II.LA MISANTROPIA.
Dunque: i piaceri dei sensi, le gioie dell'amore, i premii della gloria: tutto è vano: “La natura medesima è impostura verso l'uomo, nè gli rende la vita amabile e sopportabile, se non per mezzo principalmente d'immaginazione e d'inganno.„ Non vi sarà nessun conforto? Se ne troverà uno nel sentimento della fratellanza umana? Gl'infelici si consoleranno amandosi e sostenendosi reciprocamente? Il primo sostegno e il primo amore sono nella famiglia; e il Leopardi, non avendoli trovati nella sua, li nega. Egli dimostra che l'educazione “è un formale tradimento ordinato dalla debolezza contro la forza, dalla vecchiezza contro la gioventù. I vecchi vengono a dire ai giovani: fuggite i piaceri propri della vostra età, perchè tutti sono pericolosi e contrari ai buoni costumi, e perchè noi che ne abbiamo presi quanti più abbiamo potuto, e che ancora, se potessimo, ne prenderemmo altrettanti, non ci siamo più atti, a causa degli anni. Non vi curate di vivere oggi; ma siate ubbidienti, sofferite, e affaticatevi quanto più sapete, pervivere quando non sarete più a tempo. Saviezza e onestà vogliono che il giovane si astenga quanto è possibile dal far uso della gioventù, eccetto per superare gli altri nelle fatiche. Della vostra sorte e di ogni cosa importante lasciate la cura a noi, che indirizzeremo il tutto all'utile vostro. Tutto il contrario di queste cose ha fatto ognuno di noi alla vostra età, e ritornerebbe a fare se ringiovanisse: ma voi guardate alle nostre parole, e non ai nostri fatti passati, nè alle nostre intenzioni. Così facendo, credete a noi conoscenti ed esperti delle cose umane, che voi sarete felici. Io non so che cosa sia inganno e fraude se non è il promettere felicità agli inesperti sotto tali condizioni.... Mai padre nè madre, non che altro istitutore, non sentì rimordere la coscienza di dare ai figliuoli un'educazione che muove da un principio così maligno.„ L'impedimento dei genitori alla libertà dei figli è tale, che la maggior parte degli uomini veramente grandi debbono la loro grandezza all'aver perduto il padre in tenera età: “La potestà paterna appresso tutte le nazioni che hanno leggi, porta seco una specie di schiavitù de' figliuoli; che per essere domestica, è più stringente e più sensibile della civile; e che, comunque possa essere temperata o dalle leggi stesse, o dai costumi pubblici, o dalle qualità particolari delle persone, un effetto dannosissimo non manca mai di produrre:e questo è un sentimento che l'uomo, finchè ha il padre vivo, porta perpetuamente nell'animo; confermatogli dall'opinione che visibilmente ed inevitabilmente ha di lui la moltitudine. Dico un sentimento di soggezione e di dependenza, e di non essere libero signore di sè medesimo, anzi di non essere, per dir così, una persona intera, ma una parte e un membro solamente, e di appartenere il suo nome ad altrui più che a sè. Il qual sentimento, più profondo in coloro che sarebbero più atti alle cose, perchè avendo lo spirito più svegliato, sono più capaci di sentire, e più oculati ad accorgersi della verità della propria condizione, è quasi impossibile che vada insieme, non dirò col fare, ma col disegnare checchessia di grande. E passata in tal modo la gioventù, l'uomo che in età di quaranta o di cinquant'anni sente per la prima volta di essere nella potestà propria, è soverchio il dire che non prova stimolo, e che, se ne provasse, non avrebbe più impeto nè forze nè tempo sufficienti ad azioni grandi. Così anche in questa parte si verifica che nessun bene si può avere al mondo, che non sia accompagnato da mali della stessa misura: poichè l'utilità inestimabile del trovarsi innanzi nella giovinezza una guida esperta ed amorosa, quale non può essere alcuno così come il proprio padre, è compensata da una sorte di nullità e della giovinezza e generalmente della vita.„
