Ai medesimi
Magnifici ac potentes domini mei observandissimi.Ieri ebbi una lettera dell'illustrissimo signor mio, per la quale mi commette che io le avvisi di quanto serà seguito circa la cosa di Belgrado; e insieme mi mandò la copia di una lettera, che per questo ultimamente ha scritto a V. S.: sì che, per non mancare del debito mio, mi è parso di mandare di nuovo lo esibitore presente, acciò che mi riporti quanto di questo sia seguìto. Prego V. S. che sianocontente di compiacere in questo sua Eccellenza: e in buona grazia di V. S. mi raccomando sempre.
Castelnovi, 17 septembris 1523.
Ai medesimi
Magnifici ac potentes domini mei observandissimi.V. S. ponno avere inteso come li figliuoli di Piero Madalena da Santo Donnino ammazzaro il conte Carlo e la madre, loro signori, e appresso saccheggiaro la casa; e perchè intendo che queste robe e le loro particolari appresso hanno fuggite e salvate a Gurfigliano, terra di V. S., prego quelle che per amore dello illustrissimo signor mio, che di questo gravissimo delitto si chiama molto offeso,et etiamper la giustizia, siano contente di scrivere subito a chi parrà ad esse, che tali robe siano ritenute come pertinenti allo illustrissimo signor mio, e non comportare in modo alcuno che tornino in mano alli malfattori. E a V. S. mi offero e raccomando.
Castelnovi, 19 septembris 1523.
Agli Otto di Pratica di Firenze
Magnifici ed eccelsi Signori miei osservandissimi. Non sono ancora due anni ch'un ribaldo detto Giovanni di Pier Madalena, d'una terra di questa ducale provincia detta San Donnino, fece ammazzare il conte Giovanni suo signore e di quel luogo, ilquale era da lui riconosciuto in feudo dall'illustrissimo Duca mio; ma la cosa non si è scoperta fin al presente, ch'esso di nuovo accompagnato da alcuni ribaldi ha morto un giovenetto e la madre insieme, figliuolo e moglie del detto conte Giovanni, e totalmente ha estinto quella progenie; e appresso ha saccheggiato la casa, e statovi dentro molti giorni, ed esibitosi come erede: poi finalmente avendomi il mio Ill.moSignore mandato il braccio di parecchi fanti da poter castigare lui e gli altri delinquenti, si è levato e, secondo che mi è riferito, si è ridotto ad Ugliano giurisdizione di Fivizzano, dominio di Vostre Signorie: e perchè le convenzioni tra il mio Ill.moSignore e Vostre Signorie sono, che li banditi de l'uno non possano stare nel dominio de l'altro; prego quelle che sieno contente di commettere al suo magnifico commissario di Fivizzano che faccia pigliare questo ribaldo, e preso che sia, avvisarmi, ch'io lo manderò a tôrre, o che per qualche altro modo operi ch'io l'abbia ne le mani, acciò che tanto e sì enorme delitto non resti impunito; ch'io similmente ad ogni requisizione sua e d'ogn'altro officiale di Vostre Signorie serò pronto a far il medesimo e cosa di maggior importanza di questa, quando me ne sia solamente accennato. E in buona grazia di Vostre Signorie mi raccomando sempre.
Castelnovi, 24 septembris 1523.
Agli Anziani della Repubblica di Lucca
Magnifici ac potentes domini mei observandissimi.
Maestro Giovanni Battista de' Rossi, abitatore a Sillano, mi ha pregato ch'io lo ricomandi a V. S., che, come quelle ponno sapere, ha costì avuto dal potestate una sentenza in suo favore, ma pare che la esecuzione di quella non possa fare venire a capo circa alle spese della lite; e perchè, dove mi è occorso poterlo fare con giustizia, sono stato sempre favorevole alli sudditi di V. S., per quello tanto più arditamente domando il cambio da quelle: e così le prego, prima per la giustizia, la quale per sè debbe essere anteposta a tutti li altri rispetti, e poi per amor mio, per inanimarmi a proseguire di bene in meglio in fare piacere alti sudditi di V. S., che mi occorreno, che siano contente di non patire che più lungamente questo uomo si consumi su l'ostaria, ma farli dare quella più presta espedizione merita la ragione che ha dal canto suo. E a V. S. in maggiore cosa di quella mi offero paratissimo: in buona grazia delle quali mi raccomando. Castelnovi, primo octobris 1523.
Ai medesimi
Magnifici ac potentes domini mei observandissimi.L'esibitore di questa è uno nostro da Vergemoli,al quale fu consegnato per dote un poco di selva su quello di Castiglione, e già 4 o 5 anni l'ha côlta: ora li è proibita dal magnifico vicario di V. S., sì come a forestiero, perchè forsi non vuole che il frutto vada fuori del dominio di quelle. Ora avendo io compassione al povero uomo, e parendomi che li sudditi del mio illustrissimo signore siano anco di V. S., e chehinc pro indedebbino indifferentemente essere trattati, lo raccomando a quelle, che sieno contente di non lo lasciare molestare; perchè anch'io sono per fare il medesimo alli sudditi di quelle, che so che hanno e selve e altre intrate da ricogliere in questa ducale provincia: e in buona grazia di V. S. mi raccomando.
Castelnovi, 7 octobris 1523.
Ai medesimi
Magnifici ac potentes domini mei observandissimi.Lo esibitore di questa viene a V. S. per espedire la cosa di Belgrado. E perchè pare che alla liberazione sua resti l'avere la pace da alcuni che si chiamano offesi da lui, io prego V. S. che si degnino di mandare per questi tali; perchè quelle con una parola saranno più atte a fare che la pace segua, che li parenti di Belgrado con ciò che ponno fare. Io testifico a V. S. che la liberazione di lui sarà tanto grata allo illustrissimo signor mio, quanto cosa che al presente potesse avere da quelle, e altrettanto molesta, quando veda che sia menata inlungo; e io in particolare la accumulerò appresso l'altre obligazioni, ch'io ho da V. S.: in buona grazia delle quali mi raccomando.
Castelnovi, 8 octobris 1523.
Ai medesimi
Magnifici ac potentes domini mei observandissimi.Io ringrazio V. S. di quanto a' miei preghi hanno concesso a quello nostro da Vergemoli che possa cogliere le sue castagne; ho anco speranza che quando saranno secche e serà per estraerle non li faranno peggio ch'io sia per fare alli sudditi di quelle; ora perchè nel medesimo caso sono molti nostri che hanno similmente selve nel dominio di V. S., li quali mi daranno molto da fare se particolarmente avrò da scrivere per ciascuno; prego V. S. che siano contente di fare una commissione generale a tutti li suoi officiali, che li nostri che hanno selve nelle giurisdizioni loro le possino cogliere senza alcuno impedimento, ma non estraerle senza nuova concessione, che anch'io farò dal canto mio il simile, chè altramente le castagne andarebbeno a male, non essendo chi le cogliesse, e sarebbe dannoso a molti e non utile ad alcuno. E in buona grazia di V. S. sempre mi raccomando.
Castelnovi, 12 octobris 1523.
