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Schuster(Giuseppe), uno de' più graziosi compositori della Germania, nacque a Dresda nel 1748; suo padre, musico della camera e cappella del re di Polonia, gli diede Schurer per maestro, ma per vieppiù perfezionarsi nell'arte, fece egli col maestro di cappella Naumann nel 1765 un viaggio in Italia, ove studiò il contrappunto in Venezia sotto il cel. Girolamo Pera, profittando nel tempo stesso delle lezioni e de' consigli di Naumann. Lo stile gajo e brioso, che caratterizzale sue composizioni, gli valse ne' tre anni che vi dimorò la più favorevole accoglienza su molti teatri dell'Italia. Se gli rese l'istessa giustizia al suo ritorno in Dresda, e l'elettore nel 1772 lo nominò suo compositore per chiesa, e per camera. Sul pensiero di conoscere intimamente la maniera del cel. P. Martini di Bologna, nel 1774 fece un secondo viaggio in Italia, e compose allora più opere per i teatri di Napoli, e di Venezia. In questo viaggio fu che il nostro sovrano Ferdinando lo nominò suo maestro di cappella, e compose egli la sua cel.Didone. Un nuovo invito lo ricondusse nel 1778 per la terza volta in Italia: oltre gli onori e le ricompense per le sue composizioni, egli vi godè il commercio del cel. Hasse, che in un' età decrepita viveva nel ritiro in Venezia. Nel 1781 a lui consegnò il Sassone l'ultima opera che aveva composta, cioè una messa a 4 voci per offerirla all'Elettore. Nel 1787 questo principe nominò Schuster suo maestro di cappella, e affidogli, a vicenda con Naumann e Seydelmann, la direzione della musica sì del teatro, che della chiesa. Le sue composizioni per teatro sonol'Alchimista,l'Isola desertain un atto,Il marito indolente;Gli due avari, 1787;Amore e Psiche; laDidone;le lodi della musica, cantata che contiene tra le altre, sette arie sublimi, e di cui ve n'ha un estratto per cembalo, 1784. Per gli stromenti:Sei divertimenti per il cembalo con violino;Un concerto pel forte-piano;Recueil de petites pièces pour le clavecin a 4 mains, Dresda 1790;Alcune sinfonie. Le opere di Schuster sono pregevoli per molta vivacità ed immaginazione, e per uno stile animato e brillante. Vi s'incontrano assai volte delle idee talmente comiche, che riesce malagevole il trattenersi sul serio: così è che le sue composizioni sono oltre ad ogni credere insomma stima presso i tedeschi.

Schutz(Francesco), pittore e musico cel. nacque a Francfort nel 1751. Suo padre, rinomato pittore del pari, gl'insegnò la sua arte sin dalla più tenera età, e tai progressi vi fece, che un viaggiatore di qualità seco il menò nella Svizzera nel 1777, affinchè vi dipingesse le viste assai pittoresche che offre quel paese. Da Basilea, egli portossi in Ginevra nel 1780, ove morì l'anno di appresso a motivo degli eccessi d'ogni genere, a cui abbandonossi. Il suo biografo, nelleMiscellaniedi Meusel, f. 14, così dice di lui: “La sua passione per la musica era all'estremo, ed io non sapeva giudicare il più delle volte, s'egli amava più la pittura, o la musica. Il violino era il suo favorito: egli suonavaa prima vistale parti più difficili, ed era in istato di proseguire per più ore senza comparirne stanco. Gl'intendenti eran di accordo ch'egli aveva il colpo d'arco fermo, nitido, e pien di vigore. Il suo suono aveva qualche cosa di particolare, che i più abili musici non potevano non ammirare.”

Schwanberger(Giov.), maestro di cappella del duca di Brunswick prese da principio Graun per suo modello, e si era reso di già familiare il suo stile, allorchè si determinò di portarsi in Italia. Studiò quindi la composizione in Venezia sotto la direzione diLatilla, e in appresso diSaratelli, maestro del conservatorio deiMendicanti, e della chiesa di S. Marco. Dimorò quivi otto anni, e profittò così bene delle lezioni di questi gran maestri, che al suo ritorno fu generalmente stimato in Germania come uno de' primi compositori per teatro. Egli era altresì gran virtuoso sul forte-piano: il suo suono era leggiero, dilicato ed armonioso. Tra i drammi, che ha posto in musica, sono da rimarcarsi specialmenteGiulietta e Romeo, l'Olimpiadenel 1782. Le sue 36 sonate per cembalo sono capi d'opera nel loro genere.

Schwarz(Giorgio), dottore in filosofia e professore nell'università di Altorff pubblicò nel 1765:De musicæ morumque cognationein 4º.

Sciroli(Gregorio) fu per qualche tempo maestro di musica del Conservatoriode' figliuoli dispersidi Palermo, verso la prima metà dello scorso secolo. Egli era della buona scuola di Napoli sua patria, ma non sortì dalla natura un gusto delicato ed originale che distingue i grandi artisti. Nel 1770 fece imprimere in Parigi seitrioper violini.

Scorpione(Domenic.), frate conventuale da Rossano nel regno di Napoli, fu maestro di cappella in Roma e nel Duomo di Messina. Abbiamo di luiRiflessioni armoniche, Napoli 1701.

Senocrito, di Locri nella Magna Grecia, nato cieco, fu poeta e musico eccellente, di cui favella Eraclide (de Polit.). Fioriva egli otto secoli innanzi l'era cristiana. (Signorelli Colt. delle due Sicil. t. 1).

Senofane, di Colofone nella Jonia, poeta musico, e fondatore della scuola filosofica d'Elea, esiliato dalla sua patria, venne a stabilirsi in Sicilia, dove per sostenere la sua famiglia, non ebbe altro mezzo che la musica. Egli andava cantando e suonando per le piazze le sue poesie, come facevano i primi filosofi. Visse sei secoli prima di G. C. (V, Laert. lib. 9. Bruker. Hist. Philos t. 1).

Seré(M. de) è autore di un Poema sulla musica, cui diè per titolo:Les Dons des enfans de Latone, Paris 1734, in 8º. Esso è diviso in quattro Canti: il suo autore ha avuto l'arte di farvi entrare di una maniera sì ingegnosa che naturale tutto ciò che la musica ha di più profondo ed astratto. Non trascura altresì la parte didattica onde vi spiega i principj dell'arte,e vi unisce alcune regole della composizione. Per render queste più sensibili, egli ha fatto imprimere molti rami, dove veggonsi in dettaglio gli elementi della modulazione, e dell'armonia. Nel terzo e quarto Canto egli espone il gusto, e 'l carattere della musica italiana, ch'egli preferisce alla francese, e fa l'elogio de' gran maestri in quest'arte, comeScarlatti,Bononcini,Hendel, che sebbene tedesco, merita di essere annoverato tra gli italiani. Il Poeta, dopo avere dimostrato come il gusto italiano sparso in Francia ha contribuito a migliorare la musica, finisce con formar de' voti per la riunione delleDue Sorelle, la musica italiana e la francese.La musique n'est qu'une et ces mêmes accords par tout doivent former de semblables transports.Questo Poema ha meritato la stima e gli elogj degli intendenti, e possiam dire l'autore un degli apostoli del buon gusto, e della musica italiana in Francia.

Serre(Jean-Adam), cittadino di Ginevra, profondo nella fisica e dotto musico, era grande antagonista delle teorie di Rameau e di Tartini. Avendo viaggiato in Italia, ebbe quivi cognizione degli sperimenti del Tartini; e trovato avendo insufficienti a molti riguardi i principj del Rameau, inventò un altroSistema misto, che non vale più, a dir vero, degli altri due. Egli pubblicò in Parigi nel 1753:Essai sur les principes de l'harmoniee nel 1763 a Ginevra:Observations sur les principes de l'harmonie, occasionées par quelques écrits modernes sur ce sujet, et particuliérement par l'article de M. d'Alembertbasse fondamentaldans l'Encyclopédie,le Traité de Théorie musicalede M. Tartini, et leGuide harmoniquede M. Geminiani, in 8vo.

Sesto Empirico, medico e filosofo celebre per il suo pirronismo, che non bisognaconfondere con Sesto di Cheronea filosofo Stoico, e nipote di Plutarco, come sull'autorità di Suida ha fatto l'illustre Requeno. Egli è autore di una grande opera contro gli mattematici, o coloro che professano le scienze,Istituzioni Pirroniche in sei libri, nell'ultimo de' quali attacca la musica considerata come scienza, che tratta de' suoni, delle modulazioni e del ritmo. Egli si dichiara contro i maravigliosi effetti della musica, narrati dagli antichi scrittori, ed armato unicamente dell'acutezza del suo ingegno, e delle idee, che gli presentava in quel tempo di decadimento quest'arte, dichiara doversi avere in conto di favole le narrazioni degli antichi armonici. “Sesto Empirico,dice il sullodato Requeno, era uno di quei letterati, con cui può più la vanagloria e la cupidigia che l'amore del giusto e della verità.” (Saggi t. 1. p. 287). Egli avrebbe dovuto tacersi intorno alla musica (come ben riflettè un moderno filosofo,) pretendendo che non ve ne fosse, e che l'armonia sia una pura chimera. Nulla offende tanto quanto il carattere di un uomo che contraddice tutto per fare il bello spirito. Non si dee mai contendere contro il testimonio de' sensi, allorchè si sono prese le necessarie precauzioni per non restarvi deluso. (M. le Clerc, Bib. anc. et mod. t. 14).