Ma, dall'altra parte, i figli non danno minor causa di dolore ai genitori. “Non sarebbe piccola infelicità degli educatori, e soprattutto dei parenti, se pensassero, quello che è verissimo, che i loro figliuoli, qualunque indole abbiano sortita, e qualunque fatica, diligenza e spesa si ponga in educarli, coll'uso poi del mondo, quasi indubitabilmente, se la morte non li previene, diventeranno malvagi.„
Mancato il conforto nella famiglia, resterebbe ancora quello della solidarietà fra tutti gli uomini. “Gl'individui sono spariti dinanzi alle masse„, dicono intorno al Leopardi i pensatori, volendo significare con queste parole che, se pure ciascun uomo ha molti e troppi motivi di dolore, il pensiero del bene comune, della felicità generale, deve consolarlo. Ed egli, dimostrato che tutto è illusione, riconosce che “si cette illusion était commune, si tous les hommes croyaient et voulaient être vertueux, s'ils étaient compatissans, bienfaisans, généreux, magnanimes, pleins d'enthousiasme; en un mot, si tout le monde était sensible.... n'en serait-on pas plus heureux? Chaque individu ne trouverait-il pas mille ressources dans la société? Celle-ci ne devrait-elle s'appliquer à realiser les illusions autant qu'il lui serait possible, puisque le bonheur de l'homme ne peut consister dans ce qui est réel?„ Ma egli nega anche questo compenso. Nessuno ha compreso lui, o troppopochi; quasi dovunque egli ha trovato ostilità o indifferenza. A che gli è valsa la grandezza della mente e la bontà dell'animo?... Con Bruto pertanto egli chiamerà stolta la virtù e lancerà al cielo il grido della giustizia offesa:
Dunque degli empiSiedi, Giove, a tutela? e quando esultaPer l'aere il nembo, e quandoIl tuon rapido spingi,Ne' giusti e pii la sacra fiamma stringi?
Dunque degli empiSiedi, Giove, a tutela? e quando esultaPer l'aere il nembo, e quandoIl tuon rapido spingi,Ne' giusti e pii la sacra fiamma stringi?
Dunque degli empi
Siedi, Giove, a tutela? e quando esulta
Per l'aere il nembo, e quando
Il tuon rapido spingi,
Ne' giusti e pii la sacra fiamma stringi?
Gli uomini, come tutti i viventi, non si sostengono, si combattono: “Naturalmente l'animale odia il suo simile, e qualora ciò è richiesto dall'interesse proprio, l'offende.„ Nè altro scopo hanno le lotte umane se non “l'acquisto di piaceri che non dilettano, e di beni che non giovano.„ Poichè la felicità che essi agognano e che tentano di raggiungere in mille modi sfugge continuamente, che nome meriterà il loro vano affaccendarsi? Che cosa distinguerà i grandi lavori dagli inutili trastulli? Filippo Ottonieri non ammette nessuna differenza tra gli uni e gli altri, “e sempre che era stato occupato in qualunque cosa, per grave che ella fosse, diceva d'essersi trastullato.„ Meglio ancora:
È tutta,In ogni umano stato, ozio la vita,Se quell'oprar, quel procurar che a degnoObbietto non intende, o che all'intentoGiugner mai non potria, ben si convieneOzïoso nomar. La schiera industreCui franger glebe o curar piante e greggiVede l'alba tranquilla e vede il vespro,Se oziosa dirai, da che sua vitaÈ per campar la vita, e per sè solaLa vita all'uom non ha pregio nessuno,Dritto e vero dirai. Le notti e i giorniTragge in ozio il nocchiero; ozio le vegghieSon de' guerrieri e il perigliar nell'armi;E il mercatante avaro in ozio vive:Che non a sè, non ad altrui, la bellaFelicità, cui solo agogna e cercaLa natura mortal, veruno acquistaPer cura o per sudor, vegghia o periglio.
È tutta,In ogni umano stato, ozio la vita,Se quell'oprar, quel procurar che a degnoObbietto non intende, o che all'intentoGiugner mai non potria, ben si convieneOzïoso nomar. La schiera industreCui franger glebe o curar piante e greggiVede l'alba tranquilla e vede il vespro,Se oziosa dirai, da che sua vitaÈ per campar la vita, e per sè solaLa vita all'uom non ha pregio nessuno,Dritto e vero dirai. Le notti e i giorniTragge in ozio il nocchiero; ozio le vegghieSon de' guerrieri e il perigliar nell'armi;E il mercatante avaro in ozio vive:Che non a sè, non ad altrui, la bellaFelicità, cui solo agogna e cercaLa natura mortal, veruno acquistaPer cura o per sudor, vegghia o periglio.
