LA SPOSA DEL RICCO
Al verecondo raggioDella sorgente lunaAlta magion si specchiaIn placida laguna.Delle ampie sale l'aereProfondamente tace;Sol di notturna faceAl debile chiarorIn solitaria stanzaSiede una giovin sposa,E sulla destra in languidoAtto la fronte posa.Aperte son le pagineOnde tentava invanoPorger conforto arcanoAl combattuto cor;E solo in quel silenzioLene alitar si senteD'addormentato parvoloL'anelito frequente.Oh qual pesa sull'anima,Di lei crudel martiro!Difficile il respiroSprigionasi dal sen.....Sorge, al balcon s'affacciaCercando aura più pura,E pensierosa, immobileContempla la natura —Suona delle onde il murmureE un odoroso fiatoil crine inanellatoAd agitar le vien.«Perchè festevole«Al mio pensiero«T'affacci, o vergine,«Dal piè leggiero«Dal vel che ogn'aura«Lieve carezza«Dal crin che olezza«Come il mattin?«Quando di rosea«Veste ammantata«Varchi di splendida«Sala l'entrata,«S'alza nell'ilare«Stuolo un bisbiglio,«Ed ogni ciglio«S'affisa in te.«Son io la stessa? oh come disadorna«È la pianta che lieta un dì fioria!«La stagione dei fiori a me ritorna....«Ma dove andò la primavera mia?«Infelice! il genitore«Qual vil merce m'ha venduta«Alle voglie d'un signore«Che sua sposa mi nomò.«E nel dì che trasportato«Da brittannici destrieri«Alto cocchio inargentato«Al palagio mi recò«Del novello mio consorte,«Chi non disse — Oh lei felice«Che varcate quelle porte«Non saprà che sia dolor! —«Ma che val della ricchezza«Lo splendore invidiato«Se non è la giovinezza«Consolata dall'amor?«Era a questa simigliante«Quella notte avventurosa«Che in quell'astro tremolante«Il mio sguardo si fissò«Teco, o C..., e si smarria«La nostr'alma nell'empiro;«In sul sen la fronte mia«Lievemente si posò!«. . . . . . . . . . . . . . . .«. . . . . . . . . . . . . . .«. . . . . . . . . . . . . . .«. . . . . . . . . . . . . . .«O Fanciulla dei campi abitatrice«Quanto sei più felice!«Nel dì che un umil tetto«S'allegrerà del tuo riso di sposa,«Di gemme peregrine«Ghirlanda non avrai sul biondo crine,«Ma porterai sul petto«D'aprile il più bel fiore«Rapito ai campi dalla man d'amore.Da un improvviso tremitoPerchè scossa è la bella,Qual per fragor di fulmine,Smarrita tortorella?Diè un rimbombo la porta dorata,Nel grand'atrio il mastino latrò,Suona un'ora di notte avanzata,Il consorte dall'orgia tornò.
Al verecondo raggioDella sorgente lunaAlta magion si specchiaIn placida laguna.Delle ampie sale l'aereProfondamente tace;Sol di notturna faceAl debile chiarorIn solitaria stanzaSiede una giovin sposa,E sulla destra in languidoAtto la fronte posa.Aperte son le pagineOnde tentava invanoPorger conforto arcanoAl combattuto cor;E solo in quel silenzioLene alitar si senteD'addormentato parvoloL'anelito frequente.Oh qual pesa sull'anima,Di lei crudel martiro!Difficile il respiroSprigionasi dal sen.....Sorge, al balcon s'affacciaCercando aura più pura,E pensierosa, immobileContempla la natura —Suona delle onde il murmureE un odoroso fiatoil crine inanellatoAd agitar le vien.«Perchè festevole«Al mio pensiero«T'affacci, o vergine,«Dal piè leggiero«Dal vel che ogn'aura«Lieve carezza«Dal crin che olezza«Come il mattin?«Quando di rosea«Veste ammantata«Varchi di splendida«Sala l'entrata,«S'alza nell'ilare«Stuolo un bisbiglio,«Ed ogni ciglio«S'affisa in te.«Son io la stessa? oh come disadorna«È la pianta che lieta un dì fioria!«La stagione dei fiori a me ritorna....«Ma dove andò la primavera mia?«Infelice! il genitore«Qual vil merce m'ha venduta«Alle voglie d'un signore«Che sua sposa mi nomò.