ATTO SECONDO.
Salotto modesto in casa del professor Toti. — Uscio comune in fondo, uscio laterale a sinistra. — A destra, il canapè, poltrone, ecc. — Sul canapè alcuni giocattoli di Ninì, un carrettino, un pagliaccetto coi cembali a scatto. Altri arredi del salotto, a piacere, purchè intonati a un mediocre gusto borghese.
Salotto modesto in casa del professor Toti. — Uscio comune in fondo, uscio laterale a sinistra. — A destra, il canapè, poltrone, ecc. — Sul canapè alcuni giocattoli di Ninì, un carrettino, un pagliaccetto coi cembali a scatto. Altri arredi del salotto, a piacere, purchè intonati a un mediocre gusto borghese.
Al levarsi della tela, è in scena, in piedi, il Direttore Diana, col cappello in mano. Poco dopo entra dall'uscio a sinistra Rosa.
Al levarsi della tela, è in scena, in piedi, il Direttore Diana, col cappello in mano. Poco dopo entra dall'uscio a sinistra Rosa.
Rosa.
S'accomodi, signore.... Scusi, aspetti un momento.... levo questo carrettino del bimbo.... ecco qua.... s'accomodi....
Direttore.
Grazie, grazie.... Posso anche sedere qua....
Rosa.
Lo va lasciando da per tutto.... No, segga, segga qua....
Il Direttore fa per sedere, ma scopre sul divano anche un pagliaccetto e lo prende.
Il Direttore fa per sedere, ma scopre sul divano anche un pagliaccetto e lo prende.
Ah! c'era anche il pagliaccetto.... Grazie.... Ne sfascia tanti. Si figuri! Figlio unico! Il cocco di papà! Non passa giorno che non gli porti un giocattolino.... Ah, ecco qua il professore.
Entra il professor Toti in veste da camera, con aria un po' stralunata. Il Direttore si alza.
Entra il professor Toti in veste da camera, con aria un po' stralunata. Il Direttore si alza.
Toti.
Pregiatissimo signor Direttore. Prego, stia comodo. Se mi permette un momento....
S'accosta a Rosa e le parla piano, in fretta.
S'accosta a Rosa e le parla piano, in fretta.
Scappa subito a casa di.... mio suocero.
Rosa.
Ora?
Toti.
Ora, subito, ti dico.
Rosa.
E il bambino a chi lo lascio?
Toti.
Il bambino è con la mamma di là. Non c'è poi l'altra donna?
Volgendosi al Direttore.
Volgendosi al Direttore.
Prego, prego, signor Direttore, si metta a sedere.
A Rosa.
A Rosa.
Hai capito?
Rosa.
E che devo dire?
Toti.
Che vengano subito subito qua, tutt'e due, madre e padre, senza perder tempo, così come si trovano. Hai capito?
Rosa.
Sissignore, vado.
Toti.
Ma non farli spaventare, bada! Di'.... di'.... che la signora non si sente tanto bene.... e che c'è bisogno di loro. Corri, mi raccomando.
Rosa, via per l'uscio comune.
Rosa, via per l'uscio comune.
Scusi tanto, signor Direttore. Il cappello, prego.... posiamolo qua.
Direttore.
Grazie, scusi lei piuttosto, professore, se sono venuto in un'ora importuna.
Toti.
No, no, che importuna! Un disturbo.... un piccolo disturbo della mia signora....
Direttore.
Ah, mi dispiace! Ma se lei, professore, deve stare di là....
Toti.
Non c'è bisogno della mia assistenza. Ho mandato a chiamar la madre, perchè tra loro donne s'intendono meglio. Non è male di conseguenza. È in piedi. Sta al bujo, perchè dice che la luce le dà fastidio agli occhi. Non parla. Non vuole dire che male ha. Ma io lo so. Niente.... Piccoli disturbi....
Direttore.
Che forse?
Allude a una nuova gravidanza.
Allude a una nuova gravidanza.
Toti.
