[image]CAPITOLO I.

[image]CAPITOLO I.[image]isse il più saggio tra gli uomini, chesi ammaestri il fanciullo secondo la capacità di lui; poichè quando invecchierà, non devierà dall'ammaestramento medesimo3. Questo testo contiene due proposizioni: la prima, l'ammaestramento del giovine, cioè, che egli ammaestrato sia in gioventù, mentre ha la mente libera da' pensieri e dalle vanità del mondo, e dalla corruzione delle cattive opinioni; poichè libera essendo come carta non scritta la sua mente, facil cosa riesce l'insinuarvi le proposizioni vere le quali perfettamente vi s'imprimono: la seconda, che è relativa al temperamento suo, prescrive, ch'egli ammaestrato venga secondo la natura e la forza del suo spirito; giacchè uguali non essendo degli uomini i temperamenti nè le forze dello spirito, ugualmente nemmeno, ciò che è facile concepirsi e ritenersi da uno, facile sarà ritenersi e concepirsi da un altro, e così a vicenda, come più diffusamente diremo al [pg 6]cap. 8, bastando per ora lo stabilire, che se l'uomo sarà educato da fanciullo, che è quanto dire in età tenera, ed a seconda della propria natura, non prescinderà certamente neppure invecchiando dalla educazione ricevuta.La educazione de' fanciulli israeliti deve essere divisa in due parti: la prima consiste in una buona morale, o sia in quelle cose che rendono quello in cui concorrono degno del nome di uomo; indegno essendo (come spiegheremo in seguito) di tale denominazione chi di virtù morali fornito non sia: la seconda comprende la istruzione nella legge e prescrizioni divine, cose superiori alla mente umana, che rivelate furono al nostro gran maestro Moisè, il quale gode la vera pace, e che incognite sarebbero anche a' primi savi del mondo se in questo modo divino a noi tramandate non fossero; poichè desse che dalla natura la sorgente loro non hanno, altro non sono, che regole alle quali i soli figli di Giacobbe furono sottoposti. Queste divine prescrizioni sono quelle che si leggono già dettate nella legge del nostro suddetto maestro (sulla spiegazione rivelatagli dal medesimo Iddio) col lume della profezia, e che egli rivelò a Giosuè ed agli anziani di quel secolo. Così passate sono da una bocca e da una generazione all'altra sino al tempo della seconda emigrazione degli israeliti; ma quando dispersa la nazione nelle quattro parti del mondo, e ristrette, tra l'aumento delle sciagure, le cognizioni e le potenze dello spirito, dubitarono gli antichi savi che in progresso venisse la divina legge dimenticata, risolverono di unirne in un codice le rivelazioni4. Coteste sono appunto quelle cose le quali, se non avessero la predetta divina origine e se non fossero state in tal maniera alla posterità tramandate, verun savio de' tempi, nè coll'arte, nè coll'ingegno le avrebbe potute da se stesso produrre.Non così può dirsi delle leggi morali che essendo dall'umana [pg 7] ragione dettate e dalla maggior parte degli uomini savi per senso comune accordate, non furono in verun codice compilate; poichè il saggio, o da se va formandone le idee, o le rileva ed apprende dalle legislazioni universali de' suoi tempi. Sotto il titolo poi di questa legge umana si comprendono le leggi etiche, la buona disciplina, i buoni costumi, la civiltà, ed il proprio ed elegante modo di esprimersi (cose tutte che sono piantate nel cuore d'ogni uomo ragionevole, e che l'uomo intelligente che n'è adornato le riguarda come mezzi da conoscer meglio la legge di Dio, e le tracce ch'ella prescrive, come diremo alcap. 