AGGIUNTA

AGGIUNTA

Avendo pensato che il nuovo apparecchio oltre la sorprendente singolarità de' segni indeficienti, di cui si è venuto ragionando, offre altri non meno reali che speciosi vantaggi, sì per la mira d'illustrare per eccellente modo la teoria elettrica, sì per lo scopo di condurre con l'ultima agevolezza ogni maniera di sperienze, i quali vantaggi hanno obbligato a dar a quello la preferenza sopra ogn'altro apparato non dirò me solo, cui l'amore di un bel ritrovamento potrebbe di leggieri aver sedotto, ma alcuni eziandio che da principio si mostravan ritrosi a concederli questa superiorità; e considerando d'altra parte che la descrizione da me datane ristretta ne' limiti d'una lettera, e all'intelligenza de' più esperti elettrizzatori, potrà per avventura far nascere desiderio a taluno non versatissimo, il quale amasse pure, di ricrear se ed altri con siffatte dilettevoli sperienze rese omai sì domestiche e comuni, d'avere sott'occhio il disegno de' pezzi, e il giuoco che loro si fa eseguire, ho pensato di far cosa grata esponendo nelle seguenti figure sotto diversi aspetti, e combinazioni tutto ciò che compone uno de' miei comodi apparati portatili, e quanto esso offre su due piedi a vedere di singolare. AA (fig. 1) èil Piatto, o sia una lastra d'ottone lavorata al torno con l'orlo ben rotondato prominente nella faccia superiore una mezza linea all'incirca, in cui è contenuta la stiacciata di ceralacca, o mastice B, nella inferiore sporgenteuna buona linea, o più pell'uopo che si dirà. CC è loScudodi legno dorato, o d'ottone cavo, senz'angoli, e ben forbito, che si apre a foggia di scatola, e contiene i vari pezzi che hanno da venire ad uso. E è ilmanico isolante, cioè un bastoncino di vetro intonacato di ceralacca, armato nell'estremità di due cappelletti d'ottoneff(fig. 2), uno fatto a vite con cui si ferma a un bottone lavorato per questo nel centro della faccia superiore dello scudo CC, e l'altro che termina in un anello, per cui si regge alzandolo (fig. 2,3).

Nella figura 1. sta il piatto AA, o meglio il mastice armato del suo scudo CC ricevendo l'elettricità, o sia la carica dalla catena O di una macchina ordinaria; indi se ne eccita lascaricadalla mano AD che tocca congiuntamente ilpiatto, e loscudo. (fig. 2.) Una mano alza per mezzo dell'anellofdel manico E, lo scudo CC; e l'altra mano X ne trae una lunga scintilla: e ciò ognora che si leva lo scudo dopo averlo posato, e poi toccato.

La stessa fig. 2 mostra come elettrizzato una volta un solo apparato, se ne possa avvivar un altro, o quanti altri ne aggrada: dando cioè replicatamente le scintille dello scudo alzato ad un filo, od uncino d'ottone K sporgente da un altro scudo, che posa sul suo mastice. Fatto ciò, e mutando mano voi potete con questo secondo, e collo stesso processo rinvigorir la forza nel primo, e così via via reciprocamente.

(Fig. 3). L'operazione indicata è simile a quella della figura precedente, tranne che si fanno spiccarele scintille dallo scudo CC verso l'uncino I della caraffa armata G, la quale perciò viene a caricarsi. La mano D sta in atto di toccare ilpiattoin A, e loscudoin C ogni volta che posi, e di ritirare da questo il dito qualor s'alza. La caraffa poi si scarica coll'arco conduttoreT, o si adopra per la scossa ec.

(Fig. 4). Colla caraffa stessa caricata nel modo surriferito si ravviva l'elettricità, che per avventura si fosse indebolita. S'impugna dalla mano L per la pancia G, si posa sulla faccia nuda del mastice B. Indi lasciata la pancia si trasporta la mano L a reggerla pell'uncino I, e così dimenandola si viene a scorrere sopra tutta la faccia B fin presso l'orlo del piatto AA, senza però toccarlo: dopo di che si rimette lo scudo, si scarica toccando ec.

