CAPO V.

CAPO V.

Sudoriferi uno de’ rimedi più commendati nella cura della peste. Varie ricette di questi.

Sudoriferi uno de’ rimedi più commendati nella cura della peste. Varie ricette di questi.

Subito che si scorge l’uomo preso dal morbo contagioso, cerca di dargli soccorso la medicina con sudoriferi e con antidoti creduti opposti alla corruzione, procurando o di vincere in casa il fermento pestilenziale, o di ridurlo alla cute e di espellerlo fuori. Per conto dunque del far sudare, io non voglio tacere che il cardinale Gastaldi, ragionando della peste di Roma, dice che un tal rimedio talvolta fu utile e talvolta ancora nocivo; e che i sudoriferi si formavano di pietra bezoar sino a cinquanta grani, o pure di polvere viperina o di bacche di lauro, e di simili cose, con riguardo sempre ai vari temperamenti. Anche il Sidenham trova in questa operazione degl’incomodi, o perchè cagioni frenesie in chi difficilmente può sudare, o perchè impedisca il nascere o faccia tornare indietro i buboni, che potrebbono essere più legittimi ascessi del male. Nulladimeno la comuneopinione si è che il promovere sulle prime il sudore ai feriti dalla peste, possa e soglia riuscir loro di sommo giovamento, purchè si faccia con prudente moderazione e con diversi riguardi alle forze, al sesso, all’età, al paese e alla stagione. Lo stesso Sydenham, come dicemmo, lasciati stare i salassi, si diede in fine tutto ai sudoriferi, coi quali confessa d’aver guariti moltissimi.

Un’infinità di sudoriferi ci viene suggerita dai medici: io trasceglierò quei massimamente che sono più facili a trovarsi o a comporsi, e che possono venire più prontamente alle mani della povera gente, rimettendo al discernimento de’ medici il prescrivere quei che meglio converranno, secondo la disposizione degl’infermi e del morbo. Vero è però che non è sempre in mano de’ medici il far sudare; e in oltre dubito io se certi generosi diaforetici meritino le lodi con cui sono esaltati, appunto perchè forse troppo generosi, credendo io che possano adoperarsi con profitto maggiore quei che senza far troppa violenza alla natura e agli umori sono buoni da promuovere benignamente il sudore. Per altro a tal crisi la natura suol inchinare al morbo pestilenziale. Appena dunque si scopre alcuno ferito dalla peste, che dovrà egli mettersi in letto, e preso uno dei seguenti diaforetici, a cui beverà dietro, un’ora dopo, un poco di brodo caldo, si coprirà bene affinchè si provochi il sudore; replicando poi varie volte lo stesso rimedio, e aiutando con qualche cibo o bevanda il corpo subito che si sentirà infiacchito dall’espansione degli spiriti ed umori.

Sudorifero I.

Prendi una cipolla bianca e scavala alquanto, poi mettivi dentro scrup. 4 di triaca, e ricopertala col tassello o pezzo prima levato via, e involta in carta sorbitrice bagnata d’aceto, falla cuocere o arrostir lentamente sotto le ceneri calde. Dipoi spremuto quanto puoi il sugo, aggiungivi aceto semplice o bezoartico onc. 1, e bevi. Alcuni fanno cuocere nella cipolla anche della ruta e un poco di zafferano e d’acquavite.

Sudorifero II.

℞.Triaca dram. 1, aceto di vino generoso o di calendola o bezoartico onc. 2; olio di ginepro gocce 7, o mez. scrup. o uno intero. Mischia insieme, e fanne bevanda. Scrivono che sia efficacissima per far sudare.

Sudorifero III.

℞.Foglie di ruta fresca manip. 1. Pestale nel mortaio, e unisci loro aceto bezoartico o di calendola onc. 2. Spremi forte, e al sugo colato aggiugni sale d’assenzio scrup. 1 e mez.; triaca o diascordio dram. 1 o scrup. 4. Mesci, e fanne bevanda.

Sudorifero IV.

℞.Radici di petasitide, angelica, elenio, ana dram. 1; erba ruta, cardo santo, scordio, anamez. manip; vino bianco quanto basta. Si cuocano secondo l’arte, e si colino. Prese di questa colatura 2 o 3 onc., aggiugni sale di scordio o di cardo santo scrup. 1, triaca scrup. 2, e fanne bevanda.

Sudorifero V.

℞.Radici di dittamo, petasitide, ostruzio, angelica, ana dram 2; scordio, cardo santo, ruta, ana mez. manip. Si cuocano per qualche tempo in parti eguali di aceto e vino; e la colatura spremuta si beva.

Sudorifero VI.

℞.Radici d’angelica, imperatoria, enula campana, ana dram. 1; scordio, cipresso, salvia, assenzio, o sia medichetto, cardo santo, ana manip. 2; artemisia, celidonia, ana manip. 1; anisi bacche di ginepro onc. 6; cannella, garofani pestati mez. dram. Si secchino bene l’erbe; poi metti ogni cosa in infusione in 2 lib. di vino bianco ottimo, e lasciavelo per 3 dì in bagno maria. Distilla, e serba il liquore in vaso di vetro ben serrato per quando ne avrai bisogno, perchè veramente è efficace. Si prenda mezzo bicchiero di quest’acqua e vi si metta dentro triaca dram. 1; confezione d’alchermes dram. 2. Dissolvi tutto, e bevi per sudare. Si piglia ancora della suddetta acqua per preservativo la mattina a digiuno due volte la settimana, quanto è un bicchierino d’acquavite.