6) come pure la cognizione della storia, della geografia, del gius publico, del gius civile delle differenti provincie, e così pure le cognizioni matematiche, cioè l'aritmetica, la geometria, l'astronomia ed altre, li principj di cui sono quasi originati nell'uomo e nel di lui intelletto, nel quale essendo piantati i principj comuni coltivati con savio criterio, ne derivano le savie conseguenze in qualsivoglia arte, o scienza la quale contiene tutte le cognizioni fisiche, o sia le cognizioni delle differenti specie, cioè il regno animale, vegetabile, minerale, e delle materie elementari, le ragioni dell'aria, delle nubi e de' loro effetti, la botanica, l'anatomia, la medicina, la chimica, ed altre scienze umane, le quali l'uomo ha potuto concepire mediante il di lui proprio intelletto, e migliorare con l'ajuto de' suoi sensi, senza aver bisogno di una rivelazione divina, nè di un codice che garantisca i secoli, perchè tali cognizioni non si fossero perdute5.Questa legge umana, o sia morale, ha preceduta la rivelazione, [pg 8] o sia la divina legge, per lo che appunto conviene, che l'uomo sino dalla sua età giovanile si avvezzi a temer Dio con quelle massime ed opinioni che degno lo rendono di chiamarsi uomo, e che con quelle egli si disponga ad apprendere la legge di Dio e le sue prescrizioni, onde osservare que' divini precetti che sono superiori alla mente umana, e che formano il dovere di un vero israelita; e questo è quello che i nostri savi rabini hanno notato con dire, che già per il corso di 26 secoli la morale ha preceduta la legge rivelata, poichè 26 secoli appunto sono trascorsi da Adamo sino a Moisè, ne' quali ha servito di contegno la sola buona morale che è ben spiegata da que' 7 precetti a cui noi crediamo obbligato tutto il genere umano6, li quali, qualora vengano ben digeriti, sono accordati dal senso comune, e convengono con tutte le leggi naturali, con le leggi comuni, e con le filosofiche legislazioni che sono tutte comprese sotto il nome di un contegno morale, e che giovano alla società umana, instruendo l'uomo del modo di prevalersi del mondo, perchè egli non solo sia esatto rispetto a se stesso; ma anche lo instruiscano del modo con cui deve essere vantaggioso al suo simile con il proprio contegno e con le rispettive azioni, per lo che colui che manca nella legge umana, ancorchè egli fosse bene instrutto nella legge divina e ne facesse anco buon uso, non è vantaggioso al mondo per due ragioni, la prima, perchè egli serve di un peso inutile alla società, giacchè essendo incivile nella sua condotta nè avendo la minima idea di mondo, il di lui contegno ne' mondani affari, essendo fuori di proposito, non riesce di alcun vantaggio all'uman genere; e la seconda, perchè quantunque la [pg 9] divina legge e le sue prescrizioni siano assai più elevate ed estimabili della legge umana e morale; queste sono nulladimeno tanto connesse e concatenate con essa, che dove l'umana legge finisce, principia la divina; rivelandosi con questa quelle cose che la mente umana non potrebbe da se concepire; dal che nasce in conseguenza, che colui che ignora la legge divina e conosce la morale, quantunque non possa far godere de' suoi lumi i saggi d'Israele nella scienza legale; nulladimeno riuscirà vantaggioso agli uomini di altre nazioni: per l'opposto poi, chi non conosce una buona morale, comunque sia egli instrutto nella legge divina, non è vantaggioso, nè alla propria, nè alle altre nazioni; il che è molto bene spiegato da' nostri savi con un loro ben instruttivo assioma, cioè, che qualsivoglia savio nella legge, per esempio, un teologo privo di scienza morale, è peggiore di un cadavere di una bestia non macellata secondo il rito ebreo, vale a dire, che un teologo privo di scienza non sia migliore di quell'animale di cui in seguito alla legge divina ci è proibito di servirci per un difetto legale; e che non essendo, nè schifoso, nè ributtante, non è vietato fuorchè alla nostra società, potendo gli altri uomini goderlo, a cui possiamo perciò venderlo7; ma costui è ancora peggiore, perchè non dirigendosi secondo i precetti della vera morale, non è utile, nè alla propria, nè alle altre nazioni; giacchè le teologiche di lui cognizioni sono spregievoli alla propria nazione, ed il contegno di lui si rende abbominevole e ributtante anche verso le altre nazioni.[pg 10]

