NOTE:1.Ved.Grimmu.Schmeller,Lateinische Gedichte des X und XI Jh. p. 65 sgg. eCholevius,Geschichte der deutschen Poesie nach ihren antiken Elementen, I, p. 20 sgg. Nel canto latino ritmico dei soldati modenesi (X sec.) è citato il fatto di Sinone, certamente noto da Virgilio. V.Du Méril,Poés. pop. lat. ant. au XII sièclep. 268.2.Zappert(Virgil's Fortleben im Mittelalt. p. 7 sgg. not. 64 sgg.) ha consacrato una gran parte del suo lavoro alla ricerca delle reminiscenze virgiliane nei poeti volgari del medio evo ed ha riunito un grandissimo numero di luoghi di poeti d'ogni sorta e di varie nazioni per provare quanta parte di colorito fosse desunta dalla tavolozza dell'antico poeta. Ma egli si contenta di rapporti troppo generali, e quel ch'ei sostiene non gli si può concedere che per una piccola parte delle sue citazioni. Alla maniera sua potrebbe provarsi che anche poeti indiani o persiani hanno letto Virgilio.3.Cfr.Reiffenberg,Chron. rimée de Philippes Mouskes, p.CCXXXVsgg.4.Cfr.Grimm,Frau Aventiure, nei suoiKl. Schrift. I, 83 sgg.5.ReAlfonsodice: «El Ovidio mayor (Metamorfosi) non es à l entre ellos (gli antichi cioè) sinon la theologia et la Biblia dellos entre los gentiles.»Grande et general estoriaI, 8, c. 7. Cf.Amador de los Rios,Hist. crit. de la lit. españ.III, p. 603.6.Una disamina storico-critica molto assennata e profonda di questo passare e tramutarsi dei subbietti antichi nel romantismo, trovasi nella commendevole opera diCholeviusgià sopra citata, cap. 3-9. Ved. ancheDerneddeUeber die den altfranz. Dichtern bekannten epischen Stoffe aus dem Alterthum, Erlangen 1887,Birch-Hirschfeld,Ueber die den provenzalischen Troubadours d. XII n. XIII Iahrh. bekannten epischen Stoffe, Halle 1878.7.Cfr.Dunger, Die Sage vom trojanischen Kriege in den Bearbeitungen des Mittelalters und ihren Quellen. Leipz. 1869.8.Così anche il nostroGuido delle Colonne. Cfr.Dunger, op. cit. p. 19 sg.9.Il Romanzo di Troia fu pubblicato dalJoly,Benoit de Sainte-More et le Roman de Troie, ou les métamorphoses d'Homére et l'epopèe gréco-latine au moyen-age, Paris, 1870. IlRoman d'Énéas, è tuttora inedito. Un brano del principio fu pubblicato nel 1856 daPaolo Heysenei suoiRomanische ineditap. 31 sgg. da un MS. Laurenziano; ma un estratto che ce lo fa conoscere a sufficienza ne ha dato ilPeÿnello stesso anno, nel suoEssai sur li Romans d'Énéas d'aprés les MSS, de la bibl. imp.Paris, 1856. Una edizione critica ne promise il sig.Salverda de Grave, il quale nel suo scrittoIntroduction à une édition critique du Roman d'Énéas, La Haye 1888 giudicando dalla lingua sostiene che l'Énéasè anteriore alRoman de Troiee non è di Benoit.10.Pubbl. daEttmüller,Heinrich von Veldeke, Leipz. 1852 e da Behagel, Leipz. 1880. Confrontato col testo francese daPeÿ,L'Enéide di Henri de Veldeke et le Roman d'Énéas(inJahrbuch für roman. und engl. Literatur, II, p. 1 sgg.). Il giudizio diGervinus,Gesch. d. deutsch. Dicht. I, p. 272 sgg. è dettato senza alcuna conoscenza del testo francese; meglio e più largamente, pel nostro punto di vista, ne giudicaCholevius, op. cit. p. 102 sgg., benchè anch'egli ignaro dei rapporti coll'originale allora ignoto. Quanto v'ha di aspro nel giudizio di Gervinus ha voluto correggereE. Wörnernel suo lavoroVirgil und Heinrich von Veldeke(inZeitschr. f. deutsche Philolog. vonHöpfnerundZacherIII, 126 sgg.), nel quale ha creduto rendere un gran servizio al povero minnesinger confrontandolo col poeta latino. Sulle lodi date ad Enrico da Wolframo di Eschenbach, Goffredo di Strasburgo, e il motivo di queste, giustamente giudica Gervinus. Sulle curiose miniature che accompagnano il codice berlinese di questo poema ved. Piper, Mythologie der christl. Kunst, I, p. 246 sgg. e Kugler, Kl. Schrift.11.AncheEnrico di Veldeke, benchè si appoggi più direttamente sul suo originale francese, di frequente cita Virgilio, «sô saget Virgiliûs der mâre» «so zelt Virgilius der helt» Cfr. anche quel che dice a p. 26, l. 18 sg.12.Una ricca raccolta di esempi per questo che qui si dice trovasi nel dotto lavoro diBartsch,Albrecht von Halberstadt und Ovid im Mittelalter(Quedlinb. und Leipz. 1861) p.XI-CXXVII.13.«Qui volc ausir diverses contesDe reis, de marques e de comtesAuzir ne poc tan can si volc.. . . . . . . . . . . .L'autre comtava d'EneasE de Dido consi remasPer lui dolenta e mesquina;L'autre contava de LavinaCon fes lo bren al cairel traireA la gaita de l'auzor traire» etc.Roman de Flamencapubl. p.Paul Meyerv. 609 sgg. p. 19 sg. V. ancheGuiraut de Calanson, pr.Diez,Poesie der Troubadoursp. 199, e altri luoghi simili pr.Graesse,Die grossen Sagenkreise des Mittelaltersp. 7 sgg.14.«Si fu entaillée l'estoireComent Eneas mut de Troie,Et com à Cartage à grant joieDido en son lit le reçut;Coment Eneas la deçut,Coment ele por lui s'ocist;Coment Eneas puis conquistLaurente et tote Lombardie,Et Lavine qui fu s'amie.»Per altri testi di poeti volgari relativi a fatti dell'Eneide ved.Bartschop. cit. p.XXIsgg. eCXXIIsg. IlRoman de BrutdiWacecomincia con un sunto dell'Eneide che serve alla genealogia dell'eroe del romanzo.15.«Onkes poëtes ne fu tex» v. 1267.16.È ilFabliau du Chevalier à la trappe, unito ad un altro racconto che è la novella diTofano e monna GhitadelDecamerone(VIII. 4). Veggasi sulla storia di questi due racconti,D'Ancona,Il Libro dei sette savi di Roma, p. 112 sgg., 120;OesterleyadPauli'sSchimpf und Ernstp. 678 eBenfey,Pantschat.I, 331.17.Cfr.Rosenkranz,Gesch. d. deutsch. Poesie im Mittelalter, p. 67.18.NellaFiorità , tuttora inedita, diArmannino, ilRoman d'Énéasè stato adoperato. Cfr.Mussafia,Sulle versioni italiane della storia Troianap. 48 sgg.19.Cfr.Gamba,Diceria bibliografica intorno ai volgarizzamenti italiani delle opere di Virgilio, Verona 1838;Benci,Sui volgarizzamenti antichi dell'Eneide di VirgilioinAntologia di Firenzevol. II (1821) p. 164 sgg.;L'Eneide di Virgilio volgarizzata nel buon secolo della lingua da Ciampolo di Meo degli Ugurgieri, Firenze 1858. Questa traduzione non fu certamente fatta prima che Dante componesse la Divina Comedia, come taluno ha preteso.20.«During the gloomy and disastrous centuries which followed the downfall of the roman empire, Italy had preserved in a far greater degree than any other part of western Europe the traces of ancient civilisation. The night which descended upon her was the night of an arctic summer. The dawn began to reappear before the last reflection of the preceeding sunset had faded from the horizon.»Macaulay,Ess. on Macchiavellip. 64.21.VietorDer Ursprang der VirgilsagenellaZeitschrift für romanische PhilologiediGröber, I, (1887), p. 165-178 sostiene con critica ragionante ma pregiudicata, che la leggenda Virgiliana è tutta d'origine letteraria e il popolo non c'entra per nulla. Così, ma con critica più grossa, incomposta ed inesperta,TunisonMaster Virgil the author of the Aeneid as he seemed in the middle ages, Cincinnati 1890. Più accorto e ragionevoleGrafRoma nella memoriaecc., II, p. 22 sgg. riconosce l'origine popolare della leggenda, ma sostiene che non sia questa senza rapporto colla leggenda letteraria, cosa che noi non neghiamo, ma anzi, nei dovuti termini, affermiamo. Alcuni sani concetti esprime su tal proposito ancheStecherLa lègende de Virgile en BelgiqueinBull. de l'acad. roy. de Belgique, cl. des sciences 3meserie, t. XIX, 1890, p. 602 sgg.22.Pubblicata negliScriptores rerum brunsvicensiumdiLeibnitz, voi. II, p. 695-698.23.Pubbl. daLeibnitznegliScriptores rerum brunsvicensium, vol. I, p. 881 sgg. Benchè la data dell'opera sia il 1212, i ricordi napoletani di Gervasio risalgono, come rilevasi da qualche passo dell'opera stessa, ad un'epoca assai anteriore. Troviamo da lui citato un fatto del 1190 ed un altro più antico, del 1175.24.Tutta la parte a ciò relativa fu pubblicata separatamente con dottissime illustrazioni dal prof.Liebrecht,Des Gervasius von TilburyOtia imperialia,in einer Auswahl, etc. Hannover, 1856.25.I dubbi sollevati circa l'autorità di questi scrittori dalVietor(op. cit. p. 171 sgg.) sostenendo che di queste leggende e di Virgilio il popolo napoletano non ne sapeva nulla, mancano di ogni buon fondamento e riposano su di un falso ragionare suggerito da falsi preconcetti. Sono costoro creduli invero e come tali possono anche esagerare aggiungendo qualche frangia alle fanfaluche che riferiscono e anche credono, ma una critica sana ed impregiudicata non potrà dedurre da ciò che inventino fatti e cose e il nome di Virgilio introducano essi là dove il popolo non ne sapeva. Del resto quel ch'essi riferiscono circa le credenze napoletane è confermato da altri scrittori e dai napoletani stessi, come vedremo.26.Ueber den Zauberer VirgiliusnellaGermaniadiPfeiffer, vol. IV, (1859) p. 257-298. Ved. p. 264.27.Alexandri Neckam De naturis rerum libri duo, with the poem of the same authorDe laudibus divinae sapientiae, edited byThomas Wright. London, 1863.28.Quae vices quaeque mutationes et Virgilium ipsum et eius carmina per mediam aetatem exceperint explanare tentavitFranciscus Michel. Paris, 1846. Vedi p. 18 sgg.29.VediWright,Biographia Britannica literariaII, 449 sgg. e la prefazione del medesimo alDe naturis rerum; Cfr.Hist. litt. de la FranceXVIII, 521 sgg.;Du Méril,Poésies inédites du moyen-age, p. 169 sgg.30.