No! Dio liberi! Dio liberi, signor Direttore! Uno basta! — No. È un'altra cosa. È la gioventù.... è la gioventù, signor Direttore! Come l'aprile vuole le piogge, così la gioventù ogni tanto vuole qualche pianterello.... Poi spunta il sole di nuovo.... e passa tutto.... La gioventù! — Ha comandi da darmi, signor Direttore?
Direttore.
Per carità, che dice comandi?
Toti.
No, no. Lei mi comanda sempre. Se la mia condizione è cambiata, io resto quello che sono sempre stato. E lei è il mio superiore, che c'entra!
Direttore.
Superiore che non comanda, a ogni modo, ma che viene a pregare, non tanto il professore, quanto l'amico.
Toti.
Tutto a sua disposizione, Cavaliere mio....
Direttore.
Grazie. Ma non ho nulla da chiederle per me..., o piuttosto, sì, anche per me un favore, che non dovrebbe costarle niente ormai, dopo la bella fortuna che lei ha avuto....
Toti.
Per carità, signor Direttore, non mi parli, la prego, di questa mia fortuna! Mio fratello era in Romania; e come io non sapevo dopo tanto tempo se fosse vivo o morto, così lui non sapeva di me, se fossi vivo o morto; non posso dire dunque che abbia voluto lasciare il suo denaro proprio a me. L'ha lasciato, perchè non se lo poteva portare all'altro mondo. S'è cercato a chi si doveva dare, e s'è trovato che si doveva dare a me, unico erede.
Direttore.
E non è una fortuna, scusi?
Toti.
Fortuna, non dico di no! E non c'è misteri, creda, signor Direttore, come vanno dicendo in paese. Lei lo sa, dicono che tengo altro denaro conservato in casa! Non è vero. Tutto quello che era, così com'era — centoquaranta mila lire — l'ho messo nella Banca Agricola cittadina....
Direttore.
Eh, una bella somma!
Toti.
Sissignore, e sono diventato il più forte azionistadella Banca, ma a patto di metterci una persona di mia fiducia.
Direttore
un po' sulle spine.
un po' sulle spine.
Sì..... sì.... lo so, il Delisi....
Toti
imperterrito.
imperterrito.
Giacomino Delisi, sissignore. Eppure creda, signor Direttore, creda che io stavo meglio prima, che ora! Con tutta la mia miseria! Questo denaro è stato per me.... sa come quando, tempo d'inverno, i ragazzini, di sera, raccolgono le foglie secche cadute dagli alberi per farne una vampata, che se uno, anche piccolo piccolo, si trova a passare, l'ombra, con quella vampa, al muro, diventa come un gigante, che se alza un braccio arriva fino al quinto piano? Così, signor Direttore! Ero niente, piccolo così. Passavo e nessuno mi guardava. C'è stata questa fiammata dell'eredità, e ora, appena alzo un braccio.... appena muovo una gamba.... tutti lo vedono, mi stanno tutti a guardare con tanto d'occhi, vogliono conto e ragione di quello che faccio e di quello che non faccio, se proteggo questo, se non proteggo quell'altro.... E che cos'è? Non sono padrone di fare quello che mi pare e piace, senza danno di nessuno? Mi sono seccato, ecco, signor Direttore! E creda che, se non avessi una creaturina in casa, mi verrebbe quasi la tentazione di ritirare dalia Banca questi centoquaranta pezzi di carta e di farne davvero, come un ragazzino, un'altra vampata da fare epoca, da fare epoca!
Direttore.
Mi dispiace, professore, d'aver toccato un tasto che le è doloroso. Ma mi permette un'osservazione?
Toti.
E come no? Anzi, la ringrazio....
Direttore.
Mi pare che lei non faccia di tutto — dato che la malignità del paese — come lei dice — l'ha preso di mira — non faccia di tutto, ecco, per sottrarsi a questa malignità e risparmiarsi noje, dispiaceri....
Toti.
Io? Ma se non faccio niente, io, signor Direttore? Me ne sto qua, ritirato in casa.... Non faccio niente! Casa e scuola, scuola e casa....
Direttore.
