Telestedi Selinunte in Sicilia, cel. musico e poeta lirico nel quinto secolo prima dell'eracristiana. Ateneo (l. 14) fa di lui menzione, e reca un frammento di un suo Poemasull'avventura di Pallade, che sonando la tibia si avvide in un fonte, che il suo volto divenivane sconcio, e la gittò via. E poco appresso adduce ancora un passo del di luiImeneo Ditirambicodove ei favella di uno istromento musico di cinque corde, chiamatoMagade.
Tempelhof(Giorgio-Feder.), dopo il 1786 precettore del R. principe di Prussia per le matematiche, pubblicò a BerlinoRiflessioni sul temperamento di Kirnberger, con una Istruzione per accordare di una facil maniera gli organi, i cembali e li forte-piano, 1775.
Teofrasto, nativo di Eresia città di Lesbo, filosofo greco. Platone fu il primo suo precettore, dalla cui scuola passò a quella di Aristotile. Costui invaghito della facilità del suo spirito, e della leggiadria della sua elocuzione, cambiò il suo primo nome di Tirtamo in quello di Eufrasto, chebuon parlatoresignifica, e un tal nome non rispondendo abbastanza all'alta stima, ch'egli concepito avea della bellezza del suo ingegno, e del suo dire, lo chiamòTeofrasto, cioè unuomo di lingua divina. Aristotile, obbligato a sortire d'Atene, lasciò la sua scuola, l'anno 322 prima di G. C. a Teofrasto. Il di lui nome divenne così celebre in tutta la Grecia, ch'egli giunse ad aver nel suo liceo oltre a due mila scolari: ebbe la stima e la familiarità di più Sovrani: Cassandro re di Macedonia fu suo amico, e Tolomeo figlio di Lago primo re dell'Egitto trattenne sempre seco uno stretto commercio. Teofrasto morì carico d'anni e di fatiche, non cessando di studiare se non cessando di vivere. Tra le molte sue opere dalla voracità del tempo rapiteci, eravi quella dell'Origine della Musica, in tre libri ch'egli avea scritto da metafisico piuttosto che da pratico. L'enciclopedistaPlutarco, che l'aveva letta, ci diede nelSimposiacol'argomento della medesima, dicendo, che questo filosofo riconobbe tre differenti origini del canto: 1. il dolore, da cui derivarono i canti lugubri; 2. il piacere o la gioja, dalla quale ebbero origine le allegre cantilene co' balli; 3. l'estro divino, da cui furono prodotti i canti eroici e profetici; aggiungendo, che per perfezionare queste tre specie di canti, altro principio che l'istinto del cuore e dello spirito non dovesse mai consultarsi. Secondo Laerzio scrisse ancora Teofrasto unTrattato storico de' Musici, ed un altro degliArmonici.
Teofrastodi Pieria, cel. musico dell'antica Grecia fiorì cinque secoli innanzi G. C. Nicomaco afferma ch'egli aggiunse la nona corda alla lira di Mercurio verso la parte grave (Manual. mus. lib. 2).
Teonedi Smirna, filosofo platonico, e celebre matematico nel secondo secolo dell'era cristiana, scrisse a lungo della musica nel suoCompendio della dottrina matematica di Platone, ed un altro libro abbiamo di lui intitolatoDella Musica, nel quale rapporta le proporzioni de' musicali intervalli secondo la dottrina di Laso ermionese, e d'Ippaso di Metaponto, e disapprova la divisione del tuono data da Aristosseno.
Terpandro, nativo di Lesbo, poeta musico, guadagnò più d'una volta il premio d'onore nei giuochi pubblici della Grecia (V. Euclid. Introd. music.): maggior onore recarongli però le sue scoperte. Da lui fu aggiunto un quarto tetracordo nella cetra, chiamandolodiezeugmenon, che prima tre soli ne avea, due congiunti ed uno disgiunto. Narra Plutarco, che per tal novità fu chiamato a Lacedemone, dove egli dimorava, in giudizio dagli Efori. Terpandro, armato della sua lira,comparve dinnanzi al popolo, e disse primieramente in sua difesa, che la musica non fu solo inventata per istruire, ma eziandio per dilettare, che non consistendo il criterio de' piaceri nel senso o nell'immaginazione di un sol uomo, ma della moltitudine, a questa egli appellavasi; e mettendo mano alla lira fece delle sonate così nuove e piacevoli, che fu assoluto dal popolo, e da' giudici; ed applaudita la novità da lui introdotta nella lira. Compose egli altresì per differenti strumenti alcune arie, che serviron poi di modello: fissò con note il canto, che dar si doveva alle poesie d'Omero: introdusse nuovi ritmi nella poesia, e coll'adattarvi l'azione diede spirito agli inni ne' musicali conflitti (Polluc. lib. 4, Plutar. de mus.) In Lacedemone era chiamato per eccellenza ilcantore di Lesboe gli altri Greci conservaron per lui la stima profonda con cui eran usi onorare i talenti, che contribuivano ai loro piaceri. Terpandro fiorì sette secoli innanzi G. C.
Terradeglias(Domenico) nacque a Barcellona sui principj dello scorso sec. e venne in Napoli a studiar la musica sotto il cel. Durante nel Conservatorio di Sant'Onofrio. Mercè i suoi talenti e l'assiduità allo studio pervenne al rango di uno de' migliori compositori del sec. 18, principalmente pel teatro. Nel suo stile, egli più che altri si avvicina a quello di Majo e del Sassone, ma vi unisce più fuoco e più brio. All'epoca della sua maggiore celebrità, circa 1746, i cantanti amaramente lagnavansi delle difficoltà delle sue opere, il che certo non avverrebbe oggigiorno.Rousseaunella sua lettera sulla musica francese rapporta che Terradeglias parlandogli una volta di alcuni Mottetti da lui composti, dove aveva messo de' cori con gran maestria faticati arrossiva di avernefatti così belli scusandosi sulla sua giovinezza,altre volte, egli diceva,io amava a far del fracasso, cerco adesso di far della musica. Nel Dizionario di musica dice che il Genio guidò questo compositore, nel santuario del buon gusto, e dell'espressione. Un giorno Terradeglias trovandosi in Francia, venne al teatro ove si eseguiva la musica di una grand'opera francese. Al sentir le grida e gli urli, che allora ne formavano l'essenza, e vedendo gli applausi con i quali accoglievansi quelle svenevolezze,i francesi, sclamò egli,hanno le orecchie di corno. Terradeglias si stabilì finalmente in Roma come maestro di cappella di S. Giacomo de' Spagnuoli, e morì quivi nel 1751.
Terza(Giuseppe) nel 1805 pubblicò in Napoli,Nuovo sistema del suono, in 8º, con un rame di esempj. Egli è una specie di Prospetto di un'opera più lunga, che l'autore si propone di pubblicare sull'arte del maestro di musica. Prima d'ogn'altra cosa vi esamina egli le idee di Aristotile, di Descartes, di Newton e d'altri sull'origine del suono, e sviluppa a questo proposito delle estese conoscenze, che prevengono in favore dell'opera ch'egli annunzia.
Tesi(Vittoria), nata in Firenze, fu una delle prime cantatrici dell'Italia nel secolo 18. Francesco Redi maestro di cappella fiorentino le diè le prime lezioni di canto. Ella portossi quindi a Bologna, e vi proseguì i suoi studj sotto la direzion di Campeggi, e frequentò insieme la celebre scuola del Bernacchi; applicandosi con zelo allo studio dell'arte di cantare, il suo gusto naturale la portò sulle scene. Nel 1719 cantò sul teatro di Dresda, e nel 1725 su quello di Napoli: nel 1749 cantò la parte di Didone, dramma del Metastasio messo in musica dal gran Jommelli, nel teatro di Vienna; e tuttoche la Tesi sorpassasse allora i cinquant'anni di sua età, piacque più che prima la sua esecuzione. Lo stesso Metastasio scrivendo quell'anno alla principessa di Belmonte,andò in iscena la mia Didone, egli dice,ornata di una musica che giustamente ha sorpresa, ed incantata la corte. La Tesi è ringiovanita di venti anni.Essa stabilitasi in Vienna lasciò il teatro, ed impiegò i suoi ultimi anni nel formare delle giovani cantanti, ed attrici, tra le quali si distinsero laTeuber, e lade Amicis. Burney ne' suoiViaggit. 2 p. 236 racconta, che in Vienna ella ricusò generosamente la mano di un conte, per riguardo alla sua famiglia, e sposò un giovane di bassa lega. Il re di Danimarca onorolla nel 1769, della croce dell'ordine della fedeltà e della costanza. Morì ella a Vienna in età di più di 80 anni verso il 1775. Aveva la voce molto estesa, e cantava con uguale facilità sì nell'alto, che nel basso: il genere serio e 'l grazioso le eran familiari ugualmente.
Tessarini(Carlo) da Rimini, godè in Italia di gran rinomanza come compositore, e come violinista, fu per molti anni maestro di concerto e primo violino della cattedrale di Urbino: nel 1762 portossi a Amsterdam, dove la sua musica strumentale ebbe un grandissimo incontro per il gusto moderno, con cui era scritta, e molta ve ne ha quivi impressa, come anche ad Urbino e in Parigi. Pubblicò altresì in Amsterdam:Nuovo metodo di apprender per teorica, in un mese di tempo, a suonar di violino, diviso in tre classi, con lezioni a 2 violini, 1762.
