JULIE-MARIANNE

JULIE-MARIANNE

Esperaba, desperada.

La depravazione nella voluttà, una sensualità crudele, la lussuria del male, il Terrore nell’amore, trionfavano in Francia negli alti e nei bassi gradi sociali. Nelle putride viscere del secolo XVIII bisognava infondere un sangue nuovo, rialzare la donna e la famiglia, per poter rialzare la nazione. Rousseau fece questo triplice miracolo con tre libri immortali: laNuova Eloisa, l’Emilio, ilContratto.

LaNuova Eloisafu al tempo stesso una rivelazione e una rivoluzione. Fu la risurrezione del cuore, atrofizzato dai piaceri egoisti. Una scintilla elettrica percorse tutta l’Europa. Fin le galanti duchesse dal cuore inaridito, e dalla imaginazione pervertita, le eroine dei più scettici e cinicisalons, ne restaron commosse, mutate.... La Luxembourg fu vista piangere; la Du Deffand entusiasmarsi. Dalla gomorra delle infami alcove, dai faticosi piaceri deipetits-soupers, Rousseau richiamò la donna alla natura, alla libertà, all’affetto, al dolore. La trovò arida, vuota, divorata dall’egoismo e dalla noia, e la fece rinascere all’estasi dell’amore, e alle dolcezze della maternità. Egli primo rese i bambini al latte e ai baci delle madri e ricostituì così la famiglia. Al capriccio, la fede; allafemmina, successe ladonna: e una madama Roland fu possibile nella terra delleLiaisons dangèreuses. NèManon, nèMarianne, nèPaméla, nèClarisseavean trascinato il mondo così. La Julie eclissò ogni romanzo.

Madame de Blot, quando uscì l’ultimo volume, diceva al duca di Chartres in tono animato, e l’entusiasmo le accendeva il bellissimo volto: «Non vi è donna che non sia pronta a consacrar la sua vita a Rousseau.»

E tu dicevi lo stesso, e provavi anche più, cara donna che apristi il tuo cuore a quello del grande infelice; ma troppo tardi: e si vide unaJuliepura, bella e passionata, tentare inutilmente di rievocare unSaint-Preuxtra i terrori e i tumulti e le frenesie dell’anima devastata di Gian-Giacomo.

Era una bionda dai capelli di un oro luminoso e abbondante, dagli occhi cerulei, sereni e puri come una bell’alba di maggio,bianca di un voluttuoso candore. Il marito aveva tentato di depravarla; non era riuscito che a torturarla: poi l’aveva abbandonata a sè stessa, ed essa viveva una vita malinconica e ritirata, in compagnia di sua cugina, una bruna giovine e vivace, che aveva per lei una devozione di sorella minore: una veraClaire d’Orbe.

Julie— amo chiamarla così perchè sotto questo nome essa offrì il proprio cuore a Jean-Jacques — Julie non era più giovane. Era di quelle donne, meno rare che non si pensi, le quali, piuttosto calme e fredde nella prima gioventù, passati i trent’anni provano il bisogno d’essere amate; e il desiderio si fa più intenso e doloroso quanto è meno appagato. Momento unico e commovente nella vita della donna! Se bella, la sua bellezza prende allora un carattere di bontà, di tenerezza autunnale; è la bellezza del cuore, del cuore profondo, dei sensi intelligenti, dell’anima passionata: bellezza spiritualeche illumina e armonizza le forme. È il frutto appena maturo punto dall’insetto alato d’agosto e divenuto più dolce: è la donna ferita dal desiderio intenso di amore.

Le bionde comeJuliesentono e soffron più di questa crisi del cuore. La bruna dagli occhi neri e profondi, dallo sguardo che brucia, ha già consumata a trent’anni tutta la sua fiamma interiore. Dicevo dunque che questa Giulia era bionda....

Ognuno cerca sè stesso nei libri: e i grandi successi derivano dal gran numero di contemporanei che si riconoscono in uno stesso libro. Più la donna era sommersa nel fango, più anelava istintivamente ai puri orizzonti; e uscendo dalle sordide braccia di un Richelieu, di un De Frise, di un Pavanne, sognava e invocava un Saint-Preux.

Quando Julie e la sua cugina lessero il primo volume dellaNuova Eloisa, la sorpresa, il piacere, la maraviglia, l’ammirazione, l’entusiasmo non ebbero limite. L’una si vide dipinta al vero nella figura diJulie, l’altra in quella diClaire. Ma la nuova Clara che aveva già letto nel cuore della amica e ambiva per lei ciò che quella non osava neppur confidare a sè stessa, osò scrivere al cittadino di Ginevra questo biglietto: «Vous saurez que Julie n’est point morte et qu’elle vit pour vous aimer; cette Julie n’est pas moi; vous le voyez bien à mon style: je ne suis tout au plus que sa cousine, ou plutôt son amie autant que l’était Claire.» E concludeva indicando a Gian-Giacomo un modo per rispondere.