[image]CAPITOLO I.[image]isse il più saggio tra gli uomini, chesi ammaestri il fanciullo secondo la capacità di lui; poichè quando invecchierà, non devierà dall'ammaestramento medesimo3. Questo testo contiene due proposizioni: la prima, l'ammaestramento del giovine, cioè, che egli ammaestrato sia in gioventù, mentre ha la mente libera da' pensieri e dalle vanità del mondo, e dalla corruzione delle cattive opinioni; poichè libera essendo come carta non scritta la sua mente, facil cosa riesce l'insinuarvi le proposizioni vere le quali perfettamente vi s'imprimono: la seconda, che è relativa al temperamento suo, prescrive, ch'egli ammaestrato venga secondo la natura e la forza del suo spirito; giacchè uguali non essendo degli uomini i temperamenti nè le forze dello spirito, ugualmente nemmeno, ciò che è facile concepirsi e ritenersi da uno, facile sarà ritenersi e concepirsi da un altro, e così a vicenda, come più diffusamente diremo al [pg 6]cap. 8, bastando per ora lo stabilire, che se l'uomo sarà educato da fanciullo, che è quanto dire in età tenera, ed a seconda della propria natura, non prescinderà certamente neppure invecchiando dalla educazione ricevuta.La educazione de' fanciulli israeliti deve essere divisa in due parti: la prima consiste in una buona morale, o sia in quelle cose che rendono quello in cui concorrono degno del nome di uomo; indegno essendo (come spiegheremo in seguito) di tale denominazione chi di virtù morali fornito non sia: la seconda comprende la istruzione nella legge e prescrizioni divine, cose superiori alla mente umana, che rivelate furono al nostro gran maestro Moisè, il quale gode la vera pace, e che incognite sarebbero anche a' primi savi del mondo se in questo modo divino a noi tramandate non fossero; poichè desse che dalla natura la sorgente loro non hanno, altro non sono, che regole alle quali i soli figli di Giacobbe furono sottoposti. Queste divine prescrizioni sono quelle che si leggono già dettate nella legge del nostro suddetto maestro (sulla spiegazione rivelatagli dal medesimo Iddio) col lume della profezia, e che egli rivelò a Giosuè ed agli anziani di quel secolo. Così passate sono da una bocca e da una generazione all'altra sino al tempo della seconda emigrazione degli israeliti; ma quando dispersa la nazione nelle quattro parti del mondo, e ristrette, tra l'aumento delle sciagure, le cognizioni e le potenze dello spirito, dubitarono gli antichi savi che in progresso venisse la divina legge dimenticata, risolverono di unirne in un codice le rivelazioni4. Coteste sono appunto quelle cose le quali, se non avessero la predetta divina origine e se non fossero state in tal maniera alla posterità tramandate, verun savio de' tempi, nè coll'arte, nè coll'ingegno le avrebbe potute da se stesso produrre.Non così può dirsi delle leggi morali che essendo dall'umana [pg 7] ragione dettate e dalla maggior parte degli uomini savi per senso comune accordate, non furono in verun codice compilate; poichè il saggio, o da se va formandone le idee, o le rileva ed apprende dalle legislazioni universali de' suoi tempi. Sotto il titolo poi di questa legge umana si comprendono le leggi etiche, la buona disciplina, i buoni costumi, la civiltà, ed il proprio ed elegante modo di esprimersi (cose tutte che sono piantate nel cuore d'ogni uomo ragionevole, e che l'uomo intelligente che n'è adornato le riguarda come mezzi da conoscer meglio la legge di Dio, e le tracce ch'ella prescrive, come diremo alcap. 6) come pure la cognizione della storia, della geografia, del gius publico, del gius civile delle differenti provincie, e così pure le cognizioni matematiche, cioè l'aritmetica, la geometria, l'astronomia ed altre, li principj di cui sono quasi originati nell'uomo e nel di lui intelletto, nel quale essendo piantati i principj comuni coltivati con savio criterio, ne derivano le savie conseguenze in qualsivoglia arte, o scienza la quale contiene tutte le cognizioni fisiche, o sia le cognizioni delle differenti specie, cioè il regno animale, vegetabile, minerale, e delle materie elementari, le ragioni dell'aria, delle nubi e de' loro effetti, la botanica, l'anatomia, la medicina, la chimica, ed altre scienze umane, le quali l'uomo ha potuto concepire mediante il di lui proprio intelletto, e