Collier, inglese, grande amatore della musica, dopo avere viaggiato per la Francia, la Germania e l'Italia, ed aver osservato lo stato di quest'arte in tutti que' paesi, ne diè al pubblico una ben dettagliata notizia in un suo libro intitolato:Musical Travels, ossiaViaggi musicali, in 12º, Londra 1790 (V. Bent's the Lond. Cat.).
Conti, valente compositore italiano, e uno dei primi a porre in note i drammi del Metastasio, era al servigio dell'Imperatore Leopoldo grande amatore della musica italiana in Vienna. Mr.Suardnell'Encicl. metodica ci ha conservato di lui il seguente aneddoto. Nel 1730, questo virtuoso essendo stato insultato da un prete in Vienna, vendicossene tosto con dargli delle buone botte addosso. La contesa avendo avuto de' testimoni, gli si fece un processo criminale, ed in virtù di una sentenza ecclesiastica, Conti fu condannato ad essere esposto per tre giorni, pello spazio di un'ora, dinanzi alla porta della cattedrale chiesa di S. Stefano. L'imperatore, per la stima che facevane, mitigato aveva la sentenza, con ridurre ad una sola le tre umiliantistazioni. Ma poichè nella prima non comportò egli quella pena con rassegnazione e pazienza, venne condannato a subirla due altre volte; rivestito di un grosso sacco, e tenendo un cero alla mano. Dopocchè la giustizia ordinaria condannollo a pagar mille franchi al prete offeso, e tutte le altre spese; ad una prigione di quattro anni, o ad esser quindi perpetuamente bandito, da' dominj dell'Austria. (Art. Allemagne).
Cristofori(Bartolomeo), da Padova, costruttore di cembali dimorante in Firenze: a cui secondo la testimonianza del P. Sacchi, e del Conte Gianrinaldo Carli, ambi Milanesi, deesi l'invenzione delPiano-fortenella prima metà dello scorso secolo; benchè per l'usata trascuraggine degli Italiani nel non rivendicare sugli esteri i dritti alla propria gloria, si attribuisca cotale invenzione or a' Tedeschi, or a' Francesi anche in Italia. Noi riporteremo qui le parole stesse del Conte Carli, autore grave e rinomatissimo. “Bartolomeo Cristofori Padovano, egli dice, fu l'inventore del cimbalo a martelletti, della quale invenzione ci siamo scordati a segno, che l'abbiam creduto una nuova cosa, allorchè ci venne dalla Germania, e dall'Inghilterra accogliendolo come una singolare produzione di quelle felici regioni destinate ad illuminarci con i lumi presi dagl'Italiani, i quali hanno ritrovato tutto, inclusivamente un nuovo mondo, e non hanno saputo conservar mai cosa alcuna.”V. il vol. 14 delle sue opere, p. 405, Milano 1788, in 8º.
Crotch(William), musico inglese, nel 1813 pubblicò in sua lingua:Elementi di composizione musicale, opera che viene annunziata nel Giorn. Enciclopedico di Sicilia, Maggio n. 5, 1814.
Crousaz(Jean-Pierre), professore di filosofia, e di matematica nell'Accademia di Losanna, nel 1714 diè al pubblicoTraité du Beau, in 8º, dove dimostra in che consista ilbellocon degli esempj tratti per la più parte delle arti, e delle scienze. L'autore parla altresì delBellodella musica, che ha qualche cosa che non del tutto dipende dal piacer dell'orecchio. L'ultimo e 'l più lungo capitolo di quest'opera viene da lui impiegato a spiegar da prima fisicamente la natura del suono; tratta quindi da matematico dei tuoni, e delle differenti combinazioni che bisogna farne, per produrre un pezzo di musica, che sia veramente bello, secondo i principj, ch'egli ha premessi. Ma come tale bellezza matematica della musica è da pochi, anzi da niuno compresa, così tolse egli questo capitolo sulla musica dalla seconda edizione del suo trattato pubblicata in Amsterdam nel 1723, e tratta in sua vece della bellezza della Religione. (V. le Clerc Bibl. Anc. et Modern. t. 20).
Descartes.Benchè siasi da noi detto abbastanza in riguardo al suo trattatosulla musica, per onor dell'Italia tutta via crediamo ragionevol cosa lo aggiungere quel che ne ha scritto il dottissimoAndresnel cap VIII del t. 4Dell'Acustica. “La dottrina musica del Cartesio, egli dice, è tanto conforme a quella del Galileo, che il Cartesio stesso pare che voglia schivare la taccia di plagiario, e cerchi di rifonderla nel Galileo (Ep. XCI, par. II); e il Poisson illustratore della sua musica più uso fa delle ragioni e delle sperienze del Galileo, che di quelle del suo autore Cartesio (Elucid. phys. in Cartes. music.). Sotto l'ombra di questi due sommi filosofi cresceva la musica, e chiamava l'attenzione del Mersenne, delGassendi, del Wallis, e d'altri chiarissimi scrittori... La dottrina però del Galileo e del Cartesio intorno la musica, le sperienze de' fisici, e le teorie de' geometri sopra il suono non erano che piccioli saggi de' moltissimi argomenti, che offre questa materia, e delle infinite speculazioni, che restavano a fare.” Puossi anche aggiungere all'articolo di Descartes, che nelle sueLetteretrovansi spesso trattati soggetti di scienza musicale, così nell'epist. 75 e 106della Part. 2 spiega egli meglio che il Mersenne la coesistenza de' suoni acuti col suono fondamentale di una corda, benchè attribuisca esclusivamente questa qualità alle corde irregolari; nell'epist. 72 osserva egli, che l'intensità della propagazione del suono per via di corpi solidi è maggiore di quella, che si fa per via dell'aria a motivo della maggior coesione di questi corpi; nell'epist. 3, spiega assai bene gli effetti delle consonanze e dissonanze sul nostro senso, ec.
Dietz, valente meccanico di Darmstatt è inventore di un nuovo strumento, cui diè il nome diMelodion. Egli si è stabilito in Parigi, ed avendo presentato nel 1810 all'esame dell'Istituto quella sua invenzione, Gossec, Gretry, Mehul, Lacépède, e Charles furono incaricati a farne il rapporto. Quest'istrumento offre la forma di un piano-forte, contenente cinque ottave e mezza, e puossene vedere un'esatta descrizione nell'Archive des découvertes pendant l'an 1811 p. 254. MadamigellaSofia Welschdistinta virtuosa fecelo sentire ai Commissarj dell'Istituto, e Mr. Charles nel suo Rapporto alla classe delle Belle-Arti dice averne essa ben preso il carattere; e che contenendosi in quella cantilena che più gli è propria, osserva sempre i giusti limiti dell'espressione e della grazia.
Dionisiodi Tebe, cel. musico dell'antica Greciafu il maestro di Epaminonda l'uomo forse il più grande che abbia prodotto quella nazione. Fanno di costui menzione Aristosseno presso Plutarco, e Corn. Nepote nella vita di Epaminonda. Pare che il maestro e lo scolare siano ambi stati seguaci di Pitagora.La musica, dice quel biografo,imparata da Epaminonda sotto la scuola del valente musico Dionisio tebano formava il suo divertimento. Suonava eccellentemente il flauto; e ne' banchetti ai quali veniva invitato, cantava accompagnandosi colla lira.Fiorì egli quattro secoli prima dell'era cristiana.
Dionisioil giovane, re di Siracusa, benchè si sia reso esecrabile per l'abuso del suo potere e la sua tirannide, non era tuttavia sfornito di cognizioni e di coltura. Egli amava passionatamente la musica, e ne possedeve così bene la teorìa e la pratica, che cacciato dal trono e bandito a Corinto gli servì di mezzo a procacciarsi il vitto. Secondo lo Storico Giustino, egli quivi tenevane scuola, esercitava le donne che cantar doveano ne' cori, e disputava seco loro sull'armonia e intorno la maniera di far de' passaggi colla voce (Lib. 21, c. 2). Egli l'accompagnava col flauto, che sapeva suonar assai bene. Aristosseno il musico, al riferir di Plutarco (in Timol.) lo riscontrò in Corinto, e seco si trattenne in famigliari discorsi. Evvi in Siracusa il famoso carcere dettol'Orecchio di Dionisio: dicesi che “il rimbombo che vi fa la voce, avesse dato ai professori della musica occasione di produrre quell'invenzione non prima sentita delCanone, per cui cantando due voci e rispondendo l'eco ne nasce quindi di quattro voci una perfetta armonica concordanza. Il viaggiatore Swinburne (nel t. 3, de' suoi viaggi p. 394), nota una tal particolarità come cosa detta avanti da un autor Siciliano (questi è il Mirabella),essendo stato il primo che ciò inventasse Antonio Falcone nella parte pratica della musica.” (V. Antichi monum. di Sirac. di Gius. Capodieci, t. 2).
Dracone, famoso legislatore della Grecia secondo Aulo-Gellio, o riformatore delle antiche leggi al dire di Clemente d'Alessandria (Stromat. l. 3) era, secondo l'uso di que' tempi, musico e poeta altresì celebratissimo. I precetti di morale, di civile e religiosa educazione cantati in tre mille versi da Dracone lo autorizzarono fra gli Ateniesi a segno, che fu scelto dal senato per compilar un codice di leggi, e crearne delle nuove per ogni caso particolare. Furono queste cantate per la prima volta nel teatro degli Eginesi, e tali applausi riscossero da que' cittadini, che in segno di approvazione gettarongli in seno ed attorno nobili, e grandiosi regali, smaniglie, orecchini, anelli. Non essendo conforme alle nostre usanze il cantare così serj e gravi argomenti, può sembrar strano un tale racconto. Ma Aristotile ne' suoi problemi (cap. 51, quest. 28) ne sarà mallevadore. Essendosi egli proposta la quistione,perchè molte leggi si chiaman cantilene?Risponde:non sarebbe egli, perchè gli uomini avanti l'invenzion delle lettere cantavan le leggi, affinchè non fossero dimenticate: il che a' nostri giorni è ancora in uso fra gli Agatirsi?Dracone visse sette secoli innanzi G. C.
