zucca salati sono detti in romanescobruscoliniebruscolinarocolui che li vende.(N. d. T.).[42]I burattinai solevano dare la voce a Pulcinella, quando non lo facevano parlare in dialetto napoletano, mediante un istrumento dettopivetta, formato da due pezzi di latta riuniti da un cordone, attraverso i quali la voce passando acquistava un suono stridulo e ridicolo simile al chiocciare di una gallina. Lapivettaè ancora usata dai burattinai girovaghi.(N. d. T.).[43]Ogni rappresentazione si dicevacameratao più popolarmente, anche adessoinfornata, perchè l'angustia del luogo fa soffrire il caldo di un forno.(N. d. T.).[44]I casotti per la fiera, in cui si vendevano specialmente pupazzi da presepio fino a Natale e dopo fino all'Epifania giocattoli, si erigevano all'ingresso dell'Avvento; la fiera fu poi trasportata in piazza Navona, dove ora agonizza; il chiasso vi si fa specialmente durante la notte della Befana.(N. d. T.).[45]Il Bertolotti nel suo articolo «Le rappresentazioni coi burattini a Roma» inFanfulla, 1882, n. 64, dà al teatro il nome diFiando. Ricordiamo che Fiando fu un burattinaio celebre in tutta Italia per le sue marionette incivilite e perfezionate; però a Roma si seguitò a chiamare Fiano il teatrino di S. Apollinare perchè prima di questo un altro ne esisteva nel palazzo Fiano in piazza S. Lorenzo in Lucina di fianco alla Chiesa e Fiano indicò per antonomasia teatro dei burattini.(N. d. T.).[46]Sui burattini di Roma e specialmente suCassandrino, vediStendhal,Rome, Naples et Florence, Paris, Levy, 1872, pag. 317, eFrederic Mercey, articolo nellaRevue des Deux Mondes, 15 aprile 1840. Vedi ancheMaes,Curiosità romane, Serie III, Roma, 1885.(N. d. T.).[47]I religiosi zoccolanti di S. Maria in Aracoeli trasportavano in vettura a passo lento il bambino per visitare gli infermi ridotti agli estremi.(N. d. T.).[48]Il teatro Emiliani occupava il vasto locale dove oggi è il deposito di ferramenta della ditta Monami dal lato tra la via S. Agnese e il vicolo dei Lorenesi.(N. d. T.).[49]Piazza Navona veniva allagata tutti i sabati durante il mese di agosto.(N. d. T.).[50]Coppia di amanti babilonesi, le cui avventure celebrate da Ovidio nelleMetamorfosi, 4, 55 e seg., ricordate da Dante,Purg.27-37, e da Shakespeare nelSogno di una notte d'estate, divennero eccessivamente popolari in grazia alle rozze incisioni che formarono l'ornamento delle case operaie e contadine.(N. d. T.).[51]Far moscaper far silenzio è pure del fiorentino; in romanesco si dice comunemente:Zitto e mosca!o semplicementemosca!ed anchefar moschieraquando si vuol dare maggior caricatura al discorso.(N. d. T.).[52]Sul dialetto romanesco vediBelli, introduzione aiSonetti, vol. 1o, Ed. Lapi, Città di Castello, 1882;SabatiniF.,Volgo di RomaeL'ortografia del dialetto romanesco, Roma, Loescher, 1890.(N. d. T.).[53]Però ha prodotto quel monumento che sono i Sonetti del Belli, ai quali rimandiamo una volta per tutte il lettore, come alla più completa illustrazione di tutto quanto è descritto in queste pagine.(N. d. T.).[54]Il teatro delle dame, detto d'Alibert nel vicolo dello stesso nome, presso piazza di Spagna, era il più vasto teatro di Roma, ma anche il più disadorno e di cattiva forma, fu distrutto da un incendio il 15 febbraio 1863.(N. d. T.).[55]L'anfiteatro scoperto Corea in via dei Pontefici era annesso al palazzo della famiglia Corea ed era fondato sulle sostruzioni del mausoleo di Augusto; fino alla proibizione di Pio VIII vi si fecero le giostre delle vaccine; fu famoso per ifochetti, fuochi d'artificio che vi si incendiavano nelle domeniche d'estate; in generale gli spettacoli vi terminavano all'Ave Maria. Oggi è sparito ed al suo posto sorge il teatro Umberto I.(N. d. T.).[56]Di questi altri teatri quello Capranica è stato chiuso e l'Apollo fu demolito in seguito ai lavori del Tevere.(N. d. T.).[57]Per la benedizione dei cavalli che si fa in occasione della festa di S. Antonio abate che ricorre il 17 gennaio.(N. d. T.).[58]Precedono i convogli funebri i così dettimandatari, specie di servi delle confraternite, vestiti di una livrea dai colori della compagnia.(N. d. T.).[59]Il popolo li chiamagamberi cotti, appunto dal colore del vestito.(N. d. T.).[60]Queste ragazze che vanno in processione sono per lo più zitelle, cui è stata assegnata nell'anno una dote da qualche congrega e si chiamano leammantatedal manto bianco che le ricopre e che è di un tessuto fine, sul quale vengono infilati degli spilli comuni in modo che formino dei disegni, per lo più di fiori, che rilucono come se fossero d'argento.(N. d. T.).[61]Questa croce immane di cartapesta, che vien portata nelle processioni, vien dettatroncoperchè foggiata in due grossi tronchi d'albero nella loro rozzezza naturale.(N. d. T.).[62]Via Claudiana, per quanto ci consta, non è mai esistita.(N. d. T.).[63]Verso il tempo, in cui furon scritte queste pagine fu famosa l'accademia del modello Giggi Tallariti che ebbe sede prima in piazza S. Silvestro, rimpetto alla posta attuale, poi in via Margutta.(N. d. T.).[64]Sul saltarello, ballo figurato che ricorda la tarantella napoletana e che prende il nome dal salto che spiccano i ballerini ad una battuta più marcata di tamburello, vediCracas, III serie, anno 1o, N. 6.(N. d. T.).[65]Il Consiglio comunale di Roma nella seduta 19 maggio 1882 decretò la coniazione di una medaglia d'oro in onore di Garibaldi «a titolo di benemerenza cittadina per la grande iniziativa da lui presa, affinchè lo Stato provvedesse all'attuazione dei lavori necessari per la sistemazione del Tevere».(N. d. T.).[66]Saggio di Bibliografia del Teverepresentato alla Società Geografica italiana nella tornata del 13 febbraio 1876 dal socioEnrico Narducci. Roma—Giuseppe Civelli, 1876.[67]I bandi e chirografi, le bolle, gli editti, gli statuti, le notificazioni e le disposizioni dirette specialmente a regolare la navigabilità e la navigazione sono moltissimi e vanno dal 1562 al 1869; sono interessantissimi per la storia del nostro fiume ed alcuni hanno tuttora vigore, come quelli che regolano la polizia delle ripe e dell'alveo e la servitù della via alzaia.(N. d. T.).[68]370 km. di corso, 340 dalla sorgente a Roma, 30 da Roma al mare. Il suo corso attraverso la città di Roma è di 4105 metri. Massima larghezza a Ponte Molle 160 m. Profondità media 8 m. (M. Carcani.Il Tevere e le sue inondazioni, Roma, 1875).[69]Francesco Brioschi:Le inondazioni del Teverein Roma. Roma, 1876.[70]Intorno all'arginatura delle ripe del Tevere sotto i Romani, vedi lo scritto del Borsari nelBollettino della Commissione archeologica comunale di Roma, 1889, pag. 165 e seg. L'intiera materia delle inondazioni, della navigazione del Tevere e dei provvedimenti relativamente ad esse presi nei tempi antichi, è ampiamente trattata dalPrellerin un articolo intitolatoRom und der Tiber, nelleBerichte der Sächsischen Gesellschaft, 1848-49.