Ai medesimi
Magnifici ac potentes domini mei observandissimi.Io ringrazio V. S. della provvisione fatta circa che li nostri possino côrre le loro castagne nel dominio di V. S., e io anco farò il simile dal canto mio. Circa a quel Belgrado, io avviserò il signore mio di quello che si è fatto e di quanto V. S. mi scriveno. Appresso, lo esibitore di questa è uno lombardo suddito dell'illustrissimo signore mio, il quale ha una selva su questo di Castelnuovo, e aveva côlte certe poche castagne insieme con alcuni altri, e sopra 3 asini le portavano verso casa loro, e su quello di Castiglione insieme con li asini sono loro state levate per commissione di quello vicario. Quasi tutto in un tempo io feci fare qui il divieto che nessuno potesse portar fuora di questa provincia castagne, e appresso, ricercato dal detto vicario di Castiglione, insieme con sua Eccellenza sono convenuto, che trovando portare fuora di questa provincia castagne che ancorchè dicano averle tolte in questa ducale provincia, e che siano senza mia bulletta, che le toglia, che saranno ben tolte; ma perchè prima che io avessi fatto questa convenzione con il detto vicario, già questi poveri uomini, non sapendo essere qui di questo alcuno divieto, avevano levate quelle castagne, e appresso, per essere venuti di nuovo sotto la ubidienza del signore mio, e per questo credendo di poter condurre via robacome piacesse loro, sono caduti in questo errore, il quale appresso di me par che meriti perdono; pertanto io ne ho scritto al detto vicario e pregatolo che restituisca le robe e le bestie. Sua Eccellenza mi ha risposto avere scritto questo caso a V. S., e aspettarne risposta: mi è parso di scrivere anch'io per non tenere questi uomini in tempo; e così prego V. S. che scrivino al detto vicario che renda queste robe, attento che sono state tolte prima della convenzione fatta fra noi, e non importano alcuno danno al paese di V. S., perchè sono robe di questa provincia; e in buona grazia di V. S. mi raccomando.
Castelnovi, 17 octobris 1523.
Ai medesimi
Magnifici ac potentes domini mei observandissimi.L'avere io scritto più volte a V. S. e da quelle avuto risposta, e l'essere rimaso in buona e ferma conclusione e stabilimento di quanto s'abbia a seguire, ora mi fa star sospeso d'onde proceda che di nuovo siano impediti li passaggi de' sali ad Acconcio, officiale sopra questi per il mio illustrissimo signore, e che li sia bisogno mandare di nuovo a querelarsi a V. S., e a me di scrivere in suo favore. Sia processo d'onde si voglia, prego quelle che siano contente di commettere alli suoi doganieri, di modo che ogni giorno non ci impediscano li sali, e non diano questo incomodo a questi ducalisudditi; chè quando sia sospizione che Acconcio sia per lasciare parte di questi sali nel dominio di V. S., e usare alcuna fraude a danno delle intrate di quelle, esso si offerisce di dare pagatore di 500 e mille ducati costì in Lucca, e cauteggiare in modo V. S. che saranno sicure che grano non ne resterà nel suo dominio: in buona grazia delle quali mi raccomando.
Castelnovi, 19 octobris 1523.
Acconcio scrive, e mandasi uomo a posta per parlare più diffusamente circa questa materia: prego V. S. che lo espedischino bene e di modo che sempre non si abbi a ritornare da capo, e che per questo non si dia molestia allo illustrissimo signore mio.
Ai medesimi
Magnifici ac potentes Domini mei observandissimi. M. Giovanni Battista esibitore di questa, per il quale molte altre volte ho scritto a V. S., pure si duole che quantunque sia stato giudicato che la ragione sia dal canto suo, non ne può avere la esecuzione circa le spese; e a me ricorre come a quello che li pare che sia mio officio di avere in protezione lui e li altri sudditi dello illustrissimo signor mio. Per questo di nuovo scrivo a V. S., e le prego che non comportino che li favori di alcuni particolari possino più che la giustizia, e non mi diano esempio che anche io per favorire li miei, quando accada,usi questi modi verso li sudditi di V. S.; perchè dove la ragione vada di pari non sono per mancarvi, quando anco si abbi ad avere più rispetto alli sudditi che a quelle; forse farò secondo me ne sarà dato la norma, pur mi confido che V. S. non mancheranno nè patiranno che la giustizia non abbi il loco suo. Appresso io feci intendere ad Acconcio quello che V. S. mi rispuoseno; esso si offerisce di dare a quelle la cauzione che sia onesta, costì in Lucca; ora ripeto che le mi significhino di quanta somma vogliano che sia la pagarìa; in buona grazia delle quali mi raccomando.
Castelnovi, 28 octobris 1523.
Ai medesimi
Magnifici ac potentes Domini mei observandissimi. V. S. averanno inteso lo assassinamento che fu fatto a Santo Peregrino a quelli figliuoli e nepoti di maestro Andrea da Santo Donnino, suoi cittadini. E perchè ho informazione che uno di questi ribaldi detto Donatello da Sommocolognora, il quale non pure quella, ma molte altre ne ha fatte di simile sorte, ora per essere di nuovo bandito dal dominio de' signori Fiorentini si riduce a Cicerana, e non si potrebbe ire in fallo ch'ivi si troverebbe, mi è parso di darne a V. S. avviso, acciò quelle, parendoli, mandassino secretamente il suo bargello a Fiattone, il quale è loco molto presso a questa Cicerana; e come il bargello fusse mosso, mi mandassenoinnanzi lo avviso, che da un'altra via manderei li miei balestrieri, acciò che tutti a uno tempo, cioè di notte, giungessino a Cicerana, che facilmente potrebbe essere che costui e delli altri ribaldi si piglierebbeno quivi, che sarebbe la salute di queste terre e di V. S., e del mio illustrissimo signore. Se anco quelle per la via di Fiattone o di Monte Perpori, e altri loro loci vicini a Cicerana potessino fare andare qualche spia, sì che questi latroni si potessino fare cadere ne la rete, sarebbe opra laudevile. Io non cesserò dal canto mio di fare il simile e avvisarne V. S.; in buona grazia delle quali mi raccomando.
Castelnovi, 3 novembris 1523.
Ai medesimi
Magnifici ac potentes domini mei observandissimi. Già molti dì sono che uno Tomeo da Valico di sotto rubò uno mulo ad uno suo zio; e avendo io processo contra di lui, per essere figliuolo di famiglia, non è mai comparito nè stato in loco dove io li abbi avuto potestade sopra. E perchè il povero uomo al quale è stato fatto il danno, il quale è suo zio, ne riceve grandissimo detrimento, e ne potria uscire qualche scandolo, chè li figliuoli di questo a chi è stato rubato potriano offendere o il padre o li fratelli di questo tristo; io, per vietare questo scandalo e per provvedere alla indennità di questo povero uomo, volentieri averei il prefato Tomeo inle mani. E perchè intendo si riduce al Borgo, prego V. S. che commettino a quel suo vicario, che essendoli mostrato lo ritenga a mia instanza, e mandando io per lui, me lo dia nelle mani, perchè è bandito di questa provincia, e secondo li capitoli nostri con V. S. non ponno negare questa grazia; alle quali mi raccomando.
Castelnovi, 6 novembris 1523.
Al Duca di Ferrara
in Castris Herberiae.[273]
in Castris Herberiae.[273]
Ill. ed Ecc. Sig. mio. Subito ch'io ebbi una di V. S. data a' dieci di questo, la quale mi fu portata per un di Frignano a' XVI, subito mandai una persona di qui assai destra a Pescia e indi a Pistoia, e per altra via ho cercato ed ho avuto avviso da Pisa e da Pietrasanta, e per un'altra da Barga, e non trovo che in alcuno di questi luoghi si faccia o s'intenda ch'in altra terra di fiorentini si faccia gente d'alcuna sorte. Solo passando di qui un fante di questo paese cercava di comprare certi scoppietti: gli fu domandato che ne voleva fare:rispose che Polinoro da Vallico, uomo pur suddito di V. Ecc., aveva commissione da uno che guarda la porta di Pietrasanta di fare 150 fanti, con li quali aveva a passare in Lombardia per la via di Fornovo per entrare in un castello di non so che gentiluomo; ma non sapeva esprimere il nome nè il loco: pur non ho poi sentito altro, e credo che anco questa sia una fola. È ben vero che questo Polinoro è molto del conte Guido Rangone,[274]ed è stato molto tempo con lui soldato in Modana e altrove. Io avrei mandato per lui, ma non si lascia trovare per essere molto fitto di debiti in questa terra. Se pare a V. Ecc. che s'abbia a rinnovar la grida che nessuno possa ire al soldo fuore, me ne dia avviso: io la feci bene a' dì passati ancora ch'io non n'avessi commissione. Li esibitori di questa seranno il Moro dal Sillico e li altri fratelli de li quali a' dì passati V. Ecc. mi scrisse che io facessi che venisseno in campo, che darebbe lor soldo. Si escusano se fin qui hanno differita la loro venuta: è stato per povertà e non avere avuto il modo di levarsi; il che molto ben ho lor creduto perchè so che sono poveri. Ora che hanno colte certe loro castagne, che è quella poca facultà che hanno, vengono.Se V. Ecc. darà lor recapito, credo che ne avrà buon servizio, perchè credo che sieno valenti e fidelissimi a chi servono. Altro non occorre: in buona grazia di V. Ecc. mi raccomando sempre.