Epimenidedi Creta, uomo illuminato, e capace di sedurre co' suoi talenti, fu considerato a' suoi tempi qual uomo ispirato dal cielo. Passò egli i primi anni nella solitudine, dedito interamente alla contemplazione e allo studio della natura: imparò il metro, l'armonia e 'l ritmo, senza il quale non era possibilefigurare fra' principi della letteratura. Ei giunse così a tanta fama di saggezza e di santità, che gli Ateniesi al riferir di Platone lo accolsero con trasporto in una pubblica calamità (De leg. l. 1). Compose allora de' cantici per placare gli Dei, e ne insegnò a quel popolo la musica (Stab. l. 10); strettosi quindi in amicizia con Solone, lo istruì nell'armonia e nella scienza de' costumi e della politica, e formar gli fece un nuovo codice di leggi, che fu ammirato da tutta la Grecia. Compose e cantò ancora una teogonia con tanto estro, che gli Ateniesi lo stimarono ispirato da Apollo. La di lui autorità crebbe a tal segno, che riprese in pubblico canto i suoi compatriotti con quelle parole, santificate dipoi dalla bocca stessa dell'Appostolo:Cretenses semper mendaces, ventres pigri, malæ bestiæ: senza che perciò incorresse la nota di maldicenza. Fioriva egli sette secoli prima dell'era volgare.
Eschilo, poeta musico, e padre della tragedia, benchè nato nell'Attica, appartiene ancora alla Sicilia, ove dimorò lungamente, e vi terminò i suoi giorni. In età di 25 anni concorse con Pratina, e Cherilo al premio della tragedia, ed oscurò la gloria de' suoi rivali. Egli fu il primo a provvedere il teatro di macchine, e lo abbellì con decorazioni (Vitruv. præf. ad l. 7): vi fece sentire il suono delle trombe; esercitava egli stesso quasi ogni giorno i suoi attori, e prese perciò in suo compagno un bravo maestro di cori per nome Teleste: introdusse nella tragedia modulazioni sublimi, e il ritmo impetuoso di certe arie, onomi, atti ad eccitare il coraggio. Non mai però s'indusse a far uso delle innovazioni, che cominciavano a disfigurare l'antica musica:il suo canto, dice Plutarco,era pieno di nobiltà e di decenza, sempre nel genere diatonico; il più semplice e 'l più naturale di tutti(Dial. de Musicâ). Abbandonò la patria, perchè accusato a torto di avere rivelati in un suo dramma gli Eleusini misteri, potè a gran stento sottrarsi ai furori d'un popolo superstizioso, qual si era quello di Atene. Passò in Sicilia, dove il re Jerone colmollo di beneficenze, e di distinzioni, e quivi morì di 70 anni, circa 456 innanzi G. C. (Plutarc. in Sympos.). Fu scolpito sulla di lui tomba il seguente epitaffio, ch'egli stesso aveva scritto:Quì giace Eschilo figlio di Euforione, nato nell'Attica, morì nel paese fertile di Gela, ecc. (Pausan. l. 1, Athen. l. 14).
Eser(Carlotta), nata tedesca, è oggidì in Italia una delle più rinomate cantanti per la sua bellissima voce, non che per la profondità del suo sapere nella musica. Ella ha cantato in Milano, in Vienna, in Napoli e a Roma, d'onde non le si è permesso mai più di partire, non solo per la magia della sua voce, e la superiorità del suo canto, ma sibbene per una decente e virtuosa condotta, che fa l'ammirazion de' Romani. Sposò ella quivi un de' primi e de' più ricchi avvocati, il quale essendosi dovuto portare in Vienna a difendere in quel Parlamento una causa rimarchevole di un Principe romano, condusse seco la moglie per servirgli d'interprete nella sua aringa. Attualmente dimora ella in Roma, e non sorpassa gli anni ventisette di sua età.
Eumelonacque a Corinto otto secoli prima dell'era cristiana. Di questo celebre cantore fa onorevol menzione Pausania (in Eliac.), e qual testimonio di vista e di udito, ci narra di avere inteso un armoniosissimo inno di questo compositore, solito ad intuonarsi in Corinto allorchè i pubblici magistrati presentavansi in corpo alle porte del tempio a farvi l'adorazione. Morì questo cel. musico in età di ventiottoanni, lasciando di se molte, e scelte memorie del suo ameno, e vivace spirito, mentre in così brevi anni lavorò da fisico un leggiadrissimo canto sulla generazione delle api. (Euseb. Chron.). Eumelo fu il primo, che compose un inno notato in musica col ritmoprosodiaco; e a suo esempio quanti inni si cantarono di quella fatta, chiamaronsiprosodiaci. Il che vuol dire, che Eumelo dilatò le severe leggi del ritmo nel canto, aggiungendo a questo della vaghezza con la moltiplicità de' piedi. Il ritmoprosodiacoora componevasi di tre piedi diversi, or di quattro, or di più; la quale cosa variava di molto il tempo nel suono e nel canto (Requen. Saggi ec. t. 1).
Eunomodi Locri, famoso citarista, di cui rapporta Strabone esservi stata in quella città della Magna-Grecia una di lui bellissima statua tenente in mano una cetara, su cui era una cicala. Timeo, presso quell'antico geografo, racconta che Eunomo venne a competenza nei giuochi pizj conAristonealtro musico di Reggio, e ne riportò il premio per un fortunato accidente. Poichè essendosi rotta una corda della sua lira prima di terminare il concorso, una cicala venne così opportunatamente a muoversi su di essa, che supplì al difetto della corda. Ecco una di quelle favolette de' Greci, che M.Baniercerca di spiegare inutilmente colla fisica (Explic. de la Mytholog. l. 8). Più naturale, e più semplice è la spiegazione che ne dà ilSignorelli, cioè che la statua fu eretta, non per accreditare un'inverisimile avventura senza conseguenza, come congettura ilBanier, ma per conservar memoria del trionfo di Eunomo; e che vi si aggiunse una cicala sulla lira, non perchè avesse miracolosamente supplito alla corda rotta, come narrò Timeo, ma ad oggetto di specificare la patria del musicovincitore con un segno noto a' vicini, e tratto dalla storia naturale del paese, essendo che in Locri abbondano le cicale. (Vicende della Coltura delle due Sicil., tom. 1).
Euripidedi Salamina, uno de' più gran poeti drammatici, e detto il filosofo della scena, perchè sparge ne' suoi drammi le massime della morale di Socrate suo amico, e della filosofia di Anassagora, di cui fu discepolo. Verso la fine de' suoi giorni ritirossi presso Archelao re di Macedonia, il quale radunato aveva in sua corte tutti quei che distinguevansi nelle lettere, e nelle arti. Euripide vi trovò Zeusi, e Timoteo, il primo de' quali aveva fatta una rivoluzione nella pittura, come l'altro nella musica. Complice delle innovazioni fatte da Timoteo nell'antica musica, adottò quasi tutti i modi, e specialmente quelli che per dolcezza, e mollezza si accordavano col carattere della sua poesia. S'intesero per la prima volta sul teatro con istupore suoni effeminati, e talvolta replicatamente poggiati sopra una sola sillaba. Gli autori di commedie, tra qualiAristofaneil più maledico di tutti, cercarono di screditarlo: costui nella sua commediadelle Rane, lo rappresentò come uno scrittore tragico senza vigore, che aggiungendo ariette a piccole strofe, procurava di supplire al difetto di bellezza cogli ornamenti, e alla mancanza di forza coll'artifizio:Facciamo cantare Euripide, quivi egli dice,prenda una lira, o piuttosto un pajo di nacchere, che tale è il solo accompagnamento, che possono sostenere i suoi versi(Ranæ, v. 1340). Ma l'uomo di genio sa dispensarsi all'uopo della severità delle regole, e colla novità delle sue grazie trionfa sempre della pedanteria, e della satira. L'innovazione stessa di Euripide servì maggiormente a distinguerlo da quelli, che lo avevano preceduto.Egli morì in età di 76 anni, cinque secoli prima di G. C.; il re di Macedonia, non volle cedere alle premurose istanze degli Ateniesi le sue ceneri, e fecegli costruire presso alla capitale un magnifico monumento. La sua memoria fu altresì onorata in Atene con un superbo cenotafio presso al Pireo, e non vi si pronunziava il suo nome che con istima e trasporto, malgrado le prevenzioni, che Aristofane cercò di spargere contro di lui.
Fantastici(la Signora), celeberrima improvvisatrice di Firenze. La sua casa è frequentata da' più ragguardevoli Signori forestieri che visitano la Toscana, e dai più colti ingegni del paese per godere delle belle accademie di musica e di canto estemporaneo ch'ella dà frequentemente per suo divertimento e per quello de' suoi amici. L'accademia degli Arcadi in Roma si è fatto un pregio di annoverarla fra' suoi membri. La di lei figlia maggiore maritata a Trieste improvvisa e canta anch'essa con molta eleganza, e un'altra più piccola, che può avere al più 15 o 16 anni fa ammirarsi per gli stessi talenti. (V. Pananti, t. 1, note p. 326).
