Viotti(Giov. Battista), nato in Piemonte è senza dubbio il primo violinista del secolo. Nel 1782 portossi a Parigi, ove si è fatto ammirare nell'esecuzione de' suoi concerti per un carattere originale, che sembra fissare i limiti del genere, per una fecondità di fantasia, per una felice arditezza, per un brio ed una vivacità temperata da un gusto nobile e puro: vennero applauditi que' bei motivi, che dalle prime misure annunziano il genio del compositore, e quei sviluppi di un pensiero unico, in cui la progressione del sentimento porta al più sublime grado l'effetto. Qual energia e qual grazia insieme nella di lui esecuzione! come è finito negliadagio! come è brillante negliallegro! La regina di Francia M. Antonietta volle, che Viotti venisse a Versailles. Gli si assegna il giorno pel concerto: giungono tutte le persone della corte, e comincia il concerto. Già le prime battute dell'a soloimpongon silenzio, e la più grande attenzione, allorquando tutto ad un tratto odesi gridare:place à monseigneur le comte d'Artois. In mezzo al tumulto, Viotti si pone il violino sotto al braccio, e va via, lasciando così tutta la corte con grande scandalo de' spettatori. Da quel tempo in poi egli determinossi a non più suonare in pubblico. Nel 1790, un deputato all'assemblea costituente,intimo amico del Viotti, alloggiava sino a un quinto ordine della casa, egli aveva consentito a dar quivi un concerto. Furonvi invitati dei gran principi e delle dame d'alto rango:Lungo tempo abbastanza, disse Viotti,noi siamo discesi sino a loro; bisogna ora che essi saliscano sino a noi. Viotti aveva gran prontezza di spirito. Un giorno il ministro Calonne dimandogli qual era il violino più giusto.Quello, egli rispose,ch'è meno falso. Allorchè trovavasi insieme con M. Puppo, di cui non apprezzava gran fatto il talento sul violino, diveniva allora più di lui malizioso. Egli sapeva che il virtuoso Lucchese per ogni dove vantavasi di essere scolare del Tartini, e che ciò era una falsità; allora egli pregava M. Lahoussaye, vero allievo del Tartini, di sonare sulla maniera del suo maestro dinanzi a Puppo, e diceva a costui:Amico, senti bene Lahoussaye, ed avrai un'idea dello stile del Tartini.Sulla fine del 1792, Viotti passò in Londra, ove poco dopo diè un addio all'arte musica per darsi interamente al commercio. Questo gran violinista conta tra suoi allievi Rode, Alday, Libon, la Barre, Cartier, Vacher ed altri bravi artisti. Egli ha fatto imprimere 25 concerti, un'opera di quartetti, più opere di trio, che sono in gran pregio, e delle variazioni per violino.
Virbes(M. de), maestro di musica e di cembalo a Parigi, inventò nel 1771, ilcembalo acustico, e circa 1777il clavicembalo armonioso e celeste. L'uno e l'altro ottennero i suffragi delle accademie di Londra e di Parigi. Questi stromenti hanno di particolare, che senza tubi, senza martelletti, e senza pedali imitano per via di corde d'acciajo ordinarie il suono di quattordici o diciotto strumenti. Nel 1786 un suo figlio fecesi sentire sopra un tal cembalo in unparticolare concerto.
VitruvioPollione da Formia, ora Mola di Gaeta, visse nel secolo d'oro de' romani sotto Augusto. Egli, come a ragion riflette il dotto Andres, non si appagò solo delle opere greche e latine risguardanti l'architettura, ma s'immerse eziandio nello studio della fisica, e passando alle matematiche non seppe starsi ne' primi elementi, ma penetrò nelle più profonde speculazioni geometriche e meccaniche,musicheed astronomiche d'Archita, d'Aristosseno, ec. (T. 4. dell'Origine de' progressi ec. p. 10). Nel suoTrattato di Architettura, ch'è l'unico rimastoci dell'antichità, ragiona egli a lungo della musica, de' suoi effetti, e della maniera con cui debbonsi costruire i teatri perchè più spicchi l'armonia. Tutti coloro che han fatto de' comenti, o delle traduzioni di questo libro di Vitruvio, comeValla,Barbaro,Perrault, il marcheseGalianie più altri hanno trattato lo stesso soggetto.
Vittoria(Tommaso della), spagnuolo nativo di Avila rivale e contemporaneo del cel. Palestrina, contribuì com'egli colle sue opere alla perfezione della musica di chiesa, e alla gloria del canto italiano. I suoi libri di teoria musicale furono stampati in Roma l'anno 1585, e assai pregiati a' suoi tempi. (V. Lampillas Sag. Apolog. della letterat. spagn. t. 2).
Vogel(Cristoforo), di Norimberga, studiò la musica sulle opere di Graun e del Sassone. Nel 1776 essendo venuto in Francia il suo genio si accese al sentire i capi d'opera di Gluck. Stabilì allora di prenderlo a suo modello, e nel 1786 diè al pubblico la musica delToison d'ordedicata a Gluck. Questo gran maestro nella sua risposta a Vogel così esprimevasi:Sulle altre vostre qualità quegli che più brilla, si è iltalento drammatico, onde di questo con tutto il mio cuore seco voi mi congratulo. Egli è questo un talento tanto più raro, quanto nol dovete voi già alla pratica, ma alla natura.Una febbre maligna il tolse di vita in età di 32 anni a' dì 28 giugno del 1788. Gluck lo chiamavail suo primogenito. La sinfonia del Demofoonte, ch'egli morendo lasciò già compito è un capo d'opera di espressione e di gusto; essa fu eseguita nel 1791 ne' funerali degli uffiziali morti a Nancy, e produsse grandissimo effetto.
Vogler(Abate Giorgio Giuseppe), cavaliere dello speron d'oro, cappellano della corte di Baviera, e dopo il 1786 maestro di cappella del re di Svezia, nato a Virzburgo nel 1749, studiò il contrappunto in Padova sotto il celebre P. Vallotti. Verso il 1776 venne a Manheim, ove stabilì una scuola di musica, e ne diè de' corsi pubblici. Non fu frattanto che l'anno d'appresso, ch'egli si fè conoscere dagli esteri mercè la suaScuola di musica, opera periodica di cui non ne pubblicò che tre soli anni. I critici il censurarono allora di aver molte idee non ben digerite, e di mancar di chiarezza. I viaggi ch'egli intraprese dopo il 1780, per tutte le grandi città dell'Europa, han servito a far conoscere i suoi talenti. Egli si è mostrato da per tutto grand'organista, gran suonatore di forte-piano, gran compositore e dotto autore insieme, onde vien detto ilBrown della musica. È inventore altresì di un organo di nuova specie, a cui ha dato il nome d'orchestrion, perchè imitando tutti gli stromenti, rappresenta una compiuta orchestra. Egli fecene costruire uno in Amsterdam, ove fecesi sentire in un suo secondo viaggio con ammirazione di tutti. Le sue composizioni abbracciano tutti i generi, e ve ne ha gran parte impressa: le suesonate per piano-forte sono pregiatissime. Vi ha inoltre di lui gran numero di opere teoriche: tali sono, 1.La teoria della musica e della composizione, Manheim 1776. — 2.L'arte di formar la voce, 1776, ibid. — 3.Esame della scuola di musica di Manheim, 3 vol. — 4.Molte dissertazioni, nelle notizie di Wetzler, 1779 e 1780. — 5.Risposta a diverse quistioni relative al suo sistema, 1790. Nel 1800 l'ab. Vogler pubblicò il suoChoralsystem, ossiaSistema musicale, Koppenhagen ec. Egli è diviso in tre parti, di cui gli intendenti fanno moltissimo caso (V. Lichtenthal p. 8, in not.). Pio VI trovandosi a Spira fece comporre dall'ab. Vogler unMisererea 4 voci con organo e bassi quivi impresso nel 1782.
Voss(Jean de) profferì un discorso in onore del cel. Haydn a Berlino, li 9 Settembre 1809 nel salone detto Royal-Yorck, ove eransi radunati in gran numero i musici, e gli amatori. Vi si eseguirono quindi molte composizioni dell'Haydn, fra le quali, la sua cantata d'Arianna a Nasso, a cui M. Schneider si era permesso di aggiungere gli accompagnamenti di tutta l'orchestra, non essendo stata scritta dall'Haydn che per il solo piano-forte.
Vossio(Gerardo-Giovanni), professore in Amsterdam molto abile nelle belle-lettere, nella critica, nella storia e nell'antichità, si è fatto gran nome presso i letterati per un'infinità di opere assai ben scritte, piene di profondo sapere, e di solide osservazioni. Noi non farem qui menzione che di alcune, nelle quali egli ha trattato diffusamente della musica. Così nella sua opera:De astium et scientiarum naturâ, et constitutione, parla dell'oggetto e criterio della musica, e delle diverse sette degli antichi musici: della di lei antichità, e quanto essa debba a Pitagora: chi è stato il primo a scriverne, e di alcuni altri antichi scrittoridi musica che si son perduti: dell'utilità della musica: delle diverse parti, e generi della musica, de' primarj autori greci di questa scienza, e finalmente de' latini. Nell'altra sua operaDe scientiis mathematicistratta ancora a lungo della musica considerata come parte della matematica. Nelle sueInstitutiones Poeticæal secondo e terzo libro parla altresì di molte materie di musica. Questo cel. letterato morì in Amsterdam nel 1649. Sua figliaCornelia Vossviene annoverata tra le più colte donne del suo secolo: ella aveva ancora delle cognizioni stese nella musica. In una lettera al dotto Meursio suo padre la chiamaperitissima in ogni genere di musica. Ella annegossi nel 1638 nel passar che faceva in una vettura sopra i ghiacci.