(Fig. 5). Senza poi togliere ad imprestito alcuna straniera elettricità basta ad imprimerla la prima volta sulla faccia del mastice ancor vergine B, un leggiero strofinamento colla palma della mano. Questo v'imprime elettricità didifetto, e tale pure ve l'eccita lo strofinare con panno, carta ec.; ma strofinando con carta dorata sorge spesso (non però sempre) elettricità dieccesso. I segni che s'ottengono col solo strofinamento sono alquanto deboli, è vero; tuttavia essendo capaci di caricare alcun poco la caraffa, eccovi pronto il mezzo di avvivarli col giuoco di sopra mentovato della stessa caraffa.

(Fig. 7). Il piatto AA è sorretto da una colonnetta di vetro E, intonacata di ceralacca, impiantata, o fermata a vite nel piedistallo ossia scatola di legno PP (che serve poi a rinchiudere tutto l'apparato),e fermata pure a vite a un dado, o bottone che risalta dal centro della faccia inferiore di esso piatto (e questa è la ragione per cui l'orlo inferiore del piatto debbe sporgere alquanto più, come si è di sopra avvertito, a fine cioè che il bottone non impedisca quando si vuol far posare il piatto piano e fermo). Questo piatto cosìisolatoporta una punta ottusa N inserita in uno de' forellinis s spraticati a tal oggetto sì nell'orlo del piatto, come attorno allo scudo, e un'altra verghetta metallica terminante in palla Q, a cui viene presentata a qualche pollice di distanza la punta M. Lo scudo CC porta pure inserita una punta N nel mentre che un'altra M gli vien presentata dall'opposto lato. Ogni volta adunque che s'alza nella debita forma lo scudo CC (ben inteso che non si ometta mai la solita alternativa dei toccamenti allora che posa) si manifestano duefiocchi, e duestellette: unfioccodalla punta M contro la palla Q del piatto, ed unastellettasulla punta N che sporge dal piatto medesimo: vice versa ilfioccospicca dalla punta N attenente allo scudo, e lastellettacompare sulla punta M che guarda esso scudo. Questo avviene allorquando l'elettricità impressa sul mastice siadifettiva, quale cioè la suole eccitare lo strofinamento della mano ec. Qualora siaeccessiva, mutan tutti luogo ifiocchi, e lestellette, comparendo appunto a rovescio. (fig. 8) In somma è la stessa che la fig. 7, ma rovesciata. Lo scudo CC è sorretto in luogo del piatto AA dalla colonna isolante E fermata sul piedestallo PP, ed esso scudo porta la verghetta armata di palla Q, le scintilledella quale in tempo che s'alza il piatto AA pel manico E vibrate vivissimamente contro l'uncino I della caraffa G la caricano, mentre che esso piatto pure eccita scintille in A dalla nocca d'un dito, e può caricare contrariamente un'altra caraffa.

Non debbo lasciare di far osservare che si può supplire all'incomodo di toccar colla mano lo scudo ogni volta che si è posato, con un mezzo facilissimo. Basta inserire nell'orlo del piatto A fig. 2 in un de' forellinisun fil d'ottone terminante in una picciola palla, ripiegato in modo sopra la faccia del mastice, che detta pallina venga a toccare lo scudo CC quando si posa: così siegue da se la scarica.

La fig. 6 rappresenta il fondo, e il coperchio della scatola di legno PP destinata a chiudere tutto l'apparato, per portarselo in tasca. Questa scatola poi medesima serve come di base, o piedestallo a portare la colonnetta isolante E fig. 7 e 8: al qual fine nel centro del coperchio si è praticato un bucoyatto a ricevere la vitefdi detta colonnetta E. Serve pure essa scatola coll'ajuto di quattro piedi isolantizz, ch'entrano a vite sotto il di lei fondo, di sgabello, su cui può montare una persona per essere elettrizzata ec. Allorquando s'ha a chiudere tutto l'apparecchio, si nascondono questi piedi in un cogli altri bastoncini isolanti, colla caraffa, le verghe puntate, l'arco conduttore ec. in seno allo scudo; esso scudo poi col piatto si racchiude in cotesta scatola di legno: ed ecco assettato, e riposto tutto.

Benchè dalle figure quì espresse rilevinsi abbastanza i comodi, e i vantaggi che offre questo apparatosopra ogn'altro, gioverà toccarne quì ancor di passaggio alcuni, accompagnandoli con poche avvertenze intorno al maneggio di cotesto Elettroforo.

