CAPITOLO XI.

CAPITOLO XI.Al vedere entrare il direttore della fabbrica, la maggior parte degli operai gli si fece incontro, e primi i capi dei laboratoi.— Che cosa è successo? Domandarono tumultuosamente in più, circondando il nuovo venuto. È egli vero quel che si dice? Ci sono i carabinieri che vogliono arrestare il principale, che vogliono far chiudere la fabbrica?Il direttore disse loro quel tanto che aveva appreso dalle poche e confuse parole di Maria: che cioè il figliuolo del principale era già in carcere e che la forza pubblica aveva invasa l'abitazione dei Benda per menarne imprigionato anche il capo della famiglia.Gli operai aggruppati intorno al direttore risposero a quelle comunicazioni con una viva agitazione. Il figliuolo del padrone, l'avvocatino, come lo chiamavano, non era loro famigliare di molto; aveva egli poche attinenze con essi e raramente lo vedevano ed avevano occasione di parlargli; ma tutti coloro che l'avevano accostato erano rimasti presi dalle affabili di lui maniere, ed anche molti di quelli cui non era avvenuto di parlargli mai, solo al vederlo, avevano provato quell'influsso di simpatia che esercitava in quasi tutti la franca, sorridente, e leggiadra fisionomia del giovane. Oltre ciò tutti sapevano quanto amore avesse il signor Benda per suo figlio, ed il dolore che in tale occasione provava il principale, per quelli operai che lo amavano di molto, era potentissima cagione di commuoverli; ma non bastava, gli era il principalemedesimo di cui la libertà era minacciata, e qui, all'affetto si congiungeva, per turbarli, la ragione dell'interesse, che è il movente più efficace delle azioni umane. Diffatti, tutti si domandavano che cosa avverrebbe di loro se, tratto il principale in carcere, si dovessero chiudere gli opifici.— Questo è un iniquo sopruso, questa è una prepotenza intollerabile, questa è una birbanteria: gridavano in parecchi colla concitazione dello sdegno. L'avvocatinoè il più buon giovane della terra; il padrone è l'onestà in persona, è quello che dà pane a tutte le nostre famiglie. Se si trattano i galantuomini come i ladri e gli assassini, dove andremo noi a finire?Il susurro cresceva come una marea che monta. Tutti avevano abbandonato i loro posti, e in mezzo al più vasto dei laboratoi si agitavano braccia nerborute e si corrugavano faccie minacciose annerite dal fumo dei fornelli; ma forse tutto si sarebbe rimasto a quel rumore inefficace, se Bastiano, su quelle polveri raccolte, non fosse venuto a recare la scintilla della sua indignazione più viva di quella d'ogni altro. La maggioranza degli operai amava la famiglia Benda, per cui mezzo aveva lavoro e giusta retribuzione; più della comune l'amavano i capi-operai che il principale aveva fatti partecipi ad una parte dei proventi; più di questi ancora l'amavano il direttore e il sotto-direttore della fabbrica più specialmente consociati all'andamento dell'impresa e che quindi andavano debitori d'una certa agiatezza al signor Giacomo; ma più di questi e di quelli e di tutti era affezionato e divoto a quella famiglia il grande e grosso Bastiano.Egli entrò nell'officina coll'impeto d'una catapulta e coll'autorità d'un colonnello che va a porsi a capo del suo reggimento. Scuoteva colla mano destra il suo poderoso bastone; aveva gli occhi pieni di fuoco e le labbra piene di minacciose imprecazioni; possedeva quell'aspetto di forza, quella voce potente, quell'audacia di risoluzione e sopratutto quell'ardore di volontà e di convincimento onde sono vinte e trascinate le masse. La sua eloquenza fu quella di un cannone che spara: una vera mitraglia di giuraddio. Che sarebbero stati peggio di femminette a tollerare che sotto gli occhi, di mezzo a loro, si venisse a portar via il padrone; che di prepotenze non se ne aveva da sopportare; che la brava gente non andava trattata come i birboni, ed a chi lo dimenticava conveniva ridurglielo ben bene a mente. Per tutti i diavoli dell'inferno, s'aveva da mandar via scornati quei sciagurati di cappelli a becchi, o sarebbe stato chiaro che tutta quella mano di artigiani erano pani in molle, mogi come cani da pagliaio.La maggioranza afferrò gli strumenti del lavoro che aveva a tiro di mano e mandò l'urlo più rivoluzionario del mondo; a quel fiume che stava per istraripare, venne ad opporre una sua momentanea diga la opposizione d'una minoranza che aveva formato un crocchio in disparte e guardava con riprovatrice ironia questo agitarsi dei più. A dire il vero, questa minoranza era composta di tutti quelli men bravi, meno diligenti e meno onesti operai, ai quali la giusta ma inesorabile fermezza del signor Benda, per la loro negligenza e per le loro varie mancanze, aveva inflitto punizione di multe e minacciato al primo nuovo fallo il rinvio.Quegli di costoro che faceva i più manifesti segni di riprovazione, si avanzò verso il gruppo che stava per prendere le mosse dietro Bastiano, e disse:— Siete matti? Volete pigliarvela colla forza pubblica e ficcarvi in chi sa che guai, per cose che non vi riguardano?A questa inaspettata uscita, che aveva pure la sua buona parte di ragionevolezza, Bastiano divenne rosso come un galletto.— Che non ci riguardano? Gridò egli, dando un tremendo colpo in terra col suo bastone. Giurabacco! Non ci ha da riguardare la sorte del nostro padrone?— Padrone! Padrone! Di ripicco quell'altro. E' sarà il vostro padrone, Bastiano, che lo servite come un can da guardia; ma per noi? Non siamo suoi servitori, noi; ed e' ci è nulla di nulla.Bastiano ebbe una matta voglia di troncar subito il dibattito con uno spediente che pareva il più naturale alla sua rozza e poco paziente natura: quello di pigliar pel collo l'oppositore. Fece un passo minacciosamente verso di costui e gli disse agitandogli innanzi agli occhi il randello:— Ah! per voi, Tanasio, il sig. Benda gli è nulla di nulla? Disgraziato! Gli è quello che vi dà il pane...Tanasio si trasse indietro.— Non mi minacciate, Bastiano, chè tanto e tanto non mi fate paura e non m'impedirete di dir la verità. S'egli mi dà il pane — e uno scarso pane — io me lo guadagno col mio lavoro.Il direttore della fabbrica comprese che la discussione era mal impegnata in quel modo da Bastiano e che le parole del contraddittore erano tali da produrre effetto sugli operai. Credette bene intromettere la sua parola.— Hai ragione, Tanasio: ma senza il sig. Benda questo lavoro che ti fa vivere non l'avresti.— Eh! Se non ci fosse lui ce ne sarebbe un altro. Andate là che non mancheranno mai quelli che vorranno ingrassarsi dei sudori dell'operaio. Egli sì che senza il nostro lavoro non potrebbe esser nulla e far nulla. Gli è il nostro lavoro che guadagna al signor Benda i milioni; questo nostro lavoro che, noi, ci lascia sempre nella miseria..... Perchè volete ch'io mi scaldi il fegato per lui? Tutti i signori la scialano levando la pelle al povero; e questo come gli altri. Mentr'egli viene un momento a dare un'occhiata alle officine, scrive quattroscarabocchi sopra la carta; ordina e comanda come un pascià, noi sgobbiamo tutto il giorno e ci frustiamo la vita con un travaglio che ammazza: ed egli va in carrozza e gode d'ogni bene di Dio, e noi mangiamo pane e polenta, viviamo colla miseria alla gola ed andiamo a crepare all'ospedale. Domando io se questo è giusto, se ciò vale la pena ch'io alzi pure un dito a trarre da un mal passo questo nostro succhiasangue, ch'io mi cacci in imbrogli per levarnelo lui?... Al diavolo egli e tutti i ricchi del mondo; tutti gente cattiva, che vive alle nostre spalle e che dovremmo aggiustar per le feste se sapessimo quel che ci facciamo.Il gruppo degli opponenti diede una fragorosa approvazione a queste parole che fecero alquanto perplessi gli altri.Bastiano proruppe colla sua solita violenza:— Brutto coso di un..... siete sempre nella miseria voi che tutto quanto guadagnate non perdete tempo a sciupare in bagordi e con male femmine...