Salotto in casa Costantini, che serve anche di camera da letto della signora Isabella. Quando si alza la tela è tutto in disordine. In mezzo alla scena un tavolino con piccolo specchio, pettini, ecc. Dinanzi al tavolino una seggiola greggia di cucina; appesi alle pareti ritratti di artisti, e corone d'alloro con nastri stinti. Porte e finestre spalancate.
La signoraIsabella— Una voce dal basso, poiDorina.
ISABELLA
(cantarellando, finisce di spazzare, mette a posto il catino, il tavolino: poi va alla finestra e chiama) Signor Domenico! Signor Domenico!
VOCE
(dal basso) Ehi!
ISABELLA
Mi dà una mano stamattina?
VOCE
(c. s.) Non posso! Sono solo alla porta!
ISABELLA
In malora, brutto rospo! (forte) Grazie lo stesso, signor Domenico! (sempre cantarellando accomoda il letto, poi prende uno strofinaccio e leva la polvere).
DORINA
(vestita molto modestamente, abito nero di lutto; paltò di colore, col lutto sul braccio) Buon giorno.
ISABELLA
Brava, giusto in punto per aiutarmi a mettere in ordine tutta la baracca! (butta lo strofinaccio sul canapè, e aiutata da Dorina porta il letto dietro il paravento: intanto continua a parlare) Così, con un po' di sgobbamento si fa senza della serva! (facendosi seria e guardando Dorina) Va ora dal Businello?
DORINA
Bisogna risolversi...
ISABELLA
Sicuro: domani scade la cambiale del Ripamonti. (con un'alzata di spalle) Su, su, allegri e niente paura! Non le ho detto? ho fatto un sogno tutto pieno di maschere: abbondanza e prosperità. Non sbaglia mai! Nell'81?... quando ho avuto quel successone strepitoso nellaFavorita? Bene: avevo sognato per due notti consecutive di essere al gran veglione dellaFenice! — E si ricordi, col Businello: un po' di bella maniera. Perchè non si è messa il paltoncinonoisette, che le fa la vita più slanciata? — E bisogna ridere, scherzare e senza far musi, mi raccomando.
DORINA
Non lo posso soffrire.
ISABELLA
Invece l'impresario le farebbe il Florindo volentieri.
DORINA
È per questo, forse che si permette un certo linguaggio, che non mi accomoda niente affatto!
ISABELLA
Ma anche lei ha il torto di essere troppo selvatica, e colle cambiali da pagare (sospira) bisogna aver pazienza! — Anch'io mi vanto di essere una gentildonna e un'artista, ma non sono mai stata villana con nessuno! Siamo onesti: è la mia bandiera; ma l'onestà delle donne sta nel tutto promettere e niente mantenere!
DORINA
Non domando l'aiuto di nessuno.
ISABELLA
Questo va benone, ma la politica col Businello! (confidenzialmente, sospirando) Sulla cambiale del Ripamonti ha la sua firma anche lei. Se si può annunziare il debutto, tutti si calmano, se no, la famiglia Costantini è nel bel mezzo di una strada.
DORINA
(facendo un movimento, a mezza voce, quasi tra sè) Mi avessero lasciata a casa mia...
ISABELLA
A casa sua? Sola? Solinga, errante e misera!
DORINA
(si turba, si commuove e abbassa il capo).
ISABELLA
Esposta a tutti i pericoli, senza il fondamento di farsi almeno una posizione stabile e brillante.
DORINA
(sospirando) Sono oggi... quattro mesi...
ISABELLA
Povera signora Teresa!... (cambiando tono) Su, allegri, che sta meglio di noi. Nel campo Eliso non vi sono spasimi nè malinconie! Gran disgrazia, sicuramente, come quella del Martignoni che le ha fatto sparire due mila lire promettendo di farla figurare sul cartellone del Carlo Felice! — Ladro! — Ma per questo col Businello niente pericoli: ladro come l'altro durante le trattative, ma poi, messo il nero sul bianco, un vero cavaliere!
DORINA
Chi sa quali condizioni...
ISABELLA
Oggi si accetta tutto quanto: una volta poi lanciata sul teatro, Ernani involami e... maramèo!
DORINA
Sarebbe un agire disonesto.
ISABELLA
Onesto cogli onesti, ma coi sicari?
DORINA
E se proprio non si potesse combinare?
ISABELLA
Bisogna, cara, bisogna combinare assolutamente: a meno che non avesse dell'altro in vista... (insinuante)Quel bel signore, così compito, che abbiamo incontrato una sera sul Corso e che ci ha voluto accompagnare fino a casa?
DORINA
Don Luigi d'Albano?... È a Roma. E poi, per qual ragione?
ISABELLA
Oh Dio! Per cavalleria! E... l'amico? (Dorina si turba) «Di quell'amor ch'è palpito?»
DORINA
Non ne so più niente e non so dove sia. Dev'essere in viaggio con sua madre.
ISABELLA
Fa un gran girare tutta questa gente!
DORINA
La prego, non me ne parli più!... mai più!
ISABELLA
Eh, adesso, non me ne parli più!... Ma i primi giorni....
DORINA
Le ripeto che non so dove sia; che non ne so più niente!
ISABELLA
Gli ha scritto: due volte le ho portate io le lettere alla posta.
DORINA
Non le avrà ricevute.
ISABELLA
Basta; speriamo; il maestro è andato a parlare col Businello e col Ripamonti. Ma già, avrà mangiato coll'uno e bevuto coll'altro. Oh, giusto in punto! — Serva, lustrissimo!