(N. d. T.).[71]Gli epigrammi sulle inondazioni del Tevere si trovano sparsi nelle raccolte d'iscrizioni del Galletti e Forcella, nelTevere incatenatodel Bonini, nel Narducci, nel Carcani, etc.[72]Anche nel 1852 è comparso un poemaIl Teveredel romano Giuseppe Gioacchino Belli.[73]L'amministrazione francese, durante il periodo napoleonico dal 1809 al 1814, aveva stabilito di costruire i muraglioni lungo il Tevere urbano ed il relativo progetto era stato redatto dall'ingegnere francese Navier. Vedi:Tournon,Études statistiques sur Rome et la partie occidentale des États romains, Paris, 1831,vol. 2o, libro V, cap. IV, pag. 178. IlTournonsoggiunge, profeticamente, che prima o poi, l'esecuzione di tale progetto si sarebbe imposta ad un governo, pel quale il risanamento e l'abbellimento di Roma fossero interessi di primo ordine(N. d. T.).[74]Il Canevari fu il relatore (22 Luglio 1871) della Commissione nominata dal Consiglio Comunale nella seduta 3 Giugno 1871 e nella sua relazione si accenna già ai lungotevere ed ai muraglioni di sponda.(N. d. T.).[75]Questa importante operetta originariamente vide la luce nel 1859 nel periodico l'Album, mutilata dalla censura, fu nuovamente pubblicata dalla «Casa Italiana Editrice di Roma» nel 1883, tralasciando però di riportare le importantissime iscrizioni relative alle piene.(N. d. T.).[76]Negli scavi fatti per le fondazioni dei muraglioni e delle pile dei nuovi ponti sono venuti alla luce diversi oggetti, non tanti però quanti si sperava e sono stati depositati nel Museo Nazionale Romano nelle Terme Diocleziane.(N. d. T.).[77]È questo oggi il quartiere dei Prati di Castello che tre ponti (Margherita, Cavour e Umberto) collegano alla vecchia città .(N. d. T.).[78]Il pittore tedesco Karl Lindemann-Frommel (1819-1891), socio dell'Accademia di S. Luca fu per molti anni intimo amico del Gregorovius e ne illustrò l'idillio «Capri».[79]Anche questa rocca, come quella di Perugia, era stata elevata «ad reprimendam audaciam Aquilanorum» come ricordava una lapida che era sulla porta.[80]Oggi è meta di molte ascensioni e la Sezione di Roma del Club Alpino italiano vi ha costruito un rifugio (2200 m.) inaugurato nel 1886.(N. d. T.).[81]La vetta più alta è il monte Corno o Corno grande (2921 m.).(N. d. T.).[82]È la giogaia del Terminillo (2213 m.).(N. d. T.).[83]È questo il famoso passo diForca Carusoche mette in comunicazione la conca di Celano con la valle dell'Aterno, è una specie di seno tra due alte montagne; ha fama spaventosa, più che per l'orrida natura, per le leggende che la fantasia popolare vi riconnette.(N. d. T.).[84]Alba Fucense.(N. d. T.).[85]Oggi Trasacco.(N. d. T.).[86]I lavori di prosciugamento e bonifica del lago di Fucino, che hanno trasformato l'antico bacino del lago in16000ettari di terreno coltivato e ferace, furono iniziati nel 1854 da una Società per azioni cui, scarseggiando essa di mezzi, si sostituì il principe Alessandro Torlonia, che aveva già sottoscritto metà del capitale e che disse risolutamente: «O io asciugo il Fucino o il Fucino asciuga me». Solo nel giugno 1876 emersero le terre più basse ed oggi il piano dove posa la statua della Vergine sopra un piedistallo alto sette metri e mezzo, in testa al nuovo emissario, indica l'altezza cui giungevano le acque del lago. Per il prosciugamento e la bonifica furon spesi 43 milioni e 137,209 lire, di cui 24,263,994 pel solo prosciugamento. Torlonia fu creato da Vittorio Emanuele II principe del Fucino. Sul territorio bonificato vivono circa 7000 agricoltori ed altrettanti operai, subentrati ai due o trecento pescatori che prima vivevano sulle sponde del lago.(N. d. T.).[87]Massa d'Alba.(N. d. T.).[88]Il Salto è detto Imele alle sue sorgenti.(N. d. T.).[89]Facciamo notare che la paroladifesa, nelle Provincie facenti parte dell'ex regno di Napoli, è adoperata per denotare quella porzione del demanio comunale convertita dai baroni in loro esclusivo dominio, cingendola, a difesa, con siepi ed altri ripari, per impedire ai cittadini di penetrarvi per l'esercizio degli usi civici.La parola difesa è anche adoperata ad indicare il demanio chiuso per tutto l'anno all'esercizio degli usi altre volte denota la chiusura per un determinato periodo o la riserva per il raccolto di alcuni frutti, come la ghianda e le castagne, altre volte ancora che il demanio è chiuso sempre per il popolo ed aperto per gli altri usi. (Vedi:Nozioni di diritto demaniale feudaleperDonato A. Tommasiin Forti, eDe Rensis,Il Codice dei Demani comunali nelle provincie napoletane e siciliane, Roma, 1906).E' dunque più che probabile che per una di queste ragioni la località venga chiamataDifese, e che lo sventurato Corradino non c'entri affatto.(N. d. T.).[90]Vedi:Bianco,Il brigantaggio alla frontiera pontificia dal 1860 al 1863, Milano, 1864.(N. d. T.).[91]ConsultaGuida dell'AbruzzodiC. Abbate, Roma, 1903.(N. d. T.).
NOTE:
[1]Oggi Norcia nell'Umbria.(N. d. T.).
[1]Oggi Norcia nell'Umbria.(N. d. T.).
[2]Secondo Jannuccelli,Dissertazione sull'origine di Subiaco, gli schiavi cristiani, impiegati da Nerone per la costruzione della sua magnifica villasublacense, dettero origine alla città .(N. d. T.).
[2]Secondo Jannuccelli,Dissertazione sull'origine di Subiaco, gli schiavi cristiani, impiegati da Nerone per la costruzione della sua magnifica villasublacense, dettero origine alla città .(N. d. T.).
[3]Questo prete è anche conosciuto sotto il nome di Fiorenzo o Fiorentino.(N. d. T.).
[3]Questo prete è anche conosciuto sotto il nome di Fiorenzo o Fiorentino.(N. d. T.).
[4]Non esiste alcun documento del VII secolo intorno a Subiaco.
[4]Non esiste alcun documento del VII secolo intorno a Subiaco.
[5]Fu papa Leone VII che posteriormente al VII secolo donò il convento di S. Erasmo ai Benedettini.(N. d. T.).
[5]Fu papa Leone VII che posteriormente al VII secolo donò il convento di S. Erasmo ai Benedettini.(N. d. T.).
[6]Per molto tempo si è creduto, stando ad una bolla attribuita a Giovanni VII, che il ripopolamento dell'abbazia fosse dovuto a questo papa; oggi si è potuto stabilire che quella bolla è invece del papa Giovanni XVII (VediRegestum Sublacense).(N. d. T.).
[6]Per molto tempo si è creduto, stando ad una bolla attribuita a Giovanni VII, che il ripopolamento dell'abbazia fosse dovuto a questo papa; oggi si è potuto stabilire che quella bolla è invece del papa Giovanni XVII (VediRegestum Sublacense).(N. d. T.).
[7]La rocca abbaziale, costruita nel secolo xi dall'abate Giovanni V, nel punto culminante del paese, farebbe ritenere Subiaco feudo del monastero.(N. d. T.).