Seydelmann(Francesco), nato a Dresda nel 1748, studiò da prima la musica sotto Weber maestro del re di Polonia, e 'l contrappunto sotto il cel. Naumann. Nel 1765 viaggiò insieme con lui e Schuster in Italia, ove non solo si rese perfetto nell'arte della composizione, ma eziandio in quella del canto: fu a quell'epoca che essi vennero, in Palermo, come si è detto all'articolo di Naumann. Di ritorno a Dresda, Seydelmann fu nominato nel 1772 compositore per la chiesa, e la camera di quellacorte, alternar dovendo tutt'i mesi col maestro Naumann, e Schuster, nella direzione dell'opera, e della musica di chiesa. Egli ha scritto la musica di alcuni drammi italiani, nel 1784la figliuola di Misnia; nel 1786il capriccio corretto; nel 1787il Mostro; nel 1788il turco in Italia. Vi ha di lui impresse a LipsiaSei sonatea 4 mani pel forte piano, ed altre con accompagnamento di violino 1801-1807.

Shield(Will.) nel 1800, pubblicò in Londra,An introduction to harmony, ossiaIntroduzione all'armonìa, in 4º. Non è che un picciol libro elementare di 125 pagine. Shield era in oltre stimatissimo compositore per teatro, e vi ha di lui la musica di più drammi inglesi, e seiduocon altrettanti quartetti per violino.

Sigismondo(Giuseppe), gentiluomo napoletano, ed allievo favorito del gran Jommelli, possedeva una collezione compita delle opere di questo maestro, e proponevasi di scrivere la sua vita, non che quella de' compositori napoletani ma ne lo impedirono forse le turbolenze politiche di Napoli del 1799. Il nostro sovrano Ferdinando lo aveva costituito Bibliotecario del Conservatorio della Pietà nel 1791, a cui somministrò il Sigismondo delle rare e preziosissime carte, dice il Mattei, e per suo mezzo si è intrapresa la formazione di una Biblioteca musica con buoni auspicj. (Memor. per la Bibliot. mus. del Conserv. 1795).

Signorelli(Pietro Napoli), secretario della Real Accademia di Napoli e autore di molte stimabili produzioni, fu vent'anni in Madrid professore in quell'università coll'onorario di annui scudi 600. Nel 1786 essendo venuto a ripatriarsi in Napoli, sul procintodi tornare in Ispagna, fu, come dice egli stesso (t. 4, Vicende ec. p. v.) dalla real munificenza di Ferdinando III trattenuto in sua patria. Sin dal 1777 egli aveva enunciata la sua opera, che rifusa poscia in Madrid e limitata al solo genere musicale diè al pubblico nel 1783, col titolo diSistema melodrammatico(V. ib. in not. p. 70). Egli è anche autore delleVicende della coltura delle due Sicilie, o sia Storia ragionata delle lettere delle arti ec., 5 vol. in 8vo, Napoli 1785, ove molte notizie ritrovansi intorno alla musica di questi due regni dall'epoca de' greci sino a' nostri giorni. Pubblicò finalmente l'eccellente suaStoria critica de' teatri antichi, e moderni, 6 vol. in 8º, Napoli 1787, e 12 vol. in 12º, Venezia 1810, con più addizioni, opera che vien riputata la migliore e la più esatta in questo genere, ed in cui vi ha una compiuta storia della musica drammatica.

Simonide, poeta musico, e filosofo nacque nell'Isola di Ceo. Egli meritò la stima dei sovrani, dei saggi, e dei grand'uomini del suo tempo. “Questo cel. musico, vedendo il pericolo che correva l'antico canto stromentale con le tragedie da recitarsi dalla parte superiore della Cartéa, ove soggiornava in Atene, mandò un pubblico invito a tutta la greca gioventù per l'apertura d'una nuova scuola di musica, innalzata all'usanza de' loro maggiori; promettendo egli d'insegnare coll'armonia la morale, la storia e la religione. Ateneo (lib. 10) allude a questa scuola, raccontandoci che Simonide per venire in città aveva un asinetto, a cui doveva alla giornata pagare la biada lo scolaro più trascurato e negligente nell'imparare la sua lezione.” (V. Requeno t. 1). Nessuno meglio di lui conobbe l'arte sublime d'interessare, e d'intenerire, e riuscì principalmente nell'elegiee nei canti lamentevoli. Jerone re di Siracusa il volle nella sua corte, e ciò che assicura a Simonide una gloria immortale, si è di aver date utili lezioni a questo monarca, e felicitato la Sicilia, ritirando Jerone dai suoi traviamenti, e obbligandolo a vivere in pace co' suoi confinanti, co' suoi sudditi, e con se stesso; cosicchè sebbene cominciato avesse ad essere il tiranno di Siracusa, finì coll'esserne il padre (V. Xenoph. in Jeron.). Bacchilide fu suo scolare in Sicilia nella poesia, e nella musica, e vi si fece molto onore. Plinio attribuisce a Simonide l'invenzione dell'ottava corda nella lira. Morì egli a Siracusa in età di 90 anni l'anno 468 prima di G. C.

Simpson(Cristoforo), musico e dotto autore inglese del sec. 18, pubblicò nel 1667A compendium of practical music, in 8º, che vien riguardato come utilissimo: e nel 1670,Introduction to composition, in 5 vol. ove trovansi i principj del suono e della composizione, l'uso delle dissonanze, le regole del contrappunto semplice e figurato, e de' canoni. Nella storia della musica di Hawkins si vede il suo ritratto.

Smith(Dr. Armando), verso il 1780 annunziò in Berlino, dove allora trovavasi, la suaFilosofia della musica pratica, ch'egli pubblicò in Vienna nel 1787 col titolo diFragmens philosophiques sur la musique pratique, in 8º.

Smith(Robert), dottore dell'università di Cambridge, e membro della Real Società di Londra è autore di un'opera, di cui la seconda edizione è del 1760 col titolo:Harmonies, or the philosophy of sounds, in 8º, cioèPrincipj dell'armonia, o la filosofia de' suoni. L'autore vi fa entrare troppo di matematica, in cui gli era versatissimo, ed ha poca cognizione delle antiche teorie dellamusica, onde poco profitto può ritrarsi dalla sua opera, tuttochè venga molto lodata nel giornale letterario di Berna.

Somis(Giov. Battista), primo violino della real corte di Torino, e de' più esimj tra i discepoli delCorelli, fondatore di una nuova scuola, che porta il suo nome, nelloscorso sec. “Somis, dice ilconte di S. Raffaele, riuscì veramente impareggiabile pel merito della esecuzione, ed è stato (ciò che a pochi altri addiviene) fin oltre all'anno settantesimo sì prode nell'arte sua, da non ravvisarvisi orma di senile scadimento.” (Sull'arte del suono p. 181). Vi sono di lui sei opere di sonate per violino. La scuola di Somis si reca la gloria di avere formato Giardini.

Sonnetti(J. J.), sotto a questo nome va un picciol libro intitolatole Brigandage de la musique italienne, 1777 in 8º, ove in mezzo a curiosi aneddoti vi ha un'ingiusta critica de' più celebri maestri italiani, e delle indecenze contro il rispettabile P. Martini, cui nelle memorie della di lui vita si è fatto un dovere di confutar dottamente il P. della Valle. Ecco un piccol saggio delle ciance di quest'autore. “Tutt'il contrappunto italiano, dic'egli, è oggidì ristretto sul capo d'un frate francescano; bisogna che i maestri vadano a baciargli i sandali per avere della musica, come si va al bacio della mula del papa, non dico già che questo religioso non possa essere un gran santo, ma solo che di raro addiviene, che un frate sia grand'uomo principalmente nelle arti di gusto e di genio. Benchè S. Francesco non fosse un gran musico, egli non è per tanto che da uno de' suoi conventi d'Italia escono oggigiorno quei pezzi di contrappunto vivace e voluttuoso e che seducono i cuori. Se la scuola di questo francescano è buona,non vale a nulla la sua fantasia. La più parte poi de' maestri italiani portano tant'oltre la loro ignoranza sino a non conoscere i principj dell'arte loro. L'acustica che n'è la parte teorica è loro del tutto straniera ec.” Da queste poche linee ben può dedursi la sgarbata maniera di ragionare di questo larvato autore.

Sorge(Giorgio-Andrea), allievo di Walther per la musica, e di Holzhey per cembalo, era un eccellente pratico non men che profondo teorico. Egli avea fatto il suo corso di studj a Mellenbach sua patria, ed oltre un gran numero di opere da lui scritte sì pratiche che teoriche, si è ancora applicato alla perfezione degli instrumenti. Morì a Lobenstein, dove era maestro della corte, nel 1778. Sono le sue opere, 1.Genealogia intervallorum octavae diatonico-chromaticae, 1741. 2.Anweisung etc., ossiaIstruzione per accordare gli organi e i cembali,Amburgo1744. Chladni loda molto quest'opera. 3.Dialogo sul temperamento di Pretorio, Prinz Werkmeister, Neidhart e Silbermann, e del sistema moderno di Telemann, in 8º, 1748,Lobenstein. 4.Principj del calcolo razionale, della misura, e della divisione del monocordo, 1749. 5.Esame de' temperamenti del cembalo di Schroeter, 1754. 6.Compasso musicale perfezionatoin f. 7.Osservazioni sul sistema degli intervalli di Eulero, Lipsia 1771. 8.Sulla natura del suono dell'organo, 1771.Istruzione nei principj del calcolo, e della geometria per i costruttori di organi, 1773. 9.Compendium harmonicum, che diè occasione alla sua disputa con Marpurg, il quale lo pubblicò col titolo diSorge's Anleitung ec., oIstruzione sul basso continuo e l'arte della composizione di Sorge, con note critiche di Marpurg, 1760. 10.Elementi della composizione musicale, 3 vol. in 4º, Lobenstein,la migliore certamente delle sue opere. 11.Principj della fantasia, in 4º.