Testori(Carlo Giovanni), maestro di musica e professore di violino in Vercelli, è autore di un'opera quivi pubblicata col titolo:La Musica ragionata, espressa famigliarmente in dodici passeggiate adialogo, in 4º, 1767, con 22 carte di rami. L'autore dice, che avendo avuto due maestri di composizione, non ebbe dall'un di essi che sei lezioni, dall'altro nove, e tutti e duesi fa così si dee far così, e o le loro ragioni, egli soggiunge, non furono abbastanza per me, od io non bastava per loro, e così lasciando la cosa a suo luogo, non ne feci altra. Si mise egli a leggere varj libri, che trattavan di musica, massime per comporre, e benchè il titolo promettesse assai inoltrandosi nel leggerli vi trovò un numero infinito di regole senza vedere un principio d'onde derivassero. Leggendo attentamente queste regole trovonne molte tra di loro contradicenti. Formossi egli dunque da se stesso un metodo, dedotto da alcuni principj, che ben meditando sull'arte dispose gradatamente in buon ordine, e procurossi così il vantaggio di capire il buono, e scartare il cattivo negli scritti altrui. Incontratosi poi nelTrattato dell'Armonia di M. Rameau, dice egli di averlo non solo inteso bene dalla prima lettura, ma di averne eziandio capito lo spirito, per avere egli già battuta la medesima strada. Chechè sia di ciò, l'A. nella sua opera ha saputo farne buon uso, non adottando del Rameau che alcuni buoni principj di pratica: non ha saviamente fatto uso di calcoli aritmetici, che non son punto necessarj al fine ch'egli si propone; ed ha solo sparso il suo libro di esempj chiari, e di semplici dimostrazioni affine di formare in brieve tempo, e senza molta fatica de' ragionevoli compositori di musica. Quel che reca alcun fastidio ai suoi leggitori si è la prolissità e la bassezza del suo stile, onde dommi a credere che questa sia stata la ragione del poco spaccio del suo libro. Nell'avvertimento al lettore egli prometteva di dar fuori pure un altroTrattatodella misura, e dello scrivere sotto le parole coll'adattamento al senso di esse. Non sappiamo però ch'egli ciò avesse messo in effetto.
Tevo(Zaccaria), francescano di Venezia e professore di musica, pubblicò quivi nel 1706 un'eccellente opera intitolata:Musico testore, in 4º, ove trovansi molte profonde riflessioni sulla teoria, e sulla pratica della musica. Chiama eglitestoreil musico che vuol formarea texendo, perchè insegna la maniera ditesserun pezzo di musica di qualunque genere egli sia. Egli sostiene il sentimento di coloro, che non niegano agli antichi la cognizione del contrappunto, o dell'armonia simultanea, sentimento il più abbracciato oggigiorno. L'opera di Tevo è stata lodata da' più dotti scrittori di musica, particolarmente italiani, e francesi.
Thiemé(Federico) musico tedesco, che ha passato in Francia la più gran parte di sua vita, e dove si sono impresse molte sue composizioni musicali. Egli pubblicò in oltre nel 1801 a Parigi,Nouvelle théorie du mouvement des airs, contenant le projet d'un nouveau chronomètre. Quest'opera non sorpassa la mediocrità.
Tiedemannprofessore di lingue dotte a Cassel, nel 1779 scrisse delleOsservazioni sulla Musica di Pitagora, che Forkel ha inserite nel t. 3 della sua biblioteca di musica.
Tigrini(Orazio), canonico di Arezzo, pubblicò in Venezia nel 1588Compendio della musica, nel quale si tratta dell'arte del contrappunto, diviso in 4 Libriin 4º. La seconda edizione è del 1602.
Timoteo, poeta musico di Mileto, fornito di un singolar talento dalla naturavenne a darne in Atene i suoi primi saggi: ma sonato avendo dinanzi al popolo, gli Ateniesi lo fischiarono. Scoraggiato da questo primo incontro, pensava di rinunziare alla musica per la quale credeva già di non avere disposizione alcuna, quando Euripide, più perspicace della moltitudine talmente lo consolò e fecegli animo, che obbliar gli fece la sua disgrazia. Egli diessi di poi interamente a coltivar la sua arte, e giunse col suo genio a fare una rivoluzione nella musica de' Greci. Ad imitazion di Terpandro aggiunse quattro nuove corde alla lira, e trasse dal nuovo istromento un'armonia sì penetrante, sì dolce, che il Senato di Sparta, riguardando siffatta innovazione come pericolosa a' costumi condannò con un rigoroso decreto conservatoci daBoezioi nuovi progressi dell'arte, e l'artista insieme. (V. l'artic.Cleaver,nel 2º tom.). Si pensava già al riferir diAteneo, di tagliar quelle nuove corde secondo il decreto, quando si accorse Timoteo di una statua di Apollo, la di cui lira aveva l'ugual numero di corde della sua: mostrolla ai giudici, ed ei fu assoluto. Proseguì a perfezionare allora l'antica musica, e vien riguardato qual inventore del genere cromatico, e di un canto più scientifico e più variato. La sua riputazione tirò alla sua scuola un'infinità di scolari. Egli esiggeva doppia paga da quegli, che venivano per imparar da lui a suonar di flauto, o la lira, dopo avere avuto un altro maestro: e davane per ragione, che un abil maestro, succedendo a de' precettori semidotti, ha doppiamente ad affaticarsi, con fare obbliare al discepolo quel che aveva appreso male, e con nuovamente istruirlo. Egli morì in età di 90 anni cinque secoli innanzi G. C. Si sa la bella ode diDryden, nella quale il poeta celebra con entusiasmo i sublimi talentidi Timoteo, e M.Delillenel suo poema del'Imagination chant V, se non che ambidue lo han confuso con un altro Timoteo posteriore a costui.
Timoteodi Tebe, cel. musico e suonatore di flauto nella corte del grande Alessandro, fiorì alcun tempo dopo del precedente. Chiamato alle nozze di Alessandro con Rossane, Timoteo ne fece l'apertura accompagnando con la tibia un inno ad Apollo (V. Plutarc. de nupt. Alex.), e talmente fecesi ammirare da quel conquistatore, che volle presso di se ritenerlo per sempre. Egli aveva il talento di eccitare, o di calmare in questo principe il suo umore guerriero. Se gli attribuiscono deilibri sulla musica, che non sono giunti sino a noi.
Tinctor, oTeincturier(Giovanni), di Nivelles nel Brabante, fu dapprima cappellano e musico del re di Sicilia, come nelle sue opere si chiama egli stesso, e quindi nella sua patria canonico e dottore in dritto. Fu egli che fondò in Napoli, mentre era in corte del re Ferdinando, insieme con Gaffurio e Garnerio, quella cel. scuola di musica, che fu in quel tempo sommamente utile ai progressi dell'arte in Italia. A quest'oggetto egli scrisse più opere sulla teoria e la pratica della musica in latino idioma, assai puro per quel secolo: a lui si deve il primoDizionario di musicacol titolo diTerminorum musicæ definitorium, e quest'opera è altresì il primo trattato dell'arte, che siasi onorato colle stampe di Napoli, e da lui dedicato a Beatrice di Aragona figlia di Ferdinando verso il 1478. Forkel l'ha fatto ristampare nella suaLetteratura generale della musicaa Lipsia 1792. Questo dizionario, dove sono spiegati i termini dell'arte in uso ne' secoli di mezzo, è di un'estrema importanza per la sua storia: pare che i più accurati bibliografi in musica,come Sammler, Doni, Zarlino, Bottrigari non ne abbiano avuto notizia: e sino al P. Martini, Burney e Forkel se n'era quasi del tutto perduta la memoria. Le altre opere di questo dotto autore del secolo 15 sono rimaste manoscritte.
Tissot(Samuele-Augusto), cel. dottore in medicina, in molte delle sue opere parla degli effetti della musica sul corpo dell'uomo, e divide la musica medicinale inincitativa, ecalmante. (V. Lichtenthal p. 57, e 79). Merita altresì che si legga un suo piccol libro intitolato:Essai sur la mue de la voix.
Titon du Tillet(Evrard), morto in Parigi nel 1762. Egli conservò sino alla fine de' suoi giorni un vivo gusto per le belle lettere: nel suoParnasse français, Paris 1732 in fol. si trovano molte osservazioni sulla poesia e sulla musica, e le notizie necrologiche de' musici francesi. I supplementi ch'egli pubblicò in un altro volume in fol. giungono sino al 1760, e contengono la storia de' musici in quest'intervallo defunti. Il suo stile è negletto, e monotono.
Toderini(l'ab. Giambattista), precettore dei figlio dell'ambasciadore di Venezia a Costantinopoli, ove dimorò per sei anni, è autore di un'opera in 3 vol. intitolata:Letteratura turchesca, Venezia 1787. Nel primo tomo egli trattadella Musica de' Turchi, e mostra esser falso contro l'asserzione di Dunbar, e Niebuhr inglesi che i turchi di distinzione disdegnino di apprender la musica: essi evitano soltanto di farsi sentire in pubblico. I turchi, egli dice, hanno preso dai Persiani la loro musica; il Sultano mantiene un numeroso coro di musici, i quali fanno sentirsi in occasione di solennità. Al serraglio vi ha una musica da camera, che il Sultano fa eseguire piùvolte per settimana: vi fa alle volte introdurre eziandio i più distinti musici della città Greci, Armeni, Giudei o Turchi. Toderini dà alla fine di questo volume un saggio della musica turchesca. La sua opera è stata tradotta in tedesco dal professoreHausleutnera Stuttgard, ed in francese dall'ab.de Cournanda Parigi.