«Romae quid facerem? mentiri nescio, librosDiligo, sed libras respuo. Roma, vale.»Pag. 448.31.Così argomenta giustamenteWrightnella sua prefazione, p.XIIIsgg.32.Riferita da Niceta Coniate, Glica, Esichio Milesio. Cf.Frick,Das plataeische Weihgeschenck zu Constantinopel in Jahrhb. f. Phil u. Paed, IIISupplmb.p. 554 sgg.33.De signis Constant., cap. VIII, p. 861, Bk.34.Codin.,De signis, p. 30 e 36;De aedif. Const., p. 62;Nic. Callist.,Hist. eccles., III, 18.35.Spesso questi talismani venivan così sotterrati, e vi fu un tempo in cui in questa guisa ad officio di talismani si fecero servire uomini viventi! VediPlin.,Nat. Hist.28, (3) eLiebrecht,Eine altrömische Sage in Philologus, XXI, p. 687 sgg.36.Hist. Fr., VIII, 33. Cf.Fournier,Hist. du Pont-neuf, I, p. 19 sgg. Vedi per altri esempiLiebrechtad Gervas., p. 98 sgg. eNaudé,Apologie des gr. personn. accusés de magie, p. 624. Anche ad Alberto Magno fu attribuita una mosca d'oro che scacciava tutte le mosche. Cf. P.Anton. De Tarsia,Hist. Cupersan., p. 26 (inThes.Graev.etBurmann. tom. IX, p. v).37.Plin.,Nat. Hist., X, 29 (45); XXI, 14 (46).38.Collect. rer. memorab.p. 40 (ed.Mommsen).39.Cf.Liebrechtad Gervas., p. 105;Lalanne,Curiosités des traditionsetc., p. 218.Menabrea,De l'origine, de la forme et de l'esprit des jugements rendus au moyen-age contre les animaux. Chambéry, 1843.40.Cfr.Springer,Bilder aus der neueren Kunstgeschichte, (Bonn, 1867) p. 19 sg.41.Ved.Schaarschmidt,Joh. Saresberiensis, p. 31.42.PolycraticusI, 4. Quest'opera vide la luce nel 1159. VediSchaarschmidt, op. cit., p. 143.43.Apocalypsis Goliae episcopi, pressoWright,Early poems attributed to Walter Mapes, p. 4.44.Cf.Jo. Scoppae Parthenopei in diversos auctores collectanea ab ipso revisaetc. Neapol., 1534, p. 20 sgg. I passi di questo libro, non facile a trovarsi, relativi a Virgilio, mi sono stati comunicati dalla gentilezza del mio dotto amico napoletano prof. De Blasis, al quale vado pur debitore di altre notizie e schiarimenti per questo mio lavoro. — Il sig.Minieri RiccionelCatalogo dei libri raridella sua biblioteca (Napoli 1864) vol. I, p. 110 sg. nota quanto segue: «Lo Scoppa che scriveva nel giugno 1507, distrugge affatto lo sciocco racconto tradizionale delSummonteintorno a siffatte teste. Costui riferisce che una giovane vassalla, essendo ricorsa ad Isabella di Aragona per essere stata violentata dal suo feudatario, Isabella ordinò che il barone la sposasse, e dopo le nozze lo fece decapitare; che quindi, a memoria di questo fatto, si fossero collocate in marmo quelle due teste su quella porta della città che guarda il mercato dove soffrì l'ultimo supplizio il barone. Racconto ch'io confutai fin dall'anno 1844 nelle mieMemorie degli scrittori nati nel reame di Napoli, prima che avessi letto il libro dello Scoppa.» Gervasio che è molto più antico dello Scoppa dà anche meglio ragione al signor Minieri.45.Citato in un MS. napoletano di illustrazioni a Virgilio. Ved,Capasso,Hist. dipl. regni Sic.p. 50.46.De Stefano,Luoghi sacri di Napolif. 15,Capasso, op. cit. p. 50.47.Cf.Galiani,Del dialetto napoletano. Napoli, 1779, p. 98 sgg. Dobbiamo però avvertire che questa testa esistente nel Museo creduta da molti scrittori residuo di quel cavallo non pare, a giudizio di archeologi, abbia mai appartenuto ad una statua di cavallo; ved.HelbigAnn. d. Istit. arch.1865, p. 271;Capasso, op. cit. p. 51.48.Notiamo però che già nel V secolo trovasi menzione di una leggenda siciliana, relativa ad una statua che tratteneva la vampa dell'Etna ed impediva agl'invasori d'approdare in Sicilia (Olimpiodoro, pressoFozio, cod. 90). Di una statua simile fa menzione anche nell'VIII secolo la vita di S. Leone taumaturgo, vescovo di Catania. VediActa Sanctor. Febr., III, p. 224. Cf.Liebrechtad Gervas., p. 106 sgg. e 262. Come giustamente osserva questo dotto illustre, tale leggenda sicula non è senza rapporti coi racconti favolosi dell'antichità relativi all'agrigentino Empedocle e colla statua di bronzo ch'egli ebbe in Girgenti.49.Sulle idee superstiziose a ciò relative, vediLiebrechtnellaGermaniadiPfeiffer, V, p. 483 sgg.; X, p. 408.50.Così lo chiamanoPietro d'Eboli,Falcone Beneventanoed altri.51.Montfaucon,Monumens de la monarchie française, tom. II, p. 329.52.Cod. IX c. 24 f. 89 v. «Refert etiam (Alexander librode Naturis rerum) quod in cratere quodam vitreo ovum Virgilius inclusit quo fata civitatis Neapolis pendere dicebat.» È un MS. acefalo che contiene alcune illustrazioni delle opere di Virgilio, segnalato daCapasso,Histor. dipl. regni Sic.Neap. 1874, p. 354.53.De Rossi,Prime raccolte d'antiche iscrizioniecc., (Roma 1852) p. 92.Roth(op. cit. p. 263) ha tentato d'interpretarla, ma senza risultato che valga la pena di esser qui riferito.54.Vedi i vari scritti relativi a questi bagni riuniti nel tom. IX, parte IV delThesaurusdiGrevioeBurmanno.55.Quantunque Corrado parli d'immagini, la maggior parte degli altri scrittori che di ciò fan parola non menzionano che iscrizioni.56.«A borbo avia risc bains;Quis volc, fos privatz o estrains,S'i pot mout ricamen bainar.En cascun bain pogras trobarEscrih a que avia obs.»Le Roman de Flamenca, publié parP. Meyer. Paris, 1865, p. 45; Cf. p. XIII.57.Itinerarium(ed.Asher), I, p. 42. VediDu Méril,De Virgile l'enchanteurnei suoiMélanges archéologiques et littéraires, p. 436.58.Cf.Meyer,Roman de Flamenca, p.XIII.59.VediDu Méril, l. c.60.Joh. Burchardi diarium, ed. abAch.Gennarelli, Flor. 1854, p. 317.61.Cfr. su questo scrittore del XII sec. e il suo poemaE. PércopoI bagni di Pozzuoli poemetto napoletano del sec. XIV, Napoli 1887, p. II sgg. (Estr. dall'Arch. stor. per le prov. napol.XI, pp. 597-750.)62.Cap. 29.63.VediDu Méril, l. c.64.Cron. di Partenope, cap. 29.65.Cf.Panvinio,Il forest. istr. alle antichità di Pozzuoliecc., p. 100.De Renzi,Storia della medicina in Italia, II, p. 148.Mazza,Urbis Salernitanae historia(inThes.Graev.etBurm., tom. IX, p. iv) p. 72 sg.66.I telesmi di Apollonio Tianeo sono attribuiti dallo pseudo-Giustino (V sec.) a profonda cognizione «delle forze della natura e delle loro simpatie ed antipatie.» Cf.Roth, op. cit., p. 280. Certo non può credersi sia la magia diabolica quella che Alberto Magno dice di avere sperimentata egli stesso: «cuius etiam veritatem nos ipsi sumus expertiin magicis.»Oper., t. III (Lugd., 1625), p. 23. Intorno alla testa che parlava fatta da costui, dice il nostro antico scrittore: «e non fu per arte diabolica nè per negromanzia però che gli grandi intelletti non si dilettano di ciòe; poichè è cosa da perdere l'anima e 'l corpo, che è vietata tale arte dalla fede di Cristo.» Sopra ha detto che ei la fè «per la sua grande sapienzia... a sì fatti corsi di pianeti e calcola così di ragione ch'ella favellava.»Rosario della vita di Matteo Corsiniap.Zambrini,Libro di novelle antiche, p. 74.67.Commento sopra Dante, Inf.I, 70.68.L'ars notoria, derisa da Erasmo, non ha nulla di diabolico, ma intende a procurare la conoscenza di varie scienze mediante l'osservanza di talune prattiche. Cornelio Agrippa scrisse un libro intorno a quest'arte. Ved.Liebrechtad Gervas., p. 161. Cf.Roth.op. cit., p. 294. Veggasi però anche quanto ne dice il Virgilio Cordubense di cui parleremo in altro capitolo.69.Morto, secondoLeibnitz, nel 1175.70.Muratori,Scriptores rer. ital., XII, p. 283.71.Polycraticus, 2, 23.72.Cf.Roth, op. cit., p. 295.73.Di quest'avviso è ancheSchaarschmidt,Johannes Saresberiensis nach Lebenetc, p. 99.74.Ap.Muratori,Scriptores rer. ital., V, p. 637, 644. Lo stesso autore crede Napoli inespugnabile e pare ciò attribuisca a Virgilio, come vedremo più oltre riferendo le sue parole. Cf.Roth, op. cit., p. 288 sgg.75.