— Eh! che non vorreste la povera gente si dèsse un poco di spasso? Si divertono bene loro, i signori; e cocchi, e cavalli, e feste d'ogni maniera, e banchetti in cui si mangia in una volta quello che ci costano i nostri pasti di un anno. E se io vo' sollazzarmi alquanto non ho costà la cassa di ferro, in cui sono a torrette i marenghini, da pescarci dentro, ma bisogna che mi raccomandi a quel porconen-da-vendd'unMacobaro[3], per fargli comprare per pochi soldi or questo or quello dei miei stracci, o delle mie masserizie. E ripeto che i poveri son matti a pigliar la scalmana pei ricchi; e che si accoppino pure tutti quanti, non abbiamo che da rallegrarcene, chè gli è un tanto di nostro guadagno.La violenza di queste parole destò una viva manifestazione di corruccio e di riprovazione nella maggioranza.— Bravo! Esclamò il direttore. Se i ricchi non ci fossero, chi darebbe lavoro e chi lo pagherebbe ai poveri?— Se non ci fossero i ricchi, non ci sarebbero più nemmanco i poveri; quel denaro e quelle proprietà che i ricchi hanno accaparrato tutto per essi, che hanno usurpato sul povero, sarebbero ugualmente distribuiti a tutti, che tutti in fin dei conti siamo uomini uguali, e ciascuno ne avrebbe secondo suo bisogno. Quanto poi al lavoro dell'operaio, eh! anche in ciò m'intendo ed ho sentito da persone che ne sanno più di noi, e potete domandarne a Marcaccio, chè esso ve ne farà conoscere; ho sentito che la è un'ingiustizia il guadagno che il padrone di fabbrica fa sul nostro lavoro, e che tutti quei proventi gli è noi stessi che dovremmo spartirceli fra noi....— Quante bestialità! Esclamò il direttore. Il padrone avrebbe da contentarsi di farci lavorare e non averne profitto....— Ma gli è che non ci sarebbero più padroni...— Sì il mondo alla rovescia.... Senza padroni, come ci sarebbero gli opifizi, come le macchine, come il capitale?— Giusto! Il capitale è il nostro nemico.... Me l'hanno provato chiaro come il sole... Macchine, opifici e tutto quanto, sarebbe roba nostra.— Ti ripeto Tanasio, che queste sono bestialità che non hanno il senso comune.— Già, le trovate bestialità, voi che partecipate dei profitti del principale....Il direttore lo interruppe con forza:— E s'io sono arrivato a tal punto; gli è perchè coi miei risparmi ho potuto raccogliere un piccolo capitale, che ho investito nella fabbrica; e che inoltre il signor Benda ha giudicato che la mia pratica e il mio zelo nel fare il mio dovere fossero anche loro una specie di capitale che meritassero frutto. Il capitale è il nostro nemico, tu dici, ma non sai nemmanco che cosa sia il capitale. Esso è il risparmio fatto sui guadagni del proprio lavoro....— Baje! E chi nasce ricco senza aver mai fatto nulla?...— Costui eredita il risparmio dei guadagni del lavoro di suo padre o di suo nonno...— E ciò non è giusto. Che chi lavora metta in disparte e goda il fatto sparagno, va benissimo, ma che ne goda quello che non ha avuto altra fatica che di nascere...— Ma se suo padre non ha lavorato e non ha risparmiato per null'altro che per lasciargliene a lui? To'; io non era che un operaio come sei tu, ma invece di sciupare tutte le mie paghe in istravizzi, secondo che Bastiano ti ha giustamente accusato di fare, io vissi con tutta parsimonia ed accumulai quel poco che ora possiedo. Se qualcheduno mi venisse a dire che quella roba guadagnata col mio santo sudore, non apparterrà di buon diritto a' miei figli, per Dio!... vorrei mostrargli...Bastiano, che fremeva d'impazienza, uscì fuori allora colla sua vociona e col suo solito impeto:— Maledetti da Dio! Quante inutili ciancie noi stiamo qui infilzando che non valgono un fruscolo, mentre quei cani laggiù ci portano via il padrone e mettono a soqquadro tutta la casa. Aspettate ad accorgervi qual sia il vostro interesse quando avranno mandato in rovina il principale, sarà chiusa la fabbrica e voi sarete sul lastrico a crepar di fame. Io non ne capisco un acca delle vostre quisquiglie,ma so che quel Marcaccio, che voi Tanasio citate come un'autorità, è un tristo arnese capace di qualunque peggior cosa, e so che il signor Giacomo è il re dei galantuomini.E qui si mise a ricordare tutti i meriti della famiglia Benda, la giustizia e la benevolenza del signor Giacomo verso gli operai, la carità della signora Teresa, la graziosa bontà della ragazza e la domestica affabilità di Francesco; il direttore e i capi-operai rincarirono; le teorie sovversive di Tanasio avevano allarmato l'animo retto dei più; l'idea di rimaner senza lavoro, se il signor Benda loro mancasse, li spaventava; la gratitudine e l'interesse si congiungevano ad accrescere l'affetto che portavano al principale; breve, Bastiano e i capi-officina riuscirono a trascinar seco la massa degli operai non ostante l'opposizione dei pochi, e concitati, apparvero tumultuariamente, come vedemmo, nel salotto dell'abitazione del principale.Il signor Giacomo comprese tosto di quanto pericolo fosse per lui e per Francesco quell'aiuto, e pensò allontanare senza ritardo gli operai ammutinati, ordinando loro, pregandoli di rientrare nei laboratoi e star tranquilli. Si fece innanzi verso di loro con questo intendimento, ed avrebbe di certo ottenuto lo scopo, giacchè la sua parola era appo que' popolani autorevolissima, e massime sul capo e sul più furibondo di essi, il portinaio Bastiano; ma una imprudente bravata del brigadiere dei carabinieri venne a guastar tutto ed impedire ogni buon effetto. Quest'eccellente Corpo di truppe fu sempre il più zelante nel suo dovere, il più valoroso e disciplinato che sia stato mai: ma durante l'assolutismo, investito di poteri maggiori di quel che si doveva, quasi discrezionali, dotato di attribuzioni politiche e favorito di una privilegiata protezione in ogni suo fatto, in ogni urto eziandio che per ragione della sua eccessività nella sorveglianza politica gli avvenisse di avere, non che coi privati, ma colle autorità civili e giudiziarie altresì, era naturalissimo che trascendesse in una certa sicurezza di sè, la quale in alcuni suoi membri di carattere più violento, a qualunque grado della gerarchia appartenessero, dal generale comandante all'ultimo allievo, si scambiava in prepotenza. Il brigadiere che aveva accompagnato Barnaba in casa Benda era di questo genere. La senapa gli saliva presto al naso: ed abituato a vedere innanzi alla sua temuta divisa umiliarsi tutta la gente, credeva suo dovere mantenere ad ogni modo, in ogni occasione questo sovrano prestigio all'arma, colla minaccia e coll'impiego eziandio della forza, anche quando nè la prudenza, nè il bisogno non consigliavano l'uso di essa.Egli per ciò stimò opportuno e facile domar quella riotta con un atto risoluto che subito ne imponesse ai tumultuanti. Il padre di Francesco, avanzatosi verso gli operai per sermocinarli come dissi, era passato fra Selva e i carabinieri; al brigadiere parve questo movimento inteso a sceverare da lui e dai suoi uomini l'arrestato, affine di impedire loro di seco menarnelo. Quindi, senza dar tempo al signor Benda di aprir bocca, aggiustatosi di nuovo al petto la tracolla della sciabola per un moto che gli era solito, fu in un passo al petto dell'industriale e colla voce più rozza e col tono più burbero che potè gridò:— Alto là! Si crede forse qua di opporcisi nell'esercizio delle nostre funzioni? Di impedirci di fare il nostro dovere? Corpo del diavolo! La sbagliate di grosso. Voi altri (e accennava col dito teso in atto di comando agli operai) sgomberate più che in fretta; e Lei (e prese al petto il signor Benda) Lei se fa la menoma opposizione ai nostri comandi, lo arresto com'è vero Iddio!E con violento sgarbo, rigettato di mezzo il padrone della fabbrica, il brigadiere andò a ghermire Giovanni, cui trascinò presso i carabinieri, i quali lo afferrarono e tennero alle braccia.