IlMaestro: mustacchi e pizzo. Cappello a cilindro; vestito nero, ma sdruscito. Pelliccia pure sdruscita con gran bavero. Fermo sulla porta, batte forte coi piedi per terra, indicando col bastone le finestre aperte.Isabellacorre a chiudere le finestre. Poi ilMaestro, senza muoversi, accenna alla porta che mette in cucina.Isabellacorre a chiudere anche la porta.
ISABELLA
(correndo vicino al Maestro che si avanza piano) Sei stato dal Businello?
MAESTRO
(accenna di sì col capo).
ISABELLA
E dal Ripamonti?
MAESTRO
(c. s.)
ISABELLA
E hai combinato qualche cosa?
MAESTRO
(accenna di no c. s.)
ISABELLA
E allora?
MAESTRO
(con voce lenta e debolissima) L'impresario Businello... (accenna col bastone Dorina).
ISABELLA
Vuol parlare colla signorina? Sta bene; ma non ti ha detto niente relativo alle condizioni?
MAESTRO
(accenna di no e indica col bastone Dorina) Subito al camerino.
ISABELLA
(arrabbiata, rifacendolo) Al camerino! — (a Dorina) È meglio non perdere tempo: al camerino del teatro; sa? dove siamo state insieme quella volta dal Martignoni?
DORINA
Sì, sì, vado. Bisogna finirla... mi sento morire.
ISABELLA
Animo, animo; con tanta facilità morirà nelle opere!
MAESTRO
(sempre colla voce debolissima, salutando Dorina colla mano e con un sussiego affettuoso. Mentre parla, leva dalle tasche ampie della pelliccia due grossi pacchi di roba) Le ricordo ancora, per una volta, è il contegno che si deve tenere: cortesia, affabilità e bell'incedere (indicando un pacco a Isabella) C'è burro in casa?... (non aspetta la risposta e continua) I tempi sono mutati... e i cantanti... pure... Oggi la voce vale sicut et in quanto... dell'odierna melopea non è che un ingrediente... secondario. — Ella invece ha persino della voce.
DORINA
(è andata via).
ISABELLA
(che la seguita fino sulla porta le grida dietro) E chiuda la porta, in fondo alla scala...
MAESTRO
(s'interrompe: vede che Dorina è uscita e scioglie uno dei cartocci borbottando:)
Voce dal sen sfuggitaPiù richiamar non vale...
Voce dal sen sfuggita
Più richiamar non vale...
(all'Isabella che ritorna, mostra trionfalmente uno zampone) Il caro amico Cimozza... è tornato ieri sera da Pietroburgo: ha fatto una stagione d'oro! (mostra degli asparagi; colla mano fa segno che sono costati dieci lire).
ISABELLA
Dieci lire? nelle presenti strettezze? Sardanapalo!... Anche i pranzi!
MAESTRO
(accenna col capo che non è un gran pranzo, e colle dita che ci sono tre sole portate).
ISABELLA
Il lesso, lo zampone, gli asparagi... — E la minestra?
MAESTRO
(fa un gesto che l'altra capisce subito).
ISABELLA
I maccheroni alla veneta?
MAESTRO
Coll'acciuga... fanno bene... (si tocca la gola) assai, e piacciono molto al caro amico Cimozza... Porta lui il vino... un barolo (indica colla bocca e colle dita che è profumato; — poi con tenerezza) gentiluomo... perfetto...
ISABELLA
(appassionandosi anche lei) E un po' d'antipasto, con due dita di vino bianco? Attaccarsi di colpo ai maccheroni, come i plebei?
MAESTRO
(cogli occhi sfavillanti) Bianco... secco!
ISABELLA
(tornando ad arrabbiarsi) Ingordo, goloso, coi debiti da tutte le parti non pensare ad altro che alla pappatoria! E perchè non hai insistito per sapere qualche cosa dal Businello?
MAESTRO
(si fa serio e mesto).
ISABELLA
(inquietissima) Non vuole?
MAESTRO
(sospira crollando il capo).
ISABELLA
Condizioni impossibili? (il Maestro accenna affermativamente) Per lei o per noi?
MAESTRO
(Sempre mestissimo, in tono lamentevole) Condizioni da innamorato; le condizioni fatte dall'Americano alla Ines Bellinoff.
ISABELLA
Eh? sul serio?
MAESTRO
(sospira con rassegnazione cupa: battendosi colla mano sul cuore) L'amore anche negli affari... Ha troppo cuore il Businello!
ISABELLA
Cinque anni senza prendere un soldo?
MAESTRO
Sicuro: e durante i cinque anni, dovrebbe convivere con lui. La sua signora è al Brasile; — la Bellinoff aveva accettato.
ISABELLA
Grazie; ma la Dorina, ha sempre quell'altro per il capo! E il Ripamonti? — Duro, quel mostro?
MAESTRO
(movimento di dolore cupo e profondo) Inesorabile...
ISABELLA
Nemmeno una dilazione di quindici giorni?
MAESTRO
(con un brivido) Protesto!... Sequestro! (altro brivido) Destino tremendo! (si ode una scampanellata).
ISABELLA
Chi sarà?... magari un conto da pagare!
MAESTRO
(rasserenandosi) Il barolo dell'amico Cimozza...
ISABELLA
(mette lo zampone e gli asparagi sopra il tavolo e corre ad aprire).
MAESTRO
(prende una pastiglia, restando sempre in mezzo della scena).
Luigi,NiccolinoeDETTI.
ISABELLA
(di dentro) Oh che bella improvvisata! — Ho parlato di lei, tanto quanto colla signorina!
