ATTO PRIMO.

ATTO PRIMO.

Sala baronale. Alla Sinistra dello spettatore, una porta coll'usciale a bussola: alla diritta, una finestra binata con vetri connessi a piombo filato. Le pareti, per due terzi, cominciando dall'alto, sono coperte di arazzi. La parte inferiore è rivestita di panche corali in legno scolpito, in modo che ne derivino altrettante spalliere, come per sedie distinte. In cima agli arazzi corre una fascia dipinta a grotteschi, sulla quale posa il massiccio soffitto a palco, scompartito in rilievo ed in cavo. Nei cavi è il leone d'oro in campo rosso; nei rilievi, un fiorame sporgente e dorato. Nella parete in fondo, nel mezzo, sta la gran sedia signorile, la cui spalliera in alto si ricurva a baldacchino. Dappertutto, in giro, sui mobili, scolpito, intagliato, dipinto,lo stemma di casa Alteno, che dame, scudieri, paggi, valletti, soldati, recano in petto, in modo che vi campeggi.

Sala baronale. Alla Sinistra dello spettatore, una porta coll'usciale a bussola: alla diritta, una finestra binata con vetri connessi a piombo filato. Le pareti, per due terzi, cominciando dall'alto, sono coperte di arazzi. La parte inferiore è rivestita di panche corali in legno scolpito, in modo che ne derivino altrettante spalliere, come per sedie distinte. In cima agli arazzi corre una fascia dipinta a grotteschi, sulla quale posa il massiccio soffitto a palco, scompartito in rilievo ed in cavo. Nei cavi è il leone d'oro in campo rosso; nei rilievi, un fiorame sporgente e dorato. Nella parete in fondo, nel mezzo, sta la gran sedia signorile, la cui spalliera in alto si ricurva a baldacchino. Dappertutto, in giro, sui mobili, scolpito, intagliato, dipinto,lo stemma di casa Alteno, che dame, scudieri, paggi, valletti, soldati, recano in petto, in modo che vi campeggi.

Diana, GerbertoeGastone.

Diana(a Gastone).Date largo ristoro al cavalier; gli siaProdigo il mio castello di aiuti e cortesia,E riposi, ove il brami, le stanche membra.(a Gerberto)Io voglioDomar di quell'audace l'irriverente orgoglio,Non la spossata lena.(a Gastone)E se istanza ne muova,Consento a che protratta gli sia l'ultima provaFino a domani.(Gastone s'inchina ed esce).Gerberto.È mite il tuo consiglio; eppurePotrebbe esser più mite.Diana.Come?Gerberto.Le sue venture,li suo nome, la balda sicurezza, l'amoreChe per gli occhi trapela, testimonio del cuore.Le prove superate, assai lo fanno degnoChe il rigore tu allenti per lui del tuo disegno.La fortuna sorrise al suo valore, e invanoSperi che lo abbandoni.Diana.Che mi chiedi?Gerberto.La manoChe gli darai costretta, se vince, a lui pietosaPorgi, non vinta, e fatti, te volente, sua sposa.Diana.Mai.Gerberto.Giovinetta! È bello l'amor, la vita è bella:Non uccider la vita.Diana.Bertrada, mia sorella,Amò quanto a cortese anima si concede;E n'ebbe, immeritata e terribil mercede,L'abbandono, — Io, vegliando al suo letto daccanto,Ne ascoltavo i lamenti, ne raccoglievo il pianto,Ne confortavo i giorni estremi. Era la miaSola e buona compagna, e con lenta agonia,Giovin tanto, l'uccise l'amorosa ferita.O vecchio, ad essa pure era bella la vita.Gerberto.Fu sventura.Diana.Quel giorno che sorressi la stancaTesta l'ultima volta; che la vidi più biancaDella neve del monte; che l'ultimo sommessoLamento ne raccolsi ed il supremo amplesso;Quel giorno a me promisi per le mie vesti bruneChe, per vario mutare di tempi e di fortune,Non avrei schiuso l'animo, in suo rigor sereno,Ai vani allettamenti di un amore terreno.Gerberto.Oh! la dura promessa!Diana.Da quel giorno, Gerberto,Salda nel mio proposto, io respiro più apertoIl vigor della vita. Il mio voler m'incuora,E, donna, mi son fatta di me stessa signora.Chiusa nel mio corruccio e nell'orgoglio mio,O fidato compagno, amo te solo.... e Dio.Gerberto.Breve tratto vecchiezza e gioventù divide,E triste è quella casa dove l'amor non ride.Diana.Vengano gli anni. Sola nel mio vecchio manieroIo li aspetto e non temo. Mi sdegna il lusinghieroLinguaggio delle Corti d'amore; in me si muoveUn'anima selvaggia, ed anelo alle proveChe la fiacca natura femminile mi vieta.Talor sogno e vagheggio, con voluttà secreta,I larghi cieli e l'armi degne ed i campi aperti,Le fatiche, le imprese gloriose, ed i sertiDella vittoria.... e quando l'occhio stanco si posaSui segni d'una vita imbelle e ingenerosa,Arrosso di vergogna. De'miei padri l'impresaReca un mare in tempesta, e sulla fascia accesaIl motto dice: Torbido mi sublimo. Io son figliaDi una schiatta montana e so di mia famiglia.Gerberto.E vuoi che in te si estingua così la lunga schieraDei forti, onde sei nata?Diana.Sorda alla tua preghieraNon fui, Gerberto; invise mi son le nozze: ebbeneLe accetto; ma se è legge legarmi alle cateneDi un tiranno, mi vinca e mi avrà.Gerberto.Non fu degnoDi corona il valore del conte Ugo?Diana.L'ingegnoMostri pari alla forza.Gerberto.Tre volte io l'ho vedutoBello in volto e in arnese, inchinarti il salutoDell'armi, e nello sguardo in te fiso era tantoDesiderio d'amore che ne sciolsero in piantoLe tue donzelle. Vinse tre volte; il primo immaneCimento ha superato.Diana.Ma il secondo rimaneDi men facil vittoria. Mi affido alla tenzoneDegli enigmi.Gerberto.E se perde?Diana.Chiaro è il bando: prigione;Mio prigione, e nessuna via di salvezza. Ah! seteDi mia gemma vi prende? Eccola. A voi. Vincete.Non più.(Gastone entra e s'inchina).Diana(a Gastone).Che cerchi?Gastone.Implora il cavalier la vistaDella mia graziosa signora.Diana.Entri.(Gastone s'inchina ed esce).Diana(a Gerberto).Ti attristaLa mia fermezza? Ho in odio i superbi, e mi sfidaColui.Gerberto.T'ama.Diana.Io non l'amo. Il suo saper decidaDi entrambi.

Diana(a Gastone).

Diana(a Gastone).

Date largo ristoro al cavalier; gli siaProdigo il mio castello di aiuti e cortesia,E riposi, ove il brami, le stanche membra.

Date largo ristoro al cavalier; gli sia

Prodigo il mio castello di aiuti e cortesia,

E riposi, ove il brami, le stanche membra.

(a Gerberto)

(a Gerberto)

Io voglioDomar di quell'audace l'irriverente orgoglio,Non la spossata lena.

Io voglio

Domar di quell'audace l'irriverente orgoglio,

Non la spossata lena.

(a Gastone)

(a Gastone)

E se istanza ne muova,Consento a che protratta gli sia l'ultima provaFino a domani.

E se istanza ne muova,

Consento a che protratta gli sia l'ultima prova

Fino a domani.

(Gastone s'inchina ed esce).

(Gastone s'inchina ed esce).

Gerberto.

Gerberto.

È mite il tuo consiglio; eppurePotrebbe esser più mite.

È mite il tuo consiglio; eppure

Potrebbe esser più mite.

Diana.

Diana.

Come?

Come?

Gerberto.

Gerberto.

Le sue venture,li suo nome, la balda sicurezza, l'amoreChe per gli occhi trapela, testimonio del cuore.Le prove superate, assai lo fanno degnoChe il rigore tu allenti per lui del tuo disegno.La fortuna sorrise al suo valore, e invanoSperi che lo abbandoni.

Le sue venture,

li suo nome, la balda sicurezza, l'amore

Che per gli occhi trapela, testimonio del cuore.

Le prove superate, assai lo fanno degno

Che il rigore tu allenti per lui del tuo disegno.

La fortuna sorrise al suo valore, e invano

Speri che lo abbandoni.

Diana.

Diana.

Che mi chiedi?

Che mi chiedi?

Gerberto.

Gerberto.

La manoChe gli darai costretta, se vince, a lui pietosaPorgi, non vinta, e fatti, te volente, sua sposa.