— E questo non ci scappa più, nè per Iddio, nè pel diavolo! Gridò il brigadiere con un tono di minaccia e di trionfo che era altresì una sprezzosa sfida a quegli uomini accorsi in aiuto del loro principale.Molte volte avviene che un atto di coraggiosa, anzi di temeraria risoluzione ne imponga ad una folla; e qui, avrebbe forse la violenza del brigadiere ottenuto quest'effetto, se non ci fossero state due circostanze ad impedirlo: la prima che gli operai entrati in quella stanza erano dei più affezionati al principale, e il veder questo trattato a quel modo, troppo li sdegnava; la seconda che a loro capo c'era Bastiano, il quale per carattere non era alieno dalla violenza ancor esso quando la gli bolliva, ed aveva un coraggio da non lasciarsi così facilmente intimidire.Vi fu un momento d'esitazione dopo quell'atto del brigadiere. La cosa stette in bilico un istante; ma Bastiano la fece traboccar tosto dalla parte della resistenza.— Oh che, abbiamo da veder maltrattato il nostro buon padrone innanzi ai nostri occhi?A quegli uomini parve quello allora un maltrattamento fatto a loro medesimi nella persona del loro principale; quella stessa violenta presa di Giovanni tornò loro come uno sfregio per essi; si strinsero minacciosi intorno a Bastiano che li dominava colla sua grande statura e mandarono voci e parole di assai minaccia.— Sgombrar noi! Continuava Bastiano sempre più concitato. Sono questi brutti uccellacci che devono partirsene e senza tanti discorsi, lasciando in pace l'onesta gente. Fuori di qua subito! Fuori!— Fuori! Urlarono gli operai che circondavano il portinaio.— Fuori! Ripeterono i compagni, che dall'altracamera facevano ressa alla porta per vedere e per intervenire in quella scena ancor essi.E quella massa compatta fece un movimento per cacciarsi addosso agli agenti della forza pubblica.— In difesa! Gridò il brigadiere, traendo egli rattamente di tasca una pistola. I suoi uomini e gli arcieri ne imitarono l'esempio; e dieci canne di pistola si volsero verso il gruppo degli operai che indietrò alquanto sovrappreso a quella vista.— Figliuoli! Che fate? Per carità! Gridò il signor Giacomo volendosi slanciare in mezzo, ma trattenuto dalla moglie e dalla figliuola, le quali pallide come morte sclamavano con infinito spavento: — Misericordia!... Per amor di Dio!...Bastiano era muso da non ispaventarsi punto alla vista di quelle pistole, e il suo esempio poteva sui suoi compagni; oltre ciò, tutti lo sanno, e quasi tutti lo hanno provato, quando il sangue è venuto in un certo eccitamento, la lotta e il pericolo medesimo di essa esercitano sull'uomo una tal quale attrazione, un fascino che gli travolge il cervello e molte volte fa un battagliero anche dell'uomo il più prudente e il più pacifico del mondo; aggiungete che quegli altri operai che si trovavano nella camera vicina, non posti menomamente in rispetto da quelle canne di pistola che non vedevano, seguitavano a gridare ed a spingere innanzi. Una collisione pareva imminente: le parole del signor Giacomo, nè le grida supplicanti delle donne non erano udite nemmanco, e quel salotto stava per diventar teatro d'una dolorosa tragedia, quando di botto là in mezzo suonò una voce fatta per essere ubbidita, e si drizzò in tutta la imponenza della sua virile bellezza, della sua forza giovanile, del suo indomabile coraggio la figura di Gian-Luigi.— Abbasso quelle armi! Indietro voi altri! Intimò egli agli agenti della forza pubblica dall'una parte, agli operai dall'altra. Qui non è luogo di conflitto, e guai il primo che colla violenza fosse causa di spargere pure una goccia di sangue!L'autorevolezza della voce, dell'aspetto, della mossa nobilissima era tanta che e i carabinieri e i birri, come gli artigiani, ne rimasero sovraccolti. Quelli che si trovavano a capo degli operai si allontanarono lentamente respingendo indietro il fiotto de' loro compagni che premevano alle loro spalle; gli agenti della forza pubblica chinarono a terra la bocca delle loro pistole.Gian-Luigi era veramente fatto per dominare le turbe, coll'impronta d'una natura superiore che gli raggiava in sul volto, colla potenza della sua volontà che gli brillava nello sguardo, che gli fremeva nella sonorità della voce. Fece egli scorrere i suoi occhi neri come un carbone, profondi come un abisso, lucenti come un raggio di sole, sopra il crocchio confuso dei popolani, e soggiunse con un accento inesprimibile di efficacia, in cui all'autorità, quasi al comando, era unito, e si sentiva, avreste detto, come una carezza, un sentimento seduttivo di affettuoso interesse:— Rientrate nei vostri opificii. Il passo che avete fatto vi onora di molto, ma è falso e non otterrebbe lo scopo che vi proponete; e inoltre non ha ragione di essere. Avete creduto minacciata la persona del vostro principale, e sprezzando ogni pericolo, sorpassando ogni considerazione di prudenza, da quei bravi, valorosi e affezionati operai che siete, non avete posto tempo in mezzo ad accorrere in sua difesa. Felice quel principale che ha cotali operai nelle sue officine!Il popolo, la folla, è come le donne. Le adulatrici lusinghe ne guadagnan di colpo le grazie. Tutti quegli operai prestarono la più simpatica e la più deferente attenzione a quel bel giovane, che aveva sì autorevoli sembianze e che parlava così bene. Non ci fu che Bastiano, il quale, tenendo stretto stretto con tuttedue le mani il grosso bastone su cui si reggeva, tentennava il capo con aria poco persuasa.Gian-Luigi continuava:— Ma per fortuna i vostri timori non sono fondati; e nessuno minaccia il meno del mondo la libertà nè la persona del nostro caro signor Benda.Un'esclamazione di soddisfacimento corse i ranghi degli operai che si trovavano nella sala.— Che cosa c'è? Che cosa c'è? Si domandò dall'altra stanza, dove le parole di Gian-Luigi non erano giunte chiaramente intelligibili.— Il principale è lasciato libero: dissero quelli che erano presso la porta; ed anche dagli operai raccolti nella camera vicina si mandò quella voce di soddisfazione per quel fatto che essi interpretavano quasi un loro trionfo.Ma Bastiano non era uomo da contentare con tanta agevolezza.— Che ci dia quest'assicurazione Lei, signore, che non conosco, va benissimo: così disse il portinaio; ma andrebbe meglio se ce la dessero quei signori là.E col suo grosso bastone accennava al gruppo dei carabinieri e degliarcieri.— Avete ragione, brav'uomo: disse Quercia col più lusinghiero de' suoi sorrisi. E quei signori ve la daranno tanto esplicita e compiuta quanto la potete desiderare.Si accostò al brigadiere, e dissegli a mezza voce:— Avete voi l'ordine di arrestare il sig. Benda?Il brigadiere si strinse nelle spalle, poi si volse con muta interrogazione verso Barnaba, il quale scosse la testa in segno negativo.— Pare di no: disse il brigadiere.— Or bene: riprese a dire il dottor Quercia; non dovreste avere difficoltà nessuna a dichiarar ciò a questa brava gente.— Uhm! Fece il carabiniere esitante.— Date retta: soggiunse vivamente Gian-Luigicon voce, accento e mossa che lo atteggiavano a dominatore della situazione; so che cosa debba essere la fermezza d'un militare, ma so eziandio che fra le virtù del vostro ufficio si deve pur contare la prudenza. Stimate voi prudente lo sfidare tutta questa baraonda d'operai che il pericolo del loro padrone mette in furore? Ne ammazzerete qualcheduno; ma badate al numero loro, e guardate che faccie risolute e che braccia d'atleta! Sarà una grande responsabilità quella che cadrà su chi sia stato cagione d'un conflitto. Pensate alle conseguenze. Tutte le famiglie di questa povera gente sarebbero ruinate; — e voi non uscireste vivi, neppur uno, da questa stanza. Non vi par egli adunque più saggio e conveniente, non dico il cedere, non dico il rinunziare al vostro dovere, ma di rinserrarne l'esecuzione in certi limiti e dare così alcuna soddisfazione a questi accalorati?Quelle parole fecero un'evidente impressione sul brigadiere.