CCCLXVII

CCCLXVIIAnno diCristoCCCLXVII. IndizioneX.Damasopapa 2.ValentinianoeValenteimperadori 4.Grazianoimperadore 1.ConsoliLupicinoeGiovino.Abbiam veduto di sopraGiovinogenerale di Valentiniano Augusto nella Gallia. Ebbe questi l'onore del consolato in ricompensa delle vittorie riportate contradegli Alamanni. EraLupicinoanch'egli generale di Valente Augusto in Oriente, e con avergli condotto a tempo un soccorso numeroso di truppe, ebbe gran parte ad atterrare il tiranno Procopio, perlochè si guadagnò la trabea consolare. Libanio[Liban., in Vita sua.]ne parla con lode, e Teodoreto[Theodor., Vit. Patr.], con esaltare la di lui pietà e virtù, ci fa intendere ch'egli dovette essere cristiano. Ricavasi poi da Ammiano e dal Codice Teodosiano che la prefettura di Roma fu per alcuni mesi dell'anno presente esercitata daJuvenzio, e poi daVettio Agorio Pretestato, di cui s'è parlato di sopra. Servono poi le suddette leggi a dimostrare la continuata permanenza di Valentiniano Augusto nelle Gallie. L'ordinario suo soggiorno era in Rems; perchè, quantunque fossero cessate le insolenze degli Alamanni, e fors'anche fosse succeduta qualche pace con loro, pure conveniva tener sempre l'occhio alle barbare nazioni, troppo volonterose di bottinar ne' paesi altrui. Trovavasi egli nella state in Amiens[Ammianus, lib. 27, cap. 6.], quando gli sopravvenne una pericolosa malattia, che crebbe a segno di far disperare della di lui vita il che diede occasione a molti segreti imbrogli per eleggere, in mancanza di lui, un novello Augusto. Furono in predicamento per questo due personaggi, amendue temuti per la loro indole sanguinaria, cioèRustico GiulianoeSeverogenerale della fanteria. Dopo lungo combattimento col male si riebbe l'Augusto Valentiniano[Zosimus, lib. 4, cap. 12.]; ed allora i suoi fedeli cortigiani, riflettendo al pericolo in cui egli s'era trovato, non durarono fatica a persuadergli la necessità di eleggersi un collega e successor nell'imperio. Venuto dunque il dì 24 d'agosto[Idacius, in Fastis. Hieronymus, in Chron. Socrates, lib. 4, cap. 11.], e fatto raunar l'esercito fuori d'Amiens, salito Valentiniano sopra un palco, presentò ai soldati il suo figliuoloFlavio Graziano, a lui partoritodaValeria Severasua prima moglie, tuttavia vivente; e con una maestosa allocuzione espose la risoluzione presa di dichiararlo suo collega ed imperadore Augusto; sopra di che dimandò la loro approvazione. S'udirono allora incessanti viva, e le trombe e il battere degli scudi collo strepito loro maggiormente attestarono il giubilo universale delle milizie. Era allora Graziano in età di otto anni e di qualche mese[Idacius, in Fastis. Chronicon Alexand.], perchè nato prima che il padre fosse Augusto, cioè nell'aprile o nel maggio dell'anno di Cristo 359, benchè Ammiano il dicaadulto jam proximum; di grazioso aspetto, d'ottimi costumi e buona inclinazione, talmente che prometteva assaissimo per l'avvenire. Molti nondimeno si maravigliarono come il padre, in vece di crearloCesare, ad imitazion di tanti altri suoi predecessori, il volesse in un subitoAugusto. Aurelio Vittore[Aurelius Victor, in Epitome.]pretende ciò fatto per impulso della suocera e della suddetta sua moglie Severa.E qui convien riferire una strana e biasimevol azione di Valentiniano, imbrogliata nondimeno dal disparere degli storici, tanto in riguardo al tempo che alle circostanze. Certa cosa è che, vivente ancora la medesimaSeveramadre di Graziano, riconosciuta da ognuno per sua legittima moglie, fu sposata da luiGiustina, la qual poi divenne madre di Valentiniano II imperadore. Essendo azion tale contraria alle leggi degli stessi gentili, non che della cristiana religione, diedesi luogo alle dicerie delle persone; e Socrate[Socrat., lib. 4, cap. 31.], fra gli altri, una ce ne fa