MAESTRO
(fa un movimento di mesta contrarietà perchè non è il vino del Cimozza).
ISABELLA
Quella sera, si ricorda? aveva promesso di venirla a trovare, invece, fu vano il desio! (entrano tutti — Luigi sempre eguale e Niccolino coi baffetti e con un'aria d'importanza).
LUIGI
Mah! sono stato legatissimo, a Roma.
ISABELLA
A Roma? — C'è laSonnambulacolla Donadio?
MAESTRO
Al Costanzi: e al Valle la Judich: oh, deliziosissima!
ISABELLA
Permettano, signori, che io faccia la presentazione del maestro Costantini, mio marito.
MAESTRO
(levandosi il cappello con gravità solenne) Onoratissimo di ricevere la loro bella visita... nella mia famiglia!
ISABELLA
(continuando la presentazione) Il signore... il nome non lo ricordo più, ma fa lo stesso. Sono amici della signorina.
MAESTRO
Onoratissimo (accennando alla gola, domanda il permesso di mettersi il cappello) Soffro... facilmente.
LUIGI
Faccia, faccia pure. Quell'organo prezioso, merita tutti i riguardi.
MAESTRO
Verissimo! (si copre).
NICCOLINO
(a Luigi, indicando Isabella) Non c'è male.
LUIGI
Cerchiamo di condurle al Dal Verme, poi si vedrà!
ISABELLA
(indicando il canapè) Ma prego, signori, si accomodino senza complimenti. (getta via lo strofinaccio che trova sul canapè) Quella mia cameriera è tanto disordinata; (sforzandosi per essere disinvolta, signorilmente) Favoriscano, prego: tanto quanto non mi vorranno levare l'incomodo finchè non torna la signorina!
MAESTRO
(nel frattempo, senza essere visto, avrà nascosto lo zampone e gli asparagi sotto il mantello: levandosi il cappello con gran dignità) Ho una lezione al Continental... una gran dama straniera...
LUIGI
Ma si figuri, non deve far complimenti, egregio signor Maestro!
MAESTRO
(c. s.) Allora... rimangano... colla mia signora.
LUIGI
Faccia pure! (scambio di saluti. Il Maestro va via. Isabella prende Don Luigi per mano e lo conduce verso il canapè e lo fa sedere).
ISABELLA
Lì!
LUIGI
(la tira giù a sedere, imitandola) Qui!
ISABELLA
(indicando Niccolino) Anche il suo amico!
LUIGI
Anche lui! C'è posto per tutti! — Senta, signora Isabella: noi siamo venuti qui con un grande progetto!
NICCOLINO
Stasera si va al Dal Verme (si riscalda un po' perchè l'Isabella non gli dispiace).
ISABELLA
A sentire la Dobrinsky? Bel divertimento!
NICCOLINO
Si ride.
LUIGI
E poi c'è il ballo! Prendiamo un palco: lei e la signora Dori si trovano là; io verrò più tardi, (con serietà ad Isabella) appena sarò libero. Ho la noia di un pranzo ufficiale.
ISABELLA
Tanto presto non potrei venire nemmeno io, perchè noi pure, oggi, abbiamo a pranzo il cavalier Cimozza. Non l'ha mai sentito? Canta sempre in Russia! è grande amico dello Czar!
LUIGI
Allora restiamo intesi così, e lei lo dice a nome nostro anche alla signorina.
ISABELLA
La signorina? (si fa seria e sospira) sarà difficile!
LUIGI
Cerchi lei di persuaderla. Le dica che il marchese Nicola è arrivato da Parigi...
ISABELLA
(interrompendolo vivamente) Il marchese Nicola? Niccolino? — Allora è lei il Niccolino della signorina?
NICCOLINO
Io?
ISABELLA
Il promesso sposo, volevo dire?
NICCOLINO
(con impeto) Promesso sposo?
ISABELLA
Insomma, quello che la voleva sposare: Edoardo, mi ha detto tutto. — Edoardo, quello che veniva alla sua villa a dare lezione di pianoforte alla sua sorellina!
NICCOLINO
(seccato) Che sorellina? Io non ho nè sorelline nè fratellini!
ISABELLA
Ah, come sarà felice quel caro angelo quando ritorna a casa! Non ha fatto altro che pensare a lei, ed aspettarlo colle lagrime e coi sospiri! Perchè non ha risposto alle sue lettere?
LUIGI
(guardando Niccolino, significativamente) Ti aveva scritto?
NICCOLINO
Io non ho mai ricevuto lettere...
ISABELLA
Tre; almeno tre le ho impostate io! — Bravo; è un uomo di cuore e di onore: così mi piace. Io poi le posso assicurare che la signorina ha sempre tenuto una condotta modello: può domandarlo anche al signor Domenico, il nostro portinaio. È vero che in casa nostra, col maestro Costantini, non si scherza!
LUIGI
Hai capito, Niccolino?
NICCOLINO
(seccato e inquieto) Ma io non so niente! È una combinazione: è stato lui; mi ha detto che la signorina Dori... (Luigi gli fa un segno: Niccolino s'interrompe):
ISABELLA
Non faccia misteri con me; il cuore lo conosco e lo compatisco. Io e il maestro abbiamo fatto un'immensità di sacrifici, prima di tutto perchè le vogliamo un bene dell'altro mondo e poi, un talento, una voce!... come la mia, prima chefacessi la bronchite: toccavo il sì, appena aprivo bocca! (scampanellata) Eccola, tanto quanto appena nominata! — Che giubilo per quell'anima benedetta!... Si nascondino, si nascondino in fondo che le facciamo un'improvvisata (Isabella cerca la chiave, poi esce).