Soterided'Epidauro, detto il grammatico visse a' tempi di Nerone nel 1º sec. dell'era cristiana. Tra le sue opere sono da rimarcarsiStoria della musicain tre libri, e dueTrattati sulla Comedia e sui diversi Metri.

Souhaitty(il Padre), religioso dell'Osservanza, nel 1677 pubblicò un suo Saggio intitolato:Nouveaux élémens du chant, nel quale propone una nuova maniera di scrivere la musica, facendo uso di cifre in vece di note. Rousseau ne fa menzione nel suo Dizionario, e ne propone egli stesso un'altra più semplice.Ma il Pubblico, egli dicesenza molto discutere il vantaggio de' segni, che se gli propongono, s'attiene a quelli che trova stabiliti, e preferirà sempre una cattiva maniera di sapere a una migliore di apprendere.

South(Robert), canonico della chiesa di Cristo a Oxford, è autore di un poema latino, che ha per titolo:Musica incantans, sive poema exprimens musicae viresetc. Oxonii 1655, in 4º. South commendevolissimo per le sue vaste cognizioni, e per la sua probità, dopo aver ricusato due vescovati, morì nel 1716.

Spadaro(Giov.) da Bologna scrisse contro Gaffurio unTrattato di musica, pubblicato in Venezia nel 1531 in fol.

Spies(Meinardo), priore benedettino del convento d'Yrsee nella Svevia, e membro della società di musica di Mitzler dopo il 1743, fu discepolo di Giuseppe Bernabei maestro di cappella romano della corte di Baviera: secondo l'ab.Gerbert egli viveva ancora nel 1774, compose molta musica di chiesa, e pubblicò ad Ausburgo nel 1716, un'opera col titolo diTractatus musico practicus, che è divenuta rarissima.Vi si trovano in vero molte bellissime cose, ma è così pessimamente scritta che lo stessoHillernell'atto di lodarla dice che sarebbe a desiderarsi, chequalcuno volesse tradurla dall'alemanno in tedesco.

Spontini(Gaspare) nacque a Jesi, piccola città dello stato Romano li 14 novembre 1778. Dopo avere studiato i principj della musica sotto il cel. P.Martinia Bologna, e 'l maestroBorroniin Roma, entrò all'età di 13 anni nel conservatoriodella Pietàin Napoli, sotto la direzione de' maestriSalaeTrajetta. A capo di un anno, divenne maestro in quel conservatorio; nel 1795, in età di diciasett'anni, compose l'opera buffa,i Puntigli delle donne, di cui fu così grande il successo, che tutti gli impresarj dell'Italia si diedero premura di domandargli delle opere. L'anno di appresso egli portossi in Roma, ove scrisse gliAmanti in cimento, e quindi passò a Venezia per comporvi l'Amor secreto. Tornò nuovamente in Roma e vi scrisse la musica dell'Isola disabitatadel Metastasio, che mandò a Parma dove non potè egli condursi, perchè veniva allora richiesto pei teatri di Napoli e di Palermo. Compose in Napolil'Eroismo ridicolo, e si acquistò la stima di Cimarosa, di cui divenne il discepolo e con lui dimorò cinque anni sino alla sua partenza per Palermo. Dopo avere scritto quell'opera, Spontini si rese in Firenze ove la sua opera seria,il Teseo riconosciutoottenne il più brillante successo. Di ritorno in Napoli, fu ancora molto applaudito nelle due operela Finta filosofaela Fuga in maschera. A quest'epoca il Re e la corte trovandosi in Palermo il direttore del nostro real teatro di S. Cecilia, vi chiamò Spontini per iscrivere due opere buffe ed un'opera seria: furono le primei Quadri parlanti, edilfinto pittore, l'altragli Elisi delusi, in occasione della nascita del real principe. Non ebbe molto felice incontro per la prima volta in Palermo per il cattivo consiglio di alcuni malevoli. Gl'insinuarono questi, che se voleva buona riuscita della sua musica per quel pubblico, dovesse far uso di molto fracasso nello strumentale. L'esperienza lo fece a suo costo ricredere dello sbaglio, e la musica degli altri due drammi ebbe quivi un felicissimo incontro. Non essendo molto favorevole al suo temperamento il clima di quest'isola, tornò egli in Roma, e vi scrisse l'operail Geloso e l'audace: poco dopo chiamato in Venezia compose colàle Metamorfosi di Pasquale, eChi più guarda, meno vede. Spontini dopo aver dato con successo undici opere buffe e tre serie sui primarj teatri dell'Italia, ebbe il progetto di portarsi in Parigi. Vi si fece da prima conoscere colla suafinta filosofa, diè quindi il suoMiltonche ebbe molti applausi. Ma non volle più scrivere che per il teatro dell'accademia di musica, ove dièla Vestalenel 1807 eFernando Cortez, nel 1809. IlJuryistituito da S. M. pel giudizio de' premj decennali, così si esprime nel suo rapporto sullaVestale: “Quest'opera ha ottenuto un brillante e fermo successo. Il compositore ha avuto il vantaggio di applicare il suo talento ad una composizione interessante, e veramente tragica. La sua musica ha dell'estro della magnificenza e assai volte della grazia. Vi si sono costantemente e con ragione applaudite due grand'arie d'un bello stile, e di bella espressione, due cori di un carattere sagro e toccante, e il finale del secondo atto, il di cui effetto è tragico insieme e piacevole. Il merito incontrastabile, e la superiorità del successo dellaVestalenon permettono alcun dubbio aljurydi proporrequest'opera come degna del premio.” Questo giudizio è a dir vero sommamente onorevole per Spontini, ma la pubblica opinione decretò il premio aiBardidi Lesueur.

Squarcialupi(Anton.) da Firenze, fioriva nel sec. 15. Egli per maggiormente promuovere gli avanzamenti di quest'arte, dava come professore de' pubblici corsi di musica. Gerardo Vossio (de scientiis mathemat. cap. 60) dice ch'egli era in tale riputazione, che gli amatori di musica occorrevano da tutte parti in Firenze per conoscerlo, e sentire i suoni armoniosi, ch'egli ritrar sapeva da' suoi stromenti. Il magistrato della città fecegli innalzare una statua presso la porta della cattedrale. Dicesi ancora di avere scritto un libro sulla musica.

Stainer(Giacomo), cel. costruttore di violini di una piccola città del Tirolo, sulla fine del secolo 17 era allievo di Amati. Non fu se non dopo la sua morte, che si cominciò a conoscere il valore de' suoi stromenti, e tanto più vengono oggidì apprezzati quanto più di raro se ne incontrano de' veri e de' ben mantenuti. E così pur si può dire, che talvolta allo Stainer, o all'Amati è uscita di mano una zucca, mentre qualche oscurissimo guastamestieri urta a caso nell'ottimo: (diceva il conte di S. Raffaele), cosichè non si deve dal nome del facitore misurar sempre il pregio dello stromento, ma sì dall'intrinseca sua perfezione. (Dell'arte del suono Lett. 1)

Stamitz(Giovanni). Boemo, da cui la terza rivoluzion della musica stromentale prende cominciamento dopo quelle delCorellie delTartini, viveva circa 1770 a Manheim, ove fondato aveva la sua famosa scuola di violino, che conservò lunghissimamente gran fama. “In tutti igeneri di musica stromentale, dice il dotto conte di San Raffaele, ha posto mano e conseguito gran lode il Boemo Stamitz. Maravigliosa di vero è stata la fertilità della sua penna a stendere duetti, trio, sinfonie, concerti con una rapidità, che suol essere incompatibile col ben riuscire. Lo stile suo è grandioso, vastissimo, sorprendente: la modulazione agiata, corrente, naturale: i passi ben concatenati: i principj semplici, inaspettati, luminosi. Se dalBrioschio dalTartiniei toglie a nolo qualche concetto, sì se l'appropria che il fa parer cosa sua; sì l'abbellisce che non è più desso; sì ben l'adatta e il pone in opra, che meglio per avventura nol seppe collocar quel medesimo che ne fu l'inventore. Lo stile di Stamitz è un ingegnoso composto di stil tedesco e d'italiano. Egli ha saputo accoppiar queste scuole per modo, che i suoi compatrioti ebbero ad ammirar ne' suoi dettati una soavità di canto dianzi non intesa, e noi italiani una novità di passaggi non mai conosciuta. Ma dove singolarmente campeggia la vaga fecondità del suo ingegno inventore, egli è ne' concerti, i quali se tanta non fosse la malagevolezza di venirne a capo, sarebber eglino senza dubbio la più saporita musica ad ascoltare, e la più dilettosa ad eseguire, di quanta ne sia finor caduta di penna agli scrittori da suono. Un erudito, ma insipido contrappuntista veggendo in codesti concerti tanti e sì smaniosi gruppi di note, tanta folla di salti, di capitomboli, di rompicolli, smascellava dalle risa, come a vista delle più strane mattezze, che produr possa un cervello eteroclito ed offeso. Ma il poveruomo traendo poi di tasca le sue armoniche fanfaluche, nelle quali tutte erano esattamente osservate le regole di non dar gusto, restava in fatti il solo contento delleproprie melense produzioni. Nondimeno a far ragione al vero m'è d'uopo il dire, che affatto ingiuste non erano cotali rampogne; essendo pur vero che Stamitz al par di quanti sono iti in grido d'esimj sonatori, smodatamente corse dietro al difficile; troppo degli acutissimi si compiacque, troppo amò il rischio di stuonare, mentre che anche nel suono è pur vera quella gran massima, chel'amor del pericolo è l'amor della propria rovina.”