Ecco.... Permette? Siamo venuti appunto alla ragione della mia visita. La scuola, professore! Si ricorda che due anni fa, quando lei ne aveva già trentaquattro d'insegnamento, io le consigliai di mettersi a riposo?
Toti.
Sì, ricordo, ricordo....
Direttore.
E non c'era allora codesta cospicua eredità! Ma scusi, professore, perchè adesso non fa questo, almeno?
Toti
precipitosamente.
precipitosamente.
Ah no no no no! mai mai mai mai! Non me ne parli! Niente, signor Direttore!
Direttore.
Scusi, permette? Mi lasci dire!
Toti.
Non sento ragione, signor Direttore! Di ritirarmi, non me ne deve parlare! Guardi, c'è più per me di questa creaturina, che già comincia a camminarmi per casa? Le ore che mi piglia la scuola, sono levate alla gioja che questa creaturina midà. Non mi par l'ora ogni giorno che suoni la campana, per ritornarmene qua a giocare con lui, a fare il bambino con lui. Eppure no, non transigo! non transigo, signor Direttore!
Direttore.
Ma sa che è una bella ostinazione la sua? Se è per lei un martirio!
Toti.
Appunto perchè è un martirio! Io resto quello che sono sempre stato! La croce la voglio portare fino all'ultimo! Scusi, se questo martirio è stato la ragione, la base di tutto quello che ho fatto! E perchè l'ho fatto allora? Appunto perchè fruttasse almeno un bene a qualcuno....
Direttore.
Ma se non ce n'è più bisogno adesso?
Toti.
Lo dice lei! Vuol mettere il denaro sudato onestamente, il denaro che sa di stento, con questo dell'eredità, piovuto dal cielo, che lei fa così....
Soffia.
Soffia.
e se ne può andare com'è venuto? E poi le ho detto che m'ha portato sfortuna. E c'è poi altre ragioni.... Guardi, se non avessi la scuoia, starei troppo in casa, per via del bambino. Nessuno mi tratterrebbe. Ebbene: sono vecchio, lei mi capisce, e darei troppo fastidio.... — Niente, signor Direttore, non ne parliamo!
Direttore.
Mi dispiace, professore; ma io debbo parlargliene e seriamente.
Toti.
Perchè? c'è cosa? Mi si vuole costringere? per soperchieria?
Direttore.
Abbia pazienza, professore. Cerchi di mettersi un poco nei miei panni e di considerare che da due anni a questa parte, dalla mattina alla sera, in direzione, a casa mia, se esco a fare due passi per istrada, io sono oppresso, vessato da tutti, padri di famiglia, persone che non conosco, che vengono a protestare contro il preteso scandalo di codesta sua permanenza nell'insegnamento.
Toti.
Ah sì? Ah sì?
Direttore.
Purtroppo, professore! Creda che è una protesta civile vera e propria — generale!
Toti.
E lei la chiama civile?
Direttore.
Civile nel senso che la società si reputa offesa — io non voglio entrare adesso a vedere se a torto o a ragione — dalla condotta della sua vita privata, reputandola incompatibile col suo ufficio di educatore della gioventù....
Toti.
E lei, signor Direttore?
Direttore.
Le ripeto che io non voglio entrare a vedere....
Toti.
Dunque vuol dire che anche lei è d'accordo nel giudicare disonesta la condotta della mia vita privata?
Direttore.
Ma no, non dico questo! Dico che lei, uomo privato, nella sua coscienza onesta, può infischiarsi del giudizio della gente, se lo reputa ingiusto.Come professore, addetto a un ufficio pubblico, non può più infischiarsene, deve tenerne conto, come devo tenerne conto io, da direttore; e perciò son venuto a consigliarle, ancora una volta, di mettersi a riposo.
Toti.
E di sottoscrivere così al giudizio della gente?
Alzandosi.
Alzandosi.