Castelnovi, XX novembris 1523.
Io feci che Pierino Magnano scrisse a Pistoia ad un suo amico fingendo che aveva sentito che vi si dava danari, il che essendo vero voleva mandare certi suoi amici a pigliarne. Questa è la risposta ch'io mando qui inclusa.
Al medesimo
in Castris Herberiae.
in Castris Herberiae.
Ill. ed Ecc. Sig. mio. Io ebbi una di V. Ecc. dì 3 di novembre, non ieri, l'altro[275]che n'avâmo 21. Il portatore fu un prete che mi disse averla avuta da uno da Sillano, che diceva averla avuta da un altro, la quale era in risposta di molte mie. Replicare non mi accade altro, se non circa quelli assassini che praticavano a San Pellegrino, che se io per me fossi sufficiente a farli pigliare, non domanderei a V. Ecc. aiuto; ma li balestrieri ch'io ho qui non sono atti a farlo, chè li assassini prima sonopiù di loro, poi quando li balestrieri si partono di Castelnovo, come altre volte ho scritto, li avvisi corrono subito intorno, e sempre vanno indarno. Questo Donatello e Ceccarello, capi di questi ribaldi, al presente sono stati di novo banditi dal Commissario di Barga e molto perseguitati da lui. Lui ha scritto a me, ed io a lui per averli ne le mani: non so come la cosa succederà . Si eran ridotti a Cicerana, terra di V. Sig.iaqui presso a 4 miglia, e qui stavan sicuri perchè v'avevan le spalle di questi figlioli di Pellegrino dal Sillico e altri banditi che tuttavia stanno in quel loco. Ora che li figlioli di Pellegrino erano per venire a trovare V. Ecc., che non so se saranno venuti, rimarranno disarmati de le migliori difese che avevano, e forse quello che non si è potuto far sin qui, ora si potrà fare. Ma quando anco fosseno stati sì arditi che fusseno venuti in compagnia loro a trovar V. Ecc., quella potrà fare quello che le parrà il meglio. Dicole bene che ha una bella occasione di purgare questo paese di molte male erbe, chè credo che anco quel Battistino Magnano, che appresso a Bernardello è il maggior assassino che avesse questo paese, si trovi al soldo di V. Ecc., o se non v'è al presente è stato male a lasciarlo partire, chè pur intesi che v'era. E ben vero che questo paese resta ancora senza questi con qualche bandito, ma non sono assassini come questi altri.
Circa a quelli di Pier Madalena, poco più gioverà loro il lor clericato, perchè furon banditi la forca e confiscati li lor beni, come n'ho scritto diffusamentea Mess. Bonaventura.[276]Io scrissi al Commissario di Fivizzano per avere Gian Madalena che allora era in quel loco, e mai non me n'ha dato risposta. Adesso non so dove sia, ma me ne informerò più certo, e ne avviserò V. Ecc.
Appresso mi venne una lettera da Lucca che mi avvisava come Medici era creato papa;[277]la qual nuova come si udì da questi di Castelnovo, parve che a tutti fosse tagliata la testa, e ne sono entrati in tanta paura, che fûro alcuni che mi volean persuadere che quella sera medesima io facessi far le guardie alla terra; e chi pensa di vendere, e chi di fuggir le sue robe. Io mi sforzo di confortarli, e dico lor ch'io so che stretta amicizia è tra V. Ecc. e Medici, e che non hanno da sperar se non bene. Mi è parso di darne a V. Ecc. avviso, acciò che se quella ha qualche cosa con la quale io possa lor dar buono animo, si degni di significarmela, e se non l'ha, almeno di fingerla. Altro non occorre. In buona grazia di quella mi raccomando.
Castelnovi, 23 novembris 1523.
Al medesimo
Ill. ed Ecc. Signor mio. Mentre io andavo investigando come informarmi di certo dove si trovasse Gian Madalena per avvisarne V. Ecc., secondo cheElla per la sua dì 3 di questo mi avea commesso, mi è stato riferito come ier sera, che fu lunedì, giunsero a S. Donnino, cioè Giovan Madalena e li fratelli Olivo e Nicolao da Pontecchio e quell'altro che intervenne all'omicidio del conte Carlo, detto il Sartarello, e Genese, il quale già ammazzò il conte Giovanni, e altri che sono circa a 14, e così vi si ritrovano al presente. Li balestrieri non sariano atti non che a pigliarli, ma nè ad affrontare,[278]massime in quel loco, dove sono in le case che pretendono che siano loro, e in quel Comune dove sono più favoriti che non v'erano quelli poveri Conti. V. Ecc. si degnerà avvisarmi quanto le parrà ch'io faccia o possa fare: in bona grazia de la quale mi raccomando. Castelnovi, 24 novembris 1523.
A Messer Bonaventura Pistofilo[280]
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Questo Coiaio, del quale ho scritto, sta pur in questa terra e si lascia vedere, e dubito che domaniche è il giorno del mercato si farà vedere su la piazza. Io non posso pensare che questa presunzione venga da altro che sia qualche trama, che se li balestrieri si movano per ire a pigliarlo, di far lor danno e vergogna, e dar forse principio a qualche ordine già tramato con Barghesani. In fin ch'io non ho avviso da voi, son per serrar gli occhi, chè credendo di far bene, non vorrei far male. Quando il Sig. nostro avesse buona intelligenza col papa novo e con Fiorentini, e non dubitassi di cose nove, saria di far di due effetti uno: o mandar qui fin a XXV fanti, o scrivermi ch'io comandassi Bastiano suo zio e tutti li Coiai, cioè Nicolao, Bartolomeo e Fantino e Bernardino tutti fratelli di Franceschino, dinanzi a Sua Ecc., sotto quella pena che gli paresse, perchè in casa loro si riduce e si è ridotto altre volte. Le alligate mandavo per uno da Molazzana, ma è ritornato indrieto con le lettere, perchè dice tra via avere inteso che 'l Sig. nostro si è partito da Reggio e va verso Milano. Per questo io mando questo messo a posta che vi venga a ritrovar dove voi siate. A V. Magn. e a Mess. Obizzo ed alli amici mi raccomando.
Castelnovi, 26 novembris 1523.Lud. Ariostus.
Scrivendo il Sig. ch'io comandi costoro a Ferrara, vi prego facciate che non paia a mia instanza, ma sì bene ch'io abbia avvisato che questo Franceschino sia stato qui.
Fuori —Al Magn.omio hon.oMess. Bonaventura Pistofilo ducale Secretario ecc.
Al Duca di Ferrara
Ill. ed Ecc. Signor mio. Oggi uno mandato da gli uomini di Meschioso mi ha dato una lettera di V. Ecc., per la quale mi commette ch'io lasci a quelli uomini cavare di questa provincia tutte le castagne che hanno côlte ne le selve lor proprie o in quelle che hanno condotte ad affitto. Prima ch'io abbia dato lor licenza, ho voluto avvisare V. Ecc. che questa provincia si truova in gran carestia, chè ora il frumento si vende 20 bolognini il staiolo, assai minore del nostro staro di Ferrara, e le castagne, perchè ne sono state pochissime, sono in più prezzo che sieno ancora state poi ch'io son qui. E già son fatti cinque o sei mercati, che in tutto non è comparso più ch'un sacco di grano. Intorno intorno tutte le tratte son serrate, che da nessun luogo ne può venir granello. Di Lombardia, che forse ne potria venire, non ne compare se non pochissimo; nè anco ce ne verrìa, se non fosse ch'io ho fatto un ordine, che chi porta uno staro di frumento o d'altro grano, può portar fuori due di castagne. Se V. Ecc., inteso che abbia questo ch'io scrivo, sarà pur di volontà ch'io lasci portar fuori le castagne a tutti li sudditi lombardi suoi, io la ubbidirò, ma questa provincia si affamarà di modo che di questo avrà poco obbligo a V. Ecc. Queste proibizioni c'ho fatte sono a mio danno; ma ho preposto l'utile comune al mio, perchè per ordineantico li Commissari pigliano tre quattrini di ogni soma di roba da mangiare che va fuori. V. Ecc. comandi, alla quale mi raccomando.