Steffani(Agostino) di Castelfranco, piccola città dello stato Veneto, fu uno de' più gran compositori, e cantanti del suo tempo. Suo principal maestro nella musica fu Ercole Bernabei, uno de' primi virtuosi a quell'epoca, e maestro di cappella di S. Pietro in Roma. Fece ancora i suoi studj di dritto, prese la tonsura a Monaco, e il titolo di abbate che portò sempre di poi. Dopo avere composto molta musica per teatro, e per camera con incredibil successo, Innocenzo XI gli conferì la dignità di vescovo di Spiga, nelle possessioni spagnuole dell'America: non volle più mettere allora il suo nome alle sue composizioni musicali, e corsero d'indi in poi sotto il nome di Greg. Piva suo copista. Sin dallo stabilimento dell'accademia di musica antica in Londra nel 1724, Steffani ne fu scelto di unanime consenso il presidente, posto che egli occupò sino alla morte. Dopo una lunga assenza dalla sua patria, nel 1729, tornò in Italia, ed ebbe in Roma l'onore di esser sempre nella compagnia del cardinale Ottoboni, il quale faceva spesso rappresentare le di lui opere, oratorj, o altri suoi capi d'opera. Egli morì finalmente a Francfort nel 1730, di anni 80. L'ab. Steffani era di mezzana taglia, e di delicato temperamento, indebolito altresì da' suoi studj, e dalle continue fatiche. Era di serio contegno,ma modificato nella conversazione da una estrema affabilità. Oltre a molte di lui composizioni musicali vi ha una sua Dissertazione italiana, dotta insieme e profonda in difesa della musica contro alcuni pretesi filosofi, i quali sostenevano non esser ella fondata sulla natura, Amsterdam 1695.

Steibelt, compositore eccellente e gran virtuoso sul piano-forte nacque a Berlino nel 1756. Il re di Prussia conoscendo le belle sue disposizioni per la musica, lo fece istruire dal famoso Kirnberger, ed egli ben corrispose alle cure del suo maestro. Viene rimproverato, dice schiettamente M. Gerber, d'estrema incostanza nella scelta di sua dimora. Ed infatti or egli è a Londra, or a Parigi, ed attualmente è in Russia. La sua musica diJuliette et Romeoottenne in Parigi il più brillante successo nel 1809. Egli ha composto per il piano-forte gran numero di sonate, di concerti, e di variazioni: vi si trova sommo estro e fantasia, ma la loro lunghezza assai sovente ne rovina l'effetto. La più prezzata è la sua Op. 4 di Sonate. Steibelt è uno de' primi improvvisatori sul forte-piano de' nostri giorni.

Steinbart(Samuele), professore di filosofia a Francfort pubblicò nel 1785 un'opera col titoloIdee per la Filosofia del Gusto, di cui la prima parte contiene laTeoria generale della Musica.

Sterkel(l'Abbate Giuseppe), primo cappellano della corte dell'elettore di Magonza, nacque a Wirzburgo nel 1755. L'elettore il fe' viaggiare in Italia nel 1781, ove acquistossi prima in Roma, e poi in Napoli la pubblica stima sì per l'amabilità del suo carattere che per le piacevoli sue composizioni per cembalo. In Napoli per un espresso ordine della regina compose anche la musica delFarnace. Tornòquindi nel 1782 in Germania, ove il numero delle sue sonate impresse è una prova del successo, che vi ha ottenuto. Sino al 1787 egli aveva fatto già imprimere 28 opere, l'ultima delle quali consiste in 4 sonate a quattro mani per i principianti. Le precedenti 27 contengono per lo più sonate per il forte-piano con violino e basso.

Stesicorod'Imera, città della Sicilia, celebre poeta-musico dell'antichità, visse a' tempi del tiranno Falaride d'Agrigento, sette secoli innanzi G. C. Egli accompagnava i suoi versi al suono del flauto e della lira, ed avendo fatto tutto il possibile per impedire che Falaride usurpasse il governo, e non essendovi riuscito, abbandonò la sua patria, e passò in Atene. A 35 anni dell'età sua alzò cattedra fra' greci, e riformò per ordine del governo inomi, o sieno i canti de' più antichi e de' più celebri greci compositori. Chi avrà osservato nella storia la gelosia con cui gli ateniesi custodivano le musicali leggi de' loro maggiori, dovrà concepire una sorprendente idea dell'abilità di Stesicoro nella musica, per avergli il senato dato tale incarico. Pieno di nobile franchezza e di amore dell'altrui profitto, pubblicò alcuni de' suoi canti con l'instruzione in iscritto del modo, con che dovevano cantarsi; non avendo così fatto gli antichi, perchè nessuno si facesse bello con le loro composizioni. Stesicoro tornò finalmente nella sua vecchiezza in Sicilia, ove gli si resero ed in vita e dopo morte i più grandi onori. In Catania, la porta della città, d'onde egli era entrato, fu d'allora in poi detta portaStesicora, vi si eresse una statua lavorata da celebre artefice, rappresentante Stesicoro incurvato dagli anni, involto nel suo pallio, e con un volume in mano. Tale è la descrizione che fa M. Tulliodi questo illustre monumento, l'ammirazione de' viaggiatori, finchè fu rubato da Verre. Aggiunge il romano oratore, che Stesicoro in ogni tempo è stato riguardato come uno de' più bei genii della Grecia (l. 2, contra Verr.). Platone nelFedro, Ateneo, Pausania ne parlano con elogio: Dionigio di Alicarnasso lo dice superiore a Pindaro, ed a Simonide, e Quintiliano afferma ch'egli sostenne sulla lira la dignità e la nobilezza del poema epico (Instit. Orat. l. X c. 10).

Stillingfleet(Beniamino), nipote del vescovo di Worcester, poeta e naturalista inglese, e assai dotto nella musica, viaggiò lungo tempo in diverse contrade dell'Europa; al suo ritorno pubblicò in Londra le sue opere, di cui non faremo qui menzione che di quella sulla musica, intitolata:Principles and powers of Harmony, in 8vo London 1771, cioèPrincipj e potere della musica, di cui fa menzione l'Ab. Andres (t. 4, c. VIII dell'Acustica). Questo dotto autore morì nel 1772, di 69 anni. M. Fayolle gli imputa a delitto la predilezione, ch'egli ha per gli antichi, il che, egli dice, lo ha strascinato in molti errori, come l'avere attribuito a' medesimi la cognizione dell'armonia e del contrappunto. Una tale censura dà a divedere l'ignoranza di M. Fayolle nella storia degli antichi musici. Veggasi qui appresso l'articoloStratonico.

Stoelzel(Arrigo), dopo avere profondamente studiato in Allemagna la musica, ed aversi fatto distinguere per la bellezza di sue composizioni, la seducente pittura che gli venne fatta da un suo amico dell'ameno soggiorno dell'Italia, lo fe' risolvere a farvi un viaggio. Portossi da prima in Venezia, ove visitò que' conservatorj sì celebri per le loro belle musiche.Gasparini,Vivaldi,Polaroli,Biffi, edil cavaliereVinaccesierano allora gli inspettori ed i professori delle quattro scuole di musica. Stoelzel si recò a somma fortuna il far con essi conoscenza, e 'l godere della loro amicizia, e de' loro consigli. Il cel.Bened. Marcellogli offrì il comodo di assistere alla musica deiNobilinel palazzoalli fondamenti nuovi. Si rese quindi a Firenze, ove conobbeLudwigdi Berlino: il duca Salviati gli procacciò nello stesso tempo la conoscenza della principessa Eleonora di Guastalla intendentissima di musica. Il favore, di cui venne onorato da questi due illustri personaggi, avrebbe potuto servire a far la sua fortuna, se non fosse stato di ostacolo la diversità della religione. Venne in Roma di poi, dove contrasse amicizia col cel.Bononcini, ed Aless.Scarlatti: passò per Bologna, e nel 1719 entrò al servigio del duca di Saxe-Gotha come suo maestro di cappella, dove visse più di 30 anni, continuamente occupandosi di nuove composizioni, come Messe, oratorj, e molta musica stromentale. La sua musica ben si distingue per un canto leggiero e piacevole: non è caricato il suo accompagnamento. La disposizione de' suoi cori è variata all'infinito; molti compositori moderni han tirato profitto da ciò, ch'è stato da costui prima di loro eseguito. Il suo genio nell'espressione musicale del testo era inesauribile, ed egli vi riuscì assai volte di una felicissima maniera. Nel 1739 egli aveva scritto unTrattato sul recitativoper la società musicale: Albrecht a Mulhausen aveva promesso di pubblicarlo nel 1762 ma egli con dispiacere degli intendenti non mantenne la sua parola. Chi lo ha letto, lo trova dottissimo. La sola opera, che si ha di lui impressa, prova insieme e la sua profonda scienza nel contrappunto, e 'l poco conto ch'eglifaceva de' gran pieni e del fracasso in tal maniera di comporre. Questo trattato comparve nel pubblico nel 1725 col titolo diMusica praticain tedesco, ma non è stato mai posto in vendita, attesochè l'A. non fè tirarne che cento copie, ch'egli divise tra gli amici. Stoelzel morì nel 1749 di anni 60.