No, signor Direttore! Io aspetto che qualcuno — poichè lei non lo vuoi fare — venga a discutere con me, non quello che pare, ma quello che è; la mia coscienza appunto. Non mi ritiro! Accetto la guerra! Voglio vedere chi ha il coraggio di venirmi a dire in faccia ch'io sono una persona disonesta e se ciò che faccio non è fatto a fin di bene!
Direttore
stringendosi nelle spalle e accomiatandosi.
stringendosi nelle spalle e accomiatandosi.
Capirà ch'io ho fatto, professore, il mio obbligo d'amico....
Toti.
E io la ringrazio.
Direttore.
La prevengo che si minaccia di portare la protesta agli enti superiori....
Toti.
Facciano! facciano pure!
Direttore.
E che se domani dal Ministero mi si chiedesse qualche rapporto....
Toti.
Lei risponda come crede, che m'ha consigliato di chiedere il riposo, e ch'io non ho voluto saperne. La vedremo, signor Direttore!
Direttore.
E allora non mi resta più altro che salutarla e augurarle che la sua signora si rimetta presto in salute.
Toti.
Grazie infinite, e le sono obbligatissimo, creda, signor Direttore.
Direttore.
Non s'incomodi.... Piuttosto, mi dia ascolto, per carità!... Segua il mio consiglio: si ritiri!...
Toti.
No, no, l'accompagno, prego.
Il Direttore esce. Il professor Toti lo accompagna e poco dopo ritorna; ma trova su la soglia dell'uscio a sinistra Lillina, abbattuta, coi capelli in disordine, gli occhi rossi di pianto. Ha per mano Ninì, il bambino.
Il Direttore esce. Il professor Toti lo accompagna e poco dopo ritorna; ma trova su la soglia dell'uscio a sinistra Lillina, abbattuta, coi capelli in disordine, gli occhi rossi di pianto. Ha per mano Ninì, il bambino.
Ah, tu... Vuoi darmi il bambino?
Lillina.
Per favore.... Non posso badarci.... Dov'è andata Rosa?
Toti.
L'ho mandata io.... Ma dammelo qua il piccino.... Qua, Ninì.... vieni qua con me,
Se lo toglie in braccio.
Se lo toglie in braccio.
vieni qua, bellino.... lasciala stare la mammina; vedi che ha labua?
Lillina.
È così fastidioso....
Toti.
Forse perchè ti vede così, povero piccino.... Siamo io e lui, come due mosche senza capo; è vero,Ninì? a vedere la mammina così... Sai che sono già tre giorni?...
Lillina.
Ma che posso farci se mi sento male?
Toti.
Lo so! E ti pare che non ti compatisca, figliuola mia? Siedi.... siedi qua.... Vado a lasciare il bambino alla donna, fino al ritorno di Rosa....
Lillina.
No, no.... ho paura, ho paura che non gli badi troppo....
Toti.
Glielo raccomando io, di badarci, non temere! Ma già Rosa non può tardare molto.
Esce con Ninì per l'uscio in fondo e rientra solo, poco dopo. Nel frattempo Lillina, sedendo, s'è nascosto il volto tra le mani. Toti rientrando e vedendo Lillina in quell'atteggiamento, scuote il capo, poi le si accosta piano piano e le dice:
Esce con Ninì per l'uscio in fondo e rientra solo, poco dopo. Nel frattempo Lillina, sedendo, s'è nascosto il volto tra le mani. Toti rientrando e vedendo Lillina in quell'atteggiamento, scuote il capo, poi le si accosta piano piano e le dice:
Non vuoi dirmelo, è vero? non vuoi proprio dirmelo, che cosa ti senti?
Lillina.
Ma gliel'ho detto! Mi fa male.... mi fa tanto male il capo....
Toti.
E nient'altro?
Lillina.
Nient'altro. Non posso neanche tenere gli occhi aperti....
Toti.
E neanche sentir parlare, chè ti gira il capo. Soanche questo. Intanto, il medico non vuoi che si chiami; e credo anch'io che sarebbe inutile chiamarlo....
Lillina.
Per carità, mi lasci stare! non mi dica nulla! Abbia pazienza ancora per qualche giorno.... e vedrà, vedrà che mi passa.... mi passa tutto.... tutto.... tutto....