Castelnovi, 26 novembris 1523.
Al medesimo
Ill. ed Ecc. Signor mio. Perchè a' dì passati V. Ecc. mi commise che s'io sentivo che di qua si facesse movimento alcuno io gli dessi avviso, ora gli fo intendere come le genti d'arme de' Fiorentini si raccolgono a Pisa, cioè genti a cavallo, e si sono cominciate ad inviare a pezzo a pezzo. A Pietra Santa ne alloggiaron certi pochi, e dicevano quelli, che aspettavano cinquecento cavalli per dirizzarsi alla volta di Lombardia. Non m'ha saputo dir colui che ha portato l'avviso, se siano uomini d'arme o cavalleggieri, se non che erano tutti coperti a ferro. Bastiano Coiaio m'ha detto questa mattina che anco a Pisa si dà denari a' fanti. Manderò oggi persona a posta ad informarmi meglio: intanto ho voluto mandare questo messo, sì perchè porti questo avviso, sì anco perchè desidero risposta di molte lettere che a' dì passati scrissi. Avevo mandato un altro, ma non è stato ardito di passar Reggio, e mi ha riferito che le strade son rotte, e che ha mandate le lettere per via di Mess. Ieronimo Nasello. In buona grazia di V. S. mi raccomando.
Castelnovi, 8 decembris 1523.
Agli Anziani della Repubblica di Lucca
Magnifici e potenti miei signori osservandissimi. Avendo il vicario di Gallicano ricercatomi ch'io facci pigliare a sua instanza uno Agostino di Piero Andrea da Verni, l'ho fatto pigliare e l'ho nelle forze mie ad ogni riquisizione di V. S.; con speranza che abbino a fare il medesimo, quando alcuni delli banditi di questa provincia ducale vengano nel suo dominio. Poi ch'io l'ho fatto pigliare, li uomini nostri del comune di Carreggine mi hanno fatto gran querela di questa cattura, dolendosi ch'essi lo avevano fatto venire per condurre una certa pace nel loro comune, e esso era venuto sicuramente non sapendo della convenzione e capitoli che sono fra V. S. e lo illustrissimo signor mio, e per questo mi facevano instanza ch'io lo lasciassi; e vedendo ultimamente che senza volontà di V. S. io non sono per lasciarlo, mi hanno pregato ch'io scriva a quelle in suo favore, e ch'io lo raccomandi. Quello ch'importi il suo caso io non so; io vorrei far piacere ad ogni uno, ma non mai contra la giustizia. Quando, lasciandolo, e per questo succedendo questa pace nel comune di Carreggine, abbi ad essere più utile che a punirlo delli delitti che li sono imputati, prego V. S. che siano contente che io lo lasci: quando sia anco altrimenti, quelle faccino e disponghino come loro pare, ch'io non mi partirò dalli comandamenti loro; in buona grazia delle quali mi raccomando.
Castelnovi, 24 decembris 1523.
Ai medesimi
Magnifici ac potentes domini mei observandissimi. Io ho consegnato il prigione al barigello di V. S.; quelle ne disporranno quello che a loro piacerà ; e non solo in questo, ma in ogni altra cosa, dove io crederò di far piacere a V. S., sarò sempre prontissimo, con fiducia che quelle abbino a fare il medesimo verso il signore mio: bene le prego che il capitano e li balestrieri nostri che l'hanno preso e condurranno sino al Borgo, siano raccomandati a V. S., che non faccia loro peggio che il signore mio, che di ogni cattura di bandito vuole che il capitano abbi 4 ducati, e li balestrieri uno ducato per uno: e perchè a questi balestrieri è stato detto che questo prigione ha certa taglia drieto, quando sia vero, non dubito che V. S. siano per mancare: di ogni cosa che a me ne pervenisse ne fo un dono a V. S.; in buona grazia delle quali mi raccomando.
Castelnovi, 27 decembris 1523.
Ai medesimi
Magnifici ac potentes domini mei observandissimi. L'esibitore di questa, Giovanni da Santo Nastasio, è quello al quale V. S. ai miei preghi concessero di cogliere una sua selva che ha nella vicarìa di Castiglione; ed io mi contentai allora di questo, consperanza di fare che poi permutasse le castagne côlte con qualcuno de' sudditi di V. S., che similmente avesseno selve in questa ducale provincia; ma li sudditi di V. S. sono stati più cauti, che hanno estratto, non so come, le loro castagne senza che io sia stato richiesto a dare loro licenza, o che io abbi saputo; nè questo povero uomo è per avere le sue castagne per permutazioni, ma bisogna che le ottenga di grazia; e per questo io lo recomando a V. S., e le prego che esso (non ostante alcuno divieto) possa avere il suo, offerendomi, quando accada, ricompensare li sudditi di V. S. in maggior cosa di queste: alle quali mi raccomando.
Castelnovi, 27 decembris 1523.
Ai medesimi
Magnifici ac potentes domini mei observandissimi. Lo esibitore di questa è un povero uomo, il quale fu condotto da uno lombardo ad andare a caricare certe castagne che erano a Massa, qui di mia giurisdizione, per portarle in Lombardia; ed esso povero uomo avendo tolti li asini in presto, e credendo che colui che lo aveva condotto avesse licenza, lo andò a servire; e quando fu su quello di Castiglione, li fu dalla famiglia del vicario tolto li asini e le some; e avendo allora dato sicurtà di rapresentare detta roba, li furono restituiti li asini. Ora la sicurtade è astretta a rapresentare li asini, come esso più diffusamente conterà il caso suo, del quale il vicariodi Castiglione è benissimo informato, e mostra di averli compassione non meno di me; pur si recusa chè quello che esso ha fatto non può tornare in drieto senza grazia di V. S. Io raccomando sommamente questo poveretto a V. S., il quale non ha al mondo cosa che sia sua, se non grave famiglia, alla quale, affaticandosi e stentando, fa le spese al meglio che può: e da una parte li è minacciato da colui di chi sono li asini; e dall'altra, dal lombardo di chi erano le castagne, che è uomo di pessima sorte. Prego V. S. che per clemenza e pietà , e attento la innocenza e povertà di costui, e appresso per mio amore, sian contente di farli restituire tutto quello che li è stato tolto, offerendomi anch'io, quando troverò alcuni delli suoi sudditi in simile fallo, d'averli per amore di V. S. misericordia: in buona grazia delle quali mi raccomando.
Castelnovi, 12 ianuarii 1524.
Al duca di Ferrara
Ill. ed Ecc. Signor mio. Ho visto quanto V. Ecc. mi commettecirca la lettera perla quale a' dì passatiella m'avea dato autorità di poterfar accordie composizioni, acciò che questi sudditi fuggissino li dispendidella giustizia, e che s'io l'ho fatta registrare ch'io la cancelli...Se V. Ecc. havolontà che questa lettera si cancelli di su il registro, lo puòottenere, non già con miobiasimo, ma più presto con mio onore, ecioèdifferendosi a far tal cancellazione finchè io esca di officio.Frattanto ionon m'interporrò in alcuna cosa sicchè il Capitano silamentich'io gli turbi il suo guadagno: poi alla mia partita, rivocandounatal lettera, non si farà carico ad alcuno, anzi io ne guadagnerò qualcheonore, mostrandoche quella abbia avuto in me quella fede che poi non vorrà avere negli altri: e perchè V. Ecc. non creda che questo abbia ad essere lungo tempo, si ricordi che a' sette giorni di febbraio prossimo saranno compiutidueanni ch'io sono in questo officio,[282]il quale volentieri mutereiin unaltrodove io fossi più vicino a quella, quando con sua bona grazia io potessi farlo; come sarebbe il Commissariato di Romagna, che per qualche pratica ch'io ho pur imparata qui in Grafagnana mi darìaa speraredi far meglio quello officio ch'io non ho saputo far questo; ed in buona grazia di V. Ecc. mi raccomando sempre.