LUIGI
(piano e rapidamente a Niccolino) Non mi hai detto la verità? L'hai riveduta ancora, dopo che tua madre l'ha licenziata?
NICCOLINO
No, te lo assicuro!
LUIGI
Allora sta attento, Niccolino: io credevo una cosa... molto diversa! Altro che andare a cena: se ti agguantano, non te ne liberi più!
NICCOLINO
(vivamente) Sei stato tu a seccarmi!
LUIGI
L'avevo vista in giro colla signora Isabella; era molto carina e dopo tre mesi di pensione dai Costantini la credevo... educatissima.
NICCOLINO
Andiamo via!
LUIGI
Non conviene, così, su' due piedi.
ISABELLA
(di dentro) Venga, venga a vedere signorina; e aspetti ad infuriarsi!
DorinaeDETTI.
DORINA
(turbata, irritatissima, senza vedere nè Luigi nè Niccolino) Il maestro e... e anche lei sapeva tutto!... perchè mi ha lasciata andare?
ISABELLA
La nostra delicatezza, capirà, non si voleva influire! Ma su allegri: il sogno delle maschere, signorina!
DORINA
Lei sapeva tutto!
ISABELLA
(interrompendola) Improvvisata 37, amore 49, arrivo inaspettato 15; (voltandola verso Niccolino) Guardi che bel terno!
DORINA
Oh! (gli corre incontro con uno slancio, poi si ferma timida, arrossendo) Signor marchese... (gli dà la mano) Come sono contenta!
ISABELLA
È confusa, palpitante. (prende la mano di Luigi e la preme sul cuore) Senta come anche a me certe cose... — Come batte! — Sente? — tum, tum, tum!
LUIGI
Sento!
DORINA
Grazie!... in questo momento... dopo che... (ha un brivido di ribrezzo) Grazie!... Grazie!...
ISABELLA
È appena arrivato, fresco fresco; è arrivato l'altra sera.
LUIGI
(per venire in aiuto di Niccolino) Ha viaggiato molto, e si è divertito moltissimo. Ha passato sei mesi a Parigi, tre mesi a Londra, poi Montecarlo. Vede come s'è cambiato? Non è più il nostro Niccolino di una volta; adesso è diventato un viveur di primo ordine; socio del Jokey-Club.
DORINA
(senza badare a Luigi, ancora tutta animata e confusa) E le mie lettere?... Quando le ha ricevute?
NICCOLINO
Non ho mai ricevuto niente.
ISABELLA
Tre quattro le ho impostate io!
DORINA
(colpita) Ma allora, come ha fatto a sapere che io ero a Milano?
NICCOLINO
Me lo ha detto Luigi... ieri, a colazione.
DORINA
(sempre più colpita, e con un'altra espressione) È stato molto buono, Don Luigi!
LUIGI
(tra sè) Ancora più carina. — Troppo carina!
NICCOLINO
Già: Luigi mi ha detto che lei era qui, in pensione, a studiare il canto per andare sul teatro e... siccome mi fermo un paio di giorni, si voleva combinare... si voleva passare la serata insieme.
DORINA
(rimane scossa vivamente dal tono e dalle parole di Niccolino) Ma...
ISABELLA
Al Dal Verme!
DORINA
(pallida, guarda fissamente Niccolino per studiarlo, per capirlo bene).
NICCOLINO
(a Dorina, come per accomiatarsi) Allora dunque... possiamo sperare?
DORINA
(ha un impeto d'angoscia: poi frenandosi) Vorrei mi fosse compiacente, signor Marchese: due parole sole.
LUIGI
(fa un cenno significativo a Niccolino come per dirgli: «attento, sei preso»).
NICCOLINO
(ha capito - forte, a Luigi) Allora con te... per quell'appuntamento coll'avvocato?
ISABELLA
Ne approfitto tanto quanto per andare a fare un pochetto ditoilette!
DORINA
(teme che Niccolino vada via).
LUIGI
(carezzevole) Sì... lo lascio qui; (tra sè) ma tornerò per portarlo via! (forte) Già che sono a due passi, vado a fissare il palco per stasera, poi (a Niccolino) torno a prenderti per andare insieme dall'avvocato (guarda il suo orologio e fa un moto come per dire che è tardi) il tempo vola; sicuro! (sospira) Anch'io ho la conferenza di un mio collega sulla politica estera.
ISABELLA
(a Luigi) Allora se torna a prendere il suo amico non lo saluto nemmeno!
LUIGI
Benissimo. (la saluta colla mano, sorridendo; Isabella va via) (tra sè) Genere nazionale, ma simpatico! (a Niccolino) Dunque vado e torno. (avvicinandosi a Dorina, che si è seduta sul canapè la guarda e fa capire che gli piace: fra sè) Carina assai!... Tornerò (a Niccolino) Giudizio, bimbo mio (via).
DorinaeNiccolino.
DORINA
(è sempre più confusa e turbata, quantunque voglia serbare un contegno gentile e signorilmente disinvolto. Niccolino tace qualche momento, si batte col bastoncino sulle scarpette, la guarda, poi ha un'alzata di spalle come per dire: «Oh infine, giacchè sono solo bisogna aprire il fuoco,» e si allunga sul sofà verso Dorina, esclamando):
NICCOLINO
Cara signorina Dori, come la rivedo volentieri! Come mi sono divertito in tutto questo tempo! — Si sta molto bene, sa, fuori d'Italia! (prende dalla tasca l'astuccio delle sigarette) Fuma una sigaretta, signorina?