Toepfer(Carlo), precettore nel ginnasio d'Eisenach, è autore di un'opera in tedesco che ha per titolo:Elementi per imparare la musica, e principalmente il cembalo, con una introduzione critica, Breslavia 1773 in 4º.
Tolemaidedi Cirene, donna seguace della filosofia di Pitagora, secondo l'uso di questa scuola coltivò anche la musica. Porfirio ne' Comenti sugli armonici di Tolomeo, cita alcuni di lei scritti sulla musica (V. Fabric. Bibl. Gr. t. 2).
Tolomeo(Claudio), cel. matematico di Alessandria nell'Egitto fiorì verso l'anno 130 dell'era cristiana. Egli coltivò la musica, che presso gli antichi sappiamo aver fatta parte delle mattematiche, e de' studj de' filosofi. Abbiamo di luiTre libri degli Armonici, sopra i quali vi fece Porfirio de' lunghi Comenti. Il D. Wallis li ha tradotti in latino, e col testo greco promesso dal Meibomio pubblicolli a Oxford, dapprima in 4º, nel 1682, e quindi nel 1699 in fol. con una sua appendice:De veterum Harmonica ad hodiernam comparata.Il dottissimo ab. Requeno dopo un profondo esame della dottrina di Tolomeo e de' suoi Comentatori, “I moderni credono, egli dice, che la musica debba più a Tolomeo che a nessun altro de' Greci; ma dall'esame de' greci armonici, e da' miei sperimenti sul greco sistema si conchiude, che nessun altro rovinò tanto l'antico sistema, nè autorizzò col calcolo armonico tanti errori su gli intervalliconsoni, quanto Tolomeo. Egli era uomo molto erudito ed accreditato nel calcolo, ed un grande ingegno. Il suo eccellente ingegno lo avrebbe condotto a fare delle dimostrazioni verissime intorno agli intervalli delle sei consonanze, se il fondamento della misura del tuono, con cui le computò, fosse stato vero, anch'esso: ma le fece falsissime per l'insussistenza del principio, da cui fu guidato. Il credito non di manco del suo sapere autorizzò questi computi a tal segno, che Boezio suo seguace giunse fino a sistemare i suoi errori, e a dimostrarli col metodo geometrico in diversi teoremi. Il dotto Zarlino gli copiò e li difese, e Rousseau li trascrisse dal Zarlino:I commentarj di Porfiriosono degni dell'autore dell'Isagoge de' cinque predicabili, celebrati tanto da' nostri scolastici.Porfiriomuove disputa contro Tolomeo per avere definito il suono per quantità, essendo, dice egli, una qualità. Lo riprende inoltre per aver egli confuso il suono con la voce; e fuori di qualche erudizione, che allora poco si valutava, e adesso si stima molto, Porfirio ed i suoi commentarj su Tolomeo sono poco pregevoli.” (Saggi ec. t. 1). Veggasi ancora la confutazione della dottrina di Tolomeo che ne ha fatta questo dotto critico nel t. 2 de' suoiSaggi pratici, part. 2, c. 3. NelleMemoriedi Gruberper la letteratura della musicatrovansi eziandio delle ricerche critiche molto interessanti sui libri armonici di Tolomeo. “In molti punti, dice l'ab. Andres, Tolomeo si rende inintelligibile, e passa in altri da' ragionamenti e dimostrazioni in sogni e delirj” (Dell'Acustica c. 8). Reca quindi meraviglia come l'inglese Burney lo chiami il più dotto, più preciso, e più filosofico scrittore in questa materia (History of musicc. V).
Tomeoni(Florido), natoin Lucca, ma stabilito attualmente in Parigi da più di venti anni, come compositore e professore di musica, nel 1799 pubblicò quivi:Teoria della musica vocale con osservazioni sulla pronunzia delle due lingue italiana e francese, in 8º. Quest'opera contiene delle giudiziose riflessioni sulle due scuole di musica dell'Italia, e della Francia; vi si veggono le ragioni della superiorità degli Italiani nell'arte musicale, ed i mezzi di giungere alla perfezione, che eglino hanno acquistata nell'esecuzione.
Tonelli(Antonio), nato a Carpi nello stato di Modena, studiò in Bologna la musica, ove fecesi un nome celebre pe' suoi talenti. Nominato all'impiego di maestro di canto nel collegio di Parma, ottenne per la sua virtù la protezione del duca. Dopo un soggiorno di 15 anni in quella città, per la stranezza del suo pensare, partì subitamente senza danaro, senz'equipaggio, con un solo abito nero, e 'l suo violino, che eccellentemente sonava: portossi in Danimarca, e vi restò per tre anni. Nel 1720 tornò in Italia come ne era sortito, sfornito di tutto, e ricusò lungo tempo i beneficj de' principi, che offrivangli a gara ottimi stabilimenti, ma egli non volle fissarsi mai in verun luogo. Non fu che nel 1760, che si stabilì finalmente nella patria in qualità di maestro di cappella della cattedrale di Carpi, ove morì li 26 dicembre del 1765, dopo aver dichiarati suoi eredi i poveri incurabili di Faenza. Egli lasciò manoscritto unTrattato della musica. Coltivava altresì la poesia, e si hanno di lui alcuni eccellenti pezzi satirici, sparsi in diverse raccolte.
Toscanello(Orazio), uno di quegli eruditi cinquecentisti italiani, che tentarono di ristabilire l'antico genere enarmonico de' Greci, ma ponendo perbase le corde diatoniche, e cromatiche de' moderni, e facendone lo sperimento sul nostro clavicembalo, presero moltissimi abbagli. Orazio pubblicò la suaArte metricain Venezia nel 1567. “Su tali principj o su tali supposizioni lascio alla considerazione degl'intelligenti armonici qual conto debba farsi delle loro dotte dicerie, e de' loro tomi in foglio sopra il cromatico o enarmonico de' Greci. Non sono però affatto indegni que' soggetti di stima, mentre, cercando essi l'antica musica, avanzaronsi nella moderna, e rischiararon con la loro pratica varie corde dubbiose della nostra armonia.” Questo si è il savio giudizio che reca di tali opere ilRequeno t. 2, p. 125.
Tosi(Pierfrancesco), socio dell'accademia filarmonica di Bologna, si rese illustre sui principj dello scorso secolo per la sua eccellente maniera di cantare, e come compositore e scrittore eziandio. Fu applaudito ne' più gran teatri d'Italia, e d'oltramonti. Quanz il conobbe a Londra nel 1724, benchè in un'età molto avanzata: ma stimato ancora pel suo raro merito. Lasciò quindi il teatro, e consacrossi a formar degli allievi nel canto. La sua opera pubblicata in Bologna, col titolo diOpinioni de' cantori antichi e moderni, o sieno Osservazioni sopra il canto figurato, 1723, è molto pregiata non solo in Italia, ma altresì in Germania ed in Francia (V. Enciclop. metod. art. Aria). Agricola nel 1757 la tradusse in tedesco, con aggiungervi delle interessanti note.
Traetta(Tommaso), uno de' più celebri scolari di Durante, e de' migliori compositori pel teatro nello scorso secolo, nacque a Napoli nel 1738. In età di anni 21, sortì dal conservatorio della Pietà, e due anni dopo scrisse ilFarnaceper il gran teatro di S. Carlo, di cui fu così brillante il successo, che gli si fecero comporre altre sei opere di seguito sì serie che buffe. In Roma scrisse l'Ezio: e tutti i gran teatri dell'Italia facevano a gara per averlo. Dopo averli tutti percorsi, si attaccò egli al servigio della corte di Parma: fu richiesto in Vienna, e vi scrisse due grandi opere con cori e balli, l'Ifigenìae l'Armida. Il successo ne fu prodigioso. Dopo la morte dell'infante D. Filippo, Traetta portossi in Venezia, ove se gli affidò il conservatorio dell'Ospidaletto, ma non vi si trattenne lungo tempo. Due anni dopo l'Imperatrice Caterina II lo chiamò a Pietroburgo per succedere a Galuppi, e nei sette anni del suo soggiorno nella Russia vi scrisse sette opere, e molte cantate. Dopo la prima rappresentazione della suaDidonedicesi che l'imperatrice mandogli in dono una scatola d'oro col di lei ritratto, e dentro un biglietto scritto di sua mano, in cui gli diceva, cheDidone morendo avevagli fatto quel legato. L'Inghilterra volle anche averlo, ma provò quel clima assai nocivo alla sua salute, e dopo un anno tornò in Italia per guarirsi. Il male tuttavia fu incurabile, ed egli venne a morire in Napoli nel 1779, compiti appena i 40 anni dell'età sua. Traetta musico profondo e melanconico, riesce soprattutto eccellente negli effetti pittoreschi, e patetici dell'armonia. Le migliori sue opere passar possono per altrettanti modelli di musicale poetica, e come esemplari di correzione e di grazia. “Bisognerebbe, dice l'elegante Arteaga, aver approdato or ora da qualche Isola boreale scoperta dal celebre viaggiatore Cook per ignorar i talenti, e la scienza del sempre bello, e qualche volta sublime Traetta.” (Rivol. t. 2). M. Ginguené rapporta il seguente aneddoto,all'art.crierdell'Enciclop. metodica. Nella Sofonisba di Traetta, questa Regina framettendosi tra 'l suo sposo, e l'amante,Ah! barbari che fate?dice loro:Se di sangue dissetarvi bramate — Ferite, uccidetemi, ecco il mio seno, e come eglino sono ostinati a partire per battersi, ella esclama:Dove andate? Ah! no.A quell'Ah!vien interrotta la musica. Il compositore, vedendo che quì gli era d'uopo esimersi dalla regola generale, e non sapendo come esprimere il grado della voce, che dar doveva l'attrice, mise sulla notasol, tra due parentesi: (Un urlo francese). Traetta intendeva molto bene, che urlofranceseera il più acuto grido che formar possa la voce dell'uomo.