Castelnovi, XII jan. 1524.
Al medesimo
Ill. ed Ecc. Signor mio. Se ieri avessi saputo che 'l Capitano de la Ragione qui di Castelnovo fosse per venire a Ferrara, non mi sarei trattenuto in lungo a scrivere a Mess. Bonaventura la mala condizione in che si truova al presente questo paese per causa di cinque o sei ribaldi che sono ritornati al loro solito esercizio, perchè, meglio ch'io non lo posso scrivere, il Capitano prefato, così bene informato come io del tutto, lo potrà riferire a bocca; e forse troverà più credenza che non hanno fatto sin qui le mie lettere. Solo prego V. Ecc. che per onore e utile suo e salute di questa provincia sia contenta di ascoltarlo circa li portamenti che fa Bernardello con sèguito di qualche altro, e come si portano quelli di Pellegrino dal Sillico, che qui si dice c'hanno avuto la grazia da V. Ecc., e di quello che di nuovo fa Battistino Magnano con Donatello, Ceccarello e altri assassini publici e in che disperazione si truova questo paese, il quale estimanon essere in alcuna memoria di V. Ecc. Altro non occorre. In buona grazia di quella mi raccomando.
Castelnovi, 21 jan. 1524.
Al medesimo
Ill. Sig. mio. Se V. Ecc. avesse avuta una mia lettera perla qualesignificavo che colui ch'era venuto in favor di Ser TomasoMicottoin nome della Vicarìa di Trasilico, era stato mandato da alcuni pochi che sono con il lor potestade in liga a rubare e a scorticare il resto de la Vicarìa, non credo che fosse stato prestato più fede a quella lettera che falsamente era in nome di tutta quella Vicarìa, che alle mie che non contengono mai falsità nè bugia alcuna. Io avevo data quella lettera ad uno daCiceranail quale penso che la portò in luogo ove fu aperta e non lasciata andar più innanzi, e credo che sia rimasa qui in Castelnovo. Pur ritrovandosi il Capitano di Castelnovo costì, e volendo V. Ecc. pigliare informazione che uomo sia detto Ser Tomaso, e quanto tirannicamente e contra la volontà de li tre quarti di quella Vicarìa occupa quello officio, esso Capitano ne potrà dare vera informazione a quella; e se anco gli pare di far scrivere a qualche uomo da bene particolare in questa provincia e dimandare informazione di costui, credo che tutti riferiranno a una voce che gli è un tristo: salvo Pierino Magnano che è suo cognato, che però se gli è dato sacramento non losapria negare, e BastianoCoiaio che purnon ne diria male, parte perchè è cognato d'un suo parente, parte chè sua natura è d'avere la protezione de li Micotti; tutto il resto si concorderìano meco...A me parese nella elezione di questo podestade si avesse a chiamareun uomo percasa e alla presenza del Commissario s'avesse a porreil parere perballotte, che così la cosa succederìa senza fraude,ma dovesolo si ha da chiamare li sindici ed officiali de li Comuni che lo eleggano, li poveruomini ne restano fraudati, perchètuttiquesti sindici ed officiali ogn'anno si eleggono per volontà di officiali e sindici vecchi e del podestà , sicchè averanno Ser Tomaso: e chi tien con lui disegnato di continuarenelsuo officio ha procurato che siano fatti sindici e officiali quelli che san che saranno in suo favore, e adesso soncertiche non cesseran per mezzo di parziali e per tutti gli altrinominatidi confermare questi elettori nella sua intenzione;e però seun uomo per casa avesse da dare il suo parere aballotte, nessuno potria essere ingannato.[283]Esso spiera cheal tempoche sarà il termine del suo officio io non abbiaad esser qui, e che avrò avuto il successore, e che poi guiderà le cosemeglio a suo modo che non potrà fare essendoci io, come mi è stato riferito che Bastiano Coiaio ha detto.Non avendo astar qui, quando fosse con buona grazia di V. Ecc., etrovandomida quella provveduto o d'altro officiopiù vicino, o diesserleappresso con conveniente condizione, io avrei di gradimento il levarmi: non di meno, o dovendo star qui o dovendo partirmi, sempre desidererei che la giustizia avesseluogo.... V. Ecc. determini quelloche le pare:a me basta di essere scaricato appresso a Dioe agli uominiche vedono come le cose passano, che per me non altro si cerca che la giustizia abbia luogo; e in buona grazia di V. Ecc. mi raccomando sempre.
Castelnovi, 23 jan. 1524.
Agli Anziani della Repubblica di Lucca
Magnifici ac potentes domini mei observandissimi. Io ringrazio V. S. di quanto mi hanno scritto, che per mio amore sono contente che li asini e le castagne siano rendute a questo povero uomo esibitore di questa; ma maggiore saria l'obbligo mio, se fosse seguito lo effetto. La ragione, perchè il vicario di Castiglione non abbia voluto rendere le castagne, non so; nè di lui mi vo' dolere, non la sapendo: pur la compassione che io ho a questo povero uomo, che ogni dì mi torna a piangere dinanzi, mi sforza di nuovo raccomandarlo a V. S.; le quali prego che, veduto il bisogno del poveretto e il poco guadagno che di questo può risultare a chi li ritiene dette castagne, faccia che il dono, che già m'hanno fatto, abbia esecuzione: in buona grazia delle quali mi raccomando.
Castelnovi, 26 ianuarii 1524.
Al duca di Ferrara
Ill. ed Ecc. Sig. mio. Se V. Ecc. non mi aiuta a difendere l'onor de l'officio, io per me non ho forza di farlo; chè se bene io condanno e minaccio quelli che mi disubbidiscano, e poi V. Ecc. li assolva o determini in modo che mostri di dar più lor ragione che a me, essa viene a dar aiuto a deprimere l'autorità del magistro.[285]Serìa meglio, s'io non ci sono idoneo, a mandare uno che fosse più al proposito, chè guastando tuttavia quello che bene o male io faccia si attenuasse la maestà del Commissariato, sì come è accaduto ne la rivocazione de la lettera già registrata, come ne l'assoluzione di Ser Tomaso e confirmazione ch'abbia a proseguire l'officio fin al suo termine, e altre cose che non voglio ora replicare. Se tali ignominie si facessino a me solo, non ne farei parola, perchè V. Ecc. mi può trattare come suo servo; ma ridondando tali incarichi più ne l'onor de l'officio, e susseguentementea far le persone con chi ho da praticare più insolenti verso li lor governi, non mi par di tollerarlo senza dolermene a V. S. — Di nuovo V. Ecc. può avere inteso, perchè n'ho scritto a Mess. Bonaventura[286](se quella lettera sarà però giunta prima di questa), come quelli da le Verugole hanno prigione quel Genese che ammazzò il conte Giovanni da S. Donnino, ed io mandai subito subito un messo e poi li balestrieri per farlo condurre qui. Essi ricusâro di darmelo, dicendo che n'aveano avvisato Mess. Bonaventura, e finchè non avessino la risposta non erano per farne altro. Parendomi che non ci fosse l'onore de l'officio, replicai con lettere che essi lo conducessino qui, e mettessino per loro chi volessino che intervenisseno alli esamini, ch'io non ero per farne se non quanto volea la giustizia. Non mi hanno rescritto altro, se non che m'hanno mandato a dire a bocca pel messo, che non me lo vogliono dare; e hanno di più usato parole prima alli balestrieri e poi al secondo messo, che sanno che io avevo preso denari da li Madaleni, e per questo io non avevo fatto bruciare le lor case, e che dubitano che s'avrò questo Genese in mano io lo lasci per danari. Se appresso all'insolenze che per tutto il paese fanno questi di Simon prete, come V. Ecc. ne debbe saper qualche cosa (che già non è mancato per me di darne avviso), e al tenere di continuo banditi ne le rôcche appresso a Bernardello, ancora V. Ecc. vuol comportare che non rendanoubbidienza al Commissario, prego quella che mandi qui uno in mio luogo che abbia miglior stomaco di me a patire queste ingiurie, che a me non basta la pazienza a tollerarle. Io non so quello che V. Ecc. determini circa a Bernardello, che non avendo pace da alcuno de' suoi nimici, de' infiniti che n'ha, debbia stare nel paese dovunque voglia, e col favore di questi da le Verugole avere sempre sèguito di compagnia armata, e ne' suoi bisogni aver ricorso ne la miglior fortezza che in queste parti abbia V. Ecc., e tuttavia sèguiti di mettere taglie, come altre volte n'ho scritto ed anco mandato a dire a bocca pel Capitano de la Ragione. Ma se nè a questo, nè alli assassinamenti che fa Battistino Magnano e Donatello e altri ribaldi, che hanno preso il campanile di Carreggine e vi sono stati parecchi giorni dentro come in una lor fortezza, non pare a V. Ecc. di provvedere, io non me ne debbio pigliar più cura che essa voglia. Ma dove importa tanto smaccamento de l'onor mio, io vuo' gridare e farne instanza, e pregare e supplicare V. Ecc. che più presto mi chiami a Ferrara, che lasciarmi qui con vergogna: in bona grazia de la quale mi raccomando.