È singolare e deplorevole che fino ad oggi da archeologi di vaglia non siasi fatta intorno al sepolcro del poeta alcuna seria ricerca. Generalmente si ricusa di credere che sia veramente il sepolcro di Virgilio quello che a Napoli da parecchi secoli passa per tale. Dopo lo scritto poco serio e profondo diPeignotRecherches sur le tombeau de Virgile, Dijon 1840, abbiamo il recente lavoro storico-critico diE. Cocchia,La tomba di Virgilio, contributo alla topografia dell'antica città di Napoli, Torino (Loescher) 1889 (Estr. dall'Arch. st. per le prov. napol.Anno XIII, fasc. III-IV), il quale intende a provare che il sepolcro di Virgilio è appunto quello che si crede tale presso l'ingresso della grotta di Pozzuoli. L'indicazione data nell'antica biografia è assai precisa e del tutto degna di fede. Essa potrebbe servire di guida a scavi, che però devono essere preceduti da ricerche topografiche su Napoli antica, per determinare con esattezza ove fosse il secondo miglio da Napoli sulla via Puteolana. Tanto fa il Cocchia provando che a tal distanza su quella via corrisponde appunto quel sepolcro. Certo, che quello non possa essere il sepolcro di Virgilio, è difficile provarlo, come anche trovare come e quando nascesse la vecchia tradizione che appunto quello indica per tale.76.«Ossa eius Neapolim translata sunt tumuloque condita, qui est via puteolana intra lapidem secundum.»Donat.,Vit. Vergil., p. 63.77.«Non quod Mantua contumax Homeroadiecit latialibus loquelis,aequari sibimet subinde livensbusto Parthenopem Maroniano.»Sid. Apoll.,Carm. IX.78.Scriptores rerum langobardicarum(neiMon. Germ. hist.) p. 440.79.BartschChrestomathie provençale(4ª ed.) p. 73, 2. Sull'età di questo trovatore ved.Selbach,Das Streitgedicht in der altprovenzalischen Lyrik, Marburg 1886 p. 18 sg.80.Cfr.Schipa,Il Ducato di NapoliinArch. st. delle prov. nap.XIX (1894) p. 445.81.Pompon. Mela,De Chorographia, III. 106 (ed.Partehy). Cfr. ancheRawlinson,ad Herodot. I, 66.82.«.... et ore et animo tam probum constat, ut Neapoli Partheniasvulgoappellatus sit.»Donat.Vit. Vergil.p. 57.83.Acta Sanctorum Jun., V, p. 114 sgg.84.Op. cit. p. 287.85.Acta Sanctor. Jun., V, p. 112 d.86.Costo,La vera istoria dell'origine e delle cose notabili di Monte Vergine, p. 123 sgg.87.La tradizione locale, citata da tutti gli storici del Monte Vergine, porta che il monte prima di chiamarsiVirgilianosi chiamasse di Cibele, per un tempio che ivi era, sacro a questa divinità . La stessa tradizione fa derivare il nome diVesta, che porta una località alle falde dei monte, da un tempio di Vesta che ivi si trovava. Ved.Giordano,Croniche di Monte Vergine, p. 27, 38, 45.88.Un antico MS. del Monte Vergine, del sec. XIII, contenente la vita di S. Guglielmo, dice: «Nuncupatur Mons Virgilianus a quibusdam operibus et maleficiis Virgilii mantuani poetae inter latinos principis; construxerat enim hic maleficus daemonum cultor eorum ope hortulum quemdam omnium genere herbarum cunctis diebus et temporibus, maxime vero aestatis pollentem, quarum virtutes in foliis scriptas monachi quidam nostri fide digni fratres, qui praedictum montem inhabitant, apertis vocibus testantur, saepe casu in praedictum hortum, non semel, dum per iuga montis solatii causa errarent, incidisse, nihilominus intra hortum huiusmodi maleficio affectos esse, ut nec herbas tangere valuisse, nec qua via inde egressi sint, cognovisse retulerunt. Deinde, mutato nomine Virgilii, Virgineus appellatur a semper Virgine Maria, cui templum positum est.» ap.Giordano,Croniche di Monte Vergine, p. 92.89.Noct. att., II, 213. Cf.Serv.ad Aeneid., VII, 740.90.Kretschmer(De A. Gell. fontib.p. 77) eMercklin(N. Jahrbb. f. Philol.1861, p. 722) pensano che questo potesse essere un commentario virgiliano d'Igino.91.Così pensa ancheRibbeck,Prolegg., p. 25.92.LaCronica di Partenopelo pone sopraAvella et appresso Mercholiano. Mercogliano però è più prossimo ad Avellino che ad Avella, e forse per questo Roth crede che nellaCronicadebba leggersi Avellino invece di Avella (op. cit., p. 226). Ma loScoppadice chiaramente «supra Abellam nunc Avellam quam Virgilius inGeorg.maliferam... nuncupat.» Il padreGiordano(Cron. di Monte Vergine, p. 85 sgg.) arriva fino ad affermare che Virgilio pose in Avella la sua residenza estiva. Del resto è chiaro che la leggenda non poteva indicare precisamente il luogo di un giardino così maraviglioso. Nel MS. del Monte Vergine, del sec. XIII, già sopra citato, si parla di alcuni monaci che asserivano di averlo veduto, essendovisi imbattuti a caso, ma di non sapere nè come vi fossero entrati, nè come ne fossero usciti. Altri monaci dicevan lo stesso nel sec. XVII, ed il padre Giordano registra anche i loro nomi!Cron. di Monte Vergine, p. 92 sgg.93.È pur notevole che due delle leggende napoletane su Virgilio (quella dei serpenti, e quella delle facce di pietra) si referiscano appunto alla porta di Napoli che conduceva a Nola.94.Veggasi l'epigramma 376 dell'Anthologia latina(Meyer): «De horto domini Oageis, ubi omnes herbae medicinales plantatae sunt.»95.Croniche di Monte Vergine, p. 84.96.Cfr.SchipaIl Ducato di NapoliinArchivio st. per le prov. napolet.v. XVII p. 628 sgg.97.«post Romanam urbem nulli inferior»Vita Athanasii in Script. rer. Langobardicar.p. 440.98.Vita Athanasiiloc. cit.
1.Ved.Grimmu.Schmeller,Lateinische Gedichte des X und XI Jh. p. 65 sgg. eCholevius,Geschichte der deutschen Poesie nach ihren antiken Elementen, I, p. 20 sgg. Nel canto latino ritmico dei soldati modenesi (X sec.) è citato il fatto di Sinone, certamente noto da Virgilio. V.Du Méril,Poés. pop. lat. ant. au XII sièclep. 268.
1.Ved.Grimmu.Schmeller,Lateinische Gedichte des X und XI Jh. p. 65 sgg. eCholevius,Geschichte der deutschen Poesie nach ihren antiken Elementen, I, p. 20 sgg. Nel canto latino ritmico dei soldati modenesi (X sec.) è citato il fatto di Sinone, certamente noto da Virgilio. V.Du Méril,Poés. pop. lat. ant. au XII sièclep. 268.
2.Zappert(Virgil's Fortleben im Mittelalt. p. 7 sgg. not. 64 sgg.) ha consacrato una gran parte del suo lavoro alla ricerca delle reminiscenze virgiliane nei poeti volgari del medio evo ed ha riunito un grandissimo numero di luoghi di poeti d'ogni sorta e di varie nazioni per provare quanta parte di colorito fosse desunta dalla tavolozza dell'antico poeta. Ma egli si contenta di rapporti troppo generali, e quel ch'ei sostiene non gli si può concedere che per una piccola parte delle sue citazioni. Alla maniera sua potrebbe provarsi che anche poeti indiani o persiani hanno letto Virgilio.
2.Zappert(Virgil's Fortleben im Mittelalt. p. 7 sgg. not. 64 sgg.) ha consacrato una gran parte del suo lavoro alla ricerca delle reminiscenze virgiliane nei poeti volgari del medio evo ed ha riunito un grandissimo numero di luoghi di poeti d'ogni sorta e di varie nazioni per provare quanta parte di colorito fosse desunta dalla tavolozza dell'antico poeta. Ma egli si contenta di rapporti troppo generali, e quel ch'ei sostiene non gli si può concedere che per una piccola parte delle sue citazioni. Alla maniera sua potrebbe provarsi che anche poeti indiani o persiani hanno letto Virgilio.
3.Cfr.Reiffenberg,Chron. rimée de Philippes Mouskes, p.CCXXXVsgg.
3.Cfr.Reiffenberg,Chron. rimée de Philippes Mouskes, p.CCXXXVsgg.
4.Cfr.Grimm,Frau Aventiure, nei suoiKl. Schrift. I, 83 sgg.
4.Cfr.Grimm,Frau Aventiure, nei suoiKl. Schrift. I, 83 sgg.
5.ReAlfonsodice: «El Ovidio mayor (Metamorfosi) non es à l entre ellos (gli antichi cioè) sinon la theologia et la Biblia dellos entre los gentiles.»Grande et general estoriaI, 8, c. 7. Cf.Amador de los Rios,Hist. crit. de la lit. españ.III, p. 603.
5.ReAlfonsodice: «El Ovidio mayor (Metamorfosi) non es à l entre ellos (gli antichi cioè) sinon la theologia et la Biblia dellos entre los gentiles.»Grande et general estoriaI, 8, c. 7. Cf.Amador de los Rios,Hist. crit. de la lit. españ.III, p. 603.
6.Una disamina storico-critica molto assennata e profonda di questo passare e tramutarsi dei subbietti antichi nel romantismo, trovasi nella commendevole opera diCholeviusgià sopra citata, cap. 3-9. Ved. ancheDerneddeUeber die den altfranz. Dichtern bekannten epischen Stoffe aus dem Alterthum, Erlangen 1887,Birch-Hirschfeld,Ueber die den provenzalischen Troubadours d. XII n. XIII Iahrh. bekannten epischen Stoffe, Halle 1878.
6.Una disamina storico-critica molto assennata e profonda di questo passare e tramutarsi dei subbietti antichi nel romantismo, trovasi nella commendevole opera diCholeviusgià sopra citata, cap. 3-9. Ved. ancheDerneddeUeber die den altfranz. Dichtern bekannten epischen Stoffe aus dem Alterthum, Erlangen 1887,Birch-Hirschfeld,Ueber die den provenzalischen Troubadours d. XII n. XIII Iahrh. bekannten epischen Stoffe, Halle 1878.
7.Cfr.Dunger, Die Sage vom trojanischen Kriege in den Bearbeitungen des Mittelalters und ihren Quellen. Leipz. 1869.