[7]La rocca abbaziale, costruita nel secolo xi dall'abate Giovanni V, nel punto culminante del paese, farebbe ritenere Subiaco feudo del monastero.(N. d. T.).
[8]Intorno alla prima stamperia in Italia ed ai primi tipografi a Subiaco, vedi prefazione delChronicon Sublacensedel Padre Cherubino Mirzio pubblicata a Roma nel 1884 a cura della Società Romana di Storia Patria.(N. d. T.).
[8]Intorno alla prima stamperia in Italia ed ai primi tipografi a Subiaco, vedi prefazione delChronicon Sublacensedel Padre Cherubino Mirzio pubblicata a Roma nel 1884 a cura della Società Romana di Storia Patria.(N. d. T.).
[9]Questo Regestum è stato pubblicato nel 1882 a cura della Società Romana di Storia patria.(N. d. T.).
[9]Questo Regestum è stato pubblicato nel 1882 a cura della Società Romana di Storia patria.(N. d. T.).
[10]Anche ilChronicon Sublacensedel Mirzio fu pubblicato nel 1884 a cura della stessa Società .(N. d. T.).
[10]Anche ilChronicon Sublacensedel Mirzio fu pubblicato nel 1884 a cura della stessa Società .(N. d. T.).
[11]Come ai viaggiatori è dolce rivedere la patria, così ai copisti la fine del libro.(N. d. T.).
[11]Come ai viaggiatori è dolce rivedere la patria, così ai copisti la fine del libro.(N. d. T.).
[12]Probo o Euprobo della famiglia Anicia ed Abbondanza di quella dei Reguardati furono i genitori di Benedetto e di Scolastica, nati da un sol parto.(N. d. T.).
[12]Probo o Euprobo della famiglia Anicia ed Abbondanza di quella dei Reguardati furono i genitori di Benedetto e di Scolastica, nati da un sol parto.(N. d. T.).
[13]È opera del Raggi, detto ilLombardo, allievo del Bernini.(N. d. T.).
[13]È opera del Raggi, detto ilLombardo, allievo del Bernini.(N. d. T.).
[14]Gasparone fu liberato nel 1871 e spesso fu veduto in Roma, dove gli erano resi omaggi come ad una vittima dell'epoca papale.
[14]Gasparone fu liberato nel 1871 e spesso fu veduto in Roma, dove gli erano resi omaggi come ad una vittima dell'epoca papale.
[15]Ponte Felice fu costruito da Augusto e restaurato da Sisto V.(N. d. T.).
[15]Ponte Felice fu costruito da Augusto e restaurato da Sisto V.(N. d. T.).
[16]Questo quadro, attribuito anche al Ghirlandaio, dalla chiesa di S. Gerolamo degli Zoccolanti fu trasportato nel Palazzo pubblico.(N. d. T.).
[16]Questo quadro, attribuito anche al Ghirlandaio, dalla chiesa di S. Gerolamo degli Zoccolanti fu trasportato nel Palazzo pubblico.(N. d. T.).
[17]Sulla porta è incisa la seguente iscrizioneANNIBALCAESIS AD TRASIMENVM ROMANISVRBEM ROMAM INFENSO AGMINE PETENSSPOLETOMAGNA SVORUM CLADE REPULSVSINSIGNI FVGA PORTAE NOMEN FECIT(N. d. T.).
[17]Sulla porta è incisa la seguente iscrizione
ANNIBALCAESIS AD TRASIMENVM ROMANISVRBEM ROMAM INFENSO AGMINE PETENSSPOLETOMAGNA SVORUM CLADE REPULSVSINSIGNI FVGA PORTAE NOMEN FECIT
(N. d. T.).
[18]Questo acquedotto-viadotto è chiamatoPonte delle Torrida due torri erette alle estremità .(N. d. T.).
[18]Questo acquedotto-viadotto è chiamatoPonte delle Torrida due torri erette alle estremità .(N. d. T.).
[19]Il breve è nell'Archivio di Stato di Spoleto. Vedi F. GREGOROVIUS,Lucrezia Borgia, Firenze, Le Monnier, 1874, pag. 113.(N. d. T.).
[19]Il breve è nell'Archivio di Stato di Spoleto. Vedi F. GREGOROVIUS,Lucrezia Borgia, Firenze, Le Monnier, 1874, pag. 113.(N. d. T.).
[20]La Chiesa di S. Maria degli Angeli detta anchePortiunculaperchè innalzata sul poco terreno concesso a S. Francesco dai benedettini per fondarvi il suo ordine, fu cominciata nel 1569 su disegni del Vignola da Galeazzo Alessi e Giulio Ponti. Al Poletti si dava l'attuale facciata.(N. d. T.).
[20]La Chiesa di S. Maria degli Angeli detta anchePortiunculaperchè innalzata sul poco terreno concesso a S. Francesco dai benedettini per fondarvi il suo ordine, fu cominciata nel 1569 su disegni del Vignola da Galeazzo Alessi e Giulio Ponti. Al Poletti si dava l'attuale facciata.(N. d. T.).
[21]«Ad coërcendam Perusinorum audaciam»così diceva il decreto di Paolo III che ordinava la costruzione della fortezza.
[21]«Ad coërcendam Perusinorum audaciam»così diceva il decreto di Paolo III che ordinava la costruzione della fortezza.
[22]Oggi nel centro della spianata già occupata dalla fortezza sorge il palazzo provinciale.(N. d. T.).
[22]Oggi nel centro della spianata già occupata dalla fortezza sorge il palazzo provinciale.(N. d. T.).
[23]Membri dell'aristocrazia e del clero.
[23]Membri dell'aristocrazia e del clero.
[24]Oggi il dipinto si trova nella pinacoteca del palazzo comunale.(N. d. T.).
[24]Oggi il dipinto si trova nella pinacoteca del palazzo comunale.(N. d. T.).
[25]La tradizione popolare voleva che gli Ebrei provassero spavento e ripugnanza a passare sotto questo monumento.(N. d. T.).
[25]La tradizione popolare voleva che gli Ebrei provassero spavento e ripugnanza a passare sotto questo monumento.(N. d. T.).
[26]Della guerra giudaica, VII, 5(N. d. T.).
[26]Della guerra giudaica, VII, 5(N. d. T.).
[27]La restaurazione si deve al Valadier e fu fatto per consolidare l'arco in seguito al suo isolamento, la parte ricostruita, affinchè si distinguesse, fu eseguita in travertino e senza sculture.(N. d. T.).
[27]La restaurazione si deve al Valadier e fu fatto per consolidare l'arco in seguito al suo isolamento, la parte ricostruita, affinchè si distinguesse, fu eseguita in travertino e senza sculture.(N. d. T.).
[28]Gli ebrei dovevano portare in testa in segno di riconoscimento un cenciolino di color giallo dettosciamannodall'ebraicoSiman(segno). Pio VIII abolì ufficialmente quest'obbligo che dopo la restaurazione del 1814 era rimasto lettera morta.(N. d. T.).
[28]Gli ebrei dovevano portare in testa in segno di riconoscimento un cenciolino di color giallo dettosciamannodall'ebraicoSiman(segno). Pio VIII abolì ufficialmente quest'obbligo che dopo la restaurazione del 1814 era rimasto lettera morta.(N. d. T.).
[29]L'jus di gazagà che in ebraico valepossesso continuatocominciò ad essere regolato col breve «Dudum» del 27 febbraio 1562 da Pio IV, Medici (1559-1565), e venne in seguito perfezionato da Clemente VIII, Aldobrandini (1569-1605), col breve «Viam veritatis» del 5 giugno 1604.Intorno all'jus di gazagà vedi lo scritto di A. Baccelli inStudi giuridici e questioni forensi, Roma, 1904.(N. d. T.).