Rispose; e senza farsi pregare, e a posta corrente.

Il mistero, una vaga speranza, sedusse l’orso, ilselvaggio, come lo chiamavano, e rispose. E la corrispondenza cominciata perdevozione di amica, e per amore romanzesco da un lato; dall’altro per curiosità, e per invincibile attrattiva, si animò più e più quando la nuova Clara cedè la penna alla nuova Giulia.

Rousseau prima di domandare un colloquio le chiese il ritratto. Oggi essa sarebbe corsa subito da un rinomato fotografo: centoventi anni fa, era più difficile aversubitoil proprio ritratto.... E Julie vi rimediò facendoselo da sè con la penna, con la parola. E lo fece scrupolosamente, non celando il minimo suo difetto. Deve essere stata un paio d’ore a guardarsi allo specchio, prima di scrivere quella lettera, come una devota a far l’esame di coscienza prima di confessarsi.... È un po’ lungo, ma come si fa a esser brevi e dir tutto? Gli confessa chele è restato qualche leggerissimo, quasi impercettibile segno di vaiolo sul viso, che ha le braccia un po’ magre, e finisce con questa graziosa e fresca pittura della suatoelette: «Mes cheveux composent ordinairement toute ma coiffure: je les relève le plus négligemment qu’il m’est possible, et je les aime avec assez d’excès pour que cela dégénère en petitesse. Comme je suis modeste et frileuse, on voit moins de moi que d’aucune femme de mon âge. Rien dans mon habillement ne mérite le nom de parure. Aujourd’hui, par exemple, j’ai une robe de satin gris, parsemée de mouches couleur de rose....»

Rousseau, letto il ritratto volle vedere l’originale: e le raccomandò di vestirsi con quella stessarobe de satin gris.

E tale si presentò ai suoi sguardi, tremante di emozione, bella di pudore e di grazia, di innocente ardire e di nascente passione....

La contemplò in silenzio, e le strinse lungamente la mano. LeCharmettes, la primapervenchecolta con madama di Warens, la villetta bianca con le persiane verdi, riapparvero agli occhi del poeta oratore, del romanziere filosofo. Gli ribruciò sulle labbra il bacio di madama D’Houdetot; ma la adorabil figura che egli aveva ora dinanzi non fece che rimescolare nel suo cuore le ceneri del passato, invece di crearvi l’ardore di un sentimento nuovo.

E lei se n’accorse.

Fu un lampo.... e si sentì reietta per sempre.

Seppe dissimulare; e sorridente nel suo bell’abito di raso grigio picchettato di roseo, si accostò al clavicembalo, e suonò un’aria delDevin du Village....

Conoscete nulla di più triste, di più ineffabilmente triste, dell’arie allegre di centoanni fa? Non c’ègavotte, non c’èchansonnettefrancese, non c’èromanzaoduettinoitaliano, che non abbia in sè unamari aliquid, una tinta di malinconia. Come potevan ballare e far all’amore a quell’arie che paion lamenti venuti dall’altro mondo? Ma chi sa? forse paion così a noi perchè son note vecchie e defunte, e il loro lamentevole eco ci raffigura volti spariti e gioie svanite per sempre. Forse allora eran arie allegre e rallegravano i cuori, e forse, chi sa? nel 1983 si faranno le meraviglie che i bisnonni si divertissero tanto alle opere di Wagner, e ballassero allegramente iwaltzerdi Chopin e di Strauss....

C’è un proverbio francese che dice:Dis-moi qui t’admire, et je te dirai qui tu es. Ogni gran poeta, ogni gran romanziere haavuto il suo speciale corteggio di ammiratrici, distinte d’indole, di sentimenti, di gusti, e che sono come il riflesso del carattere del loro idolo. Sarebbe curioso uno studio psicologico sulledévouéesdi Chateaubriand, di Byron, di Schiller, di Lamartine, di Balzac, di Sue, di Dumas, di Tennyson, di Musset, fino alledévouées(nonavouées) di Emilio Zola.... Le ammiratrici di Rousseau gli fanno onore: dall’umile madame Verdelin, da questa ignorataJulie, alle illustri Roland, Staël, G. Sand, è un nobile e imponente corteggio; un po’ declamatore, un po’ paradossale, ma sempre generoso, e capace, all’occasione, di ogni sublime eroismo.

La poveraJulie, l’ho già detto, arrivò troppo tardi.... nel peggior momento della vita di Rousseau; ed egli si decise, dopo il primo colloquio, a impedire ogni seguito diquesta romanzesca avventura, e a dire francamente, brutalmente, come pur troppo sapeva farlo in certi momenti, la verità alla misera donna.

Le tolse ogni illusione, ogni speranza, con una lettera glaciale, e dove si rivela già il parossismo tragico di quell’anima irrequieta.