7.Cfr.Dunger, Die Sage vom trojanischen Kriege in den Bearbeitungen des Mittelalters und ihren Quellen. Leipz. 1869.
8.Così anche il nostroGuido delle Colonne. Cfr.Dunger, op. cit. p. 19 sg.
8.Così anche il nostroGuido delle Colonne. Cfr.Dunger, op. cit. p. 19 sg.
9.Il Romanzo di Troia fu pubblicato dalJoly,Benoit de Sainte-More et le Roman de Troie, ou les métamorphoses d'Homére et l'epopèe gréco-latine au moyen-age, Paris, 1870. IlRoman d'Énéas, è tuttora inedito. Un brano del principio fu pubblicato nel 1856 daPaolo Heysenei suoiRomanische ineditap. 31 sgg. da un MS. Laurenziano; ma un estratto che ce lo fa conoscere a sufficienza ne ha dato ilPeÿnello stesso anno, nel suoEssai sur li Romans d'Énéas d'aprés les MSS, de la bibl. imp.Paris, 1856. Una edizione critica ne promise il sig.Salverda de Grave, il quale nel suo scrittoIntroduction à une édition critique du Roman d'Énéas, La Haye 1888 giudicando dalla lingua sostiene che l'Énéasè anteriore alRoman de Troiee non è di Benoit.
9.Il Romanzo di Troia fu pubblicato dalJoly,Benoit de Sainte-More et le Roman de Troie, ou les métamorphoses d'Homére et l'epopèe gréco-latine au moyen-age, Paris, 1870. IlRoman d'Énéas, è tuttora inedito. Un brano del principio fu pubblicato nel 1856 daPaolo Heysenei suoiRomanische ineditap. 31 sgg. da un MS. Laurenziano; ma un estratto che ce lo fa conoscere a sufficienza ne ha dato ilPeÿnello stesso anno, nel suoEssai sur li Romans d'Énéas d'aprés les MSS, de la bibl. imp.Paris, 1856. Una edizione critica ne promise il sig.Salverda de Grave, il quale nel suo scrittoIntroduction à une édition critique du Roman d'Énéas, La Haye 1888 giudicando dalla lingua sostiene che l'Énéasè anteriore alRoman de Troiee non è di Benoit.
10.Pubbl. daEttmüller,Heinrich von Veldeke, Leipz. 1852 e da Behagel, Leipz. 1880. Confrontato col testo francese daPeÿ,L'Enéide di Henri de Veldeke et le Roman d'Énéas(inJahrbuch für roman. und engl. Literatur, II, p. 1 sgg.). Il giudizio diGervinus,Gesch. d. deutsch. Dicht. I, p. 272 sgg. è dettato senza alcuna conoscenza del testo francese; meglio e più largamente, pel nostro punto di vista, ne giudicaCholevius, op. cit. p. 102 sgg., benchè anch'egli ignaro dei rapporti coll'originale allora ignoto. Quanto v'ha di aspro nel giudizio di Gervinus ha voluto correggereE. Wörnernel suo lavoroVirgil und Heinrich von Veldeke(inZeitschr. f. deutsche Philolog. vonHöpfnerundZacherIII, 126 sgg.), nel quale ha creduto rendere un gran servizio al povero minnesinger confrontandolo col poeta latino. Sulle lodi date ad Enrico da Wolframo di Eschenbach, Goffredo di Strasburgo, e il motivo di queste, giustamente giudica Gervinus. Sulle curiose miniature che accompagnano il codice berlinese di questo poema ved. Piper, Mythologie der christl. Kunst, I, p. 246 sgg. e Kugler, Kl. Schrift.
10.Pubbl. daEttmüller,Heinrich von Veldeke, Leipz. 1852 e da Behagel, Leipz. 1880. Confrontato col testo francese daPeÿ,L'Enéide di Henri de Veldeke et le Roman d'Énéas(inJahrbuch für roman. und engl. Literatur, II, p. 1 sgg.). Il giudizio diGervinus,Gesch. d. deutsch. Dicht. I, p. 272 sgg. è dettato senza alcuna conoscenza del testo francese; meglio e più largamente, pel nostro punto di vista, ne giudicaCholevius, op. cit. p. 102 sgg., benchè anch'egli ignaro dei rapporti coll'originale allora ignoto. Quanto v'ha di aspro nel giudizio di Gervinus ha voluto correggereE. Wörnernel suo lavoroVirgil und Heinrich von Veldeke(inZeitschr. f. deutsche Philolog. vonHöpfnerundZacherIII, 126 sgg.), nel quale ha creduto rendere un gran servizio al povero minnesinger confrontandolo col poeta latino. Sulle lodi date ad Enrico da Wolframo di Eschenbach, Goffredo di Strasburgo, e il motivo di queste, giustamente giudica Gervinus. Sulle curiose miniature che accompagnano il codice berlinese di questo poema ved. Piper, Mythologie der christl. Kunst, I, p. 246 sgg. e Kugler, Kl. Schrift.
11.AncheEnrico di Veldeke, benchè si appoggi più direttamente sul suo originale francese, di frequente cita Virgilio, «sô saget Virgiliûs der mâre» «so zelt Virgilius der helt» Cfr. anche quel che dice a p. 26, l. 18 sg.
11.AncheEnrico di Veldeke, benchè si appoggi più direttamente sul suo originale francese, di frequente cita Virgilio, «sô saget Virgiliûs der mâre» «so zelt Virgilius der helt» Cfr. anche quel che dice a p. 26, l. 18 sg.
12.Una ricca raccolta di esempi per questo che qui si dice trovasi nel dotto lavoro diBartsch,Albrecht von Halberstadt und Ovid im Mittelalter(Quedlinb. und Leipz. 1861) p.XI-CXXVII.
12.Una ricca raccolta di esempi per questo che qui si dice trovasi nel dotto lavoro diBartsch,Albrecht von Halberstadt und Ovid im Mittelalter(Quedlinb. und Leipz. 1861) p.XI-CXXVII.
13.«Qui volc ausir diverses contesDe reis, de marques e de comtesAuzir ne poc tan can si volc.. . . . . . . . . . . .L'autre comtava d'EneasE de Dido consi remasPer lui dolenta e mesquina;L'autre contava de LavinaCon fes lo bren al cairel traireA la gaita de l'auzor traire» etc.Roman de Flamencapubl. p.Paul Meyerv. 609 sgg. p. 19 sg. V. ancheGuiraut de Calanson, pr.Diez,Poesie der Troubadoursp. 199, e altri luoghi simili pr.Graesse,Die grossen Sagenkreise des Mittelaltersp. 7 sgg.
13.
«Qui volc ausir diverses contesDe reis, de marques e de comtesAuzir ne poc tan can si volc.. . . . . . . . . . . .L'autre comtava d'EneasE de Dido consi remasPer lui dolenta e mesquina;L'autre contava de LavinaCon fes lo bren al cairel traireA la gaita de l'auzor traire» etc.
«Qui volc ausir diverses contesDe reis, de marques e de comtesAuzir ne poc tan can si volc.. . . . . . . . . . . .L'autre comtava d'EneasE de Dido consi remasPer lui dolenta e mesquina;L'autre contava de LavinaCon fes lo bren al cairel traireA la gaita de l'auzor traire» etc.
«Qui volc ausir diverses contes
De reis, de marques e de comtes
Auzir ne poc tan can si volc.
. . . . . . . . . . . .
L'autre comtava d'Eneas
E de Dido consi remas
Per lui dolenta e mesquina;
L'autre contava de Lavina
Con fes lo bren al cairel traire
A la gaita de l'auzor traire» etc.
Roman de Flamencapubl. p.Paul Meyerv. 609 sgg. p. 19 sg. V. ancheGuiraut de Calanson, pr.Diez,Poesie der Troubadoursp. 199, e altri luoghi simili pr.Graesse,Die grossen Sagenkreise des Mittelaltersp. 7 sgg.
14.«Si fu entaillée l'estoireComent Eneas mut de Troie,Et com à Cartage à grant joieDido en son lit le reçut;Coment Eneas la deçut,Coment ele por lui s'ocist;Coment Eneas puis conquistLaurente et tote Lombardie,Et Lavine qui fu s'amie.»Per altri testi di poeti volgari relativi a fatti dell'Eneide ved.Bartschop. cit. p.XXIsgg. eCXXIIsg. IlRoman de BrutdiWacecomincia con un sunto dell'Eneide che serve alla genealogia dell'eroe del romanzo.
14.
«Si fu entaillée l'estoireComent Eneas mut de Troie,Et com à Cartage à grant joieDido en son lit le reçut;Coment Eneas la deçut,Coment ele por lui s'ocist;Coment Eneas puis conquistLaurente et tote Lombardie,Et Lavine qui fu s'amie.»
«Si fu entaillée l'estoireComent Eneas mut de Troie,Et com à Cartage à grant joieDido en son lit le reçut;Coment Eneas la deçut,Coment ele por lui s'ocist;Coment Eneas puis conquistLaurente et tote Lombardie,Et Lavine qui fu s'amie.»
«Si fu entaillée l'estoire
Coment Eneas mut de Troie,
Et com à Cartage à grant joie
Dido en son lit le reçut;
Coment Eneas la deçut,
Coment ele por lui s'ocist;
Coment Eneas puis conquist
Laurente et tote Lombardie,
Et Lavine qui fu s'amie.»
Per altri testi di poeti volgari relativi a fatti dell'Eneide ved.Bartschop. cit. p.XXIsgg. eCXXIIsg. IlRoman de BrutdiWacecomincia con un sunto dell'Eneide che serve alla genealogia dell'eroe del romanzo.
15.«Onkes poëtes ne fu tex» v. 1267.
15.«Onkes poëtes ne fu tex» v. 1267.
16.È ilFabliau du Chevalier à la trappe, unito ad un altro racconto che è la novella diTofano e monna GhitadelDecamerone(VIII. 4). Veggasi sulla storia di questi due racconti,D'Ancona,Il Libro dei sette savi di Roma, p. 112 sgg., 120;OesterleyadPauli'sSchimpf und Ernstp. 678 eBenfey,Pantschat.I, 331.
16.È ilFabliau du Chevalier à la trappe, unito ad un altro racconto che è la novella diTofano e monna GhitadelDecamerone(VIII. 4). Veggasi sulla storia di questi due racconti,D'Ancona,Il Libro dei sette savi di Roma, p. 112 sgg., 120;OesterleyadPauli'sSchimpf und Ernstp. 678 eBenfey,Pantschat.I, 331.