DORINA
(alzandosi) No!
NICCOLINO
(restando seduto) Ma non le fa male?
DORINA
(con un tremito nella voce) Oh no, marchesino, faccia pure. (vuol sorridere e mostrarsi disinvolta, ma colle mani stringe nervosamente il fazzoletto).
NICCOLINO
(sorridendo sempre batte colla mano sul canapè per indicare dove Dorina deve sedersi) Qui... qui... venga qui a sedere.
DORINA
Sapesse... quanti dispiaceri ho avuto. — Quante disgrazie! Una sopra tutte. (forzandosi per vincersi, con effusione) E l'Adelina? Come si sarà fatta grande! — E la signora Marchesa?
NICCOLINO
Bene, bene: tutti bene!
DORINA
(con passione, timidamente) Perchè... (cambiando) Sembra quasi che io l'abbia offesa. — Non ho fatto nulla che potesse farmi perdere la loro stima.
NICCOLINO
(leggermente) Oh, signorina, non ne ho mai dubitato; come non dubito de' suoi trionfi; sarà presto? E dove?
DORINA
È molto incerto ancora... (con un brivido, pensando al Businello) se canterò! (calmandosi, con voce bassa, balbettando) Sa?... sono rimasta sola... la mia povera mamma...
NICCOLINO
No, non ho saputo niente!... Me ne dispiace moltissimo! (distratto, guarda ancora verso la finestra — ha freddo) Coraggio!... non parliamo adesso di malinconie. (avvicinandosi con galanteriae mettendo un braccio sul divano in modo di toccare anche Dorina) Dunque?... che cosa mi voleva dire?
DORINA
Voleva spiegarle... come sono venuta in casa del maestro Costantini!
NICCOLINO
Per studiare il canto? — Brava: bisogna slanciarsi all'estero! — Lasci fare a me. Quando sarà il momento le farò io laclaque! Ha fatto benissimo.
DORINA
Sì?... Davvero?... (ancora con un brivido, pensando al Businello: poi fermandosi e tornando timida come prima e commossa) Allora... le dirò... come l'ho avuta (con amarezza) questa buona idea! Subito dopo licenziata, il maestro Costantini è venuto al nostro albergo per sentirmi la voce. Ebbi (con amarezza ironica) un grande successo; tale che poi il maestro correva apposta a Lugano per darmi lezione e quando... (si ferma con un singhiozzo) Allora mi ha subito scritto: «Venga a Milano, che ha un tesoro in gola!» Invece non avevo altro che qualche migliaio di lire alla Cassa di Risparmio! — Prima di accettare, mi sono presentata come istitutrice in un'altra casa; — ma ero troppo giovane!... In verità non mi volevano perchè la Marchesa mi aveva scacciata.
NICCOLINO
(sempre leggermente) E allora si è decisa per il teatro!
DORINA
(animandosi) Allora sono corsa a Milano dove ero attratta da una speranza... — speranza? da una sicurezza che avevo nel cuore! Del mondo non avevo veduto che la mia casa, e la casa di sua madre: io ancora credevo a tutto e... Ecco, questo volevo dirle. Ma ora non so... (tornando timidissima) lei mi ha agghiacciata. È un altro... con me.
NICCOLINO
(con importanza, sospirando e arricciandosi i baffetti) Pur troppo, signorina Dori: la bella poesia se ne va con gli anni e coll'esperienza.
DORINA
(maravigliata) Cogli anni?
NICCOLINO
Adesso si vive tanto in fretta! — Basta un giorno per invecchiare.
DORINA
(vivamente) Sì... basta un'ora, una parola; (con passione) ma basta anche una parola per rivivere!
NICCOLINO
(si alza, tra sè) Ahi ahi! Credesse ancora di farsi sposare? (guarda verso la finestra: forte) Eh, le parole!... le parole che fanno rivivere... (tira su il colletto del paltò).
DORINA
(guardandolo) Ma io non capisco più... — È proprio lei?... lei?
NICCOLINO
(con un sospiro) Che vuole! non si può rimanere Niccolino tutta la vita! (ride sinceramente) Si ricorda quanto chiasso si faceva? Mah! (cantarellando sull'aria di Madama Angot) Beati i dì dell'innocenza! (guarda ancora, poi va alla finestra) Sfido io! era aperta! (nel chiuderla si fa male ad un dito e lo succhia arrabbiato) Che razza di finestre!
DORINA
(rimasta ferma, in piedi, a guardarlo) Se si è cambiato lei, scusi, io sono sempre la stessa.
NICCOLINO
Certo, signorina, perchè no?
DORINA
(con uno slancio di passione) Perchè lei non mi stima più: lo vedo, lo sento, non mi... (vorrebbe dire: «ama» ma non lo dice) non mi stima più! — Che cosa le hanno detto sul conto mio?
NICCOLINO
Niente; proprio niente. È la condizione medesima delle cose. Capirà: quando un uomo acquista la responsabilità delle proprie azioni... pur troppo, deve ragionare.
DORINA
Ma non ha capito ancora? Non vede come aspetto una sua parola buona? E per parlarle così, come parlo io a lei, devo essere in uno stato di esaltazione e di disperazione! No, non è più il caso di riguardi. (con voce alta, chiara, vibrata) Sa che cosa mi ha detto poco fa un farabutto, uncerto Businello, che avevo veduto due volte? Sa che cosa ha avuto il coraggio di propormi, come condizione indispensabile alla mia scrittura? Di diventare... la sua amante!
