F. T. MARINETTIUN CHIARO DI LUNACOMPENETRAZIONE ALOGICA
F. T. MARINETTI
Giardino — Una panchina.
Lui— Che bella notte! Sediamo qui...
Lei— Com'è dolce l'aria!
Lui— Siamo soli, noi due, in questo giardino immenso... non hai paura?
Lei— No... No... Sono felice di essere qui sola con te!
Un signore grasso e panciuto(uscendo da un viale laterale, si avvicina ai due, si siede sulla panchina accanto a loro che non lo vedono, come se egli fosse un personaggio invisibile). — Hum! Hum!(Guarda fissamente la ragazza, mentre essa parla).
Lei— Hai sentito il vento?
Il signore grasso e panciuto— Hum! Hum!(Guarda fissamente il giovanotto, mentre egli parla).
Lui— Non è il vento.
Lei— Ma non c'è veramente nessuno, in questo giardino?
Lui— C'è soltanto il custode, laggiù, nella sua Casina. Dorme. Vieni qui, più vicino... Dammi la bocca... Così.
Il signore grasso e panciuto— Hum! Hum!(Guarda l'orologio, al chiarore lunare, si alza, passeggia meditabondo davanti ai due, mentre si baciano, indi si siede di nuovo).
Lei— Che bella notte!
Lui— Com'è dolce l'aria!...
Il signore grasso e panciuto— Hum! Hum!
Lui— Perchè tremi? Hai avuto paura?
Lei— No. Baciami ancora!
Il signore grasso e panciuto(guarda ancora l'orologio al chiarore lunare, si alza, passa dietro alla panchina, sempre non visto, tocca lievemente la spalla, prima a Lei, poi a Lui, indi si allontana lento verso il fondo).
Lei— Che brivido!
Lui— Fa un po' freddo...
Lei— È tardi.
Lui— Rientriamo. Vuoi?
(Sipario)
«In UN CHIARO DI LUNA, l'Uomo panciuto non è un simbolo, ma unasintesi alogicadi molte sensazioni: paura della realtà futura, freddo e solitudine della notte, visione della vita 20 anni dopo, ecc.»