Trasillo, greco scrittore di musica, filosofo platonico, e matematico, familiare dell'Imperatore Tiberio, vien citato con elogio come dotto musico da Plutarco, da Nicomaco, da Teone di Smirna e da Porfirio; il quale ne' suoiComenti sugli armonici di Tolomeofa menzione di un suoTrattato dell'Eptacordo. Svetonio rapporta, che Trasillo come matematico fu in Roma molto onorato da Tiberio, sino a dargli alloggio nel palazzo. (Vit. Cæsar, in Tiberio n. 14).
Trejer(Padre maestro), valoroso contrappuntista di Firenze e autore di quel curiosissimo canone a quattro, intitolato ilPonte di santa Trinità di Firenze. Sanno i Fiorentini, che su quel bellissimo ponte accorrono li venditori d'ogni genere di frutta e di utensigli, e vi fanno un chiasso del diavolo per tirare ciascuno a se stesso i passeggieri. Questo frastuono di voci e caratteri diversi prese egli facetamente ad imitare con tanta precisione, che a chi l'udiva sembrava proprio di trovarsi in quel luogo, e vi sentiva per sino il romore delle carrozze, non che legrida de' barcaruoli d'Arno, miste a quelle de' venditori. (V. Carpani Haydine lett. 7).
Trento(Vittorio), compositore italiano dei nostri giorni per teatro rinomatissimo, per un gusto tutto nuovo nelle sue produzioni, e per l'originalità e le grazie del suo strumentale, onde a ragion, io credo, che detto ei venga dagl'intendenti l'Haydn e il Mozart dell'Italia. Le sue sinfonie sono pregiatissime per la novità, e brio, e vivacità de' motivi: per lo più vi dà egli principio da unGrave, ove impiegando tutte le ricchezze delle transizioni armoniche, e scorrendo per varj tuoni o modi, interessa non meno il cuor che l'orecchio, comecchè ambi alletti e soddisfaccia. Il suo stile è dignitoso, elegante metodico, e di tale forza a resistere più che ogn'altro all'instabilità del gusto italiano. Nel magazzino di musica delRicordiin Milano trovansi di lui impressiGli assassinjossiaQuanti casi in un giorno,Teresa vedova,le astuzie di Ficchettooltre a più canzonette con accompagnamento di forte piano stampate in Londra, e altrove.
Trichet(Pietro), avvocato di Bordeaux, morto a Parigi nel 1644, di 57 anni. Nella Biblioteca di S. Genovefa si conserva un di luiTrattato manoscritto sugli stromenti di musica.
Triklir(Giovanni) nato a Dijon nel 1750, mostrò sin da' primi anni molta abilità sul violino, e in età di 15 anni portossi a Manheim per perfezionarvisi. Fece quindi tre viaggi in Italia, ove acquistò molti lumi per la sua arte, e nel 1783 di ritorno in Alemagna entrò al servigio dell'Elettor di Sassonia. Egli era allora uno de' più gran virtuosi sul violoncello, e uno de' migliori compositori eziandio su questo istromento. Deesi a lui l'invenzione delmicrocosmo musicale, pel cui mezzo possono mettersi gli stromentida corda al sicuro delle variazioni dell'aria. Terminò egli questa sua scoperta l'anno 1785, con l'ajuto di M. Hennequin a Dresda, e la sottomise allora al giudizio de' Signori Schuster, Babbi, Uhlig e Caselli. Egli è morto verso il 1806.
Tritta(Giacomo), attualmente maestro di contrappunto nel R. Collegio di musica in Napoli, fu allievo del cel. Sala. Nel 1787 scrissela Vergine del Sole, nel quale dramma vi ha un duetto, ed un terzetto di una estrema bellezza. Nel 1788 compose la musica dellaMolinarella. Nel magazzino del Ricordi in Milano vi ha di lui in oltreIl Cartesiano fantastico, e le trame spiritose.
Tromlitz(Giorgio), uno de' primi virtuosi sul flauto nella Germania, e cel. nella costruzione di tali stromenti, benchè la delicatezza della sua salute lo avesse obbligato dopo il 1780 a non più suonarlo. Egli diessi allora all'istruzione di un gran numero di allievi nell'università di Lipsia; e nel 1786 pubblicò quivi unaDissertazione sul flauto e sulla maniera di suonarlo: di cui ve ne ha una seconda edizione del 1790. Nel magazzino di Cramer trovansi di lui impressiConcerti di flauto, che sono assai ricercati.
Trydell(John), musico di Londra, ove nel 1769 diè per le stampe:Two essays on the theory, and practice of music, cioèDue Saggi sulla teoria e la pratica della musica. Il primo contiene gli elementi musicali, e 'l secondo i principj dell'armonia, della composizione e del basso continuo.
Turini(Ferdinando), veneziano, nipote del rinomatoBerton, benchè avesse avuta la disgrazia di divenir cieco nel 1772, nel fiore dell'età, fu non di meno uno de' migliori organisti dell'Italia. Compose molti intermedj e cantate,alle quali lo stesso Sassone non potè ricusare la sua approvazione.
Turki(Daniele) fece i suoi studj nell'università di Lipsia dopo il 1773, e coltivò insieme la musica. Il cel. Hassler gli diè lezioni di cembalo sulla maniera di Emman. Bach. Turki si applicò quindi alla composizione: e dopo il 1781 ha dato molti corsi pubblici di quest'arte nell'università di Halle, dove pubblicò le seguenti opere:Dei principali doveri di un organista, 1787. Scuola di cembalo per i maestri, e per i principianti con note critiche 1789. Introduzione allo studio del basso continuoin 8º; la seconda edizione è del 1800, in Lipsia. Quest'opera è pregiatissima. Vi sono di lui impresse eziandio molte sonate per cembalo assai stimate.
Turn-Taxis(il conte di), direttore generale delle poste italiana e tedesca in Venezia, era il protettore e l'allievo dell'illustre Tartini, col quale mantenne sempre un commercio non interrotto di lettere intorno alla musica, di cui erane distintissimo amatore. Allorchè Rousseau si fè lecito nel suo dizionario di musica di fare alcune osservazioni critiche sul sistema di Tartini, egli ne prese vigorosamente la difesa: e venendo a morte il Tartini lasciò in sua cura tutti i suoi manoscritti. Il dottor Burney, che conobbe questo conte ancor giovane nel 1770 in Venezia, lo annovera tra' migliori allievi del medesimo, comecchè il di lui strumento favorito fosse il cembalo, ed ammirò il numero delle messe, de' mottetti, e degli oratorj da lui composti. (Present state of music in Italy).
Turner(William), dottore in musica a Londra, e compositore al suo tempo pregiatissimo sul gusto italiano, morì nel 1740. Egli è inoltre autore di un'opera intitolata:A philosophical essay on music;cioèSaggio filosofico sulla musica, in 4º, senza data.
Ugolini(l'ab. Biagio), dottore veneziano, a cui si deve l'immensa collezione in 34 vol. in fol. col titoloThesaurus antiquitatum sacrarumetc. Venetiis 1766. Il trentesimo secondo vol. è interamente addetto allaMusica degli Ebrei: vi si trovano in sul principio i 10 capitoli delSchilte Haggiborim, tradotti dall'ebreo in latino, dall'ab. Ugolini, i quali trattano di quasi tutte le parti della musica di questa nazione, e quindi 40 dissertazioni, o estratti dalle più considerevoli opere di diversi autori, come Abicht, Bartoloccio, Bocrisio, Bytemeister, Calmet, Drechsler, Glaser, Hasac, Heumann, Horch, Kircher, Lamy, Mersenne, Hothon, d'Outrein, Pfeiffer, Paschio, Reime, Schacchi, Schudt, Spencer e Van-Til, sullo stesso argomento.
Unger(Federico) di Brunswick, ove fu consigliere di giustizia, inventò ad Einbeck una macchina, che unita a un cembalo nota successivamente tutto quello che si suona su questo istromento. Egli comunicò in una lettera all'accademia di Berlino, di cui era membro, i disegni di questa macchina, e nel 1774 ne pubblicò a Brunswick una descrizione dettagliata. Quest'idea è stata di poi perfezionata daHolfeld, daLenormand, e nel 1810 da Mr. Nabot meccanico in Londra, che più che altri vi è riuscito. (V. Archiv. des découvertes t. 2). Unger morì a Brunswick nel 1781.
Uregna(Pietro d'), monaco spagnuolo, visse nel decimosesto secolo a Vigevano nel Milanese. L'ab. Arteaga dice, che egli merita esser cavato dall'oscurità, ove indebitamente giaceva, poichè fu l'inventoredella settima nota aggiunta alla scala di Guido Aretino; che siffatta scoperta si trova nel compendio del sistema di esso Uregna fatto, e pubblicato in Roma in lingua spagnuola l'anno 1669. Il libro ha per titolo:Arte nueva della musica inventada por S. Gregorio, desconcertada an. 1022 por Guido Aretino, restituida a su primera perfeccion por Fray Pedro de Urena, y reducida a este breve compendio por J. C. in 4º.L'autore del compendio è il cel. M. Caramuele. (Rivol. ec. t. I, p. 202).