[29]L'jus di gazagà che in ebraico valepossesso continuatocominciò ad essere regolato col breve «Dudum» del 27 febbraio 1562 da Pio IV, Medici (1559-1565), e venne in seguito perfezionato da Clemente VIII, Aldobrandini (1569-1605), col breve «Viam veritatis» del 5 giugno 1604.
Intorno all'jus di gazagà vedi lo scritto di A. Baccelli inStudi giuridici e questioni forensi, Roma, 1904.(N. d. T.).
[30]Fu don Michelangelo Caetani Duca di Sermoneta, che nel 1848 ottenne da Pio IX che gli ebrei non fossero forzati ad assistere alle prediche.(N. d. T.).
[30]Fu don Michelangelo Caetani Duca di Sermoneta, che nel 1848 ottenne da Pio IX che gli ebrei non fossero forzati ad assistere alle prediche.(N. d. T.).
[31]Editto del Cardinale Rivarola, 12 aprile 1814.(N. d. T.)
[31]Editto del Cardinale Rivarola, 12 aprile 1814.(N. d. T.)
[32]Da quando il Gregorovius scrisse queste pagine sono scorsi più di cinquanta anni; da quell'epoca gli ebrei hanno acquistato tutti i diritti degli altri cittadini ed il Ghetto è scomparso. La sua completa demolizione, eseguita dal 1885 al 1888, venne compresa nel piano regolatore della città ed in quello dei lavori del Tevere e l'area su cui sorgevano i poveri ed infetti abituri degli ebrei e che va dal portico d'Ottavia al palazzo Cenci, costeggiando il Tevere, lungo i muraglioni tra il ponte Quattro Capi e quello Garibaldi, è destinata alla fabbricazione e vi sorge maestoso il nuovo monumentale tempio israelitico costruito nel 1903 su disegni del Costa e dell'Armanni.La popolazione del Ghetto si è sparsa un po' per tutta la città : un forte nucleo ha passato il ponte Garibaldi per andare ad abitare il nuovo quartiere dei Prati di San Cosimato alle falde del Gianicolo; però nelle vecchie strade circostanti al Ghetto si vedono tuttora molte botteghe di ebrei.(N. d. T.).
[32]Da quando il Gregorovius scrisse queste pagine sono scorsi più di cinquanta anni; da quell'epoca gli ebrei hanno acquistato tutti i diritti degli altri cittadini ed il Ghetto è scomparso. La sua completa demolizione, eseguita dal 1885 al 1888, venne compresa nel piano regolatore della città ed in quello dei lavori del Tevere e l'area su cui sorgevano i poveri ed infetti abituri degli ebrei e che va dal portico d'Ottavia al palazzo Cenci, costeggiando il Tevere, lungo i muraglioni tra il ponte Quattro Capi e quello Garibaldi, è destinata alla fabbricazione e vi sorge maestoso il nuovo monumentale tempio israelitico costruito nel 1903 su disegni del Costa e dell'Armanni.
La popolazione del Ghetto si è sparsa un po' per tutta la città : un forte nucleo ha passato il ponte Garibaldi per andare ad abitare il nuovo quartiere dei Prati di San Cosimato alle falde del Gianicolo; però nelle vecchie strade circostanti al Ghetto si vedono tuttora molte botteghe di ebrei.(N. d. T.).
[33]Il popolo lo chiama l'Ortaccio; la strada che vi conduce è ancor oggi chiamata: Via dell'Orto degli Ebrei, ora non vi si seppellisce più, è stato invece aperto al Camposanto del Verano un reparto israelitico.(N. d. T.).
[33]Il popolo lo chiama l'Ortaccio; la strada che vi conduce è ancor oggi chiamata: Via dell'Orto degli Ebrei, ora non vi si seppellisce più, è stato invece aperto al Camposanto del Verano un reparto israelitico.(N. d. T.).
[34]Le ebree erano e sono tuttora abilissime nelricucire all'ago d'oro, cioè nel riconnettere due o più parti di panno in guisa che non se ne scorga la commessione.(N. d. T.).
[34]Le ebree erano e sono tuttora abilissime nelricucire all'ago d'oro, cioè nel riconnettere due o più parti di panno in guisa che non se ne scorga la commessione.(N. d. T.).
[35]Specialmente a Livorno che l'About nella suaRome contemporainechiama il paradiso degli Ebrei, mentre Roma ne era l'inferno.(N. d. T.).
[35]Specialmente a Livorno che l'About nella suaRome contemporainechiama il paradiso degli Ebrei, mentre Roma ne era l'inferno.(N. d. T.).
[36]Il romanesco del Ghetto differiva da quello comune sia per alcune voci e modi speciali, come le esclamazioni:mordivoi!(accorciamento diper amor di voiusato nel parlare altrui e come voce prenominale di apostrofe);badonai!(perdio!);per la vita mia!;per la vita di mio padre!; sia per altre particolarità -come l'allargamento della vocale e accentata infonnamènto, testamènto, tètto,e simili; sia per cambiar sempre in maschili i plurali femminili, così:li lèggi, li scòli, li raggioni, ròbbi vècchi(grido quest'ultimo dei rigattieri ebrei).Così un ebreo era riconosciuto tra mille e dileggiato pel suo modo di parlare e per la pronuncia speciale di un dialetto molto simile al romanesco, di cui non era che una variante caratterizzata dalla cantilena nasale e strisciata. Questo dialetto conservava alcune parole e frasi ebraiche, alcune delle quali, principalmente a causa di scherno, passarono storpiate nel romanesco, come ad esempio:BadanaidaBadonai, adoperato a significare gli stessi ebrei.TatanaidaAdonai, indica grida confuse di più persone; derivato probabilmente dalle replicate invocazioni adAdonai(Dio) nelle preghiere dette in comune nella sinagoga.Baruccabbà dalle prime due parole del saluto ritualeBaruh abba bescem Adonai(Benedictus qui venit in nomine Domini) di cui gl'israeliti si servivano e che divenne nel romanesco nomignolo di scherno per gli ebrei.Tareffe, denota magagnato, puzzolente, tolto dall'ebraicotaref, derivato dal verbotaraf, sbranare, dilaniare, che si applica alle carni illecite, sia perchè non macellate secondo il rito, sia perchè appartenenti ad animali vietati.Cascerro, dacascer, vale retto, congruo, conveniente, è l'opposto ditaref.Aèo, era uno dei gridi dei cenciaiuoli girovaghi ebrei, oggi scomparso, si usa in senso metaforico a denotare malandato, guasto.Quantunque il Ghetto sia sparito ed i suoi abitanti si siano dispersi per i diversi rioni della città , tuttavia persiste la differenza nel modo di parlare degli ebrei, sebbene accenni e sia destinata a scomparire.(VedipassimiSonetti romaneschidi G. G. Belli, editi a cura di Luigi Morandi. Lapi, Città di Castello, 1886-1889).(N. d. T.).
[36]Il romanesco del Ghetto differiva da quello comune sia per alcune voci e modi speciali, come le esclamazioni:mordivoi!(accorciamento diper amor di voiusato nel parlare altrui e come voce prenominale di apostrofe);badonai!(perdio!);per la vita mia!;per la vita di mio padre!; sia per altre particolarità -come l'allargamento della vocale e accentata infonnamènto, testamènto, tètto,e simili; sia per cambiar sempre in maschili i plurali femminili, così:li lèggi, li scòli, li raggioni, ròbbi vècchi(grido quest'ultimo dei rigattieri ebrei).
Così un ebreo era riconosciuto tra mille e dileggiato pel suo modo di parlare e per la pronuncia speciale di un dialetto molto simile al romanesco, di cui non era che una variante caratterizzata dalla cantilena nasale e strisciata. Questo dialetto conservava alcune parole e frasi ebraiche, alcune delle quali, principalmente a causa di scherno, passarono storpiate nel romanesco, come ad esempio:
BadanaidaBadonai, adoperato a significare gli stessi ebrei.