Fanzago(l'abate Francesco), rettore del collegio di Padova sua patria circa 1780, è stato scelto, come uno de' bravi oratori italiani, a far l'elogio di due grand'uomini nella musica il Tartini e il Vallotti. Nel 1770 pubblicò egliOrazione delle lodi e di Giuseppe Tartini, recitata nella chiesa de' RR. PP. Serviti in Padova li 31 di marzo, in 4.º in fronte alla quale vi ha il ritratto di quel celebre virtuoso. Nel 1780 pubblicò ancoraOrazione ne' funerali del R. P. Franc. Ant. Vallotti, recitata nella chiesa del Santo in Padova, in 4º.
Fenzida Torino, virtuoso distinto sul violoncello,vien creduto oggigiorno da tutti gli intendenti il più bravo professore sì per la bellezza de' suoni, che per l'esecuzione della più gran difficoltà. Nel 1807 fecesi egli sentire a Parigi ne' pubblici concerti, e vi ottenne il più brillante successo: il suo nome è celebre ancora in Germania, e in Italia. Il di lui minor fratello, tuttocchè abilissimo sullo stesso strumento, non giunge tuttavolta alla stessa di lui celebrità.
Ferrein(Mr.), nelle Memorie dell'Accademia delle scienze di Parigi 1741, e 1745 vi sono di lui alcune osservazioni fisiche sulla voce dell'uomo nel canto, che sembrano contradir quelle di M. Dodart. (V. Chladn., Acoustiq. p. 68).
Fortis(l'ab. Cesare), nato in Padova di nobil famiglia, per la sua letteratura e le doti del suo spirito veniva onorato dall'illustre Cesarotti col titolo disuo caro e fedele amico(V. Epistolar. tom. 5). La di lui madre Francesca Capodilista donna di coltissimo ingegno e di cuor nobilissimo divenir fece la sua casa un'accademia di Letterati; in sul far della sera i più specchiati di Padova vi si radunavano. Conoscenza degli uomini e degli affari, intelligenza, bontà, discrezione e per colmo finezza di gusto, agilità di spirito, passione del bello, rendevano questa donna l'anima di quella dotta compagnia. Dai talenti e dalle virtù di tal madre puossi ben argomentare la coltura del figlio. “L'abate Fortis è buon improvvisatore (scriveva nel 1808 il D. Pananti), buono scrittore e grandissimo naturalista. Credo che attualmente sia in una gran carica nell'Università o nell'Instituto di Bologna.” (Poet. di teatr. t. 1, note p. 326). Oltre a più opere scrisse eglisulla musica de' Morlacchi, popoli vicini della Dalmazia, di cui può vedersene un lungo estratto presso M. de la Borde.V. Essai etc.
Frichotè inventore di un nuovo stromento, cui diè il nome diBasse-cor, oBasso di corno di caccia. Ha egli l'estensione di quattro ottave e mezza: il che forma un compiuto sistema di suoni, che cromaticamente procedono dal suono il più grave al più acuto. M. Frichot nel 1811 presentò al Conservatorio di Parigi questo nuovo strumento, la di cui invenzione dee far epoca per il grand'utile che recar può all'arte musica. (Achiv. des Découvert. tom. 2, p. 265). Nel Giornale Enciclopedico di Sicilia n. VI mal si annunzia col nome diTromba.
Garsia(Alessandro), nativo Spagnuolo, uno de' più celebri cantanti di Tenore e compositore sensatissimo, ha scritto la musica di più drammi per i teatri di Napoli, e cantò per più anni nel teatro privato della corte di Francia con incredibil successo. La dolcezza e la grazia, con cui sa modular la sua voce, rapisce i cuori; la sua musica fa sentirsi con tale trasporto, che non vi ha teatro in Europa dove non si sia ricercata ed eseguita sempre con felicissimo incontro. Oggidì trovasi egli stabilito in Napoli in servigio della R. Cappella. Non sorpassa gli anni trenta di sua età. La sua passione per il vino gli ha cagionato de' disgusti: dicesi ch'egli attualmente si occupa a far de' negozj di quadri de' migliori artisti.
Gerbini(la Signora) da Torino, abilissima suonatrice di violino, fu per alcun tempo virtuosa di camera nella corte di Baviera, e quindi in quella di Francia. Avendo percorso la Moscovia, la Germania, la Francia e l'Italia, la sua delicata maniera, la sua agilità, il suo bello stile nell'eseguire sul violino ritrasse non che ammirazione ed universale applauso, ma doni considerevoli ancora da più Sovrani e Signori, sicchè divenne agiatissima, eposseditrice d'immense ricchezze. Non oltrepassa ella i 40 anni di sua età, e non ha abbandonato ancora il suo strumento.
Gibelin(Mr.): tra le opere presentate alla classe delle Belle-Arti dell'Istituto nazionale di Francia nel 1803, vi ha di lui:Discours sur la necessité de cultiver les arts d'imitation.
Gougelet(Pierre Menie), nato a Chalons, fu da Monsignor Vescovo suo padrino posto a servire in età di sei anni come chierico corista nella cattedrale. Egli fece de' rapidi progressi non solo nella musica, ma anche nelle lingue dotte, e nelle mattematiche. Compose alcune messe in musica, e nel 1744 a diciott'anni della sua età i suoi talenti gli meritarono il posto di maestro di cappella, ma il vescovo di Chalons, che voleva farlo entrare nel seminario, vi si oppose. Il giovine Menie non sentendosi del gusto per lo stato ecclesiastico, portossi a Parigi presso un suo zio assai ricco, che voleva fargli abbandonare la musica per il commercio, e le finanze. Gougelet impiegava il giorno in questa nuova occupazione, e la notte nell'esercizio dell'arte sua favorita. Compose allora molta musica per chiesa, che fu eseguita più volte a Versaglies, e ricevuta sempre con applausi. Egli possedeva con la musica il talento della poesia, e scrisse parole e musica di più graziose canzonette: fornito di spirito, di vivacità e di grazie veniva ben accolto nelle più colte società, ma la morte venne a rapirlo assai presto all'arte ed agli amici. Egli finì i suoi giorni in Parigi nel 1768 di 42 anni. Poco prima aveva dato al pubblico:Méthode, ou Abrégé des règles d'accompagnement de clavecin, Paris.
Grimaldi(Carlo, e Paolo), fratelli nati in Messina da onesta famiglia nell'ultima metà del diciassettesimo secolo, ed i più celebri costruttori di cembalia que' tempi in Europa. Di Carlo si sa, ch'egli viaggiò in Italia, in Francia, in Inghilterra, e che lasciò in que' paesi de' monumenti illustri della sua arte. Somma esattezza nelle misure, una singolar nettezza ed insieme un'aggradevele pienezza ne' suoni, una squisitezza di lavoro e solidità di costruzione formavano il singolar pregio de' cembali di questi due virtuosi fratelli, che vengono ricercati tuttora specialmente dagli esteri. Nell'ultimo tasto de' loro strumenti vedesi scritto il loro nome, e l'anno della costruzione. Eglino sopravvissero a' primi anni dello scorso secolo. Il cembalo è oggigiorno così in abbandono che uno di quelli costruiti da Grimaldi, che trent'anni prima compravasi per 300 e più ducati, a stento ha oggidì il prezzo di trenta scudi.
Grimaldi(Emmanuele), nato in Catania ma dalla più tenera età educato in Palermo nel Conservatorio di musica, mostrò in quest'arte quanto può il genio secondato dalla cultura e dallo studio. Apprese la composizione dal bravo Niccolò Logroscino, che erane allora il maestro, ma applicossi soprattutto al violino, nel quale istromento riuscì valentissimo. Egli formossi una maniera sua propria con l'assiduità d'uno studio profondo sulle composizioni del gran Boccherini: eseguiva con singolare espressione i di lui quartetti, e ne'larghigiunse più volte a muover le lagrime degli ascoltanti. Un'immatura morte il rapì all'arte nel 1773, compiti appena gli anni 35 di sua età. Il disgusto, ch'ei risentì per aver perduto l'occasione di guadagnare un'ingente somma al lotto, ne fu cagione per consiglio di uno di quegli impostori, che si vantano di possederne la scienza, egli aveasi ritirato un biglietto, in cui ritrovavansi tutt'i cinque numeri di quella estrazione. Lasciò morendo un sol figlio nella tenera età di cinque anni,di cui parleremo nel seguente articolo.