Castelnovi, 30 jan. 1524.
Appresso, il messo c'ho mandato la seconda volta mi ha riferito, che Bernardello dice c'ha preso costui come suo nimico e ad instanza d'un grande uomo, e che non è per darmelo. Poi il prete da le Verugole ha detto avere avuto due lettere da liofficiali de' Lucchesi, sul qual territorio l'han pigliato, che fanno instanza che sia lasciato per un salvocondotto ch'avea questo Genese da' suoi Signori, e già cominciano questi da le Verugole a porre in disputa se costui sia ben preso o mal preso, come essere n'abbiano essi li giudici.
Agli Anziani della Repubblica di Lucca
Magnifici ac potentes Domini mei observandissimi.Uno suddito di V. S., portando certe castagne da Castiglione, quando fu su quel di Massa di questa ducale provincia, li furono tolte, insieme con le bestie su che le portava, da uno di Massa; e dolendosene a me, e avendo io fatto chiamare questo da Massa, e interrogatolo, perchè avesse usata questa violenza, mi disse, perchè il simile era stato fatto a lui a Lucca, di certe some di sale che portava da Pisa. Io, senza volere ammettere alcuna sua ragione, feci che subito restituì le some e le bestie al suddito di V. S., e anco lo averei castigato, se non che molti uomini di questa provincia insieme con lui si lamentavano, che dalli dazieri di Lucca erano questi ducali sudditi molto male trattati, e nel sale e ne l'altre mercanzie, che li passaggi erano loro proibiti, e anche il pagamento delle gabelle accresciuto più del dovere, e che da V. S. non potevano avere ragione, ed era forza che molti facesseno come avea fatto questo da Massa, di rivalersi dove potevano, e che già per questo erano ricorsiall'illustrissimo signor Duca nostro, e che avevano portato una lettera direttiva a V. S. Io li confortai dunque, poi che avevano questa lettera, che la mandassino per uomo a posta, e che intendessino il parere di V. S.; che credevo che tal violenze, di che essi si lamentano, non erano di loro volontà , ed ero certo che quelle non erano per comportare alcuna ingiustizia; e così il messo si manda con lettere ducali con speranza di ottenere da V. S. ogni cosa licita e onesta; le quali appresso prego che siano contente di fare restituire il suo sale a questo da Massa: in buona grazia delle quali mi raccomando.
Castelnovi, 18 februarii 1524.
Ai medesimi
Magnifici ac potentes domini mei observandissimi.Ancora che mia natura sia di non intercedere per alcuni delinquenti, non di meno essendo io pregato da molti amici, ed essendo anche l'uomo per chi si prega suddito per origine dell'illustrissimo signore mio, sono sforzato a pregare quelle, si voglino degnare per amor mio, e per la osservanza che io loro porto, di rimettere e perdonare la condennazione fatta ad uno Geminiano di Cristoforo da Ricovolto, abitante al presente in Coreglia, per avere esso estratto castagne e farina di detto loco contro li divieti di V. S.: e tanto più mi induco a pregare quelle, perchè esso Geminiano mi diceavere fallato per esempio di molti altri che hanno fatto il simile, e se avesse creduto di fare dispiacere a V. S., non saria incorso in tal fallo, ma più presto averia fatto, come è solito, che avria portato vittuaglia in detto loco. Prego quelle adunque si degnino avere raccomandato detto Geminiano: in buona grazia delle quali sempre mi raccomando.
Castelnovi, 27 februarii 1424.
Al duca di Ferrara
Ill. ed Ecc. Circa quanto V. Ecc. per ricuperazione de l'onor mio ha determinato che s'abbia a far quando sarà tempo di confirmare o di eleggere di nuovo il potestà di Trasilico, io ne resto molto ben contento e satisfatto da quella, alla quale rendo infinite grazie, così di questo, come anco di aver commesso che Genese mi sia dato ne le mani, il quale prima che le lettere di V. Ecc. sien giunte io l'avevo avuto, e così l'ho nel fondo de la torre con li ferri a' piedi, nè temo che mi sia tolto perchè non mi fidarò a compiacenza d'uomo del mondo alleggerirgli la prigione, come io feci al Moro dal Sillico. Domani fo pensiero di cominciare ad esaminarlo, chè qui è rimaso luogotenente dellaRagioneun Mess. Achille Granduccio di questa terra, il quale già fu giudice al Maleficio a Ferrara, che serà ottimoper taleofficio perchè c'è pratico e uomo da bene, etratto le cosetuttavia con lui. Se poi V. Ecc. vorrà mandare il Commissario del Frignanoo altri, il potrà fare: ma non accadeperchèGenese è già condennato la vita per la morte del conte Giovanni, che Mess. Ludovico Albinello allora Capitanolo ebbecondennato, e la condennagione appare sul libro de' Maleficî, sì che non accade a darne altra sentenza, e quand'ancooccorresse, questo Mess. Achille si offerisce di far il bisogno. Il Commissario di Frignano non potria venir qui senza spesa di questa provincia, e questi uomini fuggono le spese più che ponno. Se a V. Ecc. pare che facciamo la cosa da noi o pur si aspetti altro mandato, quella facciail voler suo.
Se contra Simon prete io avessi scritto alquanto gagliardamente, tratto un poco dal sdegno che mi negassino di dar questo prigione, io mi emendo, e non voglio dar la colpa a Simone, perchè so che sua intenzion era di darmelo subito che io lo richiedetti, ed anco gli altri suoi figlioli c'hanno più senno erano del medesimo parere; ma solo il prete, il quale ha assai de l'arrogante, e si tien troppo savio, vietava insieme con Bernardello e altri simili a lui, che non mi fusse dato. Quando ho mandato a tôrre il prigione, Bernardelloassiemecol prete erano andati non so dove. Simonemi avevamandato a dire ch'io lo mandassi a tôrre, epoi facendomi moltescuse e domandandomi cento perdonanzelo consegnòalli balestrieri. Serà ben fatto, a mioparere ed ancodi Simone, a non lasciare che Bernardelloentri per qualchetempo in quelle rôcche, perchè è con troppo dispiaceredi tutto ilpaese ch'un scellerato come quello abbiaad abitarvi. Ese per avere già morto Bertagna e... merita qualche grazia, secondo le grideche furonofatte, s'intende però (siccome ancofu da mepublicato) ch'abbia grazia avendo le paci dallisuoi nemici, eintanto si può contentare d'un salvo condotto, ma non che debbia andare per tutta la provincia a suo modo.