Stradella(Alessandro), famoso cantante e compositore Veneziano sulla metà del sec. 17. La di lui vita offre una sensibile prova della possanza della musica, ed insieme un terribile esempio dell'eccesso della vendetta. Com'egli frequentava le più distinte case di Venezia, gli amatori di musica facevano a gara per aver da lui lezione. Tra' suoi allievi eravi una giovane signora, chiamata Ortensia, di un'antica famiglia di Roma, che teneva un amoroso intrigo con un signor veneziano. Stradella ne fu innamorato, e non stentò molto a farsi da lei preferire al suo rivale; la rapì, e seco menolla in Roma facendosi credere di già maritati. Il Signor veneziano, montato in furore per quel ratto, fece appostar due assassini sulle loro tracce: costoro, dopo averli inutilmente cercati in alcune città d'Italia, scopersero finalmente il luogo del loro ricetto, e giunsero in Roma una sera, che Stradella dava un oratorio in S. Giovanni di Laterano. Questi scellerati, risoluti a compire il loro delitto al sortire ch'ei farebbe dalla chiesa, entrarono per sentire la musica, o sibbene per vegliare sulla loro vittima, e non far che sfuggisse loro. Ma questo lo salvò. Al sentire appena la voce incantatrice di Stradella furon eglino presi di compassione e di rimorsi; rimprocciaronsi a vicenda il loro orribile disegno, ed altra brama e voglia non ebbero che di salvar quello, di cui un istante avanti avevan giurata la morte. Lo aspettarono dinanzi allaporta della chiesa, e vedendolo uscire insieme con Ortensia, gli si accostarono con pulitezza e con garbo, lo ringraziarono del piacere che aveva lor cagionato, e gli confessarono dover egli la sua salvezza all'impressione, che su di loro fatto aveva la sua voce: gli spiegarono dappoi il motivo del loro viaggio, e conchiusero consigliandogli di lasciare al più presto Roma, affinchè potessero far credere a quegli, che gli aveva spediti, di esser giunti assai tardi. Stradella ubbidì loro, e portossi con la donna a Torino, mentre quelle due persone di ritorno a Venezia scusaronsi della maniera che di già si è detta. Ma un tal successo non fece che accrescer rabbia al furibondo veneziano; alla sua vendetta fece compagno il padre stesso di Ortensia, dandogli a sentire, che lavar ei non potrebbe la sua ignominia se non col sangue della figlia, e del di lei rapitore; e lo snaturato vecchio messosi alla testa de' due assassini prese il cammino della Savoja; dopocchè fè darsi delle commendatizie per l'ambasciadore di Francia, allora il marchese di Villars. Frattanto la duchessa reggente di Savoja, informata dell'arrivo de' due amanti, e del motivo della loro partenza da Roma, pensò sottrarli alla vendetta del veneziano. Mise Ortensia in un convento, e diè a Stradella il titolo di primo suo musico, con alloggio nel suo stesso palazzo. Tali precauzioni parvero bastevoli alla sicurezza di ambidue, ed essendo scorsi tranquillamente già alcuni mesi, Stradella credeva non aver nulla a temere, allorquando una sera trovandosi a diporto sui baloardi della città, venne assalito dai tre sicarj, che gli diedero un colpo di pugnale al petto; e lasciandolo per morto in sul luogo, andarono prestamente a ricoverarsi nelpalazzo dell'ambasciadore di Francia. Eran costoro il padre di Ortensia, e i suoi due satelliti, che il ministro francese, il quale nè voleva difenderli dopo un sì atroce delitto, nè abbandonarli alla giustizia dopo avergli dato asilo, fece secretamente fuggire alquanto dopo. Fra questo mentre Stradella guarì della ferita, che non era mortale, e 'l Veneziano vide una seconda volta andar in fumo i progetti di sua vendetta, ma non perciò abbandonolli. Stabilì soltanto a differirne d'or innanzi l'esecuzione per renderla più sicura, e contentossi di far spiare il suo nemico da' suoi emissarj. Passò così un anno senza tentare nuova impresa, ed era da presumere che i persecutori eran già stanchi dell'inutilità de' loro sforzi. La duchessa regente di Savoja pensò esser giunto il tempo di render sicura la felicità de' due amanti, e legittima la loro unione. Stradella ed Ortensia contrassero alla fine il lor matrimonio, e si credettero al termine delle loro sciagure. Ma una trista sperienza avrebbe dovuto far loro aprir gli occhi, e diffidare d'una calma apparente; la troppa sicurezza fu infatti la loro rovina. La curiosità di andare a vedere il porto di Genova fece abbandonar loro Torino. Il veneziano ne fu avvisato, e l'indomani del loro arrivo in Genova, entrarono i sicarj nella loro stanza, e gli assassinarono ambidue. L'epoca di questa fatale avventura è dell'anno in circa 1670. Stradella oltre all'essere un cantante di prima sfera, era altresì sommamente virtuoso sull'arpa e 'l violino, e gran compositore insieme. Il dottor Avison afferma ch'egli fu de' primi ad introdurre il recitativo nelle arie.

Stradivari(Antonio) da Cremona, rinomatissimo costruttore di stromenti a corda: i suoi violini vengono ricercati tuttora. GliAmatihan fatti de' violini convessie ricurvi, costui all'opposto li ha fatti tutti poco men che piani. Hanno i primi più dolcezza, e più sonorità i secondi: questi sono più adatti ad eseguire le carte di Haydn e Mozart, e quelli di Boccherini. Stradivari viveva sino al 1734.

Stratonicodi Atene, celebre suonatore di cetra, fioriva nel quarto sec. prima dell'era cristiana. Il suo talento per le risposte pronte e vivaci uguagliava in lui quello della musica: egli passava la sua vita viaggiando per i varj paesi della Grecia. Ateneo ci ha conservati parecchi aneddoti intorno a lui. (lib. 8, cap. 9). Avendo non so in qual luogo, promesso di dare pubbliche lezioni di musica, non potè radunare più di due scolari. Egli insegnò in una sala, ove trovavansi le nove statue delle muse con quella di Apollo: Quanti scolari avete voi, gli disse certuno? Dodici, rispose con l'ajuto degli dei. Secondo Faria, citato da Ateneo, egli si esercitò ancora nel canto, aumentò la cetra di molte corde e fu il primo a regolare ed insegnare le corde, ed i ritmi, che potevano negli stromenti, e nel canto unirsi per contrappunto o armonia simultanea con le loro variazioni, e con le regole da osservarsi per l'accordo. “Le innumerabili dissertazioni, dice al proposito di questa invenzione di Stratonico il dotto Requeno, fatte da' moderni per negare il contrappunto a' greci, mi sono sembrate simili alle dissertazioni degli antichi, che negavano l'esistenza degli antipodi: nelle quali si presentavano argomenti e ragioni, che scoperta l'America ci fanno ridere. Scoperta l'antica musica, si vede, che i greci ebbero tutte le nostre corde, ed altre dippiù benchè diversamente ordinate: che divisero la battuta come noi ed il tempo con maggior arte de' moderni, che ebbero le note richieste pervariarlo, o contrassegnarlo con maggiore semplicità di noi altri: onde le dissertazioni dei moderni, che adducono per ragioni da negare a' greci il contrappunto, il non aver essi conosciute le nostre consonanze, il non aver distinti che due tempi breve e lungo, e la scarsezza de' segni da notare i tempi, svaniscono e si risolvono in nulla, letti o intesi i greci armonici. Le parole di Ateneo parlando di Stratonico sono:Primumque docuisse concentus musicos, ac cantuum numeros varietatesque designasse. Ecco l'interpretazione che ne dà lo stesso accurato scrittore: Ilconcentusè accordo di voci diverse: se la dottrina di Stratonico si fosse ridotta all'unisono di molte e differenti voci, era affatto superfluo l'insegnare come doveva distribuirsi il tempo vario delle parti cantanti unite in una cantilena. Stratonico dunque con accurato esame fissò le regole da unire le corde consone in diverso tuono, e in ogni specie di canto; distinguendo e spiegando in ogni canto la maniera, con cui doveva distribuirsi il tempo, e i numeri ritmici di qualunque specie” (Saggi t. 1, p. 200).

Suard(Giov. Antonio), secretario perpetuo dell'accademia francese nato a Besançon, ha pubblicato molti scritti sulla musica. Insieme con l'abb. Arnaud suo amico prese con zelo la difesa di Gluck contro le cabale ordite dallo spirito di partito: tutti i pezzi che nelle memorie per servire alla storia di Gluck vanno sotto il velo dell'anonimo di Vaugirard, sono di M. Suard: ve ne ha ancora di lui nel 4º tomo di Supplemento all'Essai sur la musiquede M. la Borde. Finalmente a M. Suard ed all'ab. Arnaud, un poco prima della rivoluzione fu affidata la compilazione generale della parte della musica nell'Enciclopediametodica, e dopo la morte del suo amico, Suard rimasto solo nell'impresa associossi M. Framery per la parte tecnica dell'arte musicale, e riserbò a se la parte istorica, e ciò che dir si potrebbe la rettorica dell'arte: ma non se ne ha sinora che il solo primo volume; senza speranza di averne il resto. Gli articoli di M. Suard sono di un uomo di gusto, e di profonda erudizione, ha chiarezza e vivacità nel suo stile: propone delle ottime viste, e stabilisce eccellenti principj. Egli è morto in età molto avanzata nel 1812.