Grimaldi(Andrea), figlio del precedente, nato in Palermo nel 1768, può dirsi con verità l'allievo favorito della natura, che a man piena versò su di lui tutti i talenti, che si richieggono per riuscire eccellente in quest'arte. Egli dee il suo singolar valore sul violino alla felicità del suo genio, piucchè all'assiduità dello studio: più al naturale suo istinto, anzicchè agli insegnamenti del maestro. La vivacità del suo temperamento non soffriva ne' suoi giovani anni il giogo d'uno studio seguìto, metodico, e la superiorità del suo talento il dispensò dal calcare il battuto sentiero. Ragazzo di nove in dieci anni, dopo di avere avute alcune poche lezioni dal Signor Pietro Morici, buon professore di que' tempi, cominciò tosto a suonar sull'orchestre con tale franchezza di esecuzione, con tale esattezza d'intonazione e di tempo, che destava maraviglia non che alla comune degli uditori, ma sino ai più bravi professori. Nel monastero di S. Martino de' PP. Cassinesi, per divertire nel carnovale i giovani in quella trista solitudine, permettevasi l'esecuzione di alcuni drammi in musica del Metastasio in un teatrino di burattini, eseguita da una scelta, benchè poco numerosa, orchestra. Quivi fu chiamato a far da primo violino il Grimaldi di così piccola età, che faceva mestieri porre uno sgabello ben alto sotto alla sua sedia, perchè giunger potesse a veder la sua parte: ma egli eseguiva e dirigeva anche gli altri nella esecuzione della delicata, difficile, e allora nuova musica del famoso Schuster con tal maestria e destrezza, che diè ben a divedere quel che sarebbe un dì divenuto con più maturità di anni, e di studio. Una distinta articolazione di note, una chiara e piacevole robustezza divoce, cosichè il suo violino fra cento altri agevolmente distinguasi: esattezza e verità di suono, somma agilità e franchezza nell'esecuzione; gusto, e quel che più vale, giudizio negli abbellimenti, ecco il distintivo carattere della maniera di questo bravo suonatore, ch'egli da se solo si è formata, senza che appresa l'avesse da alcuna scuola particolare. Egli conosce a fondo tutt'il difficile e 'l bello del suo instrumento; e sa farne uso quando gli abbisogna: non ha chi l'uguagli nella celerità, nell'espressione, e nella perfetta intonazione de' suoni più acuti. Il gran Lolli, venuto essendo in Palermo, non isdegnò di farne l'elogio. Finalmente egli ha formato e perfezionato il suo gusto sulle inarrivabili composizioni di Haydn, di Pleyel, di Mozart, di Beethoven, ch'egli ha eseguite a primo colpo d'occhio perfettamente sin dalla prima volta che giunsero sino a noi. A tanta abilità e valore nell'arte sua unisce egli quella modestia, e quel basso sentimento di se stesso, che distinguono dalla comune l'uomo di genio, e d'uno spirito e d'un cuore ben fatto. Vi sono di lui alcuni concerti di violino, e notturne con accompagnamento di piena orchestra sul gusto de' moderni tedeschi.
Helta(Vincenzo de), palermitano, fu maestro della real cappella palatina su i principj del sec. 17, per la quale compose la musica di molti salmi ed inni di vespro a 4 e 8 voci con il basso continuo per l'organo, che pubblicò per le stampe del Veneziani in Palermo 1636, in 4º. (Mongit. Bibl. Sic.).
Hofmann, costruttore di organi e piano-forte è l'inventore delPiano à archet, ossia di un clavicembalo a corde di budellosulle quali fa egli muovere circolarmente un arco di crino, che produce l'effetto de' violini, della viola e del contrabbasso. Se ne trovano i dettagli nelJournal der fabriken, und manifacturen, cahier de novembre 1808. (V. Archiv. des découvert. p. 372).
Jacquier(il Padre), francese dell'ordine de' Minimi, professore di matematica nel loro collegio della S. Trinità de' monti in Roma, nel suoCorso di filosofia(tom. 3 part. 2, 131, edit. rom.) spiega il sistema musicale dell'Eulero, e lo abbraccia rigettando quello del Galileo. Egli con altri filosofi deriva il piacere dell'armonia dall'esatta ragione e proporzione, che si trova in alcune corde musicali.Musica, dice il metafisico Leibnizio,est exercitium arithmeticæ occultum nescientis se numerare animi... Errant enim, qui nihil in animâ fieri putant, cujus ipsa non sit conscia. Anima igitur etsi se numerare non sentiat, sentit tamen hujus numerationis insensibilis effectum, seu voluptatem in consonantiis, molestiam in dissonantiis inde resultantem.(Epist. ad divers. t. 1, ep. 154). Descartes ha proposto gli stessi principj nel suo Tratt.de homine, p. 3, § 36, e nelCompendio di musica. L'Eulero, il Diderot, e il P. Jacquier li hanno adottati; ma il dotto Eximeno sulle tracce del d'Alembert, li ha tutti seriamente confutati nel secondo capitolo del suo primo libro a carte 75. “L'insegnare a dilettare l'udito per le proporzioni delle corde è lo stesso, che insegnare a convincere l'intelletto per il numero delle parole, e lo stesso ancora che voler condire i cibi per regole di geometria.” Il P. Jacquier viveva ancora nel 1781. Ne' suoi commentarj a Newton, ch'egli compose insieme col suo confratello il P.le Seur, per supplireal difetto della teoria de' suoni del matematico inglese, ha fatto de' calcoli così complicati, che non puossi pienamente restar affidati nelle loro conclusioni, ei posteriori geometri, dice l'ab. Andres,non hanno infatti abbracciata la dottrina del Newton.
Janide, antichissimo musico della Grecia, inventò il modo frigio contenuto entro ildiapasonossia, secondo il Requeno, il sistema armonico più usitato da' Greci dettoeguale, oequabile(V. Plutarc.de Mus.). I marmi arundelliani non solo confermano il detto di Plutarco, ma aggiungono che Janide lo inventò a Celene, e che fu egli il primo, che con regolata armonìa facesse delle cantilene alla gran madre. Lo fanno eziandio inventore non del flauto, come dei scrittori poco accorti hanno stampato più volte, ma delcanto tibiale: la qual cosa non vale a dir altro, se non che Janide applicò al flauto il ritrovato della divisione della corda armonica, e il modo frigio da lui inventato.
Lampillas(ab. Saverio), exgesuita spagnuolo nato nell'Andalusia nel 1739, e morto a Genova nel 1798 dopo l'espulsione del suo ordine passò in Italia, si diè alla letteratura, e indegnato della maniera con cui i suoi confratelli Bettinelli e Tiraboschi giudicato avevano nelle loro opere del merito letterario di sua nazione, attribuendo alla medesima il dicadimento e la corruzione del gusto dell'antica Roma, e della moderna Italia, e della loro letteratura, diè al pubblico per le stampe di Genova la sua opera in italiano idioma col titolo diSaggio storico apologetico della letteratura spagnuola contro le pregiudicate opinioni di alcuni moderni scrittori italiani, in 6 vol. in 8º, 1778-1781. Egli ebbe delle onorevolie lucrose ricompense dal re Carlo III, per avere vendicata con quest'opera la nazione spagnuola. Siccome l'apologista percorre tutte le scienze, e i rami tutti della letteratura, così nel 2º tomo (Part. 2, diss. 3, § 5) parla egli della scienza musica degli Spagnuoli, e parecchi di loro ne accenna, che stabiliti in Italia furono impiegati a tenervi cattedra di musica, o ad esercitarla con distinzione.
Leris(Antoine de), nato a Montlouis nel Rosciglione, è autore di unDictionnaire portatif historique et littéraire des théâtres, 1754 in 8º; la seconda edizione è del 1765. Egli ha avuto parte eziandio come editore al libro intitolato:Sentiment d'un harmoniphile, 1756. De Leris è morto sul principio di questo secolo (V. l'artic. Laugier).
Levesque(Pierre-Charles), membro dell'Istituto nazionale di Letteratura, e Belle-Arti diè al pubblico nel 1797Considérations sur les trois poètes tragiques de la Grèce, a Paris in 8º. L'A. vi tratta, della poesia lirica e della musica de' Greci. “Io credo assai probabile, dic'egli, che i Poeti tragici e lirici componevano eglino stessi la musica delle loro opere. La musica entrava nell'educazione dei Greci ben nati. Io vedo altresì che gli antichi fan menzione di Cantori celebri, di celebri Suonatori: ma non ci offrono mai l'idea di una classe distinta di Musici-Compositori.”
Mango(ab. Vincenzo), nato in Palermo da antica e nobil famiglia nel 1741, uomo d'alto ingegno, di molto criterio e gusto, versato nelle lingue dotte, e d'immensa letteratura sia sacra, sia profana, ha fatte nella musica sorprendenti scoperte, benchè per un curioso fenomeno dellanatura, simile in ciò al cel. M. Sauveur, per difetto di orecchio, nè colla voce nè colle mani potesse esercitarla. Egli senza negligere altri studj più serj, o le occupazioni del proprio stato, mercè le più profonde meditazioni su varj sistemi di musica sì antichi che moderni, è giunto colla propria intelligenza a formare un nuovo filosofico sistema della bell'arte della musica, che scevro di calcoli e di numeri, di sofisticherie pedantesche e scolastiche, di termini insignificanti e d'idee parassite, presenta un tutto ben ragionato e connesso di ben sodi principj e di regole inalterabili, formato sulla natura stessa della cosa. Ecco il catalogo delle sue opere, di cui ci fa sperare che al più presto farà parte al pubblico. 1.Elementi della moderna musica conforme alle correzioni fatte alle sue parti artificiali.2.Discorso sopra i caratteri della musica.3.Progetto delle Note novelle della musica.4.Discorso sopra la riforma delle note volgari della musica.5.Sopra la moderna musica e suo temperamento.6.Origine storica del Canto-fermo ecclesiastico-diatonico.7.Origine della musica teatrale diatonico-cromatica.8.Origine storica dei volgari caratteri della musica.Come l'A. ha saputo riunire ne' suoi scritti due difficili pregi, concisione, e chiarezza, così io credo che tutti potran contenersi in 2 tomi in 8vo.
Manfroce, giovane compositore di grandissima espettazione morto in Napoli in sul fior dell'età nel 1813. Egli non sorpassava il ventunesimo anno: delle sue produzioni non ci resta che l'Alzira, dramma serio, impresso dal Ricordi in Milano.
Mattucci(Pietro), nativo dell'Abruzzo, famosissimo cantante di soprano, dopo aver fatta la prima figura sui principali teatri di Europa, or già vecchiofa sua dimora in Messina. La fortuna non avendolo molto favorito nella negoziatura, che aveva intrapresa dacchè erasi ritirato dal teatro, vive oggidì pressocchè nel disagio. Era egli inoltre molto portato per il bel sesso, ma vecchiezza smorza tutt'i fuochi.