Vossio(Isacco), l'ultimo tra' figli del precedente, e il primo per la erudizione, si rese molto abile nella storia e nella critica greca e latina. Egli si stabilì in Inghilterra, fu canonico di Windsor, e morì quivi nel 1689. Questo letterato aveva una prodigiosa memoria, ma mancava di giudizio. Il suo ingegnoso librode Poematum cantu et viribus rythmi, Oxford 1675 in 8º, merita di esser letto da' poeti e da' musici. Egli vi sostiene con autorità, e con ragioni, che gli antichi greci han fatto uso dell'armonia simultanea, o contrappunto, e schernisce con ingiurie i moderni per avere avuto l'arditezza di negarlo, ed ammette come vere tutte le maraviglie attribuite all'antica musica. Per divertire alquanto i lettori rapporteremo una sua curiosa osservazione, lasciando a ciascuno la libertà di giudicare, quanto l'immaginazion dell'autore, possa aver aggiunto alla realità del fatto. Dice egli adunque essere un gran piacer il farsi strofinare o pettinare da coloro, che lo fan bene in misura. Ed aggiunge d'esser più d'una voltacaduto fra le mani di parrucchieri così detti, che coi loro pettini sapevano perfettamente imitare i movimenti d'ogni maniera di canti e di ritmi, cosicchè colla più esatta precisione esprimevano ora i giambi, ora i trochei, altre volte i dattili o gli anapesti, e talora gli amebrachi, ed i peonii. Egli è certo però che sebbene non si trovin da per tutto parrucchieri così eruditi, ad ogni passo e ad ogni momento può osservarsi, quanto abbia di forza anche negli uomini più volgari l'abitual sentimento della regolar misura del tempo. Qual contadino è sì rozzo e sì sfornito d'orecchio, che intonando le sue villerecce canzoni non faccia manifestamente sentire la regolarità degl'intervalli di tempo, con cui son modulate le più semplici cantilene? Tanto è vero, checantar senza misura non è cantare, come sensatamente dice Rousseau;e che il sentimento della misura non essendo men naturale di quello dell'intonazione, una di queste cose non ha mai potuto star senza l'altra.
Walker(John), professore di musica in Londra, nel 1787 pubblicò nelMonthly Reviewuna sua Dissertazione col titolo:The melody of speaking delineated, etc. ossiaSulla melodia del linguaggio, o la declamazione insegnata come la musica per via di segni sensibili. Vi dà egli de' precetti per la modulazione e l'espressione degli affetti, e delle passioni, dimostrata con alcuni scelti passaggi, tratti da' migliori compositori.
Wallis(John), professore di geometria nella università d'Oxford, e membro della R. Società di Londra morto a Oxford nel 1703, ha contribuito moltissimo ad illustrare l'antica musica con le sue traduzioni dal greco delle opere armoniche di Tolomeo, e de'Comentarjallemedesime di Porfirio, alle quali ha aggiunte delle dottissime annotazioni. Trovansi queste nella superba edizione delle sue Opere matematiche in 3 vol. in fol., a Oxford 1799. Hawkins nella suaStoria della musicarapporta una lettera del DrWallis, in cui descrive un rituale greco manoscritto trovato a Buda nel 1686, ch'egli crede più antico almeno di tre secoli, cioè del sec. 13. Vi si trovano le note musicali sotto gl'inni e le antifone greche solite cantarsi nella chiesa di Costantinopoli, e la spiegazione inoltre di queste note, ch'erano allora in uso, delle loro forme, de' loro nomi e del valor loro. “Senza di queste cose, egli dice, non sarebbe intelligibile il resto dell'opera, ed anche con tal soccorso vi abbisogna molta attenzione e molta sagacità per comprendere e poter comparare questa musica colla nostra. Egli è vero, che questo manoscritto è assai più moderno delle opere di Aristosseno, e degli altri musici greci, essendo posteriore allo stabilimento del cristianesimo, ma è il più antico di questo genere, che ci sia stato conservato.”
Walther(Gio. Godefredo), dotto musico della corte e della chiesa di Weimar, fu precettore del giovane principe, e della principessa sua sorella. Egli è autore di unLexicon musicale, oBiblioteca di musicain tedesco, 1732, a Lipsia. Vi si trovano non che gli antichi e moderni musici, che si sono distinti nelle differenti nazioni sì nella teoria, come nella pratica; tutto quel che si sa di ognuno di essi, e quai scritti han lasciati; ma eziandio la spiegazione de' termini tecnici della musica in uso nel greco, nel latino, nell'italiano, e nel francese, con la più parte de' segni usitati, per ordine alfabetico. Quest'opera è piena di molte ricerche, e compilata con maggior esattezza di quella più recente diM. Gerber. L'autore dopo l'impressione dell'opera proseguiva a raccorre degli altri materiali, che gli erano sfuggiti, e che aveva nuovamente scoverti, ma non ebbe il tempo di pubblicarne il Supplemento, essendo morto a' 23 di marzo del 1748.
Walther(D. Michele), figlio di Giov. Walther, uno de' migliori contrappuntisti alemanni del sedicesimo secolo, è autore di una dissertazionede harmoniâ musicâ, Willeberg 1679.
Warren(Ambrogio), dotto inglese, ed amatore di musica sul principio dell'ultimo secolo in Londra. Nel 1725 pubblicò quiviThe tonometer: explaining and demonstrating, by an easie method, in numbers and proportion, cioè:Spiegazione e dimostrazione de' tuoni musicali con un nuovo metodo di proporzioni e di numeri. Presso Scheibe (Composizion musicale) si trova una distinta analisi del trattato di Warren sulla divisione dell'ottava in 32 tuoni differenti.
Webb(Daniel), letterato inglese, e dilettante di musica sulla fine dello scorso secolo a Londra, è autore di un trattato, che ha per titolo:Observation on the correspondence between poetry and music, cioè:Osservazioni sull'affinità della poesia con la musica1793. Egli prova con molto gusto ed eleganza, che la vera ragione degli effetti e de' fenomeni della musica risiede nell'armonia de' movimenti, che l'anima ed i suoni producono su' nervi, e gli spiriti vitali. Mr. Eschenburg l'ha tradotto in tedesco (V. Desessarts Bibl. d'un homme de goût, t. 3; Paris 1808).
Weber(F. A.), nato a Heilbronn nel 1753, è quivi dottore in medicina, e distinto compositore ed autore di più opere di musica. Le sue opere di teoria sono: 1.Caratteristica delle voci, e di alcuni stromenti in uso; — 2.Osservazionisul violino e la maniera di sonarlo con esempj; — 3.Dissertazione pratica sulla viola di amore, e i miglioramenti che recar vi si possono; — 4.Dissert. sulla perfezione dell'intavolatura italiana, ad uso de' suonatori di cembalo, con una serie di sonate ec; — 5.Osservazioni sulla dottrina del contrappunto; — 6.Corrispondenza musurgica sopra molti argomenti di Estetica musicale, ed analisi delle opere dei gran maestri, con de' paralleli de' più recenti; — 7.Molte altre dissertazioni di musica; — 8.L'arte poetica di Orazio secondo la traduzione di Ramler, con note per i compositori ed i musici, 1806-1810. Egli ha scritto in oltre molta musica sì stromentale, che vocale, che è in molto pregio per la novità e 'l gusto. Il d. Lichtenthal rapporta, che Weber come medico ha impiegato la musica con successo ne' dolori d'occhi (Influenza della mus. p. 62).
Weigl(Giuseppe), valente maestro di musica de' nostri giorni, detto dal Carpani ilParmigianinodella musica, fu per qualche tempo scolare del grand'Haydn. Egli si è reso celebre pel suo stupendooratoriodellaPassione, che solo basterebbe a immortalarlo, dice il sullodato Carpani, e dove fece buon uso delle fughe (Lett. III e X). Weigl riferisce del suo maestro Haydn, che aveva per via di certi suoi calcoli numerici, stabilito un metodo con cui reggeva l'artificio della sua composizione, e che non volle mai comunicar ad alcuno questo suo magico ritrovato: quando ne veniva pregato, rispondeva sorridendo:provatevi e trovatelo. Nel magazzino di musica del Ricordi in Milano abbiamo di Weigl i seguenti drammi buffi italiani:il Rivale di se stesso;l'Uniforme;l'Amor marinaro;la Famiglia Svizzera;Casa delli orfanelli;la Principessa d'Amalfi.
Weimar(Pietro), maestrodi musica nel ginnasio elettorale di Erfurt, è autore di alcunedissertazioni sullo stato della musicain quel paese, inserite nel Magazino musicale di Cramer. Vi ha anche di lui impressa molta musica a Reval, ed a Lipsia, e dopo il 1790 una collezione di canti per la chiesa. L'arte deve a lui molti allievi, che fannogli onore.
Werembert, monaco di S. Gallo, morto l'anno 884, era figlio di Adalberto uno degli uffiziali di Carlo-magno: fece i primi suoi studj nella scuola di Fulda, e li terminò a S. Gallo. Egli coltivò le belle-arti, e le scienze, la poesia, la musica, la teologia e la storia. Abbiamo di lui unTrattato sulla musica, che è il più importante tra le sue opere.
Werner(Greg. Giuseppe), primo maestro direttore della scelta numerosa orchestra del principe Ant. Esterhazy verso il 1758, fu in quel posto il predecessore dell'Haydn, e secondo il Carpani, uomo di molto merito. Vi sono di lui alcune cantate a 4 ed a 5 voci con due violini, e basso, ed alcune sinfonie.