La mano

Che gli darai costretta, se vince, a lui pietosa

Porgi, non vinta, e fatti, te volente, sua sposa.

Diana.

Diana.

Mai.

Mai.

Gerberto.

Gerberto.

Giovinetta! È bello l'amor, la vita è bella:Non uccider la vita.

Giovinetta! È bello l'amor, la vita è bella:

Non uccider la vita.

Diana.

Diana.

Bertrada, mia sorella,Amò quanto a cortese anima si concede;E n'ebbe, immeritata e terribil mercede,L'abbandono, — Io, vegliando al suo letto daccanto,Ne ascoltavo i lamenti, ne raccoglievo il pianto,Ne confortavo i giorni estremi. Era la miaSola e buona compagna, e con lenta agonia,Giovin tanto, l'uccise l'amorosa ferita.O vecchio, ad essa pure era bella la vita.

Bertrada, mia sorella,

Amò quanto a cortese anima si concede;

E n'ebbe, immeritata e terribil mercede,

L'abbandono, — Io, vegliando al suo letto daccanto,

Ne ascoltavo i lamenti, ne raccoglievo il pianto,

Ne confortavo i giorni estremi. Era la mia

Sola e buona compagna, e con lenta agonia,

Giovin tanto, l'uccise l'amorosa ferita.

O vecchio, ad essa pure era bella la vita.

Gerberto.

Gerberto.

Fu sventura.

Fu sventura.

Diana.

Diana.

Quel giorno che sorressi la stancaTesta l'ultima volta; che la vidi più biancaDella neve del monte; che l'ultimo sommessoLamento ne raccolsi ed il supremo amplesso;Quel giorno a me promisi per le mie vesti bruneChe, per vario mutare di tempi e di fortune,Non avrei schiuso l'animo, in suo rigor sereno,Ai vani allettamenti di un amore terreno.

Quel giorno che sorressi la stanca

Testa l'ultima volta; che la vidi più bianca

Della neve del monte; che l'ultimo sommesso

Lamento ne raccolsi ed il supremo amplesso;

Quel giorno a me promisi per le mie vesti brune

Che, per vario mutare di tempi e di fortune,

Non avrei schiuso l'animo, in suo rigor sereno,

Ai vani allettamenti di un amore terreno.

Gerberto.

Gerberto.

Oh! la dura promessa!

Oh! la dura promessa!

Diana.

Diana.

Da quel giorno, Gerberto,Salda nel mio proposto, io respiro più apertoIl vigor della vita. Il mio voler m'incuora,E, donna, mi son fatta di me stessa signora.Chiusa nel mio corruccio e nell'orgoglio mio,O fidato compagno, amo te solo.... e Dio.

Da quel giorno, Gerberto,

Salda nel mio proposto, io respiro più aperto

Il vigor della vita. Il mio voler m'incuora,

E, donna, mi son fatta di me stessa signora.

Chiusa nel mio corruccio e nell'orgoglio mio,

O fidato compagno, amo te solo.... e Dio.

Gerberto.

Gerberto.

Breve tratto vecchiezza e gioventù divide,E triste è quella casa dove l'amor non ride.

Breve tratto vecchiezza e gioventù divide,

E triste è quella casa dove l'amor non ride.

Diana.

Diana.

Vengano gli anni. Sola nel mio vecchio manieroIo li aspetto e non temo. Mi sdegna il lusinghieroLinguaggio delle Corti d'amore; in me si muoveUn'anima selvaggia, ed anelo alle proveChe la fiacca natura femminile mi vieta.

Vengano gli anni. Sola nel mio vecchio maniero

Io li aspetto e non temo. Mi sdegna il lusinghiero

Linguaggio delle Corti d'amore; in me si muove

Un'anima selvaggia, ed anelo alle prove

Che la fiacca natura femminile mi vieta.

Talor sogno e vagheggio, con voluttà secreta,I larghi cieli e l'armi degne ed i campi aperti,Le fatiche, le imprese gloriose, ed i sertiDella vittoria.... e quando l'occhio stanco si posaSui segni d'una vita imbelle e ingenerosa,Arrosso di vergogna. De'miei padri l'impresaReca un mare in tempesta, e sulla fascia accesaIl motto dice: Torbido mi sublimo. Io son figliaDi una schiatta montana e so di mia famiglia.

Talor sogno e vagheggio, con voluttà secreta,

I larghi cieli e l'armi degne ed i campi aperti,

Le fatiche, le imprese gloriose, ed i serti

Della vittoria.... e quando l'occhio stanco si posa

Sui segni d'una vita imbelle e ingenerosa,

Arrosso di vergogna. De'miei padri l'impresa

Reca un mare in tempesta, e sulla fascia accesa

Il motto dice: Torbido mi sublimo. Io son figlia

Di una schiatta montana e so di mia famiglia.

Gerberto.

Gerberto.

E vuoi che in te si estingua così la lunga schieraDei forti, onde sei nata?

E vuoi che in te si estingua così la lunga schiera

Dei forti, onde sei nata?

Diana.

Diana.

Sorda alla tua preghieraNon fui, Gerberto; invise mi son le nozze: ebbeneLe accetto; ma se è legge legarmi alle cateneDi un tiranno, mi vinca e mi avrà.

Sorda alla tua preghiera

Non fui, Gerberto; invise mi son le nozze: ebbene

Le accetto; ma se è legge legarmi alle catene

Di un tiranno, mi vinca e mi avrà.

Gerberto.

Gerberto.

Non fu degnoDi corona il valore del conte Ugo?

Non fu degno

Di corona il valore del conte Ugo?

Diana.

Diana.

L'ingegnoMostri pari alla forza.

L'ingegno

Mostri pari alla forza.

Gerberto.

Gerberto.

Tre volte io l'ho vedutoBello in volto e in arnese, inchinarti il salutoDell'armi, e nello sguardo in te fiso era tantoDesiderio d'amore che ne sciolsero in piantoLe tue donzelle. Vinse tre volte; il primo immaneCimento ha superato.

Tre volte io l'ho veduto

Bello in volto e in arnese, inchinarti il saluto

Dell'armi, e nello sguardo in te fiso era tanto

Desiderio d'amore che ne sciolsero in pianto

Le tue donzelle. Vinse tre volte; il primo immane

Cimento ha superato.

Diana.

Diana.

Ma il secondo rimaneDi men facil vittoria. Mi affido alla tenzoneDegli enigmi.

Ma il secondo rimane

Di men facil vittoria. Mi affido alla tenzone

Degli enigmi.

Gerberto.

Gerberto.

E se perde?

E se perde?

Diana.

Diana.

Chiaro è il bando: prigione;Mio prigione, e nessuna via di salvezza. Ah! seteDi mia gemma vi prende? Eccola. A voi. Vincete.Non più.

Chiaro è il bando: prigione;

Mio prigione, e nessuna via di salvezza. Ah! sete

Di mia gemma vi prende? Eccola. A voi. Vincete.

Non più.

(Gastone entra e s'inchina).

(Gastone entra e s'inchina).

Diana(a Gastone).

Diana(a Gastone).

Che cerchi?

Che cerchi?

Gastone.

Gastone.

Implora il cavalier la vistaDella mia graziosa signora.

Implora il cavalier la vista

Della mia graziosa signora.

Diana.

Diana.

Entri.

Entri.

(Gastone s'inchina ed esce).

(Gastone s'inchina ed esce).

Diana(a Gerberto).

Diana(a Gerberto).

Ti attristaLa mia fermezza? Ho in odio i superbi, e mi sfidaColui.

Ti attrista

La mia fermezza? Ho in odio i superbi, e mi sfida

Colui.

Gerberto.

Gerberto.

T'ama.

T'ama.

Diana.

Diana.

Io non l'amo. Il suo saper decidaDi entrambi.

Io non l'amo. Il suo saper decida

Di entrambi.

SCENA II.

Gastone, Ugoe detti.

Gastonesolleva la tenda inchinandosi adUgo,e rimane sull'uscio in attesa di comandi.

Gastonesolleva la tenda inchinandosi adUgo,e rimane sull'uscio in attesa di comandi.

Diana(ad Ugo).Il mio messaggio ti giunse?Ugo.E te ne recoLe mie grazie.Diana.La legge che ogni colloquio mecoTi contende, conosci?Ugo.La conosco, ma taleCortesia mi tributa la tua casa ospitaleChe l'animo commosso ne trabocca.Diana.Il manieroÈ cortese al mendico non men che al cavaliero,Per legge di famiglia.Ugo.Il tuo messo mi diedeDi protrarre la prova degli enigmi.Diana.E la fedeTe ne confermo.Ugo.È tuo desiderio che siaRimessa ad altro giorno?Diana.No, perchè?Ugo.Della miaStanchezza tanta cura ti prese! Il premio è tantoChe il mettere la vita per ottenerlo è un vanto.Ogni indugio mi pesa più assai della fatica.Diana.Ricusi?Ugo.Non ricuso. Prego.Diana.E tal sia.(a Gastone)S'indicaLa tenzone e si aduni la mia Corte.(Gastone s'inchina ed esce).Diana(fra sè, guardando Ugo).Il superbo!(a Gerberto)E tu aspettami.(esce).