Vaccari(Francesco), nato a Modena circa 1772, cominciò a studiar di violino dall'età di cinque anni, e mostrovvi le più grandi disposizioni. Suo padre per farvelo vie più avanzare, gli offriva a suonare a prima vista ogni specie di musica. Di nove anni eseguì in Parma un concerto di violino dinanzi al duca e al conte del Nord:Pugnani, che si era opposto a far suonare in corte un fanciullo, non lasciò, sentendolo, di ammirarne l'esecuzione. Egli passò poi in Firenze a prender lezione del cel.Nardini. Di tredici anni si rese a Mantova, ovePichlpresentogli per saggio un concerto da lui composto, ch'egli eseguì perfettamente a primo colpo d'occhio. Dopo aver viaggiato per quasi tutta l'Italia, il figlio del gran-duca di Parma lo portò seco in Ispagna, e verso l'anno 1804 fu dal re scelto come primo violino della corte. Nelle turbolenze politiche di Madrid passò in Portogallo, dove forse attualmente si trova. Egli ha scritto alcune sonate di violino.
Vague(M.), di Marsiglia, pubblicò in Parigi nel 1733,l'Art d'apprendre la musique, exposé d'une manière nouvelle et intelligible, par une suite de leçons, qui se servent successivement de préparation. Gli elogj prodigamente accordati a quest'opera sin dalla suapubblicazione, e più ancora l'onore di una seconda edizione, sono una prova del suo merito. Le dissertazioni, che vanno alla fine, meritano di esser lette.
Valburga(M. Antonietta) di Baviera, figlia dell'imperatore Carlo VI, elettrice vedova di Sassonia, morta a Dresda nel 1782, coltivò il suo spirito collo studio delle scienze, e delle arti di gusto, e senza mancar punto a' doveri d'una savia sovrana giunse così perfettamente a possederle, che i più abili professori riguardaronla come un prodigio del sesso. Alle profonde cognizioni in musica, univa somma abilità sul cembalo, ed una grande espressione nel canto. Possedeva sì bene l'italiano sino al segno di comporre degli eccellenti drammi in questa lingua, che ella medesima metteva in note. Tali sonoil Trionfo della fedeltà,Talestri regina delle Amazoni, e l'oratoriola Conversione di S. Agostino, cui fè porre in musica dal Sassone. Il cel. abbate Eximeno nel dedicarle la sua Opera della Musica dice “che se il gran Metastasio ha avuto l'immortal gloria di stimolare co' suoi drammi il genio de' professori di musica; ella però non ha sofferto che altro genio esprimesse colla musica i nobili sentimenti de' suoi drammi.” Essendo venuta in Roma, fecesi ammirare pe' suoi sublimi talenti nella poesia e nella musica, e l'accademia degli Arcadi recossi a gloria di annoverarla tra' suoi membri, dove essa ebbe il nome diErmelinda Talea. Il dottor Burney sommamente la loda, per avere avuta occasione nel 1772 di sentirla in Roma cantare un'intera scena, accompagnandosi al cembalo, del suo dramma ilTrionfo. Puossi anche vedere un'intera aria della suaTalestri, che il surriferitoEximenoha fatto imprimere alla fine del suo libro: lo stile ne è espressivo, grazioso, e pare recentementescritta. Porpora era stato il suo maestro sì per la pratica, che per la composizione, ed essa aveva conservate nel suo canto, e nelle sue produzioni la maniera grande, nobile e semplice insieme di questo celebre maestro.
Valgulio(Carlo), nato a Brescia da una antica e distinta famiglia, fu uno de' più dotti uomini del sedicesimo secolo. Egli era secretario del card. Cesare Borgia, e possedeva a fondo la lingua greca e latina. Nel 1507 pubblicò in Brescia la suatraduzione latina del dialogo di Plutarco sulla musicain 4º con sue dottissime annotazioni, a cui fa precedere unDiscorso sull'antica musicaper render più facile l'intelligenza del suo autore. Spiega in esso i diversi termini della musica usati da Plutarco; prende a difendere l'antico musico Aristosseno contro le ingiuste accuse de' suoi avversarj, e deplora la totale perdita di una musica così perfetta qual si era quella degli antichi; perdita non per tanto, che secondo lui non è irreparabile, poichè quest'arte può essere ristabilita per li medesimi mezzi, che la portarono anticamente ad un sì alto grado di perfezione. Nè altra cagione del cattivo stato della medesima crede potersi assegnare, se non la trascuranza de' suoi professori nel non voler consultare le opere degli antichi, ove troverebbero di che migliorare un'arte così utile. Valgulio, dice M. Burette, merita della stima, e dell'attenzione per avere avuto il coraggio di spianare il primo un pezzo cotanto difficile a ben capirsi, qual si è questo dialogo di Plutarco sulla musica, e di tradurlo in un latino puro abbastanza, perchè Enrico Stefano lo adottasse nella sua edizione (Histoir. littéraire du Dial. sur la musique). Tuttavolta fa maraviglia come la versione di Valgulio sia sfuggita all'esatto Fabricio. Gaffurio, altroletterato musico di quel secolo, fa onorevol menzione del Valgulio in un suo Trattato italiano, e lo chiamahomo doctissimo, et experto in tutte le discipline.
Valla(Giorgio) da Piacenza, letterato di grido sulla fine del quindicesimo secolo, e i principj del seguente, nel 1501 pubblicò in Venezia,de Musicâlibri V. Diè ancora una versione latina dell'Introduzione armonicadel greco Euclide, cui egli attribuisce a Cleonide (benchè non sia nè dell'uno, nè dell'altro, come lo abbiamo avvertito all'artic.Euclidet. 2 p. 124), pubblicata insieme con l'Architetturadi Vitruvio a Venezia l'anno 1497, in fol.
Valle(Pietro della), cavaliere romano, che secondo Kircher, era gran musico e precettore di musica, nacque in Roma a' 2 di aprile del 1586. Si ha di lui una dissertazionede musicâ ætatis suæ, che si trova inserita nel secondo tomo delle opere di Doni, Firenze 1763.
Valle(Guglielmo della), frate conventuale, che ne' suoi scritti mostra aver del gusto per le belle arti, è autore delleMemorie storiche per la vita del Pad. Martini cel. maestro di cappella, Napoli 1785 in 8º; in esse dà egli un estratto delle di lui opere musicali, e specialmente della sua storia pubblicata in tre volumi, ma rimasta imperfetta per la morte del suo autore. Il P. della Valle dà eziandio l'estratto del 4º tomo, che sui manoscritti del Martini continuar dovevasi dal Pad. Stanislao Mattei: la musica degli Etruschi, de' Romani e de' bassi secoli ne è il soggetto. Fa quindi le difese del Martini e della scuola musicale italiana contro gli attacchi del frivolo autore di un libercolo francese intitolato:Brigandage de la musique italienne, e rapporta alla fine le lettere dell'avvocato Mattei, dell'ab. Eximeno, del P. Martini ed alcune sue ancorasulla questione:Se i greci ebbero cognizione dell'armonia simultanea o contrappunto.Diverse altre lettere del Martini, e di alcuni celebri letterati al medesimo egli riferisce molto interessanti alla letteratura della musica. Il P. della Valle pubblicò anche il di lui elogio, che letto aveva nell'accademia di Roma nel 1784 e che si trova nel tomo 57 delGiornale de' letterati.
Vallo(Domenico), napoletano, diè alle stampe unCompendio elementare di Musica specolativo-pratica, in 8º, Napoli 1804. L'autore dice che “obbligato dalle circostanze di apostatare dal foro, e di dare un addio ai libri della dotta legge, la necessità ridestò in lui quei musicali talenti, la di cui acquisizione, abbenchè estranea allo scopo che mirava, pure adolescente la riguardò come mezzo salutare a poter suffogare talvolta nel camin della vita il molesto senso delle edaci cure; che metamorfosato in tal guisa da uom legale in musico, giunto in paese straniero meritò il compatimento de' particolari del luogo, e la benemerenza degli allievi a lui affidati per essere istituiti nell'aurea scienza musicale. Dopo aver così consumato un intero lustro, essendosi avvisato della mancanza di un breve metodo di musicali rudimenti, vennegli in pensiero di compilare il presente, che ora offre al pubblico.”In esso lungi dall'occuparmi, egli dice,de' rapporti chimerici tra la musica e le altre scienze, e lungi dal prescrutare il principio fisico della risonanza de' corpi sonori, ed il principio metafisico del sentimento dell'armonia, è solo mio disegno di fornire a' principianti in iscorcio le sommarie cognizioni di teoria sufficienti a rischiarar la pratica de' principj.Pare in verità che questo compendio sia assai ben fatto, e possa riuscir di profitto non che agli scolari, ma ai maestri eziandio;mancando essi d'ordinario di un buon metodo elementare. Gli uni e gli altri vi troveranno chiarezza e precision nelle idee, una scelta erudizione, e de' principj atti a formare un musico di buon gusto.