È tutta,
In ogni umano stato, ozio la vita,
Se quell'oprar, quel procurar che a degno
Obbietto non intende, o che all'intento
Giugner mai non potria, ben si conviene
Ozïoso nomar. La schiera industre
Cui franger glebe o curar piante e greggi
Vede l'alba tranquilla e vede il vespro,
Se oziosa dirai, da che sua vita
È per campar la vita, e per sè sola
La vita all'uom non ha pregio nessuno,
Dritto e vero dirai. Le notti e i giorni
Tragge in ozio il nocchiero; ozio le vegghie
Son de' guerrieri e il perigliar nell'armi;
E il mercatante avaro in ozio vive:
Che non a sè, non ad altrui, la bella
Felicità, cui solo agogna e cerca
La natura mortal, veruno acquista
Per cura o per sudor, vegghia o periglio.
Quanto strana non è dunque la pretesa dì coloro
che, non potendoFelice in terra far persona alcuna,L'uomo obbliando, a ricercar si dieroUna comun felicitade; e quellaTrovata agevolmente, essi di molti,Tristi e miseri tutti, un popol fannoLieto e felice....
che, non potendoFelice in terra far persona alcuna,L'uomo obbliando, a ricercar si dieroUna comun felicitade; e quellaTrovata agevolmente, essi di molti,Tristi e miseri tutti, un popol fannoLieto e felice....
che, non potendo
Felice in terra far persona alcuna,
L'uomo obbliando, a ricercar si diero
Una comun felicitade; e quella
Trovata agevolmente, essi di molti,
Tristi e miseri tutti, un popol fanno
Lieto e felice....
“Lasci fare alle masse„, soggiunge Tristano; “le quali che cosa sieno per fare senza individui, essendo composte d'individui, desidero e spero che me lo spieghino gl'intendenti d'individui e di masse, che oggi illuminano il mondo....„ No, la concordia non regna tra gli uomini; non se ne trovano due che si comprendano; anzi “l'odio verso i propri simili è maggiore verso i più simili.„ Invece che cercarli, converrà piuttosto, per consolarsi, fuggirli e rifugiarsi in seno alla natura.
Ma anche la natura ferisce continuamente,in mille modi, i viventi. Da lei vengono tutti gl'innumerevoli dolori fisici. L'Islandese esce dall'isola sua nativa “per vedere se in alcuna parte della terra potessi non offendendo non essere offeso, e non godendo non patire.„ Cerca; ma non trova. “Io sono stato arso dal caldo dei tropici, rappreso dal freddo verso i poli, afflitto nei climi temperati dall'incostanza dell'aria, infestato dalle commozioni degli elementi in ogni dove.„ E gli uomini, come già lodano il loro stato, così credono che la natura non abbia altra mira che di procacciare il loro bene; quando invece
un'ondaDi mar commosso, un fiatoD'aura maligna, un sotterraneo crollo
un'ondaDi mar commosso, un fiatoD'aura maligna, un sotterraneo crollo
un'onda
Di mar commosso, un fiato
D'aura maligna, un sotterraneo crollo
distrugge interi popoli in modo che a gran pena ne resta la memoria. Vengano sul Vesuvio i presuntuosi, dinanzi alle secolari rovine delle città sepolte dalla cenere, distrutte dai tremuoti, coperte dalla lava: vedranno che
Non ha natura al semeDell'uom più stima o curaCh'alla formica: e se più rara in quelloChe nell'altra è la strage,Non avvien ciò d'altrondeFuor che l'uom sue prosapie ha men feconde.
Non ha natura al semeDell'uom più stima o curaCh'alla formica: e se più rara in quelloChe nell'altra è la strage,Non avvien ciò d'altrondeFuor che l'uom sue prosapie ha men feconde.
Non ha natura al seme
Dell'uom più stima o cura
Ch'alla formica: e se più rara in quello
Che nell'altra è la strage,
Non avvien ciò d'altronde
Fuor che l'uom sue prosapie ha men feconde.
Infine, se per tante cagioni la condizione umana è tanto sciagurata, sia che gli uomini si considerino ad uno ad uno, sia che si consideri il loro consorzio, non sarà possibile sperareche essa migliori col tempo? Questa speranza di progresso sorride a molti; per il misantropo è vana ancor essa; anzi dà luogo alla certezza che il passato era preferibile al presente e che col tempo il mondo peggiora. Una volta gli uomini lo vedevano popolato di creature leggiadre e divine:
Già di candide ninfe i rivi albergoPlacido albergo e specchioFuro i liquidi fonti....Vissero i fiori e l'erbe,Vissero i boschi un dì.
Già di candide ninfe i rivi albergoPlacido albergo e specchioFuro i liquidi fonti....Vissero i fiori e l'erbe,Vissero i boschi un dì.