Diana(ad Ugo).

Diana(ad Ugo).

Il mio messaggio ti giunse?

Il mio messaggio ti giunse?

Ugo.

Ugo.

E te ne recoLe mie grazie.

E te ne reco

Le mie grazie.

Diana.

Diana.

La legge che ogni colloquio mecoTi contende, conosci?

La legge che ogni colloquio meco

Ti contende, conosci?

Ugo.

Ugo.

La conosco, ma taleCortesia mi tributa la tua casa ospitaleChe l'animo commosso ne trabocca.

La conosco, ma tale

Cortesia mi tributa la tua casa ospitale

Che l'animo commosso ne trabocca.

Diana.

Diana.

Il manieroÈ cortese al mendico non men che al cavaliero,Per legge di famiglia.

Il maniero

È cortese al mendico non men che al cavaliero,

Per legge di famiglia.

Ugo.

Ugo.

Il tuo messo mi diedeDi protrarre la prova degli enigmi.

Il tuo messo mi diede

Di protrarre la prova degli enigmi.

Diana.

Diana.

E la fedeTe ne confermo.

E la fede

Te ne confermo.

Ugo.

Ugo.

È tuo desiderio che siaRimessa ad altro giorno?

È tuo desiderio che sia

Rimessa ad altro giorno?

Diana.

Diana.

No, perchè?

No, perchè?

Ugo.

Ugo.

Della miaStanchezza tanta cura ti prese! Il premio è tantoChe il mettere la vita per ottenerlo è un vanto.Ogni indugio mi pesa più assai della fatica.

Della mia

Stanchezza tanta cura ti prese! Il premio è tanto

Che il mettere la vita per ottenerlo è un vanto.

Ogni indugio mi pesa più assai della fatica.

Diana.

Diana.

Ricusi?

Ricusi?

Ugo.

Ugo.

Non ricuso. Prego.

Non ricuso. Prego.

Diana.

Diana.

E tal sia.

E tal sia.

(a Gastone)

(a Gastone)

S'indicaLa tenzone e si aduni la mia Corte.

S'indica

La tenzone e si aduni la mia Corte.

(Gastone s'inchina ed esce).

(Gastone s'inchina ed esce).

Diana(fra sè, guardando Ugo).

Diana(fra sè, guardando Ugo).

Il superbo!

Il superbo!

(a Gerberto)

(a Gerberto)

E tu aspettami.

E tu aspettami.

(esce).

(esce).

SCENA III.

UgoeGerberto.

Ugo.Vecchio, per vincer quell'acerboAnimo, per piegarlo all'amore, io dareiIl mio nome, le mie balde speranze, i mieiVenti anni, i miei castelli dalle torri merlate,I miei speroni d'oro e le armi immacolate,Il mio ricco forziere, le mie caccie, i miei balli,Le mie brune foreste, i miei cento vassalli,Il mio pennacchio azzurro più mobil di un paleo,Il dorato orifiamma che va primo al torneo;Darei per un suo sguardo la salvezza infinita,E per un suo sorriso, vecchio, darei la vita.Gerberto.Tanto l'amate?Ugo.Erravo in lontani paesi,In traccia di venture e d'amor, quando intesi,La prima volta, grido di una bella sdegnosaChe a quegli solo avrebbe data la man di sposaIl qual, contesa in armi la palma del valoreE fatto vittorioso tre volte il suo colore,Tre enigmi da lei posti scioglierebbe. La nuovaProposta mi sorrise, e a tentarne la provaCercai la tua signora. La fama la diceaPiù nobile di un principe, più bella di una Dea.Ma nè del gentil sangue nè dell'alta bellezzaEbbi pensiero alcuno; sol mi prese vaghezzaDi rintuzzar l'orgoglio della superba e farmiChiaro nelle tenzoni dell'ingegno e dell'armi.Qui venni e nel cospetto di lei fui tratto. Oh quantoLa veritiera immagine era maggior del vanto!Avevo corsa Europa; al suon del mio liutoSovente era mercede di una bella il saluto;Mi eran noti i sorrisi della vecchia CastigliaE le beltà procaci di Granata e Siviglia;Le pallide fanciulle del Reno hanno tesoroDi grandi occhi celesti e di capelli d'oro;Nella terra di Francia pronto, ardente è il desire;Son languide le molli figlie del Devonsire:Ma più bella, più casta, più soave, più vera,Più celeste mi apparve questa bellezza altera.Gerberto.Altera troppo e d'ogni freno umano sdegnosa,Con me, coi suoi famigli, con tutti, essa è pietosaE buona: al mendicante larga di ospizio, e miteAi falli di chi in basso vive: ma che le arditeSperanze in lei raccolga un cavalier, sia pureFiglio di re, che amore le chiegga: e per oscureTempeste il solitario cor si solleva. A voi,Signor, posso rivolgere un consiglio?Ugo.Lo puoi,E te ne prego.Gerberto.Facile e vivo arde il pensieroAllorchè sulla fronte il crine è folto e nero;Ma non lento riesce anche l'oblio.Ugo.L'oblio?Perchè?Gerberto.Non è fortuna sempre pari al desio.Ugo.Che vuoi dirmi?Gerberto.Difficile è la vittoria.Ugo.E taleCento volte più fosse, pur non sarebbe egualeAll'altezza del premio.Gerberto.Ma vinto alla tenzoneDegli enigmi, vi è forza rimanerne prigione.Ugo.Lo so.Gerberto.Ma sarà lunga prigion senza riscatto.Ugo.Lo so.Gerberto.Ma egli è uno splendido avvenire... disfatto.Ugo.Lo so, lo so.Gerberto.Ma niuno di voi piange, o signore?Non avete, lontano da queste soglie, un cuoreChe palpiti, ansioso della vostra fortuna?Non avete uno stemma, non un padre, non unaSorella che vi attenda nel deserto maniero?Non germoglia una rosa sopra il vostro sentiero?Appese alle pareti del castello nativoNon pendono delle armi gloriose? un giulivoSquillo di tromba il reduce cavalier non aspetta?Non vi tiene un ricordo, un giuro, una vendetta?Oh! esser nobile e ricco e bello e forte — avereSol vincolo l'onore, sol compagno il piacere;Pensar che quanto è vasta la terra, a noi si schiude;Che dovunque c'è un campo per la nostra virtude;Che un re raccoglierebbe dal trono un nostro guanto;Che più di una donzella di noi ragiona in pianto;Che tutti i suoi tesori per noi la sorte aduna;E disprezzar i doni tutti della fortuna!Ugo.L'amo tanto!Gerberto.Ma invano.Ugo.Oh! non dirlo: mi accoraTroppo la tua sentenza.Gerberto.Tornan.Viscardo(entrando).La mia Signora.

Ugo.

Ugo.

Vecchio, per vincer quell'acerboAnimo, per piegarlo all'amore, io dareiIl mio nome, le mie balde speranze, i mieiVenti anni, i miei castelli dalle torri merlate,I miei speroni d'oro e le armi immacolate,Il mio ricco forziere, le mie caccie, i miei balli,Le mie brune foreste, i miei cento vassalli,Il mio pennacchio azzurro più mobil di un paleo,Il dorato orifiamma che va primo al torneo;Darei per un suo sguardo la salvezza infinita,E per un suo sorriso, vecchio, darei la vita.

Vecchio, per vincer quell'acerbo

Animo, per piegarlo all'amore, io darei

Il mio nome, le mie balde speranze, i miei

Venti anni, i miei castelli dalle torri merlate,

I miei speroni d'oro e le armi immacolate,

Il mio ricco forziere, le mie caccie, i miei balli,

Le mie brune foreste, i miei cento vassalli,

Il mio pennacchio azzurro più mobil di un paleo,

Il dorato orifiamma che va primo al torneo;

Darei per un suo sguardo la salvezza infinita,

E per un suo sorriso, vecchio, darei la vita.

Gerberto.

Gerberto.

Tanto l'amate?

Tanto l'amate?

Ugo.

Ugo.