— Il giovane che abbiamo arrestato verrà con noi: disse egli quasi interrogando più che affermando.— Sì certo. Nessuno pensa a torvelo di mano. Voi non avete che da rinunziare a molestare dell'altro questa famiglia....— Diavolo! E la perquisizione?— L'avete fatta nella camera che più importava; avete preso colui che fuggiva, certo colle cose appunto che si aveva interesse di sottrarvi, dunque...— Gli è vero.— Dunque, ripigliava Gian-Luigi, non avete che da dire a questa turba che voi ve ne andate senza altro.Il brigadiere tornò a consultare con uno sguardo l'agente della polizia: e Barnaba, al quale ora per assai ragioni, a dir il vero, pareva mill'anni di essere fuori da quel ginepraio, fece di bel nuovo un cenno affermativo colla testa.— Va benissimo: disse allora il carabiniere graduato, si farà come Lei dice...— E andate là: soggiunse vivamente Gian-Luigi facendo scorrere uno sguardo verso l'agente poliziesco sempre imbacuccato; andate là che vi traggo fuori da certe belle peste!Il brigadiere mosse d'un passo verso gli operai che stavano attendendo tuttavia in attitudine ancor minacciosa, e disse ad alta voce aggiustandosi al petto, secondo il suo solito, la tracolla della sciabola su cui brillava la piastra colle cifre dell'arma:— No, non vogliamo arrestare il signor Benda. La nostra missione è compiuta, e se voi co' vostri atti non c'imponete nuovi obblighi, noi stiamo per ritirarci.Quercia aggiunse del suo:— Il che, tradotto in buon piemontese, vuol dire che rientrando voi pacificamente nei vostri laboratoi, questi signori si ritireranno da parte loro, lasciando liberi del vostro principale la casa, la famiglia e lui stesso.— E ci renderanno anche l'avvocatino? Domandò con impeto Bastiano.— Questo ve lo prometto io. Appena fuori di qui, correrò da chi fa bisogno, e non tarderete a riavere fra voi il mio buon amico Francesco.Gli operai ruppero in uno scoppio d'applausi che si ripercosse nella camera vicina.Gian-Luigi, con sempre maggiore quel tono di padronanza e di sicurezza, continuò:— Ritornate adunque nell'ordine ed al lavoro. Il signor Benda vi è gratissimo del potente contrassegno d'affezione che gli avete dato, e vi è più grato ancora, se adesso, uniformandovi al suo desiderio, rientrerete tranquilli negli opifici.Il signor Giacomo si accostò agli operai colle mani tese, con le lagrime agli occhi, veramente commosso.— Sì, diss'egli, cari figliuoli, vi ringrazio..... vi ringrazio tanto..... Ma ora tornate al lavoro, vi prego.E strinse le mani con forza a tutti coloro che erano in prima fila dell'assembramento.— Viva il nostro principale! Gridarono gli operai. Viva il signor Benda e la sua famiglia!E si ritrassero lentamente, come il fiotto del mare quando la marea s'abbassa.Allora Barnaba per segni diè l'ordine di partirsi a' carabinieri e birri, e s'avviò egli primo verso la porta.— Signore: disse Gian-Luigi accostandosi a Selva che i carabinieri conducevano via tenendolo in mezzo: non trascurerò di occuparmi eziandio di Lei, e spero, anzi son certo di ottenere colla liberazione dell'avvocato Benda, anche la sua.— La ringrazio: disse Giovanni; ma quello che intanto vorrei, sarebbe che non avessi da passare in mezzo di Torino, scortato così come sono, a vista di tutta la gente.— Ha ragione. Vorrei offrirle il mio legnetto se non che ne ho bisogno per correr tosto ad informare di ciò che qui accadde il conte di Staffarda, il marchesino di Baldissero e lo stesso conte Barranchi, perchè s'affrettino a farvi porre riparo nel modo il più completo. Ma il signor Benda potrà mettere a disposizione di questi signori una sua carrozza.....— Subito: disse con premura il signor Giacomo. Do gli ordini e in pochi minuti....Barnaba scosse la testa in segno negativo, e disse colla voce soffocata dalle pieghe del mantello:— No. Poscia ai carabinieri, facendo loro un cenno imperioso del capo: Avanti!Non ci valse parola. Giovanni fremente fu trascinato dai carabinieri e dalle guardie, a capo dei quali camminava l'agente di polizia. Questi l'aveva amarissima contro il giovane arrestato per la bruciatacarta, e si piacque di far contro di esso così bassa vendetta. Nè bastò. Appena fuor della casa, Barnaba, lasciando cader giù dal viso la falda del mantello e parlando colla sua voce naturale, poichè non aveva più da sottrarsi allo sguardo di Quercia, disse con accento di comando ai carabinieri:— Ammanettatelo.Giovanni si richiamò altamente, rosso di sdegno nel volto. Il brigadiere stesso esitò. L'agente di polizia ripetè seccamente l'ordine.— Costui ci ha mostrato, soggiunse, quanta pervicacia sia la sua! Si merita questo ed altro: nè voglio che mi sfugga come avvenne d'altro rivoluzionario a Roma... Obbedite!A Selva che dovette cedere alla forza, vennero per furore ardenti lagrime negli occhi; si morse le labbra fino al sangue, ma non aprì più bocca. Per un momento camminò a capo basso, vergognoso; poi scossa fieramente la testa, levò la fronte, e pallido, ma risoluto nel viso, seguitò la strada con quella fermezza e quella sicurtà che ha il martire d'un'idea perseguitata dalla forza. E così attraversò egli Torino in mezzo alla oltraggiosa curiosità dei passeggieri, deriso dal volgo, compassionato da alcuni, dignitoso sempre nella sua nobile calma. Quant'odio raccogliessero nelle anime oneste contro il Governo i suoi agenti con cotali atti è facile immaginare, e conveniva bene che in questa gioventù piemontese fosse forte e profondo il patrio affetto, perchè tutti i rancori, tutti i desiderii di vendetta suscitati per simili infami tratti svanissero quel giorno in cui quel Governo medesimo bandiva la politica nazionale e si sposava colla libertà.Quercia intanto, partita la schiera poliziesca, erasi accostato premurosamente ai genitori di Francesco.— Si rassicurino: aveva loro detto con quell'accento che sapeva rendere così simpatico ed insinuante. Io metterò in opera tutto il mio credito, tutte le mie influenze per restituir loro quanto prima il figliuolo.C'era tanta sicurezza nelle parole e nell'aspetto di quel giovane che Giacomo e Teresa, e più ancora Maria, accolsero quella come una certa promessa.— Dio la benedica! Esclamò la povera madre prendendo a Quercia una mano.— Le saremo eternamente grati: soggiunse il signor Giacomo stringendo al giovane l'altra mano.Maria, ella, venne innanzi al dottore e incrociando le sue manine in atto quasi di supplica, quasi di ammirazione, esclamò con voce impressa di tanto affetto:— Oh sì! Le saremo eternamente grati.E poscia arrossì fino sulla fronte sotto lo sguardo pieno di fuoco con cui il giovane le rispose.— Ci conto su: disse Quercia mezzo sul serio, mezzo scherzosamente. Corro adunque senza perder tempo, e fra poco ne udranno le novelle.Partì scambiando con quella affettuosa famiglia i più affettuosi saluti. Maria corse alla finestra per vederlo un'ultima volta mentre egli saliva in carrozza. Ed egli pure la vide; e i loro sguardi s'incontrarono come due raggi di luce. Era egli partito, e Maria rimaneva ancora immobile a quel posto, la candida fronte appoggiata ad una delle traverse dell'intelaiatura delle invetrate. Vedeva nel suo pensiero la bella figura di quel giovane ardimentoso nell'atto che affrontava con tanta sicurezza il pericolo, che dominava con tanta supremazia le turbe, che s'imponeva con tanta autorità a tutti, e il cui sguardo pur tuttavia era certe volte sì dolce!...Povera Maria!