Quanto ai vantaggi, non ci arrestiamo più al massimo e solenne, che è la durevolezza, anzi meglio perennità dei segni: se n'è detto già abbastanza a suo luogo. Unicamente si vuol far notare, che sebbene la costanza nel mastice a ritenere l'elettricità impressa regga agli attacchi dell'umido, e fino alla prova insolente di alitarvi sopra a larga bocca; pure sviene, e si dissipa quasi in un subito ogni virtù, tentata dallepuntela superficie di esso mastice: e ciò per tal modo, che scorrendovi sopra senza notabile strofinamento, e dirò così, leccandola con un fiocco di fili, o carta d'oro, ed anche solamente con una spazzola, con un pezzo di lana ec., tutta l'elettricità viene a smarrirsi. Questa debole disposizione mi torna talvolta a comodo. Qualora non so che farmi dell'elettricità d'un apparato, e cerco d'aver il mastice siccome fosse vergine, non ho che a stendere bene il mio fazzoletto sopra la faccia di quello; ed ecco spenta ogni virtù. All'incontro ognor che voglia conservata l'elettricità per giorni, o settimane, ho cura di non permettere che panno, o tela, od altro chicchessia irto di peli venga a scorrere od applicarsi sulla faccia del mastice; e mi tengo fino in guardia, che i miei manichetti in qualche parte non mi tradiscano. Ma con tutte queste attenzioni toglier non posso, che la polvere, e i peli sottilissimi, che d'ogni parte accorrono attratti dalla faccia elettrica, non vadano di mano in mano aportare notabile illanguidimento ai segni, in ragion che dura il giuoco di alzare ed abbassar lo scudo: sicchè è pur mestieri per ottenerli del tutto vivaci ricorrere di tempo in tempo al maneggio della caraffa ec. Tuttavia il decadimento non è tale, che non si mantengano a dispetto di tormentar di continuo l'apparato, e senza l'artificio di ravvivarli, per ore e giorni.

Non è per la sola durevolezza e veraindeficienzadei segni, che il nostro elettroforo ottiene sicuramente il primo vanto; ma per lagrandezzaeziandio di questi, e per laqualità. Per qualità intendo e la natura dell'elettricità vindicein genere, che non è propriamente la stessa dell'elettricità ordinaria, di quella cioè che muove immediatamente dallo stropicciare, e a questa sola cagione risponde; e intendo più in particolare le vicende dell'elettricità non già più di natura, ma di specie soltanto contraria, com'è d'eccesso, e didifetto, le quali in tante forme, e quasi con niun particolar maneggio si manifestano a un tempo, come si è veduto nella fig. 7 e 8, in cui già di per se danno i segni vivaci, e continui sì il piatto, che lo scudo, questocontrariamentea quello: laddove nelle macchine ordinarie, sebben si preparino con icuscini isolati, compajono è vero le due elettricità opposte; ma durando l'isolamento dei cuscini, ben presto ammutoliscono quasi del tutto i segni nella catena.

Il cambiar poi tosto nella contraria l'elettricità sì de'cusciniche dellacatenanon è tanto agevolcosa nelle macchine usuali: anzi se queste, com'è di solito, portano il disco di vetro liscio, non è mai che si ecciti altra elettricità che didifettoneglistrofinatori, qualunque essi siano, e dieccessonellacatena; se poi il disco sia di zolfo, potrem bene elettrizzare or nell'una, or nell'altra maniera, ma è mestieri per ciò cangiare distrofinatori. L'apparato nostro non abbisogna d'altro per mutar le vicende de' segni, che di compartir sopra il mastice la carica della caraffa da quella banda che la ricevette dallo scudo (es. gr. nella fig. 4 va impugnata la pancia G della boccia, e visitato il mastice coll'uncino I). A tal uopo gioverà aver prima distrutta, mediante l'applicazione del fazzoletto, l'elettricità vecchia del mastice.