Sudorifero VII.

℞.Ossimele onc. 2, aceto onc. 3, sugo di cipolla onc. 1. Mesci, scalda, e bevi. Con tale bevanda Michele Mercati narra che nella peste di Sicilia molti appestati sudavano assai, e si liberavano.

Sudorifero VIII.

℞.Aceto forte onc. 4, mitridato onc. 1. Distempera, e bevi. Scrivono che ancor questo faceva guarir molti.

Sudorifero IX.

Altri in essa peste davano polvere di bacche di lauro dram. 1 e mez. in acqua di cardo santo o in altra simile, e faceano guarir molti. Anche il Cristini dice d’aver provato con buon effetto questo sudorifero.

Sudorifero X.

℞.Sugo di calendola, o pure di verbena, o di tormentilla, o di zedoaria, o di scabbiosa, o di cardo santo, o di ruta capraria. Chiarificato con zucchero e riscaldato, se ne diano all’infermo onc. 3 o 4, e poi si copra bene. Aggiungendovi mez. dram. di triaca, sarà meglio. Ma non si tardi a dar tali sughi più di 7 ore dopo scoperto il male.

Sudoriferi vari XI.

℞.Tormentilla, o angelica, o bistorta dram. 1, ovvero contrajerva, o bolo armeno scrup. 1; o pure radici d’aristologia tonda, di dittamo bianco, di tormentilla, scorze di cedro, sandali rossi, bolo armeno, ana dram. 1; canfora mez. dram; zucchero mez. onc. Mesci tutto, e prendine dram. 1 per volta due volte il giorno con qualche acqua cordiale. Ovvero prendi radici di contrajerva o di bistorta, bacche di ginepro e di lauro, ana dram. 1; canfora mez. dram., e fa come sopra.

Sudorifero XII.

℞.Sugo di cipolla bianca, di millefoglie, di ruta, parti eguali; aceto fortissimo a discrezione quanto basta. Si mescoli tutto, e se ne formi bevanda calda, dandone due terzi di un bicchiero all’infermo da 6 in 12 ore dappoichè è scoperto appestato, ed anche più presto se si può.

Sudorifero XIII.

℞.Cipolla cotta e pestata in mortaio. Infondi 4 o 5 cucchiai d’aceto buonissimo. Cola con pezza di lino, e danne all’infermo per farlo sudare.

Dicono ancora che serve molto bene a far sudare alquanto di polvere di radici d’angelica in un bicchiero d’acqua della stessa pianta, replicando ciò ogni sette ore; e mancando l’erba fresca da farne acqua, si può farla con infusione o decozionedella radice. È decantata anche la polvere di bacche d’edera colte ben mature e seccate all’ombra, prendendola in un mezzo bicchiero di vino bianco buono. Le bacche esposte alla tramontana si credono di più virtù. Se in luogo di ciò darai 3 once d’acqua distillata d’esse bacche fresche, attestano che se ne vedrà più felice l’effetto. Ottimo per far sudare la gente povera scrive l’Etmullero che è il darle alcuni capi d’aglio ben pestati con aceto o vino generoso. Anche 2 once di sugo di cipolla bianca con mezz’oncia di aceto ottimo in acqua di cardo santo, o in altre simili, bastano per far sudare. Lo stesso otterrai bevendo un bicchiero di decozione di foglie e bacche di ginepro, o pure quella di cardo santo, cotta insieme con una dramma di triaca, o anche prendendo prima la triaca in un bocconcino, e poi bevendole dietro la decozione. Ovvero cotta che avrai una cipolla, infondila in aceto rosato; cavala dall’aceto e spremila; aggiungi poscia a tal sugo una dramma di triaca e un’oncia di siroppo d’agro di cedro. Parimente mezza dramma o due scrupoli di fior di solfo o di solfo sublimato, che è lo stesso, presa con 3 once d’aceto tepido comune, fa egregiamente sudare. Pietro da Castro scrive che nella peste di Roma del 1656 sommamente giovò il dar 2 dramme di solfo ben polverizzato con 2 o 3 once di buon aceto. È tenuto ancora per facilissimo sudorifero il solfo vergine con sale, bollito in vino a bagnomaria, o pure quello del Crollio. Lo stesso dicono del sale di frassino preso in acqua di cardo santo al peso di 12 grani. Oltre a ciò un bicchier di vino bianco potente, conalquante gocce di spirito di vitriuolo, ma moderatamente, e non in guisa che diventi brusco, servirà egregiamente ad ottener l’intento; il che però camminerà nel supposto che la peste sia dissolvente, come poi cercheremo. Teofrasto anch’egli il loda; e l’Untzero tiene che questo spirito sia uno de’ migliori medicamenti contro la peste sì per preservarsi, come per curarsi, e cita moltissimi autori che sono dello stesso parere. In fatti la ragione s’accorda con tale sentenza, se non che avendo esso del corrosivo, potrebbe lo stomaco risentirne grave nocumento, ove con qualche intemperanza e senza la compagnia di molto fluido si prendesse. L’olio di vitriuolo anch’esso è stimatissimo. Entra esso nel seguente

Sudorifero XIV.