Essa non si arrese subito. Ebbe la debolezza di tentare altre vie per elettrizzare quel cuore finito. Gli si presentò, senza prima avvertirlo, tre mesi dopo la terribile lettera, pallida, dimagrata, umiliata, portandogli della musica italiana che essa aveva copiata per lui. Si fece annunziare col nome diJulie. Egli l’accolse gentilmente ma freddamente, e quando essa si congedò le disse: «Adieu, Marianne, (era il suo vero nome di battesimo),adieu!»

Julie! Marianne!Nello scambio di questi due nomi è unepitomedi mille romanzi, è tutta la ironia della vita, tutto l’ideale e tutta la realtà delle cose umane.

Non c’è donna che non cerchi di divenire, a un momento della sua vita, unaJulie d’Etange, e che gli uomini o la sorte non ribattezzino col nome di registro della parrocchia....

Rousseau fu brutale, ma fu sincero, e non si divertì a illudere la sua vittima e a protrarre il suo sogno come qualche altrogrand’uomo— lo Chateaubriand per esempio — avrebbe fatto molto probabilmente.

Il cuore di Rousseau, dopo i baci di madame d’Houdetot, era stato, per dir così, assorbito dal suo cervello. Mai non aveva scritto pagine più calde, passionate, colorite, eloquenti che in questi anni: è l’epoca dei primi libri delleConfessioni. Il suo stile si è fatto più molle, più voluttuoso: i suoi paesaggi sono di un colorito affatto nuovo,e che darà norma, e lascerà inevitabile traccia, in tutti i grandi suoi successori nell’arte della parola. Certe sue espressioni si direbbe che brucian la pagina... eppure il suo cuore era morto! Questa contradizione fenomenale mi ricorda un doloroso verso di Browning:

And my heart feels ice, while my words breathe flame.E il mio cuore è di gelo, mentre le mie parole spirano fiamma.

And my heart feels ice, while my words breathe flame.

And my heart feels ice, while my words breathe flame.

E il mio cuore è di gelo, mentre le mie parole spirano fiamma.

E il mio cuore è di gelo, mentre le mie parole spirano fiamma.

Uomo destinato a errare nella procella e crear del dolore, in lotta aperta col suo secolo, Rousseau portava nel suo fatidico seno tutte le tempeste della imminente Rivoluzione, insieme alle tempeste del suo proprio cuore. La sua influenza è durata fino a oggi, e forse è interrotta, ma non cessata. Tutti, o quasi tutti i grandi scrittori, chi più, chi meno, ne hanno subìto il magneticoincanto. Bernardin, la Staël, Chateaubriand, Lamennais, Lamartine, G. Sand, Michelet, Renan, Goethe, Schiller, Gian-Paolo, Byron, Shelley, Carlyle, Castelar, Leopardi. Egli incarnò la Rivoluzione. Mirabeau e Robespierre, Vergniaud e madama Roland, la Montagna e la Gironda, giuravano egualmente sulla sua parola. Intelligenza sovrana, che quando negli ultimi anni della vita si disequilibrò e si scompose, parve la caduta di un impero. Grande nella sua miseria e nella sua forza, perchè dotato di una parola di fuoco, parola unica, che agita, sorprende e comanda. Solo, tra i filosofi gaudenti e scettici del suo tempo, egli sentì le miserie reali della vita; e gli passò sulla faccia l’alito sacro della natura e dall’umanità.

Nel novembre del 1789, nel quartiere appartato di un convento di monache Ospitaliere,viveva una signora parigina di sessant’anni, vestita abitualmente di nero, e nei cui capelli bianchi restava un pallido riflesso dell’oro luminoso di un tempo; un profumo di eleganza aristocratica, che certe donne privilegiate conservano fino all’ultimo istante. Nella sua camera era un vecchio clavicembalo, con sopra della vecchia musica, l’Orfeo, le Devin du Village.... In uno scaffale nella parete opposta, erano schierati i volumi delle opere complete di Jean-Jacques Rousseau,citoyen de Genève....

La riconoscete? È la povera, fedeleJulie. E mentre assisa in unachaise-longuepresso il camminetto, essa legge qualche volume dellaNouvelle Héloïseo dellePromenades, si riscuote a un tratto, udendo salir dalla strada urli e grida di acclamazioni entusiastiche. È il popolo che risponde ai primi ruggiti del leone Mirabeau.... CaraJulie, caraMarianne, posa il prediletto volume, se vuoi capir quelle grida. Prendine inveceun altro, quello piccolo àtranches dorées, dov’è scrittoContrat social. Leggilo, e capirai quelle grida....

Oppure, no. Serba sui tuoi capelli bianchi e nel tuo cuore spento di vecchia, gli ultimi riflessi di un sole cadente, di un ideale che tramonta. Rileggi per la centesima volta i memori volumi dellaJulie.... e muori nella tua solitudine, fedele a una memoria immortale.


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