Ma queste vicende delle contrarie elettricità riescono poi affatto graziose usando di un Elettroforo per animarne un'altro, come nella fig. 2; e più avendovene una serie: giacchè se il primo era elettrico pereccessodà al secondo l'elettricità perdifetto, e questo secondo porta novellamente carica d'eccessoal terzo; e così adoperando di seguito, il quarto diventa elettrico come il secondo, il quinto come il primo, e il terzo ec. Alzando poi ad un tempo due scudi vicini, vale a dire contrariamente elettrizzati, ne spicca la scintilla del doppio più forte coerentemente alla teoria.

Finalmente la costruzione del nostro apparato vi offre il mezzo più sicuro, e spedito di esplorare queste vicende medesime, ossia la specie di elettricità in ogni caso. Abbiate un piccolissimo Elettroforo(può essere non più grande di due pollici), con de' fili appesi allo scudetto. Una volta sola che impressa ci abbiate l'elettricità qualunque, ad ogni sollevamento dello scudo si rizzeranno, e divergeranno i fili, e semprechè nota vi sia la specie d'elettricità onde rimangono imbevuti, vi dinoteranno coi moti d'attrazione, o diripulsioneverso altro corpo elettrico, la specie di cui questo gode. Più chiara, e decisiva ne sarà la prova, se due di cotai piccoli Elettrofori vi abbiano alla mano, un de' quali porti scolpita l'elettricità pereccesso, l'altro perdifetto. Or questi, che convenientemente all'uso loro io chiamoEsploratori, servono ben meglio che i nastri di seta bianchi, e neri soliti ad usarsi per tal uopo, i quali smarriscono presto la lor virtù, e ci obbligano a stropicciarli tratto tratto: ciò che non accade di dover fare co' primi, che non abbisognano d'altro maneggio per giorni, e settimane.

Diciamo or qualche cosa della superiorità riguardo allagrandezza, o forza de' segni: e così diremo anche della facilità d'ottenerli mercè di alcune cautele. In generale le scintille da un apparato di mediocre capacità s'ottengono ben vive: e sono stato modesto anzichè nò nel dire che emulavano quelle d'una competente macchina ordinaria. Adunque un Elettroforo da tasca, qual è il descritto nelle figure, che porta lo scudo del diametro di pollici cinque inglesi, mi dà scintille alla distanza di due buoni diti, e talor più. Con un'altro, che fu il primo da me costrutto di pollici otto, e tre quartile ottengo all'intervallo di più di tre diti; e da uno di pollici diciassette vengono sì scuotenti, e fragorose, che son quasi insoffribili. Io mi aspetto da uno che sto facendo costruire di più di due piedi di diametro, effetti sovragrandi, e strepitosi, superiori a quelli della miglior macchina ch'io mi abbia visto: giacchè mi s'ingrandiscono smodatamente i segni in ragione che cresce la superficie. Eppure con una superficie sì poco estesa, com'è quella di due pollici nel piccolo Elettroforo che ho chiamatoesploratorei segni sono bastantemente forti per manifestarsi con scintilluzze, e dare una carica sensibile ad una piccola boccetta.

Ma ecco le attenzioni necessarie per averne sì grandiosi effetti: e primamente riguardo alla costruzione. Egli è di troppo essenziale che lo strato del mastice sia sottile; e il meglio è sempre che lo sia il più che far si possa, salvo che la troppa sottigliezza non provochi la scarica attraverso l'istesso mastice: perciò è da curar bene che alcuna screpolatura non dia luogo ad una spontanea esplosione; e l'orlo pure del piatto deve restare convenientemente distante dallo scudo od essere coperto dal mastice, ad oggetto di permettere la più forte carica, senza che se ne ecciti l'esplosione spontanea. La faccia poi del mastice vuol essere sì piana, che benissimo vi s'adatti lo scudo, piano esso pure nell'inferior faccia, però senz'ombra quasi d'angolo, e ben ritondato nel contorno. Dico piano il mastice, sebbene con la superficie alquanto scabra riesca con eguale, o forse miglior esito; ma intendoche non v'abbiano ridossi, e grandi ineguaglianze, onde lo scudo sia tenuto discosto da molti tratti di superficie. È egli necessario l'avvertire, che se il mastice pel lungo uso si trova insudiciato convien ripulirlo? Non si crederebbe quanto contribuisca l'essere esso mondo, e scevro d'ogni lordura. Però giova assaissimo tenerlo sempre ben custodito: e quando pur si vegga imbrattato (di che anche s'accorge per un certo viscidume, se si stropiccia) raschiandolo con una lama di coltello, e col far iscorrere per brevissima ora la faccia di questo mastice sopra le brage, o entro la fiamma stessa, gli vien tosto ridonata colla sua nitidezza l'ottima disposizione ad agire. Ho trovato che passandolo sopra la fiamma di una candela, quella sottil patina di che è lordo s'imbianca, e s'annebbia come fa l'alito sulla faccia di uno specchio, e tosto come questa sparisce, lasciandovi la maggior lucentezza. Ecco dunque un mezzo facilissimo di raccomodare il mastice guasto o imbrattato, senza fonderlo tutto di bel nuovo.