Scoppia in un pianto irrefrenabile.
Scoppia in un pianto irrefrenabile.
Toti.
E lo vedo che ti passa! Ti passa bene.... Insomma, dico, senti, figliuola mia, senti: voglio parlarti seriamente. Dopo tante prove che t'ho dato, dopo che per due anni ti ho dimostrato come voglio esser considerato da te, sai che mi pare? un'offesa mi pare, un'offesa, che tu non voglia confidarti con me!
Lillina.
Ma che vuole che le confidi, se non ho nulla, proprio nulla da confidarle? perchè vuol tormentarmi così?
Toti.
Voglio tormentarti, io? No, figliuola; non voglio tormentarti; vorrei soltanto che tu parlassi, che tu mi dicessi che cos'è accaduto, perchè da tre giorni stai così....
Lillina.
Ma se non è accaduto nulla! Glielo giuro.... Nulla!
Toti.
E perchè stai così, allora?
Lillina.
Ma perchè mi sento male! Quante volte gliel'ho da ripetere?
Toti.
Ah, dunque, devo parlare io? E che credi che, per quanto vecchio, io sia già così rimbambito da non capire che tu non puoi star così, solo perchè ti fa male il capo?
Lillina si alza e fa per andarsene, ma egli la trattiene a sedere.
Lillina si alza e fa per andarsene, ma egli la trattiene a sedere.
No, aspetta, figliuola! Sta' qua, sta' qua ad ascoltarmi; e lascialo il mai di capo, chè questa anzi sarà la ricetta per fartelo passare! Dimmi una cosa: tutte queste chiacchiere che fa la gente t'han forse messo così in soggezione davanti a me, da farti credere che tu non possa più parlarmi, che tu non possa più dirmi tutto ciò che ti sta sul cuore? Bada che sarebbe l'ingiuria più grande che tu potessi farmi, il tradimento più brutto: quello di vedere in me.... ciò che non voglio neanche dire! Tu con me puoi parlare, sempre, come mi parlasti la prima volta! Ho fatto tutto ciò che ti promisi allora, e non mi son tirato indietro d'un passo, lo puoi ben dire! Se la gente parla, se la gente ride, e c'è chi protesta e chi minaccia — (mi hanno anche mandato in casa il Direttore, hai visto?) — ebbene, tutto ciò a me non importa nulla, e non deve importarne nulla neanche a te, perchè tu e io sappiamo bene che non facciamo niente di male, e dobbiamo pensare a star tutti uniti e a non darla vinta, aspettando che il tempo mi dia ragione: non ora — presto — alla mia morte — quando vi avrò lasciati a posto, tutti tranquilli e sistemati. — Hai inteso? hai inteso?
Lillina.
Sì.... sì.... ho inteso....
Toti.
E dunque parla, adesso! Che è stato? Vi siete litigati?
Lillina.
No, che litigare! Non mi son litigata con nessuno...
Toti.
E perchè da tre giorni, allora, lui non viene?
Lillina.
Che vuole che ne sappia io perchè non viene? Non è venuto....
Toti.
Son tre giorni che non va neanche alla Banca. Me l'ha detto jeri il cassiere. Si vede che farà male il capo anche a lui.... Santo Dio, santo Dio, ragazzi.... pensate che il tempo rimane per voi, e che un giorno che togliete a me, è peccato!... Son tre giorni che non canti.... tre giorni che non ridi....
Lillina scoppia di nuovo a piangere forte.
Lillina scoppia di nuovo a piangere forte.
Ecco, vedi? E poi dici che non è niente.... Dev'essere accaduto qualcosa di grosso! E tu devi dirmelo!
Si sente sonare il campanello.
Si sente sonare il campanello.
Ah, eccoli qua.... Se non vuoi dirlo a me, lo dirai almeno a tua madre!
Lillina
balzando in piedi tra i singhiozzi.
balzando in piedi tra i singhiozzi.