Widder(Feder. Adamo), professore nell'università di Gottinga, nel 1751 fecevi imprimere una dissertazione, citata con lode da Lichtenthal:De affectibus ope musices excitandis, augendis et moderandis.
Wieland, uno de' più celebri scrittori e poeti dell'Alemagna, verso il 1780 diè al pubblico unSaggio sullo stato della musicaa quell'epoca. Egli dà tutto il merito della perfezione di quest'arte al cel. Gluck: “Mosso da una delle più belle massime di Pitagora, egli dice, Gluck ha preferito le Muse alle Sirene; egli ha sostituito ai vani e falsi ornamenti quella nobile e preziosa semplicità, che nelle Arti come nelle Lettere fu sempre il carattere del verodel grande, e del bello. Eh! quai nuovi prodigj non produrrebbe quest'anima di fuoco, se qualche Sovrano de' nostri giorni volesse fare per l'opera quel che fece altrevolte Pericle per il teatro di Atene?” Wieland è autore altresì delPoema delle grazie, una delle più predilette composizioni del suo autore, Lipsia 1770 in 8º, ove tratta a lungo della musica, e del bello ideale di quest'arte.
Wien(Saverio), nato a Pesmes nella Franca-Contea; diè al pubblico:Musique théorique et pratique reduite à ses principes naturels, ou nouvelle méthode pour apprendre facilement et en peu de tems l'art de la musique, Paris 1742-1744 in 4º.
Wiese(il barone di), amatore di musica a Bade, nel 1790 pubblicò un trattato col titolo:Anweisungec. cioè:Metodo meccanico di accordare il cembalo secondo un nuovo temperamento. Havvi di lui altresì un manoscritto col titolo:la teoria della divisione delle corde vibranti.
Wilelmo, abbate del monistero di Hischau nel dodicesimo secolo, molto istruito per que' tempi nella musica, ha lasciato un trattatode Musica, che l'ab. Gerbert ha inserito nella sua collezione, t. 2 p. 154.
Winter(Cristiano), direttore di musica a Hannover, membro della società musicale di Mitzler, viveva sino all'anno 1786. Abbiamo di lui:Dissertatio de musices peritia theologo neque dedecòra, neque inutilis, Cell. 1749. —Diss. de eo quod sibi invicem debent musica, poetica et rhetorica, artes jucundissimæ, Hannov. 1764. Il dottor Forkel loda principalmente quest'opera:De curâ principum, et magistratuum in tuendo, et conservando cantu ecclesiastico, Hann. 1772. —Dissertazione intorno a S. Cecilia patrona de' musici, nel magazzino di Hannover 30 giugno 1786.
Winter(Pietro), cel. compositoretedesco de' nostri giorni, nato nel 1758, non ha faticato solamente pel teatro di sua nazione, ma ha arricchito altresì di molte altre opere il teatro italiano, comecchè dovizioso abbastanza per le produzioni de' Sarti, de' Jommelli, de' Cimarosa, de' Guglielmi, de' Mayer, de' Paer. Egli ha scritto più drammi italiani e serii e comici eseguiti con gran successo su' teatri di Venezia, di Napoli, di Vienna, di Parigi e di Londra. Questo compositore è energico, ricco, abbondante, drammatico, e sempre locale nella sua musica, e ne' suoi motivi.
Wolf(Ernesto Guglielmo) era uno de' migliori compositori della Germania nell'ultima metà del passato secolo. Nel 1761 egli divenne maestro di cappella del duca di Saxe-Weimar, e diè lezioni alla giovane duchessa, per il cui favore ottenne quel posto che onorevolmente occupava ancora nel 1791. Egli ha arricchito la musica di un gran numero di opere assai pregiate sì teoriche che pratiche. Non ne citeremo che le più rimarchevoli.Viaggi di musica ne' mesi di giugno, luglio, ed agosto 1782, Weimar 1784.Regole ed osservazioni per ben suonare il cembalo, che danno a divedere la sua profonda cognizione in quest'arte.Lezioni di musica per il canto, per l'accompagnamento, e per la composizione; per l'espressione e la disposizione delle composizioni, ad uso di quegli, che vorranno esercitare ed insegnare altrui la musica, Dresda 1788 in fol. Vi ha altresì di Wolf diciassette pezzi di musica vocale per chiesa, per teatro, e per camera: ed un'infinità di musica stromentale impressa a Lipsia, a Lione, a Breslavia, assai ricercata dagli intendenti.
Wolf(Giorgio-Federico), maestro di cappella del conte di Stolberg, è autoredi più opere. Tali sono:Breve istruzione e chiara per toccar di cembalo con una tavola di note, Gottinga 1784.Istruzione nell'arte di cantare, Halle 1784.Breve dizionario di musica, Halle 1787, contiene la spiegazione de' termini tecnici. Per la pratica:Canzoni con melodie pel cembalo, Nordhausen 1781.Mottetti funebri con cori, 1786.
Wunsch(Ernesto), dottore in filosofia e in medicina a Francfort, nel 1776 pubblicò in Lipsia:Initia novæ doctrinæ de naturâ soni, e nelle memorie alemanne presentate all'accademia di Berlino l'anno 1793, trovansi di lui degliEsperimenti sulla propagazione del suono. (V. Chladni Acoust. p. 319).
Xavier(Antonio), nato a Parigi nel 1769 da un certo signore di qualità, si vide costretto dalla rivoluzione a vivere del talento, che sino allora aveva esercitato per suo diporto. Egli suonava assai bene di violino, essendo stato allievo di Berthaume e di Mestrino: la sua maniera è grande, nè può trarsi un più bel suono dal suo stromento. Dopo il 1806 egli è all'accademia imperiale di musica. Vi sono di lui impressi de'Duo, e molti romanzi; M. Kreutzer gli ha dedicato un'opera di sonate, e M. Jadin i suoi quartetti di violino.
Ximenes(il conte) è autore di un'opera, cui diè per titolo:M. Chambre un petit-mond, che il Signor Heydenreich ha tradotta in tedesco e pubblicolla a Lipsia nel 1797. L'autore vi esamina la questione,quale delle due arti merita la preferenza, la Pittura, o la Musica? “Si dice in onor del Pittore, che le sue opere gli sopravvivono, ed eternano la sua memoria: al che rispondo, che i compositori lasciano anch'eglino,come i Pittori, i loro quadri, le loro opere, e i concerti. Ma la Musica è soggetta alla moda, che non lo è la Pittura; quei pezzi che stempravano l'anima a' nostri antenati, ci muovono ora alle risa. I nipoti di coloro, che nelle opere comiche erano commossi sino alle lacrime, ne formano ora il soggetto del loro scherno. Ma, che m'importa, mi disse una volta Mad. de Hautcastel, se la musica di Cherubini, e di Cimarosa sia o no diversa da quella dei loro predecessori? o che mi cale, se la antica musica mi fa ridere, purchè la moderna alletti il mio animo? Sarà forse necessario alla mia felicità, che i miei piaceri sien simili a quelli della mia bisavola? Perchè mi parlate della pittura, che è una professione che forma il gusto di poche persone, dove la musica incanta ognun che respira? A questa osservazione, che non mi aspettava, rimasi senza saper rispondere; se l'avessi prevista, non mi sarei innoltrato in tal dissertazione. Io non sono che un dilettante di musica, non già un virtuoso, e ne chiamo in testimoni coloro che mi hanno inteso suonare il violino. Ma dato ancora che si prendesse il merito della professione uguale da ogni lato, non si dovrebbe precipitosamente conchiudere dal merito della professione a quello del professore. Veggonsi de' fanciulli sonar maestrevolmente di cembalo, ma non si sono veduti giammai dei gran pittori a dodici anni. La pittura richiede gusto e sentimento, ed una testa che riflette, che pensa; laddove un musico può esserne, senza pregiudizio, esente. Veggiamo tutto dì degli uomini senza testa, e senza cuore trar dai loro stromenti melodie che incantano. Può macchinalmente avvezzarsi un uomo, a suonare il cembalo, e quando vi si è abituato da un buon maestro, può l'animacomodamente darsi in balia a' suoi vaneggiamenti, mentre le dita meccanicamente formano i suoni, alla unione de' quali essa per nulla s'intromette. Non si potrebbe al contrario dipingere la più semplice cosa del mondo, se l'anima non vi cooperasse concentrando unitamente tutte le sue forze. Se alcuno poi vorrebbe il mio parere per distinguer nella musica tra l'invenzione e l'esecuzione, io lo confesso, ciò mi porrebbe in qualche inquietudine. Ah! se tutti i compositori di dissertazioni fossero sinceri, tutti avrebbero un istesso fine. Sul principio della discussione si prende d'ordinario un tuono di contraddizione, giacchè si è deciso occultamente; come io infatti, non ostante la mia imparzialità, era per la pittura; ma il continuar le ricerche porta delle nuove difficoltà, e tutto finisce sul tuono del dubbio.” Ecco la graziosa maniera, con cui presenta questo autore le sue riflessioni: egli fa leggersi con piacere e con profitto.
Young(Matthew), dotto fisico inglese, nel 1784 pubblicò a Dublino:An Enquiry into the principal phoenomena of sounds and musical strings, cioè:Ricerche su i principali fenomeni de' suoni della musica, in cui procura di difendere i principj d'acustica di Newton. Questo trattato contiene molte utili osservazioni intorno a' soggetti di acustica, come la simpatía de' suoni, le vibrazioni delle corde, la propagazione del suono, l'eco ec. (V. Chladni Acoust. p. 57-290).