Sulzer(Giorgio), della R. Accademia di Berlino, nacque nel 1720 a Winterthur nel cantone di Zurigo. Nel 1763 intraprese la suaTeoria universale delle Belle Artiin tedesco, opera importante, che gli assicura un distinto posto nella Repubblica delle Lettere. Per gli articoli di musica egli fè uso de' lumi, e delle cognizioni profonde di tre celebri maestri,Agricola,KirnbergereSchutz. Il primo tomo di quest'opera fu pubblicato nel 1771 ed il secondo nel 1774. Una nuova edizione della medesima n'è stata fatta in Lipsia nel 1792, 4 vol. in 8º, e M. Millin ha data la traduzione de' principali articoli nel suoDictionnaire des beaux-arts, 3 vol. in 8º, Paris 1806. Nelle Memorie dell'accademia di Berlino per l'anno 1770. si trova di Sulzer una distinta relazione dell'opera dell'ab. Roussier,Sur la musique des Anciens: e nel t. 27 la descrizione di una macchina di Holfeld, per notare i pezzi di musica a misura che si eseguiscono sul cembalo. Mr. Sulzer morì in Berlino nel febbrajo del 1779.

Suremain(Franc. Alessio), uffiziale d'artiglieria, nato a Dijon nel 1769, pubblicò a Parigi nel 1793 in età di soli 24 anni un'opera analitica e filosofica intitolata:Théorie acoustico-musicaleou de la doctrine des sons rapportés aux principes de leur combinaison, in 8º. Questa teoria ha avuto l'approvazione dell'accademia delle scienze di Parigi: essa infatti è piuttosto della giurisdizione de' geometri che de' musici. L'autore ha formato l'impresa di sottoporre alla luce dell'esperienza e del calcolo i principj elementari, e primordiali dell'arte musicale: egli si è principalmente proposto di riunire i differenti risultati, ai quali può condurre il calcolo de' suoni ravvisati sotto questo punto di vista, di ricondurre tutti questi risultati ad una teoria generale, e, finalmente di rendere più esatti, più filosofici, e in conseguenza meno arbitrarj la nomenclatura ed i primi elementi della musica. Egli dimostra che tutte codeste nozioni si trovano assai volte confuse nel Dizionario di musica di Rousseau, di cui rileva gli errori, e soprattutto nella sua teoria attacca altresì gliElementi di musica del d'Alembert, opera che a dirla daddovero, non è secondo lui, nè teorica, nè filosofica. Bisogna confessare, egli dice, che questo gran geometra non pretese se non rischiarare, e semplificareRameau; e non già fare un'opera che fosse sua, senza di che l'avrebbe certamente egli fatta d'altra maniera. L'A. osserva con ragione, che Rameau ne' suoi scritti sulla musica si era perduto in un labirinto di proporzioni e progressioni d'ogni specie, aritmetiche, geometriche, ed armoniche, e vi aveva sparso quel falso apparato scientifico, che non impone che agl'ignoranti.Rameauera stato assai poco filosofo per avanzare che si trova nella musica il principio della geometria. M. Suremain è assai ragionevole per combattere l'opinion di coloro i quali si danno a credere che le matematiche posson servire a comporre della buona musica.L'uno voleva innalzare la sua arte a spese del buon senso: l'altro conosce abbastanza le scienze esatte, per non accordar loro un potere che non hanno. Costui ha delle sane idee, quegli ha de' pregiudizj da musico. Finalmente quest'opera è ben concepita, e messa in buon ordine; connesse tutte ne sono le parti, tutte concorrono all'unità del soggetto; l'autore ha saputo esser conciso senz'essere oscuro, se non che nel presentar le sue idee d'una maniera troppo generica, farebbe bramare in certi casi degli esempj e delle applicazioni particolari, che sviluppassero ciò che egli detto non ha, se non in una maniera puramente astratta (V. Journal de Physique t. 42 a Paris 1793). Questo profondo matematico, benchè assai giovane, fu una delle vittime dellaguillotinalo stesso anno 1793 in cui pubblicò la sua opera.

Taglini(Carlo), professore nell'università di Pisa, pubblicò verso il 1650,Lettere scientifiche sopra varii dilettevoli argomenti di fisica, nella prima delle quali parla de' suoni prodotti dal violino, e vi dimostra in quale maniera la differenza loro proviene dalla grossezza, lunghezza e varia tensione delle corde. Nella terza spiega egli come si formano nella gola i suoni.

Taillard(Mr.), musico francese assai rinomato pel suo talento sul flauto: viva era la sua esecuzione, brillante ed animata. Sin dall'età di dodici anni fu ascoltato con piacere da più sovrani: negli anni 1760 e 1767 sono state impresse alcune collezioni di sue sonate per quell'istromento pregiatissime. Vi ha di lui altresì:Méthode pour guider les compositeurs. Morì egli in Parigi nel 1783.

Tailler(Simone), domenicano scozzese verso il1240, scrisse due libride Pentacordis, un altrode Tenore musicali, ede Cantu ecclesiastico corrigendo, de' quali fa menzione il Fabricio nella Biblioteca latina.

Taletedi Mileto nella Jonia, uno dei sette savj della Grecia, e uno dei precettori di Pitagora, fiorì sette secoli prima di G. C. Oltre all'essere egli stato il più antico filosofo e caposcuola tra' Greci, sappiamo daPlutarcoaver tenuto anche scuola di musica. “Trovando Licurgo, egli dice, a Creta un uomo savio e civile chiamatoTalete, lo persuase con l'amicizia e co' prieghi a passar seco in Sparta.Era Talete stimato musico lirico di ottimo gusto; e quivi insegnava l'arte sua, e faceva quegli ufficj, che sono soliti a fare gli ottimi legislatori: perciocchè il canto suo si riduceva a certe preghiere, le quali co' modi, e co' loro leggiadri e gravi ritmi conducevano gli uomini all'ubbidienza de' loro maggiori, ed a stare bene uniti in società, co' suoi canti s'infrenavano e si acchetavano le passioni, e avvezzavansi gli uomini a lasciare la rustica malevolenza, e ad abbracciare le cose oneste; e così esso preparolli in certo modo, e disposeli all'osservanza degli onesti insegnamenti di Licurgo.” (In vit. Licurg.). Dal che chiaramente si rileva che l'antica educazione era in mano de' musici, d'onde derivano quei tratti storici degli antichi, ne' quali vien detto, che alcune greche provincie erano divenute inselvatichite e feroci per avere unicamente negletta la coltura della musica; essendo allora lo stesso il tralasciar questo studio che il tralasciare la civile e religiosa educazione.

Tansur(William), musico inglese, nel 1735 pubblicò un'opera col titolo:A complete melody, in 3 vol. nel primo de' quali vi ha un'introduzione ai veri elementi della musicavocale ed instrumentale, con un nuovo e facil metodo: ella è, dice M. Gerber, una compilazione in dieci capitoli di ciò, che si è scritto sulla musica da' Greci, Romani, Francesi, ed Italiani. Gli altri due volumi contengono alcuni canti scelti a più voci. Alcuni anni dopo diè egli al pubblico altre sue opere col titolo diUniversal harmony, ossiaArmonia universale, e l'altra:A new musical grammar, cioè:nuova grammatica della musica.

Tarchi(Angiolo), nato in Napoli nel 1760. Fu per lo spazio di tredici anni nelConservatorio della Pietà de' turchini, sotto i cel. Tarantino e Sala, e due anni dopo esserne uscito, ne divenne il maestro, compito avendo allora, secondo gli statuti, il vigesimo quarto anno dell'età sua. Nel 1781, essendo ancora allievo nel Conservatorio scrisse la sua prima opera buffa,l'Architello, di cui tale ne fu il successo, che il sovrano Ferdinando volle sentirla nella sua villa di Caserta: nel 1783 avendo tuttora la tonaca di panno sbiavato come allievodella Pietà, compose pel teatro nuovo di Napoli, laCaccia di Enrico IV, opera burlesca, che ebbe grandissimo incontro, e fu incaricato di tre altre opere pel teatrodel Fondo. Passò quindi in Roma, in Milano, in Firenze, a Mantova, a Venezia, a Padova, in Torino e scrisse per quei teatri più opere serie con grandi applausi. Nel 1789 compose in Londra ilDesertore, eAlessandro nell'Indiedrammi serj, che incontrarono moltissimo, e sino al 1793 era di ritorno in Italia, e diede gli oratorj l'Isaccoa Mantova, el'Estera Firenze. Dopo il 1796 era egli a Parigi, ove ha composta molta musica pel teatro dell'opera comica. Il successo, ch'egli vi ha ottenuto, sostiene in Francia l'alta riputazione della scuola di Napoli, d'onde è sortito. InNapoli si sono anche eseguite di Tarchi molte messe e vespri a più voci.

Tartaglini(Ippolito) di Modena, uno de' migliori professori di musica nel secolo XVI, il dotto Cardinale Alessandro Farnese fu suo protettore. Si crede però ch'egli sia stato il primo a ricondurre il canto sul teatro coi cori. Alcuni suoi mottetti a 4, e 6 voci sono stampati in Roma nel 1574. Morì egli nel 1580, in età di anni quarant'uno.