Mia madre? Ha fatto venire mia madre? Io non ho niente da dirle!... non ho niente da dire a nessuno! Mi lascino stare per carità! Mi lascino stare!
Via di corsa per l'uscio a sinistra.
Via di corsa per l'uscio a sinistra.
Toti
resta costernato a guardar l'uscio per cui Lillina è uscita — tentenna il capo — aspetta — poi, non vedendo entrar nessuno, si fa all'uscio in fondo e grida:
resta costernato a guardar l'uscio per cui Lillina è uscita — tentenna il capo — aspetta — poi, non vedendo entrar nessuno, si fa all'uscio in fondo e grida:
Chi è? Rosa!
Rosa
si presenta su la soglia.
si presenta su la soglia.
Eccomi qua.
Toti
contraffacendola.
contraffacendola.
“Eccomi qua„. Come? Non si viene a dare la risposta? Che t'hanno detto?
Rosa.
Che stanno per venire. Sono usciti dopo di me. Faccia conto che sono qua. Ma badi che non volevano venire.
Toti.
Non volevano?
Rosa.
Nossignore. Perchè dicono che non vogliono immischiarsi nei suoi affari, nè punto nè poco.
Toti.
E chi ha detto loro d'immischiarsi? Chi vuole che s'immischino?
Rosa.
Io non so nulla. Hanno detto così.
Toti.
Ma tu non hai detto loro, che la signora non stava bene?
Rosa.
Come non gliel'ho detto? Gliel'ho detto. Si sono guardati negli occhi....
Toti.
E tu allora hai sciolto lo scilinguagnolo, e figuriamoci! Basta. Non fa nulla. Dimmi almeno quello che sai, quello che hai detto loro....
Rosa.
Io? E che vuol sapere da me? Io non ho dettoniente a nessuno, perchè non so niente, perchè qua faccio la serva e non faccio altro mestiere! Chi sa lei s'avesse a credere!
Toti.
Basta! basta! T'ho detto mezza parola....
Rosa.
Nossignore! Per saperci intendere! Se mi vuole, mi tiene; se non mi vuole, mi mandi via. Ma io non sono nè spia, nè altro! Rispetto la signora; voglio bene al bambino; e glielo dico in faccia: lei solo qua non mi piace! Se mi vuole, mi tiene; se non mi vuole, mi mandi via!
Si ode di nuovo il campanello alla porta. Rosa si prende la veste pulitamente per due lembi, l'allarga strisciando una riverenza, e va via.
Si ode di nuovo il campanello alla porta. Rosa si prende la veste pulitamente per due lembi, l'allarga strisciando una riverenza, e va via.
Toti
gridandole appresso:
gridandole appresso:
Linguaccia! Linguaccia!
Entrano serii e impettiti Cinquemani e sua moglie Marianna, senza salutare. Cinquemani con un vecchio cappellaccio in capo e la mazza; Marianna con un velo nero sui capelli e un'ampia, antica veste a quadretti neri.
Entrano serii e impettiti Cinquemani e sua moglie Marianna, senza salutare. Cinquemani con un vecchio cappellaccio in capo e la mazza; Marianna con un velo nero sui capelli e un'ampia, antica veste a quadretti neri.
Caro Cinquemani.... cara suocera.... accomodatevi, accomodatevi....
Marianna
a denti stretti.
a denti stretti.
Grazie tante.
Non s'accomoda.
Non s'accomoda.
Cinquemani
alzando una mano con gravità.
alzando una mano con gravità.
Non possiamo trattenerci molto.
Toti.
Sta bene; ma almeno mettetevi a sedere....
A Cinquemani.
A Cinquemani.
Se volete posare il cappello.
Cinquemani.
Non poso niente. Le ripeto che non posso trattenermi molto.
Toti.
Voi almeno, signora suocera, abbassatevi il velo sulle spalle.
Marianna.
Grazie, nossignore. Non mi abbasso niente.
Siede.
Siede.
Cinquemani.
E poi le dico che il cappello io me lo levo a casa mia. Qua non è casa mia. Per cui....
Siede.
Siede.
Toti.