Circa gli altri banditi, sono stati (come il Capitano ne ha riferito a V. Ecc.) un gran pezzo a Cicerana eposciaa Carreggine, e stati qualche giorno qui fortificati nel campanile de la chiesa, poi sono ritornati a San Romano, ove stanno il più del tempo in la canonica di quella chiesa, la qualeserve a ricettodi Pierino Magnano: e quando li balestrieri sono iti a tôrre questo prigione, dicono d'averli veduti da lontano che erano circa diciotto, e mai non vanno in meno di XV, e sempre dove vanno si riducono alle chiese, e qui, da chi per amicizia, da chi per paura, si fanno portare mangiare assiduamente da gli uomini de la terra, e per questo io non posso condennare nè li Comuni, nè li uomini particolari, chè non si può provare che altrove abbiano recapito che da li preti, contra li quali io non ho autorità ; e già l'ho domandata alli Vescovi di Lucca e di Sarzana, e non me l'hanno voluta dare. Io non veggo modo alcuno da farli dar ne la rete, perchè li nostri balestrieri non sono atti affrontarli per sè. Chi domandasse soccorso a' Lucchesi e Fiorentini, non credo che mandassino lor bargelli fin quiper essertroppo discosti, e quand'anco li mandassino, nonpotrebberomandarli tanto secretamenteche li banditi non fosseroavvertiti, sicchèavriano tempo di levarsi; nè uomini del paese maicrederei di potermandare che non fusson di fazione; e qui tutte questefamigliehanno uno ordine, che come una fazionesi muove, subito quelli de la diversa parte avvisano li lorseguaciin l'altre terre. Circa questo già son parecchi dì che il Commissario di Barga è meco in pratica ch'io lo tenga avvisato dove questo Donatello e Battistino e li compagni si riducono, e che quando mi manderà un uomo il quale già io conosco ed è de la fazione contraria di questi ribaldi, ch'io mandisubitoli balestrieri, perchè avrà in ordine parecchi uominida prendereli assassini. Io non ho mancato di far sempre il debito, ma non siamo mai venuti a concluderlo,chè le notizie di ogni mossa si spargonosubito in questa terra, e di qui volano dove poi bisogna. Se questi balestrieri fussino dieci o dodici fanti, sicchè senza richiedere uomo del paese io potessi porne venticinque insieme, il Capitano de li balestrieri mi dice che anderia per tutto, e non lasceria fermare questi tristi in luogo alcuno. E avendo questo braccio, bisogneria un'altra cosa a mio giudicio: che il detto Capitano avesse commissione da V. Ecc. che tutti quelli luoghi dove trovasse che banditi fussino allogati,e tanto seci fussino o non ci fussino li banditi allora dentro, cacciasse subito il fuoco, e massime in le canoniche de le chiese, e mostrasse il Capitano farlo come da sè. Io son stato più volte in animo di far bruciar questa canonicadi S. Romano, che non è mai sìpovera che non abbia qualche bandito, e già due o tre volte v'ho mandato li balestrierisenza prendernealcuno, chè quando sono intrati dentro hanno trovatoessereil letto caldo, e non è possibile che 'l banditonon vi fosse allora;pur tutta la terra è stata unanimea negare di averloveduto. Questo San Romano è luogo alto, chèuomini nonvi ponno ire che non sieno veduti. Io, comeho detto, avrei volutocomandar che brugino quella canonica, poi hoavuto timoreche quel Mess. Nicolò che è sollicitatore a Roma nonsoffraqualche fastidio in Roma: ma se V. Ecc. comanda al Capitano quanto ho detto, saria un'opera santa; e faraltrettantoal prete da Sillano, a quel da Ogno, da Cicerana, daCarreggine, e finalmente a quante chiese sono in questo paese; chè tutte, parte perchè li preti voglion così, parte perchè non ponno fare altrimenti,servono aricetto di banditi.
Poi che V. Ecc. mi scrive che 'l Commissario di Frignano è per venire prima a Ferrara che possa venir qui, io differirò di mandargli la lettera a lui direttiva,[287]finchè da V. Ecc. avrò altro avviso. Circa al salvocondotto che questo Genese diceva avere da' Signori Lucchesi, ho già provvisto sicchè non mi potrà ostare; nè per quanto intendo li SignoriLucchesi l'avevano fatto, ma l'officiale del luogo dove fu preso, il quale avrà pazienza.
Giorni sono V. Ecc. per un'altra sua mi commise ch'io comandassi a Porfirio e Polinoro da Vallico di venire a trovare V. Ecc., e così mandai subito li comandamenti al Potestà di quiche li mandasse a Vallico, ed oggi m'ha riferitodi averlo fatto, e che Porfirio l'ha avuto in persona, quell'altro,cioè Polinoro, l'ha avuto alla casa. S'altro avrò daaggiugnerea V. Ecc., lo farò per altre lettere, che questa è lungaanche troppo:in bona grazia de la quale mi raccomando.
Castelnovi, VIII martii MDXXIV.
Agli Anziani della Repubblica di Lucca
Magnifici ac potentes domini mei observandissimi. Li esibitori di questa sono poveri uomini di questa ducale provincia, li quali, per la gran carestia che è in questo paese, erano iti al Borgo, e avevano comprato tre some di farina di castagne; e, o fusse per ignoranza o per avanzarsi li denari della bolletta, caricaro le some senza altra licenza, e quando furo su quel di Gallicano s'incontraro per lor disgrazia nel Vicario, che loro levò la farina e le bestie; al quale caso, se V. S. per lor solita clemenza non hanno misericordia, li poveri uomini rimarranno disfatti e moriranno di fame. Io, astretto da' lor preghi e da compassione che ho alla povertade, scrivo questa a V. S., siccome a quelle nellequali ho fiducia che non mi siano per negare alcuna grazia ch'io loro dimandi, e che appresso conosco clementissime e di pietade piene; così le prego che abbino questi poveretti per raccomandati, e siano contente di donare e fare loro elemosina di questo, che per avere disubbidito alli ordini di V. S. debitamente arebbeno perduto: in buona grazia delle quali medesime mi raccomando.
Castelnovi, 17 martii 1524.
Ai medesimi
Magnifici ac potentes domini mei observandissimi.Perchè noi siamo per fare la fiera qui a Castelnuovo, e pure si va ragionando che in qualche loco verso Roma e per le maremme è sospetto di peste, e perchè mi rendo certo che V. S. ne siano informatissime, le prego che siano contente di avvisarmi come passano le cose, e da che luochi si avemo a guardare; e quando la cosa fusse pericolosa, seranno pregate di far fare una grida, che nessuno, che venga senza bolletta e fede della sanità , serà accettato a Castelnuovo: e con buona grazia di V. S. mi raccomando. Castelnovi, 28 martii 1524.
Ai medesimi
Magnifici ac potentes domini mei observandissimi.V. S. Intenderanno dalli esibitori di questa, suoisudditi, quanto si sia eseguito in quello che V. S. mi hanno domandato. Il prigione è al piacere di quelle: in buona grazia delle quali mi raccomando.
Castelnovi, ultimo martii 1524.
Al Vicario di Gallicano
Magnifico vicario.A questa ora, che è circa mezza ora di notte, essendo li miei servitori iti per dare mangiare a quello prigione da Colognora, che io avevo qui ad instanza di V. Magnifica Signoria, hanno trovato che con la propria cintola, avendosi legato l'uno capo al collo e l'altro ad uno piede, si è strangolato. Mi è parso di darvene subito avviso, acciò che V. M. mandi uno al quale io lo consegni morto, poichè non lo posso consegnare vivo. E a V. M. mi raccomando.
Castelnovi, 3 aprilis 1524.