sapere che sembra ben mischiata con delle favole. Padre di Giustina era stato un Giusto, governatore del Piceno, il quale, per aver divulgato un suo ridicolo sogno in cui gli pareva d'aver partorita una porpora imperiale, fu fatto morire dal sempre sospettoso Costanzo Augusto. Sua figlia Giustinacresciuta in età ebbe la fortuna di entrar in corte di Severa Augusta moglie di Valentiniano, ed arrivò a tal confidenza con lei, che seco si lavava al bagno. Severa, in osservar la rara beltà di questa fanciulla, se ne innamorò sempre più; ma sconsigliatamente avendone lodata la bellezza al marito, cagion fu che egli s'invogliasse di sposarla. A questo fine pubblicò una legge, che fosse lecito il poter aver due mogli nello stesso tempo, e poi la sposò; avendo poco prima creato Augusto il figlio di Severa Graziano, e per conseguente in quest'anno. Ma giusta ragion ci è da credere, come ha insegnato il celebre vescovo di Meaux[Bossuet, Des Variations.], favoloso un tal racconto, che fu poi preso per cosa vera da Giordano[Jordan., de Regn. Success.], Paolo Diacono[Paulus Diaconus, in Contin. Eutr.]e Malala[Joannes Malala, in Chron.]. Se Valentiniano avesse fatta una legge sì contraria all'uso dei gentili, e molto più de' cristiani, Ammiano e Zosimo non avrebbon lasciata nella penna cotal novità per iscreditarla. E Zosimo[Zosimus, lib. 4, cap. 43.]chiaramente scrive essere stataGiustinadianzi moglie di Magnenzio tiranno, e però non quale essa ci vien dipinta da Socrate. Pertanto è piuttosto da credere che Valentiniano, o per qualche fallo diSevera, o pure per suggestion della propria passione, ripudiasse Severa, e sposasse dipoi Giustina: il che non era vietato dalle leggi del paganesimo, benchè contrarie a quelle del Vangelo. Di questo abbiamo un barlume nella Cronica Alessandrina[Chronicon Alexandr.]e in quella di Malala[Joannes Malala, in Chron.], dove scrivono che per l'ingiusta compra di un podere fatta daMarinaoMarianaAugusta(così chiamano quegli autoriSevera), Valentiniano la bandì, e che poi Graziano suo figliuolo, dopo la morte del padre, la richiamò dall'esilio. A quest'anno ancora appartengono alcunifatti d'esso Valentiniano, per relazion di Ammiano[Ammian., lib. 27, cap. 7.]. Cioè, che egli s'era ben fatto forza ne' primi anni del suo governo per reprimere il suo natural aspro e fiero, ma che in questo cominciò a lasciargli la briglia, con far morire in Milano a fuoco lento Diocle conte e Diodoro altro uffiziale con tre sergenti, e, per quanto sembra indebitamente, perchè i Milanesi li riguardarono da lì innanzi come martiri, e chiamavano il luogo della lor sepolturaagl'Innocenti. D'altre sue azioni crudeli fa menzione il suddetto Ammiano. Abbiamo parimente da lui che Magonza, un dì che i cristiani facevano festa, fu all'improvviso occupata e saccheggiata daRandone, uno de' principi alamanni. All'incontro, i Romani fecero assassinarViticabore di quella nazione, figlio del fu re Vadomiro, per mano di un di lui familiare. Scrive inoltre quello storico che i Pitti e gli Scotti, entrati nella Bretagna romana, vi aveano commesso dei gravi disordini, e minacciavano di peggio. Fu spedito colàTeodosio conte, padre diTeodosioche fu imperadore, il quale con tal prudenza e valore si condusse in essa guerra, che non solamente ripulsò i Barbari, ma loro eziandio tolse una provincia, che restò da lì innanzi aggiunta alle terre dell'imperio romano. Succedette nella stessa Bretagna una ribellione di certoValentinianoo pureValentino, che cercò di farsi imperadore[Zosimus, lib. 4, cap. 12.]