TatanaidaAdonai, indica grida confuse di più persone; derivato probabilmente dalle replicate invocazioni adAdonai(Dio) nelle preghiere dette in comune nella sinagoga.
Baruccabbà dalle prime due parole del saluto ritualeBaruh abba bescem Adonai(Benedictus qui venit in nomine Domini) di cui gl'israeliti si servivano e che divenne nel romanesco nomignolo di scherno per gli ebrei.
Tareffe, denota magagnato, puzzolente, tolto dall'ebraicotaref, derivato dal verbotaraf, sbranare, dilaniare, che si applica alle carni illecite, sia perchè non macellate secondo il rito, sia perchè appartenenti ad animali vietati.
Cascerro, dacascer, vale retto, congruo, conveniente, è l'opposto ditaref.
Aèo, era uno dei gridi dei cenciaiuoli girovaghi ebrei, oggi scomparso, si usa in senso metaforico a denotare malandato, guasto.
Quantunque il Ghetto sia sparito ed i suoi abitanti si siano dispersi per i diversi rioni della città , tuttavia persiste la differenza nel modo di parlare degli ebrei, sebbene accenni e sia destinata a scomparire.
(VedipassimiSonetti romaneschidi G. G. Belli, editi a cura di Luigi Morandi. Lapi, Città di Castello, 1886-1889).(N. d. T.).
[37]Intorno al Ghetto ed agli ebrei in Roma vedi:Natali,Il Ghetto di Roma, Roma 1887;Baracconi,I Rioni di Roma, Torino, 1905;Ampère,L'Empire Romain à Rome, Paris, 1867;About,Rome contemporaine, Paris, 1861;Valadier,Rome vraie, Paris, 1867;Berliner,Ein beitrag zur geschichte der Juden in Rom, Berlin, 1890;Augustus J. C. Hare,Walks in Rome, London, 1905; Dott.Philiph,The Jews in Rome.(N. d. T.).
[37]Intorno al Ghetto ed agli ebrei in Roma vedi:Natali,Il Ghetto di Roma, Roma 1887;Baracconi,I Rioni di Roma, Torino, 1905;Ampère,L'Empire Romain à Rome, Paris, 1867;About,Rome contemporaine, Paris, 1861;Valadier,Rome vraie, Paris, 1867;Berliner,Ein beitrag zur geschichte der Juden in Rom, Berlin, 1890;Augustus J. C. Hare,Walks in Rome, London, 1905; Dott.Philiph,The Jews in Rome.(N. d. T.).
[38]È questa la chiesa di S. Maria dell'Orazione e Morte in via Giulia, detta semplicementeLa Morte, dove ha sede l'Arciconfraternita dello stesso nome, detto ancheLa buona Morte, che ha lo scopo di andare a raccogliere i cadaveri abbandonati per la campagna e quelli dei poveri morti in città , ai quali anticamente dava sepoltura nel suo oratorio.(N. d. T.).
[38]È questa la chiesa di S. Maria dell'Orazione e Morte in via Giulia, detta semplicementeLa Morte, dove ha sede l'Arciconfraternita dello stesso nome, detto ancheLa buona Morte, che ha lo scopo di andare a raccogliere i cadaveri abbandonati per la campagna e quelli dei poveri morti in città , ai quali anticamente dava sepoltura nel suo oratorio.(N. d. T.).
[39]Hans Holbein il giovane (1499-1554) dipinse laDanza dei mortiche si trova nel palazzo di città di Basilea.(N. d. T.).
[39]Hans Holbein il giovane (1499-1554) dipinse laDanza dei mortiche si trova nel palazzo di città di Basilea.(N. d. T.).
[40]Sulle rappresentazioni sacre in occasione della commemorazione dei defunti, vediCracas, III serie, anno I, n. 9.(N. d. T.).
[40]Sulle rappresentazioni sacre in occasione della commemorazione dei defunti, vediCracas, III serie, anno I, n. 9.(N. d. T.).
[41]I semi di zucca salati sono detti in romanescobruscoliniebruscolinarocolui che li vende.(N. d. T.).
[41]I semi di zucca salati sono detti in romanescobruscoliniebruscolinarocolui che li vende.(N. d. T.).
[42]I burattinai solevano dare la voce a Pulcinella, quando non lo facevano parlare in dialetto napoletano, mediante un istrumento dettopivetta, formato da due pezzi di latta riuniti da un cordone, attraverso i quali la voce passando acquistava un suono stridulo e ridicolo simile al chiocciare di una gallina. Lapivettaè ancora usata dai burattinai girovaghi.(N. d. T.).
[42]I burattinai solevano dare la voce a Pulcinella, quando non lo facevano parlare in dialetto napoletano, mediante un istrumento dettopivetta, formato da due pezzi di latta riuniti da un cordone, attraverso i quali la voce passando acquistava un suono stridulo e ridicolo simile al chiocciare di una gallina. Lapivettaè ancora usata dai burattinai girovaghi.(N. d. T.).
[43]Ogni rappresentazione si dicevacameratao più popolarmente, anche adessoinfornata, perchè l'angustia del luogo fa soffrire il caldo di un forno.(N. d. T.).
[43]Ogni rappresentazione si dicevacameratao più popolarmente, anche adessoinfornata, perchè l'angustia del luogo fa soffrire il caldo di un forno.(N. d. T.).
[44]I casotti per la fiera, in cui si vendevano specialmente pupazzi da presepio fino a Natale e dopo fino all'Epifania giocattoli, si erigevano all'ingresso dell'Avvento; la fiera fu poi trasportata in piazza Navona, dove ora agonizza; il chiasso vi si fa specialmente durante la notte della Befana.(N. d. T.).
[44]I casotti per la fiera, in cui si vendevano specialmente pupazzi da presepio fino a Natale e dopo fino all'Epifania giocattoli, si erigevano all'ingresso dell'Avvento; la fiera fu poi trasportata in piazza Navona, dove ora agonizza; il chiasso vi si fa specialmente durante la notte della Befana.(N. d. T.).
[45]Il Bertolotti nel suo articolo «Le rappresentazioni coi burattini a Roma» inFanfulla, 1882, n. 64, dà al teatro il nome diFiando. Ricordiamo che Fiando fu un burattinaio celebre in tutta Italia per le sue marionette incivilite e perfezionate; però a Roma si seguitò a chiamare Fiano il teatrino di S. Apollinare perchè prima di questo un altro ne esisteva nel palazzo Fiano in piazza S. Lorenzo in Lucina di fianco alla Chiesa e Fiano indicò per antonomasia teatro dei burattini.(N. d. T.).
[45]Il Bertolotti nel suo articolo «Le rappresentazioni coi burattini a Roma» inFanfulla, 1882, n. 64, dà al teatro il nome diFiando. Ricordiamo che Fiando fu un burattinaio celebre in tutta Italia per le sue marionette incivilite e perfezionate; però a Roma si seguitò a chiamare Fiano il teatrino di S. Apollinare perchè prima di questo un altro ne esisteva nel palazzo Fiano in piazza S. Lorenzo in Lucina di fianco alla Chiesa e Fiano indicò per antonomasia teatro dei burattini.(N. d. T.).
[46]Sui burattini di Roma e specialmente suCassandrino, vediStendhal,Rome, Naples et Florence, Paris, Levy, 1872, pag. 317, eFrederic Mercey, articolo nellaRevue des Deux Mondes, 15 aprile 1840. Vedi ancheMaes,Curiosità romane, Serie III, Roma, 1885.(N. d. T.).
[46]Sui burattini di Roma e specialmente suCassandrino, vediStendhal,Rome, Naples et Florence, Paris, Levy, 1872, pag. 317, eFrederic Mercey, articolo nellaRevue des Deux Mondes, 15 aprile 1840. Vedi ancheMaes,Curiosità romane, Serie III, Roma, 1885.(N. d. T.).