Molino(Luigi), nato in Torino sulla fine dello scorso secolo, fu allievo del Pugnani e suo successore come primo violino del teatro reale e direttor della musica di S. M. Sarda. La forza, l'espressione ed il sentimento con cui maneggia il suo stromento, l'eleganza, il gusto ed il bello stile delle sue composizioni lo han fatto giudicar da taluni come superiore allo stesso Pugnani. Nel 1809 egli ha fatto imprimere un suo concerto per l'arpa con accompagnamento di due violini, viola e basso, due corni e due clarinetti, dedicato a Mad. Louisa Pascal distinta suonatrice di arpa. Questo concerto è d'una composizione dotta e graziosa, e molto adattata a dar risalto a quell'instromento. Vi sono altresì impresse a Parigi presso Pollet molte di lui canzonette italiane.
Mongez(Mr), dell'Istituto nazionale di Francia è autore di unaMémoire sur la réunion des littérateurs et des artistes dans l'Institut Français, et sur l'esprit qui doit les animer, 1796. “Bacone, dic'egli, quel bel genio, che simile al Giove di Esiodo, ha fatto germogliare dal suo vasto cerebro le cognizioni di tutti i gradi di perfezione, di cui è suscettibile l'umano spirito, aveva proposto di riunire le fatiche de' letterati, e quelle degli artisti. Questa riunione era desiderata dallo spirito filosofico, che distingue il secolo già vicino a terminare... Gli architetti allorchè costruiranno delle sale di adunanza,apprenderanno dagli artisti divenuti giustamente celebri mercè lo studio della declamazione e della musica, le forme, che l'abitudine sovente meglio instruita che la teoria, avrà mostrate loro come le più vantaggiose per il canto, e per la voce. Isolati sinora i musici, ed i maestri della declamazione acquisteranno nella società degli altri artisti, un grado di perfezione, di cui la loro modestia gli impediva di credersi capaci. L'accento della verità, quell'accento che con tanta fatica imita l'arte, perchè nemmeno l'aveva sospettato, sortirà da quella bocca, che declamando, o piuttosto cantando i suoi versi, riaccenderà il bel fuoco che li aveva inspirati. Quest'accento prezioso colpirà l'immaginazione del musico osservatore che ne farà l'ornamento del suo recitativo, e dell'Artista giudizioso, che lo farà rimbombare sulla scena sorpresa. Quanto sarà loro favorevole l'intima conoscenza dei tragici, e de' comici greci o romani? Gli amatori delle lingue antiche ne comunicheranno loro i tesori. Finalmente questi artisti, sì cari a' nostri occhi, ed alle nostre orecchie apprenderanno dai grammatici a modulare il canto e la declamazione secondo la vera espressione delle idee. Gli uni eviteranno quelle sospensioni almanco oziose, che dividono un pensiero complesso; e gli altri temeranno il rimprovero fatto assai volte con ragione alla turba dei compositori esteri, quello di ravvicinare o de' termini opposti, o delle idee incoerenti. Figlie di Mnemosine le Muse sono sorelle, e si danno a vicenda uno scambievole appoggio. La presenza degli artisti, le loro osservazioni, la discussione delle loro opere, e delle loro opinioni, produrranno ancora degli effetti sensibili sulle fatiche de' letterati.I Poeti saranno allora più obbligati agli Artisti che abbelliscono la scena, e che animano l'orchestra. Eglino daranno costantemente ai loro drammi un andamento favorevole alla melodia; faranno rivivere la cesura antica, o quei riposi simmetrici, situati nelle stanze e nelle strofe dell'istesso metro, tanto ardentemente bramati dai nostri celebri musici, e tanto felicemente usati daMetastasio, il Quinault di Firenze, e di Vienna. Io qui devo invocar la tua ombra illustre immortal cantore d'Ifigenia, d'Alceste e di Armida. Nudrito nella lettura di Sofocle e di Euripide, Gluck aveva acquistato, mediante la meditazione de' loro capi d'opera, e lo studio della lingua armoniosa, nella quale essi hanno scritto, una conoscenza della scena ed un tatto delicato, di cui i poeti, i quali accompagnavano colle loro le di lui fatiche, risentirono spesse volte de' felicissimi effetti. Gli eruditi imploreranno altresì il vostro soccorso,o emuli di Amfione, per dileguare le tenebre, sotto alle quali è ancor ricoperta quella musica de' greci, di cui tanto si sono vantati i prodigiosi effetti... Così a vicenda viaggiatori e guidei Letterati, e gli Artistisi presteranno de' scambievoli soccorsi, che aspettar non si potevano, se non se da una riunione già progettata da gran tempo da Bacone e da altri filosofi.” Nel 1801 Mongez fece all'Istituto nazionale, di cui egli è membro, un rapportoSur les moyens de faire entendre les discours et la musique par tous les spectateurs, en quelque nombre qu'ils puissent être. Questo Rapporto, e la Memoria, di cui se n'è dato un piccolo saggio, possono leggersi nel primo e nel terzo volumedes Mémoires de l'Institutec.
Montalbani(P. Bartolomeo), minor conventuale da Bologna, nel 1651 era maestro di cappella in Palermo, ove stampò mottettiad una ed in sino ad otto voci, dedicati ai Senator Bargellini suo parente. Più alcune sinfonie di violini impresse in Palermo nel 1629. Egli morì finalmente maestro di cappella del suo convento di S. Francesco di Bologna (V. della Valle Mem. del P. Martini p. 7).
Nozarida Bergamo, allievo del suo concittadino David rinomatissimo cantante di tenore d'oggigiorno. Benchè non fosse molto bella la sua voce, con l'arte e la profondità del suo sapere ha egli così ben saputo correggere i difetti della natura, che tutti i teatri fanno a gara per averlo. Il suo canto alletta ed istruisce. Trovasi egli attualmente nel R. teatro di Napoli.
Pages(M.) è autore di un'eccellente opera pubblicata nel 1800 a Parigi in 6 vol. in 8vo, col titoloCours d'études encyclopédiques redigé sur un plan neuf. Contiene la storia dell'origine e dei progressi di tutte le scienze, delle Belle-Lettere, delle Bell'Arti, e dell'arti meccaniche con l'analisi de' loro principj. Gli amatori di musica troveranno molto di loro profitto ne' varj articoli, in cui si tratta della medesima come arte, e come scienza.
Pananti(Dr. Filippo), da Mugello in Toscana, poeta e bello spirito del secolo, da alcuni anni in quà ha fatta la sua dimora in Londra, sebben nello scorso anno 1814 fu per suoi affari alcun tempo in Palermo. Egli è uno della società d'italiani autori dell'Italico Giornale, che dal 1813 si va pubblicando in Londra, ove trovansi di lui alcuniSaggi teatrali(Agosto 1813, p. 408). Il primo ha per titolo:Musica e Parole; vi si contengono delle buone, benchè non nuove riflessioni sull'intima parenteladella poesia e della musica, e sul dovere del compositore di dare il colorito proprio alle immagini disegnate dal poeta: ma gli esempj e gli aneddoti, che a tal proposito vi si rapportano, par che vengano smentiti dal buon senso, e dalla sperimentata saviezza delle persone, alle quali attribuisconsi. “Haydn, vi si dice, pretendea che il poeta componesse dietro alla musica, e un giorno che il Dr. Morell che avea fatto le parole de' di lui oratorj si avvisò di fargli osservare che la musica non corrispondeva bene, non esprimeva il senso delle parole,Haydntutto sdegnato esclamò: maledette le vostre parole, ecco le mie idee; voi far dovete su quelle idee le parole. (Credat judæus apella, non ego). Di questo lagnavasi, e si burlava l'ab. Casti. Un giorno Giuseppe II gli disse, fatemi delle parole, arriva il gran duca di Russia, vò dargli un nuovo spettacolo. Chi farà la musica, domandò Casti. La musica è fatta, disse l'imperadore; ho trovato prima di voi Salieri, ed egli ha già finito il travaglio. Oh questa è da ridere veramente, disse il leggiadro autor delre Teodoro, degli apologhi e delle novelle. Sapete cosa farò? Io farò il Signor del villaggio che ordina uno spettacolo, e fa far la musica prima delle parole.Musica e poi parolesarà il titolo del mio dramma.” Io lascio giudicar a' lettori, se è pur verisimile che così pensasse unHaydn, unSalieri: se è possibile lo scriver la musica di un dramma intero pria che esistessero le parole, e se un principe così illuminato come Giuseppe II avesse potuto esiger dal Casti un così scempiato strafalcione, ovvero se il Dr. Pananti vuol farci ridere a carico de' grand'uomini.Dummodo risum — Excutiat sibi, non hic cuiquam parcet amico.L'altro di lui saggio è intitolatoLa musica dolce e patetica: pensieri usati e comuni come nel primo. Nel suoRomanzo poeticoin sesta rima intitolato:il Poeta di teatro, Londra 1809, 2 vol. in 12º, trovansi alcuni canti sulla musica:Le due sorelle,Musica e Poesia nacquer gemelle,il Canto;la Perfetta armonia;la Musicaec. Nelle annotazioni s'incontrano delle notizie di molti distinti soggetti tuttora viventi, e che si son fatti un chiaro nome nella musica. Io le trascriverò quì: “La Grassini, per la soavità, l'espressione, per quella che chiaman voce accostante, accompagnata da una mirabile azione;Braham, per l'agilità, pel sonoro metallo, pel così detto bel corpo di voce;Siboniper l'eccellente stile, il metodo giudizioso, la dotta azione;Naldi, per la vivacità della scena, la chiarezza del sillabare, e pel talento raro di far brillare non tanto il cantante quanto il declamatore, tutti questi si distinguono nell'Europa per la scienza profonda del canto, hanno moltissimo merito, e tutti si rendono commendabili per il lor carattere onesto e per la dolce urbanità dei loro costumi. Io rendo questa giustizia al merito e alla verità.” (t. 2, p. 302). Grazioso è l'aneddoto diFarinelli, che l'A. racconta a carte 346. “Il musico Farinelli vantava al Papa Lambertini i grandi onori e le gran ricchezze ottenute in Ispagna. Rispose il faceto e spiritoso Papa. Avete fatta tanta fortuna colà perchè vi avete trovate legiojeche avete perdute in quà.” Ho creduto però dover omettere un altro aneddoto riguardante il musicoGuadagni, non molto a lui onorevole, perchè, per servirmi dell'espressioni dell'autore medesimo, sembrami unastoria strampalata e una vera fandonia.