Erravo in lontani paesi,In traccia di venture e d'amor, quando intesi,La prima volta, grido di una bella sdegnosaChe a quegli solo avrebbe data la man di sposaIl qual, contesa in armi la palma del valoreE fatto vittorioso tre volte il suo colore,Tre enigmi da lei posti scioglierebbe. La nuovaProposta mi sorrise, e a tentarne la provaCercai la tua signora. La fama la diceaPiù nobile di un principe, più bella di una Dea.Ma nè del gentil sangue nè dell'alta bellezzaEbbi pensiero alcuno; sol mi prese vaghezzaDi rintuzzar l'orgoglio della superba e farmiChiaro nelle tenzoni dell'ingegno e dell'armi.Qui venni e nel cospetto di lei fui tratto. Oh quantoLa veritiera immagine era maggior del vanto!Avevo corsa Europa; al suon del mio liutoSovente era mercede di una bella il saluto;Mi eran noti i sorrisi della vecchia CastigliaE le beltà procaci di Granata e Siviglia;Le pallide fanciulle del Reno hanno tesoroDi grandi occhi celesti e di capelli d'oro;Nella terra di Francia pronto, ardente è il desire;Son languide le molli figlie del Devonsire:Ma più bella, più casta, più soave, più vera,Più celeste mi apparve questa bellezza altera.

Erravo in lontani paesi,

In traccia di venture e d'amor, quando intesi,

La prima volta, grido di una bella sdegnosa

Che a quegli solo avrebbe data la man di sposa

Il qual, contesa in armi la palma del valore

E fatto vittorioso tre volte il suo colore,

Tre enigmi da lei posti scioglierebbe. La nuova

Proposta mi sorrise, e a tentarne la prova

Cercai la tua signora. La fama la dicea

Più nobile di un principe, più bella di una Dea.

Ma nè del gentil sangue nè dell'alta bellezza

Ebbi pensiero alcuno; sol mi prese vaghezza

Di rintuzzar l'orgoglio della superba e farmi

Chiaro nelle tenzoni dell'ingegno e dell'armi.

Qui venni e nel cospetto di lei fui tratto. Oh quanto

La veritiera immagine era maggior del vanto!

Avevo corsa Europa; al suon del mio liuto

Sovente era mercede di una bella il saluto;

Mi eran noti i sorrisi della vecchia Castiglia

E le beltà procaci di Granata e Siviglia;

Le pallide fanciulle del Reno hanno tesoro

Di grandi occhi celesti e di capelli d'oro;

Nella terra di Francia pronto, ardente è il desire;

Son languide le molli figlie del Devonsire:

Ma più bella, più casta, più soave, più vera,

Più celeste mi apparve questa bellezza altera.

Gerberto.

Gerberto.

Altera troppo e d'ogni freno umano sdegnosa,Con me, coi suoi famigli, con tutti, essa è pietosaE buona: al mendicante larga di ospizio, e miteAi falli di chi in basso vive: ma che le arditeSperanze in lei raccolga un cavalier, sia pureFiglio di re, che amore le chiegga: e per oscureTempeste il solitario cor si solleva. A voi,Signor, posso rivolgere un consiglio?

Altera troppo e d'ogni freno umano sdegnosa,

Con me, coi suoi famigli, con tutti, essa è pietosa

E buona: al mendicante larga di ospizio, e mite

Ai falli di chi in basso vive: ma che le ardite

Speranze in lei raccolga un cavalier, sia pure

Figlio di re, che amore le chiegga: e per oscure

Tempeste il solitario cor si solleva. A voi,

Signor, posso rivolgere un consiglio?

Ugo.

Ugo.

Lo puoi,E te ne prego.

Lo puoi,

E te ne prego.

Gerberto.

Gerberto.

Facile e vivo arde il pensieroAllorchè sulla fronte il crine è folto e nero;Ma non lento riesce anche l'oblio.

Facile e vivo arde il pensiero

Allorchè sulla fronte il crine è folto e nero;

Ma non lento riesce anche l'oblio.

Ugo.

Ugo.

L'oblio?Perchè?

L'oblio?

Perchè?

Gerberto.

Gerberto.

Non è fortuna sempre pari al desio.

Non è fortuna sempre pari al desio.

Ugo.

Ugo.

Che vuoi dirmi?

Che vuoi dirmi?

Gerberto.

Gerberto.

Difficile è la vittoria.

Difficile è la vittoria.

Ugo.

Ugo.

E taleCento volte più fosse, pur non sarebbe egualeAll'altezza del premio.

E tale

Cento volte più fosse, pur non sarebbe eguale

All'altezza del premio.

Gerberto.

Gerberto.

Ma vinto alla tenzoneDegli enigmi, vi è forza rimanerne prigione.

Ma vinto alla tenzone

Degli enigmi, vi è forza rimanerne prigione.

Ugo.

Ugo.

Lo so.

Lo so.

Gerberto.

Gerberto.

Ma sarà lunga prigion senza riscatto.

Ma sarà lunga prigion senza riscatto.

Ugo.

Ugo.

Lo so.

Lo so.

Gerberto.

Gerberto.

Ma egli è uno splendido avvenire... disfatto.

Ma egli è uno splendido avvenire... disfatto.

Ugo.

Ugo.

Lo so, lo so.

Lo so, lo so.

Gerberto.

Gerberto.

Ma niuno di voi piange, o signore?Non avete, lontano da queste soglie, un cuoreChe palpiti, ansioso della vostra fortuna?Non avete uno stemma, non un padre, non unaSorella che vi attenda nel deserto maniero?Non germoglia una rosa sopra il vostro sentiero?Appese alle pareti del castello nativoNon pendono delle armi gloriose? un giulivoSquillo di tromba il reduce cavalier non aspetta?Non vi tiene un ricordo, un giuro, una vendetta?Oh! esser nobile e ricco e bello e forte — avereSol vincolo l'onore, sol compagno il piacere;Pensar che quanto è vasta la terra, a noi si schiude;Che dovunque c'è un campo per la nostra virtude;Che un re raccoglierebbe dal trono un nostro guanto;Che più di una donzella di noi ragiona in pianto;Che tutti i suoi tesori per noi la sorte aduna;E disprezzar i doni tutti della fortuna!

Ma niuno di voi piange, o signore?

Non avete, lontano da queste soglie, un cuore

Che palpiti, ansioso della vostra fortuna?

Non avete uno stemma, non un padre, non una

Sorella che vi attenda nel deserto maniero?

Non germoglia una rosa sopra il vostro sentiero?

Appese alle pareti del castello nativo

Non pendono delle armi gloriose? un giulivo

Squillo di tromba il reduce cavalier non aspetta?

Non vi tiene un ricordo, un giuro, una vendetta?

Oh! esser nobile e ricco e bello e forte — avere

Sol vincolo l'onore, sol compagno il piacere;

Pensar che quanto è vasta la terra, a noi si schiude;

Che dovunque c'è un campo per la nostra virtude;

Che un re raccoglierebbe dal trono un nostro guanto;

Che più di una donzella di noi ragiona in pianto;

Che tutti i suoi tesori per noi la sorte aduna;

E disprezzar i doni tutti della fortuna!

Ugo.

Ugo.

L'amo tanto!

L'amo tanto!

Gerberto.

Gerberto.

Ma invano.

Ma invano.

Ugo.

Ugo.

Oh! non dirlo: mi accoraTroppo la tua sentenza.

Oh! non dirlo: mi accora

Troppo la tua sentenza.

Gerberto.

Gerberto.

Tornan.

Tornan.

Viscardo(entrando).

Viscardo(entrando).

La mia Signora.

La mia Signora.

SCENA IV.

EntraDianapreceduta dal porta stendardo, da sei scudieri, fra i qualiViscardo,da quattro ufficiali di roba lunga, e seguita dalle dame che vestono coi suoi medesimi colori, dai paggi fra i qualiGastonerecante su di un cuscino due pergamene rotolate, e da uomini d'arme, comandati daMartino.Gli uomini d'arme, gli ufficiali, gli scudieri ed i paggi si dispongono in ordine ai due lati della sedia signorile. Il porta stendardo a diritta.

EntraDianapreceduta dal porta stendardo, da sei scudieri, fra i qualiViscardo,da quattro ufficiali di roba lunga, e seguita dalle dame che vestono coi suoi medesimi colori, dai paggi fra i qualiGastonerecante su di un cuscino due pergamene rotolate, e da uomini d'arme, comandati daMartino.Gli uomini d'arme, gli ufficiali, gli scudieri ed i paggi si dispongono in ordine ai due lati della sedia signorile. Il porta stendardo a diritta.