Al vedere entrare il direttore della fabbrica, la maggior parte degli operai gli si fece incontro, e primi i capi dei laboratoi.

— Che cosa è successo? Domandarono tumultuosamente in più, circondando il nuovo venuto. È egli vero quel che si dice? Ci sono i carabinieri che vogliono arrestare il principale, che vogliono far chiudere la fabbrica?

Il direttore disse loro quel tanto che aveva appreso dalle poche e confuse parole di Maria: che cioè il figliuolo del principale era già in carcere e che la forza pubblica aveva invasa l'abitazione dei Benda per menarne imprigionato anche il capo della famiglia.

Gli operai aggruppati intorno al direttore risposero a quelle comunicazioni con una viva agitazione. Il figliuolo del padrone, l'avvocatino, come lo chiamavano, non era loro famigliare di molto; aveva egli poche attinenze con essi e raramente lo vedevano ed avevano occasione di parlargli; ma tutti coloro che l'avevano accostato erano rimasti presi dalle affabili di lui maniere, ed anche molti di quelli cui non era avvenuto di parlargli mai, solo al vederlo, avevano provato quell'influsso di simpatia che esercitava in quasi tutti la franca, sorridente, e leggiadra fisionomia del giovane. Oltre ciò tutti sapevano quanto amore avesse il signor Benda per suo figlio, ed il dolore che in tale occasione provava il principale, per quelli operai che lo amavano di molto, era potentissima cagione di commuoverli; ma non bastava, gli era il principalemedesimo di cui la libertà era minacciata, e qui, all'affetto si congiungeva, per turbarli, la ragione dell'interesse, che è il movente più efficace delle azioni umane. Diffatti, tutti si domandavano che cosa avverrebbe di loro se, tratto il principale in carcere, si dovessero chiudere gli opifici.

— Questo è un iniquo sopruso, questa è una prepotenza intollerabile, questa è una birbanteria: gridavano in parecchi colla concitazione dello sdegno. L'avvocatinoè il più buon giovane della terra; il padrone è l'onestà in persona, è quello che dà pane a tutte le nostre famiglie. Se si trattano i galantuomini come i ladri e gli assassini, dove andremo noi a finire?

Il susurro cresceva come una marea che monta. Tutti avevano abbandonato i loro posti, e in mezzo al più vasto dei laboratoi si agitavano braccia nerborute e si corrugavano faccie minacciose annerite dal fumo dei fornelli; ma forse tutto si sarebbe rimasto a quel rumore inefficace, se Bastiano, su quelle polveri raccolte, non fosse venuto a recare la scintilla della sua indignazione più viva di quella d'ogni altro. La maggioranza degli operai amava la famiglia Benda, per cui mezzo aveva lavoro e giusta retribuzione; più della comune l'amavano i capi-operai che il principale aveva fatti partecipi ad una parte dei proventi; più di questi ancora l'amavano il direttore e il sotto-direttore della fabbrica più specialmente consociati all'andamento dell'impresa e che quindi andavano debitori d'una certa agiatezza al signor Giacomo; ma più di questi e di quelli e di tutti era affezionato e divoto a quella famiglia il grande e grosso Bastiano.

Egli entrò nell'officina coll'impeto d'una catapulta e coll'autorità d'un colonnello che va a porsi a capo del suo reggimento. Scuoteva colla mano destra il suo poderoso bastone; aveva gli occhi pieni di fuoco e le labbra piene di minacciose imprecazioni; possedeva quell'aspetto di forza, quella voce potente, quell'audacia di risoluzione e sopratutto quell'ardore di volontà e di convincimento onde sono vinte e trascinate le masse. La sua eloquenza fu quella di un cannone che spara: una vera mitraglia di giuraddio. Che sarebbero stati peggio di femminette a tollerare che sotto gli occhi, di mezzo a loro, si venisse a portar via il padrone; che di prepotenze non se ne aveva da sopportare; che la brava gente non andava trattata come i birboni, ed a chi lo dimenticava conveniva ridurglielo ben bene a mente. Per tutti i diavoli dell'inferno, s'aveva da mandar via scornati quei sciagurati di cappelli a becchi, o sarebbe stato chiaro che tutta quella mano di artigiani erano pani in molle, mogi come cani da pagliaio.

La maggioranza afferrò gli strumenti del lavoro che aveva a tiro di mano e mandò l'urlo più rivoluzionario del mondo; a quel fiume che stava per istraripare, venne ad opporre una sua momentanea diga la opposizione d'una minoranza che aveva formato un crocchio in disparte e guardava con riprovatrice ironia questo agitarsi dei più. A dire il vero, questa minoranza era composta di tutti quelli men bravi, meno diligenti e meno onesti operai, ai quali la giusta ma inesorabile fermezza del signor Benda, per la loro negligenza e per le loro varie mancanze, aveva inflitto punizione di multe e minacciato al primo nuovo fallo il rinvio.

Quegli di costoro che faceva i più manifesti segni di riprovazione, si avanzò verso il gruppo che stava per prendere le mosse dietro Bastiano, e disse:

— Siete matti? Volete pigliarvela colla forza pubblica e ficcarvi in chi sa che guai, per cose che non vi riguardano?

A questa inaspettata uscita, che aveva pure la sua buona parte di ragionevolezza, Bastiano divenne rosso come un galletto.

— Che non ci riguardano? Gridò egli, dando un tremendo colpo in terra col suo bastone. Giurabacco! Non ci ha da riguardare la sorte del nostro padrone?

— Padrone! Padrone! Di ripicco quell'altro. E' sarà il vostro padrone, Bastiano, che lo servite come un can da guardia; ma per noi? Non siamo suoi servitori, noi; ed e' ci è nulla di nulla.

Bastiano ebbe una matta voglia di troncar subito il dibattito con uno spediente che pareva il più naturale alla sua rozza e poco paziente natura: quello di pigliar pel collo l'oppositore. Fece un passo minacciosamente verso di costui e gli disse agitandogli innanzi agli occhi il randello:

— Ah! per voi, Tanasio, il sig. Benda gli è nulla di nulla? Disgraziato! Gli è quello che vi dà il pane...

Tanasio si trasse indietro.

— Non mi minacciate, Bastiano, chè tanto e tanto non mi fate paura e non m'impedirete di dir la verità. S'egli mi dà il pane — e uno scarso pane — io me lo guadagno col mio lavoro.

Il direttore della fabbrica comprese che la discussione era mal impegnata in quel modo da Bastiano e che le parole del contraddittore erano tali da produrre effetto sugli operai. Credette bene intromettere la sua parola.

— Hai ragione, Tanasio: ma senza il sig. Benda questo lavoro che ti fa vivere non l'avresti.

— Eh! Se non ci fosse lui ce ne sarebbe un altro. Andate là che non mancheranno mai quelli che vorranno ingrassarsi dei sudori dell'operaio. Egli sì che senza il nostro lavoro non potrebbe esser nulla e far nulla. Gli è il nostro lavoro che guadagna al signor Benda i milioni; questo nostro lavoro che, noi, ci lascia sempre nella miseria..... Perchè volete ch'io mi scaldi il fegato per lui? Tutti i signori la scialano levando la pelle al povero; e questo come gli altri. Mentr'egli viene un momento a dare un'occhiata alle officine, scrive quattroscarabocchi sopra la carta; ordina e comanda come un pascià, noi sgobbiamo tutto il giorno e ci frustiamo la vita con un travaglio che ammazza: ed egli va in carrozza e gode d'ogni bene di Dio, e noi mangiamo pane e polenta, viviamo colla miseria alla gola ed andiamo a crepare all'ospedale. Domando io se questo è giusto, se ciò vale la pena ch'io alzi pure un dito a trarre da un mal passo questo nostro succhiasangue, ch'io mi cacci in imbrogli per levarnelo lui?... Al diavolo egli e tutti i ricchi del mondo; tutti gente cattiva, che vive alle nostre spalle e che dovremmo aggiustar per le feste se sapessimo quel che ci facciamo.

Il gruppo degli opponenti diede una fragorosa approvazione a queste parole che fecero alquanto perplessi gli altri.

Bastiano proruppe colla sua solita violenza:

— Brutto coso di un..... siete sempre nella miseria voi che tutto quanto guadagnate non perdete tempo a sciupare in bagordi e con male femmine...