Vallotti(Franc. Antonio), nato a Vercelli nel 1697, fece i suoi primi studj nel Seminario di quella città, ed applicatosi con ispezialità alla musica sotto il cel. Brisson, fece in quest'arte de' molto rapidi progressi. La poco fortuna de' suoi parenti l'obbligò a prender l'abito di minore conventuale; dopo il noviziato, ritornò in Piemonte, studiò la teologia e la filosofia, e lasciò ben tosto le lettere per la musica. Egli fu dapprima organista del suo gran convento di Padova, e poco appresso ne divenne maestro di cappella. La sua maniera sembrò tutta nuova: fornito di un sentimento delicato, e di un'anima, per così dire, tutta armonica, fu del paro applaudito da' suoi compatriotti e dagli esteri. Dopo il 1750 veniva riguardato come uno de' migliori teorici, e de più bravi compositori per chiesa. Il dottorBurneyrapporta di aver veduto presso di lui nel 1770 in Padova, oltre ad una preziosa biblioteca, due grandi armadii pieni di partiture delle sue composizioni, tra le quali eravi la Messa diRequiemper le esequie di Tartini (Travels, etc.). Nel 1779, diè egli alla luce in Padova la prima parte dellaScienza teorica e pratica della moderna musica, in 4º. Questo primo libro è puramente teorico: altri tre ne prometteva l'autore, che son rimasti inediti. Ilsecondodovea conteneregli elementi pratici della musica; ilterzo i principj del contrappunto, e 'lquarto le regole dell'accompagnamento. Egli morì a 16 gennaro del 1780, l' ab. Fanzago pronunziò il suo elogio. Il cel. P. Martini fu incaricato dai Padri di Padovaa cooperarsi alla pubblicazione del resto di quell'opera del Vallotti, ed essendogli stati perciò rimessi i manoscritti, così loro scriveva:Non posso esprimere con quanto piacere abbia dato una scorsa a tali scritti, dai quali rilevasi il profondo sapere del P. Vallotti, e il danno che ne verrebbe al pubblico se non si proseguisse a stampare quanto manca al compimento di tutta l'opera.Non sappiamo però per qual ragione sia svanita l'esecuzione di un sì util progetto. Anche il Burney grandemente bramava che se ne facesse parte al pubblico per la maniera chiara ed intelligibile, con la quale era scritta. Nell'Effemeridi letterarie di Roma del 1780, uscì quindi una mordace critica al primo tomo del Vallotti, che recò molto disgusto al Martini.Sono stato tentato, dice egli in una lettera,per la stima e l'onore del defunto a rispondervi; ma il mio naturale abborrisce troppo la guerra. Codesto P. Barca amicissimo del Vallotti, e che è informato del profondo suo sapere potrebbe confutare i Signori Effemeridisti, per far noto al mondo, che se fosse vivo il cel. Vallotti, forse non si sarebbero azzardati a tanto, perchè loro avrebbe risposto per le rime.La migliore apologia però sarebbe stata al certo la pubblicazion delle sue opere, il che, per disavventura dell'arte non si è sinora avverato.
Valmalete(Louis de), dilettante assai distinto sul violino, nato a Rieux circa 1768, fece i suoi primi studj musicali sotto M. Fonces, e a' quindici anni di sua età cantava qualunque musica a batter d'occhio. Ebbe le prime lezioni di violino da Turlet, primo violinista del teatro di Tolosa, a cui davasi il nome diTartini della Provenza: nel 1787 venne a Parigi, e prese lezioni da Gaviniès. M. de Liron iniziavalo ne' misteri della composizione, finchèvenne a morire nel 1806. M. Valmalete è oggidì uno de' primi dilettanti della Francia: egli suona da primo violino con altrettanto di esattezza che d'intendimento nelle composizioni di Tartini, di Haydn, e di Boccherini: accompagna molto bene al piano-forte, ed ha fatto sinora imprimere a Parigi tre romanzi, di cui ha composto i versi e la musica. Nel 1805, pubblicò inoltre leDue odi sull'armoniadi Dryden, e di Pope, ch'egli ha tradotto da poeta e da musico.
Vandermonde(M.), nato in Parigi nel 1735, e quivi morto nel primo di gennaro 1796, era gran geometra e fisico, e non per tanto falso spirito. Nel 1780 espose in una sessione pubblica dell'accademia delle scienze, di cui era membro, un nuovo sistema di armonia. Egli riferisce le maniere di procedere adottate sino a lui a due regole principali, una sulla successione degli accordi, l'altra sulla disposizione delle parti; queste due leggi generali, secondo lui, dipendono da una legge più sublime, che regolar deve tutta l'armonia. L'autore temendo che si potesse trar profitto dalla sua scoverta, inviluppò il suo sistema di tanta oscurità, che finì col non comprendervi niente egli stesso.
Vanhal(Giovanni), boemo, dimorante in Vienna, ove viveva da semplice particolare del prodotto della vendita di sue composizioni, che sono state impresse per la più parte a Amsterdam, a Berlino, e a Parigi. Queste consistono in sonate di cembalo, in divertimenti e rondò con variazioni, in sinfonie, in concerti, ed anche in musica vocale, e tutte stimatissime. Le sue prime sinfonie comparvero nel pubblico nel 1767, e furono generalmente ricercate. Vi si ammirava la vivacità dell'espressione, e la leggiadria del canto. Si pretendeva a quest'epoca ch'eglifosse soggetto ad attacchi di follia: Burney, che il vide in Vienna nel 1772, par che confermi tal voce, nel dire che lo trovò guarito di siffatta malattia. Vanhal migliorò notabilmente la sua fortuna con un vantaggioso matrimonio; e sarebbe divenuto ricchissimo, se non portava tanto avanti la prodigalità verso i suoi confratelli. Gli è assai volte accaduto di torsi l'abito dalla persona per vestirne un musico bisognoso.
Van-Swieten(il Barone di), prefetto dell'imperiale biblioteca di Vienna, e presidente della commissione d'istruzione pubblica, uomo dottissimo anche nella musica, e compositore non privo di merito, morto a Vienna nel 1806, è inoltre autore d'una dissertazioneDe musicæ in medicinam influxu atque utilitate, Leida 1773. A lui dobbiamo la divina musica dell'Haydn,della creazione, e delle quattro stagioni: eccone il come. Osservato aveva il Barone, che sebbene la musica non abbia un linguaggio, pure come sa esprimere a maraviglia gli affetti, così può colorire e dipingere le immagini, mercè la imitazione degli effetti analoghi: aveva pure osservato che sebbene quà e là s'incontrino nelle produzioni dei valenti maestri, dei cenni di questa imitazione, nulla di meno un tal campo restava pressocchè tutto a scorrere, e l'additò al suo amico Haydn, l'impresa da tentarsi fu dapprima un oratorio tutto di genere descrittivo. Haydn accettò l'invito, e ne nacque questo capo d'opera: il barone tradusse in tedesco il testo inglese del cel. Milton dell'oratorio intitolato laCreazione del mondo, e vi aggiunse cori, arie, duetti, ed altri pezzi concertati, onde pompeggiar potesse il talento del maestro. Nel 1795 l'Haydn vi pose la prima mano: non meno di 2 anni vi sudò sopra, ma fece un lavoro di secoli. Due annidopo, cioè nel 1800, animato dal successo, e più ancora stimolatovi dall'amico Barone, compose lequattro stagioni. Il poema è una imitazione di quello diThompson, ridotto a cantata da Van-Swieten: in quanto alla musica, è opera tale da assicurare il primato nel genere descrittivo al suo autore, quand'anche non avesse composta la creazione. Può leggersi la dotta analisi, che fa della musica dell'Haydn su questi due poemi del Van-Swieten, il non mai abbastanza lodatoCarpaninelle lettere 10 e 12. Dice egli inoltre, che se il Barone non moriva, avressimo un terzo oratorio dell'Haydn de'quattro novissimi. Tanta era l'autorità, egli soggiunge, che il detto Barone aveva preso sopra il buon vecchio, che d'altronde non poco doveva ai di lui lumi, ed alla di lui amicizia.
Vatry(l'abbé Jean), morto nel 1769, membro dell'accademia delle Iscrizioni, nel di cui tom. 8 1733 trovansi due sueDissertazioni sulle tragedie degli antichi. Egli ragiona de' vantaggi, che l'antica tragedia ricavava da' suoi Cori per la gran varietà del loro canto, diverso da quello delle scene: abbraccia l'opinion di coloro, che sostengono essersi cantate le tragedie dal principio sino al fine, come si fa ne' nostri drammi per musica. Su tal principio mette in luogo della declamazione una specie di musica così differente da quella de' Cori, come lo era la Poesia de' medesimi da quella delle scene, sì per la cadenza e l'armonia, come per l'espressione. L'Autore va innanzi all'obbjezione, che è un assurdo il minacciare, il lagnarsi, e il morir cantando: risponde che la Tragedia è a dir vero una imitazione, ma una imitazione in versi, ossia un Poema destinato a divenire spettacolo: che imita non che per i suoi discorsi, ma eziandio per viadell'azione, e de' gesti, che esser debbono diversi dal tuono naturale e di conversazione, e a cui preseder fia d'uopo la musica: in somma che non è meno assurdo il parlare in versi, che il cantare nel più forte di una passione.
Vecchi(Orazio), diverso da Orfeo Vecchi maestro di musica nello stesso secolo, era poeta insieme e maestro di cappella in Modena circa 1590. Deesi a costui la prima Opera buffa, e poesia e musica, che sortì alla luce in Vinegia l'anno 1597 col titolo:Anfiparnasso Commediadedicata a D. Alessandro d'Este. L'accademia filarmonica possiede nella sua biblioteca un esemplare di quest'opera così rara, che ilZeno, comecchè in tal genere di erudizione fosse versatissimo, confessa in una sua lettera alMuratorid'ignorarne persin l'esistenza. Il Vecchi nella Dedica dice: “Non essendo questo accoppiamento di commedia, e di musica più stato fatto, ch'io mi sappia da altri, e forse non immaginato, sarà facile aggiungere molte cose per dargli perfezione; ed io dovrò essere se non lodato, almeno non biasimato dell'invenzione.” Ed in fatti nell'Epitafio del Vecchi in Modena, che rapporta il Muratori nella suaPerfetta Poesia, così vi si legge:Qui harmoniam primus comicæ facultati conjunxit, et totum terrarum orbem in sui admirationem traxit.Ma il dotto Arteaga, che ebbe alle mani questa rara edizione dell'Anfiparnasso dice che “nè la musica, nè la poesia meriterebbono, che se ne facesse menzione, se la circostanza d'esser la prima nel suo genere non mi obbligasse a darle qualche luogo nella Storia.” (Rivoluz. t. 1, p. 264).