migliorare con l'ajuto de' suoi sensi, senza aver bisogno di una rivelazione divina, nè di un codice che garantisca i secoli, perchè tali cognizioni non si fossero perdute5.Questa legge umana, o sia morale, ha preceduta la rivelazione, [pg 8] o sia la divina legge, per lo che appunto conviene, che l'uomo sino dalla sua età giovanile si avvezzi a temer Dio con quelle massime ed opinioni che degno lo rendono di chiamarsi uomo, e che con quelle egli si disponga ad apprendere la legge di Dio e le sue prescrizioni, onde osservare que' divini precetti che sono superiori alla mente umana, e che formano il dovere di un vero israelita; e questo è quello che i nostri savi rabini hanno notato con dire, che già per il corso di 26 secoli la morale ha preceduta la legge rivelata, poichè 26 secoli appunto sono trascorsi da Adamo sino a Moisè, ne' quali ha servito di contegno la sola buona morale che è ben spiegata da que' 7 precetti a cui noi crediamo obbligato tutto il genere umano6, li quali, qualora vengano ben digeriti, sono accordati dal senso comune, e convengono con tutte le leggi naturali, con le leggi comuni, e con le filosofiche legislazioni che sono tutte comprese sotto il nome di un contegno morale, e che giovano alla società umana, instruendo l'uomo del modo di prevalersi del mondo, perchè egli non solo sia esatto rispetto a se stesso; ma anche lo instruiscano del modo con cui deve essere vantaggioso al suo simile con il proprio contegno e con le rispettive azioni, per lo che colui che manca nella legge umana, ancorchè egli fosse bene instrutto nella legge divina e ne facesse anco buon uso, non è vantaggioso al mondo per due ragioni, la prima, perchè egli serve di un peso inutile alla società, giacchè essendo incivile nella sua condotta nè avendo la minima idea di mondo, il di lui contegno ne' mondani affari, essendo fuori di proposito, non riesce di alcun vantaggio all'uman genere; e la seconda, perchè quantunque la [pg 9] divina legge e le sue prescrizioni siano assai più elevate ed estimabili della legge umana e morale; queste sono nulladimeno tanto connesse e concatenate con essa, che dove l'umana legge finisce, principia la divina; rivelandosi con questa quelle cose che la mente umana non potrebbe da se concepire; dal che nasce in conseguenza, che colui che ignora la legge divina e conosce la morale, quantunque non possa far godere de' suoi lumi i saggi d'Israele nella scienza legale; nulladimeno riuscirà vantaggioso agli uomini di altre nazioni: per l'opposto poi, chi non conosce una buona morale, comunque sia egli instrutto nella legge divina, non è vantaggioso, nè alla propria, nè alle altre nazioni; il che è molto bene spiegato da' nostri savi con un loro ben instruttivo assioma, cioè, che qualsivoglia savio nella legge, per esempio, un teologo privo di scienza morale, è peggiore di un cadavere di una bestia non macellata secondo il rito ebreo, vale a dire, che un teologo privo di scienza non sia migliore di quell'animale di cui in seguito alla legge divina ci è proibito di servirci per un difetto legale; e che non essendo, nè schifoso, nè ributtante, non è vietato fuorchè alla nostra società, potendo gli altri uomini goderlo, a cui possiamo perciò venderlo7; ma costui è ancora peggiore, perchè non dirigendosi secondo i precetti della vera morale, non è utile, nè alla propria, nè alle altre nazioni; giacchè le teologiche di lui cognizioni sono spregievoli alla propria nazione, ed il contegno di lui si rende abbominevole e ributtante anche verso le altre nazioni.[pg 10]