— Eh! che non vorreste la povera gente si dèsse un poco di spasso? Si divertono bene loro, i signori; e cocchi, e cavalli, e feste d'ogni maniera, e banchetti in cui si mangia in una volta quello che ci costano i nostri pasti di un anno. E se io vo' sollazzarmi alquanto non ho costà la cassa di ferro, in cui sono a torrette i marenghini, da pescarci dentro, ma bisogna che mi raccomandi a quel porconen-da-vendd'unMacobaro[3], per fargli comprare per pochi soldi or questo or quello dei miei stracci, o delle mie masserizie. E ripeto che i poveri son matti a pigliar la scalmana pei ricchi; e che si accoppino pure tutti quanti, non abbiamo che da rallegrarcene, chè gli è un tanto di nostro guadagno.

La violenza di queste parole destò una viva manifestazione di corruccio e di riprovazione nella maggioranza.

— Bravo! Esclamò il direttore. Se i ricchi non ci fossero, chi darebbe lavoro e chi lo pagherebbe ai poveri?

— Se non ci fossero i ricchi, non ci sarebbero più nemmanco i poveri; quel denaro e quelle proprietà che i ricchi hanno accaparrato tutto per essi, che hanno usurpato sul povero, sarebbero ugualmente distribuiti a tutti, che tutti in fin dei conti siamo uomini uguali, e ciascuno ne avrebbe secondo suo bisogno. Quanto poi al lavoro dell'operaio, eh! anche in ciò m'intendo ed ho sentito da persone che ne sanno più di noi, e potete domandarne a Marcaccio, chè esso ve ne farà conoscere; ho sentito che la è un'ingiustizia il guadagno che il padrone di fabbrica fa sul nostro lavoro, e che tutti quei proventi gli è noi stessi che dovremmo spartirceli fra noi....

— Quante bestialità! Esclamò il direttore. Il padrone avrebbe da contentarsi di farci lavorare e non averne profitto....

— Ma gli è che non ci sarebbero più padroni...

— Sì il mondo alla rovescia.... Senza padroni, come ci sarebbero gli opifizi, come le macchine, come il capitale?

— Giusto! Il capitale è il nostro nemico.... Me l'hanno provato chiaro come il sole... Macchine, opifici e tutto quanto, sarebbe roba nostra.

— Ti ripeto Tanasio, che queste sono bestialità che non hanno il senso comune.

— Già, le trovate bestialità, voi che partecipate dei profitti del principale....

Il direttore lo interruppe con forza:

— E s'io sono arrivato a tal punto; gli è perchè coi miei risparmi ho potuto raccogliere un piccolo capitale, che ho investito nella fabbrica; e che inoltre il signor Benda ha giudicato che la mia pratica e il mio zelo nel fare il mio dovere fossero anche loro una specie di capitale che meritassero frutto. Il capitale è il nostro nemico, tu dici, ma non sai nemmanco che cosa sia il capitale. Esso è il risparmio fatto sui guadagni del proprio lavoro....

— Baje! E chi nasce ricco senza aver mai fatto nulla?...

— Costui eredita il risparmio dei guadagni del lavoro di suo padre o di suo nonno...

— E ciò non è giusto. Che chi lavora metta in disparte e goda il fatto sparagno, va benissimo, ma che ne goda quello che non ha avuto altra fatica che di nascere...

— Ma se suo padre non ha lavorato e non ha risparmiato per null'altro che per lasciargliene a lui? To'; io non era che un operaio come sei tu, ma invece di sciupare tutte le mie paghe in istravizzi, secondo che Bastiano ti ha giustamente accusato di fare, io vissi con tutta parsimonia ed accumulai quel poco che ora possiedo. Se qualcheduno mi venisse a dire che quella roba guadagnata col mio santo sudore, non apparterrà di buon diritto a' miei figli, per Dio!... vorrei mostrargli...

Bastiano, che fremeva d'impazienza, uscì fuori allora colla sua vociona e col suo solito impeto:

— Maledetti da Dio! Quante inutili ciancie noi stiamo qui infilzando che non valgono un fruscolo, mentre quei cani laggiù ci portano via il padrone e mettono a soqquadro tutta la casa. Aspettate ad accorgervi qual sia il vostro interesse quando avranno mandato in rovina il principale, sarà chiusa la fabbrica e voi sarete sul lastrico a crepar di fame. Io non ne capisco un acca delle vostre quisquiglie,ma so che quel Marcaccio, che voi Tanasio citate come un'autorità, è un tristo arnese capace di qualunque peggior cosa, e so che il signor Giacomo è il re dei galantuomini.

E qui si mise a ricordare tutti i meriti della famiglia Benda, la giustizia e la benevolenza del signor Giacomo verso gli operai, la carità della signora Teresa, la graziosa bontà della ragazza e la domestica affabilità di Francesco; il direttore e i capi-operai rincarirono; le teorie sovversive di Tanasio avevano allarmato l'animo retto dei più; l'idea di rimaner senza lavoro, se il signor Benda loro mancasse, li spaventava; la gratitudine e l'interesse si congiungevano ad accrescere l'affetto che portavano al principale; breve, Bastiano e i capi-officina riuscirono a trascinar seco la massa degli operai non ostante l'opposizione dei pochi, e concitati, apparvero tumultuariamente, come vedemmo, nel salotto dell'abitazione del principale.

Il signor Giacomo comprese tosto di quanto pericolo fosse per lui e per Francesco quell'aiuto, e pensò allontanare senza ritardo gli operai ammutinati, ordinando loro, pregandoli di rientrare nei laboratoi e star tranquilli. Si fece innanzi verso di loro con questo intendimento, ed avrebbe di certo ottenuto lo scopo, giacchè la sua parola era appo que' popolani autorevolissima, e massime sul capo e sul più furibondo di essi, il portinaio Bastiano; ma una imprudente bravata del brigadiere dei carabinieri venne a guastar tutto ed impedire ogni buon effetto. Quest'eccellente Corpo di truppe fu sempre il più zelante nel suo dovere, il più valoroso e disciplinato che sia stato mai: ma durante l'assolutismo, investito di poteri maggiori di quel che si doveva, quasi discrezionali, dotato di attribuzioni politiche e favorito di una privilegiata protezione in ogni suo fatto, in ogni urto eziandio che per ragione della sua eccessività nella sorveglianza politica gli avvenisse di avere, non che coi privati, ma colle autorità civili e giudiziarie altresì, era naturalissimo che trascendesse in una certa sicurezza di sè, la quale in alcuni suoi membri di carattere più violento, a qualunque grado della gerarchia appartenessero, dal generale comandante all'ultimo allievo, si scambiava in prepotenza. Il brigadiere che aveva accompagnato Barnaba in casa Benda era di questo genere. La senapa gli saliva presto al naso: ed abituato a vedere innanzi alla sua temuta divisa umiliarsi tutta la gente, credeva suo dovere mantenere ad ogni modo, in ogni occasione questo sovrano prestigio all'arma, colla minaccia e coll'impiego eziandio della forza, anche quando nè la prudenza, nè il bisogno non consigliavano l'uso di essa.

Egli per ciò stimò opportuno e facile domar quella riotta con un atto risoluto che subito ne imponesse ai tumultuanti. Il padre di Francesco, avanzatosi verso gli operai per sermocinarli come dissi, era passato fra Selva e i carabinieri; al brigadiere parve questo movimento inteso a sceverare da lui e dai suoi uomini l'arrestato, affine di impedire loro di seco menarnelo. Quindi, senza dar tempo al signor Benda di aprir bocca, aggiustatosi di nuovo al petto la tracolla della sciabola per un moto che gli era solito, fu in un passo al petto dell'industriale e colla voce più rozza e col tono più burbero che potè gridò:

— Alto là! Si crede forse qua di opporcisi nell'esercizio delle nostre funzioni? Di impedirci di fare il nostro dovere? Corpo del diavolo! La sbagliate di grosso. Voi altri (e accennava col dito teso in atto di comando agli operai) sgomberate più che in fretta; e Lei (e prese al petto il signor Benda) Lei se fa la menoma opposizione ai nostri comandi, lo arresto com'è vero Iddio!

E con violento sgarbo, rigettato di mezzo il padrone della fabbrica, il brigadiere andò a ghermire Giovanni, cui trascinò presso i carabinieri, i quali lo afferrarono e tennero alle braccia.