Venini(Francesco), nativo di Lago di Como fu da prima Somasco, e sin dal 1755 professor pubblicodi matematica in Parma: lasciò poi quella congregazione, e venne da abate secolare in Francia al servigio di Monsignore di Aix. Uscì una di luiDissertazionein Parigisui principj dell'armonia musicale e poetica, in 8º gr. Ella è divisa in cinque capitoli. Nel primo ragionasi dei principj dell'armonia musicale, e in pria di quella, che risulta dalla combinazione equitemporanea o successiva dei suoni gravi cogli acuti. Nel secondo si tratta dell'armonia risultante dalla durata dei suoni, ossia del ritmo musicale. In questi due capi evvi molto uso di frazioni, e l'autore protesta a p. 17 di essersi valuto del sistema di Rameau, e del terzo suono del Tartini. Il conte Giovio fa menzione del Venini nel suoDizionario ragionato degli scrittori Comaschi.
Vento(Mattia), maestro napoletano, dopo aver fatti i suoi studj, e la sua riputazione in Italia, fu chiamato in Inghilterra, ove soggiornò gli ultimi sette anni di sua vita, che terminò quivi l'anno 1778. Le sue opere per teatro sono poco conosciute oggi giorno, comecchè avessero ottenuto del successo a' suoi tempi: egli aveva messo anche in musica quasi tutte le canzoni anacreontiche del Metastasio, in uno stile facile e naturale. Le sue sonate per cembalo, pria che si avesse preso gusto in Italia per quelle de' tedeschi, vi ebbero gran voga.
Venuti(l'ab. Rodolfo), nativo di Cortona, per le sue profonde cognizioni in letteratura divenne primo ispettore delle antichità in Roma, ove è morto verso il 1780. Delle sue opere non farem qui menzione che delle addizioni da lui fatte all'opera del cel. Bianchini sull'antica musica, di cui fu egli il primo editore:Blanchini de tribus generibus musicæ veterum, opus ineditum, nonnullis additis a Rod. Venuti, etc.Romæ in 4º, 1742.
Veracini(Francesco M.), fiorentino, uno de' più gran virtuosi sul violino, la di cui maniera ardita e nuova diè occasione, e stimolo al cel.Tartinidi formar la sua novella scuola come si è detto nel suo articolo. Nel 1720 Veracini fu chiamato a Dresda in qualità di compositore per la cappella del re di Polonia. Mattheson rapporta, ch'egli perdè colà prestamente l'uso della ragione, sì per la lettura de' libri di alchimia, per cui andava perduto, come per uno studio avanzato di troppo della musica. In un accesso di manía egli precipitossi, li dì 13 Agosto del 1722, dalla fenestra della sua camera, ed ebbe la fortuna di non farsi altro male che rompersi una gamba. Dacchè fu guarito sì della follia, che della frattura lasciò Dresda, e venne a stabilirsi a Londra, ove probabilmente finì i suoi giorni. Walther cita di lui dodicia soloper violino impressi a Dresda nel 1721. Cramer lo accusa di aver mostrato dell'orgoglio, e del dispregio pei virtuosi del paese in Dresda.
Viadana(Ludovico), nativo di Lodi nel Milanese, era maestro di cappella della cattedrale di Fano sul principio del sec. 17, e nel 1614 della cattedrale di Mantova. Egli si rese celebre per avere il primo introdotto de' concerti nelle chiese, ed inventato ilbasso continuo: o per dir meglio egli fu il primo ad usare il bassosonanteoltre il basso che canta con le altre voci, e a renderlocontinuoallorchè questo intermette in certe pause, così può ben capirsi quel cheBrossard, eRousseauhanno con poca esattezza detto ne' loro dizionarj di musica, cioè cheun certo Lud. Viana fu il primo a mettere il basso in uso sul principio del diciasettesimo secolo. Viadana diè delle regoledel basso continuo in un'opera scritta nelle tre lingue latina, italiana, e tedesca. Le di lui composizioni per chiesa, molto in istima presso i suoi contemporanei, trovansi impresse in Roma, in Venezia, ed altrove.
Vicentino(D. Nicolò). Prete di Vicenza assai dotto pel suo secolo nella teoria, e nella pratica della musica, trovavasi in Roma nel 1551, e vi sostenne una disputa con Vincenzo Lusitano altro scrittore di musica portoghese. Si trattava di determinare il genere della moderna musica; sosteneva il Lusitano, che ella era nel genere diatonico, e 'l Vicentino al contrario, che ella risultava da tutti e tre i generi, diatonico, cromatico, ed enarmonico rimescolati insieme. Fece ciascuno scommessa di due scudi d'oro a favor della sua opinione, e la questione fu rimessa all'arbitrio di due preti cantori della cappella pontificia. Gli arbitri ascoltarono le due parti per più sessioni dinanzi al cardinal di Ferrara, e ad una assemblea di molti letterati, ed intendenti delle scienze armoniche: essi decisero a pro del Lusitano. Ma il Vicentino tacciolli d'ingiustizia, e sostenne che il cardinale suo protettore non era rimasto meno di lui rivoltato del loro giudizio. Bottrigari nel suo trattato delMelonecensura fortemente la sentenza degli arbitri, e difende il parere del Vicentino sul fondo della quistione. Tentò oltracciò il Vicentino di ridurre alla pratica quella sua teoria in un nuovo stromento di sua invenzione, ch'egli chiamòarchicembalo, e nel 1555 diè alla luce in Roma un gran vol. in fol. per ispiegarlo ed insegnarne l'accordatura, col seguente titolo:L'antica musica ridotta alla moderna pratica, con la dichiarazione e con gli esempj dei tre generi con le loro specie, e con l'invenzione d'un nuovo stromento, nel quale sicontiene tutta la perfetta musica, con molti segreti musicali, ec.In questa ed in siffatte opere de' nostri antichi italiani benchè si trovino degli errori e de' pregiudizj, non sono però, al dir di Requeno, affatto indegne della nostra stima, mentre i loro autori cercando l'antica musica, avanzaronsi nella moderna, e rischiararono con la loro pratica, e stabilirono varie corde dubbiose della nostra armonia. Eran essi filosofi, e da filosofi ragionavano; ma non era possibile, che sul principio delle loro scoperte giugnessero tosto alla perfezione dell'arte, onde ha ben ragione l'ab. Arteaga di alzar la sua voce contro a' maestri, e a' musici del nostro tempo, che col fasto proprio dell'ignoranza vilipendono le gloriose fatiche degli altri secoli. “Si trova pur fra voi, egli dice, chi sappia tanto avanti ne' principj filosofici dell'arte propria, quanto sapevan quegli uomini del secolo decimosettimo, che voi onorate coll'urbano titolo di seguaci del rancidume?”
Viel(M.) pubblicò nel 1784, alla fine di una sua operetta intitolata:Considération sur l'origine de la peinture et du langage, una curiosa memoria sui balbuzienti al cembalo. M. Viel propone il seguente problema, che non è stato ancora sciolto dai fisiologi.Perchè un balbo, che non lo è più cantando, lo è non pertanto sul cembalo, e come questa difficoltà può pervenire sino alle dita?
Vienne(M. de), musico francese, morto a Charcuton vicino a Parigi nel 1802 con molte sue composizioni di uno stile piacevole e cantante ha rigenerata la musica degli stromenti da fiato. Egli ha inoltre arricchito il teatro francese di alcune produzioni di gusto, comeles Comédiens ambulans,les Visitandines,le Valet de deux maîtres. La sua più bell'opera è il suoMéthode de flûte, da lui riveduta, corretta,e considerevolmente accresciuta alcun poco prima di sua morte.
Vieuzac(Barrere de), membro di più accademie, e letterato di un gusto luminoso, e costante per le belle arti in generale, e con ispezialità per la musica. Egli ha scritto molte dissertazioni in forma dilettere sulla musica italiana, e fra le altresulle più belle composizioni di Cimarosa e di Paesiello. Queste lettere sono inserite nelJournal des défenseurs de la patrie, anno 1810, e 1811. Ha scritto inoltresulle tre scuole di musica, italiana, tedesca e francese, come sull'influenza del clima di Parigi sulle arti; un'eccellente notizia sul genio e le opere musicali di Winter; ed unaanalisi di quelle di Dalayrac.
Vignoles(Alfonso des), di una antica e nobil famiglia della Linguadoca, venne a stabilirsi in Berlino sin dal tempo, in cui il re Federico I vi eresse la Real Società delle Scienze, come uno de' primi suoi membri, e vi divenne in appresso direttore della classe delle matematiche, posto ch'egli occupò con distinzione sino alla morte. Egli divenne per la sua decrepita vecchiezza il Decano di tutti i Letterati dell'Europa, e finì i suoi giorni in età di 95 anni nel 1744. Oltre a un gran numero di dotte opere abbiamo di luiRemarques sur la musique des Anciensdirette a M. Achard, che M. Formey ha inserite nei tomi X, XI, e XV dellaNouvelle Bibliothèque Germanique. (V. élog. des Acad. de Berlin, t. 1, 1757)
Villeblanche(Armand de), nato a Parigi nel 1786, ebbe in Inghilterra le prime lezioni di composizione da M. de Marin suo parente, e poi dall'ab. Roze in Parigi. Cramer fu suo maestro sul forte-piano, da cui apprese egli tutti i secreti di quest'instromento. Abbiamo di lui tre opere di sonate per forte-piano impresse nel 1811 sommamentepregevoli. La sua musica sul dramma laColère d'Achilleè stata ricevuta all'imperiale accademia di musica.