Diana(ad Ugo).Sempre nel tuo proposito perduri?Ugo.Sì.Diana(fa cenno a Viscardo di prendere una delle pergamene).Viscardo.(Viscardo obbedisce).Ugo(cercando intorno a sè).Il mio scudiero?Diana(volta alle proprie genti).Alcuno qui lo conduca.(Un paggio esce).Diana(ad Ugo).Tardo,Se più indugi, sarebbe il ravvedersi.Ugo.È scrittoSull'impresa dei forti: Mutar legge è delitto.Diana(dal cuscino che Gastone ad un suo cenno le presenta, prende la pergamena che rimane, e la consegna a Gerberto).Qui stan chiusi gli enigmi.(Gerberto s'inchina, riceve la pergamena, e poi conduce Diana a sedere. Appena Diana è seduta, le dame seggono d'accanto a lei).(Goffredo entra, e per recarsi presso Ugo, il quale sitrova alla destra dello spettatore ed a sinistra del trono, passa davanti a Diana, a cui s'inchina profondamente. Egli tiene in mano l'elmo del proprio signore, sul quale è infitto un grande pennacchio azzurro).Gottifredo(ad Ugo).Signor.Ugo.Rimani.Viscardo(svolgendo la pergamena, dalla sinistra del trono dove stava, s'inoltra fin quasi al mezzo della scena).È questaLa grida che il volere della mia dama attesta.(Legge).Colui, purchè di nobil sangue, che far sua sposaVoglia Diana d'Alteno, Contessa di Perosa,Marchesana di Fronte, di Quarto e Borgo-Vico,Donna dei cento pari, con feudo franco e antico,Patronessa al secondo altare di Sant'Orso,Dovrà, vinte tre pugne e senza alcun soccorsoDi amuleto, di filtro o d'infernal malìa,Sciogliere quei tre enigmi che a lei piaccia, e ove siaVinto, darsi prigione senza mercede. Il pienoNostro alto gradimento questo è — Diana d'Alteno —Gottifredo(a un cenno di Ugo s'inoltra come Viscardo).Il mio nobil padrone Ugo di Monsoprano,Conte di Chiusi e d'Orcia, Senatore romano,Duca di Roccastrada e di Pennino, a voi,Regina di bellezza, umil s'inchina, e poiChe della prima prova uscì vincente, e questaSeconda a cui s'accinge della vittoria attesta,La prova degli enigmi domanda, e sè promettePrigione ove fallisca.Ugo(a Diana).Così terrai le indettePromesse, come io quelle terrò del mio scudiero?Diana.La mia fede di dama.Ugo.La mia di cavaliero.Diana.Ardito signore, sai dirmi qual siaQuel falco che corre veloce e non muove?Che ognora è presente ed è in ogni dove,Che nulla barriera trattiene per via?Che vede, non visto, sè stesso alimenta,E più di sè dona, più forte diventa?Ardito signore, sai dirmi qual sia?Ugo(dopo una pausa).Mi sian facili al pari di questa le altre prove.Quel falco che sta immoto e corre, e in ogni doveÈ presente ad un tempo; che ostacol non paventa;Che non veduto vede; che se stesso alimenta;Che più di sè largheggia, più s'afforza: è ilPensiero.Gottifredo(piano ad Ugo).Signor, l'altera donna impallidisce.Gerberto(dopo aver aperta la pergamena).È vero:È ilPensiero.Gottifredo(c. s.).Coraggio, signore; io vi rispondoChe il Dio d'amor vi aiuta.Diana.Cavaliere, il secondo:Signor di Pennino, sai dirmi qual siaUn'arma spregiata, ma nobile e tersa?Incide assai piaghe, ma sangue non versa:Niun dono ci toglie e doni c'invia.Di regni e d'imperi fu madre e nudrice;Se in lei si confida, è un popol felice:Signor di Pennino, sai dirmi qual sia?Ugo(dopo una pausa).Io penso che si appunti della mente l'acumeDei tuoi begli occhi, o bella insensibile, al lume.Quell'arma dispregiata, ma nobile, che piagaE non ferisce, e doni non toglie e dona, e appagaChi in lei confida, e d'onde nacque più d'un impero,È l'Aratro.Gottifredo(piano ad Ugo).Signore, essa vacilla.Gerberto(dopo aver cercato nella pergamena).È vero:È l'Aratro.Ugo.Io prometto francar cento prigioniDi guerra, ne dovessero perir tutti i miei buoniDomini, se nel terzo non fallisco.Gerberto(piano a Diana).Son vaneLe tue speranze: cedi.Diana.No — Un ultimo rimane.(sorge in piedi).Superbo campione, sai dirmi qual siaLa perla che moto, splendore a sè dona?Sovente il suo raggio ne accende, ne spronaAssai più di quello che il cielo le invia.Sta chiusa in suo cerchio, ma in lei si rinserraL'ampiezza del cielo, del mar, della terra.Superbo campione, sai dirmi qual sia?(Ugo non risponde).Gottifredo(dopo una pausa).Per san Giorgio, egli tace.(piano ad Ugo)Oh! coraggio.Viscardo.La sorteLo tradisce.Gerberto(a Diana).Sii buona, or che sei la più forte.Diana(ad Ugo).Non rispondi? Ti dài per vinto?Ugo(come per subita idea).Ah!(si ravvede)No.Diana.Ti dàiPer vinto? Io ti perdono la prigionia.Ugo.No, mai.Diana.A tua posta. E quante ore, dacchè stai così muto,Per maturar l'enigma chiedi?Ugo(prontissimo).Non un minuto.La perla che a sè dona splendor; che l'uomo accendeSovente più del raggio che dal ciel le discende;Che, in suo cerchio racchiusa, racchiude il mondo interoÈ l'Occhio.Gottifredo(verso Gerberto).Ha colto il segno, Gerberto, ha colto?(Tutti sono attentissimi ed aspettano colla massima ansietà la risposta di Gerberto).Gerberto(dopo aver cercato nella pergamena).È vero:È l'Occhio.(Ugo e Gottifredo danno segni di giubilo, Diana impallidisce; fra gli scudieri, i paggi, gli ufficiali, gli uomini d'arme, corre un mormorio che Diana fa cessare con uno sguardo severo).Diana(scende lentamente dal seggio e si avvicina a Ugo).Hai vinto. — Io sono la tua sommessa ancella,È tua la mia corona, son tue le mie castella,I miei vasti domini son tuoi; la mia milizia,Il mio alto diritto di moneta e giustizia,Il mio seggio al consiglio dei pari, i miei vassalli,I servi della gleba son tuoi. — Cento cavalliPartiranno domani con ricchi doni e moltoGiubilo di concenti a bandir che sepoltoÈ il nome degli Alteno, per sempre — Hai vinto — E voi.Imprese dei miei padri, poveri e muti eroi,Che tanti anni lottaste a edificar l'alteraCasa e il nome e la gloria, che la vecchia bandieraFaceste in tanti campi di voi stessi vermiglia;Voi, stemmi glorïosi dell'estinta famiglia,Copritevi di lutto. Un solo rimaneaGermoglio della quercia robusta e vi tenea,Venerate memorie, pure ed intatte. Or nuovaEtà succede. Vinta egli ha l'ultima prova.Nuovo stemma sul vostro s'imbranca e vi costringeA patirne il contatto; nuovo color vi tinge.Stringetevi, o leoni dalla fulva criniera,T'inchina, o vecchio cencio, alla nuova bandiera.Fate largo al novello signor. Son tua. Ma al soloDiritto di conquista piego la fronte; il suoloIn te passa e son fatta cosa del suolo anch'io.Ma gli affetti dell'anima son franchi. Il core è mio.Ugo.Io metto pegno e giuro per quel cor che non hai,Di propor tale enigma che sciogliere non sai.Sorridi, e a meraviglia beffarda atteggi il viso?Non hai disimparato dunque ancora il sorriso?Diana.Son vinta, è tuo diritto l'oltraggio.Ugo.Vinta? InveroTale non ti direbbe nessuno. È mio pensieroOffrirti una suprema via di salvezza; e poiChe sei tanto maestra nel porre enigmi, vuoiTentare il tuo riscatto?Diana.Che!?Gottifredo.Signor....Ugo.Ti promettoSciolta la tua parola, se tu me vinci.Diana.Accetto.Ugo.Sai tu dirmi qual sia di tutti i fioriIl fior più ricco di veleno e miel?Egli è, se chiuso ai mattutini albori,Vivo alla sete quando abbruna il ciel.Se man nol coglie, di rugiade invanoGli è il ciel benigno e di tepori il sol.Spesso, ingrato a chi il cura, ad un lontanoSpregio, raccoglie degli olezzi il vol.Tu che tanto il conosci, in cortesiaDimmi il suo nome e recami ove sia.(Diana tace meditando intensamente).Ugo(dopo una lunga pausa).Taci? Hai pensoso il fronte tu pure e il capo chino?Non germoglia quel fiore finor nel tuo giardino.Diana.No.... un istante.Ugo.Ti rendo la tua fede, io non voglioQuanto dar non potresti, e mi basta l'orgoglioDi averti vinta.Diana.Ah!Ugo.È triste la tua vita, e pensosoDi tua sorte mi faccio. Hai negato il pietosoUfficio che t'incombe, non sei donna; nessuneLusinghe ha l'avvenire per te; queste due bruneMuraglie non allegra nessun raggio di sole.Qui la dolcezza è morta delle umane parole.Un giorno, e non lontano forse, per queste saleAndrai muta e solinga, ripensando il mortaleTuo cammino, e un sol fiore non troverai per via.Ti rendo la tua fede e ripiglio la mia.Va solitaria, vivi per te. Non hai sentitoIl mio amore, potente, senza freno, infinito;Ai tuoi vani ricordi la fredda anima avvinta,La tua stella propizia ti venne e l'hai respinta.Hai respinta la vita, hai respinto il sorriso,Hai respinte le gioie tutte del paradiso;Rimani nel deserto arido dove sei.Le tue grazie ricuso. I tuoi castelli? Ho i miei.La tua corona? Ho quella de' miei padri. I domini?Delle mie vaste terre non conosco i confini.Il mio stemma è glorioso, s'anco il tuo non si svelle.L'Italia è ricca ancora di leggiadre donzelle,E il mio cammin conduce dove sfavilla il sole.Addio.Viscardo(a quelli di sua parte).La nostra dama insulta.(Incitati da Viscardo gli scudieri e gli uomini d'arme, i quali durante tutta la parlata di Ugo mostrarono maraviglia da prima e poi ira, irrompono minacciosi contro di lui).Ugo(ritirandosi di un passo e piantandosi fermo innanzi a loro).Che! Chi vuoleMisurar la mia spada, muova un passo. Per Dio!Vi sovvenga che ancora il signor qui son io.Che, vincitore, il premio ricuso — per scereteMie voglie — ma che tutti servi miei qui voi siete.Che non patisco segni di violenza ed oltraggio.Diana(con voce profondamente commossa).(Nuovo cenno di minaccia fra le genti di Diana).Inchinatevi tutti sommessi al suo passaggio.(Scudieri ed armati fanno ala ad Ugo, il quale, dopo aver gittato a Diana uno sguardo pieno di alterigia, parte seguito da Gottifredo).