— E questo non ci scappa più, nè per Iddio, nè pel diavolo! Gridò il brigadiere con un tono di minaccia e di trionfo che era altresì una sprezzosa sfida a quegli uomini accorsi in aiuto del loro principale.

Molte volte avviene che un atto di coraggiosa, anzi di temeraria risoluzione ne imponga ad una folla; e qui, avrebbe forse la violenza del brigadiere ottenuto quest'effetto, se non ci fossero state due circostanze ad impedirlo: la prima che gli operai entrati in quella stanza erano dei più affezionati al principale, e il veder questo trattato a quel modo, troppo li sdegnava; la seconda che a loro capo c'era Bastiano, il quale per carattere non era alieno dalla violenza ancor esso quando la gli bolliva, ed aveva un coraggio da non lasciarsi così facilmente intimidire.

Vi fu un momento d'esitazione dopo quell'atto del brigadiere. La cosa stette in bilico un istante; ma Bastiano la fece traboccar tosto dalla parte della resistenza.

— Oh che, abbiamo da veder maltrattato il nostro buon padrone innanzi ai nostri occhi?

A quegli uomini parve quello allora un maltrattamento fatto a loro medesimi nella persona del loro principale; quella stessa violenta presa di Giovanni tornò loro come uno sfregio per essi; si strinsero minacciosi intorno a Bastiano che li dominava colla sua grande statura e mandarono voci e parole di assai minaccia.

— Sgombrar noi! Continuava Bastiano sempre più concitato. Sono questi brutti uccellacci che devono partirsene e senza tanti discorsi, lasciando in pace l'onesta gente. Fuori di qua subito! Fuori!

— Fuori! Urlarono gli operai che circondavano il portinaio.

— Fuori! Ripeterono i compagni, che dall'altracamera facevano ressa alla porta per vedere e per intervenire in quella scena ancor essi.

E quella massa compatta fece un movimento per cacciarsi addosso agli agenti della forza pubblica.

— In difesa! Gridò il brigadiere, traendo egli rattamente di tasca una pistola. I suoi uomini e gli arcieri ne imitarono l'esempio; e dieci canne di pistola si volsero verso il gruppo degli operai che indietrò alquanto sovrappreso a quella vista.

— Figliuoli! Che fate? Per carità! Gridò il signor Giacomo volendosi slanciare in mezzo, ma trattenuto dalla moglie e dalla figliuola, le quali pallide come morte sclamavano con infinito spavento: — Misericordia!... Per amor di Dio!...

Bastiano era muso da non ispaventarsi punto alla vista di quelle pistole, e il suo esempio poteva sui suoi compagni; oltre ciò, tutti lo sanno, e quasi tutti lo hanno provato, quando il sangue è venuto in un certo eccitamento, la lotta e il pericolo medesimo di essa esercitano sull'uomo una tal quale attrazione, un fascino che gli travolge il cervello e molte volte fa un battagliero anche dell'uomo il più prudente e il più pacifico del mondo; aggiungete che quegli altri operai che si trovavano nella camera vicina, non posti menomamente in rispetto da quelle canne di pistola che non vedevano, seguitavano a gridare ed a spingere innanzi. Una collisione pareva imminente: le parole del signor Giacomo, nè le grida supplicanti delle donne non erano udite nemmanco, e quel salotto stava per diventar teatro d'una dolorosa tragedia, quando di botto là in mezzo suonò una voce fatta per essere ubbidita, e si drizzò in tutta la imponenza della sua virile bellezza, della sua forza giovanile, del suo indomabile coraggio la figura di Gian-Luigi.

— Abbasso quelle armi! Indietro voi altri! Intimò egli agli agenti della forza pubblica dall'una parte, agli operai dall'altra. Qui non è luogo di conflitto, e guai il primo che colla violenza fosse causa di spargere pure una goccia di sangue!

L'autorevolezza della voce, dell'aspetto, della mossa nobilissima era tanta che e i carabinieri e i birri, come gli artigiani, ne rimasero sovraccolti. Quelli che si trovavano a capo degli operai si allontanarono lentamente respingendo indietro il fiotto de' loro compagni che premevano alle loro spalle; gli agenti della forza pubblica chinarono a terra la bocca delle loro pistole.

Gian-Luigi era veramente fatto per dominare le turbe, coll'impronta d'una natura superiore che gli raggiava in sul volto, colla potenza della sua volontà che gli brillava nello sguardo, che gli fremeva nella sonorità della voce. Fece egli scorrere i suoi occhi neri come un carbone, profondi come un abisso, lucenti come un raggio di sole, sopra il crocchio confuso dei popolani, e soggiunse con un accento inesprimibile di efficacia, in cui all'autorità, quasi al comando, era unito, e si sentiva, avreste detto, come una carezza, un sentimento seduttivo di affettuoso interesse:

— Rientrate nei vostri opificii. Il passo che avete fatto vi onora di molto, ma è falso e non otterrebbe lo scopo che vi proponete; e inoltre non ha ragione di essere. Avete creduto minacciata la persona del vostro principale, e sprezzando ogni pericolo, sorpassando ogni considerazione di prudenza, da quei bravi, valorosi e affezionati operai che siete, non avete posto tempo in mezzo ad accorrere in sua difesa. Felice quel principale che ha cotali operai nelle sue officine!

Il popolo, la folla, è come le donne. Le adulatrici lusinghe ne guadagnan di colpo le grazie. Tutti quegli operai prestarono la più simpatica e la più deferente attenzione a quel bel giovane, che aveva sì autorevoli sembianze e che parlava così bene. Non ci fu che Bastiano, il quale, tenendo stretto stretto con tuttedue le mani il grosso bastone su cui si reggeva, tentennava il capo con aria poco persuasa.

Gian-Luigi continuava:

— Ma per fortuna i vostri timori non sono fondati; e nessuno minaccia il meno del mondo la libertà nè la persona del nostro caro signor Benda.

Un'esclamazione di soddisfacimento corse i ranghi degli operai che si trovavano nella sala.

— Che cosa c'è? Che cosa c'è? Si domandò dall'altra stanza, dove le parole di Gian-Luigi non erano giunte chiaramente intelligibili.

— Il principale è lasciato libero: dissero quelli che erano presso la porta; ed anche dagli operai raccolti nella camera vicina si mandò quella voce di soddisfazione per quel fatto che essi interpretavano quasi un loro trionfo.

Ma Bastiano non era uomo da contentare con tanta agevolezza.

— Che ci dia quest'assicurazione Lei, signore, che non conosco, va benissimo: così disse il portinaio; ma andrebbe meglio se ce la dessero quei signori là.

E col suo grosso bastone accennava al gruppo dei carabinieri e degliarcieri.

— Avete ragione, brav'uomo: disse Quercia col più lusinghiero de' suoi sorrisi. E quei signori ve la daranno tanto esplicita e compiuta quanto la potete desiderare.

Si accostò al brigadiere, e dissegli a mezza voce:

— Avete voi l'ordine di arrestare il sig. Benda?

Il brigadiere si strinse nelle spalle, poi si volse con muta interrogazione verso Barnaba, il quale scosse la testa in segno negativo.

— Pare di no: disse il brigadiere.

— Or bene: riprese a dire il dottor Quercia; non dovreste avere difficoltà nessuna a dichiarar ciò a questa brava gente.

— Uhm! Fece il carabiniere esitante.

— Date retta: soggiunse vivamente Gian-Luigicon voce, accento e mossa che lo atteggiavano a dominatore della situazione; so che cosa debba essere la fermezza d'un militare, ma so eziandio che fra le virtù del vostro ufficio si deve pur contare la prudenza. Stimate voi prudente lo sfidare tutta questa baraonda d'operai che il pericolo del loro padrone mette in furore? Ne ammazzerete qualcheduno; ma badate al numero loro, e guardate che faccie risolute e che braccia d'atleta! Sarà una grande responsabilità quella che cadrà su chi sia stato cagione d'un conflitto. Pensate alle conseguenze. Tutte le famiglie di questa povera gente sarebbero ruinate; — e voi non uscireste vivi, neppur uno, da questa stanza. Non vi par egli adunque più saggio e conveniente, non dico il cedere, non dico il rinunziare al vostro dovere, ma di rinserrarne l'esecuzione in certi limiti e dare così alcuna soddisfazione a questi accalorati?