Villoteau(G. A.), professore di musica a Parigi, membro di più società letterarie nato a Bellème nel 1760, è autore di una eccellente opera in 2 vol. in 8º, pubblicata a Parigi nel 1807 con questo titolo,Mémoire sur l'utilité d'une théorie exacte et complète des principes naturels de la musique. Essa non è come dice egli stesso, che una breve introduzione ad un'opera più grande, ch'egli medita sull'analogia della musica con le arti, che hanno per oggetto l'imitazion del linguaggio. M. Fayolle ha data una dettagliata analisi di questi due ben grossi volumi nelle sueQuatre Saisons du Parnasse(Automne 1807) che non sarà discaro ai lettori di qui riferire, non essendo sinora quest'opera giunta sino a noi. L'A. tratta nella prima parte dell'arte musica considerata ne' suoi rapporti più diretti, e più naturali col linguaggio, e coi costumi. Prima di stabilire questo punto egli dà a divedere quanto in generale si han poche idee distinte sulla natura della musica, e quanto è falsa l'opinion di coloro nel sostenere che quest'arte sia una cosa puramente arbitraria, che nulla imita, nulla dipinge ed esprime; che non ha se non molto poca o niuna influenza sui costumi, e che non dee essere ammessa nell'educazione se non come esercizio di mero divertimento. Per prova del contrario egli dimostra che la musica è fondata sullo studio delle modificazioni espressive della voce; che la sua espressione è composta degli elementi medesimi della espressione naturale del linguaggio; che quest'arte è cominciata a formarsi dacchè gli uomini sono stati costretti pei loro bisogni, e le diverse relazioni socievoli, d'interessare i lorosimili alla loro sorte, e che eglino han sentito la necessità di perfezionare l'espressione naturale per renderla più energica;avvegnachè, per giungere a tale scopo, attaccar si dovettero ad imitare gli accenti di coloro, l'espression de' quali era la più perfetta: e questa prima imitazione, dic'egli, fu il primo passo dell'arte. La musica, così unita al linguaggio sin dalla sua origine, ebbe dunque una massima influenza sui costumi; e quel che ci fa osservare l'autore era stato sentito dagli antichi. Nella seconda parte tratta della musica riguardata sotto il rapporto dell'arte, dalla prima epoca della sua depravazione presso i Greci sino al tempo in cui ce ne è giunta la cognizione. L' A. si applica a scovrirci le cagioni, che han fatto dicadere l'arte musica dall'alto grado d'importanza, che ella già ebbe come quelle eziandio che le han fatto perdere quella possente energia, che tanto impero le dava sui costumi presso le più culte, come presso le più selvagge nazioni dell'antichità. Espone un gran numero di fatti citati dagli antichi, per avere contribuito alla corruzione dell'arte musica, e della morale: prova egli quindi con un gran numero di autorità, e coll'esame delle parti essenziali della teoria, dello studio, e della pratica delle diverse arti, che hanno il linguaggio per oggetto, che elleno in origine fecero parte della musica, e che ogni specie di discorso premeditato fu anticamente cantato. Fa osservare oltracciò le tracce molto sensibili che ciascuna di esse ha costantemente conservata della stretta unione, che ebbe dal suo principio colla musica, benchè ne sia stata quindi assolutamente distaccata. Giugne finalmente all'epoca della riforma del musicale sistema de' Greci fatta da Guido Aretino. Queste due prime parti sono seguite da note in supplemento storiche,e piene di una scelta e vasta erudizione. Nella terza parte l'A. tratta dell'attuale stato della musica nell'Europa dopo la riforma dell'antico sistema de' greci introdotta da Guido d'Arezzo, e de' mezzi che contribuir possono vie meglio alla di lei perfezione. Quì fa egli conoscere quel che v'ha di vizio in cotale riforma con un parallelo del sistema riformato da Guido con quello de' Greci: fa osservare gli inconvenienti, che risultano dal moderno sistema, ed i vantaggi che offriva l'antico. Esamina le conseguenze pregiudizievoli a' progressi dell'arte che ha portate seco il moderno sistema, ed i moltiplici errori che sono derivati da queste conseguenze medesime; il che gli dà agio di fare alcune riflessioni sulle cognizioni necessarie ad un perfetto musico, e 'l mena a nuove considerazioni generali sulla natura, origine, ed oggetto della musica. Consacra finalmente la quarta parte nell'esaminare qual sia la vera origine, l'oggetto e lo scopo della musica. Conseguentemente l'A. vi discute da prima le principali opinioni, che sono state in diversi tempi spacciate sull'origine della musica. Egli prova non essere quest'arte una invenzione arbitraria, o dovuta solo al caso, ma che ella ci è stata inspirata dalla natura, e che piuttosto è stata dallo stesso Dio offerta agli uomini anzicchè realmente inventata da loro. Secondo lui quest'arte fu sin dal suo nascere essenzialmente tradizionale; e che pel suo mezzo si sono conservate, comunicate e perpetuate pel corso di un gran numero di secoli senza veruna alterazione le leggi, le scienze, le arti, e tutte in somma le umane cognizioni. Egli ne dà in prova, che la tradizione orale e cantata, che fu per assai gran tempo la sola ammessa, necessariamente aveva da se stessa un carattere di autenticitàche non permetteva a quei che la tramandavano di alterarla impunemente, mentre che qualunque altra tradizione, e soprattutto la scrittura, potendo per contrario essere clandestinamente trasmessa al favore del silenzio e dell'arcano, non offeriva la sicurezza medesima; per altro questi monumenti muti di rimembranza non facevano sullo spirito, e sul cuore un'impressione così profonda e durevole come la voce, poichè assai volte negletti o distrutti dal tempo, divenivano in appresso inintelligibili, o soggetti a mille false interpretazioni. Perciò egli è, dice l'autore, che i più antichi legislatori di tutte le nazioni civilizzate non permisero che la tradizione fosse per altro mezzo conservata e propagata se non del canto. L'ultimo capitolo contiene un epilogo di tutta l'opera, e le principali ragioni sulle quali l'autore forma il giudizio, ch'egli reca della musica. “Questa Memoria, dice M. Raymond, annunzia che il suo autore non è solamente un professore distinto nella sua arte, ma che egli è inoltre un letterato profondo nella cognizione delle lingue, degli usi, e delle arti degli antichi, e ben capace di concepire le utili riforme, che ci sarebbero d'uopo. Egli giudica dell'arte musica da filosofo e da uomo sensibile: ammira le ricchezze della nostra musica, e compiange l'abuso che se ne fa: propone una riforma, che tenderebbe a ricondurla alla sua primitiva purezza; e se pur ciò non avviene, avrà sempre la gloria e 'l conforto di aver concepito un util progetto.” (Lettre a M. Villoteau 1811).
Vinci(Leonardo da), celebre pittore nato di buona famiglia nel castello di Vinci presso Firenze, era uno di quei genj felici, a cui nulla costa l'acquisto di quelle cognizioni, che i mezzani ingegni apprender non possono senza unalunga ed ostinata fatica. Le scienze e le arti eran familiari a questo grand'uomo, aveva inventata una specie di lira, che divinamente suonava, ed egli fu dapprima in qualità di musico e di virtuoso sul violino al servigio di Lud. Sforza duca di Milano, con un assegnamento di 500 scudi. Teneva alla sua lira un manico di argento che terminava con una testa di cavallo, ed egli cantava alle volte accompagnandosi con quest'instromento. Dopo aver dipinto in Roma, in Firenze, ed in Milano venne in Francia, ma morì poco dopo a Fontainebleu nel 1520 in età di 75 anni fra le braccia del re, Francesco I, che erasi portato a visitarlo nella sua malattia.
Vinci(Leonardo), compositore celebratissimo nella prima metà dello scorso secolo, nato in Napoli, fu insieme con Pergolesi allievo nel conservatoriode' Poveri di G. C.Nel 1725 diè in Venezia la sua prima operaIfigenia in Tauride, che ebbe tale successo, che le più grandi città dell'Italia vollero averlo per compositore. LaDidonee l'Artaserseche fu l'ultimo dramma ch'egli scrisse, rappresentato in Roma nel 1731, furono riguardati come i suoi capi d'opera. Il Vinci mirabile nella forza, vivacità delle immagini, dice l'ab. Arteaga, prese a perfezionare quella specie di composizione detta volgarmenterecitativo obbligato, la quale per la situazione tragica, che esprime, pel vigore che riceve dalla orchestra, e pel patetico, di cui abbonda, è lavoro pregiatissimo della musica drammatica. L'ultimo atto dellaDidone abbandonatamodulato in gran parte da lui a questo modo è preferibile a quanto han di più fiero e più terribile nella pittura i quadri di Giulio Romano. (Rivoluz. t. 2, p. 21). Uno de' principali meriti di questo gran musico, si è di aver cercatosempre a render l'espressione della natura; egli fu rapito all'arte nella immatura età di 42 anni nel 1732. Dicesi di avere avuto il veleno nel cioccolato. Si vuole che egli avesse avuta l'imprudenza di vantarsi, che mentre era in Roma aveva ottenuto i favori di una dama d'alto rango. Uno de' parenti della medesima, trovandosi per allora in Napoli, ne fu informato, e vendicolla dell'indiscretezza del Vinci con farlo avvelenare.