. Fu preso dal conte Teodosio, e pagò la pena dovuta al suo misfatto. Dalla parte ancora de' Franchi e Sassoni fu fatta una irruzione nel paese romano della Gallia. Pare che lo stesso Teodosio quegli fosse che per mare e per terra gli sbaragliò.Veniamo ora a Valente Augusto. Pareva che dopo la caduta del tiranno Procopio avesse in Oriente da rifiorir la pace; ma non tardarono ad imbrogliarsi gli affari coi Goti, abitanti alloradi là del Danubio, verso dove quel gran fiume sbocca nel mar Nero[Ammian., lib. 27, cap. 5. Zosimus, lib. 4, cap 10.]. Aveano essi Goti inviato un soccorso di tre mila combattenti al suddetto Procopio, e costoro, udendolo ucciso, se ne tornavano addietro verso il loro paese, ma lentamente, perdendosi in dare il sacco a quel dei Romani. Avendo Valente inviato con diligenza un buon numero di milizie contro di coloro, gli riuscì di coglierli, e di obbligarli quasi tutti a deporre l'armi e a rendersi prigionieri. Li fece poi egli distribuire per varie terre lungo il Danubio, ma senza obbligarli alla carcere. Era in que' tempiAtanaricoil più possente tra i principi goti, quegli stesso che avea provveduto di quella gente Procopio, ancorchè durasse la pace fra il romano imperio e i Goti: uomo certamente di gran coraggio, e di non minor senno ed eloquenza[Themist., Orat. X. Eunap., de Legat.], il quale fra i suoi non usava il titolo di re, ma bensì quello di giudice. Udita ch'egli ebbe la prigionia de' suddetti suoi soldati, mandò a Valente per riaverli, allegando per iscusa d'avergli inviati ad un imperador de' Romani, e facendo veder le lettere di Procopio. All'incontro Valente spedìVittoregeneral della cavalleria ad esso Atanarico a dolersi dell'assistenza da lui data ad un ribello d'esso imperio. Le scuse da lui addotte non furono accettate, e però Valente determinò di fargli guerra, consigliato anche a ciò da Valentiniano Augusto, per quanto pretende Ammiano. La riputazione in cui erano allora i Goti, perchè usati a vincere i vicini, e a non mostrar paura, siccome gente fiera; e l'esser eglino collegati con altre nazioni barbare della Sarmazia e Tartaria, faceva apprendere per pericoloso l'impegno di tal guerra non solamente ai privati, ma anche allo stesso Valente. Ilperchè, non avendo egli fin qui preso il sacro battesimo[Theodoret., lib. 4, cap. 12.], volle in tal congiuntura premunirsi con esso, e si fece battezzare; ma, per disavventura sua e della Chiesa cattolica, daEudossiovescovo di Costantinopoli, capo degli ariani, il quale si fece prima promettere ch'egli costantemente terrebbe l'empia dottrina della sua setta. Così fu. Da lì innanzi Valente, gran protettore dell'arianismo, persecutore del cattolicismo più che prima si mostrò. Dopo il ritorno di Vittore inviato ai Goti s'intese che Atanarico facea de' gagliardi preparamenti da guerra; ma Valente non perdè tempo ad uscire in campagna, e da Marcianopoli, capitale della Mesia inferiore, nella primavera si portò al Danubio[Ammianus, lib. 27, cap. 5. Themistius, Orat. X.], e, gittato quivi un ponte, passò coll'armata addosso al paese nemico. Senza trovare per tutta la state resistenza alcuna, essendo fuggiti quegli abitanti alle loro aspre montagne, altro non fece l'esercito cesareo che dare il guasto al paese, e prendere chi non fu presto a fuggire. Venuto poi l'autunno, se ne tornò indietro l'esercito a prendere i quartieri d'inverno; e che Valente lo passasse nella suddetta città di Marcianopoli, si raccoglie da alcune leggi del Codice Teodosiano[Gothofred., Chronol. Cod. Theodos.]. Fa Ammiano[Ammianus, lib. 27, cap. 9.]anche menzione di varie scorrerie fatte circa questi tempi dagl'Isauri nella Panfilia e Cilicia. Loro si volle opporreMusoniovicario dell'Asia, ma con tutti i suoi tagliato fu a pezzi. Miglior sorte ebbero i paesani ed altre milizie romane, alle quali venne fatto di costrignere quei masnadieri a chieder pace: dopo di che per alcuni anni cessarono i lor ladronecci. Mancò in quest'anno di vita santoIlario, celebre scrittore della Chiesa di Dio, e vescovo di Poitiers.

