MCCCCLXXIVAnno diCristoMCCCCLXXIV. Indiz.VII.SistoIV papa 4.FederigoIII imperadore 23.Tornato che fu da Venezia a Roma il soprammentovatoPietro Riariocardinale di San Sisto e vescovo di più chiese,gravemente si ammalò, e nel dì 5 di gennaio terminò colle sue grandezze la vita[Volaterranus, lib. 22. Infessura, P. II, tom. 3 Rer. Ital.]. L'eccesso de' piaceri, a' quali s'era abbandonato, probabilmente gli abbreviarono i giorni. Contuttociò comunemente fu creduto che il veleno lo avesse tolto dal mondo nel più bel fiore dell'età sua, forse a lui fatto dare da chi nol potea sofferire così onnipotente presso lo zio papa, e dissipatore scandaloso dell'erario pontificio[Corio, Istor. di Milano.]. Comunque sia, venne egli meno, e restò solamente una memoria troppo svantaggiosa di lui presso i saggi; poichè per conto del popolo e della prodigiosa copia de' suoi cortigiani, siccome tutti godevano della di lui prodigalità , così ancora tutti deplorarono l'immatura sua morte. Il savio cardinal di PaviaJacopo Ammanati[Card. Papiensis, Epis. 548.]ci lasciò la descrizione de' costumi e delle azioni sue, tutti ridondanti in biasimo del pontefice zio, perduto nell'amore de' suoi nipoti. Mancò di vita in quest'anno in Ferrara, nel dì 6 d'agosto[Cronica di Ferrara, tom. 24 Rer. Ital.],Ricciardafigliuola del marchese di Saluzzo, già moglie diNiccolò IIId'Este marchese di Ferrara, e madre d'Ercole Iduca di Ferrara. Ed in quella città arrivò nel dì 4 di dicembredon Federigofigliuolo delre Ferdinando, e fratello delladuchessa Leonora, che dopo aver quivi ricevuto grande onore, passò alla corte di Milano. Probabilmente fu egli mandato dal padre colà per aver penetrato il maneggio che si facea di una lega fra i Veneziani, Fiorentini e il duca di Milano[Sanuto, Istor. Venet., tom. 22 Rer. Ital.]. Ma non dovette arrivare a tempo per disturbare il trattato, perchè essa lega fu conchiusa nel giorno 20 di novembre[Corio, Ist. di Milano.], con restarne escluso lo stesso re Ferdinando. Se l'ebbe egli sommamente a male, e ne nacque non lieve sdegnocontra del duca di Milano, il quale avendo sempre in addietro avuti per nemici i Veneziani, si fosse ora unito con loro, abbandonando il vecchio amico e chi era padre d'Alfonso ducadi Calabria cioè del marito d'Ippolitasorella di esso duca Galeazzo Maria[Ammirati, Istor. di Firen., lib. 24. Annal. Placentini, tom. 20 Rer. Italic.]. Però, tutto che fosse in quella lega lasciato luogo d'entrarvi al medesimo Ferdinando e a papa Sisto, niun di essi vi volle aver luogo. La somma intrinsichezza che passava fra esso papa e il re, quella appunto fu che mosse i Fiorentini a procurar quella lega.Fu in quest'anno obbligato il pontefice a muovere le sue armi[Vita Sixti IV, P. II, tom. 3 Rer. Ital.], perchè in Todi nacque una pericolosa sedizione fra i cittadini per le fazioni guelfa e ghibellina. Accorsero gli Spoletini in soccorso de' Ghibellini, ed era per accendersi un gran fuoco per tutto quel ducato, se non fosse giunto colle sue brigateGiuliano dalla Roverecardinale, che cominciò a fare il noviziato delle armi, e ad assumere spiriti guerrieri, continuato poi quand'anche asceso al pontificato prese il nome diGiulio II. Egli pacificò Todi, ed obbligò il popolo di Spoleti a rendersi ubbidiente a' suoi cenni. Ma perchè non prese ben le sue precauzioni, gli iniqui soldati, contro il di lui volere entrati in essa città di Spoleti, barbaricamente la misero tutta a sacco. Portossi dipoi il cardinal Giuliano a città di Castello per isloggiarneNiccolò Vitellitiranno della medesima, che per un pezzo gagliardamente si difese, e diede anche delle buone percosse all'armata pontificia. Ottenne in oltre esso Vitelli soccorso dal duca di Milano e da' Fiorentini; eppure in fine, atterrito dalla venuta diFederigo conted'Urbino, principe di molto valore, che circa questi tempi ottenne dal papa il titolo di duca, capitolò la resa della città . Poco tempo godè della sua dignità Niccolò Marcellodoge di Venezia, perchè nell'anno presente ai primo dì di dicembre[Sanuto, Istor. Venet., tom. 22 Rer. Ital.]fu chiamato da Dio a più felice vita. In luogo suo fu postoPietro Mocenigo, signor valoroso, che in questo medesimo anno avea fatto levare ai Turchi l'assedio da Scutari. Conchiuse in questo anno ilre Ferdinandoil matrimonio diBeatricesua figliuola col famosoMattiare d'Ungheria; ma l'esecuzione sua la vedremo solamente all'anno 1476. Venne ancora in quest'anno per Lombardia, ed andossene a RomaCristiernore di Danimarca, al quale non mancòpapa Sistodi far godere molti onori e regali, in guisa che il rimandò contento alle sue contrade.