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[image]isse il più saggio tra gli uomini, chesi ammaestri il fanciullo secondo la capacità di lui; poichè quando invecchierà, non devierà dall'ammaestramento medesimo3. Questo testo contiene due proposizioni: la prima, l'ammaestramento del giovine, cioè, che egli ammaestrato sia in gioventù, mentre ha la mente libera da' pensieri e dalle vanità del mondo, e dalla corruzione delle cattive opinioni; poichè libera essendo come carta non scritta la sua mente, facil cosa riesce l'insinuarvi le proposizioni vere le quali perfettamente vi s'imprimono: la seconda, che è relativa al temperamento suo, prescrive, ch'egli ammaestrato venga secondo la natura e la forza del suo spirito; giacchè uguali non essendo degli uomini i temperamenti nè le forze dello spirito, ugualmente nemmeno, ciò che è facile concepirsi e ritenersi da uno, facile sarà ritenersi e concepirsi da un altro, e così a vicenda, come più diffusamente diremo al [pg 6]cap. 8, bastando per ora lo stabilire, che se l'uomo sarà educato da fanciullo, che è quanto dire in età tenera, ed a seconda della propria natura, non prescinderà certamente neppure invecchiando dalla educazione ricevuta.

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La educazione de' fanciulli israeliti deve essere divisa in due parti: la prima consiste in una buona morale, o sia in quelle cose che rendono quello in cui concorrono degno del nome di uomo; indegno essendo (come spiegheremo in seguito) di tale denominazione chi di virtù morali fornito non sia: la seconda comprende la istruzione nella legge e prescrizioni divine, cose superiori alla mente umana, che rivelate furono al nostro gran maestro Moisè, il quale gode la vera pace, e che incognite sarebbero anche a' primi savi del mondo se in questo modo divino a noi tramandate non fossero; poichè desse che dalla natura la sorgente loro non hanno, altro non sono, che regole alle quali i soli figli di Giacobbe furono sottoposti. Queste divine prescrizioni sono quelle che si leggono già dettate nella legge del nostro suddetto maestro (sulla spiegazione rivelatagli dal medesimo Iddio) col lume della profezia, e che egli rivelò a Giosuè ed agli anziani di quel secolo. Così passate sono da una bocca e da una generazione all'altra sino al tempo della seconda emigrazione degli israeliti; ma quando dispersa la nazione nelle quattro parti del mondo, e ristrette, tra l'aumento delle sciagure, le cognizioni e le potenze dello spirito, dubitarono gli antichi savi che in progresso venisse la divina legge dimenticata, risolverono di unirne in un codice le rivelazioni4. Coteste sono appunto quelle cose le quali, se non avessero la predetta divina origine e se non fossero state in tal maniera alla posterità tramandate, verun savio de' tempi, nè coll'arte, nè coll'ingegno le avrebbe potute da se stesso produrre.

Non così può dirsi delle leggi morali che essendo dall'umana [pg 7] ragione dettate e dalla maggior parte degli uomini savi per senso comune accordate, non furono in verun codice compilate; poichè il saggio, o da se va formandone le idee, o le rileva ed apprende dalle legislazioni universali de' suoi tempi. Sotto il titolo poi di questa legge umana si comprendono le leggi etiche, la buona disciplina, i buoni costumi, la civiltà, ed il proprio ed elegante modo di esprimersi (cose tutte che sono piantate nel cuore d'ogni uomo ragionevole, e che l'uomo intelligente che n'è adornato le riguarda come mezzi da conoscer meglio la legge di Dio, e le tracce ch'ella prescrive, come diremo alcap. 6) come pure la cognizione della storia, della geografia, del gius publico, del gius civile delle differenti provincie, e così pure le cognizioni matematiche, cioè l'aritmetica, la geometria, l'astronomia ed altre, li principj di cui sono quasi originati nell'uomo e nel di lui intelletto, nel quale essendo piantati i principj comuni coltivati con savio criterio, ne derivano le savie conseguenze in qualsivoglia arte, o scienza la quale contiene tutte le cognizioni fisiche, o sia le cognizioni delle differenti specie, cioè il regno animale, vegetabile, minerale, e delle materie elementari, le ragioni dell'aria, delle nubi e de' loro effetti, la botanica, l'anatomia, la medicina, la chimica, ed altre scienze umane, le quali l'uomo ha potuto concepire mediante il di lui proprio intelletto, e migliorare con l'ajuto de' suoi sensi, senza aver bisogno di una rivelazione divina, nè di un codice che garantisca i secoli, perchè tali cognizioni non si fossero perdute5.