Consoli

LupicinoeGiovino.

Abbiam veduto di sopraGiovinogenerale di Valentiniano Augusto nella Gallia. Ebbe questi l'onore del consolato in ricompensa delle vittorie riportate contradegli Alamanni. EraLupicinoanch'egli generale di Valente Augusto in Oriente, e con avergli condotto a tempo un soccorso numeroso di truppe, ebbe gran parte ad atterrare il tiranno Procopio, perlochè si guadagnò la trabea consolare. Libanio[Liban., in Vita sua.]ne parla con lode, e Teodoreto[Theodor., Vit. Patr.], con esaltare la di lui pietà e virtù, ci fa intendere ch'egli dovette essere cristiano. Ricavasi poi da Ammiano e dal Codice Teodosiano che la prefettura di Roma fu per alcuni mesi dell'anno presente esercitata daJuvenzio, e poi daVettio Agorio Pretestato, di cui s'è parlato di sopra. Servono poi le suddette leggi a dimostrare la continuata permanenza di Valentiniano Augusto nelle Gallie. L'ordinario suo soggiorno era in Rems; perchè, quantunque fossero cessate le insolenze degli Alamanni, e fors'anche fosse succeduta qualche pace con loro, pure conveniva tener sempre l'occhio alle barbare nazioni, troppo volonterose di bottinar ne' paesi altrui. Trovavasi egli nella state in Amiens[Ammianus, lib. 27, cap. 6.], quando gli sopravvenne una pericolosa malattia, che crebbe a segno di far disperare della di lui vita il che diede occasione a molti segreti imbrogli per eleggere, in mancanza di lui, un novello Augusto. Furono in predicamento per questo due personaggi, amendue temuti per la loro indole sanguinaria, cioèRustico GiulianoeSeverogenerale della fanteria. Dopo lungo combattimento col male si riebbe l'Augusto Valentiniano[Zosimus, lib. 4, cap. 12.]; ed allora i suoi fedeli cortigiani, riflettendo al pericolo in cui egli s'era trovato, non durarono fatica a persuadergli la necessità di eleggersi un collega e successor nell'imperio. Venuto dunque il dì 24 d'agosto[Idacius, in Fastis. Hieronymus, in Chron. Socrates, lib. 4, cap. 11.], e fatto raunar l'esercito fuori d'Amiens, salito Valentiniano sopra un palco, presentò ai soldati il suo figliuoloFlavio Graziano, a lui partoritodaValeria Severasua prima moglie, tuttavia vivente; e con una maestosa allocuzione espose la risoluzione presa di dichiararlo suo collega ed imperadore Augusto; sopra di che dimandò la loro approvazione. S'udirono allora incessanti viva, e le trombe e il battere degli scudi collo strepito loro maggiormente attestarono il giubilo universale delle milizie. Era allora Graziano in età di otto anni e di qualche mese[Idacius, in Fastis. Chronicon Alexand.], perchè nato prima che il padre fosse Augusto, cioè nell'aprile o nel maggio dell'anno di Cristo 359, benchè Ammiano il dicaadulto jam proximum; di grazioso aspetto, d'ottimi costumi e buona inclinazione, talmente che prometteva assaissimo per l'avvenire. Molti nondimeno si maravigliarono come il padre, in vece di crearloCesare, ad imitazion di tanti altri suoi predecessori, il volesse in un subitoAugusto. Aurelio Vittore[Aurelius Victor, in Epitome.]pretende ciò fatto per impulso della suocera e della suddetta sua moglie Severa.