Tornato che fu da Venezia a Roma il soprammentovatoPietro Riariocardinale di San Sisto e vescovo di più chiese,gravemente si ammalò, e nel dì 5 di gennaio terminò colle sue grandezze la vita[Volaterranus, lib. 22. Infessura, P. II, tom. 3 Rer. Ital.]. L'eccesso de' piaceri, a' quali s'era abbandonato, probabilmente gli abbreviarono i giorni. Contuttociò comunemente fu creduto che il veleno lo avesse tolto dal mondo nel più bel fiore dell'età sua, forse a lui fatto dare da chi nol potea sofferire così onnipotente presso lo zio papa, e dissipatore scandaloso dell'erario pontificio[Corio, Istor. di Milano.]. Comunque sia, venne egli meno, e restò solamente una memoria troppo svantaggiosa di lui presso i saggi; poichè per conto del popolo e della prodigiosa copia de' suoi cortigiani, siccome tutti godevano della di lui prodigalità , così ancora tutti deplorarono l'immatura sua morte. Il savio cardinal di PaviaJacopo Ammanati[Card. Papiensis, Epis. 548.]ci lasciò la descrizione de' costumi e delle azioni sue, tutti ridondanti in biasimo del pontefice zio, perduto nell'amore de' suoi nipoti. Mancò di vita in quest'anno in Ferrara, nel dì 6 d'agosto[Cronica di Ferrara, tom. 24 Rer. Ital.],Ricciardafigliuola del marchese di Saluzzo, già moglie diNiccolò IIId'Este marchese di Ferrara, e madre d'Ercole Iduca di Ferrara. Ed in quella città arrivò nel dì 4 di dicembredon Federigofigliuolo delre Ferdinando, e fratello delladuchessa Leonora, che dopo aver quivi ricevuto grande onore, passò alla corte di Milano. Probabilmente fu egli mandato dal padre colà per aver penetrato il maneggio che si facea di una lega fra i Veneziani, Fiorentini e il duca di Milano[Sanuto, Istor. Venet., tom. 22 Rer. Ital.]. Ma non dovette arrivare a tempo per disturbare il trattato, perchè essa lega fu conchiusa nel giorno 20 di novembre[Corio, Ist. di Milano.], con restarne escluso lo stesso re Ferdinando. Se l'ebbe egli sommamente a male, e ne nacque non lieve sdegnocontra del duca di Milano, il quale avendo sempre in addietro avuti per nemici i Veneziani, si fosse ora unito con loro, abbandonando il vecchio amico e chi era padre d'Alfonso ducadi Calabria cioè del marito d'Ippolitasorella di esso duca Galeazzo Maria[Ammirati, Istor. di Firen., lib. 24. Annal. Placentini, tom. 20 Rer. Italic.]. Però, tutto che fosse in quella lega lasciato luogo d'entrarvi al medesimo Ferdinando e a papa Sisto, niun di essi vi volle aver luogo. La somma intrinsichezza che passava fra esso papa e il re, quella appunto fu che mosse i Fiorentini a procurar quella lega.
Fu in quest'anno obbligato il pontefice a muovere le sue armi[Vita Sixti IV, P. II, tom. 3 Rer. Ital.], perchè in Todi nacque una pericolosa sedizione fra i cittadini per le fazioni guelfa e ghibellina. Accorsero gli Spoletini in soccorso de' Ghibellini, ed era per accendersi un gran fuoco per tutto quel ducato, se non fosse giunto colle sue brigateGiuliano dalla Roverecardinale, che cominciò a fare il noviziato delle armi, e ad assumere spiriti guerrieri, continuato poi quand'anche asceso al pontificato prese il nome diGiulio II. Egli pacificò Todi, ed obbligò il popolo di Spoleti a rendersi ubbidiente a' suoi cenni. Ma perchè non prese ben le sue precauzioni, gli iniqui soldati, contro il di lui volere entrati in essa città di Spoleti, barbaricamente la misero tutta a sacco. Portossi dipoi il cardinal Giuliano a città di Castello per isloggiarneNiccolò Vitellitiranno della medesima, che per un pezzo gagliardamente si difese, e diede anche delle buone percosse all'armata pontificia. Ottenne in oltre esso Vitelli soccorso dal duca di Milano e da' Fiorentini; eppure in fine, atterrito dalla venuta diFederigo conted'Urbino, principe di molto valore, che circa questi tempi ottenne dal papa il titolo di duca, capitolò la resa della città . Poco tempo godè della sua dignità Niccolò Marcellodoge di Venezia, perchè nell'anno presente ai primo dì di dicembre[Sanuto, Istor. Venet., tom. 22 Rer. Ital.]fu chiamato da Dio a più felice vita. In luogo suo fu postoPietro Mocenigo, signor valoroso, che in questo medesimo anno avea fatto levare ai Turchi l'assedio da Scutari. Conchiuse in questo anno ilre Ferdinandoil matrimonio diBeatricesua figliuola col famosoMattiare d'Ungheria; ma l'esecuzione sua la vedremo solamente all'anno 1476. Venne ancora in quest'anno per Lombardia, ed andossene a RomaCristiernore di Danimarca, al quale non mancòpapa Sistodi far godere molti onori e regali, in guisa che il rimandò contento alle sue contrade.