SALUTO A' QUATTRO POETI ITALIANI
A SILVESTRO CENTOFANTI.
A Te fu soglio il giogo d'Appennino,E sul capo di Lei che ti diè guerraQual tuon s'avvolse un cantico divino.Sparsero i quattro venti sulla terraQuante bestemmie, preghiere, concentiIl trino spirital mondo rinserra;E forse un giorno i sacri monumenti,Che sorgon quai montagne adamantineDel tempo a rintuzzar l'onde irrompenti,Fien sassi ingombri d'edera e di spine,Tra i quai melode spargerà notturnaL'alato abitator delle ruine.Ma finchè non s'accenda la diurnaLampa sopra la terra inabitata,Qual face nell'orror muto dell'urna,Come sul mar serenità stellataRisplenderà sull'alme la novellaParola dal tuo raggio illuminata,O Imperator dell'itala favella.
A Te fu soglio il giogo d'Appennino,E sul capo di Lei che ti diè guerraQual tuon s'avvolse un cantico divino.Sparsero i quattro venti sulla terraQuante bestemmie, preghiere, concentiIl trino spirital mondo rinserra;E forse un giorno i sacri monumenti,Che sorgon quai montagne adamantineDel tempo a rintuzzar l'onde irrompenti,Fien sassi ingombri d'edera e di spine,Tra i quai melode spargerà notturnaL'alato abitator delle ruine.Ma finchè non s'accenda la diurnaLampa sopra la terra inabitata,Qual face nell'orror muto dell'urna,Come sul mar serenità stellataRisplenderà sull'alme la novellaParola dal tuo raggio illuminata,O Imperator dell'itala favella.
A Te fu soglio il giogo d'Appennino,
E sul capo di Lei che ti diè guerra
Qual tuon s'avvolse un cantico divino.
Sparsero i quattro venti sulla terra
Quante bestemmie, preghiere, concenti
Il trino spirital mondo rinserra;
E forse un giorno i sacri monumenti,
Che sorgon quai montagne adamantine
Del tempo a rintuzzar l'onde irrompenti,
Fien sassi ingombri d'edera e di spine,
Tra i quai melode spargerà notturna
L'alato abitator delle ruine.
Ma finchè non s'accenda la diurna
Lampa sopra la terra inabitata,
Qual face nell'orror muto dell'urna,
Come sul mar serenità stellata
Risplenderà sull'alme la novella
Parola dal tuo raggio illuminata,
O Imperator dell'itala favella.