Questa legge umana, o sia morale, ha preceduta la rivelazione, [pg 8] o sia la divina legge, per lo che appunto conviene, che l'uomo sino dalla sua età giovanile si avvezzi a temer Dio con quelle massime ed opinioni che degno lo rendono di chiamarsi uomo, e che con quelle egli si disponga ad apprendere la legge di Dio e le sue prescrizioni, onde osservare que' divini precetti che sono superiori alla mente umana, e che formano il dovere di un vero israelita; e questo è quello che i nostri savi rabini hanno notato con dire, che già per il corso di 26 secoli la morale ha preceduta la legge rivelata, poichè 26 secoli appunto sono trascorsi da Adamo sino a Moisè, ne' quali ha servito di contegno la sola buona morale che è ben spiegata da que' 7 precetti a cui noi crediamo obbligato tutto il genere umano6, li quali, qualora vengano ben digeriti, sono accordati dal senso comune, e convengono con tutte le leggi naturali, con le leggi comuni, e con le filosofiche legislazioni che sono tutte comprese sotto il nome di un contegno morale, e che giovano alla società umana, instruendo l'uomo del modo di prevalersi del mondo, perchè egli non solo sia esatto rispetto a se stesso; ma anche lo instruiscano del modo con cui deve essere vantaggioso al suo simile con il proprio contegno e con le rispettive azioni, per lo che colui che manca nella legge umana, ancorchè egli fosse bene instrutto nella legge divina e ne facesse anco buon uso, non è vantaggioso al mondo per due ragioni, la prima, perchè egli serve di un peso inutile alla società, giacchè essendo incivile nella sua condotta nè avendo la minima idea di mondo, il di lui contegno ne' mondani affari, essendo fuori di proposito, non riesce di alcun vantaggio all'uman genere; e la seconda, perchè quantunque la [pg 9] divina legge e le sue prescrizioni siano assai più elevate ed estimabili della legge umana e morale; queste sono nulladimeno tanto connesse e concatenate con essa, che dove l'umana legge finisce, principia la divina; rivelandosi con questa quelle cose che la mente umana non potrebbe da se concepire; dal che nasce in conseguenza, che colui che ignora la legge divina e conosce la morale, quantunque non possa far godere de' suoi lumi i saggi d'Israele nella scienza legale; nulladimeno riuscirà vantaggioso agli uomini di altre nazioni: per l'opposto poi, chi non conosce una buona morale, comunque sia egli instrutto nella legge divina, non è vantaggioso, nè alla propria, nè alle altre nazioni; il che è molto bene spiegato da' nostri savi con un loro ben instruttivo assioma, cioè, che qualsivoglia savio nella legge, per esempio, un teologo privo di scienza morale, è peggiore di un cadavere di una bestia non macellata secondo il rito ebreo, vale a dire, che un teologo privo di scienza non sia migliore di quell'animale di cui in seguito alla legge divina ci è proibito di servirci per un difetto legale; e che non essendo, nè schifoso, nè ributtante, non è vietato fuorchè alla nostra società, potendo gli altri uomini goderlo, a cui possiamo perciò venderlo7; ma costui è ancora peggiore, perchè non dirigendosi secondo i precetti della vera morale, non è utile, nè alla propria, nè alle altre nazioni; giacchè le teologiche di lui cognizioni sono spregievoli alla propria nazione, ed il contegno di lui si rende abbominevole e ributtante anche verso le altre nazioni.

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