I.

VERONICA CYBO.I.L’autunno è la più mesta stagione dell’anno; — il vespro è l’ora più mesta del giorno: — in quella stagione, in quell’ora, il Sole si avvicina alla sua tomba magnifico a vedersi come il figlio primogenito del Creatore. — Sul mezzogiorno egli tenne raccolti tutti i suoi raggi per vibrarli veementi a suscitare la natura; ma verso sera la vita è sparsa, la virtù diffusa, ed egli adesso si compiace a versare tutto il suo lume per l’emisfero che lo circonda. E la volta dei cieli, abbandonato il manto azzurro, s’indora della luce divina, in quella guisa che il secolo assorbe l’emanazioni della grande anima che lo ha dominato.Simile alla Fenice, che si apparecchia il rogo di cinamomo e di mirra, il Sole adorna con mirabile pompa il suo sepolcro. Porpora, oro, e colori di gemme preziose, e le tinte svariate della conca marina ove cresce la perla, lo accompagnano nel tramonto. — L’Oceano aspetta fremendo l’immenso ospite. — Tutta la natura si agita, mossa da incomprensibile sgomento, e si affatica a fare testimonianza di vita nel punto stesso in cui sta per abbandonarla il suo principale motore. I pensieri dell’uomo si volgono agli assenti, o ai defunti. Il bronzo medesimo percuote l’aria con tale una voce, che sembra lamento. — Il granPanesta per morire.Ma il granPanemuore la morte di chi sa di risorgere. — Creaturedi un giorno, volgetevi ad Oriente, e lo vedrete in breve ora apparire trionfale e glorioso! Chi sa quanta copia di voi, foglie animate, sarà caduta per sempre dall’albero della vita nella breve sua assenza dal nostro emisfero!E quando siete cadute, creature d’un giorno, o come è triste il vostro sepolcro dentro la terra! Gli affetti dei vostri più cari superstiti s’inaridiscono prima dei fiori sparsi sopra la vostra bara.... Il lenzuolo funerario vi contiene intere. Fuorchè la rugiada del cielo, desiderate invano altre lacrime. — Qualche volta la scienza dell’antiquario conosce la vostra tomba. — di rado la pietà dei discendenti. — Che aspettate voi oltre il sepolcro? L’oblio è il retaggio, — il fango l’origliere, — il verme il compagno dei morti. Ah! Dio, ricevi nelle tue braccia misericordiose le anime derelitte di coloro che abbandonano la vita.

VERONICA CYBO.

L’autunno è la più mesta stagione dell’anno; — il vespro è l’ora più mesta del giorno: — in quella stagione, in quell’ora, il Sole si avvicina alla sua tomba magnifico a vedersi come il figlio primogenito del Creatore. — Sul mezzogiorno egli tenne raccolti tutti i suoi raggi per vibrarli veementi a suscitare la natura; ma verso sera la vita è sparsa, la virtù diffusa, ed egli adesso si compiace a versare tutto il suo lume per l’emisfero che lo circonda. E la volta dei cieli, abbandonato il manto azzurro, s’indora della luce divina, in quella guisa che il secolo assorbe l’emanazioni della grande anima che lo ha dominato.

Simile alla Fenice, che si apparecchia il rogo di cinamomo e di mirra, il Sole adorna con mirabile pompa il suo sepolcro. Porpora, oro, e colori di gemme preziose, e le tinte svariate della conca marina ove cresce la perla, lo accompagnano nel tramonto. — L’Oceano aspetta fremendo l’immenso ospite. — Tutta la natura si agita, mossa da incomprensibile sgomento, e si affatica a fare testimonianza di vita nel punto stesso in cui sta per abbandonarla il suo principale motore. I pensieri dell’uomo si volgono agli assenti, o ai defunti. Il bronzo medesimo percuote l’aria con tale una voce, che sembra lamento. — Il granPanesta per morire.

Ma il granPanemuore la morte di chi sa di risorgere. — Creaturedi un giorno, volgetevi ad Oriente, e lo vedrete in breve ora apparire trionfale e glorioso! Chi sa quanta copia di voi, foglie animate, sarà caduta per sempre dall’albero della vita nella breve sua assenza dal nostro emisfero!

E quando siete cadute, creature d’un giorno, o come è triste il vostro sepolcro dentro la terra! Gli affetti dei vostri più cari superstiti s’inaridiscono prima dei fiori sparsi sopra la vostra bara.... Il lenzuolo funerario vi contiene intere. Fuorchè la rugiada del cielo, desiderate invano altre lacrime. — Qualche volta la scienza dell’antiquario conosce la vostra tomba. — di rado la pietà dei discendenti. — Che aspettate voi oltre il sepolcro? L’oblio è il retaggio, — il fango l’origliere, — il verme il compagno dei morti. Ah! Dio, ricevi nelle tue braccia misericordiose le anime derelitte di coloro che abbandonano la vita.


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