Yriarte(D. Thomas de), spagnuolo dottissimo, autore di un poema in questa lingua intitolato:la Musica, la cui prima superba edizione fu fatta in Madrid nel 1779 in 4º; la seconda del 1764, in 8º ed èstato stampato ancora in Parma dal cel. Bodoni. Egli è uno de' poemi spagnuoli moderni il più generalmente stimato (V. Desessart. Biblioth. d'un homme de goût, t. 1, p. 383 Paris 1808). “In tutti i secoli è piaciuto d'ornare con le Veneri poetiche i precetti delle scienze e delle arti. Abbiamo grandissima copia di poemi fisici e astronomici: molti ne possegghiamo sopra la pittura, sull'eloquenza, sulla declamazione, sul ballo, e somiglianti: ma nè veruno antico, nè moderno scrittore mai pensò di comporre un poema didattico su la musica. Se era malagevole per lo passato il riuscire in questo progetto, lo è anche assai più ai dì nostri: è stata l'arte condotta a grado tale di perfezione, sonosi a segno moltiplicati i precetti, che sembra quasi impossibile, che un poeta presenti il contenuto in un'opera, che dee dilettare insegnando. Lo stesso non si esigge da un artefice, che scriva in prosa, per dar contezza dell'arte sua. Eppure abbiam noi forse molti libri che spieghino con metodo, e compiutamente quella della musica? i migliori libri per essere intesi non esiggon forse la voce del maestro, e numero grande d'esempj? Un poeta non ha gli ajuti medesimi, e vien giudicato con più rigore. Noi dobbiamo avere obbligazione grandissima al Sig.de Yriarteper aver coraggiosamente superata la difficoltà, ed aperta una sì interessante carriera.” (V. Giorn. de' Letterati d'Italia, 1780). È questo poema diviso in cinque canti. Ilprimoè consacrato agli elementi musicali, che l'Aut. riduce alsuonoed altempo. Ei lo termina con vaghe riflessioni sopra l'inutilità dei precetti dell'arte, allorchè manchino a chi compone la sensibilità, e il genio. Ilsecondooffre le regole dell'espressione musicale. Ilterzocomincia da una vigorosa apostrofealle anime insensibili, che hanno preteso di avvilire la musica: tratta quindi dell'eccellenza della musica, e del suo impiego nei nostri Templi. Ilquartoè consagrato alla musica di teatro. L'autore che tratto tratto è andato investendosi del tono dell'entusiasmo, credesi in un subito trasportato in quella parte degli Elisi occupato dai famosi musici di tutti i secoli, e di tutte le nazioni. Ei s'indirizza a Jommelli, e questo cel. compositore gli spiega esso medesimo tutto quello, che è relativo alla musica teatrale. Ilquintocomprende finalmente le due ultime classi della musica, cioè l'uso che ne vien fatto nella società e nella solitudine. Principia da un elogio delle accademie di musica, o concerti: loda grandemente gli autori tedeschi, e singolarmente Haydn per la musica istrumentale. Seguono in fine delle importanti note relative a cadaun canto, che meritano di esser lette con attenzione. Lo stile poetico dell'Aut. è d'un elegante natío, e dee estremamente dilettare chi perfettamente intende l'idioma spagnuolo. Eccone un saggio tra' dieci versi del IV canto consagrati all'elogio del cavaliere Gluck.E tu, fa egli dire al Jommelli,immortal compositore d'Alceste, d'Ifigenìa di Paride, e d'Elena, Cantor germano del Cantore di Tracia, o Gluck, sublime inventore, che hai richiamato alla vita il secol d'oro della scena, allorchè l'infelice Europa verrà a perderti, coronato d'eterno alloro troverai un asilo distinto in questo luogo, ove non si conosce interessato encomio, ove non regna l'invidia, ed ove non ha sede verun partito nazionale. Un così eccellente poema non ha trovato sinora un traduttore in Italia a danno dell'arte, e della nostra letteratura.
Zacconi(Luigi). Agostiniano di Pesaro, e maestro di musica del duca di Baviera, pubblicò a Vinegia nel 1596 un libro assai ben fatto col titolo diPratica di musica utile e necessaria sì al compositore per comporre i canti suoi regolarmente, sì anco al cantore per assicurarsi in tutte le cose cantabili. Nel 1622, il P. Zacconi fe' comparire per le stampe la seconda parte di quest'opera, dove con maggior precisione imprese a trattare degli elementi musicali, e de' principj della composizione. Vi si trovano, dice M. Suard, oltre a buoni principj chiaramente esposti, de' curiosi dettagli su i progressi dell'arte, e sul carattere de' più celebri compositori, che conosciamo del sedicesimo secolo.
Zanotti(Francesco), illustre filosofo, letterato di gran nome, oratore e poeta, nato in Bologna, fu quivi professore di matematiche e di filosofia dal 1718: spogliò la logica degli innumerevoli abusi con cui sfigurata l'aveano i scolastici. Nel 1731 divenne Bibliotecario dell'Istituto e membro di quella dotta Società; e nel 1766 ne fu quindi il Presidente. Egli amava la musica, e trovossi in comercio co' più gran professori di quel tempo, come il Sacchi, il conte Giulini, e 'l Martini. Abbiamo in fatti, di lui alcuneLettere sulla Musicastampate insieme con quelle del Pad. Sacchi e del Pad. Martini in Milano 1782 in 4º. E nel t. 4 de'Comment. Bonon.un suo trattato di Acustica,de vi elasticâcitato da Chladni. Egli morì vivamente compianto da' suoi concittadini ed amici l'anno 1777.
Zanotti(l'Ab. Giov. Calisto), nipote del cel. bibliotecario di Bologna, di cui testè si è parlato, era membro della Società Filarmonica della stessa città. Il dottor Burney (Travels t. 1) rapporta che trovandosi egli nel 1770in Bologna, nel concorso tra' membri di quella società l'ab. Zanotti vi si fece distinguere per un suoDixit, scritto con molta vivacità e fantasia.
Zarlino(Giuseppe), di Chioggia nello stato Veneto, si è reso cel. nel sedicesimo secolo per le profonde cognizioni, ch'egli aveva della musica. Era stato allievo di Adriano Willaert, e nel 1565 divenne maestro di cappella di S. Marco, e della signoria di Venezia. Le sue opere di teoria musicale lo han sollevato al rango di uno de' primarj autori classici di quel tempo. Se gli attribuisce altresì il merito di avere scoverto il rapporto esatto tra la terza maggiore e minore. Tutte le sue opere sono state impresse in Venezia in 4 vol. grandi in fol. nel 1558. Eccone il catalogo:Istituzioni harmoniche, nelle quali, oltre le materie appartenenti alla musica, si trovano dichiarati molti luoghi di poeti, historici e filosofi, Ven., 1558, e 1588 in 4º.Dimonstrazioni harmoniche, Ven. 1571 in 4º.Istituzioni et demonstrazioni di musica, Ven. 1580 e 1602.Opere della musica, 1589, in 2 vol.Supplementi musicali, 1588.Melopeo, o musico perfetto. De utraque musicâ, libri 25, 1559.Storia della musica. Trattato che la quarta e la quinta sono mezzine, tra le consonanze perfette ed imperfette, ancora manoscritto, che trovavasi nella libreria del P. Martini. Zarlino lasciò ancora molte sue composizioni per chiesa impresse ed inedite, e per teatro l'Orfeoeseguito la prima volta in Venezia, che alcuni anni dopo la di lui morte il card. Mazarino fece rappresentare in Parigi da una compagnia di musici italiani che aveva fatti venir quivi nel 1630. LeIstituzioni armonichedel Zarlino, tuttochè troppo cariche di vane e fantastiche ragioni, divennero nondimeno il libro classico per gli studiosi dellamusica pratica, e tutte le sue opere musicali servirono per lungo tempo a formare la teoria de' professori; benchè vi siano scarsi i veri principj d'armonia, giovaron elleno non pertanto per usar delle corde con più esattezza, che non era stato fatto ne' precedenti secoli. Oggidì però dice a ragione il Bettinelli,niun conosce più lo Zarlino, più non si cita, non si ristampa, neppur si cerca dai bibliotecarj(Risorgimento ec.della Musicac. 4).
Zeidler(Carlo Sebastiano), di Norimberga, figlio del maestro di cappella Massimiliano Zeidler nato nel 1719 studiò la musica sotto Pachelbel. Vi ha una sua dissertazione impressa nel 1745:De veterum philosophorum studio musico, in cui mostra molta cognizione dell'antica letteratura musicale. Zeidler morì a Norimberga a' 15 marzo del 1786.
Zeltern(Carlo), letterato di professione, ed amatore di musica in Berlino, ove scriveva unGiornale di musica, in cui dava l'analisi e la critica di tutte le produzioni de' più celebri compositori. Ne' suoi diversi esami delle opere di Haydn,profondità, gusto, perspicacia e filosofia distinguono i giudizj di questo scrittore, dice il Carpani,e l'Haydn non avrebbe potuto parlar meglio de' suoi lavori, se quanto era grande nel fare, lo fosse stato ugualmente nel dire. (Lett. XVI) Se non che parlando della di lui musica dellequattro stagioni, la definì per una musica strumentale con accompagnamento di parole,nel che il metafisico Zeltern, per vero dire portò la satira e il frizzo più in là della realtà e della ragione. Zeltern si è fatto altresì distinguere per le sue composizioni nuove, e piene di gusto: egli era violinista e direttore del concerto de' conoscitori e dilettantistabilito in Berlino: dove trovansi impresse di lui nel 1790,Otto variazioni di un rondò per forte-piano, sul dramma ilMatrimonio di Figaro; alcunesonate per cembalo, ed unconcerto per viola.