17.Cfr.Rosenkranz,Gesch. d. deutsch. Poesie im Mittelalter, p. 67.
17.Cfr.Rosenkranz,Gesch. d. deutsch. Poesie im Mittelalter, p. 67.
18.NellaFiorità , tuttora inedita, diArmannino, ilRoman d'Énéasè stato adoperato. Cfr.Mussafia,Sulle versioni italiane della storia Troianap. 48 sgg.
18.NellaFiorità , tuttora inedita, diArmannino, ilRoman d'Énéasè stato adoperato. Cfr.Mussafia,Sulle versioni italiane della storia Troianap. 48 sgg.
19.Cfr.Gamba,Diceria bibliografica intorno ai volgarizzamenti italiani delle opere di Virgilio, Verona 1838;Benci,Sui volgarizzamenti antichi dell'Eneide di VirgilioinAntologia di Firenzevol. II (1821) p. 164 sgg.;L'Eneide di Virgilio volgarizzata nel buon secolo della lingua da Ciampolo di Meo degli Ugurgieri, Firenze 1858. Questa traduzione non fu certamente fatta prima che Dante componesse la Divina Comedia, come taluno ha preteso.
19.Cfr.Gamba,Diceria bibliografica intorno ai volgarizzamenti italiani delle opere di Virgilio, Verona 1838;Benci,Sui volgarizzamenti antichi dell'Eneide di VirgilioinAntologia di Firenzevol. II (1821) p. 164 sgg.;L'Eneide di Virgilio volgarizzata nel buon secolo della lingua da Ciampolo di Meo degli Ugurgieri, Firenze 1858. Questa traduzione non fu certamente fatta prima che Dante componesse la Divina Comedia, come taluno ha preteso.
20.«During the gloomy and disastrous centuries which followed the downfall of the roman empire, Italy had preserved in a far greater degree than any other part of western Europe the traces of ancient civilisation. The night which descended upon her was the night of an arctic summer. The dawn began to reappear before the last reflection of the preceeding sunset had faded from the horizon.»Macaulay,Ess. on Macchiavellip. 64.
20.«During the gloomy and disastrous centuries which followed the downfall of the roman empire, Italy had preserved in a far greater degree than any other part of western Europe the traces of ancient civilisation. The night which descended upon her was the night of an arctic summer. The dawn began to reappear before the last reflection of the preceeding sunset had faded from the horizon.»Macaulay,Ess. on Macchiavellip. 64.
21.VietorDer Ursprang der VirgilsagenellaZeitschrift für romanische PhilologiediGröber, I, (1887), p. 165-178 sostiene con critica ragionante ma pregiudicata, che la leggenda Virgiliana è tutta d'origine letteraria e il popolo non c'entra per nulla. Così, ma con critica più grossa, incomposta ed inesperta,TunisonMaster Virgil the author of the Aeneid as he seemed in the middle ages, Cincinnati 1890. Più accorto e ragionevoleGrafRoma nella memoriaecc., II, p. 22 sgg. riconosce l'origine popolare della leggenda, ma sostiene che non sia questa senza rapporto colla leggenda letteraria, cosa che noi non neghiamo, ma anzi, nei dovuti termini, affermiamo. Alcuni sani concetti esprime su tal proposito ancheStecherLa lègende de Virgile en BelgiqueinBull. de l'acad. roy. de Belgique, cl. des sciences 3meserie, t. XIX, 1890, p. 602 sgg.
21.VietorDer Ursprang der VirgilsagenellaZeitschrift für romanische PhilologiediGröber, I, (1887), p. 165-178 sostiene con critica ragionante ma pregiudicata, che la leggenda Virgiliana è tutta d'origine letteraria e il popolo non c'entra per nulla. Così, ma con critica più grossa, incomposta ed inesperta,TunisonMaster Virgil the author of the Aeneid as he seemed in the middle ages, Cincinnati 1890. Più accorto e ragionevoleGrafRoma nella memoriaecc., II, p. 22 sgg. riconosce l'origine popolare della leggenda, ma sostiene che non sia questa senza rapporto colla leggenda letteraria, cosa che noi non neghiamo, ma anzi, nei dovuti termini, affermiamo. Alcuni sani concetti esprime su tal proposito ancheStecherLa lègende de Virgile en BelgiqueinBull. de l'acad. roy. de Belgique, cl. des sciences 3meserie, t. XIX, 1890, p. 602 sgg.
22.Pubblicata negliScriptores rerum brunsvicensiumdiLeibnitz, voi. II, p. 695-698.
22.Pubblicata negliScriptores rerum brunsvicensiumdiLeibnitz, voi. II, p. 695-698.
23.Pubbl. daLeibnitznegliScriptores rerum brunsvicensium, vol. I, p. 881 sgg. Benchè la data dell'opera sia il 1212, i ricordi napoletani di Gervasio risalgono, come rilevasi da qualche passo dell'opera stessa, ad un'epoca assai anteriore. Troviamo da lui citato un fatto del 1190 ed un altro più antico, del 1175.
23.Pubbl. daLeibnitznegliScriptores rerum brunsvicensium, vol. I, p. 881 sgg. Benchè la data dell'opera sia il 1212, i ricordi napoletani di Gervasio risalgono, come rilevasi da qualche passo dell'opera stessa, ad un'epoca assai anteriore. Troviamo da lui citato un fatto del 1190 ed un altro più antico, del 1175.
24.Tutta la parte a ciò relativa fu pubblicata separatamente con dottissime illustrazioni dal prof.Liebrecht,Des Gervasius von TilburyOtia imperialia,in einer Auswahl, etc. Hannover, 1856.
24.Tutta la parte a ciò relativa fu pubblicata separatamente con dottissime illustrazioni dal prof.Liebrecht,Des Gervasius von TilburyOtia imperialia,in einer Auswahl, etc. Hannover, 1856.
25.I dubbi sollevati circa l'autorità di questi scrittori dalVietor(op. cit. p. 171 sgg.) sostenendo che di queste leggende e di Virgilio il popolo napoletano non ne sapeva nulla, mancano di ogni buon fondamento e riposano su di un falso ragionare suggerito da falsi preconcetti. Sono costoro creduli invero e come tali possono anche esagerare aggiungendo qualche frangia alle fanfaluche che riferiscono e anche credono, ma una critica sana ed impregiudicata non potrà dedurre da ciò che inventino fatti e cose e il nome di Virgilio introducano essi là dove il popolo non ne sapeva. Del resto quel ch'essi riferiscono circa le credenze napoletane è confermato da altri scrittori e dai napoletani stessi, come vedremo.
25.I dubbi sollevati circa l'autorità di questi scrittori dalVietor(op. cit. p. 171 sgg.) sostenendo che di queste leggende e di Virgilio il popolo napoletano non ne sapeva nulla, mancano di ogni buon fondamento e riposano su di un falso ragionare suggerito da falsi preconcetti. Sono costoro creduli invero e come tali possono anche esagerare aggiungendo qualche frangia alle fanfaluche che riferiscono e anche credono, ma una critica sana ed impregiudicata non potrà dedurre da ciò che inventino fatti e cose e il nome di Virgilio introducano essi là dove il popolo non ne sapeva. Del resto quel ch'essi riferiscono circa le credenze napoletane è confermato da altri scrittori e dai napoletani stessi, come vedremo.
26.Ueber den Zauberer VirgiliusnellaGermaniadiPfeiffer, vol. IV, (1859) p. 257-298. Ved. p. 264.
26.Ueber den Zauberer VirgiliusnellaGermaniadiPfeiffer, vol. IV, (1859) p. 257-298. Ved. p. 264.
27.Alexandri Neckam De naturis rerum libri duo, with the poem of the same authorDe laudibus divinae sapientiae, edited byThomas Wright. London, 1863.
27.Alexandri Neckam De naturis rerum libri duo, with the poem of the same authorDe laudibus divinae sapientiae, edited byThomas Wright. London, 1863.
28.Quae vices quaeque mutationes et Virgilium ipsum et eius carmina per mediam aetatem exceperint explanare tentavitFranciscus Michel. Paris, 1846. Vedi p. 18 sgg.
28.Quae vices quaeque mutationes et Virgilium ipsum et eius carmina per mediam aetatem exceperint explanare tentavitFranciscus Michel. Paris, 1846. Vedi p. 18 sgg.
29.VediWright,Biographia Britannica literariaII, 449 sgg. e la prefazione del medesimo alDe naturis rerum; Cfr.Hist. litt. de la FranceXVIII, 521 sgg.;Du Méril,Poésies inédites du moyen-age, p. 169 sgg.
29.VediWright,Biographia Britannica literariaII, 449 sgg. e la prefazione del medesimo alDe naturis rerum; Cfr.Hist. litt. de la FranceXVIII, 521 sgg.;Du Méril,Poésies inédites du moyen-age, p. 169 sgg.
30.«Romae quid facerem? mentiri nescio, librosDiligo, sed libras respuo. Roma, vale.»Pag. 448.
30.
«Romae quid facerem? mentiri nescio, librosDiligo, sed libras respuo. Roma, vale.»Pag. 448.
«Romae quid facerem? mentiri nescio, librosDiligo, sed libras respuo. Roma, vale.»Pag. 448.
«Romae quid facerem? mentiri nescio, libros
Diligo, sed libras respuo. Roma, vale.»
Pag. 448.
31.Così argomenta giustamenteWrightnella sua prefazione, p.XIIIsgg.
31.Così argomenta giustamenteWrightnella sua prefazione, p.XIIIsgg.
32.Riferita da Niceta Coniate, Glica, Esichio Milesio. Cf.Frick,Das plataeische Weihgeschenck zu Constantinopel in Jahrhb. f. Phil u. Paed, IIISupplmb.p. 554 sgg.
32.Riferita da Niceta Coniate, Glica, Esichio Milesio. Cf.Frick,Das plataeische Weihgeschenck zu Constantinopel in Jahrhb. f. Phil u. Paed, IIISupplmb.p. 554 sgg.
33.De signis Constant., cap. VIII, p. 861, Bk.
33.De signis Constant., cap. VIII, p. 861, Bk.
34.Codin.,De signis, p. 30 e 36;De aedif. Const., p. 62;Nic. Callist.,Hist. eccles., III, 18.
34.Codin.,De signis, p. 30 e 36;De aedif. Const., p. 62;Nic. Callist.,Hist. eccles., III, 18.