Qua è la casa della vostra figliuola. Se voi non avete mai voluto considerarla per vostra....
Cinquemani
alzandosi.
alzandosi.
Marianna, pst! andiamo via!
Marianna si alza.
Marianna si alza.
Toti.
Siete pazzo? Che v'ho detto? Ma non facciamo storie, via! che ho ben altro adesso a cui pensare! Sedete, sedete, e discorriamo.
Marianna.
Discorriamo? Lei? Vuol discorrere lei? Prima lei deve sentire il discorso che dobbiamo farle noi.
A Cinquemani.
A Cinquemani.
A te. Attacca!
Toti.
Sentiamo codesto discorso. Ma sbrigatevi, per carità!
Cinquemani.
Il discorso è questo. Tanto io, quanto mia moglie; io
S'appunta l'indice sul petto.
S'appunta l'indice sul petto.
e mia moglie,
La indica.
La indica.
va bene?
Toti.
Benissimo. Avanti!
Cinquemani.
Benissimo. Lei sa che tanto io, quanto mia moglie non abbiamo messo piede in questa casa, se non il giorno dello sposalizio.
Marianna
agitandosi sulla seggiola e convellendosi.
agitandosi sulla seggiola e convellendosi.
E lo sa Iddio, lo sa Iddio quello che abbiamo sofferto!
Toti.
Voi? E perchè? quando?
Marianna.
Ah, perchè, dice? quando, dice? Ma ora stesso, ora stesso! Sappia che con tanto d'occhi ci ha guardato la gente, davanti a tutte le porte, affacciata a tutte le finestre, vedendoci venire qua!
Toti.
Vi hanno guardato, e poi?
Cinquemani.
Basta, Marianna! Lascia parlare a me!
Toti.
Un momento, Cinquemani. Voglio prima saperquesto: — Non vi ho detto, non so più quante volte, alla scuola, di venire qua con vostra moglie, a trovare la vostra figliuola?
Cinquemani.
Sì.... me l'ha detto.... sì....
Toti.
Chi vi ha proibito allora di venire?
Marianna
scattando.
scattando.
Ah, vuol sapere chi ce l'ha proibito?
Cinquemani
balzando in piedi anche lui e accorrendo come a parare la moglie.
balzando in piedi anche lui e accorrendo come a parare la moglie.
Aspetta, Marianna, che gli rispondo io! — Giacchè lei mi parla della scuola, deve sapere che alla scuola io la saluto per semplice considerazione sociale, e basta! Perchè lo so io solo, e il signor Direttore, tutte le porcherie che scancello dai muri per lei e per la mia figliuola! Cose da far cadere la faccia a terra! la faccia a terra!
Marianna.
E vuol sapere chi ci ha proibito di venire qua!
Cinquemani.
Lei è la favola del paese! E il paese ha ragione! E io e mia moglie; tutt'e due — lo sappia! — siamo col paese!
Marianna.
Perchè siamo gente che non ha perduto ancora il santo rossore della faccia! Il santo rossore, qua! qua!
Batte le mani sulle guance.
Batte le mani sulle guance.
Cinquemani.
Gente onorata siamo!
Toti.
E via, smettetela! Volete sapere che cosa siete? Due asini siete! Due asini!
Cinquemani.
Lei mi parli con rispetto, perchè sono suo suocero!
Toti.
Ma statevi zitto! Suocero! Sapete bene come e perchè mi sono presa la vostra figliuola!
Marianna.
Lei se l'è presa perchè ha voluto prendersela!
Toti.
Sissignori! E con tutto il cuore!
Marianna.
Non per noi! Perchè per noi poteva restare dov'era, che sarebbe stato meglio! Vergogna nascosta, anzichè pubblica, come lei l'ha ridotta! Ma sa che non possiamo più affacciarci alla strada? mettere il naso fuori la porta, per paura d'aver beccata la faccia dalla gente?
Toti.
Avete finito? Vi siete sfogati? Posso ora parlare io?
Cinquemani.