Zeno(Apostolo), nobile Candioto poeta, e storiografo dell'Imperatore Carlo VI, si rese benemerito della musica migliorato avendo, per quanto gli fu possibile, tutti i generi del dramma musicale. Quest'uomo infaticabile, dice l'Arteaga, giornalista sensato, raccoglitor diligente, erudito senza pedanteria, e antiquario senz'affettazione può chiamarsi a ragione il Corneille del teatro lirico. Tra le molte imprese, a cui porse mano con gran vantaggio della sua nazione, una fu quella di migliorare il dramma. Le cose sacre principalmente furono da lui maneggiate con maestria e decenza sconosciuta fino a suoi tempi. Gli oratorj giacevano allora nell'avvilimento abbandonati alle penne triviali. Zeno vi porse mani ajutatrici, e gli rivestì di quella maestà che conviensi al linguaggio delle divine scritture. Le commedie musicali eziandio, o sieno le opere buffe ricevettero maggior lume dalla sua penna. Egli tuttavia fornito non era d'orecchio musicale, e dee piuttosto dirsi un uomo di talento che un uomo di genio, il suo recitativo riesce alquanto duro: le sue arie non sono molto arrendevoli ad una buona musica.Niun rapporto, dice Marmontel,niuna intelligenza nella divisione de' versi, e nella scelta del ritmo: nulla di regolare, di periodico: onde a ragione è stato abbandonato da' musici. Egli stesso conosciuto avendo la superiorità del gran Metastasio, gli cedette il suo posto diPoeta Cesareonella corte di Vienna, e si rese a Venezia per porre in ordine, e pubblicar le sue opere. Morì quivi nel 1738. Nelle sueLetterepubblicatedal Morelli in Venezia in 6 vol. in 8º, molti di lui passaggi ritrovansi sullaMusica drammatica, e sullaPoesia musicale.
Ziani(Pier-Andrea), veneziano, dapprima maestro di cappella di S. Marco a Venezia, e quindi al servigio dell'imperatrice Eleonora in Vienna, fu uno de' migliori teorici del diciassettesimo secolo. Fu altresì buon compositore per quei tempi, sì per teatro che per chiesa, come ben lo dimostrano molte sue opere di pratica stampate a Venez. dal 1654 sin al 1679.Marc'Antonio Ziani, di lui parente e suo successore nel posto di maestro della corte di Vienna sotto l'imperatore Leopoldo, si rese anche cel. sino a' primi anni del passato secolo per le sue composizioni teatrali, oggigiorno del tutto obliate. Il suo oratorioGesù flagellatoè del 1714. (Encyclop. méthod. art.Allemagne).
Ziegler(Giov. Fedele), direttore di musica a Dresda, allievo di Pezold, e dell'antico Bach si rese perfetto nell'arte sì per i suoi viaggi, che per lo studio sulle partizioni de' migliori maestri. Egli fiorì sulla metà dello scorso secolo. Non avendo potuto trovar un editore per le sue opere di teoria, e per le sue composizioni, imparò l'arte d'incidere, e pubblicolle egli stesso nel 1731. Abbiamo di lui:Elementi di musica, eNuova istruzione sul basso continuo.
Zingarelli(Niccolò) nacque in Napoli a' 4 aprile del 1752. All'età di sette anni, rimasto orfano del padre, entrò nel conservatorio di Loreto per apprendervi la musica. Finaroli fu suo maestro di composizione, e Cimarosa, e Giordanello suoi condiscepoli. Uscito dal conservatorio volle porsi sotto la direzione dell'ab. Speranza, per penetrare gli arcani della teoria dell'arte; poichè, nel conservatorio,appena s'insegnano le regole grammaticali. Questo cel. maestro con un suo metodo particolare d'insegnamento addestrò per modo il Zingarelli, che potè d'indi in poi scrivere le migliori sue opere in non più, e talvolta anche in meno di otto giorni. “Io stesso sono testimonio, scrive il Carpani, che in 40 ore, distribuite in dieci giorni, egli fece la sua inarrivabileGiulietta e Romeo, ed in sette giorni, essendosi per giunta ammalato, scrisse l'Alsindapel teatro di Milano, la prima delle sue opere di grido” (Lett. 3). Nel 1781 compose egli pel teatro di Napoli,Montezuma, opera più dotta che piacevole, e molto stimata dall'Haydn. Nel 1785, diè in Milano l'Alsinda, che fu molto applaudita, avvegnachè aveva egli abbandonato lo stil ricercato. Tutti i teatri dell'Italia han fatto a gara per averlo compositore:Ifigenia,Pirro,Artaserse,Apelle e Campaspe,Giulietta e Romeo,Ines de Castro,Clitennestra, opere serie; e gli oratorjla Distruzion di Gerusalemme,il trionfo di Davide, laPassione. I drammi burleschi:il Bevitor fortunato,la Secchia rapita,il Ritratto, sono le migliori sue opere. Nel 1789 chiamato in Francia diè alla R. Accademia di musica in Parigi l'Antigono, poema di Marmontel, che mercè gli avvenimenti politici non ebbe più che due rappresentazioni. Di ritorno in Italia, egli applicossi ad uno studio profondo della musica di chiesa, e compose ad otto voci per ottenere il posto di maestro di cappella del duomo di Milano, e fuvvi eletto dopo un esame di tre consecutivi giorni. Le circostanze l'obbligarono quindi a rinunziare alla cappella di Milano. Nel 1806 alla morte del cel. Guglielmi fu egli nominato a succedergli come maestro del Vaticano; e da quest'epoca in poi rinunziò al teatro,non occupandosi esclusivamente che di musica per chiesa. Egli è attualmente direttore del Real Collegio di musica in Napoli nel soppresso monastero di S. Sebastiano. Par che di lui intenda il Carpani, allorchè ci dice che “un cel. maestro italiano, euomo di prima sfera in linea di compositori, preso il testo poetico dellaCreazione(opera dello stesso Carpani), si mise a rifarne da capo tutta la musica, procurando di far meglioche l'Haydn; ma il suo lavoro non s'è ancora visto. Egli giacesub rosa, nè si vedrà che dopo la morte dell'autore, avendo egli così deciso per evitare la taccia d'invidioso o nemico della fama dell'Haydn, ch'egli stima moltissimo.Questo maestro, che vanta dei veri capi d'opera, riconosce l'Haydn per uomo unico come sinfonista, come scrittore accademico non superato da altri, ma non lo crede inarrivabile, nè unico nel rimanente: nel che troverà fra i dotti non pochi compagni di sentimento.” (Lett. XI). I caratteri attribuiti a questo maestro anonimo dal Carpani, se pur lice indovinarlo, sono confacenti e ben calzano al merito del Zingarelli, e al giudizio che di questo grand'uomo far mostra l'illuminato scrittore. Descrive altresì la maniera usata dal Zingarelli per disporsi a comporre la sua musica. “La lettura di un passo di qualche santo padre, o di qualche classico latino è necessaria al Zingarelli per improvvisare poi un atto intero delPirro, o dellaGiulietta e Romeo, e stendervelo in meno di quattro ore.” (Lett. 3).
Zuccari(Giov.), minore conventuale, e dotto compositore e scrittore di musica sui principi del sec. 18. Egli pubblicò in RomaPratica di musica, 1719. Diè anche in Venezia nel 1725 l'operaSeleuco: e nelmagazzino di Breitkopf a Lipsia vi ha una di lui cantata:Come potrà il mio cor, ec.
Zulatti(Giov. Franc.), di Cefalonia, pubblicò in Venezia:Discorso della forza della musica nelle passioni, nei costumi, e nelle malattie: e dell'uso medico del ballo.
Zulehner(Carlo), membro della società delle scienze ed arti di Magonza, e del Museo di Francfort, nacque a Magonza nel 1770. Imparò il forte-piano da Sterkel, e da Eckard a Parigi: studiò la composizione sotto Philidor, e Kreutzer, e dopo il 1805 è direttore dell'orchestra in Magonza, ove ha stabilito eziandio una stamperia di musica. Egli compose dopo il 1790 una Messa, unTe Deum; due opere alemanne; tre sinfonie; 18 quartetti per violino; tre concerti per piano-forte; 24 sonate con violino, ec. Vi sono in oltre impresse di lui sette opere per il cembalo, e la maggior parte delle opere diMozartdisposte per il forte-piano.
Zumsteeg(Giov. Rodolfo), nato a Gausingen nel 1760, e morto a Stuttgard nel 1802, era eccellente compositore e gran virtuoso sul violoncello nella cappella del duca di Vittemberga. Egli era stato allievo del maestro di cappella Poli, ma acquistò la miglior parte delle sue cognizioni mercè lo studio delle opere di Mattheson, di Marpurg e di M. d'Alembert. Le di lui composizioni distinguonsi per un carattere grave e dignitoso: non faremo menzione che dellaFesta di primaveradi Klopstock, d'una suaMessa, e della sua musica stromentale moltissimo ricercata.
Adami(Giuseppe), nato in Torino verso la metà dello scorso secolo, si distingue molto oggigiorno per la sua singolar maniera di sonare ilClarinetto, che tira a se l'ammirazion degli ascoltanti. Benchè sia addetto alla Real Cappella e Teatro di Torino, la sua gran fama il fè chiamare in Milano per il cel. teatro della Scala, ove attualmente soggiorna.
Afranio, o Afanio come lo chiama Zacc. Tevo, fu canonico di Ferrara, e vien riguardato come inventor delfagotto. Ambrogio Albonesi di Pavia, canonico di Laterano nella sua Opera intitolata:Introductio ad linguam Chaldaicam, impressa a Pavia nel 1539, e dedicata ad Afranio, dà la descrizione di questo strumento da lui nuovamente trovato, e ne rappresenta in un rame la forma primitiva.