35.Spesso questi talismani venivan così sotterrati, e vi fu un tempo in cui in questa guisa ad officio di talismani si fecero servire uomini viventi! VediPlin.,Nat. Hist.28, (3) eLiebrecht,Eine altrömische Sage in Philologus, XXI, p. 687 sgg.
35.Spesso questi talismani venivan così sotterrati, e vi fu un tempo in cui in questa guisa ad officio di talismani si fecero servire uomini viventi! VediPlin.,Nat. Hist.28, (3) eLiebrecht,Eine altrömische Sage in Philologus, XXI, p. 687 sgg.
36.Hist. Fr., VIII, 33. Cf.Fournier,Hist. du Pont-neuf, I, p. 19 sgg. Vedi per altri esempiLiebrechtad Gervas., p. 98 sgg. eNaudé,Apologie des gr. personn. accusés de magie, p. 624. Anche ad Alberto Magno fu attribuita una mosca d'oro che scacciava tutte le mosche. Cf. P.Anton. De Tarsia,Hist. Cupersan., p. 26 (inThes.Graev.etBurmann. tom. IX, p. v).
36.Hist. Fr., VIII, 33. Cf.Fournier,Hist. du Pont-neuf, I, p. 19 sgg. Vedi per altri esempiLiebrechtad Gervas., p. 98 sgg. eNaudé,Apologie des gr. personn. accusés de magie, p. 624. Anche ad Alberto Magno fu attribuita una mosca d'oro che scacciava tutte le mosche. Cf. P.Anton. De Tarsia,Hist. Cupersan., p. 26 (inThes.Graev.etBurmann. tom. IX, p. v).
37.Plin.,Nat. Hist., X, 29 (45); XXI, 14 (46).
37.Plin.,Nat. Hist., X, 29 (45); XXI, 14 (46).
38.Collect. rer. memorab.p. 40 (ed.Mommsen).
38.Collect. rer. memorab.p. 40 (ed.Mommsen).
39.Cf.Liebrechtad Gervas., p. 105;Lalanne,Curiosités des traditionsetc., p. 218.Menabrea,De l'origine, de la forme et de l'esprit des jugements rendus au moyen-age contre les animaux. Chambéry, 1843.
39.Cf.Liebrechtad Gervas., p. 105;Lalanne,Curiosités des traditionsetc., p. 218.Menabrea,De l'origine, de la forme et de l'esprit des jugements rendus au moyen-age contre les animaux. Chambéry, 1843.
40.Cfr.Springer,Bilder aus der neueren Kunstgeschichte, (Bonn, 1867) p. 19 sg.
40.Cfr.Springer,Bilder aus der neueren Kunstgeschichte, (Bonn, 1867) p. 19 sg.
41.Ved.Schaarschmidt,Joh. Saresberiensis, p. 31.
41.Ved.Schaarschmidt,Joh. Saresberiensis, p. 31.
42.PolycraticusI, 4. Quest'opera vide la luce nel 1159. VediSchaarschmidt, op. cit., p. 143.
42.PolycraticusI, 4. Quest'opera vide la luce nel 1159. VediSchaarschmidt, op. cit., p. 143.
43.Apocalypsis Goliae episcopi, pressoWright,Early poems attributed to Walter Mapes, p. 4.
43.Apocalypsis Goliae episcopi, pressoWright,Early poems attributed to Walter Mapes, p. 4.
44.Cf.Jo. Scoppae Parthenopei in diversos auctores collectanea ab ipso revisaetc. Neapol., 1534, p. 20 sgg. I passi di questo libro, non facile a trovarsi, relativi a Virgilio, mi sono stati comunicati dalla gentilezza del mio dotto amico napoletano prof. De Blasis, al quale vado pur debitore di altre notizie e schiarimenti per questo mio lavoro. — Il sig.Minieri RiccionelCatalogo dei libri raridella sua biblioteca (Napoli 1864) vol. I, p. 110 sg. nota quanto segue: «Lo Scoppa che scriveva nel giugno 1507, distrugge affatto lo sciocco racconto tradizionale delSummonteintorno a siffatte teste. Costui riferisce che una giovane vassalla, essendo ricorsa ad Isabella di Aragona per essere stata violentata dal suo feudatario, Isabella ordinò che il barone la sposasse, e dopo le nozze lo fece decapitare; che quindi, a memoria di questo fatto, si fossero collocate in marmo quelle due teste su quella porta della città che guarda il mercato dove soffrì l'ultimo supplizio il barone. Racconto ch'io confutai fin dall'anno 1844 nelle mieMemorie degli scrittori nati nel reame di Napoli, prima che avessi letto il libro dello Scoppa.» Gervasio che è molto più antico dello Scoppa dà anche meglio ragione al signor Minieri.
44.Cf.Jo. Scoppae Parthenopei in diversos auctores collectanea ab ipso revisaetc. Neapol., 1534, p. 20 sgg. I passi di questo libro, non facile a trovarsi, relativi a Virgilio, mi sono stati comunicati dalla gentilezza del mio dotto amico napoletano prof. De Blasis, al quale vado pur debitore di altre notizie e schiarimenti per questo mio lavoro. — Il sig.Minieri RiccionelCatalogo dei libri raridella sua biblioteca (Napoli 1864) vol. I, p. 110 sg. nota quanto segue: «Lo Scoppa che scriveva nel giugno 1507, distrugge affatto lo sciocco racconto tradizionale delSummonteintorno a siffatte teste. Costui riferisce che una giovane vassalla, essendo ricorsa ad Isabella di Aragona per essere stata violentata dal suo feudatario, Isabella ordinò che il barone la sposasse, e dopo le nozze lo fece decapitare; che quindi, a memoria di questo fatto, si fossero collocate in marmo quelle due teste su quella porta della città che guarda il mercato dove soffrì l'ultimo supplizio il barone. Racconto ch'io confutai fin dall'anno 1844 nelle mieMemorie degli scrittori nati nel reame di Napoli, prima che avessi letto il libro dello Scoppa.» Gervasio che è molto più antico dello Scoppa dà anche meglio ragione al signor Minieri.
45.Citato in un MS. napoletano di illustrazioni a Virgilio. Ved,Capasso,Hist. dipl. regni Sic.p. 50.
45.Citato in un MS. napoletano di illustrazioni a Virgilio. Ved,Capasso,Hist. dipl. regni Sic.p. 50.
46.De Stefano,Luoghi sacri di Napolif. 15,Capasso, op. cit. p. 50.
46.De Stefano,Luoghi sacri di Napolif. 15,Capasso, op. cit. p. 50.
47.Cf.Galiani,Del dialetto napoletano. Napoli, 1779, p. 98 sgg. Dobbiamo però avvertire che questa testa esistente nel Museo creduta da molti scrittori residuo di quel cavallo non pare, a giudizio di archeologi, abbia mai appartenuto ad una statua di cavallo; ved.HelbigAnn. d. Istit. arch.1865, p. 271;Capasso, op. cit. p. 51.
47.Cf.Galiani,Del dialetto napoletano. Napoli, 1779, p. 98 sgg. Dobbiamo però avvertire che questa testa esistente nel Museo creduta da molti scrittori residuo di quel cavallo non pare, a giudizio di archeologi, abbia mai appartenuto ad una statua di cavallo; ved.HelbigAnn. d. Istit. arch.1865, p. 271;Capasso, op. cit. p. 51.
48.Notiamo però che già nel V secolo trovasi menzione di una leggenda siciliana, relativa ad una statua che tratteneva la vampa dell'Etna ed impediva agl'invasori d'approdare in Sicilia (Olimpiodoro, pressoFozio, cod. 90). Di una statua simile fa menzione anche nell'VIII secolo la vita di S. Leone taumaturgo, vescovo di Catania. VediActa Sanctor. Febr., III, p. 224. Cf.Liebrechtad Gervas., p. 106 sgg. e 262. Come giustamente osserva questo dotto illustre, tale leggenda sicula non è senza rapporti coi racconti favolosi dell'antichità relativi all'agrigentino Empedocle e colla statua di bronzo ch'egli ebbe in Girgenti.
48.Notiamo però che già nel V secolo trovasi menzione di una leggenda siciliana, relativa ad una statua che tratteneva la vampa dell'Etna ed impediva agl'invasori d'approdare in Sicilia (Olimpiodoro, pressoFozio, cod. 90). Di una statua simile fa menzione anche nell'VIII secolo la vita di S. Leone taumaturgo, vescovo di Catania. VediActa Sanctor. Febr., III, p. 224. Cf.Liebrechtad Gervas., p. 106 sgg. e 262. Come giustamente osserva questo dotto illustre, tale leggenda sicula non è senza rapporti coi racconti favolosi dell'antichità relativi all'agrigentino Empedocle e colla statua di bronzo ch'egli ebbe in Girgenti.
49.Sulle idee superstiziose a ciò relative, vediLiebrechtnellaGermaniadiPfeiffer, V, p. 483 sgg.; X, p. 408.
49.Sulle idee superstiziose a ciò relative, vediLiebrechtnellaGermaniadiPfeiffer, V, p. 483 sgg.; X, p. 408.
50.Così lo chiamanoPietro d'Eboli,Falcone Beneventanoed altri.
50.Così lo chiamanoPietro d'Eboli,Falcone Beneventanoed altri.
51.Montfaucon,Monumens de la monarchie française, tom. II, p. 329.
51.Montfaucon,Monumens de la monarchie française, tom. II, p. 329.
52.Cod. IX c. 24 f. 89 v. «Refert etiam (Alexander librode Naturis rerum) quod in cratere quodam vitreo ovum Virgilius inclusit quo fata civitatis Neapolis pendere dicebat.» È un MS. acefalo che contiene alcune illustrazioni delle opere di Virgilio, segnalato daCapasso,Histor. dipl. regni Sic.Neap. 1874, p. 354.
52.Cod. IX c. 24 f. 89 v. «Refert etiam (Alexander librode Naturis rerum) quod in cratere quodam vitreo ovum Virgilius inclusit quo fata civitatis Neapolis pendere dicebat.» È un MS. acefalo che contiene alcune illustrazioni delle opere di Virgilio, segnalato daCapasso,Histor. dipl. regni Sic.Neap. 1874, p. 354.
53.De Rossi,Prime raccolte d'antiche iscrizioniecc., (Roma 1852) p. 92.Roth(op. cit. p. 263) ha tentato d'interpretarla, ma senza risultato che valga la pena di esser qui riferito.