Tartini(Giuseppe) nacque a Pirano nell'Istria di assai civile famiglia nel 1692. Entrò dapprima nell'Oratorio di San Filippo Neri; ma distinguendosi ben presto per le sue brillanti disposizioni, fu mandato a Capo d'Istria, per terminare i suoi studj nel collegio dei Padri delle Scuole-Pie: quivi egli ebbe le prime lezioni di musica e di violino. Nel 1710 i suoi parenti lo mandarono all'università di Padova per istudiarvi la giurisprudenza, e formarsi nella profession di avvocato. Ma invaghitosi di una giovinetta, ch'egli sposò di nascosto, abbandonò lo studio del foro, e rovinò la sua fortuna. Questo matrimonio gli trasse addosso l'indegnazione de' suoi parenti, che lo abbandonarono affatto. Tartini tanto più trovossi smarrito, che essendo la sua moglie della famiglia del vescovo di Padova il card. Giorgio Cornaro, aveva altresì a temere il processo, che questi doveva intentargli. Non restogli altro partito che di lasciare la sua donna in Padova, e di fuggirsene in Roma travestito da pellegrino. Non trovando in niun luogo sicurezza, andò vagando di paese in paese; finalmente il gran convento dei francescani in Assisi, il di cui guardiano era suo parente, gli offrì un asilo sicuro contro la persecuzione del cardinale. Restò egli quivi due anni, ed applicossi allo studio del violino, che aveva quasitotalmente negletto in Padova. Le lezioni delP. Boemo, celebre organista di quel convento, terminarono d'iniziarlo nell'arte della musica. Un altro vantaggio, ch'egli trasse da quel solitario soggiorno, fu una totale mutazione del suo carattere. Di violento e collerico ch'egli era, divenne moderato, e mercè questo genere di vita laborioso e tranquillo perdette per sempre i difetti, che cagionato avevano la sua disavventura. Il suo ritiro era lungamente rimasto ignoto; un non previsto accidente il fè discoprire. Sonando di violino nel coro della chiesa, un colpo di vento portò via la cortina, che ne impediva la vista agli astanti, ed ei fu riconosciuto da un abitante di Padova. Tartini si ebbe per perduto: ma qual fu la sua sorpresa, allorchè quegli gli diè nuova, che il cardinale lo aveva perdonato, e cercava di lui per condurlo in braccia alla sua sposa! Di ritorno a Padova, egli fu chiamato in Venezia per esser membro di un'accademia, che doveva formarsi sotto gli auspicj del re di Polonia. Egli vi si rese con la sua sposa: ebbe colà occasione di sentire il cel. violinistaVeracinidi Firenze, e restò talmente sorpreso della sua maniera di sonare ardita e nuova, che amò meglio lasciar l'indomani Venezia, anzicchè entrar con lui in concorrenza. Mandò sua moglie a Pirano in casa di suo fratello, e ritirossi ad Ancona per vie meglio attendere allo studio del suo stromento. Fu da quest'epoca (nel 1714), ch'egli da se creossi un nuovo modo di sonar di violino: fu anche allora che scoprìil fenomeno del terzo suono, ossia della risonanza della terza nota dell'accordo, allorchè si suonano le due note di sopra. Nel 1721, fu egli posto alla testa dell'orchestra di S. Antonio di Padova: questa cappella, una delle migliori d'Italia, aveva quaranta musici, deiquali sedici eran cantanti. Nel 1723, fu chiamato a Praga per l'incoronazione dell'imperatore Carlo IV, e vi restò per tre anni insieme col suo amico Antonio Vandini, suonatore di violoncello al servigio del conte Kinsky. Quivi fu, che il sentì Quanz che così ne parla:Tartini è un violinista di primo ordine; produce de' suoni bellissimi. Le sue dita, il suo arco del pari gli ubbidiscono bene: eseguisce senza stento le più difficili cose, fa a perfezione con tutte le dita dei trilli, e fin anco dei doppj trilli, e suona molto negli acuti. Ma la sua esecuzione non tocca affatto; non è nobile il suo gusto; ed assai volte ancora è tutto opposto alla buona maniera. Tartini senza dubbio seppe acquistar poi dal canto dell'espressione, e del gusto quel, che a giudizio di Quanz, mancavagli allora; poichè ogni volta che sentiva sonar con destrezza, ma senz'anima,quest'è bello!diceva,quest'è difficile! ma non parla al cuore. Da Praga tornò coll'amico Vandini a Padova, e da quel tempo in poi nulla potè risolverlo ad accettare un servigio straniero, malgrado le più vive, e le più vantaggiose sollecitazioni. Nel 1728 fondò in Padova, una scuola di musica, e pochi maestri hanno formato ormai così bravi scolari. Gli Italiani chiaman Tartiniil maestro delle nazioni. La di lui scuola ha provveduto di gran musici la Francia, l'Inghilterra, l'Alemagna, e l'Italia. Pagin intraprese espressamente il viaggio di Padova per formarsi sotto la direzione di Tartini. Nardini, Alberghi, Bini, Ferrari, Carminati, mad. Sirmen, Lahoussaye e Capuzzi, nomi illustri, e tutti suoi allievi. Questo gran maestro si rese benemerito dell'arte per tutti quei mezzi che contribuiscono all'avanzamento di essa. Egli era per natura uom riflessivo, perspicace, voglioso dell'ottimo, pazientede' penosi indugj, e non isbigottito delle difficoltà, che convien vincere per conseguirlo. Sì nelcomporre, che nell'eseguireegli è statovero inventore; ed ecco fin dove il condussero l'osservazione e la sperienza. Osservò egli in primo luogo, che il violino è per natura uno stromento acuto e stridente; che chi lo arma di cordicelle sottili non ne può trar altro, che un suono fievole e smilzo. Si avvisò quindi di armarlo di corde grosse un pò più dell'usato. Con questa leggiera mutazione sentì addolcirsi la crudezza natía, ed uscirne più grato e più morbido il suono. Osservò poscia, che l'arco usato dalla scuola Corelliana è troppo corto; che però uno appena in venti di quella scuola riesce a cavar una voce piacevole, bella, e pastosa. Laonde ei si pose ad usar arco più steso, non trovandovi niun de' difetti, e tutt'i vantaggi dell'arco breve. Da questi saggi cambiamenti passò egli tosto ad un doppio studio, l'uno del modo d'adoprar l'arco, faticando per impadronirsene sì nel guidarlo allo in su, che allo in giù, sì nel trar senza stento e secondo il bisogno or lunghe e melodiose, or brevi e snelle le arcate. Con siffatte minute attenzioni, delle quali ogni egregio suonatore, e niun mediocre o cattivo ravviserà l'importanza, pervenne il Tartini a singolar eccellenza nel suono. Vediamo or pure, quanto egli nel comporre siasi dipartito altresì dall'uso comune: nel che riuscì meglio a riprendere e schivare gli altrui difetti, che a vedere e correggere i suoi. Quando Tartini cominciò ad apparire, dominava ancora tra gli scrittori d'Italia quel barbaro gusto delle fughe, de' canoni, e di tutti in somma i più avviluppati intrecci d'un ispido contrappunto. Questa increscevol pompa di armonica perizia, questa gotica usanza d'indovinelli edi logogrifi musicali: questa musica gradita agli occhi, e crudel per gli orecchi, piena d'armonia e di romore, e vuota di gusto e di melodia, fatta secondo le regole, seppure le regole hanno l'atrocità di permettere di far cose dispiacevoli, fredde, imbrogliate, senz'espressione, senza canto, senza leggiadría, qual altro pregio veracemente aver può, che quel di abbagliar gli eruditi, e di uccidere per la fatica il compositore, e per la noja i dormigliosi ascoltanti? Tartini sedotto sul principio dall'amor del difficile, si logorò anch'egli per qualche tempo, e stese alcune sonate in questo gergo enigmatico e sibillino. Ma di poi avvedutosi, che tal profusione di scienza, ben raro è il caso, che riesca opportuna, e ancor più raro che ella rechi diletto, se prima, come fa il pittore, aveva cercato il maraviglioso aggiugnendo; si volse poscia a cercare il bello, come lo scultore, togliendo. E in fatti quanto egli ha scritto dopo tal suo ravvedimento, tutto spira la nobile semplicità, linda e schietta è pur sempre l'armonia: intelligibile e andante il pensiero; sgombra di rancidumi la cantilena. (V. Cont. S. Raffael. lett. 2). Egli ebbe inoltre due pregi insigni, dov'egli non soffre eguali. Il primo d'aver un metodo esatto, e limpidissimo d'insegnar l'arte. I suoi precetti eran sì chiari, e sì precisi, che lo scolare, seppur non era un gonzo madornale, preveniva il maestro, e godea di suggerirgliene gli esempli. L'altro suo pregio raro ben anco e prestante si era l'essere scevro affatto d'invidia, di gir sommamente guardingo nel dar giudizio dell'altrui valore, di largheggiar nelle lodi senz'adulazione, e di accennare i difetti senza livore, da solo a solo, non pel piacer inumano di riprendere, ma pel vero vantaggio del ripreso, cui moderatamenteavvertiva, dicendogli i motivi della sua disapprovazione, udendone chetamente le discolpe, cedendo se si trovava convinto, soffrendo in pace, che non gli si desse ragione da quegli ostinati, che non credono mai d'aver torto. Tal era l'indole, e il merito di questo eminente caposcuola nell'arte del suono. Ci resta ora a considerarlo comeautore, edinventoredi un nuovo sistema di teoria musicale, sotto il quale riflesso, se censure piuttosto che lodi verranno da me riferite, il farò protestandomi di non voler in nulla derogare al rispetto, che per altri titoli a sì grand'uomo è dovuto. All'epoca in cui si credeva non poter dare alla musica un fondamento nella natura, se non con darlene uno nella fisica, Tartini ebbe la debolezza, come in Francia Rameau, di cedere a questa bizzarría. Volle egli creare un sistema, prendendo per la sua baseil fenomeno del terzo suono, sistema, che non è stato possibile a capirsi da niuno per le folte profonde tenebre che lo involvono, e che l'autore senza dubbio non ha saputo egli stesso comprendere. A tale oggetto diè egli fuori il suoTrattato di musica secondo la vera scienza dell'armonia, Padova 1754, in 4º. Tartini sin dal 1714, aveva osservato la coesistenza di un suono grave uguale all'unità, e se ne serviva come di base alla sua scuola: ma non rese pubblica questa sua scoverta, che nel 1754 in quel suo trattato; onde è che se gli ha voluto torre l'onor dell'invenzione, con attribuirla alcuni a M. Sorge, altri a M. Romieu. “Ma il suo libro, dice M. d'Alembert, è scritto in una maniera così oscura, che ci è impossibile il recarne alcun giudizio; e ben si sa averne in tal guisa altresì giudicato Letterati di gran nome.” Tali furono il Rousseau, che dandone un estratto nel suo Dizionariosembra tuttavia preferir le idee di Tartini a quelle di Rameau; tali il Scheibe, il Forkel tra i tedeschi, l'Eximeno, il Bettinelli e più altri. M. Serre di Ginevra nel 2º cap. delle sueOsservazioni su i principj dell'armoniafece delle oggezioni al sistema del Tartini, a cui oppose egli:Risposta di G. Tartini alla critica del di lui trattato di musica di M. Serre, Venezia 1767, in 8º. E cercando di evitare i difetti oppostigli da M. Serre, diè al pubblico:Dissertazione de' principj dell'armonia musicale, contenuta nel diatonico genere, Padova 1767, in 4º. M. Mercadier nel Discorso preliminare al suoNouveau système de musiquefa la confutazione dell'algebra posta in uso dal Tartini nel suo sistema: finalmente il dottissimo Eximeno impiega un capitolo della sua opera per confutare i raziocinj di fisica e di metafisica, i calcoli e le singolari dimostrazioni geometriche della sua teoria. “Tartini non avendo avuto, egli dice, che un lume superficiale di matematica e di filosofia, si abusò dei vocaboli di queste scienze per iscrivere unTrattato dell'armonia, che niuno ha potuto finora intendere, e credo che neppur l'A. intendesse se stesso. Se altri più avveduti filosofi hanno vaneggiato, ognun può figurarsi, qual caos d'illusioni si formi il Sig. Tartini. Comincia a vedersi qualche lume allorchè fa egli utilissime riflessioni circa l'accompagnamento, ed altre materie di pratica, dalle quali si scorge, che il Tartini avrebbe potuto illustrar la teorica, come illustrò la pratica, se la matematica e la fisica non avessero sconcertata la sua fantasia.” (l. 1 c. 4). L'illusione del suo spirito giunse al segno di credere che avesse nel suo sistemala prova dell'uno e trino, com'egli stesso lo affermò all'ab. Bettinelli (V. Risorgiment. c. 4). Egli conservò sino alla morte questeidee metafisico-teologiche, e lasciò morendo al P. Colombo la cura di pubblicare un suoTrattato sulla teoria del suono, ove essendosi trovate siffatte chimere, fu stimato miglior consiglio il non darlo a luce. Maggior profitto può trarsi dagli altri libri, che ci restan di lui, in riguardo alla pratica del suono. Nel t. V dell'Europa letteraria 1770, è stata inserita una suaLettera alla Sig. Maddalena Lombardini(mad. Sirmen),inserviente ad una importante lezione per i suonatori di violino. M. Fayolle ne ha dato l'originale in francese nel 1810. In fronte alle sue nove opere si trova impressa altresìl'arte dell'arco, di cui ne ha data una nuova edizione M. Cartier nel 1812. L'ab. Fanzago parla di un manoscritto che ha per titolo:Lezioni sopra i varj generi di appoggiature, di trilli, tremoli, e mordenti ec.Mr Denis ne ha pubblicata una traduzione in francese. Per la musica vocale non conosciamo altro di Tartini, che ilMiserereeseguito il mercordì santo del 1768 nella cappella Sistina in Roma dinanzi il papa Clemente XIII, che il barone Ag. Forno palermitano, il quale era presente, dice nel suo elogio di Tartini, che questa composizione merita il primo luogo tra tutte quelle dell'autore. Tartini morì in Padova tra le braccia del suo favorito allievo Nardini, a dì 16 Febbraio 1770. Il carattere morale di questo grand'uomo merita somma lode. Egli usò sempre la moderazione di Socrate verso la moglie, che era a suo riguardo una vera Santippe, riottosa e caparbia. Sosteneva molte indigenti famiglie, e molti orfani a sue spese: dava anche delle lezioni gratuite a quegli, che volevano imparar la musica, e non avevano i mezzi onde pagare i maestri. Il posto ch'egli occupò per trent'anni non gli valeva che 400 ducati, e non era obbligatoa sonare che nelle grandi festività. Non lasciava tuttavia passar settimana in cui non sonasse più volte. Giulio Meneghini suo succesore dispose in suo onore la funebre pompa che celebrossi nella chiesa de' Serviti. L'ab. Fanzago profferì il suo elogio, e la cappella di S. Antonio eseguì unRequiemcomposto dal P. Vallotti. Il conte Algarotti attesta, che il Tartini prima di comporre era uso leggere un qualche sonetto del Petrarca, cui somigliava moltissimo nella delicatezza del sentimento, affinchè avesse un oggetto determinato a dipignere; e non perdesse mai di vista il motivo, o soggetto. Così in fatti nelle sue sonate la più gran varietà vien sempre sposata alla più perfetta unità.