[47]I religiosi zoccolanti di S. Maria in Aracoeli trasportavano in vettura a passo lento il bambino per visitare gli infermi ridotti agli estremi.(N. d. T.).
[47]I religiosi zoccolanti di S. Maria in Aracoeli trasportavano in vettura a passo lento il bambino per visitare gli infermi ridotti agli estremi.(N. d. T.).
[48]Il teatro Emiliani occupava il vasto locale dove oggi è il deposito di ferramenta della ditta Monami dal lato tra la via S. Agnese e il vicolo dei Lorenesi.(N. d. T.).
[48]Il teatro Emiliani occupava il vasto locale dove oggi è il deposito di ferramenta della ditta Monami dal lato tra la via S. Agnese e il vicolo dei Lorenesi.(N. d. T.).
[49]Piazza Navona veniva allagata tutti i sabati durante il mese di agosto.(N. d. T.).
[49]Piazza Navona veniva allagata tutti i sabati durante il mese di agosto.(N. d. T.).
[50]Coppia di amanti babilonesi, le cui avventure celebrate da Ovidio nelleMetamorfosi, 4, 55 e seg., ricordate da Dante,Purg.27-37, e da Shakespeare nelSogno di una notte d'estate, divennero eccessivamente popolari in grazia alle rozze incisioni che formarono l'ornamento delle case operaie e contadine.(N. d. T.).
[50]Coppia di amanti babilonesi, le cui avventure celebrate da Ovidio nelleMetamorfosi, 4, 55 e seg., ricordate da Dante,Purg.27-37, e da Shakespeare nelSogno di una notte d'estate, divennero eccessivamente popolari in grazia alle rozze incisioni che formarono l'ornamento delle case operaie e contadine.(N. d. T.).
[51]Far moscaper far silenzio è pure del fiorentino; in romanesco si dice comunemente:Zitto e mosca!o semplicementemosca!ed anchefar moschieraquando si vuol dare maggior caricatura al discorso.(N. d. T.).
[51]Far moscaper far silenzio è pure del fiorentino; in romanesco si dice comunemente:Zitto e mosca!o semplicementemosca!ed anchefar moschieraquando si vuol dare maggior caricatura al discorso.(N. d. T.).
[52]Sul dialetto romanesco vediBelli, introduzione aiSonetti, vol. 1o, Ed. Lapi, Città di Castello, 1882;SabatiniF.,Volgo di RomaeL'ortografia del dialetto romanesco, Roma, Loescher, 1890.(N. d. T.).
[52]Sul dialetto romanesco vediBelli, introduzione aiSonetti, vol. 1o, Ed. Lapi, Città di Castello, 1882;SabatiniF.,Volgo di RomaeL'ortografia del dialetto romanesco, Roma, Loescher, 1890.(N. d. T.).
[53]Però ha prodotto quel monumento che sono i Sonetti del Belli, ai quali rimandiamo una volta per tutte il lettore, come alla più completa illustrazione di tutto quanto è descritto in queste pagine.(N. d. T.).
[53]Però ha prodotto quel monumento che sono i Sonetti del Belli, ai quali rimandiamo una volta per tutte il lettore, come alla più completa illustrazione di tutto quanto è descritto in queste pagine.(N. d. T.).
[54]Il teatro delle dame, detto d'Alibert nel vicolo dello stesso nome, presso piazza di Spagna, era il più vasto teatro di Roma, ma anche il più disadorno e di cattiva forma, fu distrutto da un incendio il 15 febbraio 1863.(N. d. T.).
[54]Il teatro delle dame, detto d'Alibert nel vicolo dello stesso nome, presso piazza di Spagna, era il più vasto teatro di Roma, ma anche il più disadorno e di cattiva forma, fu distrutto da un incendio il 15 febbraio 1863.(N. d. T.).
[55]L'anfiteatro scoperto Corea in via dei Pontefici era annesso al palazzo della famiglia Corea ed era fondato sulle sostruzioni del mausoleo di Augusto; fino alla proibizione di Pio VIII vi si fecero le giostre delle vaccine; fu famoso per ifochetti, fuochi d'artificio che vi si incendiavano nelle domeniche d'estate; in generale gli spettacoli vi terminavano all'Ave Maria. Oggi è sparito ed al suo posto sorge il teatro Umberto I.(N. d. T.).
[55]L'anfiteatro scoperto Corea in via dei Pontefici era annesso al palazzo della famiglia Corea ed era fondato sulle sostruzioni del mausoleo di Augusto; fino alla proibizione di Pio VIII vi si fecero le giostre delle vaccine; fu famoso per ifochetti, fuochi d'artificio che vi si incendiavano nelle domeniche d'estate; in generale gli spettacoli vi terminavano all'Ave Maria. Oggi è sparito ed al suo posto sorge il teatro Umberto I.(N. d. T.).
[56]Di questi altri teatri quello Capranica è stato chiuso e l'Apollo fu demolito in seguito ai lavori del Tevere.(N. d. T.).
[56]Di questi altri teatri quello Capranica è stato chiuso e l'Apollo fu demolito in seguito ai lavori del Tevere.(N. d. T.).
[57]Per la benedizione dei cavalli che si fa in occasione della festa di S. Antonio abate che ricorre il 17 gennaio.(N. d. T.).
[57]Per la benedizione dei cavalli che si fa in occasione della festa di S. Antonio abate che ricorre il 17 gennaio.(N. d. T.).
[58]Precedono i convogli funebri i così dettimandatari, specie di servi delle confraternite, vestiti di una livrea dai colori della compagnia.(N. d. T.).
[58]Precedono i convogli funebri i così dettimandatari, specie di servi delle confraternite, vestiti di una livrea dai colori della compagnia.(N. d. T.).
[59]Il popolo li chiamagamberi cotti, appunto dal colore del vestito.(N. d. T.).
[59]Il popolo li chiamagamberi cotti, appunto dal colore del vestito.(N. d. T.).
[60]Queste ragazze che vanno in processione sono per lo più zitelle, cui è stata assegnata nell'anno una dote da qualche congrega e si chiamano leammantatedal manto bianco che le ricopre e che è di un tessuto fine, sul quale vengono infilati degli spilli comuni in modo che formino dei disegni, per lo più di fiori, che rilucono come se fossero d'argento.(N. d. T.).
[60]Queste ragazze che vanno in processione sono per lo più zitelle, cui è stata assegnata nell'anno una dote da qualche congrega e si chiamano leammantatedal manto bianco che le ricopre e che è di un tessuto fine, sul quale vengono infilati degli spilli comuni in modo che formino dei disegni, per lo più di fiori, che rilucono come se fossero d'argento.(N. d. T.).
[61]Questa croce immane di cartapesta, che vien portata nelle processioni, vien dettatroncoperchè foggiata in due grossi tronchi d'albero nella loro rozzezza naturale.(N. d. T.).
[61]Questa croce immane di cartapesta, che vien portata nelle processioni, vien dettatroncoperchè foggiata in due grossi tronchi d'albero nella loro rozzezza naturale.(N. d. T.).
[62]Via Claudiana, per quanto ci consta, non è mai esistita.(N. d. T.).
[62]Via Claudiana, per quanto ci consta, non è mai esistita.(N. d. T.).
[63]Verso il tempo, in cui furon scritte queste pagine fu famosa l'accademia del modello Giggi Tallariti che ebbe sede prima in piazza S. Silvestro, rimpetto alla posta attuale, poi in via Margutta.(N. d. T.).
[63]Verso il tempo, in cui furon scritte queste pagine fu famosa l'accademia del modello Giggi Tallariti che ebbe sede prima in piazza S. Silvestro, rimpetto alla posta attuale, poi in via Margutta.(N. d. T.).