53.De Rossi,Prime raccolte d'antiche iscrizioniecc., (Roma 1852) p. 92.Roth(op. cit. p. 263) ha tentato d'interpretarla, ma senza risultato che valga la pena di esser qui riferito.
54.Vedi i vari scritti relativi a questi bagni riuniti nel tom. IX, parte IV delThesaurusdiGrevioeBurmanno.
54.Vedi i vari scritti relativi a questi bagni riuniti nel tom. IX, parte IV delThesaurusdiGrevioeBurmanno.
55.Quantunque Corrado parli d'immagini, la maggior parte degli altri scrittori che di ciò fan parola non menzionano che iscrizioni.
55.Quantunque Corrado parli d'immagini, la maggior parte degli altri scrittori che di ciò fan parola non menzionano che iscrizioni.
56.«A borbo avia risc bains;Quis volc, fos privatz o estrains,S'i pot mout ricamen bainar.En cascun bain pogras trobarEscrih a que avia obs.»Le Roman de Flamenca, publié parP. Meyer. Paris, 1865, p. 45; Cf. p. XIII.
56.
«A borbo avia risc bains;Quis volc, fos privatz o estrains,S'i pot mout ricamen bainar.En cascun bain pogras trobarEscrih a que avia obs.»
«A borbo avia risc bains;Quis volc, fos privatz o estrains,S'i pot mout ricamen bainar.En cascun bain pogras trobarEscrih a que avia obs.»
«A borbo avia risc bains;
Quis volc, fos privatz o estrains,
S'i pot mout ricamen bainar.
En cascun bain pogras trobar
Escrih a que avia obs.»
Le Roman de Flamenca, publié parP. Meyer. Paris, 1865, p. 45; Cf. p. XIII.
57.Itinerarium(ed.Asher), I, p. 42. VediDu Méril,De Virgile l'enchanteurnei suoiMélanges archéologiques et littéraires, p. 436.
57.Itinerarium(ed.Asher), I, p. 42. VediDu Méril,De Virgile l'enchanteurnei suoiMélanges archéologiques et littéraires, p. 436.
58.Cf.Meyer,Roman de Flamenca, p.XIII.
58.Cf.Meyer,Roman de Flamenca, p.XIII.
59.VediDu Méril, l. c.
59.VediDu Méril, l. c.
60.Joh. Burchardi diarium, ed. abAch.Gennarelli, Flor. 1854, p. 317.
60.Joh. Burchardi diarium, ed. abAch.Gennarelli, Flor. 1854, p. 317.
61.Cfr. su questo scrittore del XII sec. e il suo poemaE. PércopoI bagni di Pozzuoli poemetto napoletano del sec. XIV, Napoli 1887, p. II sgg. (Estr. dall'Arch. stor. per le prov. napol.XI, pp. 597-750.)
61.Cfr. su questo scrittore del XII sec. e il suo poemaE. PércopoI bagni di Pozzuoli poemetto napoletano del sec. XIV, Napoli 1887, p. II sgg. (Estr. dall'Arch. stor. per le prov. napol.XI, pp. 597-750.)
62.Cap. 29.
62.Cap. 29.
63.VediDu Méril, l. c.
63.VediDu Méril, l. c.
64.Cron. di Partenope, cap. 29.
64.Cron. di Partenope, cap. 29.
65.Cf.Panvinio,Il forest. istr. alle antichità di Pozzuoliecc., p. 100.De Renzi,Storia della medicina in Italia, II, p. 148.Mazza,Urbis Salernitanae historia(inThes.Graev.etBurm., tom. IX, p. iv) p. 72 sg.
65.Cf.Panvinio,Il forest. istr. alle antichità di Pozzuoliecc., p. 100.De Renzi,Storia della medicina in Italia, II, p. 148.Mazza,Urbis Salernitanae historia(inThes.Graev.etBurm., tom. IX, p. iv) p. 72 sg.
66.I telesmi di Apollonio Tianeo sono attribuiti dallo pseudo-Giustino (V sec.) a profonda cognizione «delle forze della natura e delle loro simpatie ed antipatie.» Cf.Roth, op. cit., p. 280. Certo non può credersi sia la magia diabolica quella che Alberto Magno dice di avere sperimentata egli stesso: «cuius etiam veritatem nos ipsi sumus expertiin magicis.»Oper., t. III (Lugd., 1625), p. 23. Intorno alla testa che parlava fatta da costui, dice il nostro antico scrittore: «e non fu per arte diabolica nè per negromanzia però che gli grandi intelletti non si dilettano di ciòe; poichè è cosa da perdere l'anima e 'l corpo, che è vietata tale arte dalla fede di Cristo.» Sopra ha detto che ei la fè «per la sua grande sapienzia... a sì fatti corsi di pianeti e calcola così di ragione ch'ella favellava.»Rosario della vita di Matteo Corsiniap.Zambrini,Libro di novelle antiche, p. 74.
66.I telesmi di Apollonio Tianeo sono attribuiti dallo pseudo-Giustino (V sec.) a profonda cognizione «delle forze della natura e delle loro simpatie ed antipatie.» Cf.Roth, op. cit., p. 280. Certo non può credersi sia la magia diabolica quella che Alberto Magno dice di avere sperimentata egli stesso: «cuius etiam veritatem nos ipsi sumus expertiin magicis.»Oper., t. III (Lugd., 1625), p. 23. Intorno alla testa che parlava fatta da costui, dice il nostro antico scrittore: «e non fu per arte diabolica nè per negromanzia però che gli grandi intelletti non si dilettano di ciòe; poichè è cosa da perdere l'anima e 'l corpo, che è vietata tale arte dalla fede di Cristo.» Sopra ha detto che ei la fè «per la sua grande sapienzia... a sì fatti corsi di pianeti e calcola così di ragione ch'ella favellava.»Rosario della vita di Matteo Corsiniap.Zambrini,Libro di novelle antiche, p. 74.
67.Commento sopra Dante, Inf.I, 70.
67.Commento sopra Dante, Inf.I, 70.
68.L'ars notoria, derisa da Erasmo, non ha nulla di diabolico, ma intende a procurare la conoscenza di varie scienze mediante l'osservanza di talune prattiche. Cornelio Agrippa scrisse un libro intorno a quest'arte. Ved.Liebrechtad Gervas., p. 161. Cf.Roth.op. cit., p. 294. Veggasi però anche quanto ne dice il Virgilio Cordubense di cui parleremo in altro capitolo.
68.L'ars notoria, derisa da Erasmo, non ha nulla di diabolico, ma intende a procurare la conoscenza di varie scienze mediante l'osservanza di talune prattiche. Cornelio Agrippa scrisse un libro intorno a quest'arte. Ved.Liebrechtad Gervas., p. 161. Cf.Roth.op. cit., p. 294. Veggasi però anche quanto ne dice il Virgilio Cordubense di cui parleremo in altro capitolo.
69.Morto, secondoLeibnitz, nel 1175.
69.Morto, secondoLeibnitz, nel 1175.
70.Muratori,Scriptores rer. ital., XII, p. 283.
70.Muratori,Scriptores rer. ital., XII, p. 283.
71.Polycraticus, 2, 23.
71.Polycraticus, 2, 23.
72.Cf.Roth, op. cit., p. 295.
72.Cf.Roth, op. cit., p. 295.
73.Di quest'avviso è ancheSchaarschmidt,Johannes Saresberiensis nach Lebenetc, p. 99.
73.Di quest'avviso è ancheSchaarschmidt,Johannes Saresberiensis nach Lebenetc, p. 99.
74.Ap.Muratori,Scriptores rer. ital., V, p. 637, 644. Lo stesso autore crede Napoli inespugnabile e pare ciò attribuisca a Virgilio, come vedremo più oltre riferendo le sue parole. Cf.Roth, op. cit., p. 288 sgg.
74.Ap.Muratori,Scriptores rer. ital., V, p. 637, 644. Lo stesso autore crede Napoli inespugnabile e pare ciò attribuisca a Virgilio, come vedremo più oltre riferendo le sue parole. Cf.Roth, op. cit., p. 288 sgg.
75.È singolare e deplorevole che fino ad oggi da archeologi di vaglia non siasi fatta intorno al sepolcro del poeta alcuna seria ricerca. Generalmente si ricusa di credere che sia veramente il sepolcro di Virgilio quello che a Napoli da parecchi secoli passa per tale. Dopo lo scritto poco serio e profondo diPeignotRecherches sur le tombeau de Virgile, Dijon 1840, abbiamo il recente lavoro storico-critico diE. Cocchia,La tomba di Virgilio, contributo alla topografia dell'antica città di Napoli, Torino (Loescher) 1889 (Estr. dall'Arch. st. per le prov. napol.Anno XIII, fasc. III-IV), il quale intende a provare che il sepolcro di Virgilio è appunto quello che si crede tale presso l'ingresso della grotta di Pozzuoli. L'indicazione data nell'antica biografia è assai precisa e del tutto degna di fede. Essa potrebbe servire di guida a scavi, che però devono essere preceduti da ricerche topografiche su Napoli antica, per determinare con esattezza ove fosse il secondo miglio da Napoli sulla via Puteolana. Tanto fa il Cocchia provando che a tal distanza su quella via corrisponde appunto quel sepolcro. Certo, che quello non possa essere il sepolcro di Virgilio, è difficile provarlo, come anche trovare come e quando nascesse la vecchia tradizione che appunto quello indica per tale.
75.È singolare e deplorevole che fino ad oggi da archeologi di vaglia non siasi fatta intorno al sepolcro del poeta alcuna seria ricerca. Generalmente si ricusa di credere che sia veramente il sepolcro di Virgilio quello che a Napoli da parecchi secoli passa per tale. Dopo lo scritto poco serio e profondo diPeignotRecherches sur le tombeau de Virgile, Dijon 1840, abbiamo il recente lavoro storico-critico diE. Cocchia,La tomba di Virgilio, contributo alla topografia dell'antica città di Napoli, Torino (Loescher) 1889 (Estr. dall'Arch. st. per le prov. napol.Anno XIII, fasc. III-IV), il quale intende a provare che il sepolcro di Virgilio è appunto quello che si crede tale presso l'ingresso della grotta di Pozzuoli. L'indicazione data nell'antica biografia è assai precisa e del tutto degna di fede. Essa potrebbe servire di guida a scavi, che però devono essere preceduti da ricerche topografiche su Napoli antica, per determinare con esattezza ove fosse il secondo miglio da Napoli sulla via Puteolana. Tanto fa il Cocchia provando che a tal distanza su quella via corrisponde appunto quel sepolcro. Certo, che quello non possa essere il sepolcro di Virgilio, è difficile provarlo, come anche trovare come e quando nascesse la vecchia tradizione che appunto quello indica per tale.