Agnesi(M. Teresa), di Milano, sorella della celebre Gaetana Agnesi morta nel 1799 in Bologna, dove coltivate avea con onore le matematiche, si è fatto gran nome nella letteratura e nella musica. Ella ha posto in note molte Cantate e tre drammi serj, che ebbero del successo, laSofonisba,Ciro in Armeniae laNittocri. Morì in Bologna nel 1808.
Alghisi(Franc.), da Brescia, compositore rinomatissimo e maestro di cappelladi quella cattedrale soggiornò per alcun tempo in Venezia, ove scrisse due opere per quel teatro, che piacquero al segno di essere replicate l'anno di appresso, distinzione molto rara in Italia. Tornato in Brescia diessi tutto alla pietà e al ritiro, e quivi terminò con grande edificazione i suoi giorni nel 1733. (V. Gazzetta music. di Lipsia).
Amato(Vincenzo), di cui si è parlato nel tom. 1, p. 28: era prete e dottore in teologia. A' suoi funerali nella chiesa di S. Ninfa de' padri crociferi di Palermo, in dimostrazione della stima, che si aveva del di lui merito, assister vollero non che tutt'i musici della città, ma il clero ancora ed il capitolo della cattedrale, di cui era maestro di cappella. Egli sorpassava appena i 40 anni di sua età.
Andriolidi Torino, egregio suonatore di contrabbasso al servigio della R. Cappella del re di Sardegna, e non meno commendevole sull'arpa, per la pienezza e sonorità della sua corda, e per l'agilità con cui maneggia il contrabbasso: vien oggidì riputato pel più bravo virtuoso su questo strumento.
Angeloni, di Frosinone in Italia è autore di una interessanteDissertazione sulla vita e le opere di Guido d'Arezzo, 1809, ove molte dotte notizie rinvengonsi utili alla storia, ed alla letteratura della musica, e l'analisi di tutti i libri musicali di quel monaco ristoratore dell'arte.
Antigenide, musico di Tebe, fu uno de' pubblici maestri di quest'arte quattro secoli innanzi G. C. Egli accrebbe i fori nel flauto, per facilitare l'accompagnamento nella musica a più parti (Plin. Hist. l. 16), onde rendesi incredibile il racconto di Aulo Gellio, ilquale nel lib. 15 delle sueNotti Attichedice, che per essere Antigenide bello assai di persona, vedutosi egli un giorno deforme nel suonare il flauto innanzi ad uno specchio, screditò l'uso di questo stromento fra' Tebani. Ma chi darassi a credere, ch'egli facesse maggior conto della bellezza, che della singolar gloria d'inventore? della passeggiera deformità, con cui compariva nell'orchestra, che della durevol lode di abile suonatore? (V. Requen. t. 1).
Babbi(Cristoforo), nato a Cesena nel 1748 studiò il violino sotto Paolo Alberghi scolare di Tartini, e nel 1780, entrò al servigio dell'Elettor di Sassonia a Dresda come maestro di concerto. Eranvi in quella corte i primi virtuosi di Europa: Naumann, Schuster, e Seydelmann erano i direttori della musica. Babbi ha composto dei concerti per violino, sinfonie per chiesa e per camera, quartetti e duo per flauto, e una cantata per cembalo, Dresda 1789.
Bambini(Felice), nato a Bologna, venne assai ragazzo portato in Francia da suo padre direttore di una compagnia di musici italiani, che rappresentarono sul teatro della Real Accademia in Parigi i belli intermedj di Pergolesi di Jommelli, di Rinaldo ec. Questa musica italiana fu che circa il 1760 diè occasione alla prima guerra musicale in Francia. Bambini in età allora di dieci anni, era accompagnatore al cembalo, e mostrovvi tale intelligenza, che Rousseau fecene l'elogio nella sua cel.Lettera sulla musica francese. “Risovvengavi, dic'egli, di avere inteso negl'intermedj datici in quest'anno il figlio dell'impresario italiano, ragazzo al più di dieci anni, accompagnare all'opera. Noi fummo dal primo giorno sorpresi dell'effetto dalle sue piccole dita prodotto;e tutt'i spettatori si avvidero al suo suono preciso e brillante ch'egli non era il solito cembalista. Io cercai ben tosto le ragioni di tal differenza, benchè non dubitassi che M. Noblet non fosse un buon armonista, e non accompagnasse molto esattamente: ma qual fu la mia sorpresa nell'osservare le mani di quel bravo ragazzo, vedendo ch'egli non riempiva quasi mai gli accordi, sopprimeva molti suoni, e non impiegava assai volte che due sole dita, di cui l'uno suonava quasi sempre l'ottava del basso. E che! diceva in me stesso, l'armonia compita fa meno effetto della mancante, e i nostri cembalisti con rendere tutti gli accordi pieni, non fanno che un confuso romore, mentre costui con meno suoni fa più d'armonia, od almeno rende il suo accompagnamento più sensibile, più grato! Io ne compresi ancora più tutta l'importanza, allorchè osservai che tutti gl'italiani, accompagnavano della stessa maniera che il piccol Bambini, ec.” Suo padre divenuto console di Venezia a Pesaro lasciollo in Francia, ed egli continuò i suoi studj di canto, e di composizione sotto Bordenave e Rigade, ch'era stato scolare di Piccini. Le sue composizioni per teatro gli han fatto molto onore in Francia: vi sono inoltre di lui otto opere di sonate per forte-piano, ed alcuni trio per violino, viola e basso.
Bannieri(Antonio), nato in Roma, e fornito di bella voce e di buona scuola di canto venne assai giovane in Francia, ed ebbe l'onore di cantare dinanzi la regina Anna d'Austria, che l'ebbe in grande stima, e lo colmò di favori. Per prevenire la perdita della voce, impegnò un chirurgo a fargli la crudele operazione. Non vi consentì costui che a condizione della più forte promessa di custodire il secreto.Ma come la voce del Bannieri di giorno in giorno diveniva più bella, si venne a scoprir finalmente che non ne era naturale la cagione. Il re Luigi XIV ne l'interrogò; e voleva sapere chi fosse il chirurgo che prestato aveagli quel buon ufficio.Sire, diss'egli, io ho dato la mia parola d'onore, di non dirne mai il nome. — Tu fai bene, perchè io lo farei appiccar per la gola, e così tratterò il primo che si arrischierà di commettere un sì abominevole misfatto.Voleva allora il re bandir eziandio lui stesso: ma lo rimise poi in grazia, nè gli accordò la sua dimissione che dopo aver compiti i 70 anni. Bannieri morì assai vecchio nel 1740.
Barbella(Emmanuele) cominciò a studiar di violino dall'età di un pò più di sei anni, e quindi ebbe lezioni da Pasquale Binni allievo del Tartini. Il cel. Leo fu suo maestro nel contrappunto, che celiando diceva di lui:Non per questo Barbella è un vero asino, che non sa niente.Questo abile violinista, seguace de' principj di Tartini, morì in Napoli sua patria nel 1773. Tra' suoi allievi singolarmente si distinsero il Sig.Girolamo Blascoprimo violino del teatro, e della R. Cappella di Palermo, morto nel 1795; ed il cel.Ignazio Raimondi, autore eziandio di molta musica strumentale impressa a Amsterdam, dove erasi stabilito. Le sonate di Barbella per violino trovansi pubblicate in Parigi, e a Londra.
Barbici(Michele), nato in Palermo di assai civile famiglia, mostrò sin da' primi suoi anni molta inclinazione alla musica, e studiolla profondamente sino a divenire un abile compositore. Egli può dirsi altresì l'inventore dell'Arpone, che si fabbricò da se stesso, e che senza l'ajuto di alcun maestro giunse a suonare perfettissimamente. Questo strumento è fornito di corde di budello,e può chiamarsi un forte-piano verticale, ma non avendo de' tasti, si suona pizzicando a punta delle dita. Il Sig. Barbici intraprese un viaggio per l'Italia per farsi intendere su quel nuovo istromento, ed in Napoli, e particolarmente in Firenze fu sommamente applaudito in ambe le corti, e in tutte le più scelte compagnie, ma siccome non volle far mai la figura che di un semplice amatore, e non già di un virtuoso che metteva a profitto l'arte sua, gli fu d'uopo ritornare alla patria pieno di debiti, e per colmo di disavventura perdette eziandio l'onesto impiego, ch'egli aveva lasciato pe' suoi viaggi. Quindi gli convenne soffrire delle ristrettezze, e vivere di que' pochi beni di sua famiglia, e de' scarsi profitti che ritrar potè dalla professione di notaro ch'egli esercitava. Proseguì tuttavia ad amar passionatamente la musica, a comporre pel suo strumento, ed allorchè veniva invitato a suonarlo sì in chiesa, che in camera, occorreva egli ben volentieri a farlo senza generosamente pretenderne veruna paga. Egli aveva scritto de' concerti pel suoArponea piena orchestra; delle suonate pel medesimo a solo, o con accompagnamento di due violini e basso, e molta musica vocale, ove l'Arponeproduceva grandissimo effetto accompagnando la voce, mentre il resto degli istrumenti sentivasi appena: le di lui composizioni, e la sua esecuzione riuniron sempre tutti i suffragj non che de' semplici amatori, ma eziandio de' virtuosi. Questo strumento riesce moltissimo con ispezialità negliadagio: tenero, e assai dolce ne è il suono; e di una espressione atta a muover gli affetti ne' cuori eziandio meno sensibili. Assai volte avveniva, che suonando egli cadeva in isvenimenti alcuno de' suoi uditori, e quel ch'è più da rimarcarsi, siffatta convulsioneverificavasi più su gli uomini che sulle donne. Il Giornalista di Modena, nel riferire un simil successo dietro la testimonianza del nostro P. Catalisano che vi era presente,ci sembrerebbe, ei dicepiù degno di maraviglia il siciliano arpone, se in vece di scompaginare la macchina corporea, racchiudesse la virtù di rinfrancarla. (V. Grammat. armon. c. 3). Osservazione ridicola! come se l'unico effetto che produce l'arpone fosse costantemente quello di far isvenire gli astanti, e come se non mettesse il più delle volte, secondo la qualità dei tuoni e del modo, e secondo la disposizione morale e fisica delle persone, lo spirito in allegrìa ed in brio. Il Sig. Barbici terminò i suoi giorni verso il 1790. Non sappiamo aver egli fatto degli allievi su quel suo stromento; fuvvi bensì un altro bravo suonatore di arpone in quel tempo, di lui più giovine, per nome il Sig.Cristoforo Baisipalermitano. Egli avendolo sentito suonare al Barbici, fecesene costruire un simile, e come fornito egli era di grande ingegno, e di somma abilità nella musica, giunse senza alcun maestro a suonarlo così perfettamente, che sorpassò di gran lunga lo stesso Barbici sì per l'agilità, che per il gusto. Egli eseguiva sull'arpone qualunque difficile sonata di clavicembalo, e vi adattava qualsivoglia pezzo di musica scritta per altri stromenti: molta ne compose egli stesso, e dopo aver fatto l'ammirazione, e la delizia de' suoi concittadini, fecesi ne' suoi viaggi ammirare ancora in Italia, in Francia, e finalmente formò la sua fortuna in Moscovia, dove attualmente si trova.