E qui convien riferire una strana e biasimevol azione di Valentiniano, imbrogliata nondimeno dal disparere degli storici, tanto in riguardo al tempo che alle circostanze. Certa cosa è che, vivente ancora la medesimaSeveramadre di Graziano, riconosciuta da ognuno per sua legittima moglie, fu sposata da luiGiustina, la qual poi divenne madre di Valentiniano II imperadore. Essendo azion tale contraria alle leggi degli stessi gentili, non che della cristiana religione, diedesi luogo alle dicerie delle persone; e Socrate[Socrat., lib. 4, cap. 31.], fra gli altri, una ce ne fa sapere che sembra ben mischiata con delle favole. Padre di Giustina era stato un Giusto, governatore del Piceno, il quale, per aver divulgato un suo ridicolo sogno in cui gli pareva d'aver partorita una porpora imperiale, fu fatto morire dal sempre sospettoso Costanzo Augusto. Sua figlia Giustinacresciuta in età ebbe la fortuna di entrar in corte di Severa Augusta moglie di Valentiniano, ed arrivò a tal confidenza con lei, che seco si lavava al bagno. Severa, in osservar la rara beltà di questa fanciulla, se ne innamorò sempre più; ma sconsigliatamente avendone lodata la bellezza al marito, cagion fu che egli s'invogliasse di sposarla. A questo fine pubblicò una legge, che fosse lecito il poter aver due mogli nello stesso tempo, e poi la sposò; avendo poco prima creato Augusto il figlio di Severa Graziano, e per conseguente in quest'anno. Ma giusta ragion ci è da credere, come ha insegnato il celebre vescovo di Meaux[Bossuet, Des Variations.], favoloso un tal racconto, che fu poi preso per cosa vera da Giordano[Jordan., de Regn. Success.], Paolo Diacono[Paulus Diaconus, in Contin. Eutr.]e Malala[Joannes Malala, in Chron.]. Se Valentiniano avesse fatta una legge sì contraria all'uso dei gentili, e molto più de' cristiani, Ammiano e Zosimo non avrebbon lasciata nella penna cotal novità per iscreditarla. E Zosimo[Zosimus, lib. 4, cap. 43.]chiaramente scrive essere stataGiustinadianzi moglie di Magnenzio tiranno, e però non quale essa ci vien dipinta da Socrate. Pertanto è piuttosto da credere che Valentiniano, o per qualche fallo diSevera, o pure per suggestion della propria passione, ripudiasse Severa, e sposasse dipoi Giustina: il che non era vietato dalle leggi del paganesimo, benchè contrarie a quelle del Vangelo. Di questo abbiamo un barlume nella Cronica Alessandrina[Chronicon Alexandr.]e in quella di Malala[Joannes Malala, in Chron.], dove scrivono che per l'ingiusta compra di un podere fatta daMarinaoMarianaAugusta(così chiamano quegli autoriSevera), Valentiniano la bandì, e che poi Graziano suo figliuolo, dopo la morte del padre, la richiamò dall'esilio. A quest'anno ancora appartengono alcunifatti d'esso Valentiniano, per relazion di Ammiano[Ammian., lib. 27, cap. 7.]. Cioè, che egli s'era ben fatto forza ne' primi anni del suo governo per reprimere il suo natural aspro e fiero, ma che in questo cominciò a lasciargli la briglia, con far morire in Milano a fuoco lento Diocle conte e Diodoro altro uffiziale con tre sergenti, e, per quanto sembra indebitamente, perchè i Milanesi li riguardarono da lì innanzi come martiri, e chiamavano il luogo della lor sepolturaagl'Innocenti. D'altre sue azioni crudeli fa menzione il suddetto Ammiano. Abbiamo parimente da lui che Magonza, un dì che i cristiani facevano festa, fu all'improvviso occupata e saccheggiata daRandone, uno de' principi alamanni. All'incontro, i Romani fecero assassinarViticabore di quella nazione, figlio del fu re Vadomiro, per mano di un di lui familiare. Scrive inoltre quello storico che i Pitti e gli Scotti, entrati nella Bretagna romana, vi aveano commesso dei gravi disordini, e minacciavano di peggio. Fu spedito colàTeodosio conte, padre diTeodosioche fu imperadore, il quale con tal prudenza e valore si condusse in essa guerra, che non solamente ripulsò i Barbari, ma loro eziandio tolse una provincia, che restò da lì innanzi aggiunta alle terre dell'imperio romano. Succedette nella stessa Bretagna una ribellione di certoValentinianoo pureValentino, che cercò di farsi imperadore[Zosimus, lib. 4, cap. 12.]. Fu preso dal conte Teodosio, e pagò la pena dovuta al suo misfatto. Dalla parte ancora de' Franchi e Sassoni fu fatta una irruzione nel paese romano della Gallia. Pare che lo stesso Teodosio quegli fosse che per mare e per terra gli sbaragliò.