Che finire! che sfogare, no! Aspetti! A lui, dica un po', a lui, a quello svergognato, ladro dell'onore delle famiglie, a colui che l'ha coperto di ridicolo dalla testa ai piedi, a lui doveva far dare il posto di fiducia alla Banca? Glieli deve guardar lui gl'interessi?
Toti.
Ah! è per questo? È questa tutta la vostra indignazione?
Cinquemani.
No! Questa è per giunta! Non le bastava avergli permesso, con lo scandalo di tutto il paese, che seguitasse a venir qua?
Marianna.
E pretendeva che ci venissimo anche noi, oh!, insieme con lui! In nome del Padre....
Accenna il segno della croce.
Accenna il segno della croce.
Cinquemani.
Zitta, Marianna! — Non bastava questo? Pure a guardia degli interessi doveva esser messo? Che bisogno aveva d'un tutore di questo genere mia figlia? Con la posizione che lei le lasciava e con questa fortuna piovuta dal cielo, non poteva forse restar libera, padrona di sè, mia figlia, senza questo scandalo, ricca col bambino, signora, guardata dalla madre e da me? Non c'ero io? Che cosa sono io? non sono il padre?
Alla moglie.
Alla moglie.
Di' tu! Di' tu! non sono il padre?
Marianna.
Legittimo e naturale! Innanzi agli uomini e innanzi a Dio!
Accoglie il marito tra le braccia quasi piangente e lo esorta a calmarsi.
Accoglie il marito tra le braccia quasi piangente e lo esorta a calmarsi.
Toti.
Bravi! bravi! E questo si chiama ragionare? Quattro soldi di pensione sarebbero toccati a vostra figlia.... Chi poteva mai immaginarsi che mi sarebbe venuta quest'eredità? Certo che se avessi potuto immaginarlo, avrei preteso che — non solo la vostra figliuola — ma qualunque altra ragazza che avesse voluto venir con me per assistermi e darmi onestamente un po' di conforto nella vecchiaja, aspettasse con un po' di pazienza la miamorte, per poi fare ciò che le sarebbe piaciuto. Ma se è venuta troppo tardi questa fortuna? Troppo tardi! Capite? Che potevo più fare?
Cinquemani.
Basta. Sa perchè siamo venuti noi, adesso? Siamo venuti perchè, con l'ajuto Dio, pare che ormai sia tutto finito....
Toti.
Che? Che dite? Tutto finito? Come avete detto?
Cinquemani.
Tutto il paese lo dice!
Toti.
Che dice? Finito? Dove? Quando? Chi l'ha detto a voi?
Cinquemani.
Ah, come? lei s'infuria, invece di ringraziar Dio?
Marianna.
Signori miei, se ne dispiace! In nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo....
Toti.
Ma che è? Che è accaduto insomma? Possibile che non debba saperne nulla io solo? Ditemi subito quello che sapete! Ah, per questo allora piange da tre giorni quella povera piccina? È una cosa seria! Che si dice in paese? È inutile che voi vi facciate la croce con la mano manca! Aspettate a farvela! Perchè ci sono io, qua, ancora! ci sono io!
Marianna.
Ma ci sono i santi sacerdoti, anche, per grazia di Dio!
Toti.
I sacerdoti?
Cinquemani.
I sacerdoti, i santi sacerdoti, sissignore! Ah lei non lo sa che la sorella di lui....
Toti.
Di Giacomino?
Cinquemani.
Sissignore, la signora Rosaria Delisi, ha messo sossopra tutta la gente di chiesa — sacerdote per sacerdote! — A proposito, veda che sarà qui tra poco Padre Landolina.
Toti.
Padre Landolina? E chi è?
Marianna.
Un sant'uomo! Il beneficiale di San Michele! Ecco chi è!
Cinquemani.
Il padre spirituale della signorina Delisi! Ecco chi è!
Toti.
E vuol venire.... vuol venire a parlare con me?
Cinquemani.
Credo. È venuto jersera da me, credendo che io fossi dalla parte sua! — Ma come? io? — gli ho detto....
Toti.
E allora, verrà da me?