Riguardo al maneggio dell'apparato, se la giornata non è del tutto favorevole bisogna asciugar bene al fuoco, o al sole non già tanto il mastice, che, come s'è detto da principio, poco o nulla teme l'umido, ma la boccetta, e il manico isolante: ed è più spediente ancora in luogo di regger lo scudo per il bastoncino di ceralacca, alzarlo con cordicelle di seta asciutte, e monde, e piuttosto lunghe. Come abbiam già toccata l'importanza di tener lungi dalla faccia del mastice la polvere, e i peli, si vuolaggiungere che importa finanche di nascondere i manichetti perchè essi pure a poca distanza rubano molto; il tener discoste le vesti ec. Quando poi occorre d'indurre primamente l'elettricità sul mastice collo stropiccío della mano, è più necessaria la cautela di far rientrare i manichetti (fig. 5); e necessarissimo è che essa mano sia ben asciutta: altrimenti varrà meglio lo strofinare con carta, panno, e singolarmente con velluto bianco; ma trovandosi quella asciutta, io prometto che il solo scorrere velocemente sulla faccia del mastice colla palma due, o tre volte senza premerla con forza, basterà perchè abbiate tosto dallo scudo la scintilla quasi d'un dito.

Dopo tutto questo che ho detto de' vantaggi del mio Elettroforo, non ho pena a confessare, che le macchine ordinarie ben grandi, e ben eseguite ne' tempifavorevolissimigiungono più presto a caricare un quadro di ampia superficie, od una batteria, per la ragione che il fuoco vi cola incessantemente: laddove nel nuovo apparecchio spiccando le scintille con quella interruzione, che porta l'abbassare, e rialzar lo scudo, più tardi ci si perviene. Ho detto ne' tempi favorevolissimi: perchè poi sono gli effetti dell'Elettroforo sì vivi anche ne' tempi men propizj, che vuolsi bene spesso preferire un simile apparato che sia grande, per l'oggetto pure di caricare quadri, e batterie, alla macchina di vetro ordinaria, da cui le molte volte si pena a cavar partito. Oltre di che io credo non sarà difficile col tempo immaginare de' mezzi per ottenere cotesto necessario accostamento, e discostamento dello scudo più speditamente,e con un moto uniforme, e con minor incomodo. Dirò anche che sto per metter mano ad un meccanismo assai semplice onde venirne a capo. Una molla, che al premere della mano, od al girar d'una cordicella o staffa, alzi, ed abbassi lo scudo, promette di dispensarmi da molta parte d'incomodo. Oppure in altra forma lo scudo portato da un pendolo, cui dia moto una ruota, e un peso, e che vada a baciare a destra, e a sinistra due piatti, ossia faccie di mastice elettriche, e così andando, e venendo incontri nel mezzo da salutare con le scintille un conduttore, o la caraffa, mi rappresenta un doppio apparato, che per la ragione della celerità de' movimenti potrà darmi effetti molto più che duplicati.

Ma infine io dichiaro col miglior cuore che non ho l'abilità di riuscir bene in simili costruzioni meccaniche; che d'altra parte non è questo il mio scopo principale; e che per quanto io tenga conto, e lo tengano tutti quelli, innanzi a cui ho mostrate in esteso l'esperienze, dei comodi che ne offre l'Elettroforo, io valuto assai più i lumi che mi si vanno svolgendo su diversi punti della teoria elettrica: intorno a che pubblicherò fra non molto le mie osservazioni già in parte comunicate al Signor Dottor Priestley[35].


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