NICCOLINO
Oh, è forte!
DORINA
Tanto forte, che sotto quel colpo, sono rimasta come pazza dalla collera e dal ribrezzo. (con forza: risoluta) Io non voglio vendermi e voglio continuare a vivere: come si fa?
NICCOLINO
(impacciato, dopo aver guardato verso l'uscio col desiderio di andarsene) Prima di tutto, parliamo francamente, perchè, in certo modo, mi accusa di...
DORINA
(interrompendolo) Non l'accuso, anzi tutto il torto è mio. Ma non posso più fare l'istitutrice, non voglio essere l'amante del signor Businello, e domando a lei che mi voleva dare il suo nome, le domando: come si fa?
NICCOLINO
(nel camminare inciampa nello strofinaccio d'Isabella: lo solleva colla punta del bastoncino e lo butta lontano) Le dirò... dare consigli è un affar serio. Aiutarla, volentieri, fin dove posso arrivare... ben volentieri: ma... (distrattamente) Ma perchè invece non abbandona i sogni chimerici, scusi, sa, se parlo schietto, e torna a casa sua?... Da sua... (sta per dire: «da sua madre»).
DORINA
(con un grido di dolore) A casa mia?... ma non ho più la mamma!... È morta la mamma.
NICCOLINO
Oh scusi!
DORINA
Gliel'ho detto, e se n'è dimenticato! La mamma, la mamma, oh se ci fosse ancora la mamma, la mia povera mamma! (scoppia in lagrime e si butta e piangere singhiozzando sul canapè).
NICCOLINO
(un po' commosso si avvicina a Dorina coll'aria compunta) Scusi, signorina... Sono dolentissimo; sono rimasto così colpito, così confuso...
DORINA
(continua a piangere).
NICCOLINO
(fra sè) Ancora al vecchio repertorio! — E Luigi (guardando verso la porta), canaglia! (forte) Via, si calmi! (seccato) La prego, non pianga più, le ho domandato scusa!
DORINA
(subito, asciugandosi gli occhi in fretta, umile e supplichevole) Ecco... non piango più; sì, sì, sono tutti sogni, tutte chimere. Lavorerò; ma bisogna poter andar via da questa casa... (con un grido) Mi salvi lei!... mi salvi, le giuro che non le peserò nella vita! Ho ribrezzo a star qui sola; ho paura! Mi conduca via, dove vuole, che non mi veda più nessuno... lavorerò.
NICCOLINO
Ci pensi bene. Che cosa direbbe la gente?
DORINA
La gente? non me ne importa!
NICCOLINO
Non importa a lei ma importa a me. Questa sì che per la mia coscienza sarebbe una grave responsabilità.
DORINA
(sempre fissandolo e risoluta) E allora? Che cosa devo fare?
NICCOLINO
Certo che... non è facile.
DORINA
Non è facile: no: per questo le domando un consiglio.
NICCOLINO
Ma... pensandoci bene, capisco anch'io che, troppo impressionato dalle sue parole, ho esagerato, senza dubbio. — Colle sue belle attitudini, colla sua bella voce, col suo talento, superate le prime difficoltà, verrà la gloria... e il resto!
DORINA
(lo fissa, pallida, stupita).
NICCOLINO
Bisognerebbe vedere piuttosto d'indurre questo signor... — come si chiama? questo signor Businelli, a più miti propositi!
DORINA
(tremante, con voce sorda) Lei ha il coraggio di propormi?... — Lei?... Ma che cosa è diventato?!
NICCOLINO
(con impeto) Signorina Dori! (calmandosi e con fredda gentilezza) Scusi, sono stato frainteso, glielo assicuro. Lei si trova in uno stato d'animo che non le permette di giudicare delle parole e nemmeno delle intenzioni dei suoi amici. Ma ritornerò prestissimo: desidero rivederla più calma, e allora giustificarmi pienamente. (le offre la mano — Dorina non la stringe) Vedrà: lei per la prima dovrà rendermi giustizia. Intanto, e si ricordi, non dobbiamo essere in collera! (saluta e va via lentamente).
DORINA
(sola) Vile!... vile!... E per un anno l'ho tenuto nel cuore, l'ho aspettato colla febbre, gli ho data tutta l'anima mia: (con un grido, ma senza più piangere perchè in questo momento il suo stato di dolore e di esaltazione non le permette le lagrime) Dio, Dio mio! Come avevi ragione, mamma!
Isabella,Dorina, poi voce di dentro come nella scena prima.
ISABELLA
Cosa succede?
DORINA
(sempre c. s.) Voglio andar via!... voglio finirla! Non voglio più saperne di teatro, di nessuno!
ISABELLA
Come? non si è messa d'accordo col signor Niccolino? (vivamente) E la cambiale Ripamonti?
DORINA
Pagherò tutto col mio lavoro, col mio sangue; non ho bisogno di nessuno!
ISABELLA
Buono!... Buoni principii; ma ci vuol tempo e la cambiale è in scadenza; come si fa?
DORINA
Oh in fine! Ci pensi lei, ci pensi il maestro; sono loro che ne devono a me!
ISABELLA
C'è stata proprio una gran burrasca, perchè ha perduta, si direbbe, la tramontana. Ma questo non è il momento di discutere del mio e del tuo: il maestro è amico di tutti i primi legali di Milano, e dato il caso, metteremo le nostre ragioni in mano della giustizia. L'importante,per adesso, è questo! sulla cambiale c'è la sua firma, che cosa ha pensato di fare?
DORINA
Penso che sono tradita da tutti; che sono ingannata da tutti!