Pau(Felice), vescovo diTropea, al di cui articolo nel 3º t. p. 157 puossi aggiungere che scrivendo all'avvocato Mattei nel 1769, egli dice di avere impiegato parecchi anni in sua gioventù nella musica per acquistare una non leggiera cognizione di tale facoltà e per esaminare quanto dell'antica musica ne aveano scritto i più dotti autori: che avea disegnata un'opera divisa in tre libri. Nel primo faceva il confronto dell'antica colla moderna musica; nel secondo comparava l'antico al moderno teatro; e nel 3 esaminava in qual maniera la musica opera i suoi effetti nel nostro meccanismo, che a suo talento ci dispone alla letizia, ed alle tante altre diverse passioni. Egli non ne compose altro, che il primo, mentre dimorava in Roma. Era così perito nella musica che racconta nella stessa lettera, come ne' primi anni ch'egli fu in Roma, fu condotto nella cappella pontificia ad udir nella settimana santa il cel.Miserere, che veramente lo sorprese, e perchè seppe, che ci era pena di scomunica a chi mai ne dava fuori la copia, egli per averlo portò seco nell'altre sere un pezzo di carta di musica con un calamaretto, e col solo udirlo in quello, e nell'anno seguente, sel copiò e lo teneva poi presso di se.Per poterlo copiare, egli dice,io posi l'orecchio in prima al solo basso, ed andai seguitando la traccia de' suoi tuoni, e così ne notava le figure musicali. Dopo terminato il basso, feci lo stesso col soprano, al contralto ed al tenore.
Perne(François-L.), nato a Parigi nel 1772, allievo dell'abb. d'Haudimont, e professore di armonia, unisce ad una profonda cognizione della teoria della musica quella di più lingue sì antiche che moderne, ed è presso a dare alla luce alcune opere interessantissime alla letteratura musicale. Hannoelleno per principale oggetto di ristabilire un certo nesso in tutte le parti dell'istoria della musica, e di rischiarar quella de' tempi di mezzo. A tal fine ha posto già in partitura una raccolta di composizioni di Guglielmo de Machault (V. quest'artic. nel t. 3, p. 41), di alcuni altri musici de' secoli 13, e 14, ch'egli spera far risalire sino a Guido di Arezzo. Questo dotto artista è membro attualmente della R. Accademia di musica, ed ha composto molta musica per chiesa, fra la quale distinguesi una messa a grande orchestra, eseguita in S. Gervasio, e la prima che si fosse intesa dopo le turbolenze della rivoluzione.
PfeifferePezold, tedeschi costruttori di stromenti in Parigi, nel 1806 esposero in vendita unforte-piano verticaledi loro invenzione, il di cui meccanismo è stato a perfezione eseguito. Egli non occupa altro luogo, fuorchè quello necessario per la larghezza della cassa di un piano-forte ordinario, stabilita verticalmente, aggiungendovi l'estensione di una tastiera: i suoni ne sono piacevoli, e facile l'esecuzione. Un'altra loro invenzione è di unforte-piano orizontaledi forma triangolare, che può situarsi alle mura di una stanza, senza che il suonatore sia costretto a volger le spalle agli ascoltanti. La sua tastiera trovasi riposta sopra uno de' lati del triangolo, aggradevole del pari ne è l'armonia. (V. Archiv. des dècouvert. 1808).
Poisson(Nic. Joseph), prete dell'Oratorio, nato a Parigi, viaggiò lungamente in Italia, e vi si fece ammirare per l'erudizione e lo spirito. Aveva molto studiato le opere di Descartes suo amico, e morì assai vecchio a Lione nel1710. Egli pubblicò in Parigi:Abrégé de la musique par M. Descartes, avec les éclaircessemens nécessaires, 1668 in 4º, ed in latino:Elucidatio physica in Cartesii musicam, dove più uso fa delle ragioni e delle sperienze del Galileo, che di quelle del suo autore Cartesio, che prese ad illustrare.
Pollet(Nicolina), nata a Parigi nel 1787 da M. Simonin autore d'una meccanica per l'arpa, studiò per tre anni sotto Blattman quest'istrumento, e perfezionossi quindi colla direzione di M. Dalvimare. Ella prese in maritoM. Benedetto Pollet, abilissimo anch'egli professore di arpa, ed il primo ad unir questo stromento col corno di caccia, a cui si deeun metodo, eun giornale di arpa. Mad. Pollet ha composte molte arie con variazioni per arpa, che sa vieppiù render belle colla sua esecuzione. Essa si è fatta sentire a Parigi in più pubblici concerti, e nella Sala-Olimpica con molto successo. In quest'anno 1815 venne ella in Palermo, e nel R. teatro Carolino vi si è fatta ammirare sull'arpa per la chiarezza, agilità ed una singolar espressione di suoni, che sa trarne. Oltre a questa virtù che eminentemente possiede, rendesi commendevole per la coltura del suo spirito, e l'amabilità della sua compagnia.
Puppo(Giuseppe), nato a Lucca nel 1749 fece suoi primi studj di musica nel Conservatorio diS. Onofrioa Napoli. I suoi progressi nello studio della composizione furono brillanti e rapidi; ma una inclinazione predominante per il violino lo indusse a darvisi interamente. A tal fine narra egli che andò in Padova per aver lezione dal cel. Tartini, che dopo aver esaminato le sue disposizioni, questo gran maestro gli dissetre cose esser necessarie per sonar bene diviolino: suono, arco e giustezza: in quanto alle dita è la natura che le dà. In conseguenza Tartini raccomandava al suo allievo di filar de' suoni sopra tutti i tuoni e sopra tutte le posizioni a lunghe arcate. Quest'esercizio durò per diciotto mesi, ed otto ore per ciascun giorno senz'interruzione. Ecco quello ch'egli chiamavagettar delle grosse pietre per la base dell'edificio. Puppo assicura di esser restato cinque anni sotto di lui, e che nol lasciò se non quando quel grand'uomo il riconobbe di non essere egli un violino del volgo. Puppo viaggiò quindi per l'Italia, la Spagna, il Portogallo, l'Inghilterra e venne a Parigi, ove soggiornò per venti sette anni. Nel 1799 pubblicò i suoi studj per violino, e treduoper violini. Quel che eminentemente caratterizza lo stile e la maniera di questo eccellente artista egli è una leggiera tinta di malinconia, che s'impadronisce dolcemente dell'anima. Egli eseguisce con magìa ed incanto la musica del suo concittadino Boccherini, che così graziosamente ha chiamatola moglie di Haydn. Puppo attualmente è in Napoli direttore di orchestra di un teatro secondario di quella città.
Radicatida Torino, famoso suonator di violino fu scolare del Pugnani. Dopo essersi arricchito col prodotto della sua arte, sposò la celebre cantante laBertinotti, e oggidì vivono agiatissimamente in Bologna. Egli ha abbandonato il suo istromento per darsi alla composizione, e vi si distingue pel gusto e le grazie della novità, non men che per la solidità del suo sapere.
Rega(la Signora), napoletana, moglie del rinomato incisor di camei Filippo Rega, è la più abile suonatrice di Arpa che siavi in Napoli, e una delle virtuose di quella Real Accademia. Eseguisce conprecisione ed esattezza qualsivoglia concerto o composizione che gli si presenti. Il suo nome è conosciutissimo in Europa, cosichè i forestieri si fanno un pregio di conoscerla, ed ammirarla, e ne prendon nota ne' loro giornali di viaggi.
Renaudin, professore di arpa a Parigi, è l'inventore di un nuovoCronometro, ch'egli propose nel 1785 come il più semplice di tutti quelli, che sin'allora eransi inventati, e il più facile per l'esecuzione. È questo un cordone di seta, alla cui estremità pende una balla di piombo. La sua lunghezza è divisa da alcuni segni posti a certe convenute distanze, e che formano altrettanti gradi. Si sa che le oscillazioni di un pendolo sono sempre in ragione della sua lunghezza; cosicchè quei segni servono per dinotare, ove bisogna sospendere ilcronometro, cioè la lunghezza che bisogna dargli per accelerare o ritardare il moto proprio ad ottenere tutt'i gradi di celerità possibili. Il vantaggio di questo strumento sopra tutti gli altri consiste nell'essere di una costruzione facilissima, e di pochissima spesa, nell'essere portatile, e soprattutto nell'essere un esatto mezzo di corrispondenza tra' musici alle più rimote distanze.