Diana(ad Ugo).

Diana(ad Ugo).

Sempre nel tuo proposito perduri?

Sempre nel tuo proposito perduri?

Ugo.

Ugo.

Sì.

Sì.

Diana(fa cenno a Viscardo di prendere una delle pergamene).

Diana(fa cenno a Viscardo di prendere una delle pergamene).

Viscardo.

Viscardo.

(Viscardo obbedisce).

(Viscardo obbedisce).

Ugo(cercando intorno a sè).

Ugo(cercando intorno a sè).

Il mio scudiero?

Il mio scudiero?

Diana(volta alle proprie genti).

Diana(volta alle proprie genti).

Alcuno qui lo conduca.

Alcuno qui lo conduca.

(Un paggio esce).

(Un paggio esce).

Diana(ad Ugo).

Diana(ad Ugo).

Tardo,Se più indugi, sarebbe il ravvedersi.

Tardo,

Se più indugi, sarebbe il ravvedersi.

Ugo.

Ugo.

È scrittoSull'impresa dei forti: Mutar legge è delitto.

È scritto

Sull'impresa dei forti: Mutar legge è delitto.

Diana(dal cuscino che Gastone ad un suo cenno le presenta, prende la pergamena che rimane, e la consegna a Gerberto).

Diana(dal cuscino che Gastone ad un suo cenno le presenta, prende la pergamena che rimane, e la consegna a Gerberto).

Qui stan chiusi gli enigmi.

Qui stan chiusi gli enigmi.

(Gerberto s'inchina, riceve la pergamena, e poi conduce Diana a sedere. Appena Diana è seduta, le dame seggono d'accanto a lei).

(Gerberto s'inchina, riceve la pergamena, e poi conduce Diana a sedere. Appena Diana è seduta, le dame seggono d'accanto a lei).

(Goffredo entra, e per recarsi presso Ugo, il quale sitrova alla destra dello spettatore ed a sinistra del trono, passa davanti a Diana, a cui s'inchina profondamente. Egli tiene in mano l'elmo del proprio signore, sul quale è infitto un grande pennacchio azzurro).

(Goffredo entra, e per recarsi presso Ugo, il quale sitrova alla destra dello spettatore ed a sinistra del trono, passa davanti a Diana, a cui s'inchina profondamente. Egli tiene in mano l'elmo del proprio signore, sul quale è infitto un grande pennacchio azzurro).

Gottifredo(ad Ugo).

Gottifredo(ad Ugo).

Signor.

Signor.

Ugo.

Ugo.

Rimani.

Rimani.

Viscardo(svolgendo la pergamena, dalla sinistra del trono dove stava, s'inoltra fin quasi al mezzo della scena).

Viscardo(svolgendo la pergamena, dalla sinistra del trono dove stava, s'inoltra fin quasi al mezzo della scena).

È questaLa grida che il volere della mia dama attesta.

È questa

La grida che il volere della mia dama attesta.

(Legge).

(Legge).

Colui, purchè di nobil sangue, che far sua sposaVoglia Diana d'Alteno, Contessa di Perosa,Marchesana di Fronte, di Quarto e Borgo-Vico,Donna dei cento pari, con feudo franco e antico,Patronessa al secondo altare di Sant'Orso,Dovrà, vinte tre pugne e senza alcun soccorsoDi amuleto, di filtro o d'infernal malìa,Sciogliere quei tre enigmi che a lei piaccia, e ove siaVinto, darsi prigione senza mercede. Il pienoNostro alto gradimento questo è — Diana d'Alteno —

Colui, purchè di nobil sangue, che far sua sposa

Voglia Diana d'Alteno, Contessa di Perosa,

Marchesana di Fronte, di Quarto e Borgo-Vico,

Donna dei cento pari, con feudo franco e antico,

Patronessa al secondo altare di Sant'Orso,

Dovrà, vinte tre pugne e senza alcun soccorso

Di amuleto, di filtro o d'infernal malìa,

Sciogliere quei tre enigmi che a lei piaccia, e ove sia

Vinto, darsi prigione senza mercede. Il pieno

Nostro alto gradimento questo è — Diana d'Alteno —

Gottifredo(a un cenno di Ugo s'inoltra come Viscardo).

Gottifredo(a un cenno di Ugo s'inoltra come Viscardo).

Il mio nobil padrone Ugo di Monsoprano,Conte di Chiusi e d'Orcia, Senatore romano,Duca di Roccastrada e di Pennino, a voi,Regina di bellezza, umil s'inchina, e poiChe della prima prova uscì vincente, e questaSeconda a cui s'accinge della vittoria attesta,La prova degli enigmi domanda, e sè promettePrigione ove fallisca.

Il mio nobil padrone Ugo di Monsoprano,

Conte di Chiusi e d'Orcia, Senatore romano,

Duca di Roccastrada e di Pennino, a voi,

Regina di bellezza, umil s'inchina, e poi

Che della prima prova uscì vincente, e questa

Seconda a cui s'accinge della vittoria attesta,

La prova degli enigmi domanda, e sè promette

Prigione ove fallisca.

Ugo(a Diana).

Ugo(a Diana).

Così terrai le indettePromesse, come io quelle terrò del mio scudiero?

Così terrai le indette

Promesse, come io quelle terrò del mio scudiero?

Diana.

Diana.

La mia fede di dama.

La mia fede di dama.

Ugo.

Ugo.

La mia di cavaliero.

La mia di cavaliero.

Diana.

Diana.

Ardito signore, sai dirmi qual siaQuel falco che corre veloce e non muove?Che ognora è presente ed è in ogni dove,Che nulla barriera trattiene per via?Che vede, non visto, sè stesso alimenta,E più di sè dona, più forte diventa?Ardito signore, sai dirmi qual sia?

Ardito signore, sai dirmi qual sia

Quel falco che corre veloce e non muove?

Che ognora è presente ed è in ogni dove,

Che nulla barriera trattiene per via?

Che vede, non visto, sè stesso alimenta,

E più di sè dona, più forte diventa?

Ardito signore, sai dirmi qual sia?

Ugo(dopo una pausa).

Ugo(dopo una pausa).

Mi sian facili al pari di questa le altre prove.Quel falco che sta immoto e corre, e in ogni doveÈ presente ad un tempo; che ostacol non paventa;Che non veduto vede; che se stesso alimenta;Che più di sè largheggia, più s'afforza: è ilPensiero.