[64]Sul saltarello, ballo figurato che ricorda la tarantella napoletana e che prende il nome dal salto che spiccano i ballerini ad una battuta più marcata di tamburello, vediCracas, III serie, anno 1o, N. 6.(N. d. T.).
[64]Sul saltarello, ballo figurato che ricorda la tarantella napoletana e che prende il nome dal salto che spiccano i ballerini ad una battuta più marcata di tamburello, vediCracas, III serie, anno 1o, N. 6.(N. d. T.).
[65]Il Consiglio comunale di Roma nella seduta 19 maggio 1882 decretò la coniazione di una medaglia d'oro in onore di Garibaldi «a titolo di benemerenza cittadina per la grande iniziativa da lui presa, affinchè lo Stato provvedesse all'attuazione dei lavori necessari per la sistemazione del Tevere».(N. d. T.).
[65]Il Consiglio comunale di Roma nella seduta 19 maggio 1882 decretò la coniazione di una medaglia d'oro in onore di Garibaldi «a titolo di benemerenza cittadina per la grande iniziativa da lui presa, affinchè lo Stato provvedesse all'attuazione dei lavori necessari per la sistemazione del Tevere».(N. d. T.).
[66]Saggio di Bibliografia del Teverepresentato alla Società Geografica italiana nella tornata del 13 febbraio 1876 dal socioEnrico Narducci. Roma—Giuseppe Civelli, 1876.
[66]Saggio di Bibliografia del Teverepresentato alla Società Geografica italiana nella tornata del 13 febbraio 1876 dal socioEnrico Narducci. Roma—Giuseppe Civelli, 1876.
[67]I bandi e chirografi, le bolle, gli editti, gli statuti, le notificazioni e le disposizioni dirette specialmente a regolare la navigabilità e la navigazione sono moltissimi e vanno dal 1562 al 1869; sono interessantissimi per la storia del nostro fiume ed alcuni hanno tuttora vigore, come quelli che regolano la polizia delle ripe e dell'alveo e la servitù della via alzaia.(N. d. T.).
[67]I bandi e chirografi, le bolle, gli editti, gli statuti, le notificazioni e le disposizioni dirette specialmente a regolare la navigabilità e la navigazione sono moltissimi e vanno dal 1562 al 1869; sono interessantissimi per la storia del nostro fiume ed alcuni hanno tuttora vigore, come quelli che regolano la polizia delle ripe e dell'alveo e la servitù della via alzaia.(N. d. T.).
[68]370 km. di corso, 340 dalla sorgente a Roma, 30 da Roma al mare. Il suo corso attraverso la città di Roma è di 4105 metri. Massima larghezza a Ponte Molle 160 m. Profondità media 8 m. (M. Carcani.Il Tevere e le sue inondazioni, Roma, 1875).
[68]370 km. di corso, 340 dalla sorgente a Roma, 30 da Roma al mare. Il suo corso attraverso la città di Roma è di 4105 metri. Massima larghezza a Ponte Molle 160 m. Profondità media 8 m. (M. Carcani.Il Tevere e le sue inondazioni, Roma, 1875).
[69]Francesco Brioschi:Le inondazioni del Teverein Roma. Roma, 1876.
[69]Francesco Brioschi:Le inondazioni del Teverein Roma. Roma, 1876.
[70]Intorno all'arginatura delle ripe del Tevere sotto i Romani, vedi lo scritto del Borsari nelBollettino della Commissione archeologica comunale di Roma, 1889, pag. 165 e seg. L'intiera materia delle inondazioni, della navigazione del Tevere e dei provvedimenti relativamente ad esse presi nei tempi antichi, è ampiamente trattata dalPrellerin un articolo intitolatoRom und der Tiber, nelleBerichte der Sächsischen Gesellschaft, 1848-49.(N. d. T.).
[70]Intorno all'arginatura delle ripe del Tevere sotto i Romani, vedi lo scritto del Borsari nelBollettino della Commissione archeologica comunale di Roma, 1889, pag. 165 e seg. L'intiera materia delle inondazioni, della navigazione del Tevere e dei provvedimenti relativamente ad esse presi nei tempi antichi, è ampiamente trattata dalPrellerin un articolo intitolatoRom und der Tiber, nelleBerichte der Sächsischen Gesellschaft, 1848-49.(N. d. T.).
[71]Gli epigrammi sulle inondazioni del Tevere si trovano sparsi nelle raccolte d'iscrizioni del Galletti e Forcella, nelTevere incatenatodel Bonini, nel Narducci, nel Carcani, etc.
[71]Gli epigrammi sulle inondazioni del Tevere si trovano sparsi nelle raccolte d'iscrizioni del Galletti e Forcella, nelTevere incatenatodel Bonini, nel Narducci, nel Carcani, etc.
[72]Anche nel 1852 è comparso un poemaIl Teveredel romano Giuseppe Gioacchino Belli.
[72]Anche nel 1852 è comparso un poemaIl Teveredel romano Giuseppe Gioacchino Belli.
[73]L'amministrazione francese, durante il periodo napoleonico dal 1809 al 1814, aveva stabilito di costruire i muraglioni lungo il Tevere urbano ed il relativo progetto era stato redatto dall'ingegnere francese Navier. Vedi:Tournon,Études statistiques sur Rome et la partie occidentale des États romains, Paris, 1831,vol. 2o, libro V, cap. IV, pag. 178. IlTournonsoggiunge, profeticamente, che prima o poi, l'esecuzione di tale progetto si sarebbe imposta ad un governo, pel quale il risanamento e l'abbellimento di Roma fossero interessi di primo ordine(N. d. T.).
[73]L'amministrazione francese, durante il periodo napoleonico dal 1809 al 1814, aveva stabilito di costruire i muraglioni lungo il Tevere urbano ed il relativo progetto era stato redatto dall'ingegnere francese Navier. Vedi:Tournon,Études statistiques sur Rome et la partie occidentale des États romains, Paris, 1831,vol. 2o, libro V, cap. IV, pag. 178. IlTournonsoggiunge, profeticamente, che prima o poi, l'esecuzione di tale progetto si sarebbe imposta ad un governo, pel quale il risanamento e l'abbellimento di Roma fossero interessi di primo ordine(N. d. T.).
[74]Il Canevari fu il relatore (22 Luglio 1871) della Commissione nominata dal Consiglio Comunale nella seduta 3 Giugno 1871 e nella sua relazione si accenna già ai lungotevere ed ai muraglioni di sponda.(N. d. T.).
[74]Il Canevari fu il relatore (22 Luglio 1871) della Commissione nominata dal Consiglio Comunale nella seduta 3 Giugno 1871 e nella sua relazione si accenna già ai lungotevere ed ai muraglioni di sponda.(N. d. T.).
[75]Questa importante operetta originariamente vide la luce nel 1859 nel periodico l'Album, mutilata dalla censura, fu nuovamente pubblicata dalla «Casa Italiana Editrice di Roma» nel 1883, tralasciando però di riportare le importantissime iscrizioni relative alle piene.(N. d. T.).
[75]Questa importante operetta originariamente vide la luce nel 1859 nel periodico l'Album, mutilata dalla censura, fu nuovamente pubblicata dalla «Casa Italiana Editrice di Roma» nel 1883, tralasciando però di riportare le importantissime iscrizioni relative alle piene.(N. d. T.).
[76]Negli scavi fatti per le fondazioni dei muraglioni e delle pile dei nuovi ponti sono venuti alla luce diversi oggetti, non tanti però quanti si sperava e sono stati depositati nel Museo Nazionale Romano nelle Terme Diocleziane.(N. d. T.).