Quelle parole fecero un'evidente impressione sul brigadiere.

— Il giovane che abbiamo arrestato verrà con noi: disse egli quasi interrogando più che affermando.

— Sì certo. Nessuno pensa a torvelo di mano. Voi non avete che da rinunziare a molestare dell'altro questa famiglia....

— Diavolo! E la perquisizione?

— L'avete fatta nella camera che più importava; avete preso colui che fuggiva, certo colle cose appunto che si aveva interesse di sottrarvi, dunque...

— Gli è vero.

— Dunque, ripigliava Gian-Luigi, non avete che da dire a questa turba che voi ve ne andate senza altro.

Il brigadiere tornò a consultare con uno sguardo l'agente della polizia: e Barnaba, al quale ora per assai ragioni, a dir il vero, pareva mill'anni di essere fuori da quel ginepraio, fece di bel nuovo un cenno affermativo colla testa.

— Va benissimo: disse allora il carabiniere graduato, si farà come Lei dice...

— E andate là: soggiunse vivamente Gian-Luigi facendo scorrere uno sguardo verso l'agente poliziesco sempre imbacuccato; andate là che vi traggo fuori da certe belle peste!

Il brigadiere mosse d'un passo verso gli operai che stavano attendendo tuttavia in attitudine ancor minacciosa, e disse ad alta voce aggiustandosi al petto, secondo il suo solito, la tracolla della sciabola su cui brillava la piastra colle cifre dell'arma:

— No, non vogliamo arrestare il signor Benda. La nostra missione è compiuta, e se voi co' vostri atti non c'imponete nuovi obblighi, noi stiamo per ritirarci.

Quercia aggiunse del suo:

— Il che, tradotto in buon piemontese, vuol dire che rientrando voi pacificamente nei vostri laboratoi, questi signori si ritireranno da parte loro, lasciando liberi del vostro principale la casa, la famiglia e lui stesso.

— E ci renderanno anche l'avvocatino? Domandò con impeto Bastiano.

— Questo ve lo prometto io. Appena fuori di qui, correrò da chi fa bisogno, e non tarderete a riavere fra voi il mio buon amico Francesco.

Gli operai ruppero in uno scoppio d'applausi che si ripercosse nella camera vicina.

Gian-Luigi, con sempre maggiore quel tono di padronanza e di sicurezza, continuò:

— Ritornate adunque nell'ordine ed al lavoro. Il signor Benda vi è gratissimo del potente contrassegno d'affezione che gli avete dato, e vi è più grato ancora, se adesso, uniformandovi al suo desiderio, rientrerete tranquilli negli opifici.

Il signor Giacomo si accostò agli operai colle mani tese, con le lagrime agli occhi, veramente commosso.

— Sì, diss'egli, cari figliuoli, vi ringrazio..... vi ringrazio tanto..... Ma ora tornate al lavoro, vi prego.

E strinse le mani con forza a tutti coloro che erano in prima fila dell'assembramento.

— Viva il nostro principale! Gridarono gli operai. Viva il signor Benda e la sua famiglia!

E si ritrassero lentamente, come il fiotto del mare quando la marea s'abbassa.

Allora Barnaba per segni diè l'ordine di partirsi a' carabinieri e birri, e s'avviò egli primo verso la porta.

— Signore: disse Gian-Luigi accostandosi a Selva che i carabinieri conducevano via tenendolo in mezzo: non trascurerò di occuparmi eziandio di Lei, e spero, anzi son certo di ottenere colla liberazione dell'avvocato Benda, anche la sua.

— La ringrazio: disse Giovanni; ma quello che intanto vorrei, sarebbe che non avessi da passare in mezzo di Torino, scortato così come sono, a vista di tutta la gente.

— Ha ragione. Vorrei offrirle il mio legnetto se non che ne ho bisogno per correr tosto ad informare di ciò che qui accadde il conte di Staffarda, il marchesino di Baldissero e lo stesso conte Barranchi, perchè s'affrettino a farvi porre riparo nel modo il più completo. Ma il signor Benda potrà mettere a disposizione di questi signori una sua carrozza.....

— Subito: disse con premura il signor Giacomo. Do gli ordini e in pochi minuti....

Barnaba scosse la testa in segno negativo, e disse colla voce soffocata dalle pieghe del mantello:

— No. Poscia ai carabinieri, facendo loro un cenno imperioso del capo: Avanti!

Non ci valse parola. Giovanni fremente fu trascinato dai carabinieri e dalle guardie, a capo dei quali camminava l'agente di polizia. Questi l'aveva amarissima contro il giovane arrestato per la bruciatacarta, e si piacque di far contro di esso così bassa vendetta. Nè bastò. Appena fuor della casa, Barnaba, lasciando cader giù dal viso la falda del mantello e parlando colla sua voce naturale, poichè non aveva più da sottrarsi allo sguardo di Quercia, disse con accento di comando ai carabinieri:

— Ammanettatelo.

Giovanni si richiamò altamente, rosso di sdegno nel volto. Il brigadiere stesso esitò. L'agente di polizia ripetè seccamente l'ordine.

— Costui ci ha mostrato, soggiunse, quanta pervicacia sia la sua! Si merita questo ed altro: nè voglio che mi sfugga come avvenne d'altro rivoluzionario a Roma... Obbedite!

A Selva che dovette cedere alla forza, vennero per furore ardenti lagrime negli occhi; si morse le labbra fino al sangue, ma non aprì più bocca. Per un momento camminò a capo basso, vergognoso; poi scossa fieramente la testa, levò la fronte, e pallido, ma risoluto nel viso, seguitò la strada con quella fermezza e quella sicurtà che ha il martire d'un'idea perseguitata dalla forza. E così attraversò egli Torino in mezzo alla oltraggiosa curiosità dei passeggieri, deriso dal volgo, compassionato da alcuni, dignitoso sempre nella sua nobile calma. Quant'odio raccogliessero nelle anime oneste contro il Governo i suoi agenti con cotali atti è facile immaginare, e conveniva bene che in questa gioventù piemontese fosse forte e profondo il patrio affetto, perchè tutti i rancori, tutti i desiderii di vendetta suscitati per simili infami tratti svanissero quel giorno in cui quel Governo medesimo bandiva la politica nazionale e si sposava colla libertà.

Quercia intanto, partita la schiera poliziesca, erasi accostato premurosamente ai genitori di Francesco.

— Si rassicurino: aveva loro detto con quell'accento che sapeva rendere così simpatico ed insinuante. Io metterò in opera tutto il mio credito, tutte le mie influenze per restituir loro quanto prima il figliuolo.

C'era tanta sicurezza nelle parole e nell'aspetto di quel giovane che Giacomo e Teresa, e più ancora Maria, accolsero quella come una certa promessa.

— Dio la benedica! Esclamò la povera madre prendendo a Quercia una mano.

— Le saremo eternamente grati: soggiunse il signor Giacomo stringendo al giovane l'altra mano.

Maria, ella, venne innanzi al dottore e incrociando le sue manine in atto quasi di supplica, quasi di ammirazione, esclamò con voce impressa di tanto affetto:

— Oh sì! Le saremo eternamente grati.

E poscia arrossì fino sulla fronte sotto lo sguardo pieno di fuoco con cui il giovane le rispose.

— Ci conto su: disse Quercia mezzo sul serio, mezzo scherzosamente. Corro adunque senza perder tempo, e fra poco ne udranno le novelle.

Partì scambiando con quella affettuosa famiglia i più affettuosi saluti. Maria corse alla finestra per vederlo un'ultima volta mentre egli saliva in carrozza. Ed egli pure la vide; e i loro sguardi s'incontrarono come due raggi di luce. Era egli partito, e Maria rimaneva ancora immobile a quel posto, la candida fronte appoggiata ad una delle traverse dell'intelaiatura delle invetrate. Vedeva nel suo pensiero la bella figura di quel giovane ardimentoso nell'atto che affrontava con tanta sicurezza il pericolo, che dominava con tanta supremazia le turbe, che s'imponeva con tanta autorità a tutti, e il cui sguardo pur tuttavia era certe volte sì dolce!...

Povera Maria!


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