«E nel dì che trasportato«Da brittannici destrieri«Alto cocchio inargentato«Al palagio mi recò«Del novello mio consorte,«Chi non disse — Oh lei felice«Che varcate quelle porte«Non saprà che sia dolor! —«Ma che val della ricchezza«Lo splendore invidiato«Se non è la giovinezza«Consolata dall'amor?«Era a questa simigliante«Quella notte avventurosa«Che in quell'astro tremolante«Il mio sguardo si fissò«Teco, o C..., e si smarria«La nostr'alma nell'empiro;«In sul sen la fronte mia«Lievemente si posò!«. . . . . . . . . . . . . . . .«. . . . . . . . . . . . . . .«. . . . . . . . . . . . . . .«. . . . . . . . . . . . . . .«O Fanciulla dei campi abitatrice«Quanto sei più felice!«Nel dì che un umil tetto«S'allegrerà del tuo riso di sposa,«Di gemme peregrine«Ghirlanda non avrai sul biondo crine,«Ma porterai sul petto«D'aprile il più bel fiore«Rapito ai campi dalla man d'amore.Da un improvviso tremitoPerchè scossa è la bella,Qual per fragor di fulmine,Smarrita tortorella?Diè un rimbombo la porta dorata,Nel grand'atrio il mastino latrò,Suona un'ora di notte avanzata,Il consorte dall'orgia tornò.
Al verecondo raggio
Della sorgente luna
Alta magion si specchia
In placida laguna.
Delle ampie sale l'aere
Profondamente tace;
Sol di notturna face
Al debile chiaror
In solitaria stanza
Siede una giovin sposa,
E sulla destra in languido
Atto la fronte posa.
Aperte son le pagine
Onde tentava invano
Porger conforto arcano
Al combattuto cor;
E solo in quel silenzio
Lene alitar si sente
D'addormentato parvolo
L'anelito frequente.
Oh qual pesa sull'anima,
Di lei crudel martiro!
Difficile il respiro
Sprigionasi dal sen.....
Sorge, al balcon s'affaccia
Cercando aura più pura,
E pensierosa, immobile
Contempla la natura —
Suona delle onde il murmure
E un odoroso fiato
il crine inanellato
Ad agitar le vien.
«Perchè festevole
«Al mio pensiero
«T'affacci, o vergine,
«Dal piè leggiero
«Dal vel che ogn'aura
«Lieve carezza
«Dal crin che olezza
«Come il mattin?
«Quando di rosea
«Veste ammantata
«Varchi di splendida
«Sala l'entrata,
«S'alza nell'ilare
«Stuolo un bisbiglio,
«Ed ogni ciglio
«S'affisa in te.
«Son io la stessa? oh come disadorna
«È la pianta che lieta un dì fioria!
«La stagione dei fiori a me ritorna....
«Ma dove andò la primavera mia?
«Infelice! il genitore
«Qual vil merce m'ha venduta
«Alle voglie d'un signore
«Che sua sposa mi nomò.
«E nel dì che trasportato
«Da brittannici destrieri
«Alto cocchio inargentato
«Al palagio mi recò
«Del novello mio consorte,
«Chi non disse — Oh lei felice
«Che varcate quelle porte
«Non saprà che sia dolor! —
«Ma che val della ricchezza
«Lo splendore invidiato
«Se non è la giovinezza
«Consolata dall'amor?
«Era a questa simigliante
«Quella notte avventurosa
«Che in quell'astro tremolante
«Il mio sguardo si fissò
«Teco, o C..., e si smarria
«La nostr'alma nell'empiro;
«In sul sen la fronte mia
«Lievemente si posò!
«. . . . . . . . . . . . . . . .
«. . . . . . . . . . . . . . .
«. . . . . . . . . . . . . . .
«. . . . . . . . . . . . . . .
«O Fanciulla dei campi abitatrice
«Quanto sei più felice!
«Nel dì che un umil tetto
«S'allegrerà del tuo riso di sposa,
«Di gemme peregrine
«Ghirlanda non avrai sul biondo crine,
«Ma porterai sul petto
«D'aprile il più bel fiore
«Rapito ai campi dalla man d'amore.
Da un improvviso tremito
Perchè scossa è la bella,
Qual per fragor di fulmine,
Smarrita tortorella?
Diè un rimbombo la porta dorata,
Nel grand'atrio il mastino latrò,
Suona un'ora di notte avanzata,
Il consorte dall'orgia tornò.