76.«Ossa eius Neapolim translata sunt tumuloque condita, qui est via puteolana intra lapidem secundum.»Donat.,Vit. Vergil., p. 63.
76.«Ossa eius Neapolim translata sunt tumuloque condita, qui est via puteolana intra lapidem secundum.»Donat.,Vit. Vergil., p. 63.
77.«Non quod Mantua contumax Homeroadiecit latialibus loquelis,aequari sibimet subinde livensbusto Parthenopem Maroniano.»Sid. Apoll.,Carm. IX.
77.
«Non quod Mantua contumax Homeroadiecit latialibus loquelis,aequari sibimet subinde livensbusto Parthenopem Maroniano.»Sid. Apoll.,Carm. IX.
«Non quod Mantua contumax Homeroadiecit latialibus loquelis,aequari sibimet subinde livensbusto Parthenopem Maroniano.»Sid. Apoll.,Carm. IX.
«Non quod Mantua contumax Homero
adiecit latialibus loquelis,
aequari sibimet subinde livens
busto Parthenopem Maroniano.»
Sid. Apoll.,Carm. IX.
78.Scriptores rerum langobardicarum(neiMon. Germ. hist.) p. 440.
78.Scriptores rerum langobardicarum(neiMon. Germ. hist.) p. 440.
79.BartschChrestomathie provençale(4ª ed.) p. 73, 2. Sull'età di questo trovatore ved.Selbach,Das Streitgedicht in der altprovenzalischen Lyrik, Marburg 1886 p. 18 sg.
79.BartschChrestomathie provençale(4ª ed.) p. 73, 2. Sull'età di questo trovatore ved.Selbach,Das Streitgedicht in der altprovenzalischen Lyrik, Marburg 1886 p. 18 sg.
80.Cfr.Schipa,Il Ducato di NapoliinArch. st. delle prov. nap.XIX (1894) p. 445.
80.Cfr.Schipa,Il Ducato di NapoliinArch. st. delle prov. nap.XIX (1894) p. 445.
81.Pompon. Mela,De Chorographia, III. 106 (ed.Partehy). Cfr. ancheRawlinson,ad Herodot. I, 66.
81.Pompon. Mela,De Chorographia, III. 106 (ed.Partehy). Cfr. ancheRawlinson,ad Herodot. I, 66.
82.«.... et ore et animo tam probum constat, ut Neapoli Partheniasvulgoappellatus sit.»Donat.Vit. Vergil.p. 57.
82.«.... et ore et animo tam probum constat, ut Neapoli Partheniasvulgoappellatus sit.»Donat.Vit. Vergil.p. 57.
83.Acta Sanctorum Jun., V, p. 114 sgg.
83.Acta Sanctorum Jun., V, p. 114 sgg.
84.Op. cit. p. 287.
84.Op. cit. p. 287.
85.Acta Sanctor. Jun., V, p. 112 d.
85.Acta Sanctor. Jun., V, p. 112 d.
86.Costo,La vera istoria dell'origine e delle cose notabili di Monte Vergine, p. 123 sgg.
86.Costo,La vera istoria dell'origine e delle cose notabili di Monte Vergine, p. 123 sgg.
87.La tradizione locale, citata da tutti gli storici del Monte Vergine, porta che il monte prima di chiamarsiVirgilianosi chiamasse di Cibele, per un tempio che ivi era, sacro a questa divinità . La stessa tradizione fa derivare il nome diVesta, che porta una località alle falde dei monte, da un tempio di Vesta che ivi si trovava. Ved.Giordano,Croniche di Monte Vergine, p. 27, 38, 45.
87.La tradizione locale, citata da tutti gli storici del Monte Vergine, porta che il monte prima di chiamarsiVirgilianosi chiamasse di Cibele, per un tempio che ivi era, sacro a questa divinità . La stessa tradizione fa derivare il nome diVesta, che porta una località alle falde dei monte, da un tempio di Vesta che ivi si trovava. Ved.Giordano,Croniche di Monte Vergine, p. 27, 38, 45.
88.Un antico MS. del Monte Vergine, del sec. XIII, contenente la vita di S. Guglielmo, dice: «Nuncupatur Mons Virgilianus a quibusdam operibus et maleficiis Virgilii mantuani poetae inter latinos principis; construxerat enim hic maleficus daemonum cultor eorum ope hortulum quemdam omnium genere herbarum cunctis diebus et temporibus, maxime vero aestatis pollentem, quarum virtutes in foliis scriptas monachi quidam nostri fide digni fratres, qui praedictum montem inhabitant, apertis vocibus testantur, saepe casu in praedictum hortum, non semel, dum per iuga montis solatii causa errarent, incidisse, nihilominus intra hortum huiusmodi maleficio affectos esse, ut nec herbas tangere valuisse, nec qua via inde egressi sint, cognovisse retulerunt. Deinde, mutato nomine Virgilii, Virgineus appellatur a semper Virgine Maria, cui templum positum est.» ap.Giordano,Croniche di Monte Vergine, p. 92.
88.Un antico MS. del Monte Vergine, del sec. XIII, contenente la vita di S. Guglielmo, dice: «Nuncupatur Mons Virgilianus a quibusdam operibus et maleficiis Virgilii mantuani poetae inter latinos principis; construxerat enim hic maleficus daemonum cultor eorum ope hortulum quemdam omnium genere herbarum cunctis diebus et temporibus, maxime vero aestatis pollentem, quarum virtutes in foliis scriptas monachi quidam nostri fide digni fratres, qui praedictum montem inhabitant, apertis vocibus testantur, saepe casu in praedictum hortum, non semel, dum per iuga montis solatii causa errarent, incidisse, nihilominus intra hortum huiusmodi maleficio affectos esse, ut nec herbas tangere valuisse, nec qua via inde egressi sint, cognovisse retulerunt. Deinde, mutato nomine Virgilii, Virgineus appellatur a semper Virgine Maria, cui templum positum est.» ap.Giordano,Croniche di Monte Vergine, p. 92.
89.Noct. att., II, 213. Cf.Serv.ad Aeneid., VII, 740.
89.Noct. att., II, 213. Cf.Serv.ad Aeneid., VII, 740.
90.Kretschmer(De A. Gell. fontib.p. 77) eMercklin(N. Jahrbb. f. Philol.1861, p. 722) pensano che questo potesse essere un commentario virgiliano d'Igino.
90.Kretschmer(De A. Gell. fontib.p. 77) eMercklin(N. Jahrbb. f. Philol.1861, p. 722) pensano che questo potesse essere un commentario virgiliano d'Igino.
91.Così pensa ancheRibbeck,Prolegg., p. 25.
91.Così pensa ancheRibbeck,Prolegg., p. 25.
92.LaCronica di Partenopelo pone sopraAvella et appresso Mercholiano. Mercogliano però è più prossimo ad Avellino che ad Avella, e forse per questo Roth crede che nellaCronicadebba leggersi Avellino invece di Avella (op. cit., p. 226). Ma loScoppadice chiaramente «supra Abellam nunc Avellam quam Virgilius inGeorg.maliferam... nuncupat.» Il padreGiordano(Cron. di Monte Vergine, p. 85 sgg.) arriva fino ad affermare che Virgilio pose in Avella la sua residenza estiva. Del resto è chiaro che la leggenda non poteva indicare precisamente il luogo di un giardino così maraviglioso. Nel MS. del Monte Vergine, del sec. XIII, già sopra citato, si parla di alcuni monaci che asserivano di averlo veduto, essendovisi imbattuti a caso, ma di non sapere nè come vi fossero entrati, nè come ne fossero usciti. Altri monaci dicevan lo stesso nel sec. XVII, ed il padre Giordano registra anche i loro nomi!Cron. di Monte Vergine, p. 92 sgg.
92.LaCronica di Partenopelo pone sopraAvella et appresso Mercholiano. Mercogliano però è più prossimo ad Avellino che ad Avella, e forse per questo Roth crede che nellaCronicadebba leggersi Avellino invece di Avella (op. cit., p. 226). Ma loScoppadice chiaramente «supra Abellam nunc Avellam quam Virgilius inGeorg.maliferam... nuncupat.» Il padreGiordano(Cron. di Monte Vergine, p. 85 sgg.) arriva fino ad affermare che Virgilio pose in Avella la sua residenza estiva. Del resto è chiaro che la leggenda non poteva indicare precisamente il luogo di un giardino così maraviglioso. Nel MS. del Monte Vergine, del sec. XIII, già sopra citato, si parla di alcuni monaci che asserivano di averlo veduto, essendovisi imbattuti a caso, ma di non sapere nè come vi fossero entrati, nè come ne fossero usciti. Altri monaci dicevan lo stesso nel sec. XVII, ed il padre Giordano registra anche i loro nomi!Cron. di Monte Vergine, p. 92 sgg.
93.È pur notevole che due delle leggende napoletane su Virgilio (quella dei serpenti, e quella delle facce di pietra) si referiscano appunto alla porta di Napoli che conduceva a Nola.
93.È pur notevole che due delle leggende napoletane su Virgilio (quella dei serpenti, e quella delle facce di pietra) si referiscano appunto alla porta di Napoli che conduceva a Nola.
94.Veggasi l'epigramma 376 dell'Anthologia latina(Meyer): «De horto domini Oageis, ubi omnes herbae medicinales plantatae sunt.»
94.Veggasi l'epigramma 376 dell'Anthologia latina(Meyer): «De horto domini Oageis, ubi omnes herbae medicinales plantatae sunt.»
95.Croniche di Monte Vergine, p. 84.
95.Croniche di Monte Vergine, p. 84.
96.Cfr.SchipaIl Ducato di NapoliinArchivio st. per le prov. napolet.v. XVII p. 628 sgg.
96.Cfr.SchipaIl Ducato di NapoliinArchivio st. per le prov. napolet.v. XVII p. 628 sgg.
97.«post Romanam urbem nulli inferior»Vita Athanasii in Script. rer. Langobardicar.p. 440.
97.«post Romanam urbem nulli inferior»Vita Athanasii in Script. rer. Langobardicar.p. 440.
98.Vita Athanasiiloc. cit.
98.Vita Athanasiiloc. cit.