ISABELLA
Benissimo! E perchè non succeda altrettanto a noi mi farà la grazia di restare in casa nostra finchè i conti non saranno regolati.
VOCE
(c. s.) Costantini!
ISABELLA
Vengo, signor Domenico!
VOCE
(c. s.) Lettere!
(Isabella cala il cestino con una corda, ecc.)
DORINA
Qui?! Restar qui?! Non sono più libera; non mi appartengo più... Sono schiava di questa gente, anima e corpo, corpo e anima!
ISABELLA
(dandole la lettera trovata nel cestino) Finisca di dire il rosario e si consoli.
DORINA
Lui? (prende la lettera con un, impeto di gioia) Lui? mi scrive ancora?
ISABELLA
Ma sicuro: collera da innamorati,furoris brevis!
DORINA
(strappa la busta: c'è dentro un biglietto da visita e un biglietto da cinquecento lire).
ISABELLA
(allegra) Ohè, signorina! Cominciamo bene!
DORINA
(rimane meravigliata).
ISABELLA
Legga se vuol sapere!
DORINA
(leggendo) « — Lei, signorina Dori, mi ha fatto l'onore di chiamarmi suo amico...» (vinta dal dolore lascia cadere la lettera).
ISABELLA
(la prende e continua a leggere) «... In tale qualità mi fo lecito inviarle la piccola somma di cui la disdetta di Montecarlo mi permette sul momento di poter disporre.» — Come sono sempre delicati i veri gentiluomini!
DORINA
(fuori di sè — cercando per la stanza).
ISABELLA
(assai premurosa) Comandi, signorina! Che cosa desidera?
DORINA
Da scrivere. Voglio rispondere subito!
ISABELLA
(le dà il calamaio, ecc.) Tanto quanto, tutto l'occorrente!
DORINA
(si mette a scrivere in fretta. Intanto Isabella spiega il biglietto di banca e lo ammira. Dorina quando ha finito di scrivere cerca il biglietto per rimandarlo; a Isabella) Dia qui!
ISABELLA
Che cosa vuol farne?
DORINA
Restituirlo sul momento: dia qui!
ISABELLA
Scusi, ma in queste faccende delicate io non mi posso arbitrare, senza prima aver sentito il capo della famiglia. (verso l'uscio della cucina, chiamando) Maestro!
DORINA
Quel denaro!... quel denaro!... Non sa: è un insulto al mio onore!
ISABELLA
Faccia un po' il piacere! I denari non hanno mai insultato nessuno! (chiamando c. s.) Maestro!... Tartaruga!
MaestroeDETTE, poiLuigi.
MAESTRO
(colla solita voce rauca) Avevo... appena messe sul fornello a friggere...
ISABELLA
La signorina...
DORINA
(interrompendo) Il maestro non c'entra, come non c'entra lei! quel denaro... (alla parola denaro il maestro fa un movimento espressivo) non è suo!
ISABELLA
Eh, quanto strepito! rimettiamo la questione al giudizio diSalamone! La signorina vuol tornare al suo paese e piantar la scuola.
MAESTRO
La... scuola?...
ISABELLA
E non pagare i propri debiti. Ho diritto o non ho diritto di tenere questa somma in garanzia?
MAESTRO
Pienissimo diritto...
DORINA
In nome di Dio... datemi quel denaro!... Quel denaro lo voglio... quel denaro!
LUIGI
(sulla porta, cercando cogli occhi Niccolino, si ferma e, non vedendolo, fa un gesto di maraviglia: fa un passo verso i coniugi Costantini, poi si trattiene. Dorina non lo vede. Essa stringe convulsamente la lettera: la sua timidezza è scomparsa, si avvicina all'Isabella minacciosa, cogli occhi scintillanti. Il Maestro prova quasi un senso di timore).
DORINA
Lo voglio, capite? Lo voglio! — Prendete me, fate di me tutto quello che volete, ma quel denaro no! — È suo! è suo!
MAESTRO
(vedendo Luigi, salutando e balbettando quasi macchinalmente) È un onore per la mia famiglia...
DORINA
(vedendo Luigi fa per spiegargli ciò che è accaduto; poi prende sul tavolo la lettera di Niccolino e la dà a Don Luigi; fa per parlare ma non può; si sforza, balbetta, e prorompe in uno scoppio di pianto cadendo sopra una seggiola).
LUIGI
(avvicinandosi e prendendo la lettera) Signorina, si calmi, (a Isabella e al Maestro) Cos'è accaduto?
ISABELLA
Legga e vedrà: io non trovo che ci sia niente da disperarsi!
MAESTRO
(fiuta in aria, poi fa capire dalla faccia e dai gesti che deve bruciare qualche cosa in cucina e scappa via) Brucia!
LUIGI
(dopo aver letto, fra sè) Taccagno come la zia. (forte) È ancora un ragazzo! I ragazzi sono crudeli e... (ammirando i capelli ed il collo di Dorina che piange col capo chino) sicuro non apprezzano... non capiscono... (la bellezza di Dorina lo mette in orgasmo; con passione) Si confidi con me che non sono più un ragazzo! (mostrandole la punta di un baffo) Vede?... Vede? ce n'è di bianchi!
ISABELLA
(va alla tavola e mentre parla distende la tovaglia, ecc.) Cosa sia successo, non saprei. L'ho trovata in convulsioni; e anch'io ho la pelle d'oca! Capirà; si deve far onore alla propria firma; e il maestro in quanto a onore è un... fenomeno! — Sempre in alto la bandiera dei Costantini!