Già di candide ninfe i rivi albergo
Placido albergo e specchio
Furo i liquidi fonti....
Vissero i fiori e l'erbe,
Vissero i boschi un dì.
I dolorosi eredi dovranno oggi lodare i Patriarchi,
molto all'eternoDegli astri agitator più cari, e moltoDi noi men lacrimabili nell'almaLuce prodotti;
molto all'eternoDegli astri agitator più cari, e moltoDi noi men lacrimabili nell'almaLuce prodotti;
molto all'eterno
Degli astri agitator più cari, e molto
Di noi men lacrimabili nell'alma
Luce prodotti;
dovranno invidiare i tempi del primo padre, quando la pace regnava sulla terra:
Oh fortunata,Di colpe ignara e di lugubri eventi,Erma terrena sede!
Oh fortunata,Di colpe ignara e di lugubri eventi,Erma terrena sede!
Oh fortunata,
Di colpe ignara e di lugubri eventi,
Erma terrena sede!
Perchè dallo scempio fraterno ebbe origine questa tanto vantata civiltà:
Trepido, errante il fratricida, e l'ombreSolitarie fuggendo e la secretaNelle profonde selve ira de' venti,Primo i civili tetti, albergo e regnoAlle macere cure, innalza; e primoIl disperato pentimento i ciechiMortali egro, anelante, aduna e stringeNe' consorti ricetti: onde negataL'improba mano al curvo aratro, e viliFur gli agresti sudori; ozio le soglieScellerato occupò; ne' corpi inertiDomo il vigor natìo, languide, ignaveGiacquer le menti; e servitù le imbelliUmane vite, ultimo danno, accolse.
Trepido, errante il fratricida, e l'ombreSolitarie fuggendo e la secretaNelle profonde selve ira de' venti,Primo i civili tetti, albergo e regnoAlle macere cure, innalza; e primoIl disperato pentimento i ciechiMortali egro, anelante, aduna e stringeNe' consorti ricetti: onde negataL'improba mano al curvo aratro, e viliFur gli agresti sudori; ozio le soglieScellerato occupò; ne' corpi inertiDomo il vigor natìo, languide, ignaveGiacquer le menti; e servitù le imbelliUmane vite, ultimo danno, accolse.
Trepido, errante il fratricida, e l'ombre
Solitarie fuggendo e la secreta
Nelle profonde selve ira de' venti,
Primo i civili tetti, albergo e regno
Alle macere cure, innalza; e primo
Il disperato pentimento i ciechi
Mortali egro, anelante, aduna e stringe
Ne' consorti ricetti: onde negata
L'improba mano al curvo aratro, e vili
Fur gli agresti sudori; ozio le soglie
Scellerato occupò; ne' corpi inerti
Domo il vigor natìo, languide, ignave
Giacquer le menti; e servitù le imbelli
Umane vite, ultimo danno, accolse.
Un tempo, sì, la terra fu dilettosa e cara; perchè
di suo fato ignaraE degli affanni suoi, vota d'affannoVisse l'umana stirpe; alle secreteLeggi del cielo e di natura induttoValse l'ameno error, le fraudi, il mollePristino velo; e di sperar contentaNostra placida nave in porto ascese.
di suo fato ignaraE degli affanni suoi, vota d'affannoVisse l'umana stirpe; alle secreteLeggi del cielo e di natura induttoValse l'ameno error, le fraudi, il mollePristino velo; e di sperar contentaNostra placida nave in porto ascese.
di suo fato ignara
E degli affanni suoi, vota d'affanno
Visse l'umana stirpe; alle secrete
Leggi del cielo e di natura indutto
Valse l'ameno error, le fraudi, il molle
Pristino velo; e di sperar contenta
Nostra placida nave in porto ascese.
Ma la civiltà non è progresso per il genere umano come l'esperienza non è felicità per il giovane: l'età prima dell'uomo e del mondo è la migliore. Anche oggi una vita simile a quella delle antiche età si vive dai popoli che noi chiamiamo barbari; tra le vergini selve
Nasce beata prole, a cui non suggePallida cura il petto, a cui le membraFera tabe non doma.
Nasce beata prole, a cui non suggePallida cura il petto, a cui le membraFera tabe non doma.
Nasce beata prole, a cui non sugge
Pallida cura il petto, a cui le membra
Fera tabe non doma.
E gli uomini che si stimano progrediti vanno a turbare ed opprimere quei soli felici!