Veniamo ora a Valente Augusto. Pareva che dopo la caduta del tiranno Procopio avesse in Oriente da rifiorir la pace; ma non tardarono ad imbrogliarsi gli affari coi Goti, abitanti alloradi là del Danubio, verso dove quel gran fiume sbocca nel mar Nero[Ammian., lib. 27, cap. 5. Zosimus, lib. 4, cap 10.]. Aveano essi Goti inviato un soccorso di tre mila combattenti al suddetto Procopio, e costoro, udendolo ucciso, se ne tornavano addietro verso il loro paese, ma lentamente, perdendosi in dare il sacco a quel dei Romani. Avendo Valente inviato con diligenza un buon numero di milizie contro di coloro, gli riuscì di coglierli, e di obbligarli quasi tutti a deporre l'armi e a rendersi prigionieri. Li fece poi egli distribuire per varie terre lungo il Danubio, ma senza obbligarli alla carcere. Era in que' tempiAtanaricoil più possente tra i principi goti, quegli stesso che avea provveduto di quella gente Procopio, ancorchè durasse la pace fra il romano imperio e i Goti: uomo certamente di gran coraggio, e di non minor senno ed eloquenza[Themist., Orat. X. Eunap., de Legat.], il quale fra i suoi non usava il titolo di re, ma bensì quello di giudice. Udita ch'egli ebbe la prigionia de' suddetti suoi soldati, mandò a Valente per riaverli, allegando per iscusa d'avergli inviati ad un imperador de' Romani, e facendo veder le lettere di Procopio. All'incontro Valente spedìVittoregeneral della cavalleria ad esso Atanarico a dolersi dell'assistenza da lui data ad un ribello d'esso imperio. Le scuse da lui addotte non furono accettate, e però Valente determinò di fargli guerra, consigliato anche a ciò da Valentiniano Augusto, per quanto pretende Ammiano. La riputazione in cui erano allora i Goti, perchè usati a vincere i vicini, e a non mostrar paura, siccome gente fiera; e l'esser eglino collegati con altre nazioni barbare della Sarmazia e Tartaria, faceva apprendere per pericoloso l'impegno di tal guerra non solamente ai privati, ma anche allo stesso Valente. Ilperchè, non avendo egli fin qui preso il sacro battesimo[Theodoret., lib. 4, cap. 12.], volle in tal congiuntura premunirsi con esso, e si fece battezzare; ma, per disavventura sua e della Chiesa cattolica, daEudossiovescovo di Costantinopoli, capo degli ariani, il quale si fece prima promettere ch'egli costantemente terrebbe l'empia dottrina della sua setta. Così fu. Da lì innanzi Valente, gran protettore dell'arianismo, persecutore del cattolicismo più che prima si mostrò. Dopo il ritorno di Vittore inviato ai Goti s'intese che Atanarico facea de' gagliardi preparamenti da guerra; ma Valente non perdè tempo ad uscire in campagna, e da Marcianopoli, capitale della Mesia inferiore, nella primavera si portò al Danubio[Ammianus, lib. 27, cap. 5. Themistius, Orat. X.], e, gittato quivi un ponte, passò coll'armata addosso al paese nemico. Senza trovare per tutta la state resistenza alcuna, essendo fuggiti quegli abitanti alle loro aspre montagne, altro non fece l'esercito cesareo che dare il guasto al paese, e prendere chi non fu presto a fuggire. Venuto poi l'autunno, se ne tornò indietro l'esercito a prendere i quartieri d'inverno; e che Valente lo passasse nella suddetta città di Marcianopoli, si raccoglie da alcune leggi del Codice Teodosiano[Gothofred., Chronol. Cod. Theodos.]. Fa Ammiano[Ammianus, lib. 27, cap. 9.]anche menzione di varie scorrerie fatte circa questi tempi dagl'Isauri nella Panfilia e Cilicia. Loro si volle opporreMusoniovicario dell'Asia, ma con tutti i suoi tagliato fu a pezzi. Miglior sorte ebbero i paesani ed altre milizie romane, alle quali venne fatto di costrignere quei masnadieri a chieder pace: dopo di che per alcuni anni cessarono i lor ladronecci. Mancò in quest'anno di vita santoIlario, celebre scrittore della Chiesa di Dio, e vescovo di Poitiers.


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