Agli Anziani della Repubblica di Lucca
Magnifici ac potentes domini mei observandissimi.Ancora che io creda che V. S. siano informate come successe del prigione che a loro instanza io feci prendere alle Fabriche, perchè io ne diedi subito avviso al vicario di Gallicano; pure per più sicurezza mi pare mio debito di avvisare quelle, come, avendolo io fatto porre nel fondo della Torre, esso con una cintola, che a pena era due braccia di lunghezza,ligandosene una parte al collo e l'altra a uno piede, si strangolò: cosa che pareva impossibile a seguire. Io aveva scritto al detto vicario, che mandasse persona a chi io lo consegnassi morto, poi che io non lo aveva potuto consegnare vivo; ma poi non comparendo alcuno, e non essendo cosa da potere conservare, io lo feci seppellire fuori nella gierra del fiume. Questo serà per avviso a V. S.; alle quali mi raccomando, e al lor comandamento sempre mi offero paratissimo.
Castelnovi, 9 aprilis 1524.
Al duca di Ferrara
Ill. ed Ecc. Signor mio. Questa mattina per tempo giunsia Castelnovoe trovai tutto il paese in grandissima paura,sentendo daquesti di Castelnovo, che quasi ognuno aveva fuggita la sua roba. Ritrovai qui circa quattrocento persone forastiere, venute ad instanza qual di Pierino Magnano, qual di Aconzio, e qual di Soardino e qual d'altri, che tutti hanno mostrato buona servitù verso V. Ecc., li nomi particolari de' quali riferirò più ad agio a quella. De la potestarìa di Montefiorino eran venuti circa cinquanta fanti; da molte altre potestarìe de la montagna di Modena e di Reggio aveva avuto risposta a mie lettere, che circa questo avevo lor scritto da Montefiorino, e prometteanmi di mandar subito buona quantità di genti; sicchè s'io non avessiricuperatoquello che avean preso, avevo bona speranza chenon mi avrebbono tolto Castelnovo. La mia intenzione era di difendere e non di combattere, finchè da V. Ecc. non avevo risposta, e mi spiacque che ieri li nostri li andâro ad assaltare a Camporeggiano, e rimasero de li nostri morti circa 2, avvenga che si portaro benissimo, e de li nimici sei, benchè di questo il Capitano de la Ragione debbe aver scritto diffusamente a V. Ecc. Oggi di nuovo son venuti due casi per noi ottimi: il primo che li nimici si sono attaccati insieme ed hanno ferito il lor Capitano a morte, del che avendo io avuto spia, avevo fatto porre insieme circa 500 fanti per tornare a Camporeggiano e dar lor dentro; ma in questo tempo è giunto Ser Costantino notaio a Camporeggiano il quale era prigione, e mi ha riferito che MorganteDemino oggi stesso era giuntoa Camporeggiano, con XXV cavalli e 60 schioppettieri chiamati dalle genti del Sig. Giovannino,[288]ch'avean fattoche a lorovenisse in soccorso, perchè erano stati assediati efatti quasi prigioni:e il detto Morgante quando vide che aveanominorforza di V. Ecc. fe' loro di male parole, dicendo che questo era senza saputa del Sig. Giovannino,[289]e comandò che lasciasson l'impresa e gli andasson drieto, e fe' liberare il detto Ser Costantino notaio senza nulloostacolo, e a lui consegnò la rôcca di V. Ecc. e gli raccomandò quel Capitano Todeschino che è ferito a morte, che gli fesse salvare la vita; e così la rôcca è restituita, ed è in man nostra. Io ho subito mandato il Capitano con li balestrieri che vi stia dentro finchè mandi altro, e gli ho comandato che salvi quel Todeschino e lo faccia medicare. Fo pensiero di andare domani ad esaminarlo per intendere chi lo ha fatto venire, chè son certo che è stato chiamato da alcuni de la provincia, tanto più che Ulivo e Nicolao da Pontecchio e due figlioli di Pier Madalena e il Bosatello, e sì il Cornacchia, sono in squadra de li nemici. E qui V. Ecc. mi perdoni, che mi voglio lamentare di lei un poco, chèl'altrodì essendo io a Ferrara e cercando d'una supplicazione fra molte che ve n'erano di segnate in mano di Mess. Bartolomeodi pugno di V. Ecc., ne vidi una ne la quale supplicavano questi due fratelliUlivoe Nicolao, che oltra gli altri lor delitticommessiin compagnia ad ammazzare quelli poveri conti di SanDonninosupplicavano e dimandavan grazia di certo omicidiocon tale diche avevan la pace, e la lor supplicazioneera stata esaudita allalibera, ed era stata segnata questaproprionel tempo ch'io ero a Ferrara. A me pare che in ogni cosa di Carfagnini, ed essendo io a Ferrara, dovevo esser domandato di che condizione eran costoro:sed de his satis.
V. Ecc., se un Signor può essere obbligato a un suddito, ha grande obbligo a Morgante Demino perchè si avventura; e se la sua bona fede non neaiutava, V. Ecc. non so quando fosse mai più per riavere questa rôcca di Camporeggiano, perchè a mio giudicio è la più forte di questo paese, e non merita già di esser tenuta da quella in sì poco conto come ella è, che non vi si debbia tenere dentro che un Capitano dottore con un solo famiglio. Meglio sarìa minar queste rôcche totalmente, che tenerle senza guardia; che oltre che tutti questi uomini si lamentino fin al cielo che V. Ecc. pigli li lor denari, e le rôcche che li potriano difendere da li assassini e da tali novità sieno abbandonate, anco V. Ecc. può credere che non venirà sempre Morgante Demino a farle restituire.[290]Altro non occorre. A V. Ecc. mi raccomando sempre.
Castelnovi, 5 iulij 1524.
Appresso, questi nimici hanno menato con loro alcuni sudditi e servitori di V. Ecc. prigioni. Io ho scritto e pregato Morgante che li facci liberare, se potesse.DegnandoV. Ecc. di scrivergliene un'altra, serìa a gran satisfazionedel paese. Ancoraquesti uomini hanno grandissimo sospetto che questiribaldi.... faccin testa, e non potendo rubar le castella, assassinare le ville. Per questo supplicano a V. S. che non resti didare laprovvisione che pare a quella.
Agli Anziani della Repubblica di Lucca
Magnifici ac potentes domini mei observandissimi.Essendo io ritornato da Ferrara, ho ritrovato questa provincia nel disordine, che credo V. S. abbino inteso; della qualcosa, per lo effetto che dipoi è seguito, io son certo che alcuni ribaldi banditi di questo paese siano stati quelli che siano iti a far venire queste genti, con speranza di dare loro questa provincia a sacco.Sit quomodocumque, con queste genti era uno Bogietto da Sommocolognora detto il Cornacchia, li latrocinii e assassinamenti del quale credo che a V. S. siano notissimi; e Olivo e Nicola da Pontecchio, e uno delli figliuoli del già Pier Madalena, che ammazzarono il conte Carlino da San Donnino e la madre: ora ho avuto certo avviso che a Curfigliano, terra di V. S., si ritrova questo Cornacchia, e qualcuno di questi altri sopranominati. Non credo che bisogni ch'io ricordi a V. S. le convenzioni fatte tra lo illustrissimo signore mio e V. S. per il magnifico messer Santuccio suo e me, nè quello che in simili casi io abbi fatto ad ogni richiesta di V. S., che io mosterrei avere diffidenza di quelle, e per la verità non ho minor fede in quelle che nell'illustrissimo signoremio, a conservazione di questo stato e della giustizia; solo mi pare che basti significarli che questo ribaldo Cornacchia si trova a Gurfigliano (delli altri non sono così certo), e pregare V. S., e così le prego, che con quanto migliore modo che ponno o mandando il suo bargello o comandando alli suoi sudditi del loco che faccino lo effetto, operino di modo che questo ribaldo sia preso; e così se altri delli sopranominati ci sono: e preso che sia, dare avviso. Io domando a V. S. questa grazia: alle quali sempre mi raccomando.
Castelnovi, 7 iulii 1524.