Oh contra il nostroScellerato ardimento inermi regniDella saggia natura! I lidi e gli antriE le quïete selve apre l'invittoNostro furor; le violate gentiAl peregrino affanno, agl'ignoratiDesiri educa; e la fugace, ignudaFelicità per l'imo sole incalza,
Oh contra il nostroScellerato ardimento inermi regniDella saggia natura! I lidi e gli antriE le quïete selve apre l'invittoNostro furor; le violate gentiAl peregrino affanno, agl'ignoratiDesiri educa; e la fugace, ignudaFelicità per l'imo sole incalza,
Oh contra il nostro
Scellerato ardimento inermi regni
Della saggia natura! I lidi e gli antri
E le quïete selve apre l'invitto
Nostro furor; le violate genti
Al peregrino affanno, agl'ignorati
Desiri educa; e la fugace, ignuda
Felicità per l'imo sole incalza,
No, questa trasformazione, “questa mutazione di vita, e massimamente d'animo„, non ha fatto raggiungere la felicità; al contrario: è stata accrescimento d'infelicità. Fossero almeno questi uomini inciviliti, che credono il loro costume tanto superiore al primitivo e che aspettano un continuo miglioramento dello stato umano; fossero almeno, dico, stabili nelle loro idee! Sapesse bene il secolo presente che cosa credere, che cosa negare! Ma no: oggetto d'immenso stupore è il vedere
con che costanzaQuel che ieri schernì, prosteso adoraOggi, e domani abbatterà, per girneRaccozzando i rottami, e per riporloTra il fumo degl'incensi il dì vegnente!Quanto estimar si dee, che fede ispiraDel secol che si volge, anzi dell'anno,Il concorde sentir!
con che costanzaQuel che ieri schernì, prosteso adoraOggi, e domani abbatterà, per girneRaccozzando i rottami, e per riporloTra il fumo degl'incensi il dì vegnente!Quanto estimar si dee, che fede ispiraDel secol che si volge, anzi dell'anno,Il concorde sentir!
con che costanza
Quel che ieri schernì, prosteso adora
Oggi, e domani abbatterà, per girne
Raccozzando i rottami, e per riporlo
Tra il fumo degl'incensi il dì vegnente!
Quanto estimar si dee, che fede ispira
Del secol che si volge, anzi dell'anno,
Il concorde sentir!
Mentre si dice e si ode dire che la futura umanità sarà migliore della nostra, nello stesso tempo “diciamo e udiamo dire a ogni tratto:i buoni antichi,i nostri buoni antenati;e uomo fatto all'antica, volendo dire uomo dabbene e da potersene fidare.„ Tale è il giudizio degli uomini: “Ciascuna generazione crede dall'una parte, che i passati fossero migliori dei presenti; dall'altra parte che i popoli migliorino allontanandosi dal loro primo stato ogni giorno più.„ Altro sciocco inganno: “In ogni paese i vizi e i mali universali degli uominie della società umana sono notati come particolari del luogo. Io non sono mai stato in parte dov'io non abbia udito: qui le donne sono vane e incostanti, leggono poco e sono male istruite; qui il pubblico è curioso de' fatti altrui, ciarliero molto e maldicente; qui i danari, il favore e la viltà possono tutto; qui regna l'invidia, e le amicizie sono poco sincere; e così discorrendo; come se altrove le cose procedessero in altro modo. Gli uomini sono miseri per necessità, e risoluti di credersi miseri per accidente.„ Essi s'arrogano il vanto dell'eternità e sognano la loro fortuna nel futuro, e non s'accorgono “che la vita di questo universo è un perpetuo circuito di produzione e di distruzione,„ e che la stessa terra e gli stessi soli “dovranno venire in dissoluzione, e le loro fiamme dispergersi nello spazio.„ Altri mondi sorgeranno, altre creature nasceranno delle quali nulla si può predire; ma questa nostra progenie, non che perfezionarsi col tempo, dovrà probabilmente perire dei suoi proprii vizii. La disperata fantasia del Leopardi prevede che gli uomini mancheranno “parte guerreggiando tra loro, parte navigando, parte mangiandosi l'un l'altro, parte ammazzandosi non pochi di propria mano, parte infracidando nell'ozio, parte stillandosi il cervello sui libri, parte gozzovigliando, e disordinando in mille cose; in fine studiando tutte le vie di far contro la propria naturae di capitar male.„ Egli non si può pertanto “dilettare e pascere di certe buone aspettative, come veggo fare a molti filosofi in questo secolo„; e la sua disperazione è “intera, e continua, e fondata in un giudizio fermo e in una certezza.„