Mi sian facili al pari di questa le altre prove.

Quel falco che sta immoto e corre, e in ogni dove

È presente ad un tempo; che ostacol non paventa;

Che non veduto vede; che se stesso alimenta;

Che più di sè largheggia, più s'afforza: è ilPensiero.

Gottifredo(piano ad Ugo).

Gottifredo(piano ad Ugo).

Signor, l'altera donna impallidisce.

Signor, l'altera donna impallidisce.

Gerberto(dopo aver aperta la pergamena).

Gerberto(dopo aver aperta la pergamena).

È vero:È ilPensiero.

È vero:

È ilPensiero.

Gottifredo(c. s.).

Gottifredo(c. s.).

Coraggio, signore; io vi rispondoChe il Dio d'amor vi aiuta.

Coraggio, signore; io vi rispondo

Che il Dio d'amor vi aiuta.

Diana.

Diana.

Cavaliere, il secondo:Signor di Pennino, sai dirmi qual siaUn'arma spregiata, ma nobile e tersa?Incide assai piaghe, ma sangue non versa:Niun dono ci toglie e doni c'invia.Di regni e d'imperi fu madre e nudrice;Se in lei si confida, è un popol felice:Signor di Pennino, sai dirmi qual sia?

Cavaliere, il secondo:

Signor di Pennino, sai dirmi qual sia

Un'arma spregiata, ma nobile e tersa?

Incide assai piaghe, ma sangue non versa:

Niun dono ci toglie e doni c'invia.

Di regni e d'imperi fu madre e nudrice;

Se in lei si confida, è un popol felice:

Signor di Pennino, sai dirmi qual sia?

Ugo(dopo una pausa).

Ugo(dopo una pausa).

Io penso che si appunti della mente l'acumeDei tuoi begli occhi, o bella insensibile, al lume.Quell'arma dispregiata, ma nobile, che piagaE non ferisce, e doni non toglie e dona, e appagaChi in lei confida, e d'onde nacque più d'un impero,È l'Aratro.

Io penso che si appunti della mente l'acume

Dei tuoi begli occhi, o bella insensibile, al lume.

Quell'arma dispregiata, ma nobile, che piaga

E non ferisce, e doni non toglie e dona, e appaga

Chi in lei confida, e d'onde nacque più d'un impero,

È l'Aratro.

Gottifredo(piano ad Ugo).

Gottifredo(piano ad Ugo).

Signore, essa vacilla.

Signore, essa vacilla.

Gerberto(dopo aver cercato nella pergamena).

Gerberto(dopo aver cercato nella pergamena).

È vero:È l'Aratro.

È vero:

È l'Aratro.

Ugo.

Ugo.

Io prometto francar cento prigioniDi guerra, ne dovessero perir tutti i miei buoniDomini, se nel terzo non fallisco.

Io prometto francar cento prigioni

Di guerra, ne dovessero perir tutti i miei buoni

Domini, se nel terzo non fallisco.

Gerberto(piano a Diana).

Gerberto(piano a Diana).

Son vaneLe tue speranze: cedi.

Son vane

Le tue speranze: cedi.

Diana.

Diana.

No — Un ultimo rimane.

No — Un ultimo rimane.

(sorge in piedi).

(sorge in piedi).

Superbo campione, sai dirmi qual siaLa perla che moto, splendore a sè dona?Sovente il suo raggio ne accende, ne spronaAssai più di quello che il cielo le invia.Sta chiusa in suo cerchio, ma in lei si rinserraL'ampiezza del cielo, del mar, della terra.Superbo campione, sai dirmi qual sia?

Superbo campione, sai dirmi qual sia

La perla che moto, splendore a sè dona?

Sovente il suo raggio ne accende, ne sprona

Assai più di quello che il cielo le invia.

Sta chiusa in suo cerchio, ma in lei si rinserra

L'ampiezza del cielo, del mar, della terra.

Superbo campione, sai dirmi qual sia?

(Ugo non risponde).

(Ugo non risponde).

Gottifredo(dopo una pausa).

Gottifredo(dopo una pausa).

Per san Giorgio, egli tace.

Per san Giorgio, egli tace.

(piano ad Ugo)

(piano ad Ugo)

Oh! coraggio.

Oh! coraggio.

Viscardo.

Viscardo.

La sorteLo tradisce.

La sorte

Lo tradisce.

Gerberto(a Diana).

Gerberto(a Diana).

Sii buona, or che sei la più forte.

Sii buona, or che sei la più forte.

Diana(ad Ugo).

Diana(ad Ugo).

Non rispondi? Ti dài per vinto?

Non rispondi? Ti dài per vinto?

Ugo(come per subita idea).

Ugo(come per subita idea).

Ah!

Ah!

(si ravvede)

(si ravvede)

No.

No.

Diana.

Diana.

Ti dàiPer vinto? Io ti perdono la prigionia.

Ti dài

Per vinto? Io ti perdono la prigionia.

Ugo.

Ugo.

No, mai.

No, mai.

Diana.

Diana.

A tua posta. E quante ore, dacchè stai così muto,Per maturar l'enigma chiedi?

A tua posta. E quante ore, dacchè stai così muto,

Per maturar l'enigma chiedi?

Ugo(prontissimo).

Ugo(prontissimo).

Non un minuto.La perla che a sè dona splendor; che l'uomo accendeSovente più del raggio che dal ciel le discende;Che, in suo cerchio racchiusa, racchiude il mondo interoÈ l'Occhio.

Non un minuto.

La perla che a sè dona splendor; che l'uomo accende

Sovente più del raggio che dal ciel le discende;

Che, in suo cerchio racchiusa, racchiude il mondo intero

È l'Occhio.

Gottifredo(verso Gerberto).

Gottifredo(verso Gerberto).

Ha colto il segno, Gerberto, ha colto?

Ha colto il segno, Gerberto, ha colto?

(Tutti sono attentissimi ed aspettano colla massima ansietà la risposta di Gerberto).

(Tutti sono attentissimi ed aspettano colla massima ansietà la risposta di Gerberto).

Gerberto(dopo aver cercato nella pergamena).

Gerberto(dopo aver cercato nella pergamena).

È vero:È l'Occhio.

È vero:

È l'Occhio.

(Ugo e Gottifredo danno segni di giubilo, Diana impallidisce; fra gli scudieri, i paggi, gli ufficiali, gli uomini d'arme, corre un mormorio che Diana fa cessare con uno sguardo severo).

(Ugo e Gottifredo danno segni di giubilo, Diana impallidisce; fra gli scudieri, i paggi, gli ufficiali, gli uomini d'arme, corre un mormorio che Diana fa cessare con uno sguardo severo).

Diana(scende lentamente dal seggio e si avvicina a Ugo).

Diana(scende lentamente dal seggio e si avvicina a Ugo).

Hai vinto. — Io sono la tua sommessa ancella,È tua la mia corona, son tue le mie castella,I miei vasti domini son tuoi; la mia milizia,Il mio alto diritto di moneta e giustizia,Il mio seggio al consiglio dei pari, i miei vassalli,I servi della gleba son tuoi. — Cento cavalliPartiranno domani con ricchi doni e moltoGiubilo di concenti a bandir che sepoltoÈ il nome degli Alteno, per sempre — Hai vinto — E voi.Imprese dei miei padri, poveri e muti eroi,Che tanti anni lottaste a edificar l'alteraCasa e il nome e la gloria, che la vecchia bandieraFaceste in tanti campi di voi stessi vermiglia;Voi, stemmi glorïosi dell'estinta famiglia,Copritevi di lutto. Un solo rimaneaGermoglio della quercia robusta e vi tenea,Venerate memorie, pure ed intatte. Or nuovaEtà succede. Vinta egli ha l'ultima prova.Nuovo stemma sul vostro s'imbranca e vi costringeA patirne il contatto; nuovo color vi tinge.Stringetevi, o leoni dalla fulva criniera,T'inchina, o vecchio cencio, alla nuova bandiera.Fate largo al novello signor. Son tua. Ma al soloDiritto di conquista piego la fronte; il suoloIn te passa e son fatta cosa del suolo anch'io.Ma gli affetti dell'anima son franchi. Il core è mio.

Hai vinto. — Io sono la tua sommessa ancella,

È tua la mia corona, son tue le mie castella,

I miei vasti domini son tuoi; la mia milizia,

Il mio alto diritto di moneta e giustizia,

Il mio seggio al consiglio dei pari, i miei vassalli,

I servi della gleba son tuoi. — Cento cavalli

Partiranno domani con ricchi doni e molto

Giubilo di concenti a bandir che sepolto

È il nome degli Alteno, per sempre — Hai vinto — E voi.