Riffelsen, meccanico danese, cel. per l'invenzione di più importanti macchine, è anche inventore di un nuovo strumento dettoMelodica. Essa è composta di tubi di metallo battuto di varie grandezze, e di una tastiera simile a quella del forte-piano. Vi si adatta una ruota per mettere i mantici in movimento: il suono ne è armonioso, aggradevole, e gli intendenti lo preferiscono a quello del piano-forte. L'inventore avendo osservato che un cordone passandodalla ruota allo strumento eccitò, mediante le sue vibrazioni, delle straordinarie sensazioni sulla persona, che faceva girar quella ruota, provossi di mettere molte persone in contatto con quel cordone. Siffatta esperienza ha prodotto de' buoni effetti sopra diverse persone di complession debole, e singolarmente su quelle attaccate di male di nervi, di podagra, di scorbuto, ec. Secondo questi principj M. Riffelsen ha fatto costruire una macchina destinata singolarmente a questi salutevoli effetti, e ha avuto l'approvazione de' medici di Coppenaghe (Esprit des Journaux, août 1808).
Rollin(Charles), celebre rettore dell'Università di Parigi, e autore di molte opere utilissime di letteratura e di storia, ha trattato della musica de' Greci nel tom. XIde l'Histoire ançienne, a Paris1737, in 12º. Egli osserva che l'antica musica presso i Greci era semplice, grave e maschia: nota in qual tempo e in qual maniera si è corrotta: specifica i diversi generi, e i varj modi della loro musica, e la maniera con la quale notavano il canto. Esamina se bisogna dar la preferenza alla moderna o all'antica musica, e dopo aver considerate le ragioni pro e contra:Per me, egli dice,non so astenermi dal credere, che i Greci portati, come lo erano, a' passatempi, educati e nudriti nel gusto de' concerti, con tutti i soccorsi, di cui ho parlato, con quel genio inventore ed industrioso per tutte l'Arti che si riconosce in loro, non siano stati anche eccellenti nella Musica come in tutto il resto. Ecco la sola conseguenza, che da tutto il ragionamento, che sinora ho fatto io ne traggo, senza pretendere di dar la preferenza agli Antichi sui Moderni. Mr. Fayolle, senza forse averlo letto, ne dà il seguente saggio;Ce qu'il en dit est rapporté sur ouï-dire et sans aucune connaissance de cause: il eût mieux fait de n'en pas parler. Non si capisce però cosa dir voglia, quando attacca M. Rollin di aver parlato della musica de' Grecisur ouï-dire. Egli non potè esser presente a quella musica per poterne dar saggio, gli fu dunque d'uopo starsene alle memorie che ce ne rimangono, ed ognuno che scrive delle cose antiche non ha altro mezzo che consultare gli antichi, e parlarnesur ouï-dire. Attacca altresì Rollin di averne parlatosenza cognizione alcuna di causa, cioè ch'egli non ha conosciuto nè l'antica, nè la moderna musica. Ma quale prova ne adduce M. Fayolle? Forse perchè questo Autore dopo aver consultati tutti i Scrittori sì antichi, che moderni sull'antica musica (il che non ha mai certamente fatto il Sig. Fayolle) è disposto a credere, che i Greci sian riusciti eccellenti nella musica, come in tutte le Belle-Arti, lo che non gli va molto a sangue, ed egli espressamente il dimostra ogni qual volta ha occasione di entrare in questa materia, perciò è ch'egli conclude,che avrebbe fatto meglio a non parlarne. Questo giudizio è veramente ingiusto e ridicolo.
Rossini(Gioacchino), da Pesaro allievo del cel. Ab. Mattei, è ancora molto giovane, ma le sue composizioni sono state così bene accolte in Italia per la novità e gajezza dello stile, che vien egli riputato oggigiorno come uno de' più grandi ingegni, e de' migliori compositori del bel paese della musica. Non aveva ancor compiti i dodici anni allorchè acquistossi gran nome per unasolenne Messae unTantum ergoda lui composto per S. Petronio di Bologna: gli applausi e le grida di tutta l'udienza cambiaron, per così dire, la chiesa in teatro. Aveva egli scritto un Innoin lode di Murat, ma entrate le armi Austriache fecero arrestar Rossini per l'entusiasmo che aveva eccitato la poesia e la musica di quell'Inno: liberossi dal castigo, che gli si minacciava, a condizione di comporre in tre ore la musica di un altro Inno in onor dell'Imperatore. Ad onta della strettezza del tempo vi riuscì al segno che vien creduto quel pezzo un capo d'opera dell'arte. Ha scritto altresì la musica di varj drammi, come ilTancredi, egl'Italiani in Algeri, che si è rappresentato in questo R. teatro Carolino di Palermo nel corrente anno con universale approvazione. Si racconta di lui, che obbligato a scrivere in Italia un certo dramma, che non gli andava molto a sangue, dopo aver fatta la musica del primo atto, se n'andò via da quel paese di notte tempo per le poste, lasciando scritto in fronte alla partitura:fatevi comporre il resto da uno de' bravi maestri già morti, il che mostra un pò di quella mattezza, che al dir di Tullio, non va scompagnata dai grandi ingegni.
Russo(Raffaele), nato in Napoli, fu nella più tenera età da' suoi parenti portato in Palermo. Come mostrava sin d'allora delle buone disposizioni per la musica, gli si fece apprenderla nel conservatorio de'Figliuoli dispersidi questa Capitale sotto la direzione del maestro Amendola. Dato avendo de' saggi d'una estrema facilità, e d'una somma vivacità di fantasia nel comporre, gli fu fatto scrivere assai giovane l'Atalia, oratorio per il real teatro di S. Cecilia. La sua musica eseguita alla presenza della Real Famiglia ebbe il più brillante successo, nè minor si fu quello ch'ella incontrò poi sul teatro di Londra. L'anno d'appresso egli scrisse pel medesimo teatro di Palermo un'opera buffa, che fu del paro sommamente applaudita.Comecchè ne' suoi accompagnamenti non si trovi molta esattezza e regolarità nella condotta, nè naturalezza e felicità nelle transizioni di un modo all'altro, vi si ravvisano tuttavia alcuni tratti di genio, e de' lampi di quell'estro creatore, che caratterizza i gran compositori, onde siavi da sperare che coll'esercizio, e lo studio de' buoni modelli acquistar debba quella correzione, che ancor vi si desidera. E tale dommi a credere che sia l'oggetto de' viaggi ch'egli ha intrapreso ne' paesi, ove da sommi uomini maggiormente coltivasi questa bell'arte.
Sales(Pietro-Pompeo), nato a Brescia nel 1729 è stato riguardato a ragione come uno de' migliori compositori sulla fine dello scorso secolo. Egli si era di già acquistato pe' suoi talenti gran fama nella patria, e poteva aspirare a farvisi maggior fortuna, quando un orribil tremuoto gli fè perdere tutti i parenti, e lo costrinse ad allontanarsene per cercar altrove la sua sussistenza. Dopo aver viaggiato per alcun tempo, venne in Germania, ove per molti anni fu al servigio di diversi principi, che amavano e proteggevano la musica, tra quali il vescovo principe di Ausburgo. Nel 1763 fu chiamato a Padova per comporvi un'opera seria, e quindi in Inghilterra, dove ebbe il più gran successo. Nel 1772 ebbe l'onore di comporre per il teatro dell'elettor di Baviera: e nel 1777 la rimembranza de' suoi talenti il fè richiamare a Londra dove fu accolto col massimo favore. Egli morì finalmente maestro di cappella e consiglier di finanze dell'elettore di Treveri a Coblenz verso il 1796. Nelle sue opere egli riunisce nel canto l'armonia tedesca alla soavità italiana, ed impiega con giudizio gl'instromenti nell'accompagnamento.
Scacchi(Marco), dotto maestro di cappella romano, al servigio del re di Polonia,assai conosciuto, dice il Marpurg,per le sue opere teoriche e pratiche, fioriva nel 1640. (Hist. abreg. du Contrepoint, p. XVII) Vi ha di lui per le stampe di VeneziaCribrum musicum, ossia:Esame della musica de' Salmi di Paolo Sifert di Dantzica, 1643.