Barni(Camillo), nato a Como nel 1762, cominciò dall'età di 14 anni lo studio del violoncello sotto la direzione del suo avoloDavide Ronchetti, e quindi per alcun tempo deldilettanteGiuseppe Gaggi, canonico della cattedrale di Como. Di 26 anni venne egli in Milano come secondo violoncello di quel gran teatro, e vi soggiornò per otto anni presso il conteImbonati, protettore illuminato degli artisti. Nel 1791 divenne egli il primo violoncello, e sonò gli a solo nel teatrodella Scala. Nel 1799 studiò la composizione sotto il cel.Minoja: scrisse alcuni quartetti in Italia, e portossi a Parigi, dove si è stabilito sin dal 1802. L'anno di poi diè egli al teatro Olimpico un concerto di violoncello di sua composizione, e sino al 1809 ha pubblicata molta musica strumentale.
Barthez(Paolo-Gius.), celebre medico, morto nel 1806; nella suaThéorie des beaux-artsha scritto un capitolo molto erudito, che ha per titolo:Nouvelles recherches sur la déclamation théâtrale des anciens Grecs et Romains(V. Millin, Mag. encyclop. t. V)
Beccaria(il conte), cel. in Italia e in tutta l'Europa nello scorso sec. per il suo trattato dei delitti e delle pene, come per altre dotte sue opere, è autore eziandio di unaDissertazione sulla musicapiena di eccellenti riflessioni sul poco effetto della moderna per rapporto agli affetti. “Oh quante volte, egli dice, accade di dover dire ad alcune arie, quel che soleva l'ingegnosissimo autore dei mondi,Musica, che vuoi tu?S'ascoltano delle arie eccellentemente intonate, dette con una prodigiosa agilità, con una perfetta eguaglianza di corde nella voce, con esattissimo rigore di tempo, con trilli, con lunghezza mirabile di cadenze senza prender fiato:Musica che vuoi tu?Ancora non lo so, se non mi desti nel cuore verun sentimento. Io ho ascoltato delle voci, alle quali non si poteva rimproverare alcun difetto, ma il mio animo faceva loroil rimprovero massimo poichè non sentiva nulla. I ballerini da corda si pagano perchè ci faccian maraviglia, i musici si pagano perchè ci movano; eppure la massima parte de' musici vuol fare da ballerini da corda”, ec.
Belolli(Luigi), da Parma, celebre suonatore di corno di caccia stabilito in Milano nel R. teatrodella Scala. I suoi concerti sì pel gusto, che per la sodezza delle regole lo han messo al rango di un de' più celebri compositori d'oggigiorno. Non puossi esprimere l'effetto che produce lo strumento da lui maneggiato: l'illusione è arrivata al segno di aver creduto alcuni ch'egli pronunzii insin le parole.I quartetti, ch'egli ha composto per quattro corni di caccia, fanno un eccellente effetto, dice il dottor Lichtenthal: noi ne abbiam fatto un cenno nel suo articolo (t. 3. p. 25). Belolli ha formato un grand'allievo nella persona di un certo Balezar Milanese, che attualmente dimora in Napoli.
Benda(Francesco) merita un distinto luogo nella storia dell'arte qual fondatore di una scuola di violino nell'Alemagna. Egli era della Boemia, ma dopo di avere appreso il canto e la musica a Praga, applicossi allo studio del violino a Dresda, ove era stato accolto come uno de' membri della real cappella. Tornato dopo alcun tempo a Praga, ebbe lezione da Konyezek bravo violinista del paese, e quindi dal cel. Francischello in Vienna. Sulla raccomandazione di Quanz entrò egli nel 1732 al servigio del principe real di Prussia, indi Federico II. Benda intento sempre alla perfezion di sua arte fecesi istruire nell'esecuzione degliadagioda Graun maestro de' concerti del Re, nell'armonìa dal di lui fratello maestro di cappella della corte, e dallo stesso Quanz nella composizione. Nel 1772 fu sostituito a Graunnel posto di maestro de' concerti, e morì di apoplesia a Potsdam nel 1786 in età di 77 anni. Il DottorBurneydice che “la sua maniera non era nè quella diTartini, nè quella diSomisoVeracini, nè quella di alcun altro caposcuola di violino, ch'ella era tutta sua propria, da lui formatasi su i modelli de' gran maestri.” (Travels 3º vol. p. 101). Hiller nel 1º vol. delle sue biografie dice: “ch'egli rendeva col suo violino i più belli, i più nitidi, i più gradevoli suoni, che sentir si potessero. Niuno uguagliavalo nella celerità e nell'esecuzion degli acuti. Egli conosceva a fondo tutte le difficoltà, e tutte le risorse del suo instromento, delle quali giudiziosamente sapeva far uso. Egli inclinava maggiormente ad una nobile melodia.” Pregevolissimi sono i suoi concerti;il Benda, dice Carpani,è pennelleggiatore fiero e profondo. (Lett. 4). Tra' suoi allievi pel violino si fecero gran nome suo fratello Giuseppe Benda e due suoi figli; Koerbitz, Bodino, Pittcher, Ramnitz, Rust e Matthes; per il canto formò egli le sue due figliuole, che sposarono i maestri di cappella Wolff, e Reichardt, ed il soprano Paolino.Giorgio Benda, il terzo de' suoi fratelli si rese celebre come maestro di cappella del duca di Saxe-Gotha: le sue composizioni sì per chiesa che per teatro furono molto applaudite in Germania e nella Francia. Egli aveva viaggiato in Italia per apprendervi la lingua, e il buon gusto nel canto, il che acquistar fece alle sue produzioni la singolar maniera che le rende superiori a quelle de' suoi contemporanei. Egli viveva ancora nel 1794.
Bernard, musico tedesco viveva in Venezia nel 1470. A lui deesi l'invenzion de' pedali negli organi. (Fabric. bibl. lat. med. ætat.).
Bernardi(Franc.), detto ilSenesino, eccellente mezzo soprano, nato inSiena, fu ricercato dal cel. Hendel per condurlo seco in Londra come prim'uomo nel teatro italiano, collo stipendio di 1500 lire sterline, che fu in appresso accresciuto sino a 3 mila ghinee; ma essendosi disgustati fra loro, Hendel lo mandò via dal suo teatro, malgrado il discapito che gliene avveniva, e le premure de' più gran signori di Londra, cui dispiaceva il perderlo. Nel 1739 egli si era stabilito in Firenze, e tuttochè vecchio vi cantò un duetto insieme con l'imperatrice M. Teresa, allora arciduchessa d'Austria. Era in gran pregio la di lui voce penetrante, chiara, uguale e flessibile: aveva egli in oltre un'abilità poco comune nell'esecuzion de' passaggi, pura l'intonazione, ed il trillo perfetto. Ottimo attore nel tempo stesso primeggiava fra tutti ne' recitativi.
Berrettari(Gaetano), membro della Società delle scienze ed arti dell'Italia, è autore delleOsservazioni sul suono, che trovansi negliAnnali di Chimica e Storia Naturale di Brugnatelli, a Pavia, tom. 18, 1800.
Bertinotti(Teresa), da Savigliano nel Piemonte, cantatrice rinomatissima su i primi teatri d'Europa, come di Londra, Milano, Napoli e Palermo, dove sommamente si distinse nell'oratoriola Zairascritto dal Federici per la sua voce nel 1800. La sua singolar maniera di cantare, e la sua bellissima voce penetra il cuore: la sua espressione è ammirabile. Alle doti di avvenenza e di grazia, di cui è stata assai favorita dalla natura, unisce ella una decenza, un contegno, una virtù che trovansi di raro nelle persone del suo rango. Ella sposò finalmente il Sig. Radicati famoso professor di violino. Attualmente soggiorna in Bologna, e canta da prima donna in quel teatro, dopo di essere stata in Lisbona.