Tausher(J. G.), morto verso il 1787, si crede esser l'autore di unSaggio d'istruzione sulla disposizione de' registri dell'organo, e la maniera di perfezionare in generale questi instromenti, Waldenburgo 1775. Vi si trova in fine una relazione di un soffietto, nuovamente inventato dai fratelli Wagner, costruttori di organi, e di cui si è fatto uso nella costruzione dell'organo di Hohenstein.

Taylor(John Brook), cel. matematico inglese, e secretario della Società reale di Londra, fu il primo che nella sua opera,Methodus incrementorum directa et inversa(Londra 1715), giunse a dimostrare con esattezza e con rigore geometrico il problema su le vibrazioni delle corde sonore, e sottomettere al calcolo il moto delle corde oscillanti. Taylor morì in Londra nel 1731.

Tedeschi(Giov.), dettoAmadori, e più conosciuto sotto questo nome, fu uno de' più gran cantanti della cel. scuola di Bernacchi. Dopo aver figurato moltissimo ne' più rinomati teatri dell'Italia e dellaGermania, prese in Napoli nell'anno 1773 l'impresa del R. teatro di S. Carlo. Conoscitore ch'egli era della buona musica, e fissar volendo la volubilità del gusto napoletano, indusse Jommelli a scrivere per quel teatro l'Armida, e un pò dopo ilDemofoonte. Amadori avendo per se tratto gran profitto dall'ottima riuscita della musica di questi due drammi, andò in Roma, dove era ito a scriver Jommelli, non avendolo potuto persuadere per lettere, che gli componesse un terzo, che fu l'Ifigenia, e gli offerse doppia ricognizione. Ma per una fatalità incredibile essendo in teatro caduta questa musica, Jommelli restituì generosamente all'impresario Amadori i scudi seicento, prezzo convenuto dell'Ifigenia, col dire, che avendo sbagliata l'opera, doveva aver riguardo al di lui interesse nel metterne un'altra; atto magnanimo e virtuoso, dice il Mattei, che vale per la sua gloria più assai di cento opere ben incontrate. Tedeschi viveva ancora nel 1775.

Telefanedi Samo, celebre maestro di canto e suonator di flauto fu amicissimo dell'oratore Demostene. Narra costui che dovendo per incarico della sua tribù mandare al concorso del premio ne' pubblici giuochi i giovani più abili nel canto, stava per esser tradito dalla trascuratezza diMidia, che loro aveva dato per maestro. Pochi giorni prima del concorso avvisato dell'inganno, Demostene licenziatoMidiadalla scuola, scongiurò l'amico Telefane a fare in modo, che sotto la sua cura supplissero in que' giorni le lezioni, che i ragazzi avevano perdute fino a quell'ora, acciocchè non facessero disonore alla sua tribù. La maestria di Telefane fu tale, che li dispose con sugose lezioni di armonìa; ed i ragazzi e Demostene fecero bella figura. ViaggiandoPausania per la Grecia trovò un magnifico mausoleo innalzato con una eccellente iscrizione in Megara da Cleopatra sorella del grande Alessandro alla memoria di questo cel. suonatore. Plutarco riferisce, che egli non solo non faceva uso d'imboccatura nel suonare il flauto, ma che cercava di persuadere eziandio i costruttori a non metterne nei loro strumenti. Fu per questa ragione ch'egli non volle entrar mai in lizza ne' giuochi pitici (V. Requeno t. 1).

Telemann(Giorgio Filippo), nato a Magdeburgo fu uno de' più fecondi compositori. Hendel diceva di lui, che scriveva un pezzo di musica a otto parti colla stessa facilità con cui un altro scriverebbe una lettera. Egli mostrò principalmente nella musica di chiesa uno straordinario talento: ma avea più scienza, che gusto, e le sue opere per teatro sono del tutto obliate. Morì in Hamburgo nel 1767. Egli fu membro della Società musicale di Mitzler, che gli diè un vasto campo a far delle ricerche sulla teoria. Abbiamo di lui: 1.Descrizione dell'organo di Castelli; 2.Istruzione sul trasporto; 3.Sistema de' suoni, e degli intervalli, con ispiegazioni, Hambourg 1767.

Telemann(Michele), nipote del precedente nato nel 1748 fu precettore nella scuola musicale della cattedrale di Riga. Degno del suo avo non fu men di lui profondo teorico. Nel 1773 diè egli al pubblicoUnterrichtossiaElementi del basso continuo. Nel 1785 fece stampare a Lipsia un'altra opera in fol. col titolo diMemorie sulla musica di chiesa, in tedesco. Vi si trovano delleMessea gran cori, eSanctusdi sua composizione.


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