Imprese dei miei padri, poveri e muti eroi,

Che tanti anni lottaste a edificar l'altera

Casa e il nome e la gloria, che la vecchia bandiera

Faceste in tanti campi di voi stessi vermiglia;

Voi, stemmi glorïosi dell'estinta famiglia,

Copritevi di lutto. Un solo rimanea

Germoglio della quercia robusta e vi tenea,

Venerate memorie, pure ed intatte. Or nuova

Età succede. Vinta egli ha l'ultima prova.

Nuovo stemma sul vostro s'imbranca e vi costringe

A patirne il contatto; nuovo color vi tinge.

Stringetevi, o leoni dalla fulva criniera,

T'inchina, o vecchio cencio, alla nuova bandiera.

Fate largo al novello signor. Son tua. Ma al solo

Diritto di conquista piego la fronte; il suolo

In te passa e son fatta cosa del suolo anch'io.

Ma gli affetti dell'anima son franchi. Il core è mio.

Ugo.

Ugo.

Io metto pegno e giuro per quel cor che non hai,Di propor tale enigma che sciogliere non sai.Sorridi, e a meraviglia beffarda atteggi il viso?Non hai disimparato dunque ancora il sorriso?

Io metto pegno e giuro per quel cor che non hai,

Di propor tale enigma che sciogliere non sai.

Sorridi, e a meraviglia beffarda atteggi il viso?

Non hai disimparato dunque ancora il sorriso?

Diana.

Diana.

Son vinta, è tuo diritto l'oltraggio.

Son vinta, è tuo diritto l'oltraggio.

Ugo.

Ugo.

Vinta? InveroTale non ti direbbe nessuno. È mio pensieroOffrirti una suprema via di salvezza; e poiChe sei tanto maestra nel porre enigmi, vuoiTentare il tuo riscatto?

Vinta? Invero

Tale non ti direbbe nessuno. È mio pensiero

Offrirti una suprema via di salvezza; e poi

Che sei tanto maestra nel porre enigmi, vuoi

Tentare il tuo riscatto?

Diana.

Diana.

Che!?

Che!?

Gottifredo.

Gottifredo.

Signor....

Signor....

Ugo.

Ugo.

Ti promettoSciolta la tua parola, se tu me vinci.

Ti prometto

Sciolta la tua parola, se tu me vinci.

Diana.

Diana.

Accetto.

Accetto.

Ugo.

Ugo.

Sai tu dirmi qual sia di tutti i fioriIl fior più ricco di veleno e miel?Egli è, se chiuso ai mattutini albori,Vivo alla sete quando abbruna il ciel.Se man nol coglie, di rugiade invanoGli è il ciel benigno e di tepori il sol.Spesso, ingrato a chi il cura, ad un lontanoSpregio, raccoglie degli olezzi il vol.Tu che tanto il conosci, in cortesiaDimmi il suo nome e recami ove sia.

Sai tu dirmi qual sia di tutti i fiori

Il fior più ricco di veleno e miel?

Egli è, se chiuso ai mattutini albori,

Vivo alla sete quando abbruna il ciel.

Se man nol coglie, di rugiade invano

Gli è il ciel benigno e di tepori il sol.

Spesso, ingrato a chi il cura, ad un lontano

Spregio, raccoglie degli olezzi il vol.

Tu che tanto il conosci, in cortesia

Dimmi il suo nome e recami ove sia.

(Diana tace meditando intensamente).

(Diana tace meditando intensamente).

Ugo(dopo una lunga pausa).

Ugo(dopo una lunga pausa).

Taci? Hai pensoso il fronte tu pure e il capo chino?Non germoglia quel fiore finor nel tuo giardino.

Taci? Hai pensoso il fronte tu pure e il capo chino?

Non germoglia quel fiore finor nel tuo giardino.

Diana.

Diana.

No.... un istante.

No.... un istante.

Ugo.

Ugo.

Ti rendo la tua fede, io non voglioQuanto dar non potresti, e mi basta l'orgoglioDi averti vinta.

Ti rendo la tua fede, io non voglio

Quanto dar non potresti, e mi basta l'orgoglio

Di averti vinta.

Diana.

Diana.

Ah!

Ah!

Ugo.

Ugo.

È triste la tua vita, e pensosoDi tua sorte mi faccio. Hai negato il pietosoUfficio che t'incombe, non sei donna; nessuneLusinghe ha l'avvenire per te; queste due bruneMuraglie non allegra nessun raggio di sole.Qui la dolcezza è morta delle umane parole.Un giorno, e non lontano forse, per queste saleAndrai muta e solinga, ripensando il mortaleTuo cammino, e un sol fiore non troverai per via.Ti rendo la tua fede e ripiglio la mia.Va solitaria, vivi per te. Non hai sentitoIl mio amore, potente, senza freno, infinito;Ai tuoi vani ricordi la fredda anima avvinta,La tua stella propizia ti venne e l'hai respinta.Hai respinta la vita, hai respinto il sorriso,Hai respinte le gioie tutte del paradiso;Rimani nel deserto arido dove sei.Le tue grazie ricuso. I tuoi castelli? Ho i miei.La tua corona? Ho quella de' miei padri. I domini?Delle mie vaste terre non conosco i confini.Il mio stemma è glorioso, s'anco il tuo non si svelle.L'Italia è ricca ancora di leggiadre donzelle,E il mio cammin conduce dove sfavilla il sole.Addio.

È triste la tua vita, e pensoso

Di tua sorte mi faccio. Hai negato il pietoso

Ufficio che t'incombe, non sei donna; nessune

Lusinghe ha l'avvenire per te; queste due brune

Muraglie non allegra nessun raggio di sole.

Qui la dolcezza è morta delle umane parole.

Un giorno, e non lontano forse, per queste sale

Andrai muta e solinga, ripensando il mortale

Tuo cammino, e un sol fiore non troverai per via.

Ti rendo la tua fede e ripiglio la mia.

Va solitaria, vivi per te. Non hai sentito

Il mio amore, potente, senza freno, infinito;

Ai tuoi vani ricordi la fredda anima avvinta,

La tua stella propizia ti venne e l'hai respinta.

Hai respinta la vita, hai respinto il sorriso,

Hai respinte le gioie tutte del paradiso;

Rimani nel deserto arido dove sei.

Le tue grazie ricuso. I tuoi castelli? Ho i miei.

La tua corona? Ho quella de' miei padri. I domini?

Delle mie vaste terre non conosco i confini.

Il mio stemma è glorioso, s'anco il tuo non si svelle.

L'Italia è ricca ancora di leggiadre donzelle,

E il mio cammin conduce dove sfavilla il sole.

Addio.

Viscardo(a quelli di sua parte).

Viscardo(a quelli di sua parte).

La nostra dama insulta.

La nostra dama insulta.

(Incitati da Viscardo gli scudieri e gli uomini d'arme, i quali durante tutta la parlata di Ugo mostrarono maraviglia da prima e poi ira, irrompono minacciosi contro di lui).

(Incitati da Viscardo gli scudieri e gli uomini d'arme, i quali durante tutta la parlata di Ugo mostrarono maraviglia da prima e poi ira, irrompono minacciosi contro di lui).

Ugo(ritirandosi di un passo e piantandosi fermo innanzi a loro).

Ugo(ritirandosi di un passo e piantandosi fermo innanzi a loro).

Che! Chi vuoleMisurar la mia spada, muova un passo. Per Dio!Vi sovvenga che ancora il signor qui son io.Che, vincitore, il premio ricuso — per scereteMie voglie — ma che tutti servi miei qui voi siete.Che non patisco segni di violenza ed oltraggio.

Che! Chi vuole

Misurar la mia spada, muova un passo. Per Dio!

Vi sovvenga che ancora il signor qui son io.

Che, vincitore, il premio ricuso — per scerete

Mie voglie — ma che tutti servi miei qui voi siete.

Che non patisco segni di violenza ed oltraggio.

Diana(con voce profondamente commossa).

Diana(con voce profondamente commossa).

(Nuovo cenno di minaccia fra le genti di Diana).

(Nuovo cenno di minaccia fra le genti di Diana).

Inchinatevi tutti sommessi al suo passaggio.

Inchinatevi tutti sommessi al suo passaggio.

(Scudieri ed armati fanno ala ad Ugo, il quale, dopo aver gittato a Diana uno sguardo pieno di alterigia, parte seguito da Gottifredo).

(Scudieri ed armati fanno ala ad Ugo, il quale, dopo aver gittato a Diana uno sguardo pieno di alterigia, parte seguito da Gottifredo).

Fine del primo Atto.


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