℞.Estratto di cardo santo, sale d’assenzio, ana scrup. 1; sale di cardo santo mez. scrup.; triaca dram. 1; acqua triacale e di cardo santo, ana onc. 1; olio di vitriolo gocc. 15. Mesci, e fanne bevanda.

Le bevande tutte hanno da esser caldette. Già si sa che per far sugo di qualunque erba convien pestarla in mortaio, spremerla forte, e lasciare che il sugo deponga le parti più grosse. Chi avesse abborrimento al sugo dell’erbe crude, le faccia cuocere in poca acqua e non tanto che sfumi tutto il balsamico, e spremute poi ben bene esse erbe, ne beva quella decozione, entro la quale chi ancor volesse far cuocere un poco di carne, può farlo.

Buona parte dei sudoriferi fin qui descritti è stata da me a bello studio trascelta, per essere d’ingredienti e materie facili a trovarsi e a manipolarsi, e di poca spesa, sul riflesso di somministrar consigli, e soccorsi alla gente povera o poco comoda, cioè ai più del popolo. Del resto i medici, la giurisdizione de’ quali io non pretendo di usurpare, potranno suggerirne non pochi altri di composizioni più strepitose, le quali può essere che facciano miglior effetto, ma può anche essere che non uguaglino talvolta il valore d’alcune più semplici. Certo s’io riferissi come utile sudorifero una modesta bevuta d’aceto fortissimo con un poco di sale, questo non avrebbe passaporto presso di alcuni; e pure per attestato di qualche insigne medico, non poca gente colta dalla peste s’è osservata guarir prestissimo dal pericolo con tale sudorifero preso sul principio del male, perchè cagione a loro d’un sudor copiosissimo. In una cosa poi non si potrà fallare, e sarà nell’aggiungere, quando non manchi il comodo, ad alcuni de’ suddetti diaforetici qualche ingrediente antipestilenziale di più, come sarebbe un poco di mitridato, di triaca o di diascordio, o pure qualche acido, come l’aceto, il sugo di cedro, l’olio o spirito di vitriuolo, il sale d’assenzio, o simili. Veggo ciò fatto da eccellenti medici. E perciocchè alle prove si può trovare che alcuni sudoriferi riescano deboli pel bisogno degli appestati, ne riferirò alcuni altri più potenti nel seguente capitolo, e finirò il presente con rapportare la ricetta d’un’acqua ed estratto di maggior vigore, ma troppo laboriosa, insegnata e praticata dal Diemerbrochiocon felicissimo, per quanto egli scrive, e maraviglioso successo nella peste del suo paese. La mischiava però egli con alcun altro de’ medicamenti antipestilenziali poco fa accennati, o con sale di ruta, o di cardo santo, o di scordio, o con estratto d’angelica, o di cardo santo, o coll’aceto bezoartico riferito di sopra nel capo III, ovvero con bolo armeno o con terra sigillata.

Acqua sudorifica.

℞.Radici d’ostruzio, o sia d’imperatoria, petasitide, angelica, carlina, valeriana, ana onc. 2 e mez.; radici d’enula campana, scorze d’aranci secche, ana onc. 3; erbe scordio, assenzio, ana onc. 2; cardo santo onc. 3; fiori di rose rosse mez. onc., di stecade dram. 3; bacche di ginepro onc. 2 e mez.; grani di cardamomo minore dram. 5; cinnamomo eletto onc. 1. Tutte queste cose sieno secche, si tritino insieme e si pestino grossamente in mortaio di pietra, infondendovi poi vino bianco buono mediocre lib. 22, acqua di rose lib. 2. Serrato bene il vaso, stieno per 10 dì in infusione, e dipoi vi si aggiungano queste altre erbe verdi e fresche, tagliate minutamente e pestacchiate, cioè foglie di ruta manip. 6, tanaceto manip. 4, rosmarino, pimpinella, ana manip. 1 e mez. Stieno insieme in infusione per altri 8 o 10 giorni, movendole ogni dì con una bacchetta. Dipoi mettivi dentro sugo di cedro lib. 2. Stieno in infusione per 3 o 4 altri giorni, e poi fatto bollir tutto leggermente al fuoco, si coli, e si sprema gagliardamente nel torchio. La colatura spremuta si distilliin bagno maria, o nella rena, per lambicco di vetro.

Soggiugne l’autore la preparazione d’un estratto dalle fecce nel modo seguente:

Quello che dopo la distillazione resta nel fondo, aggiuntavi acqua di cardo santo, s’ha da colare per carta sorbitrice; e tal colatura s’ha da essiccare a lento fuoco, tanto che giunga a consistenza d’estratto il quale si ha da salvare pel bisogno. Abbiamo dato il nome di Magistrale a questo estratto.


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