[76]Negli scavi fatti per le fondazioni dei muraglioni e delle pile dei nuovi ponti sono venuti alla luce diversi oggetti, non tanti però quanti si sperava e sono stati depositati nel Museo Nazionale Romano nelle Terme Diocleziane.(N. d. T.).
[77]È questo oggi il quartiere dei Prati di Castello che tre ponti (Margherita, Cavour e Umberto) collegano alla vecchia città .(N. d. T.).
[77]È questo oggi il quartiere dei Prati di Castello che tre ponti (Margherita, Cavour e Umberto) collegano alla vecchia città .(N. d. T.).
[78]Il pittore tedesco Karl Lindemann-Frommel (1819-1891), socio dell'Accademia di S. Luca fu per molti anni intimo amico del Gregorovius e ne illustrò l'idillio «Capri».
[78]Il pittore tedesco Karl Lindemann-Frommel (1819-1891), socio dell'Accademia di S. Luca fu per molti anni intimo amico del Gregorovius e ne illustrò l'idillio «Capri».
[79]Anche questa rocca, come quella di Perugia, era stata elevata «ad reprimendam audaciam Aquilanorum» come ricordava una lapida che era sulla porta.
[79]Anche questa rocca, come quella di Perugia, era stata elevata «ad reprimendam audaciam Aquilanorum» come ricordava una lapida che era sulla porta.
[80]Oggi è meta di molte ascensioni e la Sezione di Roma del Club Alpino italiano vi ha costruito un rifugio (2200 m.) inaugurato nel 1886.(N. d. T.).
[80]Oggi è meta di molte ascensioni e la Sezione di Roma del Club Alpino italiano vi ha costruito un rifugio (2200 m.) inaugurato nel 1886.(N. d. T.).
[81]La vetta più alta è il monte Corno o Corno grande (2921 m.).(N. d. T.).
[81]La vetta più alta è il monte Corno o Corno grande (2921 m.).(N. d. T.).
[82]È la giogaia del Terminillo (2213 m.).(N. d. T.).
[82]È la giogaia del Terminillo (2213 m.).(N. d. T.).
[83]È questo il famoso passo diForca Carusoche mette in comunicazione la conca di Celano con la valle dell'Aterno, è una specie di seno tra due alte montagne; ha fama spaventosa, più che per l'orrida natura, per le leggende che la fantasia popolare vi riconnette.(N. d. T.).
[83]È questo il famoso passo diForca Carusoche mette in comunicazione la conca di Celano con la valle dell'Aterno, è una specie di seno tra due alte montagne; ha fama spaventosa, più che per l'orrida natura, per le leggende che la fantasia popolare vi riconnette.(N. d. T.).
[84]Alba Fucense.(N. d. T.).
[84]Alba Fucense.(N. d. T.).
[85]Oggi Trasacco.(N. d. T.).
[85]Oggi Trasacco.(N. d. T.).
[86]I lavori di prosciugamento e bonifica del lago di Fucino, che hanno trasformato l'antico bacino del lago in16000ettari di terreno coltivato e ferace, furono iniziati nel 1854 da una Società per azioni cui, scarseggiando essa di mezzi, si sostituì il principe Alessandro Torlonia, che aveva già sottoscritto metà del capitale e che disse risolutamente: «O io asciugo il Fucino o il Fucino asciuga me». Solo nel giugno 1876 emersero le terre più basse ed oggi il piano dove posa la statua della Vergine sopra un piedistallo alto sette metri e mezzo, in testa al nuovo emissario, indica l'altezza cui giungevano le acque del lago. Per il prosciugamento e la bonifica furon spesi 43 milioni e 137,209 lire, di cui 24,263,994 pel solo prosciugamento. Torlonia fu creato da Vittorio Emanuele II principe del Fucino. Sul territorio bonificato vivono circa 7000 agricoltori ed altrettanti operai, subentrati ai due o trecento pescatori che prima vivevano sulle sponde del lago.(N. d. T.).
[86]I lavori di prosciugamento e bonifica del lago di Fucino, che hanno trasformato l'antico bacino del lago in16000ettari di terreno coltivato e ferace, furono iniziati nel 1854 da una Società per azioni cui, scarseggiando essa di mezzi, si sostituì il principe Alessandro Torlonia, che aveva già sottoscritto metà del capitale e che disse risolutamente: «O io asciugo il Fucino o il Fucino asciuga me». Solo nel giugno 1876 emersero le terre più basse ed oggi il piano dove posa la statua della Vergine sopra un piedistallo alto sette metri e mezzo, in testa al nuovo emissario, indica l'altezza cui giungevano le acque del lago. Per il prosciugamento e la bonifica furon spesi 43 milioni e 137,209 lire, di cui 24,263,994 pel solo prosciugamento. Torlonia fu creato da Vittorio Emanuele II principe del Fucino. Sul territorio bonificato vivono circa 7000 agricoltori ed altrettanti operai, subentrati ai due o trecento pescatori che prima vivevano sulle sponde del lago.(N. d. T.).
[87]Massa d'Alba.(N. d. T.).
[87]Massa d'Alba.(N. d. T.).
[88]Il Salto è detto Imele alle sue sorgenti.(N. d. T.).
[88]Il Salto è detto Imele alle sue sorgenti.(N. d. T.).
[89]Facciamo notare che la paroladifesa, nelle Provincie facenti parte dell'ex regno di Napoli, è adoperata per denotare quella porzione del demanio comunale convertita dai baroni in loro esclusivo dominio, cingendola, a difesa, con siepi ed altri ripari, per impedire ai cittadini di penetrarvi per l'esercizio degli usi civici.La parola difesa è anche adoperata ad indicare il demanio chiuso per tutto l'anno all'esercizio degli usi altre volte denota la chiusura per un determinato periodo o la riserva per il raccolto di alcuni frutti, come la ghianda e le castagne, altre volte ancora che il demanio è chiuso sempre per il popolo ed aperto per gli altri usi. (Vedi:Nozioni di diritto demaniale feudaleperDonato A. Tommasiin Forti, eDe Rensis,Il Codice dei Demani comunali nelle provincie napoletane e siciliane, Roma, 1906).E' dunque più che probabile che per una di queste ragioni la località venga chiamataDifese, e che lo sventurato Corradino non c'entri affatto.(N. d. T.).
[89]Facciamo notare che la paroladifesa, nelle Provincie facenti parte dell'ex regno di Napoli, è adoperata per denotare quella porzione del demanio comunale convertita dai baroni in loro esclusivo dominio, cingendola, a difesa, con siepi ed altri ripari, per impedire ai cittadini di penetrarvi per l'esercizio degli usi civici.
La parola difesa è anche adoperata ad indicare il demanio chiuso per tutto l'anno all'esercizio degli usi altre volte denota la chiusura per un determinato periodo o la riserva per il raccolto di alcuni frutti, come la ghianda e le castagne, altre volte ancora che il demanio è chiuso sempre per il popolo ed aperto per gli altri usi. (Vedi:Nozioni di diritto demaniale feudaleperDonato A. Tommasiin Forti, eDe Rensis,Il Codice dei Demani comunali nelle provincie napoletane e siciliane, Roma, 1906).
E' dunque più che probabile che per una di queste ragioni la località venga chiamataDifese, e che lo sventurato Corradino non c'entri affatto.(N. d. T.).
[90]Vedi:Bianco,Il brigantaggio alla frontiera pontificia dal 1860 al 1863, Milano, 1864.(N. d. T.).
[90]Vedi:Bianco,Il brigantaggio alla frontiera pontificia dal 1860 al 1863, Milano, 1864.(N. d. T.).
[91]ConsultaGuida dell'AbruzzodiC. Abbate, Roma, 1903.(N. d. T.).
[91]ConsultaGuida dell'AbruzzodiC. Abbate, Roma, 1903.(N. d. T.).
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