DORINA
(voltandosi con impeto a Luigi, mentre Isabella continua ad apparecchiare la tavola) C'era lei... sì!... era presente lei, quando voleva offrirmi il suo nome, la sua mano! E adesso per difendermi, per salvarmi mi butta in faccia 500 lire! Questo è tutto il suo amore!Sempre, mi aveva detto,sempre si ricordi!...
ISABELLA
(c. s.) Oh! per questo la signorina ha ragione; il suo amico è un infido!
LUIGI
(ha sempre guardato con crescente orgasmo la Dorina e fa capire che gli piace sempre di più — levandole una forcellina dai capelli) Guardi, non le faccia male!... (fra sè) bellissimi capelli: come ha fatto a resistere, bravo Niccolino!
ISABELLA
(ha cercato i piatti e le posate e non trovandole va a prenderle in cucina).
LUIGI
(uscita Isabella si avvicina più vivamente a Dorina: cerca di prenderle le mani dicendole con orgasmo e con passione) Quel cretino di Nicola, non merita i suoi sospiri e le sue lacrime!
DORINA
(con impeto: come scattando) Il suo denaro! Glielo voglio rimandare ad ogni costo!
LUIGI
Sì, benissimo!
DORINA
Ma questa gente me lo ha rubato!
LUIGI
Non importa, si calmi, (prendendole una mano e accarezzandola) provvederemo.
DORINA
Me lo faccia restituire!... Glielo rimandi lei... mi aiuti ad uscire da questa casa... non mi resta che vendermi o buttarmi dalla finestra!
LUIGI
Non dica simili enormità; non voglio (le prende con violenza le mani e quasi l'abbraccia) Vedrà che io... si calmi... non voglio più vederla piangere! (asciugandole gli occhi col fazzoletto) Questi occhi sono troppo belli! Vedremo di fare qualche cosa... (con slancio: vinto dalla bellezza di Dorina che così commossa, fremente, gli piace anche di più) farò tutto per lei!
DORINA
(sempre c. s.) Sì... sono disposta a tutto... ma la sua elemosina (alludendo a Niccolino) no!... mi rivolta l'anima, no, mai!
LUIGI
Brava! Vediamo dunque, vediamo: che cosa si può fare?
DORINA
Non so... Non ho più nessuno al mondo!
LUIGI
Sola?... povera bimba mia!... Anch'io, sicuro, sono solo. Avessi una moglie, una sorella, lei verrebbe con noi. Invece, anch'io... sono solo. (sospirando e accarezzando Dorina) Mah, guai al solo!
DORINA
(con impeto, tornando col pensiero a Niccolino) Gli ho detto che mi è morta la madre e non se n'è ricordato!
LUIGI
(con falso orrore) Oh, (con finto entusiasmo e dolore per la memoria di Teresa) quella buonasignora Teresa! Quella santa donna! — A Niccolino, sa, non ci pensi più; non lo merita. Si crede un grand'uomo perchè è stato un po' a Londra, a Parigi! È soltanto ridicolo. Non ci pensi più. Gli rimanderemo il suo danaro, subito!
DORINA
(con espansione, premendosi al cuore la mano di Luigi) Subito!
LUIGI
Sul momento! (ha una scossa, tanto Dorina gli piace) E per... per il resto... sarò... se... sarò il suo pa... pà. — Ecco, va bene? papà!
DORINA
Mi tolga di qui... — lavorerò. Mi aiuti a levarmi da questa gente!
LUIGI
Volontieri... ma dove?... al momento... (pensando dove mandare Dorina e volendo farle accettare un suo quartierino che tiene disponibile per simili occasioni, ma non osando farle l'offerta chiaramente) Come si potrebbe fare? (stringendola al cuore e fingendo l'effusione paterna) Pianga, se vuol piangere: le farà bene. (le bacia i capelli tremando dalla commozione cupida) Avrei... per combinazione... due camerette; due povere camerette, ma piene di sole, di luce! Se volesse, come un rifugio momentaneo... intanto... cercherò... troveremo un maestro galantuomo; un impresario onesto — e lei... soltanto un po' di bene... (la stringe più forte).
DORINA
(capisce tutto: si allontana).
LUIGI
(tornando calmo e sorridente) Un po' di bene, al suo papà!
DORINA
(pausa — poi con disperazione e rassegnazione — con un filo di voce) Mi tolga da questa casa. (si lascia cadere sulla seggiola accasciata, affranta).
LUIGI
Torna la signora Isabella! (rapidamente e sempre in orgasmo per il desiderio e la passione) Fra mezz'ora (vedendo la tavola apparecchiata pensa che Dorina dovrà prima pranzare) fra un'ora... appena potrà, prenda unbrum: Via Solferino 37. Ci sarò ad aspettarla. E subito rimanderemo il denaro al marchese Nicola con una sua letterina che lo metterà a posto.
(Rientrano Isabella coi piatti e il Maestro colle posate).
LUIGI
(va loro incontro e offre all'Isabella il biglietto per il palco al Dal Verme).
ISABELLA
(lo guarda senza capire).
LUIGI
È il palco che le dovevo portare, per stasera.
ISABELLA
Oh, grazie! Numero 15. — Allegri, signorina: numero dispari, porta fortuna!
MAESTRO
(deponendo le posate: a Luigi, con gravità) Se vuol favorire nella mia famiglia....
ISABELLA
Senza complimenti! al posto dell'amico Cimozza che si fa aspettare!
LUIGI
Grazie, e buon appetito. (piano a Dorina) Via Solferino, 37!
FINE DELL'ATTO SECONDO.