Biantedi Priene, uno dei Saggi della Grecia fiorì sei secoli innanzi G. C. Dopo essersi istruito in ogni genere di scienza, e dopo avere imparata con eccellenza la musica, prese a cantar con la lira in diverse occasioni i mezzi di render felice la patria, e di preservare da' mali la poco accorta gioventù. I sentenziosi detti sparsi ne' canti di questo valentuomo si celebrarono tanto da' Greci, che dell'età sua si videro scolpiti nel tempio di Apollo, quali sentenze del Dio della musica. La Grecia dichiarollo per uno de' suoi Savj (V. Laert. l. 1, 35, et Plutarch. de Monarch.)
Blangini(Mad.), sorella del bravo maestro Giuseppe Blangini (V. il suo art. nel t. 1, p. 123), nacque in Torino nel 1780. Ebbe dapprima lezioni di violino dal col. Pugnani, e poscia da Puppo, e da Boucher. Il Sig. Barni da Como l'ha diretta nello studio della composizione. Essa ha suonati de' concerti di violino nelle pubbliche accademie a Torino, a Milano, a Vienna e a Parigi: una sola delle sue opere si è pubblicata sinora, cioè un trio per due violini e violoncello. Ella è attualmente nella corte di Baviera in qualità di maestra di canto della principessa.
Bura(Antonio), da Savigliano in Piemonte, attualmente uno de' primi suonatori di violino, fu scolare del Pugnani.
Burgh(A.) nello scorso anno 1814 pubblicò in LondraAnecdotes historical and biographical of music in letters, cioèLettere contenenti alcuni aneddoti storici e biografici della musica, 3 vol. in 8vo.
Catalani(Ottavio), dell'antica Enna, abate e canonico della cattedrale di Catania, acquistossi tal nome per la sua scienza e perizia nella musica, che divenne in Roma maestro della cappella pontificia sotto Paolo V. Fu poi maestro di cappella del duomo di Messina dove morì dopo il 1620. Le sue composizioni per chiesa furono stampate in Roma presso il Zannetti, e dedicate a quel Papa nel 1616 in 4º. (Mongit. Bibl. Sic.)
Cesarotti(l'abb. Melchiorre), illustre professore nell'università di Padova sua Patria, ed assai noto all'Europa letterata per l'eccellenti sue opere di diverso argomento, merita un distinto luogo fra gli scrittori sulla musica, comecchè protesti egli stessodi non aver avuta veruna intelligenza di quest'arte(Lett. a M. de Vogt). Trovansi non pertanto nelle sue opere molte notizie riguardanti la musica: tal si è quella sull'origine della medesima nel suoRagionamento sopra l'origine e i progressi dell'arte poetica. Tali sono le due sue relazioni accademiche sulla nuova teoria musicale del P. Barca Scolopio; e tale è la relazione della musica dei Caledonj nel suoRagionamento preliminaredell'inavanzabil traduzione de' poemi di Ossian. Tra questi vi ha il poema drammatico diComala, ove come osserva lo stesso traduttor Cesarotti,la varietà della misura dei versi fa vedere che il poema fu originalmente messo in musica. Come il suo amico M. de Vogt scrivevagli da Vienna nel 1776, ch'egli non disperava d'indurre M. Gluck a porre in note l'eccellente traduzione ch'egli ne aveva fatta, “mi sarebbe al certo gratissimo, gli rescrisse il Cesarotti, di veder posto in musica da cotesto cel. professore il pezzo rimato del Celtico Bardo.Parmi che quella versificazione imitativa, spezzata e varia, sarebbe suscettibile di bellezze musicali straordinarie.” Ma, se pur non m'inganno, la varietà e l'inuguaglianza del metro, che usò il Cesarotti ne' versi di una medesima stanza, e la strada, com'ei dice, in gran parte nuova che gli convenne tentare nella lirica, la rendono meno adatta ad una buona musica: e fu forse questa la ragione, per cui non potè indursi il Gluck a metterla in note. Piacemi di qui rapportare il giudizio, che questo insigne letterato formavasi del Pacchiarotti, ch'egli soleva chiamare l'Orfeo dell'anima(Lett. al Gener. Miollis del 1808), con tanto più di ragione, quanto nel formare il di lui articolo non mi era occorso allora l'elogio così onorevole fattogli dal Cesarotti. Egli dunque scrivendo alla contessa Livia Dragoni nel 1785 dice così. “Il vortice amichevole mi trasse seco per alcuni giorni a Verona a render omaggio al nostro Orfeo. Tale è per me realmente il Pacchiarotti. Egli si fa tiranno dell'anime sensibili, ed è il solo che m'abbia fatto credere ai miracoli della musica Greca tanto magnificata dall'antichità.” (Epistolar, t. 2). Per la ragione medesima tralasciar qui non debbo le lodi, che dà il Cesarotti all'insigne poetaAngelo Mazzaper la collezione de' suoiSonetti sull'armonia. “È già molto tempo, dic'egli in una lettera del 1803, che l'Italia vi riguarda come il suo Pindaro. I vostri sonetti scuoterebbero il letargo stesso. Io ne sono incantato, trasportato, e non ho parole che bastino a spiegarvi quel ch'io ne sento. Voi meritate d'esser chiamato per eccellenzail Signor dell'altissimo canto. Non v'è fra tanti un solo sonetto che non porti l'impronta luminosa del grande; ma varj di essi sono d'una bellezza sorprendente, e senzaesempio.S. Cecilia,il Genio,l'Entusiasmo,l'Armonia ideale, per tacer di altri, sono degni solo di Apollo se pur Apollo ne sapea tanto.” Morì Cesarotti il giorno 4 novembre 1808.
Chladni, di cui abbiamo parlato nel 2º tomo a carte 58, e nel cui nome vi è occorso errore. Chiamasi egliErnesto-Florente-Federico, come lo abbiamo trovato scritto negli estratti della suaAcustica nel Journal de Physiquea Paris, etc., tom. 48.
Colle(Francesco), accademico e storiografo dell'università di Padova, e socio dell'accademia letteraria e georgica di Belluno assai noto per le sue opere commendate dal Cesarotti, merita qui un distinto luogo per la suaDissertazionepresentata al concorso dell'anno 1774, e coronata dalla R. Accademia di Scienze e Belle-Lettere di Mantova, sopra il quesito:Dimostrare che cosa fosse, e quanta parte avesse la musica nell'educazione de' greci; qual era la forza di una siffatta istituzione, e qual vantaggio sperar si potesse se fosse introdotta nel piano della moderna educazione.Essa è scritta con uno stile coltissimo, e talora anche fiorito, sparsa di molta e punto non volgare erudizione, soprattutto giusta, ed esattissima nel proporre e nello sciogliere con tutta la soddisfazione desiderabile a parte a parte il quesito, che ne forma l'interessante argomento. Prova l'A. quanta efficacia aver dovesse nell'educazione della gioventù la musica dall'esser questa l'arte più adattabile anche alla più tenera età: a quell'età cioè, a cui le altre scienze di eloquenza, filosofia, matematica sarebbero troppo sproporzionate. Quindi è che nessuna professione conta tanti eccellenti professori suoi infanciulli, quanto la musica; laonde è che in età di soli sei anni i Greci erano alla musica applicati. Essa oltre l'esser un innocente anzi virtuoso trattenimento, coltiva ulteriormente e arricchisce l'intelletto, e il cuore: e quindi mentre che ella si è uno scherzo e un diletto, ha insieme il merito delle più nobili scienze, cioè di esser fonte di sempre nuove cognizioni, e di nuovi affetti. Vero è che questo merito non è grande, quanto esser lo potrebbe, per colpa dell'avvilimento, in cui la lasciamo. E però prende da ciò motivo l'A. di deplorare con ogni ragione, che la musica si professi per lo più da persone mercenarie e venali che tanto sol la coltivano, quanto basta a proccurar loro danari in copia, onde sollevarsi da quella vile e stentata condizione di vita, a cui la nascita gli avea condannati. Due gran pregiudizj da ciò tornano alla musica. L'uno è di non poter ispirare tutta quella nobiltà di sentimenti, e di passioni di cui sarebbe suscettibile, perchè ne mancano quei che la professano. L'altro di non aver nessun ajuto dalle scienze, e dallo studio ragionato, perchè non son punto versate, nè nelle lettere, ne nelle scienze le persone a cui è affidata. Qual danno il non avere studiato a dovere la natura sì fisica che morale del cuore umano, onde dedurne quai moti fisici, e quali affetti si potrebbero con sicuro dominio svegliare in lui! Chi è chi ignori quanti avanzamenti non han portati alla musica que' pochi uomini dotti, che l'han professata, unZarlino, unSalinas, unGalilei, unDoni, unBanchieri, unRameau, e più recentemente unTartini, e unRiccati! Quanti maggiori dunque non ne farebbe, se ella entrasse nell'educazione universale; sicchè a professarla venissero non pochi solamente, ma tutti i dotti che vantasser l'età venture!Professata così anche da' più ricchi e potenti avrebber questi campo di far nuovi sperimenti comecchè dispendiosi, onde acquistar nuovi lumi, e procurare alla musica nuovi avanzamenzi. E poi se ogni dì la vediamo acquistar qualche nuovo grado di perfezione, mentre è per lo più fra mani indotte e vili, quanti adunque più ne acquisterebbe ai dotti ed ai nobili affidata? Nè la perfezione, che essa allora otterrebbe non sarebbe di tal sorte, come lo è al presente, che tende a guastarla e farle perdere la sua nobiltà. Ecco un piccol Saggio di questa dotta ed erudita Dissertazione, che fassi leggere con piacere e con profitto.