Scoppa(Ab. Antonio), nato l'anno 1767 di assai civile famiglia nella città di S. Lucia presso Messina, fece in questa città i primi suoi studj, che venne a terminar poi con ottimo successo in Palermo, in Napoli e in Roma. Dopo aver viaggiato per l'Italia, ed aver fatto conoscenza co' Letterati più celebri di quel paese, venne a stabilirsi in Parigi sul principio del corrente secolo. Egli vi si è fatto distinguere in qualità di uomo di lettere per più opere da lui pubblicate. Nel 1803 diè alla luce in Parigi il Saggio dell'eccellente Opera, di cui or parleremo, col titolo diTraité de la Poésie italienne rapportée a la Poésie française, che fu assai favorevolmente accolta da' Letterati di Francia, non che dell'Italia. “Egli dimostra (dice M.Leullietteprofessore della scuola centrale) con infiniti esempj e tutti scelti con delicatezza di gusto che la lingua francese è del paro espressiva e adatta a render tutt'i movimenti dell'anima, e i vezzi della musica, come l'italiana, a cui erasi sino a quest'ora deferita la maggioranza: nè dubito punto che quest'opera esser non possa sommamente utile a' letterati delle due nazioni: essa non può principalmente che onorar all'estremo la nostra.” (Lettre à M. Garnier). Narra lo stesso abb. Scoppa, che mercè questo primoSaggioebbe l'onore di esser ammesso nell'Accademia italianacome membro corrispondente,e che con un diploma divenne allora socio dell'Accademia del buon gustodi Palermo; onore, ch'egli mostra d'aver gradito sommamente. “Io mi fo un dovere, dic'egli a questo proposito, di qui dichiarare che la mia patria è Sicilia: che in qualsisia tempo o luogo, ove la sorte vorrà mettermi, sempre geloso de' suoi interessi e della sua gloria, tutte le mie fatiche letterarie ed i viaggi per mia instruzione intrapresi non avranno altro scopo se non di meritare il suo compiacimento.” (Préfac. du 3 tom. p. V). Incoraggiato da questo successo intraprese egli a trattar con più estensione lo stesso soggetto, e ciò ha prodotto l'eccellente operaLes vrais principes de la versification développés par un examen comparatif entre la langue italienne et la française, tom. 3 in 8º a Paris, 1811-1814. Egli vi esamina la versificazione e la musica delle due lingue: propone le regole per comporre de' versi lirici, e i mezzi di accelerare i progressi della musica in Francia, e rilevando tutte le bellezze della lingua francese, che la rendono suscettibile delle grazie della poesia, e della musica, la difende dalle imputazioni di coloro che le niegano dolcezza ed armonia. “Io devo aspettarmi, dic'egli, una dimanda dal canto de' miei lettori:siete voi musico?Io dirò loro francamente che no: che io ignoro sin le menome regole dell'arte, e le note elementari, contento dell'idee che poteva offrirmi la musica della natura. Oggetto del mio lavoro non è di occuparmi del tecnico della musica; non è d'uopo esser musico per isviluppare la semplicità di certe idee, i di cui principj sono nella natura, che ci parla per l'organo dell'orecchio (t. 3, p. 191). Alcuni musici mi han censurato, perchè abbia usurpata la giurisdizion loro nell'entrare inmaterie di musica, e nel proporre sopra un'arte, che io ignoro, delle regole facili in teoria, e nell'immaginazione, ma impossibili nell'esecuzione agli occhi di coloro che conoscono le difficoltà delle quali è circondata quest'arte. Cerco in vano di giustificarmi col rispondere che io non parlo del tecnico della musica, ma sul modo di associar la parola al canto, e vuolsi ch'io creda essere anche in ciò essenziale la cognizion della musica. Mostrar la maniera di accoppiar le parole al canto, non è lo stesso che insegnar l'arte della musica che io ignoro. Quel che non ignoro, e che ignorar non dovrebbero alcuni musici, si è laMusica della natura, che fa magía al cuore, e risveglia il sentimento, e che non è straniera ad una ben organizzata orecchia. Guai a coloro, che sono obbligati a studiarla affinchè la sentano! Assai volte quegli che non sa la musica dell'arte ignora quel che sanno i musici: ma quegli che conosce la musica della natura, sa quel che ignorano i musici. Non fa d'uopo esser musico per isviluppar le idee sull'unione della parola colla musica: i principj di queste idee sono impressi nella natura del canto, che ci parla per l'organo dell'orecchio, per la voce del buon senso, per l'uso d'una buona filosofia (Pref. t. 2).” Non giudicò infatti così di quest'opera uno de' più specchiati professori dell'arte, M.Gretry, allorchè scriveva all'A. ch'egli approvava come veri i suoiPrincipjrelativamente a quel che riguarda la musica e ch'egli era dello stesso suo sentimento. “Voi avrete dritto alla pubblica riconoscenza, dic'egli, nel vendicar la nostra lingua dalle false imputazioni, di cui la caricano. Gradite altresì ch'io vi renda grazie pe' servigj che prestate all'arte, che io professo.” I musici potran leggere con diletto e con utile quel che dietro a' migliori maestri insegna l'A. sulladivisione dei temponella musica: come sia possibile il misurare il tempo; come si evitino i due gran scogli delcontrottempo, e delcontrosenso(tom. 1, p. 204 seg.). Esamina egli quindi da filosofo, se la musica è un'arte imitativa come la poesia e la pittura (p. 349), e si attiene al sentimento, che determina l'imitazion della musica per l'espression delle parole, che in questo senso può la musica vocale esser imitativa, e che la strumentale non può con precisione ottenere lo stesso vantaggio; dacchè non dà essa se non espressioni vaghe ed equivoche, che possono applicarsi a più immagini. Nel 2º tomo tratta egli dell'accento musicale, che secondo lui non è che il risultato dell'accento oratorio e patetico. L'accento musicale propriamente detto, dic'egli, è un linguaggio particolare della natura e delle passioni, che si esalano cantando: associandosi alle lingue egli le rende cantanti, e dà loro quel che non hanno. Nel 3º tomo esamina l'A., se il clima, e il gusto e 'l genio della nazione francese possono opporsi a' progressi della buona musica: espone quindi le vere cagioni che li han ritardato in Francia, e che li han promosso in Italia e in Alemagna, e termina con proporre i mezzi più energici perchè quest'arte giunga alla stessa perfezione presso i Francesi com'ella è giunta presso gl'Italiani e i Tedeschi. L'A. è per lo più così chiaro nelle sue spiegazioni, dice l'ab.Sicard, così adeguato ne' suoi principj, così sincero nelle sue critiche, che i Francesi di buon grado saran per perdonargli alcune leggere scorrezioni che rendono men vago il suo stile, senza indebolir mai la forza della sua logica. Quest'opera merita di essere ben conosciuta, e 'l suo autore otterrà dei dritti alla stima de' letterati di tutte le nazioni, come ne ha alla riconoscenza de' Francesi.
Scorpioni(Domenico), da Rossano, minor conventualefu maestro di cappella in Roma, e nel Duomo di Messina sui principj dello scorso secolo. Le sueRiflessioni Armonichestampate in Napoli nel 1701, sono citate con elogio dal P. Martini, e da Gugl. della Valle.
Silva, una delle più rinomate cantanti de' nostri giorni è stata grandemente ammirata per una bellissima voce, per la sua buona scuola di canto, e molto più per la sua singolar saviezza ed avvenenza. Essa nacque di nobil famiglia a Reggio di Modena, e più per suo diporto, che per bisogno ha cantato in alcuni pochi teatri. La fama di questi eminenti suoi pregi giunta essendo in Londra, fu spedita a bella posta una persona di distinzione a Reggio per scritturar la Signora Silva per quel teatro a qualunque condizione volesse ella imporre in quanto al prezzo, ma mentre trattavasi l'affare un'immatura morte venne a rapirla non compiti ancora i trent'anni di sua età.
Silvestro ii(il Papa), ossia Gerberto, prima arcivescovo di Rheims, poi di Ravenna, e precettore di Ottone III, e finalmente sommo Pontefice fu francese di nascita: ma venne giovine a Roma, ove conosciuto dall'Imperatore Ottone I, ebbe da lui il governo del cel. monastero di Bobbio verso l'anno 970. Egli adoperossi singolarmente a farvi rifiorire gli studj. Quattro anni soli governò la Chiesa Romana, ma ciò che il rendette assai caro ed utile all'Italia, ed all'Europa tutta, fu il di lui zelo nel risvegliare in tutti l'ardore del coltivamento de' buoni studj che già da più secoli sembrava del tutto estinto. Nelle sue lettere tratta sovente non sol della matematica, che era lo studio suo prediletto, ma della musica e d'altre scienze nelle quali ei si mostra versato. Le lettere, ove parla egli della musica, sono la 92, 124 e 151. Tra moltesue opere di meccanica si fa menzione di un organo idraulico di sua invenzione, nel quale l'acqua scaldata produceva i suoni (V. Tiraboschi tom. 3).
Solonenacque a Salamina, ma il desiderio di colta educazione lo fè trasferire da ragazzo in Atene. S'istruì nell'armonia e nella scienza de' costumi e della politica, e diede di tutto i più luminosi saggi. Incaricato dal Senato di formare un nuovo codice di leggi, egli vi diè opera con tal senno e prudenza, che ne' giorni festivi i ragazzi si radunavano a cantarlo nel tempio. Si sa che le leggi in que' tempi componevansi in versi e cantavansi in musica (V. l'artic. di Dracone). Platone nelTimeodice di aver egli cantato il codice di Solone in questa circostanza insieme con gli altri ragazzi; assicurandoci che la melodia de' suoi canti era così particolare, che se gli sconvolgimenti degli Ateniesi non l'avessero disturbato, Solone sarebbe da paragonarsi con Omero, ed Esiodo per la leggiadra armonia delle sue composizioni. Solone morì a Cipro in età di 80 anni sei secoli prima di G. C.
Speranza(l'Abbate), uno de' più profondi teorici, e de' più illustri discepoli del maestro Durante, teneva scuola di musica in Napoli sua patria nella metà del p. p. secolo. A mostrare la di cui celebrità, basterebbe il dire essersi in essa formato il rinomatissimo Zingarelli. “Per avvezzare gli scolari,dice il dotto Carpani, a trarsi d'impaccio speditamente, ecco il metodo che soleva adoperare il celebre abateSperanzadi Napoli. Egli obbligava il suo discepolo a comporre trenta volte di seguito, e variando tuoni e tempi, la stessa aria senza uscire dal carattere prescritto dalla poesia. La cosa è fattibile dappoichè trenta diversi maestri possono comporre sullemedesime parole, far ognuno un'aria confacente alle medesime, e nessuno aver fatto la musica dell'altro. Un bell'esempio di ciò ne abbiamo di recente in quella arietta messa in musica da cento e più maestri, e stampata dalMolloin Vienna. Ma trarre da una sola testa e di seguito trenta cantilene diverse sulle stesse parole è cosa, come ognuno vede, scabrosissima. Di questa fatta il dettoSperanzaaddestrò il rinomato Zingarelli, ec.” (Lett. 3).